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Gluten free Expo a Rimini: industria e gdo guardano con crescente attenzione al senza glutine

Gluten Free Expo, il primo e unico salone internazionale dedicato ai prodotti e all’alimentazione senza glutine, si svolge dal 14 al 17 novembre a Rimini Fiera.

Appuntamento importante, dicono gli organizzatori, perché con un incremento di espositori del 52% (sono 110 a oggi, in rappresentanza di 158 aziende) e in particolare con la partecipazione delle aziende alimentari (l’Associazione dell’industria dei semilavorati alimentari collabora con la manifestazione) Gluten Free Expo fa un salto di qualità, attirando l’interesse della Grande distribuzione. «Già oggi le più importanti catene hanno prodotti a marchio del distributore senza glutine» ha sottolineato Juri Piceni, di S-Attitude Group che organizza la manifestazione.

Ma il vero nodo da sciogliere riguarda la liberalizzazione di un mercato che oggi è quasi totalmente in mano alle farmacie. Il volume d’affari, in Italia, del mercato degli alimenti gluten free, è stimato a 237milioni di euro con una crescita continua a due cifre. La farmacia occupa un ruolo fondamentale (176milioni di euro) mentre la grande distribuzione è ancora marginale (61 milioni di euro), nonostante la differenza tra i prezzi dei prodotti al supermercato e quelli nelle farmacie sia tra il 40 e il 60%. Il nodo da sciogliere si chiama liberalizzazione, che potrà portare a un riallineamento del differenziale di prezzo e a una maggiore diffusione dei prodotti gluten free sugli scaffali dei supermercati.

Tanto più che una ricerca condotta dall’istituto di ricerca Apertamente ha individuato un ampio mercato, ancora poco esplorato, di persone sensibili al glutine o che decidono per scelta salutistica, seguendo uno stile alimentare orientato al benessere pur non essendo soggetti ad alcuna intolleranza o patologia, di limitarne il consumo nella propria dieta. «Il percepito dei prodotti gluten free – afferma la ricercatrice Eleonora D’Onofrio – è che siano mediamente di una qualità superiore rispetto ai comuni prodotti in commercio. Salubrità, leggerezza, basso contenuto calorico sono, in realtà, spesso dei falsi miti, ma è bene imparare a comunicare con questa nuova fetta di mercato che rappresenta per le aziende del largo consumo e della grande distribuzione uno sbocco commerciale di grande interesse».

Quale futuro per la Gdo in un Sud povero, deserto e anziano?

La presentazione del “Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno”, edito da Il Mulino, si è tenuta ieri al Tempio di Adriano a Roma. Foto Svimez.

Sembra un bollettino di guerra, invece è il Rapporto sull’economia del Mezzogiorno 2014 presentato ieri da SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Da cui emerge un’Italia più spaccata in due che mai, che la crisi ha reso ancora più disuguale. Non solo: il Sud secondo Svimez è a “rischio desertificazione”, con una popolazione sempre più esigua,  povera e anziana.

Dal Meridione si scappa per assenza di lavoro e prospettive: solo nel 2013 sono emigrati 116mila abitanti, e per il secondo anno di fila la natalità è stata negativa, con il conseguente innalzamento dell’età media ed emorragia delle fasce più produttive della popolazione. Aumentano le famiglie povere (+40% nell’ultimo anno) perché manca il lavoro (l’80% dei posti di lavoro nazionali persi tra il primo trimestre del 2013 e del 2014 è al Sud); l’industria continua a soffrire (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti) e gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977.

Crollano i consumi
I consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, arrivando a ridursi nel 2013 del 2,4%, a fronte del -2% delle regioni del Centro-Nord. Dal 2008 al 2013 la caduta dei consumi ha sfiorato nel Sud i 13 punti percentuali (- 12,7%), un risultato due volte maggiore che nel resto del Paese (-5,7%). Non parliamo solo del superfluo: in questi cinque anni di crisi sono crollati anche i consumi di beni alimentari, al Sud del -14,6%, a fronte del -10,7% del Centro-Nord; in caduta libera anche il vestiario e le calzature, -23,7%, quasi doppio che nel resto del Paese (-13,8%). Arretrano anche i servizi per la cura della persona e le spese per l’istruzione: -16,2% al Sud, tre volte in più rispetto al Centro-Nord (- 5,4%). A esporre alla povertà individui e famiglie concorrono sia la disoccupazione (specie femminile con 6 famiglie su 10 monoreddito) che il numero maggiore di familiari a carico.

Conseguenze per lo sviluppo della GDO?
Possiamo immaginare che in questa parte del Paese abbandonata dalle fasce più attive della popolazione, impoverita e con scarse prospettive (il crollo delle nascite è significativo) gli investimenti, anche nel retail, potrebbero non essere all’ordine del giorno. Prima di tutto per lo stravolgimento demografico, che secondo il rapporto farà perdere alle regioni del Sud 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, portandole a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%. Per il progressivo innalzarsi dell’età media, che in un’altra situazione potrebbe far pensare a nuovi prodotti e servizi per gli anziani (pensiamo ai supermercati per la terza età nati in Germania), ma che in una situazione così compromessa dal punto di vista economico e dei consumi fa immaginare piuttosto una marea di discount che puntano su offerte e prodotti low cost, sul tipo dei Pound shops inglesi (quelli dove merce di ogni tipo viene venduta a una sterlina, sempre affollatissimi). L’emorragia di giovani e laureati (tra cui molte donne) verso altre regioni in cerca di lavoro infine non mancherà di indirizzare la domanda verso prodotti tradizionali e di fascia bassa. Le eccezioni ci sono, naturalmente. Basta pensare ai nuovi format di successo di Sicilconad sorti proprio in una delle regioni più compromesse, la Sicilia. Ma il futuro è quanto meno incerto.

Le previsioni dello Svimez per il 2015 indicano un Pil nazionale in timida crescita (+0,8%), risultato di un +1,3% del Centro-Nord e il negativo -0,7% del Sud. In risaluita i consumi al Centro-Nord a +0,4% e in flessione al Sud (-0,2%).

Anna Muzio

Eurocommerce a Ue: massima attenzione a digitale, competenze e riforme del lavoro

Parlando al Tripartite Social Smmit per la crescita e il lavoro di oggi (notata l’assenza di Matteo Renzi), il direttore generale di Euro Commerce Christian Verschueren ha evidenziato il fatto che, «oltre 29 milioni di europei lavorano nella vendita al dettaglio e all’ingrosso, cioè uno ogni sette europei che lavorano». Tuttavia, pur essendo uno dei maggiori fornitori di posti di lavoro più grandi d’Europa, il settore deve affrontare importanti sfide. Per contribuire alla ripresa economica dell’Europa – ha detto Verschueren – abbiamo bisogno di tre azioni:investimenti in infrastrutture digitali e nelle competenze, approfondire e progredire il mercato unico, e portare avanti ulteriori riforme dei mercati del lavoro».

Investire in competenze
La vendita al dettaglio e il commercio all’ingrosso sono in grado di fornire opportunità di lavoro a chi, con qualifiche limitate, ha spesso difficoltà a trovare lavoro. Verschueren ha sottolineato: «Dobbiamo essere in grado di continuare ad investire sia nei giovani di oggi che faticano a trovare posti di lavoro, così come nelle generazioni più anziane. Sosteniamo l’impegno della Commissione a mobilitare i fondi per le competenze, ma queste possibilità di finanziamento dovrebbero essere rese più facile, con meno burocrazia per le richieste di finanziamento».

Tenere il passo con l’era digitale
L’era digitale sta creando nuove opportunità di lavoro, ma queste richiedono nuove competenze nelle quali c’è maggiore necessità di investimenti. Le imprese del commercio stanno facendo la loro parte. Gli investimenti sono necessari anche nelle infrastrutture (reti digitali e dei trasporti). In terzo luogo, il completamento e l’approfondimento del mercato unico digitale rimane una priorità. «Abbiamo chiesto un portale unico che avrebbe fornito le informazioni user-friendly sui requisiti legislativi in ogni Stato membro, nonché le migliori pratiche per aiutare gli operatori a operare anche cross border», ha spiegato Verschueren.

Riformare il mercato del lavoro
Le condizioni di lavoro in alcuni Stati membri impediscono ancora alle imprese di assumere per la crescita. «Gli Stati membri devono investire nella riforma del mercato del lavoro oppure rischiare di perdere i progressi compiuti verso il rafforzamento dell’economia e verso il miglioramento delle prospettive di occupazione», ha concluso Verschueren.

Nielsen: a settembre vendite in calo nella gdo

trend NielsenA settembre, secondo i dati Nielsen Trade/Mis si registra un calo nelle vendite del largo consumo rispetto all’anno precedente: Grocery, Food e Drugs hanno tutti un segno negativo sia a valore, sia a volume, anche se con dinamiche diverse. Particolarmente negativo il trend dei prodotti Drugs, con  -4,9 a valore e -5,2 a volume, mentre per il Food si registra un -0,7 sia a volume sia a valore (con nessuma variazione di prezzo dal settembre precedente) e il Grocery si posiziona a -1,5% a valore e -1,6% a volume.

In rallentamento la marca del distributore, che rispetto al 2013 perde circa il 2% in tutti e tre i settori considerati. In crescita invece la pressione promozionale dell’1,4% nel Food e Grocery e dell’1,3% nel Drugs.

 

8.6 Red da oggi è rossa anche nel look

Bavaria, birrificio olandese indipendente tra i leader nel mercato internazionale della birra, lancia sul mercato italiano un nuovo packaging per 8.6 Red, la birra speciale rossa ad alta gradazione.

Per rafforzare l’identità di 8.6 Red, il brand di birra olandese rinnova la lattina nel formato 50cl, ora caratterizzata da un colore rosso intenso che richiama il suo contenuto. Il nuovo packaging esalta, inoltre, l’anima rock e anticonvenzionale della gamma di birre speciali 8.6 a cui Red appartiene.

8.6 Red si distingue per l’insolito mix di note dolci e amare unite a gradevoli sfumature di malto e caramello. Il suo gusto inconfondibile nasce da una miscela di quattro diversi tipi di malto e dalla scelta dei migliori ingredienti naturali uniti all’acqua di sorgente Bavaria.

8.6 Red è una birra ricca e corposa, priva di aromi e coloranti artificiali e caratterizzata da una percentuale alcolica di 7,9% che assicura un persistente retrogusto dolce-amaro.

Bavaria

Bavaria ha sede a Lieshout, una cittadina a sud dell’Olanda, e, oltre ad essere il secondo maggiore produttore di birra olandese, è la birreria indipendente più grande d’Europa. Guidata da più di 300 anni dalla famiglia Swinkels, l’azienda attualmente annovera uno staff di circa 1.000 persone e produce con la stessa ricetta da 7 generazioni. La purezza degli ingredienti è alla base della qualità della birra Bavaria, ed è per questo che viene utilizzata solo pura acqua di fonte di proprietà e malto di propria produzione.

Grazie all’efficienza del processo produttivo e al riciclo del materiale di scarto, Bavaria è anche entrata a pieno titolo nella classifica delle prime quattro “green company” del Nord Europa, oltre ad essere il primo produttore di birra al mondo ad aver implementato lo standard ISO 26000.

Con oltre 6 milioni di ettolitri di birra prodotti durante l’anno, il brand esporta quasi il 70% della produzione in 122 Paesi e ha conquistato una grande fetta di mercato in Russia, Italia e Francia. In Medio Oriente e in alcuni Paesi europei, Bavaria è popolare per la sua birra analcolica, oltre ad essere nota in Europa, soprattutto in Francia, per le birre speciali 8.6.

Bavaria è un brand di successo e ha conquistato negli ultimi anni un’importante quota sul mercato italiano.

Oggi Bavaria conta quattro sedi distaccate: Italia, Francia, Spagna e Regno Unito.

www.bavaria86.com

Consumi avanti (troppo) piano per Confcommercio

Un +0,1% non fa primavera, come ha evidenziato in sostanza Confcommercio commentando i dati dell’Indicatore dei Consumi relativi ad agosto, che rivelano come la ripresa sia ancora lontana.

Non solo infatti la crescita dei consumi degli italiani dello 0,1% rispetto al mese di luglio è esigua, ma va anche vista a fronte di un calo dello 0,1% su base annua. I flebili segnali di miglioramento registrati negli ultimi mesi insomma non inducono all’ottimismo.

Le difficoltà dei consumatori sono evidenziate dal preoccupante andamento delle spese su alimentari (ad agosto registrano un incremento dello 0,4%) e salute, in genere la ultime a venire “tagliate”. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, dal 2008 a oggi però i consumi alimentari sono diminuiti del 10,4% e le spese per la salute sono crollate del 23,1%. In generale, i consumi nell’ultimo triennio sono diminuiti del 10,7%, con una contrazione della spesa complessiva delle famiglie di oltre 78 miliardi di euro.

Il confronto dei dati di agosto su base annua evidenzia inoltre una grande difficoltà specie per quanto riguarda la domanda di beni, diminuita dello 0,3%, rispetto ai servizi, cresciuti dello 0,2%. Ad agosto 2014, le uniche variazioni positive, su base annua, si rilevano per i beni e servizi per le comunicazioni (+6,0%), per i beni ed i servizi per la mobilità (+0,4%) grazie ad un incremento delle vendite di auto, e per i beni e servizi ricreativi (+0,3%). È stabile la spesa per i beni e servizi per la cura della persona mentre si riduce quella  dei beni e servizi per la casa (-1,6%) per gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-0,8%), per l’abbigliamento e le calzature (-0,5%) e per gli alimentari, bevande e tabacchi (-0,2%).

Investire in occupazione e turismo

Per uscire da questa “spirale depressiva” sono necessari interventi profondi e strutturali, che vedano al centro le politiche sull’occupazione. «Non basta la manovra degli 80 euro, non basta certamente la controversa ipotesi del tfr in busta paga (che sembra piuttosto un metodo escogitato dal Governo per intascare anticipatamente ben 5 miliardi di euro derivanti dalla tassazione) – hanno commentato Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti Federconsumatori e Adusbef – : quello che serve realmente e subito al nostro Paese è un serio piano per l’occupazione, che preveda lo stanziamento di fondi per lo sviluppo tecnologico, per la ricerca, per la realizzazione e la modernizzazione delle infrastrutture, nonché per il miglioramento dell’offerta turistica e per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale».

di Anna Muzio

Stelvio, Speck, Mele: l’Alto Adige per le eccellenze locali. E si prepara a Expo 2015

Sono il formaggio Stelvio DOP, lo Speck Alto Adige IGP e la Mela Alto Adige i tre ambasciatori della qualità dell’Alto Adige/SüdTirol scelti come testimonial della campagna informativa “Dall’Alto Adige. Garantito – Qualità e origine certificate”, finanziata con il contributo dell’Unione Europea e dello Stato italiano, che ha come obiettivo quello di sensibilizzare i consumatori sul valore dei marchi di tutela.

«Ci avviciniamo a grandi passi a Expo 2015, ed è più che mai importante informare il pubblico del valore dei prodotti realizzati secondo i metodi tradizionali, con gusto e caratteristiche che li rendono unici e inconfondibili. Testimoni di una qualità autentica, riconosciuta e tutelata dall’Unione Europea con i marchi IGP (Indicazione Geografica Protetta) e DOP (Denominazione di Origine Protetta)», spiega a InStore Paul Zandanel, direttore di Eos – Export Organisation SüdTirol. «Prepariamo quindi la strada verso l’Esposizione Universale con un messaggio che esporta le eccellenze del nostro territorio ma anche la politica di qualità europea in tutto il mondo».

La campagna di comunicazione è rivolta a quattro Paesi europei – Italia, Germania, Austria e Repubblica Ceca – e si sviluppa su base triennale. I tre prodotti protagonisti sono stati scelti in base all’eccellenza dell’origine, della tracciabilità e della sicurezza e a presentarli sono alcuni delle migliaia di giovani agricoltori e coltivatori diretti che ne seguono lo sviluppo.
E ne raccontano la storia: per il Formaggio Stelvio DOP viene usato solo il latte delle mucche che pascolano in Alto Adige, lavorato entro e non oltre le 48 ore dalla raccolta secondo i metodi fissati dal severo disciplinare di produzione. Le Mele Alto Adige IGP sono sottoposte a regolari e severi test da parte di un organismo indipendente, a garanzia della naturalezza della loro origine e qualità. Vengono coltivate da più di 7 mila piccole aziende familiari nel più grande frutteto d’Europa.
Lo Speck Alto Adige IGP, infine, è il punto d’incontro fra la tradizione mediterranea della stagionatura all’aria fresca e quella nordica dell’affumicatura con legna poco resinosa. Viene prodotto esclusivamente da cosce di suino magre e ogni fase della lavorazione è sottoposta a continui controlli.

di Valeria Volponi @valeriavolponi

Cresce il consumo di bevande: tè e acqua in bottiglia al top

chart2-zenithÈ il tè è il liquido più bevuto al mondo, e anche quello con i tassi di crescita maggiori, seguito dall’acqua in bottiglia e dal latte: lo rivela l’analisi sui volumi globali di 24 categorie di bevande, alcoliche e non, stilata da Zenith International, società britannica di consulenza del food and beverage.

Complice la crescita economica globale, negli ultimi dieci anni gli acquisti di bevande in 72 Paesi (bevande alcoliche, latte, bevande calde e fredde) sarebbero aumentati del 42% nel 2013 rispetto al 2003, mentre la popolazione mondiale è aumentata “solo” dell’11%.

I dati, riuniti nel database (a pagamento) globaldrinks.com, parlano in particolare di una crescita negli ultimi cinque anni del consumo di acqua in bottiglia e tè, che da soli coprono più di metà (55%) del consumo totale. Di Camellia sinensis, dalle cui foglie si ricava la bevanda più diffusa in assoluto, se ne sono consumati 62 miliardi di litri in più. Mentre l’acqua in bottiglia in cinque anni ha visto un aumento di 83 miliardi di litri. A sorpresa, al terzo posto spicca il latte, con una crescita di 20 miliardi di litri tanto da superare le bevande gassate. Segue il caffè, con 16 miliardi di litri in più consumati, che gli hanno permesso di scavalcare in questa particolare classifica la più blasonata birra.

L’incremento dei consumi ha riguardato in misura minore anche altre categorie: succhi a basso contenuto di frutta, bevande gassate, birra, succhi di frutta con contenuto tra il 5 e il 25% e tè freddo.

L’andamento dei consumi potrebbero essere spiegato da una maggiore ricerca di salutismo, ad esempio, oppure dalla migrazione da alimenti solidi verso bevande energetiche come il latte.

“Quando si esaminano i dati degli ultimi cinque anni emergono due dati – ha commentato l’Ad di Zenith Richard Hall.  “Il primo è che le bevande gassate sono passate dietro il latte, che è salito al terzo posto. Il secondo che il caffè ha superato la birra. Va poi sottolineata l’ampiezza della scelta a disposizione dei consumatori al giorno d’oggi, con l’aumento di gusti, miscele, formati e dolcificanti, ma anche dei canali di vendita. Per il 2018 prevediamo un aumento ulteriore del 17% e il superamento dei due trilioni di litri di bevande consumate nel mondo”.

 

Anna Muzio

A ottobre Fairtrade promuove l’equosolidale

Due immagini della campagna di Fairtrade Italia "The Power of You"

Ci sono Bennet, Coop, Carrefour e Despar tra le catene della GDO che parteciperanno, dall’11 al 26 ottobre, alla campagna di Fairtrade per promuovere i prodotti del commercio equosolidale con iniziative di comunicazione e promozioni ad hoc.

La campagna, che prende il nome di “The Power of You” per sottolineare il potere delle scelte dei consumatori nell’ottenere un mondo più sostenibile per l’uomo e per l’ambiente, arriva in un momento estremamente positivo per il settore. I prodotti con certificazione equosolidale infatti, grazie a una presenza sempre più importante nella grande distribuzione e a una sensibilità dei consumatori non più “di nicchia”, sono stati protagonisti nelle ultime stagioni di una crescita significativa. Nel 2013 il valore delle vendite è infatti cresciuto del 16,7%, raggiungendo i 76 milioni di euro. Il prodotto Fairtrade più venduto sono le banane, che sfiorando le 9.000 tonnellate (+8%) mentre il caffè ha raggiunto le 550 tonnellate di caffè verde (+15%).

Sabato 11 taglio dei nastri con cashmob

L’apertura ufficiale della campagna, già partita in altri Paesi europei, sarà sabato 11 in occasione dei festeggiamenti del ventennale di Fairtrade Italia con un cash mob (ovvero un flash mob che unirà persone che vogliono sostenere un acquisto responsabile) all’interno di un punto vendita Coop a Padova. L’appuntamento è alle ore 11.00, via Zabarella 15.

La campagna “The power of you” è stata realizzata anche grazie al contributo di Alce Nero, Coind, Chico Mendes Modena, Flora Toscana, Goppion Caffè, Organic Sur.

 

Anna Muzio

Il Molino Chiavazza on air con la sua prima campagna

Il Molino Chiavazza è da qualche giorno in onda con la sua prima campagna pubblicitaria «Gli specialisti del frumento» sulle reti RAI GENERALISTE (RAI 1 – RAI 2 – RAI 3 – WEB RAI) e SPECIALIZZATE .

La campagna, che prevede una serie di spot in testa o in coda ai principali programmi, è destinata a valorizzare e rafforzare la notorietà del marchio «il Molino» sul mercato nazionale. Questa sarà supportata da altre iniziative pubblicitarie che saranno predisposte nei mesi a venire.

Da oltre cinquant’anni il Molino Chiavazza produce farine di grano tenero e confeziona un’ampia gamma di sfarinati e prodotti destinati al consumo domestico e professionale. Nel corso degli anni si è rapidamente trasformata, orientando gli investimenti al miglioramento dell’organizzazione, all’automazione e al potenziamento delle strutture di confezionamento. Attualmente dispone di due stabilimenti produttivi: uno a Casalgrasso, in provincia di Cuneo, dove produce farine di grano tenero, e uno a Pancalieri, in provincia di Torino, dove si confezionano farine, semole, polente e diverse specialità alimentari (preparati in polvere per torte, budini, creme, miscele per prodotti da forno, nonché lieviti in bustina).

La campagna pubblicitaria è stata realizzata con la collaborazione dell’Agenzia Creativa TestaeCuore.

 

 

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