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Tesco in Uk lancia un format discount forse già a settembre

Potrebbe partire già a settembre il nuovo – e per ora misterioso, in assenza di commenti da parte dell’insegna – brand discount di Tesco, la maggiore catena Gdo del Regno Unito. Sullo sfondo, la guerra ormai decennale delle “Big Four”, le insegne tradizionali della Gdo britannica (oltre a Tesco, Sainsbury, Asda e Morrisons) ai sempre più gettonati discounter tedeschi Aldi e Lidl.

Il nuovo format (i rumours hanno iniziato a circolare già dal febbraio scorso) secondo indiscrezioni dei soliti “ben informati” addetti ai lavori, dovrebbe chiamarsi Jack e potrebbe arrivare a fino a 60 negozi.

Secondo il Guardian gli annunci di lavoro online per alcuni dei siti “papabili” (tra cui il quartiere di Wandsworth a Londra) affermano: “Il nuovo formato di vendita al dettaglio sarà gestito separatamente dal core business di Tesco e in quanto tale i vantaggi offerti saranno diversi da quelli offerti a Tesco.” A conferma di ciò, i lavoratori dei punti vendita in chiusura Tesco Metro non sono stati riposizionati e dovranno rifare domanda per un eventuale nuovo lavoro.

Non si sa il tipo di punto vendita che aprirà: potrebbe essere simile a Costco, un cash&carry estremamente basico, o unire come fa Colruyt in Belgio, un cash-and-carry e un discount. Il personale sarebbe ridotto, proprio come in un formato discount.

Tesco in passato si era già giocato la carta del discount, negli anni ’80 con il marchio Victor Value, abbandonato dopo quattro anni, perché il team di gestione temeva che ciò potesse compromettere il marchio principale.

Aldi e Lidl hanno una quota he si avvicina al 13% del mercato alimentare britannico secondo Kantar Worldpanel: era meno del 9% quattro anni fa. Le vendite dei due discounter tedeschi registrano ogni anno icrementi intorno all’8% mentre le quattro insegne tradizionali sono appena al passo con l’inflazione. Sullo sfondo, le preoccupazioni per le difficili trattative dalla Brexit, che potrebberoportare a un ulteriore aumento dei prezzi dei beni alimentari. E c’è già chi pensa di farw incetta in dispensa…

Big Data: nel marasma dell’informazione come scegliere quella di qaulità

Se c’è qualcosa che non può dirsi innovativa è l’idea dei Big Data come soluzione esplicativa
della complessa fenomenologia socio-economica.
Tale può apparire solo agli spiriti semplici sempre pronti a farsi apostoli dell’ultimo neologismo
americano. Il mito dei tanti dati, della più diversa natura, da cui derivare ‘leggi’ che governano il comportamento umano, ha affascinato uomini di genio già molto tempo fa. Francis Galton, un cugino di Charles Darwin, visse di rendita per 89 anni, assecondando la sua smodata bulimia per le più diverse ‘metriche’ socio-antropologiche.

Per anni e anni classificò migliaia di delitti e di sentenze per scoprirne le regolarità implicite. Allo stesso tempo misurò ossessivamente tutte le caratteristiche antropomorfiche dei suoi contemporanei: nasi, occhi, capelli e loro colore, gambe, braccia, peso… Fu affascinato dalle diverse abitudini comportamentali e culturali, persino dalle reazioni dei visi alle corse dei
cavalli. Tentò di mappare l’estetica femminile britannica, classificando i tratti che rendevano le ragazze più o meno attraenti. Infine, instancabile, concluse anche che le impronte delle dita non solo erano diverse le une dalle altre, ma che non mutavano nel corso della vita umana, fornendo così la chiave per nuovi metodi investigativi ancor oggi in uso.
Tuttavia le induzioni più rilevanti di questo suo misurare e correlare maniacalmente tutto, confluirono nella sua ‘nuova scienza’ che egli battezzò eugenica, un nome che oggi evoca orribili ricordi, sia delle tesi segregazioniste, sia di quelle naziste. Prima di Galton, il mito dei Big Data aveva ossessionato anche un’altra mente geniale: quella del belga Lambert Adolphe Jaques
Quetelet, che giunse a formulare la celeberrima (e deteriore) definizione di ‘uomo medio’ (energicamente respinta, già ai suoi tempi, da Antoine-Augustin Cournot). Tuttavia la questione essenziale era stata evidenziata.
Come distinguere, nel marasma delle informazioni disponibili, la significatività o la casualità di ciò che si documenta? I fenomeni sociali ed umani hanno natura diversa da quelli naturali, fisici, – osservava Cournot! Oggi gli americani (sempre loro!) convengono su un punto: Garbage-In-Garbage-Out, ovvero con dati spazzatura si ottiene spazzatura.
Ecco perché risulta fastidioso sentir parlare di grandi progetti che, in virtù di una potenza di calcolo crescente, dovrebbero dare significato a dati di vendita, opinioni sui social network, analisi semiologiche,… tutti mischiati in una bouillabaisse algoritmica miracolosa.

Ed ecco la pars costruens
Nondimeno, per far seguire alla critica un pensiero positivo, diremo che esistono progressi seri ed utili sul piano informativo. Tra essi ne citiamo uno originale e di casa nostra: il progetto Immagino curato da GS1. L’idea è semplice e sfidante, ovvero rilevare e classificare tutte le caratteristiche riportate sulla confezione dei prodotti di largo consumo, assieme alla loro immagine riconducendoli all’identificativo del codice EAN.
Il marketing del settore non sembra aver ancora compreso le potenzialità di questi nuovi ‘big data’
strutturati e standardizzati. Eppure esse sono enormi. Ciò per varie ragioni. La prima è che l’informazione raccolta è oggettiva e dunque confrontabile trasversalmente e lungo la dimensione del tempo.
La seconda è che questa rigorosa base definitoria di marche e prodotti è stabile nel tempo. Ciò
permette una corretta individuazione di eventuali trend di specifiche merceologie. La terza è la sua
adattabilità a ragionamenti di tipo abduttivo, grazie alla possibilità di definire, logicamente, proprie arene competitive. Possiamo cioè scegliere un ampio numero di caratteristiche oggettive, per esempio organolettiche o chimiche o di altra natura per paragonare razionalmente qualcosa a qualcosa d’altro.
Per essere più chiari presenteremo allora un semplicissimo esempio introduttivo. Prendiamo da
Immagino due piccoli gruppi di marche di yogurt bianco e alla fragola, con le loro caratteristiche
nutrizionali. Usando una statistica multivariata: la Correspondence Analysis o la Multidimensional
Scaling, otteniamo una mappa percettiva che rappresenta la distanza multidimensionale di queste
marche. Si tratta di un primo elementare passo nello studio dell’arena competitiva basandoci su tutto ciò che è scritto sulla confezione. Che cosa leggiamo dunque nelle mappe così ottenute? Nel caso dello yogurt alla fragola, il posizionamento delle marche è maggiormente distribuito nello spazio ed alcune si collocano in prossimità di specifiche caratteristiche; diciamo la quantità di grassi. Allora utilizzando altri dati Nielsen, potremmo verificare se i risultati di vendita seguono una tendenza comune ad altri prodotti anch’essi più grassi degli altri, oppure se la spiegazione vada cercata in altre direzioni.
Nel caso dello yogurt bianco notiamo, invece, un addensamento in una zona del grafico, a  omprova che le caratteristiche organolettiche (grassi, zucchero, calorie, ecc.) non discriminano tra quelle marche, poiché il prodotto è più o meno lo stesso.
Proseguendo e sfruttando altri dati disponibili, potremmo poi verificare se questi marchi convivono
nei medesimi punti di vendita, misurandone l’overlapping. Nel caso siano presenti negli stessi
negozi, passeremmo a evidenziare la distribuzione dei loro prezzi relativi. Ulteriormente, tenteremmo di valutare aspetti soggettivi tratti da altre analisi,
tipo la qualità percepita, la fedeltà alla marca, l’estetica delle confezioni, il goodwill pubblicitario,
… In breve, la logica di tipo abduttivo sfrutterebbe progressivamente e in modo ragionato informazioni di diversa natura volte a probabilizzare la veridicità di una certa conclusione. Sino a prova contraria questo tipo di ragionamenti alla Sherlock Holmes, un computer non è in grado di farli, perché la nostra ‘misteriosa’ capacità di intuire e poi dedurne qualcosa è ciò che ci rende (non tutti) più intelligenti delle macchine. I dati di per sé non sono informazione.
L’informazione di per sé non è conoscenza. Il progetto Immagino di GS1 Italy è un bell’esempio
di come dei big data – well done(!) – possano effettivamente rivitalizzare lo stanco marketing del largo consumo, purché si aggiunga loro una reale, seria competenza statistica e soprattutto la pazienza, la meticolosità, lo spirito critico e il buon senso che governano la vera ricerca scientifica.

di Amagi

L’eleganza (agile) del piraña: perché crescono le chances delle piccole aziende

L’innocenza non c’entra. Questa è – piuttosto – “l’età dell’incertezza” in cui, obtorto collo, ci troviamo ad “essere naviganti che scrivono mappe”. Poetica, acuta (e non proprio rassicurante) è
l’immagine evocata da Antonio Calabrò, direttore della Fondazione Pirelli e vice presidente di Assolombarda, durante l’Assemblea annuale IBC.
Incertezza, dunque, generalizzata: sia sul fronte dell’industria, sia sul piano sociale.
Pesano la carenza infrastrutturale, il costo del lavoro e quello dell’energia, le inefficienze di filiera e – spada di Damocle che urge sterilizzare – l’aumento dell’IVA con il suo portato negativo sui consumi. Non riuscire a bloccare questo aumento – spiega infatti Aldo Sutter, presidente IBC – avrebbe un impatto negativo sulle famiglie e sull’economia (come emerge dalla ricerca
Demopolis, infatti, l’88% del campione vorrebbe venisse bloccato). Da qui il suo appello alle forze politiche a ”compiere scelte responsabili e non demagogiche” visto che le priorità sono “la riduzione del debito pubblico, la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro”.

L’Italia dell’industria
L’Italia dell’industria Per raccontare il tessuto produttivo, le sue potenzialità e le criticità
più evidenti, Pierpaolo Mamone di Deloitte prende spunto da due numeri estremamente indicativi: 8 e 43. Dove 8 indica il posizionamento (lusinghiero) dell’Italia nella classifica dei paesi industrializzati a livello mondiale, mentre il secondo (di cui c’è poco da gioire, invece) si
riferisce al livello di competitività, ambito in cui l’Italia soffre specialmente in relazione a: innovazione, istituzioni, mercato del lavoro e sistema finanziario.
Le potenzialità però ci sono, come si evince dall’export, vero motore delle nostre imprese, che nel 2017 ha toccato quota 40 miliardi e che per il 2020 si proietta verso il traguardo dei 50.
Quindi quello che occorre fare per aumentare la competitività del sistema Italia è colmare il gap tra industrializzazione e competitività. Come? Innovando. Per questo serve investire nei settori
in cui il nostro paese eccelle: Fashion, Agroalimentare, Automotive, Turismo, Nautica, Macchinari Industriali. La condicio sine qua non, però, è che si innovi in maniera organica in tutti i processi aziendali e che l’innovazione assurga al ruolo di approccio culturale, frutto di una metodologia specifica.
Sul fronte dimensionale, le PMI italiane hanno delle chances da non sottovalutare.
È questa la tesi propugnata da Lamberto Biscarini (Boston Consulting) che – capovolgendo
il vecchio adagio del pesce grande che mangia il pesce piccolo – arriva addirittura a tessere un elogio del piraña, apprezzato perché agile, scattante e imprevedibile, ma capace, proprio per
questo, di dare scacco ai simili di grossa taglia. Sono queste stesse prerogative – precisa Biscarini – le qualità in grado di rendere competitive e vincenti sul mercato anche aziende di piccole dimensioni (persino a scapito delle grandi).
La “revanche del piraña”, secondo Biscarini, trova dei riscontri chiari nel settore del Fast Moving Goods europeo e statunitense già da qualche anno. Negli States, infatti, le aziende con un fatturato superiore ai 5 miliardi hanno perso nell’ultimo lustro il 3% di quota di mercato. Situazione speculare in Europa dove si sono registrati, di contro, aumenti di ricavi importanti per “pesci
piccoli” come Innocent (+17%) e Michel et Augustin (+26%).
E sulla falsa riga del successo internazionale possono muoversi anche le (non grandi) aziende nostrane: cogliendo con rapidità i nuovi spazi di domanda e dando una risposta ai bisogni insoddisfatti dei consumatori, adottando un posizionamento indifferenziato e sfruttando l’appeal del made in Italy fuori dai confini nazionali.

La società civile
Anche sul fronte sociale non esistono certezze assolute, conferma l’indagine* Demopolis presentata nel corso del convegno dal presidente Pietro Vento.
Emerge, per esempio, una percezione di peggioramento in diverse aree: dalla sicurezza (specialmente al Sud) alla sanità, dalle opportunità di lavoro alle condizioni familiari. Insoddisfazione e desiderio di cambiare sono dunque, in questo scenario, i sentimenti predominanti e i segnali chiari di una precarietà diffusa.
Connotazioni perfettamente leggibili anche nella scarsa fedeltà del consenso elettorale che dal 2013 caratterizza il nostro paese e che corrisponde al 66%.
Dal macro scenario politico questa fragilità di equilibri si riverbera anche sui consumi: il 46% del campione, infatti, ammette che il suo attuale reddito gli permette di vivere con “qualche” difficoltà che diventa “tanta”, invece, per il 21%.
Quando poi si chiede di fare una previsione sul futuro si nota che la disponibilità all’incremento dei consumi è più accentuata (24%) rispetto alle previsioni di aumento del reddito disponibile  15%).Tra i capitoli di spesa più gettonati: alimentare, viaggi, abbigliamento, tecnologia e
beni durevoli.
Tuttavia, sono molti quelli infedeli al medesimo punto vendita: 75% per il food, ma si sale all’88% per il non food. E questo perché i criteri di scelta oggi sul podio sono il prezzo, la brand equity
e l’italianità.

 

 

 

Coop Lombardia passa alle etichette elettroniche, con Pricer

Coop Lombardia investe nella digitalizzazione dei suoi store: grazie a un accordo con Pricer introdurrà le etichette elettroniche SmartTAG di ultima generazione con display grafico e-paper HD+. Queste etichette IOT sono leggibili in qualsiasi punto dello scaffale vengano posizionate, sono completamente configurabili graficamente, prevedono una piattaforma software Suite4Pricer con funzionalità evolute anche in cloud e sono monitorabili al 100%.

 

Al supermercato del futuro il prodotto si trova con l’app

Grazie a questo accordo, inoltre, il “Supermercato del futuro” presso il Bicocca Village di Milano entrerà in una nuova fase con numerose novità per far evolvere l’esperienza d’acquisto.
Paolo Tombolato, responsabile IT di Coop Lombardia, racconta della scelta strategica di investire nella tecnologia Pricer quale “soluzione che non si ferma all’etichetta elettronica come viene vista oggi garantendone la durata dell’investimento nel tempo e nuovi strumenti per il marketing” e aggiunge “con Pricer siamo sicuri di avere una soluzione che tutela clienti e dipendenti oltre a soddisfare le nostre esigenze attuali e future”.

Grazie alla collaborazione con Pricer, il punto vendita di Bicocca fornirà ai suoi clienti nuove funzionalità rivoluzionarie. La prima soluzione della piattaforma Suite4Pricer che sarà attivata presso il supermercato del futuro di coop, è il modulo Pricer Quick Search. Si tratta di un modulo 4.0 che permette di individuare dinamicamente e senza l’ausilio di supporto diretto da parte del personale, la posizione dei prodotti all’interno del punto vendita. Questa capacità, unica nel suo settore, permetterà ai clienti o dipendenti di individuare dove si trovano i prodotti semplicemente ricercandone la categoria su un totem multimediale oppure direttamente sul proprio cellulare. Tale funzionalità verrà integrata in altre applicazioni mobile per segnalare al cliente se un prodotto è disponibile (oppure se è ordinabile online), dove si trova all’interno del punto vendita, segnalare visivamente anche con attivazione in tempo reale del flash presente sulle etichette, avvisare il cliente dinamicamente monitorando sempre eventuali spostamenti. L’app mobile e l’esperienza omnicanale diventerà in tal modo utile e notevolmente arricchita.

Pricer è l’azienda che da oltre 25 anni installa soluzioni di ESL (Etichette elettroniche) nel mondo. Con il suo sistema bidirezionale brevettato Optical@Pricer, è la luce naturale che permette la comunicazione con le etichette e quindi, non essendoci radiofrequenza e onde wi-fi, non c’è rischio di interferenze, limiti normativi e c’è maggior attenzione alla salute di dipendenti e clienti. Inoltre, questa tecnologia non solo è attenta alla salute ma anche all’operatività del punto vendita e alla garanzia del prezzo pubblicato.

Grazie all’unicità del sistema Pricer che permette in qualsiasi momento di comunicare con le etichette in modalità “always-on”, Coop potrà interagire con il sistema in qualsiasi momento e con una velocità nettamente superiore rispetto alle altre tecnologie disponibili sul mercato. Ogni etichetta elettronica installata sarà provvista di un innovativo Flash che, grazie al sistema di comunicazione ottico di Pricer, può essere acceso in tempo reale per segnalare al cliente o dipendente azioni specifiche. Infine, la tecnologia proprietaria “Pricer Black Safe Screen” integrata nelle etichette SmartTag è la sola soluzione che permette di non evidenziare un prezzo sbagliato quando finiranno le batterie.

Michael Cacciatore, responsabile Pricer, conferma che “la partnership con Coop non si ferma nella sostituzione dei prezzi cartacei con delle etichette elettroniche ma piuttosto ha l’obiettivo di far evolvere i punti vendita con maggiori soluzioni sia per i dipendenti che per i clienti. Grazie alla piattaforma Suite4Pricer in continua evoluzione, i nostri clienti possono facilmente attivare nuovi servizi o nuove etichette senza dover cambiare l’infrastruttura hardware esistente. In questa ottica, l’accordo con Coop permetterà di far evolvere le soluzioni adottate nel supermercato del futuro di
Milano Bicocca diventando un laboratorio dinamico con numerose novità nella customer experience e task management. Il punto vendita di Bicocca adotterà soluzioni all’avanguardia e riferimento sia per il mercato italiano che a livello mondiale”.

Torna “Estate a casa” in 60 Carrefour urbani: consegna a un centesimo e aree per over 65

Un ritorno senz’altro gradito per i tanti anziani o poco meno che quest’anno rimarrano a casa nelle torride città italiane, non potendo andare in vacanza: dal 1 al 31 agosto parte a Milano, Napoli, Roma e Torino l’iniziativa dedicata ai clienti senior con uno speciale servizio di spesa a domicilio.

Dopo il successo della prima edizione, grazie a “Estate a casa Market” l’insegna francese mette a disposizione gli spazi di 60 punti vendita Market per attività ludiche e ricreative dedicate agli over 65.

Nei punti vendita Market aderenti all’iniziativa saranno allestite alcune zone relax, in ambienti freschi, dotate di libri, riviste e giochi di carte e di società. I clienti più senior rimasti in città potranno conversare liberamente e passare il tempo sfuggendo al caldo estivo e intrattenendosi con il kit di giochi di società distribuiti dallo staff dei punti vendita.

Inoltre, per tutto il mese di agosto solo per le città di Milano, Roma e Torino sarà sempre attivo uno speciale servizio di spesa a domicilio, al simbolico costo di 1 centesimo, prenotabile al numero 800 203 999 dalle ore 8:00 alle 20:00.

“Per Carrefour Market è fondamentale generare valore sul territorio, anticipando e rispondendo alle esigenze della comunità locale – commenta Roberto Simonetto, Direttore Supermercati Carrefour Italia -. Le grandi realtà come Milano, Napoli, Roma e Torino, dove abbiamo attivato il progetto ‘Estate a Casa Market’, richiedono una attenzione particolare durante la stagione estiva, quando il caldo e lo svuotamento delle città possono provocare alcune difficoltà, soprattutto alla popolazione over 65. Con le attività di Carrefour Market vogliamo quindi creare e promuovere spazi di aggregazione e socialità, nonché servizi grazie ai quali i nostri clienti più senior possano sentirsi accolti e supportati.”

Carrefour Italia supporterà inoltre i propri clienti mettendo a disposizione un numero di telefono attivo dalle 8 alle 20. Al numero 366 9240405 un operatore di Carrefour Italia assisterà infatti il cliente in tutte le sue richieste di servizi domestici e professionali come idraulico, elettricista, muratore, tecnico della caldaia e fabbro.

Infine saranno messi a disposizione anche alcuni spazi dove poter allestire mostre ed esposizioni artistiche per attività come fotografia, decoupage, pittura, intarsio.

Di seguito i punti vendita che hanno raccolto l’iniziativa “Estate a Casa Market”:

V.GIO TALENTI (ROMA)
PRATI FISCALI (ROMA)
FILARETE (ROMA)
C. COLOMBO (ROMA)
ROMA V.BOVE
SPINACETO
GARBATELLA
CIAMARRA
MONTE MARIO (ROMA)
ALESIA
PINETA SACCHETTI 2
RM CESSATI SPIRITI
EROI
P.LE MORELLI (ROMA)
VIGNA MURATA (ROMA)
GREGORIO VII

MILANO V.LE TESTI
MILANO V. FARINI
MILANO VIA RIPAMONTI
MILANO VIA FORZE ARMATE
MILANO CITYLIFE
MILANO VIA MISSAGLIA
MILANO ANGILBERTO
MILANO FAMAGOSTA
MILANO V. GRAMSCI
MILANO CLOTILDE
MILANO VINC.MONTI
MILANO G. MODENA
MILANO P.ZA SIENA
MILANO S.GIMINIANO
MILANO VIALE BEZZI
MILANO ABRUZZI
MAESTRI CAMPIONESI
MILANO VIA CICOGNARA
MILANO VIA BERGAMO
MILANO VIALE REGINA GIOVANNA
MILANO VIA DIOCLEZIANO
MILANO V.LE MONZA
MILANO SPINOZA
MI TRIVULZIANA
MILANO BAGGIO
MILANO VIA DONNA PRASSEDE
MILANO VIALE ESPINASSE
MILANO VIA URUGUAY

TORINO TURATI
TORINO TRIPOLI
TORINO MADAMA CRISTINA
TORINO ROSSELLI
TO SIRACUSA
TO GORIZIA
TO GENOVA
TO STRADELLA
TO AGRICOLA

NAPOLI 1
NAPOLI 3
POMPEI
AVELLINO 1
AVELLINO 2
SALERNO 1
BENEVENTO

A Milano arriva il supermercato di quartiere Auchan, con e-commerce

Arriva a Milano il primo supermercato di quartiere a firma Auchan che, nel capoluogo lombardo, risulta potenziato dall’offerta digitale grazie al servizio e-commerce disponibile a Milano su www.auchan.it

Nel capoluogo lombardo da oggi la presenza di Auchan diventa dunque multiformat e figitale: per trovare la qualità e il servizio dell’insegna, gli abitanti di Milano possono scegliere di fare la spesa nei 4 ipermercati in provincia, nei 21 negozi di ultraprossimità, sotto casa, MyAuchan e da oggi.

 

Sotto un’unica insegna: Auchan

Il progetto di convergenza verso l’insegna unica per tutti i formati è partito un anno fa (lo avavemo anticipato su instoremag: Addio per Simply, in Francia sarà un marchio unico con Auchan) per esprimere in ogni punto vendita gli stessi valori della marca: “militanti” del buono, del sano e del locale, impegnati a reinventare l’esperienza cliente.

In questa e nelle altre immagini il punto vendita di via Tibaldi a Milano.

Le novità del supermercato Auchan puntano sui freschi e sul multiservizio ai clienti, declinati nella presenza di vere e proprie botteghe con i Mestieri del fresco (“Il mio panettiere”, “il mio macellaio”, “il mio salumiere”, “il mio pescivendolo” ), postazioni per live cooking (“il mio chef”), servizi per i clienti, soluzioni per risparmiare tempo nella fase di pagamento (AuchanSpeedy), area bar e zona relax con strumenti digitali.

Resta ampia l’offerta dei freschi e l’innovazione dei servizi anche del format MyAuchan, negozi sotto casa dedicati alla spesa quotidiana con l’opportunità di fare spuntini, pranzare o anche di pagare le bollette, acquistare biglietti per gli eventi, stampare fotografie dal proprio cellulare e altro ancora

 

Nuove insegne e avvio dell’e-commerce: dove in Italia

Il percorso di trasformazione in queste settimane sta interessando anche altre città.

A Torino: all’ipermercato di corso Romania e ai due punti vendita in provincia, da qualche settimana si sono aggiunti anche 2 supermercati di quartiere con i cambi insegna dei negozi in via Cesana e corso Telesio.

A Olbia e Bergamo: gli storici ipermercati hanno lanciato da pochi giorni il servizio di e-commerce, a Bergamo con consegna rapida entro 1 ora dall’ordine.

A Roma: oltre alla presenza di 4 ipermercati, è partita la trasformazione dei piccoli supermercati sotto casa con l’insegna My Auchan.

Complessivamente, ad oggi, il nuovo format supermercato è presente con 10 Auchan Supermercato e il format ultra prossimità conta 30 MyAuchan.

Pam Panorama accoglie il salmone selvaggio dell’Alaska, fresco di stagione

È arrivata sui banchi pescheria di Pam e Pam Panorama la versione fresca del Salmone Selvaggio dell’Alaska. Presente in tavola tutto l’anno nella versione affumicata, il taglio fresco è disponiile solo in questa stagione.

Questo prodtto ittivo ha peculiarità preziose: la florida popolazione di Salmone Selvaggio è la prova della purezza delle acque e degli habitat salubri e selvaggi dell’Alaska. La topografia unica del fondo e delle correnti oceaniche ricche di nutrienti pongono le acque dell’Alaska tra le più produttive e pulite del mondo. La posizione remota delle zone di pesca al salmone e i regolamenti restrittivi dell’Alaska sulla sicurezza dei prodotti ittici garantiscono l’assenza di pericolosi contaminanti ambientali.

In Alaska il futuro degli stock ittici e dell’ambiente sono più importanti delle opportunità immediate della pesca commerciale. Le zone di pesca sono gestite in modo da garantire una fornitura sostenibile dei prodotti ittici così come imposto dalla Costituzione dello Stato. Nel 1959, l’Alaska decise che “il pesce…dovrà essere utilizzato, sviluppato e conservato secondo il principio dello sfruttamento sostenibile”.

Il salmone pescato nelle acque pulite e pure dell’Alaska è ricco di nutrienti: grande fonte di proteine povere di grassi, è ricco degli acidi grassi essenziali Omega 3 a catena lunga, che si trovano solo nei prodotti di origine marina.

I Salmoni Selvaggi dell’Alaska sono disponibili freschi solo da maggio a settembre/ottobre quando, dopo le loro migrazioni transoceaniche, tornano nel letto dei fiumi dove sono nati, per risalire i corsi d’acqua e deporre le uova. Negli altri periodi dell’anno si possono trovare congelati e affumicati, senza perdere le qualità organolettiche.

Nasce Fabrita, private label Multicedi che punta al territorio

È nata Fabrita, nuova private label di Multicedi, impresa affiliata al Gruppo Végé con oltre 300 punti vendita concentrati in Campania ma presenti anche in Lazio, Puglia, Abruzzo, Molise e Basilicata. Ampio il panorama di prodotti spalmati su 14 categorie tra alimentari, prodotti per la cura della persona e della casa.

Il lancio della nuova MDD, in vendita in tre delle insegne di proprietà dell’azienda (SuperRisparmioso, Dodecà e SeBòn), è stato curato da Gruppo Roncaglia.

La campagna ha raccontato in maniera diretta la linea di posizionamento del marchio, con il claim “Fabrita, una di noi”.  Il brand è infatti “è strettamente legato al territorio e alla realtà dei consumatori, ne fa parte perché ne conosce i gusti e dunque sceglie quello che sceglierebbero i suoi consumatori”. Propone solo prodotti di qualità e di aziende italiane selezionate e controllate.
“Per raccontare questa stretta relazione con i consumatori, celebriamo la nascita di Fabrita richiamando uno scenario legato alla nascita di un nuovo componente della famiglia” – spiega Carla Leveratto, Creative Director del Gruppo Roncaglia -. I volti sorridenti dei membri di questa famiglia, ovvero il target di riferimento, sono visti in soggettiva dai prodotti del neonato brand da dentro il carrello/culla”.
 
“Multicedi ci offre la possibilità di raccontare un universo valoriale pensato per guidare i consumatori nella scelta di acquisto attraverso un progetto integrato, che si svela nella comunicazione sul territorio, nei materiali di allestimento dei punti vendita, per arrivare a un pubblico ancora più ampio grazie al sito web e ai contenuti social dedicati al nuovo brand e ai suoi prodotti” conclude Giuseppe Ardizzone, Strategic Planner del Gruppo Roncaglia.

Carrefour Brasile, al via un lab tra esigenze gourmet, impegno sociale e spreco zero

È il frutto di una collabirazione tra la Ong Gastromotiva e Fondazione Carrefour Brazil l’innovativo laboratorio, partito il 9 luglio a Rio de Janeiro, nel quale si creeranno ricette gourmet, a spreco zero e che coinvolgono le fasce sociali svantaggiate della popolazione.

Il progetto con Gastromotiva, una ONG che utilizza la gastronomia sociale per promuovere l’inclusione e la sostenibilità, prevede un investimento di circa 320 mila euro con la creazione del primo Laboratorio di Innovazione Gastromotiva, uno spazio dedicato allo studio e allo sviluppo di ricette a rifiuto zero. Oltre al supporto finanziario, la società curerà lo sviluppo di una linea di prodotti che sarà commercializzata dalla ONG di Rio. Il sostegno della Carrefour Foundation include il rinnovo del supporto per altri due progetti iniziati nel 2015, incentrati sull’educazione e la formazione dei giovani e degli adulti e sulla gastronomia sociale.

 

Le cinque migliori sugli scaffali

Il laboratorio di innovazione ha sede nel ristorante didattico, Reffetorio Gastromotiva. È qui che le ricette saranno create da dozzine di studenti delle ONG che si basano sull’uso gratuito di frutta e verdura, per produrre salse, conserve e torte. Entro la fine di quest’anno, le ricette sviluppate dall’Innovation Laboratory passeranno attraverso un processo di selezione e cinque di esse entreranno nella nuova linea esclusiva di prodotti alimentari sotto il marchio Gastromotiva. Il processo di produzione di ogni articolo prenderà in considerazione l’uso completo degli ingredienti, oltre a dare la priorità al loro valore nutrizionale e ai differenziali come il basso contenuto di zuccheri, sodio e grassi.

Oltre a curare il processo di produzione degli articoli, il Gruppo Carrefour Brasile fornirà il supporto tecnico per lo sviluppo di un piano aziendale e la gestione della nuova linea di prodotti. Attraverso questo progetto, Gastromotiva avrà una nuova fonte di reddito dalla vendita di questi articoli. Il sostegno al Laboratorio dell’innovazione porterà anche alla produzione di video attraverso i quali l’ONG condividerà le sue conoscenze sulla lotta allo spreco alimentare e alla gastronomia sociale.

Il rinnovo del supporto e dello sviluppo del nuovo progetto con Gastromotiva è in linea con il piano di trasformazione di Carrefour, “Carrefour 2022”, annunciato a gennaio. Tra gli obiettivi principali della nuova strategia globale c’è la transizione alimentare, attraverso la quale l’azienda vuole consentire ai suoi clienti di consumare cibo migliore, più di alta qualità, sicuro e rispettoso dell’ambiente e del sociale.

Quest’anno l’azienda rinnova anche il supporto per altri due progetti sociali gestiti da Gastromotiva dal 2015. Attraverso la sua Fondazione internazionale, l’azienda continuerà a contribuire alla formazione di giovani e adulti nel mondo della gastronomia – un’iniziativa che ha formato circa 270 persone negli ultimi tre anni. Inoltre, il Gruppo Carrefour continuerà a sostenere il progetto di ristorazione sociale che, dal 2016, offre pasti gratuiti a Reffetorio Gastromotiva per le persone in situazioni socialmente vulnerabili a Rio de Janeiro. Quest’anno si prevede che 18.000 persone beneficeranno del progetto, con un totale di 54.000 pasti gratuiti, risparmiando 41 tonnellate di cibo.

Coop riduce la plastica. Obiettivo: risparmiarne 6400 tonnellate annue entro il 2025

Coop accelera il suo impegno per la tutela dell’ambiente. Va in questa direzione la riduzione dell’utilizzo della plastica nei suoi prodotti a marchio e l’adesione alla campagna di impegni su base volontaria lanciata dalla Commissione Europea che scadeva a giugno 2018.

L’obiettivo di Coop, grazie al complesso di inziative, è quello di  raggiungere  nel 2025 un risparmio totale di plastica vergine di 6.400 tonnellate annue, corrispondenti al volume di circa 60 Tir (circa una fila di 1 km di Tir in autostrada).

Il carnet di impegni

Al centro degli impegni sottoscritti da Coop con la Ue in primo luogo le bottiglie di acqua minerale, i flaconi detergenza casa e tessuti, le vaschette per ortofrutta. Rientrano nel progetto anche le cassette riutilizzabili che servono a movimentare l’ortofrutta, la carne e il pesce. Per le 27 referenze di acqua Coop già a dicembre 2019 si raggiungerà il 30% di presenza di riciclato fino a salire al 50% a gennaio 2023. Solo le cassette usate in ortofrutta che vengono rinnovate ogni anno sono 600.000,  già oggi contengono il 40% di plastica riciclata, per arrivare al 60% del 2025. A questi impegni già in essere o contratti con l’Unione Europea si sono aggiunti alcuni progetti speciali, in particolare per la pulizia del mare dalle plastiche e per la migliore informazione ambientale al consumatore.

Un impegno che dura negli anni

Per Coop di tratta di un rilancio importante di un impegno storico a difesa dell’ambiente. Dalle azioni degli anni ’80 (una per tutte la campagna che mise al bando i pesticidi) alla più recente ‘Acqua di casa mia’ (2010/2013, volta a incentivare l’uso dell’acqua di rubinetto e comunque di acqua minerale proveniente da fonti vicine), all’attività di sensibilizzazione verso i fornitori di prodotto a marchio, prima con il progetto Coop for Kyoto del 2006 poi evoluto negli anni con “Coop insieme per un futuro sostenibile” del 2017. I risultati sono oggi importanti: forte adesione alla campagna con 328 fornitori coinvolti in processi di miglioramento sostenibile delle proprie performance produttive.

“Partiamo da una situazione di vantaggio grazie a scelte fatte nel tempo per la riduzione, il riciclo e il riuso – spiega Maura Latini, direttore generale di Coop Italia- Stando alla direttiva europea, ad esempio, abbiamo in Coop già sostituito alcuni prodotti monouso in plastica con materiali biodegradabili e compostabili: è il caso dei piatti e bicchieri in PLA dal 2004 e dei bastoncini di cotone per orecchie biodegradabili, già così da anni, anche se per legge dovranno esserlo dal 2019. Intanto Coop va anche oltre l’adesione alla Campagna Europea e  prevede di raggiungere entro il 2022 gli ulteriori obiettivi che l’Unione Europea ha posto come obbligatori entro il 2030 (entro il 2030 tutti gli imballaggi di plastica dovranno poter essere riciclati o riutilizzati): nell’arco di un quadriennio tutti i prodotti a marchio Coop, con un valore commerciale di circa 3 miliardi di euro all’anno, saranno realizzati con materiali di imballaggio riciclabili o compostabili o riutilizzabili, mentre quelli della linea Vivi Verde, maggiormente dedicata alla tutela dell’ambiente, taglieranno il traguardo già a fine dell’anno prossimo.

Non intendiamo fermarci a questo e stiamo lavorando ad una campagna di mobilitazione e di informazione che partirà dopo l’estate e che coinvolgerà i soci (6,8 milioni) e i consumatori, così da contribuire con azioni e comportamenti sostenibili e coerenti alla tutela del bene più prezioso che abbiamo”.

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