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Le magie di Expo: il supermercato Future Food District di Coop in una fotogalllery

2500 metri quadri di superficie sviluppati su due livelli, uno spazio sperimentale, capace di generare nuove interazioni tra consumatori, prodotti e produttori: un luogo in cui ritrovare un rapporto diretto con la filiera.

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Inizialmente i visitatori entreranno in un corridoio d’ingresso dove prenderanno coscienza di essere in un supermercato Coop (una parete illustra il concetto chiave della proprietà condivisa) e concettualmente effettueranno un viaggio nel tempo, dal magazzino di previdenza a Torino, il primo negozio Coop in Italia datato 1854 ai giorni nostri. Con lo stesso sistema poi si potrà visualizzare l’evoluzione del mercato dal medioevo al prossimo futuro. Arrivando al piano superiore il visitatore trova un mezzanino di passaggio interamente abitato da informazioni e popolato da un presidio di soci Coop cosi come opereranno nel supermercato 40 dipendenti di Coop Lombardia.  Anche qui un’infografica a parete permetterà di ripercorrere alcune tappe significative della storia di un movimento che ha oltre 160 anni di vita. Da questo spazio trasmetterà per tutta la durata di Expo RadioCoop, la radio in store di Coop che fungerà da amplificatore di tutto ciò che succederà nel FFD dentro la rete dei 1200 punti vendita Coop.

Dai soci coop in carne e ossa al primo incontro con YuMi, un robot di nuova generazione realizzato da ABB in grado di interagire con le persone dotato di braccia, vista e tatto, pensato per una nuova era dell’automazione in cui gli esseri umani e i robot eseguiranno congiuntamente le stesse operazioni. YuMi è infatti l’abbreviazione di “you and me” a sottolineare la collaborazione tra robot e uomo, con la sua capacità di manipolare in completa sicurezza qualsiasi oggetto, dai delicati elementi di precisione di un orologio fino a infilare il filo in un ago o interagire con i clienti del Supermercato del Future Food District.

Al piano superiore ci si immerge nella vera e propria superficie di vendita: un mare di prodotti su una struttura a gradoni, disposti su tavoli che seguono un ordine che va dalle materie prime, la frutta, il grano, il latte, ai prodotti via via più trasformati e elaborati, valorizzando il patrimonio agroindustriale italiano. Cinque le filiere: latte e derivati, the, caffè e cacao, cereali e birra, carne e pesce, ortofrutta e vino. Per fare un esempio: si parte dalla farina passando per la pasta i biscotti fino alla birra.

I prodotti sono esposti su ampi tavoli; il  loro semplice sfioro con la mano permetterà all’utente di ottenere informazioni aumentate sui prodotti ovvero tutte quelle informazioni che oggi o non sono disponibili o lo sono parzialmente solo in rete ma che, in ogni modo, non riusciamo a far stare in un’etichetta tradizionale. Attraverso queste “etichette aumentate” il prodotto è in grado di raccontare se stesso, le sue proprietà, la sua storia, il suo tragitto.

Tre sono i livelli di interazione previsti. Il primo permette di ottenere indicazioni sulle caratteristiche primarie dell’articolo, il secondo fornisce l’etichetta aumentata capace di rivelare l’origine delle principali materie prime che compongono il prodotto, e l’eventuale presenza di ingredienti allergizzanti, il dato nutrizionale per porzione e l’impatto ambientale espresso in CO2 equivalente, infine (terzo livello) informazioni in dettaglio sulla storia e sulle sue caratteristiche. Sostanzialmente si applica l’’Internet of Things “ai processi di vendita/acquisto della grande distribuzione.

L’eliminazione delle barriere verticali disegna un paesaggio orizzontale che favorisce il contatto e la relazione, permettendo di utilizzare il supermercato quasi come un’area di libero scambio,  una sorta di baratto delle idee. Lo stesso concetto di filiera apparenta in qualche modo il supermercato di Coop ai cluster tematici presenti in Expo.

Il Future Food District di Coop a Expo 2015

All’indomani della visita del presidente del consiglio Matteo Renzi al cantiere di Expo 2015, il countdown è ormai avviato e cominciano a svelarsi le “magie di Expo”, come le definisce il commissario Giuseppe Sala. Una di queste, “la sfida dai contenuti più interessanti” è il Future Food District dove la tecnologia spesa l’alimentazione: 6.500 metri quadri nel cuore del sito espositivo tra Cardo e Decumano, uno spazio nato dalla collaborazione tra Coop, il MIT  Senseable City Lab e lo studio Carlo Ratti Associati.

7 - Render 07- Il Supermercato del Futuro_sezione prospettica

Tocca al presidente di Coop spiegare i perché del coinvolgimento di Coop in Expo, dopo gli iniziali dubbi, un coinvolgimento che vale 15 milioni di euro di investimento tra realizzazione e gestione di quello che non sarà solo un’idea di supermercato del futuro, ma “un’occasione per confrontarci sui contenuti che appartengono al sistema coop: il cibo buono e sicuro per tutti. La scommessa per noi non è solo tecnica ed economica, ma è una scommessa< sociale. In Expo vediamo l’occasione di riscatto per il Paese  e noi ci crediamo. È una sfida tosta – afferma Pedroni -perché il prgetto speciale di Expo era la realizzazione di un supermercato che funzioni: una macchina di domani che deve essere una macchina di oggi”. E infatti sarà un punto vendita funzionante, con personale Coop.

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Ma attenzione. Non bisogna confondere il supermercato del futuro con una previsione. “Le previsioni sono sempre un azzardo e quasi mai ci prendono – aggiunge Carlo Ratti -. Diverso è sperimentare cose nuove utili per costruire il futuro. Ed è questo il senso anche dell’impiego della tecnologia: sperimentare nuove esperienze. Poi qualcuna funziona, e qualcun’altra meno, ma ci avrà comunque indicato la strada per costruire il futuro”.

L’idea che sottende al Supermercato del futuro è quello di un mercato sociale, di una piazza aperta, di un mix tra storia, tradizione e futuro, di un logo di scambio tra le persone, non solo di merci ma anche di conoscenze e informazioni. “Lo scambio culturale è un tratto distintivo del commercio, da sempre – aggiunge Pedroni – e i nostri supermercato sono forse diventati macchine troppo funzionali in cui si è persa questa connotazione di piazza-mercato”. Sarà un un luogo di incontro e scambio fra produttori e consumatori in cui le barriere verticali lasceranno il posto a un paesaggio orizzontale che favorisce le interazioni, un rimando ai mercati delle origini, internamente il layout dispositivo è suddiviso in  cinque  vie dedicate ad altrettante filiere. L’idea nasce in casa Coop prima ancora dell’adesione a Expo Milano 2015 da un contest sull’innovazione cui hanno partecipato 80 dipendenti under 35.

“Il progetto originario datato 2013, chiamato GeoCoop, si basava sull’esperienza diretta di un gruppo di giovani dipendenti che hanno enfatizzato valori cari a Coop quali la trasparenza e la genuinità indispensabili per un atto di acquisto consapevole, necessario oggi ma ancora di più domani. Valori che noi riteniamo essere sempre più condivisi –  spiega ancora Pedroni -. Quello che si visiterà non sarà dunque un padiglione ipertecnologizzato dove la tecnologia è fine a se stessa; a noi di Coop interessava andare in una direzione opposta dove la tecnologia è utile, a servizio dell’uomo. Se ad esempio nell’Exhibition Area la visione dei prototipi delle fattorie del mare farà riflettere su un pianeta in cui la terra sarà infinitamente più scarsa di oggi, nel Supermercato del futuro le vie delle filiere comunicheranno a colpo d’occhio informazioni sul processo di lavorazione dei prodotti: partendo dai prodotti freschi e freschissimi, via via  verso i prodotti a più alto tasso di trasformazione.

Ma il Future Food District (FFD) ospiterà prefigurazioni di ciò che mangeremo. L’Exhibition Area dedica uno spazio in collaborazione con la Società Umanitaria di Milano dove si vedranno i primi prodotti commestibili derivanti dalle oltre 1.900 specie di insetti di cui si cibano già oggi circa 2 miliardi di persone; inoltre nella piazza ci saranno prototipi e  installazioni volti a esplorare alcune tecnologie innovative in materia di agricoltura urbana e produzione di cibo e energia. Oggi eccezioni domani normalità.

È il caso della Vertical Farm realizzata sulla base di un progetto ENEA: due pareti vetrate alte 4 metri e una coltura idroponica su più  livelli in grado di produrre per i sei mesi di Expo diversi tipi di ortaggi e del Canopy di alghe, apparentemente una semplice copertura, in realtà una complessa soluzione di acqua e microalghe in grado di produrre biomassa con applicazioni possibili in agro-ambientale.  Già dall’esterno, a partire dalla piazza, i visitatori di quest’Area Tematica incontreranno  numerosi assaggi di un  futuro sostenibile.

Gusto e piacere i driver dei salumi e degli affettati in uno studio di Iri

In un recente white paper Iri indaga le dinamiche del mercato dei salumi con un focus particolare sul segmento degli affettati a peso imposto all’interno del canale moderno, evidenziando problematiche ed opportunità per produttori e distributori.

I salumi sono infatti una categoria di alimenti adatta a tutta la famiglia e a diversi momenti di consumo, in grado di soddisfare la ricerca del gusto e, allo stesso tempo, in linea con le raccomandazioni dietetiche della comunità scientifica. Oggi il mercato offre una grande varietà di prodotti e di formati, spesso già coniugati secondo le diverse modalità di consumo e che soprattutto negli ultimi anni, con la crescita degli affettati arrosti (base carne di pollo e di tacchino), rimandano sempre di più all’idea di salute, benessere e leggerezza. I salumi sono consumati da più di 24 milioni di famiglie italiane che durante un anno acquistano mediamente oltre 17,6 kg di prodotto (fonte dati Gfk).

Purtroppo il clima economico, che ha impattato in modo negativo numerose categorie di consumo, influenza anche il mercato dei salumi. Nell’ultimo anno tra i segmenti che compongono il mercato, segnali positivi sono arrivati dagli affettati (trend positivo ma sempre più debole) e dai salami (salame e salami snack).

Il trend positivo del salame è un fenomeno che si è registrato soprattutto nell’ultimo anno e che si potrebbe legare al ritorno dei consumi a casa. Questi prodotti sono consumati anche durante l’aperitivo, così come le patatine (che crescono del 8,7%), le birre speciali (che crescono del 13,6%), le birre radler aromatizzate (che crescono del 155%) o gli aperitivi analcolici premiscelati (che crescono del 61%).

Gli Affettati nel canale moderno
Durante il 2014, il mercato degli affettati nel canale moderno (Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio Piccolo) ha registrato un giro di affari pari a 984 milioni di euro (in termini di volumi parliamo di 44.187 tonnellate) con un trend positivo del +1,8% e un incremento del +2,6% a volume.

La performance positiva di questo segmento è legata in grande parte alle ottime performance degli affettati arrosti che hanno negli ultimi anni dato una spinta al segmento anche grazie al vissuto salutistico. Si confermano inoltre le buone performance di tutte le principali tipologie di affettati (Ccotto, crudo, mortadella, salame, bresaola, ecc…).

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Tra le diverse tipologie di affettati, si evidenzia quindi la crescita del prosciutto cotto (+1,1% a volume nel 2014) che rappresenta la tipologia più importante in termini di volumi. Come nel mondo dei salumi, anche negli affettati è in crescita il segmento «salame» (+3,7% a volume) che rappresenta di fatto la quarta tipologia in questo mercato.

Le tipologie minori come la spalla cotta, cotto Praga e salumi misti flettono, quasi a indicare che il mercato si sta concentrando sui prodotti più rappresentativi del segmento. Per quanto concerne le prime due si assiste inoltre ad una riduzione, seppur leggera, del numero medio di referenze presenti a scaffale, in particolare nei supermercati.

Invece negli ipermercati cresce il numero medio di referenze medie del segmento in maniera importante (+7pt).

Il «Mondo Benessere»
In un momento di economia incerta la ricerca di leggerezza e benessere resta un’aspettativa importante per i consumatori.

Nel segmento deglia, negli ultimi 3 anni, i produttori hanno investito in marchi/prodotti in grado di rispondere alla richiesta di benessere espressa dal consumatore.

Il «sottosegmento Benessere» durante il 2014 è cresciuto quasi del 12% (dato a valore), crescita che ha coinvolto quasi tutti i produttori e tutte le tipologie di prodotto che fanno parte di questo sottosegmento.

Gli affettati arrosti, che rappresentano la quota più importante di questo sottosegmento, hanno tra l’altro un posizionamento di prezzo più basso rispetto alla media della categoria (la materia prima – carni bianche – costa meno rispetto alla carne di maiale), di circa 15 punti.

Ancora una volta possiamo interpretare questi andamenti come una scelta da parte degli acquirenti di comprare prodotti più adatti al mantenimento del proprio benessere ma con un prezzo medio più contenuto rispetto agli altri tipi di affettati.

La marca commerciale gioca un ruolo importante in questo mercato. La quota volume raggiunta da questi prodotti è superiore al 32% con un trend del +0.8%

Prezzi e promozioni
In un contesto incerto come quello degli ultimi anni il fattore prezzo è sicuramente molto importante anche nella categoria degli affettati. Non a caso aziende produttrici e i distributori stanno pianificando attività promozionali molto intense.

Già ormai da quattro anni la pressione promozionale del segmento supera il 37%. Si tratta di un dato decisamente superiore alla media del comparto del largo consumo che si attesta intorno al 28,5%.

Gli affettati sono uno dei prodotti più presenti sul volantino promozionale. Questo strumento di comunicazione all’interno della categoria è molto importante. Una ricerca sullo shopper condotta recentemente da IRI evidenzia infatti che il 61% dei consumatori dichiara di prestare attenzione al volantino rispetto al 55% del 2010.

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In generale il prezzo medio degli affettati non è aumentato ma ha addirittura mostrato una lieve flessione (-0,8%). Ulteriore fattore calmieratore dei prezzi, come già segnalato, è sicuramente l’elevata promozionalità.

Un fenomeno da evidenziare è sicuramente quello del rialzo dei prezzi della marca commerciale durante il corso dell’ultimo anno (0,8%). Questo trend potrebbe attribuirsi al fatto che la marca del distributore ha un ruolo importante nel mercato degli affettati, tanto da potersi permettere di ridurre il gap di prezzo che ha rispetto ai prodotti di marca (96,3 indice di prezzo)

La pressione promozionale della marca del distributore è inferiore a quella dell’industria di marca (31,4% vs 49,2% della marca industriale).

Innovazione
Storicamente la crescita del comparto degli affettati è favorita anche da un notevole fermento in termini di novità di prodotto (specialità) e di formati. Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito al lancio di nuove linee di prodotto che rispondono a bisogni specifici dei consumatori, sia di tipo salutistico (es. Snello Rovagnati, Aequilibrium AIA, ecc…), sia di gusto o ricerca di specialità come culatello, lardo di Colonnata, gambetto, per un consumatore esigente e attento alla qualità

Affettati in busta: servizio e comodità
Gli affettati pronti incontrano il favore dei consumatori italiani, perché sempre freschi e ricchi di sapore. L’evoluzione di questo segmento è legata anche al fattore servizio rispetto al banco taglio: maggiore comodità nel fare la spesa potendo contare su un’ampia offerta di prodotti già pronti, per il cui acquisto non è necessario dover aspettare in fila al banco salumeria.

Dal punto di vista del consumatore finale, i vantaggi reali del prodotto confezionato, rispetto a quello preparato al momento, sono tanti: una maggior durata e una qualità organolettica più costante nel tempo, grazie alla possibilità di confezionare in atmosfera modificata (protettiva).

Conclusioni: problematiche e prospettive per il mercato
La segmentazione del consumo, la penetrazione nel canale moderno con promozioni e investimenti pubblicitari, il valore del brand che firma il prodotto (soprattutto nell’area di mercato più innovativa del benessere) sono gli elementi su cui puntare per rivitalizzare anche segmenti considerati maturi o in difficoltà.

Recuperare la genuinità degli alimenti è un fondamento che va cavalcato proprio grazie al vissuto che c’è nei confronti di questi prodotti: ne hanno beneficiato i player che hanno saputo meglio interpretare temi come naturalità, semplicità, italianità e vicinanza territoriale.

Altro elemento molto importante per il mercato dei salumi italiani, e conseguentemente per gli affettati, è che vanta una lunga tradizione produttiva fatta di esperienza e valorizzazione del territorio: produrre qualità in Italia paga.

Non da ultimo, come segnalato nei paragrafi precedenti, la possibilità di condivisione del prodotto all’interno di momenti di convivialità (aperitivo in famiglia o con amici) è un ulteriore plus che in questo momento viene apprezzato dai consumatori.

Nei periodi di incertezza economica, anche l’attenzione verso la leva prezzo tende ad aumentare.

Sicuramente in momenti come quello attuale il consumatore bada al risparmio. I formati, in quest’ottica, aiuteranno i consumatori ad evitare sprechi.

I fattori di criticità riguardano l’incremento del prezzo della materia prima che ciclicamente colpisce la categoria.

Per quanto riguarda l’industria di marca l’espansione delle marche dei distributori è sicuramente un fattore sfidante, in quanto benché la crescita si sia arrestata, i prodotti a marchio insegna hanno guadagnato una credibilità presso il consumatore tale da esser considerati di fatto un vero e proprio brand.

Alla Cooperativa Latte Arborea la Sardegna non basta

«Arborea non è il mulino bianco, ma è territorio, persone, prodotti». Con queste parole il direttore generale della cooperativa che affonda le sue radici nelle bonifiche delle paludi della piana di arborea attorno a Oristano negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, racconta dell’unicità di un’azienda che, negli anni, si è imposta come un player importante nel lattiero caseario dominato da grandi marchi: con un fatturato di 150,8 milioni di euro a livello nazionale è infatti la settima azienda e la quarta per contributo alla crescita. Unicità che è data dal fatto che tutto il latte lavorato è esclusivamente munto in Sardegna dai 246 allevatori aderenti alla cooperativa, ciò che significa garanzia sull’origine del latte, rigido controllo della filiera dalla coltivazione dei campi (8.000 ettari di superficie a foraggio) a tutte le fasi di allevamento, mugitura, produzione, logistica e legame con il territorio di origine.

Da sempre specializzata nella lavorazione del latte bovino, recentemente Arborea ha acquisito Fattorie Girau, specializzata nel settore ovicaprino con una gamma di prodotti che vanno dal latte di capre pastorizzato e UHT, yogurt, ricottine di capra e di pecora, grattugiati.

Schermata 2015-03-06 alle 00.04.40Sull’isola I i prodotti Arborea e Fattorie Girau sono presenti capillarmente sia presso la GDO sia presso il dettaglio tradizionale ed è leader di mercato, con quote a volume dell’82% per il latte fresco, 64,5% per il latte UHT, 37,3% per la mozzarella e 34,1% anche per il burro, infine con il 38,6% per la ricotta, 18,3% per lo stracchino e il 10,6 % per lo yogurt (Fonte: Nelsen). Sul mercato nazionale, la Cooperativa dispone di una piattaforma distributiva a Bologna e di reti di vendita indiretta.

« L’obiettivo della Cooperativa – precisa Luciano Negri, Direttore Commerciale e Marketing di Arborea – è il rafforzamento in Sardegna e la crescita in Penisola e all’estero.  In Sardegna, nonostante la distribuzione capillare e le quote di mercato di tutto rispetto, possiamo migliorare ancora la nostra presenza attraverso un maggiore presidio dei punti vendita col duplice scopo di avere un contatto più assiduo e collaborativo con i clienti ed effettuare un monitoraggio puntuale delle attività della concorrenza. In Penisola l’obiettivo rimane la presenza continuativa soprattutto nelle varie insegne della GDO del centro nord. In questo senso abbiamo visto crescere il rapporto commerciale con Coop, Conad, Bennet, Selex, Finiper, Esselunga, Auchan anche se ci manca ancora la presenza costante di referenze per noi fondamentali.

«Nei prossimi anni – precisa a sua volta Casula – vogliamo consolidare la nostra posizione, sia nel mercato regionale che in quello nazionale ed estero, puntando soprattutto sull’innovazione di prodotto e sullo sviluppo commerciale nei mercati esteri con particolare riferimento al continente asiatico. Per questo siamo impegnati in una costante attività di ricerca e sviluppo orientata al mercato dei cosiddetti ‘latti speciali’, che è attualmente l’unico a crescere, focalizzandoci sia nell’area delle intolleranze e della digeribilità, ma anche in quella del latte aromatizzato. L’attenzione verso la digeribilità e il benessere in senso più generale è un driver di crescita fondamentale per il latte, che deve rimanere un alimento essenziale per il benessere di tutti. Abbiamo già arricchito la proposta di prodotti delattosati. Non solo latte UHT, quindi, ma anche latte ESL, mozzarella nei diversi formati, ricotta, yogurt, recentemente il tradizionale formaggio Dolcesardo e, a seguire, svilupperemo anche mascarpone, panna, burro».

Schermata 2015-03-06 alle 00.02.00Tra le più recenti novità di prodotto Wey, la bevanda a base di siero di latte con purea di frutta e vitameine ACE e, prossimamente la linea di yogurt golosi al caffè, alla stracciatella e alla vaniglia.

Per guidare la crescita la Cooperativa Arborea guarda fuori dall’isola. È entrata nel novero delle aziende interessate a partecipare all’aumento di capitale della Centrale del latte di Firenze. «È un’operazione cui guardiamo con molta attenzione perché condividiamo lo stesso forte legame con i rispettivi territori, senza sovrapposizioni di tipo commerciale, e si potrebbero creare interessanti sinergie di sviluppo all’estero», conclude Casula.

Cambia la colazione degli italiani: è più sana con meno latte

Nielsen fa la radiografia della colazione degli italiani, individuano le variazioni di anno in anno e cogliendo nuovi trend. Nel borsino di questo pasto che vale nel nostro Paese 6,8 miliardi di euro c’è infatti chi sale e chi scende. I latticini ad esempio non stanno vivendo un momento particolarmente brillante, penalizzati dalle preoccupazioni verso l’intolleranza al lattosio. Registrano cali sia il Latte Vaccino UHT (-1,2% a volume totale Italia) che il Fresco (-7,4% a volume nella sola GDO), mentre in controtendenza c’è il latte Alta Digeribilità (+8,4% a volume e +7,9% a valore a Totale Italia).
Molto bene vanno le Bevande Vegetali (+23,7% a volume totale Italia) e, benché la dimensione del mercato resti limitata (130 milioni di euro) per pensare a un effettivo travaso dei consumi dal latte vaccino, nell’ultimo anno abbiamo registrato un aumento interessante del numero di famiglie che consumano la categoria (con un parco acquirenti di 4,8 milioni di famiglie, un milione in più rispetto allo scorso anno).
Non si salva nemmeno lo Yogurt che cala del -2,5% a volume ma vede in controtendenza i segmenti Magro (comprensivo dello Yogurt Greco) e Biologico, che realizzano rispettivamente un +1,3% e un +3,3%.
Il resto dei consumi sembrano segnalare una crescente attenzione verso la salute e una dieta sana. Nei Cereali, le Barrette sono in crescita (+3,3% a volume) mentre la tipologia in scatola è stabile (+0,3% a volume), nonostante la complementarietà di consumo con il latte.
Se facciamo riferimento all’ultimo anno, ad esempio, sono diverse le Crescono le confetture (+1,9% a volume a totale Italia) sostenute da formati molto piccoli (151-290 gr) e molto grandi (> 450 gr), favoriti da un posizionamento di prezzo più conveniente. Le fette biscottate hanno, invece, chiuso in calo (-1,2%). Il caffè, che a totale Italia sembra sostanzialmente stabile (-0,4%), nasconde al suo interno una variazione di mix a favore del porzionato (+9,2% a volume).
Nel mercato dei Biscotti, dove vediamo una sostanziale tenuta a volume dei Frollini (+0,8% a totale Italia), sono in crescita i Biscotti Salutistici (+6,4% a volume e +4,4% a valore) con il Senza Glutine che al loro interno mostra trend superiori al 21%, sia a volume che a valore.
All’interno delle Merendine, dell’andamento positivo dopo gli ultimi due anni di calo (+1,2% a volume a totale Italia), vediamo in crescita i Croissant, che hanno ricevuto un buon contributo sia dai prodotti più convenienti che dagli integrali.
Salute sì, ma ogni tanto anche la gola vuole la sua parte, tanto le Creme Spalmabili Dolci segnano un +6% a volume in GDO.
L’attenzione al wellbening è del resto confermata da una Survey Nielsen che mostra come il 41% degli italiani è interessato, in generale, alla ‘salute’ (una percentuale che nei più anziani sale al 45%) e che il 62% è convinto che gran parte delle malattie abbiano origine da una alimentazione sbagliata.
E non sbagliano, come segnala una recente ricerca dell’Università del Missouri secondo la quale le persone che non fanno colazione sarebbero a maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiache. Come dire: mangiate ciò che volete, l’importante è mangiare qualcosa a colazione.

Pete’s Fresh Market e il sogno americano

Pete’s Fresh Market è l’ennesima, classica espressione di un “American Dream”. È una catena indipendente pronta a insidiare la leadership di Whole Foods Market.

Così scrive Daniele Tirelli, presidente di Popai Italia, nell’ultimo numero di inStore, disponibile ora nella versione sfogliabile online, presentando un retailer indipendente americano, Pete’s Fresh Market, che opera nell’area di Chicago e che ha fatto una scelta controcorrente, insediandosi nei quartieri periferici della grande città americana, alla ricerca di un target “snobbato” dai grandi retailer, puntando però sulla qualità e varietà dell’assortimento, in particolare dei freschi.

“L’esigenza di un’alimentazione sana, varia, appetitosa, genuina e fresca è un valore sempre più irrinunciabile e basilare ormai sceso al primo livello della gerarchia Masloviana. Come si può vedere dal layout – scrive Tirelli – Pete’s propone un percorso ellittico perimetrale dei reparti freschi che inizia con l’ortofrutta e termina con il lungo banco dei piatti caldi pronti per il consumo in store o take-away. Il grocery che occupa poco più del 40% dello spazio è posto al centro. Il management di Pete’s ha definito in questo modo il proprio posizionamento puntando sulla qualità e la varietà dell’offerta dei “deperibili” come è illustrato sul sito web molto curato. Così, ad esempio, Kenny, il buyer dell’ortofrutta abile nella ricerca di specialità come nopales, bok choy, daikon, methi leaf, dragonfruit, quenepas, è prodigo di consigli sulla scelta e la conservazione di frutti e vegetali, sinergici al corner dei juice bar che raccoglie le proposte più avanzate in questo campo.

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Un aspetto della strategia di Pete’s è insomma la comunicazione. Oltre al website e all’house organ, punta sulla comunicazione in-store e, soprattutto, sulla pratica costante dei “demo”. In breve, la presentazione dei nuovi prodotti, delle specialità, delle stagionalità, ecc. sono parte della costruzione di una cultura di consumo superiore che consenta di uscire dalle secche del puro prezzo “gridato”. Pete’s Fresh Market si propone anche come una delle catene di supermercati più “verdi” degli Stati Uniti grazie all’utilizzo di materiali riciclati e l’adozione di tecnologie d’avanguardia per il riscaldamento, il condizionamento e la deumidificazione dell’aria, i sistemi di recupero energetico dei soffitti, l’illuminazione controllata e le attenzioni igieniche quali, per esempio, l’uso delle cortine d’aria per il respingimento degli insetti volanti nei vari reparti. In conclusione Pete’s Fresh Market rappresenta un’altra case-history molto interessante di quel mondo di catene indipendenti locali che porta l’innovazione del retail del largo consumo ai più elevati standard qualitativi e da cui molto v’è da apprendere”.

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Manpower: aziende food assumono ma non nelle “aree calde”, export e digital

Secondo Manpower nel 2015 ci saranno parecchie assunzioni da parte delle aziende che operano nel food, settore solido ed in espansione. Si pensa però per l’80% riguarderà la produzione, mentre sono sostanzialmente ignorate le aree più innovative quali il digital e cruciali come l’export. Questo emerge dalla web survey dal titolo “Work in Food” che ha coinvolto 442 aziende in diversi Paesi, nazionali ed internazionali suddivise nei segmenti Industria (39%), Commercio (27%) e HO.RE.CA. (34%) e rappresentative di micro (21%), piccola (26%), media (24%) e grande impresa (29%).

In Italia nel 2015 il 29% delle aziende assumerà e il 63% non ridurrà l’organico, mentre solo l’8% prevede una riduzione.
Cresce però poco l’ambito digital: solo il 43% degli intervistati pensa di potenziarne le figure e, tra coloro che hanno risposto affermativamente, solo il 35% punterà sull’e-commerce, che non è ancora ritenuto strategico.
E nonostante l’export sia la vera risorsa per il settore, solo il 12% delle aziende intervistate investirà in figure collegate a questa competenza: si avverte dunque la necessità, per una maggiore visione strategica, di una crescita culturale a livello di management.

“Nonostante le lacune nell’export e nel digital, si continuano a cercare figure professionali in ambiti tradizionali, come quelli della produzione – afferma Stefano Scabbio, Presidente Area Mediterraneo ManpowerGroup – Le aziende italiane non percepiscono il gap che le allontana sempre più dalle imprese del resto d’Europa e d’Oltreoceano, rimanendo ancorate a retaggi ormai superati. I produttori alimentari sono spesso convinti dell’intrinseca qualità dei loro prodotti e non investono a sufficienza nel go to market e nel retail. Soprattutto le PMI hanno necessità di una crescita culturale a livello manageriale che dia loro una maggiore visione strategica”. Significativo il confronto con l’estero, Europa e Stati Uniti, dove prevalgono le figure con forti connotazioni nel marketing e nel digital: negli Stati Uniti il 65% pensa di potenziare le figure collegate all’e-commerce, mentre in Europa pensa di farlo il 60% delle aziende.

Alimenti speciali sì, e-commerce no

La ricerca ha anche indagato i settori strategici di innovazione sui quali le aziende intendono puntare. Al di là del 50% degli intervistati che risponde un laconico “non so”, la parte da leone sembrano farla gli alimenti speciali (su cui punterà il 54% della metà che “sa”) ovvero i prodotti per persone con esigenze speciali e intolleranze, mentre il 17% si concentrerà sul Biologico. Seguono Sostenibilità e Packaging a pari merito (10%), mentre l’E-Commerce si attesta solo al 7%. A riprova della bassa digitalizzazione delle nostre imprese e in netta controtendenza con l’Europa, dove l’E-Commerce è in cima alla classifica a pari merito con il Biologico (26%) e seguito subito dopo dagli Alimenti Speciali (22%) e dalla Sostenibilità (15%).

A dettare il trend negli USA, invece, dove le differenze culturali sono più inte- grate, sono gli Alimenti Etnici a pari merito con il Biologico (24%), seguito dagli Alimenti Speciali che si attestano sugli stessi valori dell’E-Commerce (19%): dati perfettamente coerenti con le previsioni di assunzione.

Risposte alla domanda “Quale ritiene siano i tre settori dell’innovazione strategici per il settore food?”

Lotta allo spreco: Carrefour Francia allunga la data di scadenza di 350 prodotti

La lotta allo spreco passa anche per le tonnellate di prodotti scaduti avviati in discarica ogni anno. Varie le soluzioni trovate dalle catene per contrastare il fenomeno: recentemente molte propongono sconti sotto data, una sorta di last minute dello yogurt o della crescenza, o avviano le derrate danneggiate o in scadenza ad enti caritatevoli (come i “Brutti ma Buoni” di Coop).

Carrefour in Francia è andato oltre. Dopo il voto al Senato francese che ha di fatto soppresso l’uso della dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” (quella presente sui prodotti non deperibili), e una serie di controlli di qualità e di test alimentari, ha preso posizione modificando la data di scadenza su 350 prodotti a marchio commerciale. Tra questi, è stata allungata la data della dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” su 135 prodotti tipo cereali, riso, frutta secca, marmellate; è stata soppressa ogni data di scadenza su 50 referenze tra cui sale, zucchero e aceto. Sui freschi è stata allungata la data “Da consumarsi preferibilmente entro” da 7 a 10 giorni sugli yogurt e da 2 a 8 giorni sulle creme da dessert.

Una posizione opposta viene dalla Danimarca, dove due delle principali catene, Dansk Supermarked e Coop, si sono dichiarate contrarie alla nuova regola emanata dalla DVFA, l’Amministrazione veterinaria e alimentare danese, che ha cancellato l’obbligo per i retailer di togliere dagli scaffali i prodotti con la data “Da consumarsi preferibilmente entro” scaduta. La giustificazione è che se il prodotto è correttamente conservato e non è stato aperto, può essere tranquillamente consumato oltre la data indicata. L’obiettivo è, anche in questo caso, la lotta agli sprechi.

Intanto nell’arena entra la tecnologia, con una pletora di App che avvisano l’utente che nel negozio o nel bar sotto casa ci sono prodotti o tramezzini a prezzi scontati, perché vicini alla data di scadenza. Così a Torino la start-up LastMinutesottocasa.

Già l’Ue in ogni caso a maggio aveva proposto di abolire la scadenza di alcuni prodotti non deperibili quali pasta, riso e caffè. Vedremo se anche in Italia si sceglierà di seguire questa linea.

Auricchio consolida il mercato Usa con l’acquisizione di The Ambriola Company

«Una scelta strategica e un segnale importante per tutto il comparto alimentare». Così Alberto Auricchio ha commentato l’acquisizione da parte dell’azienda leader mondiale nella produzione di provolone della società americana The Ambriola Company, uno dei più grandi importatori e distributori di formaggi italiani e di Prosciutto di Parma negli USA.

The Ambriola Company, realtà molto conosciuta sia nel retail che in GDO, importa formaggi italiani dal 1921 ed è importatore esclusivo del brand Locatelli – con il Pecorino Romano e altri formaggi di pecora – il marchio numero uno tra i formaggi Italiani esportati negli USA.

L’azienda, che ha sede nel New Jersey, da oltre vent’anni importa e distribuisce anche i prodotti a marchio Auricchio (Provolone, Parmigiano Reggiano, Grana Padano), Giovanni Colombo (Gorgonzola, Taleggio, Mascarpone), F.lli Pinna (Pecorino Romano) e Luppi (Prosciutto di Parma). Inoltre importa e distribuisce con il marchio “Ambriola” Pecorino Romano, Parmigiano-Reggiano e Grana Padano. Nell’ultimo esercizioha realizzato un fatturato di 52 milioni di dollari con un incremento del 10% sull’esercizio precedente.

«Il mercato americano – ha aggiunto ancora Auricchio – è per noi il primo per quota d’export; per altro più del 50% del fatturato di Ambriola era già sviluppato con i nostri marchi Auricchio, Locatelli e Giovanni Colombo.

Inoltre in un prossimo futuro si potrà allargare la gamma dei prodotti Italiani ad altre merceologie alimentari».

Nel 2014 il Gruppo Auricchio ha realizzato un fatturato di oltre 200 milioni di euro, con una percentuale di crescita del 2% in Italia e del 8% nelle esportazioni.

Nonno Nanni: il suo fresco spalmabile eletto Prodotto dell’Anno 2015

Il fresco spalmabile Nonno Nanni è stato eletto Prodotto dell’Anno 2015 nella categoria “latticini”. Frutto di tre anni di ricerca, che hanno permesso di proporre un prodotto che va incontro a quel bisogno di praticità e versatilità oggi sempre più avvertito tra i consumatori, il Fresco Spalmabile per freschezza e delicatezza rispecchia in pieno l’eccellente qualità del marchio Nonno Nanni, con un perfetto equilibrio tra gusto vivace e delicato, ottenuto grazie a un’attenta selezione dei fermenti lattici. È venduto in una comoda vaschetta riciclabile richiudibile.

«Per la nostra azienda il fresco spalmabile rappresenta una novità assoluta, in quanto si colloca in un segmento del mondo dei formaggi spalmabili in cui finora non eravamo presenti» – commenta Silvia Lazzarin, responsabile marketing e comunicazione di Latteria Montello  – «Aver ottenuto questo riconoscimento è per noi motivo di grande soddisfazione, sia per l’importanza e il prestigio del premio, sia perché si basa sul giudizio dei consumatori. Il fresco spalmabile è un prodotto che, unendo praticità, bontà e versatilità, si è dimostrato fin da subito in linea con le nuove richieste del mercato. Questo successo ne è un’ulteriore conferma, perché premia il nostro impegno nel coniugare genuinità e rispetto della tradizione con la continua ricerca del miglioramento qualitativo e la capacità di innovare per andare incontro alle mutate esigenze dei consumatori».

 

 

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