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PRO SUS presenta la nuova linea bio

PRO SUS, il marchio della Cooperativa Produttori Suini – che coinvolge una sessantina di soci tra Lombardia, Emilia Romagna e Toscana – ha presentato a TUTTOFOOD le nuove proposte della Linea Premium Skin e il debutto della Linea Bio.

PRO SUS, infatti, si è impegnata nel sostenere l’estensione della linea della gamma Premium Skin, presentata con un nuovo layout di packaging, e la conversione di tutta la produzione al senza glutine.

Quanto alla gamma, passerà dagli attuali sette prodotti a 16 nuovi pack Premium Skin, sempre a peso fisso, in formati che vanno dai 180 ai 250 grammi.

Ed eccoci alla seconda novità presentata in Fiera dalla Cooperativa: il debutto della linea bio, proposta sia in vaschetta Skin che tradizionale, nata grazie alla sinergia con cinque aziende socie della Cooperativa, recentemente convertite al biologico. Questi bacini produttivi rispondono a regole molto ferree dove le caratteristiche principali del capitolato biologico prevedono norme relative all’alimentazione, per la maggior parte derivata quasi esclusivamente da cereali nobili bio, precise direttive sugli spazi a disposizione degli animali, raddoppiati rispetto all’allevamento convenzionale, la possibilità per i suini di uscire all’aperto e tempi di svezzamento doppi rispetto a quelli degli allevamenti classici.

Nel dettaglio, l’offerta bio si compone di quattro referenze della linea Premium Skin, leggermente ricettate e disponibili a peso fisso, e di quattro in vaschetta Atm.

I valori di PRO SUS

I prodotti PRO SUS derivano da una filiera garantita “dai campi alla tavola”, grazie alla caratteristica fondante dell’azienda: la sua natura cooperativa, che fa interamente capo al mondo allevatoriale-agricolo. I soci possono contare su 10mila ettari di terreni di proprietà, dove vengono coltivati i cereali che alimentano i suini. Da sempre, PRO SUS fa della macellazione e lavorazione della carne suina di origine italiana la propria attività principale, con una distinzione ben precisa: la tracciabilità della filiera. Nell’impianto di Vescovato (Cr) vengono macellati solo suini italiani che rientrano nei circuiti Dop Parma e San Daniele, oltre il 70% sono conferiti da allevatori associati alla Cooperativa, PRO SUS, nel suo ruolo di capo filiera, è in grado di garantire anche l’origine nazionale degli animali forniti dai terzi. Questa garanzia di origine 100% italiana è un importante valore aggiunto dei prodotti dell’azienda.

Freschi, salutari, premium e “sperimentali”: il nuovo profilo dei consumi alimentari

Freschi, salutari, premium e “sperimentali”: quattro gli attributi chiave utilizzati per descrivere le nuove tendenze nell’ambito del food, il comparto oggi più dinamico nell’ambito del largo consumo confezionato.

Ce li ha “raccontati” Marco Limonta, Business Insights Director di IRI, nel corso del convegno organizzato in occasione della Fiera Tutto Food. L’incontro, moderato da Ivo Ferrario di Centromarca, ha visto la partecipazione di Antonio Carstulovich – Direttore Generale Commerciale, Ferrarelle Spa, Mario Gasbarrino – Amministratore Delegato Unes, Giorgio Santambrogio – Amministratore Delegato, Gruppo VéGé e Presidente ADM, Associazione Distribuzione Moderna, Mario Zani – Direttore Generale Eurocompany S.r.l., oltre naturalmente a quella di Angelo Massaro, Amministratore Delegato di IRI.

Quattro “qualità” che il nuovo consumatore cerca con sempre maggiore frequenza, in linea con la sua nuova identità.

A caratterizzarlo, oggi, sono infatti una maggiore apertura verso prodotti che innovino in modo soddisfacente (il 66% è disposto per essi a spendere di più) e che consentano di sperimentare (+50%); una più spiccata attenzione verso la pianificazione degli acquisti (+77%) e verso le informazioni sui prodotti, al punto che anche il tempo trascorso davanti allo scaffale in cerca di informazioni si allunga (+ 74”).

Parliamo di un consumatore evoluto, dunque, che – se insoddisfatto- si sente però più libero di cambiare punto vendita (+37%).

I cibi che trainano il mercato

Lo studio di Iri parte dall’assunto che, in uno scenario poco spumeggiante, è l’alimentare a guadagnarsi spazio, probabilmente in virtù di un maggior appeal nei confronti del consumatore, di cui riesce ad intercettare con più abilità le aspirazioni.

Il fresco confezionato si conferma – a oggi – il motore principale (con +2,9% nell’andamento a volume e +1,6 a valore), ma è comunque interessante vedere come a giocare un ruolo di primo piano siano pure le nuove categorie, vere trend setter del mercato, che oggi – intercettando quasi 4,5 punti di quota – rappresentano il 17% del carrello (nel 2013 erano ancora a quota 12,8%).

Le nuove categorie

Ad ogni modo, oltre ai singoli segmenti merceologici, a beneficiare dei cambiamenti degli stili di consumo degli italiani è anche una serie di categorie trasversali, che accomunano tipologie di prodotti quanto mai diverse.

A cominciare dalle referenze free from, che nel 2016 hanno sviluppato vendite per oltre 2 miliardi di euro, (crescendo del +4,2% rispetto al 2015), per arrivare ai prodotti biologici, che con 1,3 miliardi di euro (+20,4% sull’anno precedente) confermano il passaggio evolutivo da nicchia a segmento trend setter dedicato ad un target di salutisti e ambientalisti.

La crescita dei prodotti salutistici rappresenta uno dei segnali più evidenti del processo evolutivo dei consumatori e trova ulteriori conferme nell’avanzata delle vendite di cereali (844 milioni di euro, +5,7% sul 2015), di alimenti integrali (471 milioni di euro, +21,2%) e di prodotti a base soia/vegetale (436 milioni di euro, +8,4%). Per il medesimo motivo ispiratore si assiste pure, nell’ambito del proteico, a un decremento della carne a vantaggio del pesce e dei prodotti a base di proteine vegetali.

Le “nicchie” confermano il trend

La voglia di sperimentare, direttamente tra le pareti domestiche, si rispecchia nella crescita interessante di una nicchia come quella delle spezie(+16,4% a valore). Praticità e funzionalità invece sono i driver di crescita di un segmento ora in auge, come quello della frutta secca, (+11,6%): qui infatti le aziende hanno saputo rinnovare l’offerta e l’immagine dei prodotti puntando in modo intelligente sul concetto di snack/ spezza fame e di funzionalità assicurando nuove occasioni di consumo.

Spunti di dibattito

Il quadro tratteggiato da Marco Limonta, ha innescato un interessante dibattito tra i relatori: 3 i temi caldi posti sul tappeto da Ivo Ferrario e “palleggiati” tra gli astanti: ripensamento dello store, infedeltà del consumatore al punto vendita, fake news sul cibo con relative ripercussioni sui comportamenti di acquisto.

È emerso come sia prioritario differenziare e caratterizzare in maniera univoca l’offerta e quindi i pdv, in modo che possano diventare dei veri e proprio punti di riferimento per target specifici di consumatori. No al melting pot di offerta, dunque, massificante e banalizzante.

E poi attenzione all’eccesso di promo, specchietto delle allodole, in larga parte responsabile della “migrazione infedele” dei clienti.

Ultimo alert da non sottovalutare: il potere denigratorio che le bufale mediatiche esercitano sulle aziende siano esse produttrici che distributrici. Imprescindibile dunque fare chiarezza e ristabilire la verità.

2017: momenti e occasioni di consumo, l’indagine Ipsos per TUTTOFOOD

2017, quale sarà il canale di consumo privilegiato dagli italiani?

Be’ la scelta non sarà univoca, a confermarlo è l’indagine Dal ristorante alla Rete. Le tendenze del food di domani”, promossa da TUTTOFOOD e condotta da Ipsos durante il mese di marzo 2017, con metodologia CAWI (interviste online) su un campione di oltre 800 soggetti tra i 18 e i 65 anni.

Il motivo ispiratore sarà sempre e comunque la ricerca della qualità. Ma il luogo in cui si cercherà di appagare questo bisogno non sarà monolitico.

L’agone, piuttosto, si presenterà quadripartito: preparazioni casalinghe, ordini on line, street food, ristorazione fuori casa.

A far pendere l’ago della bilancio per l’una o per l’altra soluzione saranno la contingenza, la disponibilità economica e il contesto sociale.

È un dato accertato che i consumi fuori casa siano in crescita (il40% del campione conferma di aver pranzato/cenato fuori casa almeno una volta a settimana) e che gli acquisti alimentari on line siano sempre più considerati una risorsa per risparmiare tempo ereperire prodotti “rari”, ma è vero anche che tra le pareti cansalinghe aumenta il tempo trascorso ai fornelli.

Rispetto alla media di un’ora e 15 minuti registrata nel 2015 e nel 2016, quest’anno, infatti, si registra un incremento sensibile, con una media di un’ora e 30 minuti, soprattutto legato al desiderio di fare bella figura in caso di ospiti.

Ma quali sono i piatti che gli italiani amano preparare?

 

Come primo, le preferenze degli italiani confluiscono sulla pasta a base di pesce (39%). Più distanti i primi al forno (18%) e i piatti di pasta a base di carne (17%). Più equilibrati i giudizi sui secondi: quelli di pesce (48%), soprattutto di mare (24%) sono leggermente preferiti ai secondi di carne (43%), tra i quali si registra la preferenza degli uomini per la carne rossa alla brace. Poco appeal, ancora, per i piatti (primi o secondi che siano) vegetariani).

Quanto ai vini, la differenza la fanno tanto il sesso quanto l’età: tra i bianchi, per esempio, lo Chardonnay (30%) è il  preferito dalle donne), mentre tra le bollicine il Prosecco è il “prodotto” deibaby boomer,  lo Champagne quello dei millennial,  lo Spumante dolce piemontese è infine il “beniamino” del gentil sesso. Le differenze anagrafiche colpiscono anche i rossi: se il Brunello di Montalcino (27-38%) è gettonatissimo dai tra i baby boomer, tra i Millennials le preferenze vanno al Chianti (22%).

Il consumatore e i suoi punti fermi

Dalle rilevazioni Ipsos effettuate con il sistema Behavioral Shopper-Lab, è emerso che durante il processo di acquisto il cliente è mosso da un forte legame affettivo con la sua marca abituale, acquistata nell’85% dei casi.

L’influenza dell’etichette è invece “ritardato” in quanto solo il 3- 9% le legge in store, ma sono importanti strumenti di loyalty, che permettono al consumatore di conoscere a fondo il prodotto (specialmente in relazione all’origine delle materie prime, tema ritenuto importante dal 94% degli intervistati) una volta acquistato.

 

 

 

 

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla pasta ve lo dice Aidepi, con la guida al sugo

Quali sono i formati di pasta più richiesti? e il sugo più adatto a quel formato? A questa e altre domande risponde Aidepi, l’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, che ha presenta una guida per abbinare ad ogni formato di pasta il suo condimento.

Che dice come ad esempio Spaghetti, Penne, Rigatoni, Fusilli da soli raccolgono il 70% del gradimento dei nostri connazionali. Ma anche che dei 300 formati esistenti, ognuno racconta una storia, ognuno si lega a un condimento d’elezione. Qualche esempio? Con la Carbonara rigatoni o spaghetti. Con i sughi di mare vanno preferiti i formati più lisci. E guai ad abbinare gli Ziti con un aglio olio e peperoncino. Al di là delle “coppie fisse” stabilite da una tradizione secolare (Spaghetti sono con aglio olio e peperoncino o con il sugo al pomodoro, Trofie con il pesto, Tagliatelle con il ragù alla bolognese) ci sono, secondo Aidepi, quattro parametri da tenere d’occhio: la trafila, il formato, la capacità di contenere sughi e l’intensità al palato. Perché, in base al formato (rigato, liscio, bucato, spesso o sottile), l’esperienza gustativa è differente ed è necessario comportarsi in maniera adeguata. Ecco come raccapezzarsi:

Pasta lunga:

Bucatini: amatriciana. gricia, sughi strutturati con pomodoro e formaggi
Bavette: sughi semplici di pesce, pesto alla genovese
Capellini: minestre
Fusilli: con ragù alla napoletana, sughi di carne, ricotta.
Lasagne: sughi ricchi di carne, formaggi e verdure
Maccheroncini: ragù alla napoletana, sughi di carne.
Rigatoni: sughi corposi, ragù di carne, verdure, salsiccia. adatti anche a timballi al forno, con sughi di carne
Spaghetti: serviti asciutti, con filetto di pomodoro, sughi all’olio, sughi di pesce, carbonara
Ziti: serviti asciutti, in timballo o spezzati con ragù alla napoletana o sughi di carne.

Pasta corta:

Conchiglie: con salsa di pomodoro, sughi semplici, sughi di carne.
Farfalle: sughi semplici all’olio, paste fredde estive
Mezze maniche rigate: pomodoro fresco o sughi semplici al burro, carbonara
Orecchiette: cime di rapa, sughi al pomodoro e ricotta.
Pasta mista: in brodo, brodo, minestroni, zuppe, la pasta e fagioli.
Penne lisce: sughi leggeri di pesce e verdure, pasta fredda
Paccheri: ragù di pesce, sughi corposi di verdure
Trofie: lessate con fagiolini e patate e poi condite con il classico pesto alla genovese

 

L’Italia è leader mondiale nella produzione (3,2 milioni di tonnellate) e consumo (24 kg a testa) di pasta.

Il vino cinese arriva sugli scaffali della Gdo britannica: dall’import alla concorrenza?

La selezione di vini cinesi in vendita da Tesco.

Fase uno i cinesi scoprono il vino, e diventano tra i maggiori importatori al mondo; fase due i cinesi pensano che, in fondo spazio e clima adatti non mancano, ed iniziano a farselo a casa loro. E questo stesso vino finisce sugli scaffali di due delle maggiori insegne della Gdo britannica, Sainsbury’s e Tesco.

Sorprendente? Certamente no, la Cina per l’International Organisation of Vine and Wine vanta oggi la seconda superficie vitata al mondo dopo la Spagna e, se negli ultimi anni la produzione era diretta sostanzialmente al mercato interno (la classe media cinese, target delle vendite, sarebbe più numerosa dell’intera popolazione del Regno Unito), ora le cose sembra stiano cambiando, anche grazie a un aumento della qualità. La “Napa Valley” cinese sarebbe la regione settentrionale del Ningxia, che vanta un clima secco e caldo con 3mila ore di sole all’anno. 

La vocazione vinicola potrebbe prendere la strada di tante altre industrie che stanno facendo la forza dell’economia cinese. Già i dati più recenti secondo Decanter mostrano un rallentamento delle importazioni a volume mentre si alza il loro valore. Nei primi tre mesi del 2017 le importazioni di vino in bottiglia sono aumentate “solo” del 5,6% a volume e a valore sono diminuite del 3,6% secondo DecanterChina mentre nello stesso periodo del 2016 gli incrementi erano stati del 31,1% a volume e del 47,3% a valore.

Il mercato import sembra dunque percorso da venti di cambiamento che non si presentano affatto uniformi a varian da Paese a Paese. Francia e Australia (i primi due importatori) hanno sì visto un buon incremento di vendite, 10% e 14,9% nel primo trimestre del 2017, ma con un crollo a valore dell’8,8% e dell’8,6% il che suggerisce una virata verso etichette meno care.

 

Franchising, un affare (da 23 miliardi di euro) per giovani

Il franchising? L’entry level dei giovani al mondo dell’imprenditoria. Lo dimostra un sondaggio del Centro Studi del Salone del Franchising Milano, la fiera di settore che si terrà dal 12 al 14 ottobre alle Fiera di Milano. Secondo l’indagine ogni anno 150mila giovani si avvicinano al franchising per verificare la possibilità di entrare nel mondo del commercio in affiliazione e unirsi ai 51mila franchisee che già gestiscono con questa formula un negozio o un centro servizi, generando un fatturato di 23 miliardi di euro (dato del 2016). Lo fanno non perché disoccupati o incapaci di trovare un posto fisso ma perché desiderano divenire imprenditori di se stessi e pensano di trovare nel franchising il modo di ricavare un soddisfacente successo economico.

 

Maschi, dal Nord, interessati a food e moda, già occupati

I 150mila giovani appartengono alla fascia tra i 25 ed i 35 anni e rappresentano il 32,5% dell’intero “popolo del franchising”, stimato in 500mila persone. La crescita dei giovani nell’ultimo biennio è ben definita: +29,5% nel 2015, +32,5 % nel 2016. Per il 60% sono maschi (ma tra gli under 35 le donne salgono al 45%), provengono prevalentemente dal Nord Italia (65%, contro i 22% del Sud e il 12,5% del Centro).

I settori commerciali più interessanti per i giovani sono il food (31,5%), la moda e l’abbigliamento (30%), gli articoli per la persona (12,5%).

Sono per lo più impiegati (27%), commercianti (15%), lavoratori autonomi (15%), piccoli imprenditori (10%), studenti (10%). Solo l’8% degli intervistati sono disoccupati. E la motivazione principale che li spinge verso il franchising è prima di tutto la voglia di auto-imprenditorialità (53%), l’aspirazione a soddisfazioni economiche (49%), la fiducia nella distribuzione moderna (25%). Mentre solo il 6% di essi è mosso dalla difficoltà di trovare un posto fisso. Insomma il franchising viene scelto più come strumento di crescita che non per disperazione. Infine, circa il 60% degli intervistati dichiara che ha fiducia nel franchising perché la formula riduce i rischi grazie alla presenza di un franchisor che mette a disposizione marchio, know-how e assistenza. E sono pronti a fare discreti investimenti in fase di avviamento: il 44,5% dichiara di voler improntare fino a un massimo di 25mila euro, e il 35,5% dichiara di esser pronto a arrivare fino a 50mila euro.

«Non sarà certo il franchising a sconfiggere la disoccupazione giovanile – ha commentato Antonio Fossati, Presidente di RDS Expo (società del Campus Fandango Club) che organizza il Salone Franchising Milano –. Però i dati del sondaggio sottolineano una ben definita tendenza giovanile a mettersi in proprio, già nota col fenomeno delle start up, che pone il franchising tra le forme moderne del retail più promettenti. E per incontrare i giovani, la trentaduesima edizione del Salone Franchising Milano ha organizzato, con Fandango Club, il talent show “Re.Start – Smart Up Your Business” aperto a tutti coloro che presenteranno progetti innovativi per il retail».

Questione di Karma, Acqua Sant’Anna lo sa

Acqua Sant’Anna presenta la nuova linea karma verde, giallo e rosso: delicato mix di frutta e verdura per ritrovare l’armonia. Non semplici bevande, ma veri e propri alleati di benessere che uniscono alle proprietà dell’Acqua Sant’Anna, acqua leggera che nasce nella natura incontaminata delle granitiche vette alpine, uno speciale mix di ingredienti vegetali e frutta, sapientemente dosati per dare vita ad una bevanda buona, dissetante e in grado di soddisfare precise esigenze di salute e benessere. Queste bevande, oltre ad offrire tutte le importanti proprietà benefiche della frutta e della verdura, sfruttano il loro colore per stimolare uno specifico chakra, ovvero uno dei centri di energia presenti nel nostro corpo. Nasce così una bevanda unica, che fa bene al corpo e contemporaneamente all’anima. 

Karma Verde è ispirato al 4° chakra Anahata, connesso all’empatia e all’espansione dell’amore, è una bevanda a base di un delicato mix di succo di frutta e verdure: Mela (simbolo di sintonia), Cetriolo (simbolo di cambiamento), Carciofo (simbolo di apertura) e Zenzero (simbolo di equilibrio), ingredienti che svolgono anche un’importante funzione depurativa per l’organismo.

Karma Giallo è ispirato al 3° chakra Manipura, connesso all’ottimismo e allo sviluppo del potere personale, è una bevanda a base di un delicato mix di succo di frutta e verdure dal colore giallo: Ananas (simbolo di trasformazione), Zucca (simbolo di abbondanza), Aloe vera (simbolo di armonia) e Salvia (simbolo di identità), ingredienti che svolgono anche un’importante funzione dimagrante e digestiva.         

Karma Rosso è ispirato al 1° chakra Muladhara, connesso alla stabilità e alla gioia di vivere il proprio radicamento. Karma Rosso è una bevanda a base di un delicato mix di succo di frutta e verdure dal colore rosso: Pomodoro (simbolo di desiderio), Arancia Rossa (simbolo di vigore) e Basilico, ingredienti che svolgono inoltre un’importante funzione antiossidante.

I 100 siti che dominano il world wide web (infografica)

Walmart non sorprendentemente è il primo sito tra i retailer americani anche fisici per traffico.

Quali sono i siti più influenti, quelli che davvero la gente guarda e naviga, e che di fatto “dominano” la rete? A questa domanda risponde l’infografica di Vodien su dati Alexa. Se il podio non rappresenta sorprese (la triade Google-YouTube-Facebook) è interessante vedere quali sono le altre categorie più cliccate e seguite.

 

La classifica non è oziosa: al mondo esistono 1,1 miliardi di siti, ma la maggioranza del traffico è partita tra pochi di loro. Google ad esempio ammassa 28 miliardi di visite al mese, YouTube, che peraltro è proprietà di Google, 20,5 miliardi.

Nell’infografica ci sono i 100 siti più visitati negli Stati Uniti.

È segnalata l’appartenenza al settore per colore. Il retail, identificato dal colore verde, vede svettare Amazon ed eBay (al quarto e ottavo posto assoluti) ma tra i distributori che hanno anche una rete fisica ci sono Walmart (al 21° posto), Best Buy (39°), Target (43°) e Home Depot (73°). Sono abbastanza ben rappresentati, ma mai quanto le news (14 sii su 100) e i social media (12 sui primi 100), 

Sono anche evidenziate le connessioni tra siti “imparentati” tra loro perché della stessa proprietà, ad esempio Google, Youtube, Blogger e Google User Content, oppure Verizon che possiede l’Huffington Post, AOL.com e, tra breve, Yahoo e Tumblr.

Omia cambia il mercato dei deodoranti: naturali, eco bio e senza sali di alluminio

OMIA arricchisce il proprio ventaglio di offerta entrando nel mercato dei deodoranti con la linea eco biologica EcoBioDeo.

Sono 3 le texture proposte:

  • una con Olio di Argan, proveniente da agricoltura biologica certificata e un derivato naturale della canna da zucchero, disattiva l’azione dei batteri responsabili dei cattivi odori.
  • una per pelle sensibile e reattiva con Tea Tree Oil, che insieme a ingredienti derivati dal mais e dalla canna da zucchero, svolge la sua azione anti sudore e anti odore. 
  • una  anti iper sudorazione con Aloe Vera, anti-traspirante, rinfresca e regola la sudorazione, senza ostacolare la traspirazione fisiologica della pelle. Con un derivato naturale dell’amido di mais assorbe il sudore in eccesso per un effetto asciutto 24 ore.

Ciascuna è declinata nei tre formati Deo Spray Aerosol, Deo Vapo no gas e Deo Roll on, le cui galeniche rappresentano rispettivamente il 52%, il 14% e il 18% del mercato deodoranti (fonte dati IRI).
 
Tutti i prodotti della linea EcoBioDeo sono Cruelty Free e testati ai metalli pesanti come nichel, cobalto e cromo e sono privi di sali di alluminio. Non contengono ingredienti di derivazione animale e sono adatti a vegetariani e vegani. La sicurezza, la dermo-compatibilità e l’efficacia di questi prodotti sono state testate sotto controllo dermatologico e valutate con test sensoriali specifici da volontari selezionati per ciascun profilo dermatologico.
 

Amazon Pay arriva in Italia e la spesa on line diventa più veloce

18 aprile 2017: Amazon annuncia il lancio di Amazon Pay in Italia. In questo modo viene offerta ai clienti la possibilità di pagare prodotti e servizi sui siti web dei merchant aderenti utilizzando le informazioni del proprio account Amazon. Al momento della finalizzazione dell’acquisto, tutti i possessori di un account Amazon possono semplicemente inserire username e password Amazon sul sito del merchant e la transazione verrà così completata, in totale sicurezza, utilizzando le informazioni di pagamento e spedizione collegate automaticamente all’account del cliente.

I vantaggi

Così si riduce significativamente il tempo necessario per il pagamento di prodotti e servizi online, eliminando il bisogno di ricordare tutte le proprie password e di perdere tempo ad inserire i propri dettagli di pagamento e spedizione su ogni sito su cui si acquista. A loro volta i merchant che offrono Amazon Pay come soluzione di pagamento, possono portare nei propri siti web la comodità, la sicurezza e la familiarità che caratterizzano l’esperienza di acquisto Amazon, riducendo, così notevolmente il tasso di abbandono del processo di acquisto e incrementando le vendite e la fiducia dei clienti.

Il servizio Amazon Pay nel mondo

– Il volume di pagamenti nel 2016 è quasi raddoppiato rispetto al  2015;
– clienti da oltre 170 Paesi hanno utilizzato Amazon Pay per effettuare un acquisto online;
– il 32% delle transazioni effettuate con Amazon Pay sono state realizzate da un dispositivo mobile;
– l’Amazon Global Partner Program è stato lanciato nel 2016 con l’obiettivo di aiutare i provider di piattaforme eCommerce ad accrescere il loro business offrendo una facile integrazione con Amazon Pay: nei primi 8 mesi, oltre 50 service provider si sono registrati al Global Partner Program;
i merchant attivi sono cresciuti di oltre il 120% nell’ultimo anno.

Amazon Pay è stato progettato per facilitare una relazione semplice e sicura tra i merchant e i loro clienti. Amazon non riceve alcuna informazione o dati del merchant riguardo alle attività dei clienti sui siti di terze parti.

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