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Sanpellegrino cresce del 4%, trainato dai brand internazionali

Sanpellegrino continua a crescere e chiude il bilancio 2018 con un fatturato di 928 milioni di euro, con un incremento del 4% a valore rispetto all’anno precedente.

Sono stati i brand internazionali a trainare le performance del Gruppo che ha realizzato il 56,9% del fatturato attraverso l’export. Le acque minerali S.Pellegrino e Acqua Panna, ambasciatrici del made in Italy in oltre 150 Paesi nel mondo, sono cresciute a valore rispettivamente del 6% e del 10%.

Nel 2018 Sanpellegrino ha registrato un giro d’affari di 529 milioni di euro sui mercati internazionali, con un incremento del 8% rispetto al 2017, e con picchi del 25% in UK, del 19% in Francia e del 18% in Germania e in Cina. Gli Stati Uniti si confermano il primo Paese in ordine di importanza con una crescita del 12% rispetto al 2017.

In Italia

Sul mercato domestico il Gruppo ha conseguendo un fatturato di 400 milioni di euro e confermando sostanzialmente i valori del 2017. Prestazioni positive anche in Italia per i brand S.Pellegrino e Acqua Panna, che hanno registrato complessivamente un incremento del 3% a volume, mentre i brand Levissima e Nestlé Vera si sono attestati sui volumi del 2017.

“L’esercizio 2018 si è chiuso con un incremento delle performance registrate sui mercati esteri dai nostri brand internazionali S.Pellegrino e Acqua Panna che confermano l’apprezzamento della qualità, dei valori e dello stile di vita italiano portati dai nostri prodotti sulle tavole di tutto il mondo. – ha dichiarato Federico Sarzi Braga, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo SanpellegrinoSiamo particolarmente orgogliosi dei risultati raggiunti dalla nostra famosa acqua con la stella rossa che quest’anno celebra 120 anni di storia, un successo tutto italiano, simbolo del nostro modo di fare impresa. Nel 2019 svilupperemo ulteriormente anche Acqua Panna avviando un piano di investimenti per sostenere il business nei prossimi anni e dare uno slancio ancora più forte all’internazionalizzazione di un brand che ha superato i 300 milioni di bottiglie vendute nel mondo”.

Investimenti

Sanpellegrino ha chiuso il 2018 con l’annuncio di un investimento di 70 milioni di euro stanziati in tre anni per il re-design architettonico e l’incremento di efficienza del sito produttivo di Scarperia oltre alle attività di comunicazione sui mercati internazionali per fare di Acqua Panna la “premium still water” del Gruppo nel mondo.

Nello stabilimento Nestlé Vera di San Giorgio in Bosco, il Gruppo Sanpellegrino sta, inoltre, investendo circa 29 milioni di euro in una nuova linea di lattine e in un nuovo magazzino.

Nel 2018 si è anche conclusa la fase di progettazione esecutiva della Flagship Factory, progetto destinato a riflettere il valore del luogo in cui nasce e viene imbottigliata l’acqua minerale S.Pellegrino. A primavera 2019, sono stati avviati i lavori per la costruzione della nuova area di sosta multipiano che sorgerà all’interno della superficie dello stabilimento attualmente utilizzata per il posteggio degli automezzi. L’area di sosta multipiano, progettata con una tecnologia innovativa dallo studio internazionale BIG, guidato dal celebre architetto danese Bjarke Ingels, sarà una struttura iconica, aperta e trasparente, unica al mondo e pioniera di una nuova concezione di parcheggio, studiata per inserirsi in maniera armonica nel paesaggio.

EsserBella Profumeria lancia un contest dedicato alle mamme

EsserBella Profumerie ha lanciato in occasione della Festa della Mamma, il nuovo contest online #BeautifulMOMents.

Il concorso, attivo fino all’11 maggio, vedrà la pubblicazione giornaliera di Instagram Stories da parte di diverse beauty influencer sul profilo di EsserBella, attraverso cui verranno proposte delle domande su ricordi, abitudini ed emozioni legati allo speciale rapporto mamma e figlia nel mondo del beauty, alle quali la community del brand sarà invitata a rispondere in modo del tutto personale.

Le interazioni finora ottenute sono numerose, il dialogo tra brand e community sui ricordi madre-figlia in vista di un giorno così speciale si fa sempre più ricco e l’interesse è scaturito anche dai numerosi premi in palio, tra cui tanti prodotti di make up, fragranze e skincare di grandi marchi come Shiseido, BareMinerals, Elie Saab, Narciso Rodriguez e Zadig & Voltaire e tanti altri ancora.

Numerosi anche i risultati riscontrati in relazione alle preferenze degli utenti registrati.

In particolare, è emerso come per il 50% dei partecipanti fosse quasi una magia osservare la mamma mettere il mascara, mentre per il 48% il rossetto rosso sia in assoluto il colore preferito delle proprie madri.

 

 

Melinda: 4000 soci ci mettono la faccia

Melinda ci mette la faccia, anzi, le facce. Quelle di ben 4000 frutticoltori, per l’esattezza. È partito infatti il  progetto “Le 4.000 facce di Melinda”, che vede i volti dei soci frutticoltori del Consorzio protagonisti sulle confezioni di mele disponibili nei punti vendita fino alla fine di giugno. Per la prima volta nella storia dell’ortofrutta, chi acquista una mela può “guardare negli occhi” chi l’ha coltivata con tanta passione e dedizione, che si fa garante del proprio prodotto “mettendoci la faccia”.

Sono stati in molti i soci di Melinda a mettersi in gioco, presentandosi volontariamente per farsi fotografare in un set appositamente allestito nella propria cooperativa frutticola. Oltre 1.000 scatti che, in rappresentanza delle 4.000 famiglie del Gruppo, ritraggono l’orgoglio di uomini e donne in grado di trasmettere ai consumatori la fierezza di un lavoro autentico, svolto con passione oggi come un tempo, che celebra Madre Natura e i frutti che offre, stagione dopo stagione. 

La campagna “Le 4.000 facce di Melinda” rispecchia la filosofia dell’azienda, che si presenta al pubblico per quello che è, in maniera schietta, autentica e trasparente: una grande famiglia, nella quale regnano spirito di cooperazione e senso di appartenenza, attraverso un profondo legame con il territorio. I visi stampati sugli imballaggi, infatti, consentono di avvicinare gli acquirenti, almeno idealmente, all’universo celato dietro a una Melinda, fatto di lavoro, passione, sacrificio e tante storie di vita, anche grazie all’accostamento di pensieri espressi dagli stessi agricoltori, che descrivono le caratteristiche uniche che distinguono le mele prodotte nelle valli di Non e Sole. Una ulteriore garanzia della qualità, del valore e dell’unicità della frutta Melinda e della trasparenza con cui il Consorzio opera sul mercato.

Melinda nel corso degli anni, ha sempre ricercato i migliori fornitori, oggi in grado di stampare in digitale milioni di confezioni tutte diverse tra loro grazie alla tecnologia di ultimissima generazione di cui si sono dotati. Un processo che coniuga la vocazione al rispetto e alla cura della tradizione, con la volontà di innovarsi continuamente, operando sul mercato con attività di marketing altamente innovative e distintive, come solo le grandi aziende sanno fare.

La campagna non si esaurisce sulle confezioni, ma si completa sul web attraverso un progetto che prevede l’utilizzo di brevi video e l’uso di foto di backstage con interviste realizzate durante il lavoro nei campi.

Fin dal momento in cui gli uomini di Melinda ci portarono a conoscenza del progetto, capii quanto fosse straordinario – dichiara Fausto Ferretti, Amministratore Delegato di Sandra Spa -. Dare un viso a ciascun imballo è un’idea geniale. Provo a immaginare quanto possa essere stimolante ed emozionante potersi rivedere nei punti vendita per ciascun frutticoltore. Realizzare in modo industriale tale progetto è stata un’opera immensa. Penso che la riproduzione di immagini abbinate ad altrettanti slogan così numerosi non fosse mai stata realizzata prima d’ora. È stata un’esperienza che ha messo a dura prova l’intera filiera: Melinda, la nostra intera organizzazione e i nostri fornitori di tecnologie, con una menzione speciale a Barberán s.a. per il supporto sulla componente software del dato variabile. Uno straordinario esempio di lavoro di squadra che ha registrato uno splendido risultato e in tempi record”.

Ora l’Italia può vedere i volti di coloro che le Melinda le producono – dichiara Giuseppe Ghelfi, Commerciale della Ghelfi Ondulati Spa -.  L’essere parte di questo progetto ci rende orgogliosi per la felicità che diamo. I numeri ci dicono l’eccezionalità dell’operazione: si sono serializzate milioni di scatole una diversa dall’altra, risultato irraggiungibile senza l’apporto del marketing Melinda, della tecnologia di stampa HP e dei nostri ragazzi della Ghelfi Ondulati“.

 

McDonald’s: 25 nuovi ristoranti e 2300 posti di lavoro nel 2019

McDonald’s annuncia un piano di crescita per il 2019 che prevede l’apertura di 25 ristoranti e la creazione di 2.300 nuovi posti di lavoro. Il piano si colloca in continuità con lo sviluppo dell’azienda nell’ultimo biennio, con 3.000 nuove assunzioni che hanno portato il numero totale dei dipendenti a 23.000.

La ricerca di personale per il 2019 interesserà tutto il territorio nazionale: nel Nord-Ovest McDonald’s creerà 850 nuovi posti di lavoro, altri 470 Nord-Est, 560 nel Centro Italia e al Sud e nelle Isole 420 nuovi posti di lavoro. Inoltre, da inizio anno, hanno già preso il via le selezioni per oltre 400 persone, a Milano (città e provincia), Roma, Parma, Ancona, Alessandria, in provincia di Brescia, Salerno e Chieti.

“Rappresentiamo un’opportunità di ingresso nel mondo del lavoro per migliaia di giovani, il primo passo per costruire il proprio futuro professionale e i progetti di vita” ha commentato Massimiliano Maffioli, Chief People Officer di McDonald’s Italia “Nella selezione dei candidati, le esperienze professionali precedenti non sono ritenute un elemento imprescindibile proprio perché forniamo, dal primo giorno di lavoro, percorsi di formazione in aula e on the job per favorire lo sviluppo della carriera e crescita lavorativa. Ognuno, in McDonald’s, può costruire un percorso unico, sulla base delle proprie esigenze ed aspirazioni. Si tratta di reali opportunità, come dimostra il fatto che oltre il 50% dei dipendenti della sede di McDonald’s Italia ha iniziato il proprio percorso lavorativo nei ristoranti”.

McDonald’s offre ogni anno oltre 900.000 ore di formazione ai suoi dipendenti, a tutti i livelli. Attraverso questi percorsi formativi, tutti possono intraprendere un percorso di crescita e arrivare anche a rivestire ruoli manageriali. I valori cardine di McDonald’s sono infatti il merito, le pari opportunità e la crescita professionale: a tutti vengono offerte le medesime opportunità e gli stessi strumenti.

Dei 23.000 dipendenti che lavorano nei 590 McDonald’s italiani, la maggior parte è composta da donne (62%), che costituiscono anche il 50% degli store manager. L’età media dei dipendenti è 31,5 anni, 30 per i crew, 35 per i manager e 39 per gli store manager. Il 92% dei dipendenti che lavora da McDonald’s è assunto con contratti di apprendistato o a tempo indeterminato.

Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot: il primo store in UK

Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot pianta la sua prima bandierina in Gran Bretagna, all’aeroporto internazionale di Luton, per l’esattezza. L’iniziativa segue di pochi giorni la recente nuova apertura di Parigi, nel centro commerciale di Vélizy 2 , che ha raddoppiato la presenza in Francia del gruppo.

Con l’apertura del bistrot a Luton il gruppo Fattorie Garofalo è ormai pronto a sviluppare una forte iniziativa internazionale. I mozzarella bar all’estero ora sono tre e tutti operativi.  

E’ il momento di cavalcare l’onda dell’elevato gradimento riscosso dalla mozzarella di bufala sui mercati esteri, dove il prodotto campano, come documentato da alcune ricerca di mercato, è associato dai consumatori alla qualità di livello più elevato – ricorda il presidente Raffaele Garofalo, che sottolinea – “Il gruppo Fattorie Garofalo oggi punta a portare l’export al 55% del fatturato e i mozzarella bistrot rappresentano una leva commerciale formidabile per diffondere la conoscenza del prodotto.”

Il Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot di Luton che si inaugura oggi si concreta in un punto vendita – attestato dopo i controlli dell’area imbarchi (airside) – dove il layout richiama la latteria di una volta, una salumeria gourmet. Qui l’offerta punta su pasta, pizza, insalate, panini, e colazioni, tutto ovviamente a base di prodotti di bufala. L’offerta, che contempla tutti prodotti italiani, presenta anche un’aerea dedicata alla vendita dei prodotti da portare. E se si prevede molto takeaway, c’è anche la possibilità di mangiare sul posto ed accompagnare le pietanze con un buon vino italiano.

 

 

Beauty & Personal Care: USA, Cina, India ed Emirati trainano la crescita

Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay

Beauty & personal care: un settore che oggi vale oltre €430 miliardi ma che potrebbe raggiungere circa i 550 miliardi nel 2022. Leader di mercato in termini di quota sono gli USA, che anche nei prossimi mesi si confermeranno leader e accelererranno la loro crescita. Ma anche India, Emirati e Cina registrano tassi di crescita di tutto rispetto tanto da venire annoverati insieme agli States come i Mercati del Futuro. Ecco alcune delle evidenze emerse in occasione del 3° Pambianco Beauty Summit dove Erika Andreetta, Consumer Markets Consulting Leader di PwC Italia, ha presentato l’analisi dei trend specifici per il settore beauty.
Nel corso dell’evento, sono stati inoltre presentati i risultati dalla 10° “Global Consumer Insight Survey” condotta da PwC su oltre 21.000 consumatori in 27 Paesi nel mondo che monitora i driver dei comportamenti d’acquisto dei consumatori e le nuove sfide che questi pongono ai player del Consumer Goods e del Retail.

I mercati del futuro
Gli Stati Uniti rappresentano il mercato più importante per valore assoluto, da €80 miliardi nel 2018 (di cui €36 miliardi il mercato premium), che si stima raggiungeranno circa €92 miliardi entro il 2022, rimanendo di fatto il principale mercato mondiale.
In Cina ed India, si registra un tasso annuo di crescita composto rispettivamente dell’8% nel mercato cinese che raggiungerà i €70,3 miliardi (€52 miliardi nel 2018), e dell’11% nel mercato indiano che toccherà i €20 miliardi (€13,2 miliardi nel 2018).
Gli Emirati Arabi saranno un mercato cruciale più che per crescita, si stima che raggiungano €2,2 miliardi nel 2022 (oggi €1,9 miliardi), per le tendenze che detteranno in ambito beauty. Le donne del Medio Oriente infatti tendono a sperimentare con i loro prodotti di bellezza molto di più di quanto non succeda altrove; a Dubai è un imperativo essere “glam” a qualsiasi ora del giorno.

Il Beauty visto dai Millennial
I Millennial sono,  insieme alla Gen Z, i principali interlocutori del settore beauty. Diventa quindi prioritario per le aziende comprendere e assecondare le  loro richieste.

Vediamo allora  quali sono i trend dominati per questo target:

  1. Sostenibilità:  un approccio “natural”, “green” e “clean” è per loro un’esigenza e non una semplice moda. Complessivamente si registra una maggiore attenzione del mercato alla sostenibilità dei prodotti beauty: il 37% dei consumatori ricerca prodotti con packaging eco-friendly, il 41% evita il più possibile l’uso della plastica, il 42% pagherebbe un premium price per prodotti ecosostenibili, il 44% è attento all’origine e vuole sapere se il bene è stato prodotto eticamente.
  2. Premiumization del prodotto: il segmento premium registra una crescita più rapida rispetto a quello mass (6,8% nel 2018 vs 5,3% del 2017). Millennial e Gen Z spendono molto più delle generazioni precedenti in make-up e skincare, privilegiando la qualità. Di conseguenza, aumenta il volume del mercato di prodotti premium: negli Emirati Arabi rappresenta oltre il 63% (€1,2 miliardi); in Cina il settore vale oltre il 31% del comparto e registra crescite superiori al mercato, con tassi superiori al 20% negli ultimi due anni.
  3. Digital Disruption: il digital ha avuto un effetto dirompente nel settore. È in rapido aumento l’utilizzo della diagnostica intelligente, ovvero servizi e device tech che guidano gli acquisti: in un futuro non troppo lontano realtà aumentata e intelligenza artificiale consentiranno assistenti personali nella scelta di skincare e makeup.
    Le iniziative di personalizzazione verranno implementate, le app e le piattaforme online consiglieranno i consumatori sia tramite affidabili algoritmi computerizzati che tramite comunità virtuali, blogger e vlogger.

Shopping online
Il panorama distributivo globale sta cambiando: sebbene, infatti, gli store rimangano un canale vitale per la bellezza (rappresentano l’80% del mercato), è pure vero che quasi il 60% dei consumatori nel mondo ha acquistato online prodotti di health & beauty almeno una volta negli ultimi 12 mesi.
In particolare, le vendite online sono quasi raddoppiate in valore assoluto dal 2013 al 2017 (da €17 miliardi a €33 miliardi) e presentano un tasso di crescita superiore alla crescita delle vendite in store. Dalla survey, su 22.000 consumatori emerge inoltre come gli Amazon o Alibaba shopper nel mondo siano circa il 65% del campione, con picchi del 95% in Cina per le piattaforme JD/Tmall. Inoltre, l’e-commerce si svilupperà ulteriormente con la diffusione di piattaforme social “ibride” come come nuovi canali di vendita.
La digital disruption ha influito anche sulla concezione del business stesso, infatti il panorama dei brand beauty online è completamente diverso rispetto al mondo off line. Nel mondo beauty online esistono nuovi modelli di business che semplicemente non esistono offline, ad esempio in USA i top 20 brand di cosmetica che catturano il 90% del mercato off line, valgono solo il 14% del mercato online.

Post-digitale: i 5 trend della nuova era raccontati da Accenture

Post-digitale: è iniziata una nuova era cui le aziende dovranno adeguarsi, cogliendo nuove opportunità per offrire realtà ed esperienze personalizzate.

Purché, però, si mostrino affidabili, responsabili e sicure.

Ecco quanto emerge dall’Accenture Technology Vision 2019, il report annuale di Accenture che individua i principali trend tecnologici che ridefiniranno il business nell’arco dei prossimi tre anni.

Secondo il report di quest’anno, “The Post-Digital Era is Upon UsAre You Ready for What’s Next?”, le aziende si trovano a un punto di svolta. Le tecnologie digitali permettono di comprendere i clienti in maniera più approfondita, di utilizzare più canali per raggiungere i consumatori e di espandere gli ecosistemi con nuovi potenziali partner.

Per le aziende dell’era post-digitale l’innovazione consiste nel capire come plasmare il mondo intorno alle persone e scegliere il momento giusto per offrire prodotti e servizi. Le organizzazioni stanno muovendo i primi passi in un contesto che si adatta a ogni circostanza, dove i prodotti, i servizi e persino l’ambiente circostante sono personalizzati e dove le aziende si rivolgono all’individuo in molteplici momenti della sua vita e del suo lavoro, plasmando la sua realtà.

La Technology Vision identifica cinque trend tecnologici emergenti a cui le aziende che vogliono rimanere competitive dovranno fare riferimento:

  • DARQ Power: comprendere il DNA delle tecnologie DARQ. Le tecnologie di distributed ledger, intelligenza artificiale, realtà estesa e quantum computing (distributed ledgers, artificial intelligence, extended reality and quantum computing, DARQ) sono catalizzatori per il cambiamento che offrono nuove straordinarie possibilità e consentono alle aziende di reinventare interi settori. Alla richiesta di indicare quali di queste tecnologie influiranno maggiormente sulla loro organizzazione nei prossimi tre anni, il 41% dei dirigenti intervistati ha collocato al primo posto l’IA — più del doppio rispetto agli intervistati che hanno indicato qualsiasi altra tecnologia DARQ.
  • Get to Know Me: identificare l’unicità dei consumatori e cogliere nuove opportunità. Le interazioni mediate dalla tecnologia stanno generando un’identità tecnologica in espansione per ogni consumatore. Questa base “viva” di conoscenza sarà fondamentale per comprendere la prossima generazione di consumatori e per offrire relazioni ricche, individualizzate e basate sull’esperienza. Più di quattro intervistati su cinque (83%) hanno dichiarato che i dati demografici digitali offrono alle loro organizzazioni un nuovo modo di individuare le opportunità di mercato in risposta ai bisogni non soddisfatti dei clienti.
  • Human+ Worker: trasformare l’ambiente di lavoro e valorizzare le persone. Con l’utilizzo della tecnologia i lavoratori stanno acquisendo nuove competenze ed esperienze, ampliando le loro capacità. A man a mano che la forza lavoro diventa “human+”, le aziende dell’era post-digitale devono abilitare e sostenere nuove modalità di lavoro. Oltre i due terzi (71%) dei dirigenti intervistati ritengono che i dipendenti della loro azienda siano più maturi dal punto di vista digitale rispetto all’azienda stessa e che si trovino quindi costretti ad aspettare che quest’ultima si metta al passo.
  • Secure Us to Secure Me: le imprese non sono vittime, ma vettori. Le attività di business dipendono sempre di più dagli ecosistemi in cui le imprese operano. La crescente interconnessione fra molteplici soggetti aumenta però l’esposizione delle organizzazioni ai rischi. Le aziende devono riconoscere alla sicurezza un ruolo fondamentale nel momento in cui instaurano collaborazioni per fornire i migliori prodotti, servizi ed esperienze. Solo il 29% degli intervistati si è dichiarato certo che i propri partner di ecosistema si impegnino diligentemente a essere conformi e resilienti in materia di sicurezza.
  • MyMarkets: soddisfare le esigenze dei consumatori in tempo reale. La tecnologia sta creando un mondo di esperienze fortemente personalizzate e disponibili on demand, dove ogni singolo momento rappresenta un’opportunità, un mercato momentaneo. Le aziende devono reinventare la loro struttura organizzativa per individuare e cogliere queste opportunità. Sei intervistati su sette (85%) hanno dichiarato che la capacità di integrare personalizzazione e disponibilità in tempo reale di beni e servizi rappresenterà un nuovo importante vantaggio competitivo.

Esempi dal mondo

Zozotown, la più grande società giapponese di e-commerce, punta sulle sue tute Zozosuit in spandex che si collegano all’app Zozotown per prendere le misure esatte dei clienti, i capi personalizzati della collezione arrivano in soli 10 giorni.

Lo statunitense Sam’s Club ha sviluppato un’applicazione che utilizza il machine learning e i dati sui precedenti acquisti per compilare automaticamente le liste della spesa dei suoi clienti; l’azienda prevede di aggiungere una funzione di navigazione che mostri i percorsi migliori, all’interno del negozio, per raggiungere ogni articolo sulla lista.

Il gigante cinese dell’e-commerce JD.com con la sua piattaforma “Toplife” supporta i venditori terzi che mettono in vendita i propri prodotti su JD creando negozi personalizzati e fornendo accesso alla sua catena di distribuzione con consegna tramite robot e droni all’avanguardia.

Metodologia

La Technology Vision di Accenture è redatta annualmente dagli Accenture Labs e da Accenture Research. Per il rapporto 2019, il processo di ricerca ha incluso la raccolta di contributi da parte del Technology Vision External Advisory Board. Inoltre, il team di Technology Vision ha condotto interviste con luminari della tecnologia ed esperti del settore, nonché con quasi 100 membri della leadership Accenture. Parallelamente, Accenture Research ha condotto un sondaggio online globale tra 6.672 manager di business e IT: gli intervistati sono stati dirigenti di alto livello e direttori di aziende in 27 paesi e 20 settori industriali, la maggior parte delle quali ha un fatturato annuo superiore a 6 miliardi di dollari.

Vino: crescono DOC e DOCG, benissimo i biologici, successo per la MDD

Vino: in attesa di parlarne al prossimo Vinitaly, diamo un’occhiata all’andamento del comparto. Ciò che merge dalle analisi di IRI (dati 2018 a volume, ricerca IRI per Vinitaly 2019, iper+super+libero servizio piccolo) è che i vini Doc e Docg in bottiglia registrano il +5,3% nel primo bimestre 2019 (dopo una sostanziale tenuta nel 2018); gli spumanti il + 2,1%, i vini biologici il +18% (+ 11,8% gli spumanti bio); i vini a marca privata o marchio del distributore (MDD) in bottiglia il + 7%. La quota di mercato del vino MDD è arrivata al 14% di tutto il vino venduto nella Grande Distribuzione per un valore di 156 milioni di euro. I soli vini Doc e Docg a marca del distributore sono cresciuti dell’8%.

Un’insegna come Conad, per esempio, mette a scaffale ben 85 referenze MDD, che vendono a valore oltre 47 milioni di euro l’anno. Carrefour, con “Trancio Antico” e “Terre d’Italia” registra un costante aumento, soprattutto nella fascia medio-alta. La Coop propone i marchi “Assieme”, vini quotidiani provenienti da cantine del mondo cooperativo e  “Fior Fiore”, di fascia medio alta, con 17 referenze prodotte da note cantine, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier (entrambe spuntano una performance positiva nel 2018). Iper La Grande J ha lanciato già 13 anni fa il marchio “Grandi Vigne” che dispone di circa 80 etichette grazie alla collaborazione con 35 cantine vocate sul territorio e detentrici dell’intera filiera. Penny Market, convinta che i vini MDD trovino nel formato discount una opportunità vincente, propone tre brand: i vini di pregio D’Alleramo; gli spumanti Rocca Merlata; i vini in tetrapak Archetto.

A fronte della crescita dei vini MDD, il 2018 ha fatto segnare una contrazione delle vendite a volume di varie tipologie di vino, su cui ha influito la scarsa vendemmia del 2017 e l’aumento dei prezzi del vino.

“I prezzi dei vini si sono confermati in aumento per tutto il 2018 – spiega Luca Bacciocchi, Category Manager Vini di Carrefour –  fino alla nuova vendemmia che, grazie ai risultati positivi, ha portato un effetto deflattivo che si dovrebbe esprimere nel corso dell’anno corrente.

Analisi condivisa da Federico Scarcelli, buyer vino di Coop: “La pessima vendemmia del 2017 e il conseguente aumento delle quotazioni del vino ha portato aumenti di prezzo importanti: Coop ha limitato l’inflazione a scaffale dei vini tipici e degli spumanti al 2% mentre l’aumento dei vini tavola è stato intorno al 7%”.

 Va sottolineata anche la flessione, seppur modesta, delle promozioni, come riferisce Alessandro Chiapparoli buyer vino di Iper La Grande I: “Altro elemento che ha determinato l’aumento dei prezzi è stato una politica promozionale meno aggressiva rispetto al 2017, con un calo di 5% punti promo”.

“I prezzi nel 2018 sono mediamente aumentati del 4% circa anche nella nostra insegna – riferisce Valerio Frascaroli, buyer vino di Conad con un incremento in percentuale più marcato sui tavola/igt ed anche spumanti (punte anche del 10%) e meno importante nei Doc e Docg”.

Ha risentito meno dell’aumento dei prezzi del vino, grazie alla formula discount, come conferma Zoran Mihovski, buyer vino di Penny Market: “I prezzi dei vini, legati fisiologicamente alla qualità delle vendemmie hanno subito un leggero rialzo, con un dato medio di inflazione del 4,5%”.

Brexit: un’uscita hard metterebbe a rischio 32.000 posti di lavoro

Foto di DANIEL DIAZ da Pixabay

Brexit: quali scenari si apriranno?

Al di là degli aspetti prettamente politici, infatti, un evento epocale come quello incombente, innescherà inevitabilmente  pesanti conseguenze economiche un po’ in tutti settori. Non ultimo in quello agroalimentare. Non dimentichimo, infatti, che il comparto agricolo britannico esporta 2/3 della sua produzione nel vecchio continente, importando dallo stesso quasi il 70% tra frutta, verdura, carne e altri generi alimentari.

Proprio questi temi sono stati al centro della conferenza ‘Brexit, what’s next?’ organizzata da AHDB Beef&Lamb, la divisione di Agriculture and Horticulture Development Board, Ente britannico non governativo per il sostegno e lo sviluppo dell’industria agroalimentare, che rappresenta 110.000 allevamenti bovini e ovini nella sola Inghilterra.

“Da quando il 51,8% dei cittadini britannici si è espresso per il leave il 23 giugno 2016, ci siamo interrogati molto sul potenziale impatto che il commercio di prodotti agricoli avrebbe potuto subire a breve e a lungo termine”, ha commentato Jeff Martin, responsabile AHDB Beef&Lamb per il mercato italiano. “Il comparto bovino e ovino, che noi rappresentiamo insieme a quello dell’orticoltura, sono in particolare i settori che potenzialmente potrebbero essere più colpiti da una Brexit senza accordo”. 

Le carni hanno sempre rappresentato una parte importante del commercio fra l’Europa e i Paesi d’Oltremanica in entrambe le ‘direzioni’: l’UK è un mercato di sbocco importante per gli allevatori europei, così come un grande allevatore di bestiame. Basti pensare che nel 2015 il Regno Unito è stato il terzo più grande produttore bovino e il primo produttore ovino di tutta Europa.

Carne bovina

Tra il 2013 e il 2017 l’Inghilterra ha esportato una media di oltre 84.000 tonnellate all’anno di carne bovina fresca, pari a un valore medio di 373 milioni di sterline. Durante questo periodo l’export verso l’UE ha rappresentato in media l’82% del totale. Irlanda, Olanda, Francia e Germania sono i principali paesi che hanno acquistato manzo britannico.

Carne ovina

Sul fronte ovino, nello stesso quinquennio, la media delle esportazioni è stata di quasi 100 mila tonnellate annue, pari a un valore medio di 392 milioni di sterline. Ancora una volta l’Europa è stata la principale destinazione con una media dell’89% delle esportazioni britanniche complessive. Francia e Germania sono stati i principali destinatari dei prodotti provenienti dall’UK.

“Dati i numeri così importanti per le esportazioni di manzo e ovino britannici verso l’EU, la prospettiva del no-deal non è mai stata ignorata in Ahdb”, prosegue Martin. “Da subito abbiamo lavorato per aumentare la consapevolezza del potenziale impatto che lo scenario peggiore potrebbe avere sui nostri comparti di beef e lamb”.

Se sulle carni di provenienza britannica venissero applicati i dazi doganali di un paese terzo, infatti, le esportazioni subirebbero una battuta d’arresto. Le tariffe applicate potrebbero essere molto alte, tanto quanto il costo del prodotto stesso, se non addirittura di più. Inoltre, aumenterebbero anche i controlli veterinari, alle dogane e i costi di trasporto. Questo ridurrebbe la competitività delle carni Made in UK. Non da ultimo, una hard Brexit porterebbe alla perdita di 32.000 posti di lavoro. 

E le importazioni?

Anche sul fronte delle importazioni gli scenari cambierebbero radicalmente, impattando in modo significativo su tutti i mercati europei, sia in volume che in valore. La Gran Bretagna è un grande mercato per i 27: l’Irlanda, principalmente per le carni di manzo, e la Danimarca, per la carne suina, sarebbero i paesi più penalizzati. Anche l’Italia figura fra i 5 top esportatori di carne bovina in UK.

“Il risultato più auspicabile per tutti gli operatori del settore, britannici ed europei, – conclude Martin – è sicuramente quello di un accordo che garantisca un commercio fra i due blocchi alle stesse condizioni esistenti ora. Non ci resta che seguire gli ultimi sviluppi che verranno comunicati in questi giorni”.

Migross lancia WITA, nuova linea di prodotti a marchio dedicati al benessere

Migross ha creato Wita, una nuova linea di prodotti a marchio in grado di offrire un’alternativa valida per i più diversi bisogni alimentari.
La linea Wita, infatti, si compone di prodotti che non vogliono servire solamente a segmenti specifici di pubblico, ma intendono coprire le esigenze di tutti coloro che hanno deciso di occuparsi
quotidianamente del proprio benessere anche nei più piccoli particolari, iniziando appunto
dall’alimentazione.
“Abbiamo deciso di non far comparire il marchio corporate Migross nel packaging della linea – spiega Marco Mion, Responsabile Commerciale Migross – perché il logo Wita rappresenta già di per sé un elemento fondamentale di comunicazione che permette ai Clienti di riconoscersi nei valori e negli intenti che la marca propone. Benessere, dinamismo, attenzione, leggerezza, qualità, innovazione, energia…tutto si riunisce in un’unica parola, Wita, esaltandone però ogni singolarità.”

“Wita – racconta Gerardo Luca Sinesi, Responsabile Prodotti a Marchio Migross – nasce dalla necessità di creare un contenitore immediato ed identificabile a scaffale, puntando sulla prestazione che il cliente di oggi, sempre più evoluto, va a ricercare. Il tutto, con la garanzia della qualità che il mondo Migross, ulteriore valore aggiunto, porta con sé”.
Elemento di spicco sono i prodotti biologici, passati dall’essere richiesti solo da una cerchia ristretta di persone all’essere ricercati da tutti coloro che hanno capito l’importanza di “mangiare sano” ma con un occhio attento al portafoglio.
La linea Wita, oltre al Bio, accoglierà prodotti FreeFrom e Arricchiti e crescerà in base alle richieste
dei clienti.
Seguiranno delle estensioni della gamma che attualmente abbiamo presente e altre inimmaginabili
che grazie a questo ampio respiro potranno avere vita. Stiamo già lavorando ad una linea no food di detergenza per la casa che risponda sempre di più all’esigenze ecologiche del nostro pianeta.”
L’obiettivo, come per le altre referenze a marchio Migross è pertanto quello di dare ai consumatori
un’alternativa di qualità al giusto prezzo.

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