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Confesercenti: nel 2018 crescita lenta, peggiore risultato dal 2014

Una crescita lenta ferma all’1% e che rischia di avere conseguenze negative sui consumi, infleunzata dal dimezzamento del potere d’acquisto e dal deterioramento della fiducia: questa la “lettura” di Confesercenti dell’anamento dei consumi nel 2018. Una frenata allarmante, la peggiore dal 2014. La crescita prevista per l’anno è inferiore all’1,4% auspicato dal Documento di Economia e Finanza e il risultato più fiacco dal +0,3% registrato nel 2014. E la debolezza di quest’anno proseguirebbe per tutto il prossimo biennio: la crescita dei consumi si dovrebbe confermare al +1% nel 2019 per poi frenare ancora a +0,7% nel 2020. In valori assoluti, si parla di 5 miliardi di euro in media di spesa all’anno in meno rispetto alle previsioni nel triennio 2018-2019-2020.

Il rallentamento dei consumi inciderà anche sul Pil: l’anno si dovrebbe chiudere con una variazione di +1,3% del prodotto interno lordo, due decimi di punto in meno dell’1,5% indicato nel DEF. E la debolezza proseguirebbe per tutto il prossimo biennio: la crescita dei consumi si dovrebbe confermare al +1% nel 2019 per poi frenare ancora a +0,7% nel 2020. La variazione del Pil, invece, dovrebbe rallentare ulteriormente sia nel 2019 (+1,2%) che nel 2020 (+1,1%). Le previsioni macroeconomiche sono state condotte da Cer per Confesercenti.

Tab. 1: Consumi famiglie e Pil, previsione variazioni 2018-2020. Fonte: modello econometrico Confesercenti Cer

Sono dunque confermate le maggiori difficoltà a superare la recessione registrate dal nostro Paese rispetto ai partner europei. A dicembre 2017, infatti, i consumi delle principali economie europee sono tutte al di sopra del 2007, ultimo anno prima della crisi: in Germania segnano il 10,9% in più, in Francia l’8,6% e nel Regno Unito il 5,5% in più. In Italia, invece, sono ancora al di sotto dei livelli del 2007 del 2,7%; pari a circa 26,3 miliardi di euro in meno. Un gap che, di questo passo, recupereremo solo nel 2021, ben 14 anni dopo la crisi.

 

Ipotesi aumento IVA 

Va sottolineato, inoltre, che queste stime sono state elaborate ipotizzando lo stop agli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. Se così non fosse, come tuttora iscritto nel bilancio ‘a legislazione vigente’, il quadro di previsione sarebbe decisamente peggiore: la variazione dei consumi si abbasserebbe allo 0,8% già nel 2019, per arrivare quasi allo stop (+0,3%) nel 2020. Anche la crescita del Pil si indebolirebbe, scendendo a +1,1% nel 2019 e inabissandosi sotto la soglia psicologica del +1% già nel 2020 (+0,8%).

Tab. 2: Consumi e Pil, previsione variazioni 2018-2020 in caso di applicazione aumenti IVA (clausole di salvaguardia)

A pesare sui consumi – e, di conseguenza, sulla crescita dell’intera economia – è il deciso indebolimento del potere d’acquisto, la cui crescita si è dimezzata passando dal +1,4% del 2015-2016 al +0,7% di quest’anno. Ma incide anche il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie consumatrici, che rende improbabile un recupero della spesa nell’ultima parte dell’anno. Tra gennaio ed agosto del 2018, infatti, l’indice di fiducia delle famiglie è sceso dello 0,3%, contro la crescita del 2,6% registrata nello stesso periodo del 2017. Il calo di ottimismo degli italiani – che scoraggia le decisioni di spesa – è dovuto ad un quadro economico percepito come meno favorevole. Disaggregando le componenti relative al clima economico e al clima futuro, infatti, le contrazioni registrate dall’indice di fiducia nei primi 8 mesi di quest’anno sono ancora più accentuate (rispettivamente -4,5 e -1,6 punti).

“I consumi delle famiglie sono, purtroppo, il grande malato della nostra economia – commenta Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti -. Non ci siamo mai ripresi dalla caduta della grande recessione, e l’ulteriore rallentamento previsto per il 2018 non può che allarmare. E non solo i commercianti: senza una ripartenza decisa del mercato interno, infatti, il nostro Pil – che per il 60% è fatto proprio di consumi – è condannato ad avere un andamento asfittico, soprattutto in un contesto di riduzione del valore aggiunto delle esportazioni come quello attuale”.

 

Difficoltà per le piccole imprese

“Con queste prospettive economiche, essere e rimanere una piccola impresa in Italia è sempre più un’impresa”, conclude De Luise -. “Come se non bastasse un’economia in netta frenata, il sistema Paese italiano sembra quasi diventato strutturalmente anti-impresa. Basti pensare alla pressione fiscale sulle PMI, già oltre il 60%. Ma c’è anche l’eccesso di burocrazia, un macigno che pesa 22 miliardi di euro l’anno, e una grave situazione del credito: nonostante il successo nella riduzione delle sofferenze, a causa della stretta a livello europeo delle varie Basilea, il sistema bancario sta smettendo di erogare finanziamenti alle piccole imprese: solo nell’ultimo anno sono spariti 12 miliardi di prestiti vivi alle attività economiche. Poi c’è la Bolkestein, che sta distruggendo il valore delle imprese ambulanti e degli stabilimenti balneari. Elementi che, insieme, formano un vero e proprio percorso ad ostacoli, che sta tramutando il fare impresa in una sfida di sopravvivenza. Serve almeno una svolta netta sul piano fiscale, che ridia fiducia ed ossigeno alle famiglie. O i consumi ed il nostro Pil rimarranno al palo”.

Coca-Cola punta sul caffè e compra Costa, la “Starbucks britannica”

Coca-Cola acquisirà la catena di caffetterie britanniche Costa dalla controllante Whitbread PLC ha un valore di 5,1 miliardi di dollari (4,4 miliardi di Euro). L’annuncio è stato dato oggi dalla multinazionale americana e la transazione dovrebbe avvenire entro la metà di ottobre. L’accordo è soggetto alle approvazioni antitrust nell’Unione Europea e in Cina, e si prevede sarò chiuso nella prima metà del 2019.

Costa Limited, fondata a Londra nel 1971 e cresciuta fino a diventare un importante marchio di caffè in diversi Paesi dell’Europa, Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa con quasi 4.000 punti vendita.
Per Coca-Cola, “l’acquisizione aggiunge una piattaforma di caffè scalabile con know-how e competenze critici in una categoria in rapida crescita e di tendenza.”

Costa è leader nel caffè nel Regno Unito e si sta sviluppando in Cina, tra gli altri mercati. I Costa Express propongono un caffè di qualità in location on-the-go, tra cui distributori di benzina, cinema, stazioni e aeroporti, con vari format.

Coca-Cola è già presente nel settore caffè con Georgia, leader di mercato in Giappone, e con vari prodotti a base caffè.

“Costa offre a Coca-Cola nuove capacità e competenze nel caffè, e il nostro sistema può creare opportunità per far crescere il marchio Costa in tutto il mondo – ha dichiarato il presidente e CEO di Coca-Cola James Quincey -. Le bevande calde sono uno dei pochi segmenti del panorama delle bevande in cui Coca-Cola non ha un marchio globale. Costa ci dà accesso a questo mercato con una solida piattaforma di caffè”.

Alla chiusura, The Coca-Cola Company acquisterà tutte le azioni emesse e in circolazione di Costa Limited, una sussidiaria interamente controllata da Whitbread. Questa filiale contiene tutte le attività operative esistenti di Costa. Il caffè è un segmento crescita del business globale delle bevande. A livello mondiale, il caffè rimane un mercato ampiamente frammentato e nessuna azienda opera su tutti i formati su base globale. 

“Il team Costa e io siamo estremamente entusiasti di entrare a far parte di The Coca-Cola Company – ha dichiarato l’amministratore delegato di Costa, Dominic Paul -. Costa è un’azienda fantastica con collaboratori impegnati e appassionati, una grande esperienza e un enorme potenziale globale. Essere parte del sistema Coca-Cola ci consentirà di far crescere il business di più e più velocemente. Vorrei ringraziare enormemente i nostri clienti e tutti quelli del team Costa che ci hanno aiutato a costruire l’azienda per arrivare in questa posizione”.

 

In Uk sorpasso storico: il caffè supera il tè

Secondo Euromonitor nel 2021 il consumo di caffè nel Regno Unito raggiungerà 91,1 mila tonnellate, superando il tè (90,6 mila) sotto la spinta del boom del cappuccino, che sta modificando il tradizionale “English breakfast” a base di tè, uova e pancetta.

Secondo Coldiretti “Così come gli americani, anche gli inglesi prediligono bere caffè con il latte o soprattutto sotto forma di cappuccino. Si tratta di una ulteriore conferma dell’affermazione dello stile di vita italiano nel mondo ma anche di una sconfitta delle fake news su caffè e latte che rischiano di influenzare i comportamenti a tavola. Inizialmente il cappuccino era una bevanda consumata prevalentemente a colazione, ma in Nordamerica e in molti Paesi europei come la Germania, l’Olanda, il Belgio e il Regno Unito si è diffusa l’abitudine di consumare il cappuccino dopo i pasti e in altri momenti della giornata. Un comportamento che spinge l’aumento dei consumi e ha contribuito a rendere appetibile l’investimento del settore da parte della Coca Cola”.

Packaging: quando non è solo questione d’immagine

Packaging e prodotto sono due facce della stessa moneta, un legame approfondito nell’incontro: “Il Packaging design, progettare le nuove funzionalità del packaging tra creatività, efficienza e sostenibilità”. «Ogni volta che usiamo un prodotto – ha affermato Sonia Biondi, market & consumer understanding  business unit manager Doxa – il brand ci parla attraverso il pack. La grafica identifica la marca e rappresenta il contenuto. Se il pack resta un contenitore, oggi gli sono richieste ulteriori funzioni: riciclabilità, sostenibilità ambientale, rassicurazione».

«Il packaging – ha confermato Francesco Buschi, strategy director di Futurebrand – è una delle espressioni principali della marca e deve rispondere alle nuove tendenze di consumo, che stanno modificando il mondo delle marche. C’è un ritorno alla materia prima, ai processi produttivi: il prodotto torna in primo piano rispetto al momento di consumo».

Questi nuovi approcci obbligano le marche tradizionale a ricontestualizzare la propria immagine (loghi, codici di colore, grafiche…) e permettono a nuovi brand di entrare sul mercato giocando su questi valori e di essere rilevanti. «Alcuni trend si incrociano e si sovrappongono tra loro – ha sottolineato – la trasparenza va di pari passo col gusto e il concetto di premium; la nostalgia con l’artigianalità».

La trasparenza, intesa come massima semplificazione del messaggio, si traduce nella scelta di pack ed etichette trasparenti, che fanno diventare il prodotto protagonista. Le etichette raffigurano le materie prime, il retropack acquisisce importanza. «La comunicazione – ha proseguito – rassicura e argomenta. Non si nasconde nulla e si mostra tutto». Questi concetti vanno di pari passo con l’espressione di un nuovo concetto di valore, espresso in maniera più semplice e meno pomposa, usando codici di altri settori (come quello della profumeria) e immagini della tradizione.

La nostalgia gioca su codici vintage per creare emozioni, che fanno sembrare antichi anche nuovi prodotti. Questo aspetto va spesso di pari passo con l’artigianalità, ricreata attraverso pack unici. Il gusto, infine, viene esaltato attraverso colori, materiali e forme che lo rendono evidente anche attraverso la confezione. Anche il colore ha mutato il suo ruolo. «Per farsi notare – ha affermato –bisogna rompere i dogmi di colore. Il colore è il mezzo più semplice per aiutare il consumatore nella navigazione dello scaffale. Ma bisogna saper usare i codici giusti ed essere coerenti».

Il bianco che distingue

Chi ha saputo lavorare sul colore per modificare la propria immagine a scaffale è Molino Rossetto, le cui referenza si distinguono andando a formare una “macchia bianca”. « Le nostre più grandi innovazioni  – ha raccontato Caterina Gobbin, responsabile marketing di Molino Rossetto – sono nate analizzando uno scaffale vecchio, piccolo, monotono e poco accattivante e ascoltando e dialogando con il consumatore finale».

Negli anni l’azienda ha dapprima abbandonato i grandi formati per arrivare agli attuali pacchetti da 400-500 grammi, adatti alle nuove famiglie e che consentono un migliore sfruttamento dello spazio a scaffale. Poi sono stati introdotti i rivetti. «Questa soluzione – ha spiegato la Gobbin – è nata dalla necessità di gestire un numero sempre maggiore di referenze con lo stesso numero di macchine confezionatrici. Una soluzione dovuta ad una necessità di ottimizzare la produzione è diventata dunque un tratto distintivo».

Pack funzionali per i vegetali

Il mondo del vegetale non è insensibile alle nuove istanze. «Oggi gli individui hanno diverse dimensioni – ha affermato Giacomo Barasi, marketing manager fresh salads di Bonduelle Italia – socialità, individualismo, bilanciamento tra vita personale e professionale, wellness, attenzione al territorio… I vegetali incarnano tutti questi trend, declinandosi in varie modalità».

L’offerta di Bonduelle – tra fresco, conserve e surgelato – soddisfa tutte le esigenze, anche grazie alla corretta definizione del pack: vaschette pensate per il consumo dell’insalata in ufficio; buste riciclabili; pack microondabili; informazioni sulla traccibilità… «Ora la sfida per i pack della IV gamma – ha sottolineato –  è il pack più verde. Per lo sfuso sono obbligatori i sacchetti biodegradabili a pagamento. Credo che questo impatterà anche sul mondo della IV gamma».

Strategie per le pl

La private label non sta certo a guardare. «Il packaging – ha affermato Alessandra Manzato, group category manager di Conad – è il veicolo dello storytelling e la leva strategica per avvicinarsi ai bisogni dei clienti e vincere la sfida commerciale con l’Industria di Marca. Uno dei primi punti di contatto di una marca con i consumatori è il pack».

Conad ha scelto di accompagnare la segmentazione del portafoglio con la rivisitazione della propria identità visiva. «Abbiamo rifocalizzato l’attenzione sull’offerta – ha proseguito – mettendo il pack al centro. Per esempio, per la linea base Conad siamo partiti dalla margherita, nostra icona, per creare un’immagine forte, senza copiare i leader dei vari segmenti. Nella linea benessere PiacerSi, abbiamo scelto un linguaggio che trasmette dinamicità e modernità, mentre per Alimentum (gamma dedicata agli intolleranti) abbiamo cercato di trasmettere anche il gusto». 

Il coraggio di cambiare

La scelta di rompere gli schemi tradizionali è sempre coraggiosa, ma un cambiamento di immagine può influire sull’andamento di un prodotto e della categoria. «La scelta di usare per i baby food il pouch anziché il tradizionale vasetto – ha spiegato Olivia Erfurth, strategic account manager di Gualapack Group – ha permesso a una start up di raggiungere in pochi anni un fatturato superiore a 100 milioni di dollari e la stessa scelta da parte di una multinazionale in Costa Rica ha invertito i trend di mercato. I megatrend da seguire sono la riciclabilità, la crescita dell’eCommerce, le nuove abitudini alimentari e la praticità per il consumo fuori casa. Il pack flessibile può permettere anche alle icone classiche di cambiare e di fare tendenza».

di Elena Consonni

Piatti pronti freschi: funzionalità, gusto e leggerezza. L’analisi di IRI

Funzionalità e praticità nell’esecuzione: è a queste esigenze dei consumatori che i piatti pronti freschi si ripromettono di dare soddisfazione,  a differenza di quelli  surgelati e ambient il cui acquisto è maggiormente legato a fattori di convenienza e di stoccaggio.   Accanto alla sfera funzionale, più legata al consumo infrasettimanale, esiste però anche una sfera slegata dai concetti di tempo, che richiama il desiderio di appagamento di gusto e leggerezza. Grazie anche al continuo ampliamento dell’offerta a cui stiamo assistendo negli ultimi anni,  a questa categoria si associano numerosi fattori legati alla salute, alla qualità e all’esplorazione.

Nell’anno terminante a febbraio 2018, il mercato dei piatti pronti freschi ha registrato un giro d’affari pari a oltre 351mio€ (quasi 42 mila tonnellate in termini di volumi) con una crescita del 11.4%. Rispetto al totale Fresco che cresce con ritmi più modesti, i piatti pronti hanno conosciuto uno sviluppo eccezionale con un incremento di quasi 140milioni di Euro negli ultimi 3 anni (+18.4% medio annuo), arrivando a pesare nel 2017 il 3.1% sul totale comparto refrigerato a peso imposto. Molto diverse le dinamiche negli altri comparti dove i primi piatti ambient e surgelati alternano performance pressoché stabili o  leggermente negative  ormai da qualche anno (rispettivamente CAGR a valore ultimi 3 anni -0.7% e -0.4%). Il confronto quindi non lascia spazio a dubbi sul fatto che il fresco sia sempre più catalizzatore di attenzioni da parte del consumatore e delle industrie.

Mappa dei consumi

A trainare le vendite dei piatti pronti freschi è il Supermercato che sviluppa il 70% dei volumi e cresce del 15.6%. Anche Negozi di vicinato e Ipermercati mostrano una certa dinamicità, attestandosi su tassi di crescita rispettivamente del +10.7% e +8.3%. Per quanto riguarda le aree si registra un’importante polarizzazione dei consumi verso il Nord Ovest, che veicola il 44% del fatturato della categoria, mentre il Sud, risulta fortemente sotto dimensionato raggiungendo solo l’8% (media sul Fresco 15.7% del giro d’affari).

La categoria si compone di tre macro segmenti: Primi piatti (169 mio€) che vanno dalle leggere zuppe o insalate di riso/altri cereali, alle ben più sostanziose lasagne; Secondi piatti (161 mio€) che comprendono piatti elaborati come spezzatino o vitel tonnè ma anche i più semplici hamburger panati o non, fino ad arrivare al mondo dei piatti a base vegetale.  Infine i Contorni che sono un segmento ancora ristretto ma molto dinamico (20mio€ , +19.6%) dove troviamo principalmente  i Purè e altri contorni ricettati. Le recenti dinamiche di consumo legate alla ricerca del benessere e della naturalità e alla riduzione della carne hanno fatto sbocciare un’offerta di piatti pronti freschi sempre più articolata e variegata, arrivando ad oggi a più di 90 referenze medie a scaffale e superando le 120 negli ipermercati.

Molte aziende hanno investito in questo segmento inserendo nuovi marchi o ampliando linee di prodotto già esistenti al fine di diversificare sempre più l’offerta, tanto che nel corso degli ultimi due anni abbiamo assistito ad un forte aumento delle referenze medie a scaffale (+17 2016 vs 2015, +8 2017 vs 2016).

Il segmento Vegetale: il caso” Burger”

È evidente come il segmento del Vegetale abbia svolto un ruolo protagonista all’interno di questo sviluppo specialmente nei Secondi piatti che sono stati la tipologia di prodotti che hanno maggiormente beneficiato della dinamicità degli assortimenti, raggiungendo le 49 referenze medie a scaffale (+5). Rappresentando ormai il 45% dei volumi del totale secondi piatti freschi, il mondo vegetale viene identificato sempre meno come  alimento privativo e  riservato ad una nicchia ristretta di consumatori (vegani e vegetariani);al contrario viene associato a benessere e salute in generale. Questi prodotti sono inoltre oggetto di sperimentazione da parte dei consumatori. È proprio qui che l’innovazione di prodotto si concentra ricercando nella ricettazione e nelle nuove tipologie di prodotto la chiave per il successo.

Il fenomeno appena descritto mette in luce un aspetto sul quale è opportuno fare una riflessione ovvero il rallentamento del  Burger. Con oltre 90 milioni di Euro di fatturato (equamente divisi tra base vegetale e base carne) essi sono da sempre le star dei Secondi piatti sviluppandone il 55% del fatturato. Ed è proprio la recente difficoltà del segmento dei Burger vegetale (-1.2% negli ultimi 12 mesi) a frenare l’andamento positivo. Questo è  ancora più evidente se restringiamo lo sguardo all’ultimo semestre dove registriamo un -11.0%.  Nel segmento dove la concentrazione di brand e prodotti è più elevata (15 referenze medie a scaffale) diventa quindi sempre più importante differenziarsi e trovare modalità di competizione alternativa.

Primi piatti: il ruolo delle Zuppe

Anche i primi piatti beneficiano del crescente impulso al benessere che è maturato nel consumatore negli ultimi anni. In modo particolare le Zuppe, con un fatturato che supera i 97 milioni di Euro e una crescita del 16.2% rappresentano il 57% del segmento e ne trainano la crescita grazie anche alla combinazione di gusti appaganti e se da un lato l’offerta è sempre più eterogenea, dall’altro il vissuto del consumatore che approccia il mercato dei piatti pronti freschi è quello di poca convenienza, giustificata dalla qualità dei prodotti. La battuta di cassa di un Primo piatto si aggira sui 2.99€, passando dai 2.75€ di una Zuppa fino ad arrivare ai 3.72€ di una Lasagna. Si registra più variabilità all’interno dei Secondi piatti con prezzi medi per unità che vanno dai 2.30€ per un Hamburger fino ai 5.00€ per un arrosto o uno spezzatino di carne.

Il livello promozionale della categoria viaggia su tassi del 35% per i Primi e sul 40% per i Secondi. In generale le offerte speciali vengono percepite come stimolo ad un consumo più frequente e come un supporto alla sperimentazione, che favorisce gli acquisti di prodotti e ricettazioni diverse.

di Irene Adami– Client Service Account Manager IRI

Lidl, espansione in Uk: una scuola e 3000 case per ottenere nuovi permessi

Lo vorreste un supermercato dentro la scuola elementare di vostro figlio? La domanda è tutt’altro che oziosa, quanto meno non lo sarà per i cittadini di Richmond, Regno Unito, che l’anno prossimo si vedranno consegnare da Lidl una scuola tutta nuova, su due piani, con tanto di parco giochi e impianti sportivi allegati. Non solo: la vatene tedesca ha rivelato al Guardian di voler enterare nell’immobiliare, costruendo ben 3000 appartamenti in complessi a uso misto: punti vendita Lidl, uffici e, appunto, case. Probabilmente a un ottimo prezzo, com’è nella filosofia del discounter.

Sarebbe il prezzo da pagare per continuare un’espnasione che ha già portato all’apertura di oltre 700 store nel Regno Unito e che ha seriamente minacciato lo status quo che si era stabilito tra le Big 4, le insegne tradizionali della Gdo britannica: Tesco, Sainsubury’s, Morrison e Asda. In particolare, i nuovi progetti di co-housing (che includerebbero anche alberghi e residenze per studenti) sono concentrati su Londra e dintorni.

Va detto però, come ricorda lo stesso Guardian, che nella terra di Albione l’interesse delle catene della Gdo verso l’immobiliare non è nuovo: Tesco, Sainsbury’s e Morrisons hanno avuto il permesso o hanno già costruito centinaia di appartamenti nella periferia londinese. Un modo per “spingere” le autorità cittadine a concedere spazi per nuovi punti vendita, nel momento in cui ne conseguono vantaggi per la comunità locale.

Lidl ha in programma di costruire 50 nuovi supermercati all’anno nel Regno Unito e di spostare una serie di punti vendita esistenti in zone più centrali o in edifici più grandi.

 

Mutti, 2017 a +13,5%, è iniziata la trasformazione del pomodoro 2018

Continua a crescere Mutti, consolidando nel 2017 un fatturato nettissimo di 260 milioni di euro con un incremento del 13,5% rispetto all’anno precedente.

Nei giorni scorsi, il Consiglio di Amministrazione del Gruppo Mutti ha ratificato i risultati del bilancio di esercizio 2017, che mostrano un andamento molto favorevole per l’azienda, primo gruppo italiano nella trasformazione del pomodoro. In particolare i dati evidenziano come l’Azienda di Parma continui a crescere, come ha sempre fatto negli ultimi vent’anni, chiudendo il 2017 con un fatturato nettissimo di 260 milioni di euro, con un incremento del 13,5% rispetto all’anno precedente.

Durante la scorsa campagna, il Gruppo ha trasformato 558mila tonnellate di pomodoro fresco, di cui 298mila nello stabilimento parmense e 60mila in quello di Fiordagosto, registrando un incremento significativo della performance produttiva, cresciuta del 9,1% rispetto al 2016. A queste, si aggiungono 200mila tonnellate che sono state trasformate nel nuovo stabilimento di Collecchio Pomodoro 43044, acquisito nel novembre 2017 e il cui ramo d’azienda era stato affittato proprio da Mutti per garantire l’avvio della campagna all’ex Co.Pad.Or, un’importante realtà produttiva del territorio emiliano.

 

Primi in Italia

Mutti si conferma leader di mercato in Italia e, in un comparto come quello dei derivati del pomodoro in lieve calo, continua il suo percorso molto positivo con una quota valore del 28,7%, in crescita di 0,5 punti, rafforzando ulteriormente la propria leadership sulle categorie Polpa, Passata, Concentrato e Specialità e cresce anche su quella dei Pelati, in cui guadagna 0,5 punti.
Anche nella categoria Sughi, Mutti cresce ottenendo un incremento di 0,5 punti in quota valore e attestandosi come terzo player del mercato. L’Azienda parmigiana, che sta fortemente investendo in innovazione di prodotto con l’obiettivo di raggiungere nuovi consumatori e rispondere alle loro esigenze alimentari, registra un forte successo nel segmento delle Salse pronte di pomodoro: la Salsa Datterini Mutti èinfatti la prima nel mercato Italia in termini di rotazioni e il recente lancio della Salsa Ciliegini ha portato ulteriore dinamismo nel segmento.
Anche nel corso del 2017, in continuitàcon l’anno precedente, i risultati del Gruppo Mutti mostrano una considerevole crescita delle vendite della filiale francese con una crescita a volume del 19,2%, che alla fine dell’anno ha permesso la conquista della leadership di mercato. Un importante risultato che consolida la posizione di Mutti come marca di riferimento del comparto rosso a livello europeo.
A contribuire a questo percorso di internazionalizzazione della qualitàMade in Italy del pomodoro, si aggiunge la forte crescita anche delle vendite e delle quote di mercato in Germania e nei Paesi Scandinavi, dove la marca si consolida come leader di mercato e aumenta i suoi investimenti in comunicazione. Si riscontra un trend positivo di crescita anche in altri importanti mercati esteri, quali ad esempio Australia, Canada e Israele.
Mutti èoggi presente in 95 Paesi del mondo, con un export che pesa il 33% e che cresce di anno in anno a doppia cifra. All’inizio del 2018 è stata avviata anche l’attivitàdi Mutti US per l’ampliamento e la crescita del mercato americano.
“Possiamo affermare di aver raggiunto dei risultati soddisfacenti nel corso dell’ultimo anno, per questo continueremo ad investire per crescere e per generare valore, con l’obiettivo di accelerare il percorso di internazionalizzazione ed innovazione intrapreso, mantenendo quel forte radicamento territoriale che fa parte dei nostri valori” ha commentato Francesco Mutti, Amministratore Delegato di Mutti SpA.

Il who’s who della campagna di trasformazione 2018

Ed è partita da qualche giorno la campagna di trasformazione del pomodoro 2018, un momento decisivo per un’azienda che da oltre cent’anni produce pomodoro di qualità. Mutti collabora con quasi 700 aziende agricole, con cui stabilisce rapporti consolidati e di lungo periodo. Di queste, circa 440 conferiranno il pomodoro nello storico stabilimento di Montechiarugolo (PR), e piùdi 250 in Fiordagosto – in provincia di Salerno – il sito produttivo dedicato alle specialita tipiche del Sud, come i pelati e i pomodori ciliegini.
Lo stabilimento di Parma, che produce Polpa, Passata e Concentrato, ritirera pomodoro fresco coltivato prevalentemente in Emilia-Romagna, con quote minori da Lombardia, Veneto e Piemonte. Allo stabilimento di Salerno verra conferito pomodoro coltivato principalmente in Puglia nella provincia di Foggia e, in misura minore, in Basilicata e Campania.
Il pomodoro Mutti e infatti 100% italiano, proveniente da aree certificate – ad una distanza media di circa 130 chilometri dai siti produttivi – e rintracciabile fino all’azienda agricola e ai suoi relativi campi, secondo il principio di trasparenza dell’origine geografica del pomodoro che da sempre contraddistingue l’azienda.
In questo contesto di crescita, nel 2018 sono aumentate anche le assunzioni di personale stagionale all’interno degli stabilimenti, che coinvolgono circa 1200 persone. Quasi la meta e rappresentata da giovani studenti universitari, in un’etàcompresa tra i 18 e i 25 anni. In Mutti il pomodoro viene trasformato in poche ore dalla raccolta, per mantenere al massimo la freschezza e le caratteristiche naturali del frutto: questo richiede tempestivitàproduttiva e forte competenza in ogni fase del processo. Gli stagionali sono affiancati infatti dal personale fisso, oltre 500 persone, esperte e qualificate nel seguire con cura tutte le fasi del processo e nell’eseguire rigorosi controlli di qualita. Per questo l’azienda continua ad investire sulle proprie persone, e nel 2017 ha lanciato Mutti Campus, un nuovo progetto di formazione aziendale che ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo delle competenze tecniche e manageriali delle proprie risorse e alla diffusione di una cultura organizzativa improntata alla costante ricerca della massima qualita.

L’eleganza (agile) del piraña: perché crescono le chances delle piccole aziende

L’innocenza non c’entra. Questa è – piuttosto – “l’età dell’incertezza” in cui, obtorto collo, ci troviamo ad “essere naviganti che scrivono mappe”. Poetica, acuta (e non proprio rassicurante) è
l’immagine evocata da Antonio Calabrò, direttore della Fondazione Pirelli e vice presidente di Assolombarda, durante l’Assemblea annuale IBC.
Incertezza, dunque, generalizzata: sia sul fronte dell’industria, sia sul piano sociale.
Pesano la carenza infrastrutturale, il costo del lavoro e quello dell’energia, le inefficienze di filiera e – spada di Damocle che urge sterilizzare – l’aumento dell’IVA con il suo portato negativo sui consumi. Non riuscire a bloccare questo aumento – spiega infatti Aldo Sutter, presidente IBC – avrebbe un impatto negativo sulle famiglie e sull’economia (come emerge dalla ricerca
Demopolis, infatti, l’88% del campione vorrebbe venisse bloccato). Da qui il suo appello alle forze politiche a ”compiere scelte responsabili e non demagogiche” visto che le priorità sono “la riduzione del debito pubblico, la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro”.

L’Italia dell’industria
L’Italia dell’industria Per raccontare il tessuto produttivo, le sue potenzialità e le criticità
più evidenti, Pierpaolo Mamone di Deloitte prende spunto da due numeri estremamente indicativi: 8 e 43. Dove 8 indica il posizionamento (lusinghiero) dell’Italia nella classifica dei paesi industrializzati a livello mondiale, mentre il secondo (di cui c’è poco da gioire, invece) si
riferisce al livello di competitività, ambito in cui l’Italia soffre specialmente in relazione a: innovazione, istituzioni, mercato del lavoro e sistema finanziario.
Le potenzialità però ci sono, come si evince dall’export, vero motore delle nostre imprese, che nel 2017 ha toccato quota 40 miliardi e che per il 2020 si proietta verso il traguardo dei 50.
Quindi quello che occorre fare per aumentare la competitività del sistema Italia è colmare il gap tra industrializzazione e competitività. Come? Innovando. Per questo serve investire nei settori
in cui il nostro paese eccelle: Fashion, Agroalimentare, Automotive, Turismo, Nautica, Macchinari Industriali. La condicio sine qua non, però, è che si innovi in maniera organica in tutti i processi aziendali e che l’innovazione assurga al ruolo di approccio culturale, frutto di una metodologia specifica.
Sul fronte dimensionale, le PMI italiane hanno delle chances da non sottovalutare.
È questa la tesi propugnata da Lamberto Biscarini (Boston Consulting) che – capovolgendo
il vecchio adagio del pesce grande che mangia il pesce piccolo – arriva addirittura a tessere un elogio del piraña, apprezzato perché agile, scattante e imprevedibile, ma capace, proprio per
questo, di dare scacco ai simili di grossa taglia. Sono queste stesse prerogative – precisa Biscarini – le qualità in grado di rendere competitive e vincenti sul mercato anche aziende di piccole dimensioni (persino a scapito delle grandi).
La “revanche del piraña”, secondo Biscarini, trova dei riscontri chiari nel settore del Fast Moving Goods europeo e statunitense già da qualche anno. Negli States, infatti, le aziende con un fatturato superiore ai 5 miliardi hanno perso nell’ultimo lustro il 3% di quota di mercato. Situazione speculare in Europa dove si sono registrati, di contro, aumenti di ricavi importanti per “pesci
piccoli” come Innocent (+17%) e Michel et Augustin (+26%).
E sulla falsa riga del successo internazionale possono muoversi anche le (non grandi) aziende nostrane: cogliendo con rapidità i nuovi spazi di domanda e dando una risposta ai bisogni insoddisfatti dei consumatori, adottando un posizionamento indifferenziato e sfruttando l’appeal del made in Italy fuori dai confini nazionali.

La società civile
Anche sul fronte sociale non esistono certezze assolute, conferma l’indagine* Demopolis presentata nel corso del convegno dal presidente Pietro Vento.
Emerge, per esempio, una percezione di peggioramento in diverse aree: dalla sicurezza (specialmente al Sud) alla sanità, dalle opportunità di lavoro alle condizioni familiari. Insoddisfazione e desiderio di cambiare sono dunque, in questo scenario, i sentimenti predominanti e i segnali chiari di una precarietà diffusa.
Connotazioni perfettamente leggibili anche nella scarsa fedeltà del consenso elettorale che dal 2013 caratterizza il nostro paese e che corrisponde al 66%.
Dal macro scenario politico questa fragilità di equilibri si riverbera anche sui consumi: il 46% del campione, infatti, ammette che il suo attuale reddito gli permette di vivere con “qualche” difficoltà che diventa “tanta”, invece, per il 21%.
Quando poi si chiede di fare una previsione sul futuro si nota che la disponibilità all’incremento dei consumi è più accentuata (24%) rispetto alle previsioni di aumento del reddito disponibile  15%).Tra i capitoli di spesa più gettonati: alimentare, viaggi, abbigliamento, tecnologia e
beni durevoli.
Tuttavia, sono molti quelli infedeli al medesimo punto vendita: 75% per il food, ma si sale all’88% per il non food. E questo perché i criteri di scelta oggi sul podio sono il prezzo, la brand equity
e l’italianità.

 

 

 

Percassi sceglie il fondo Peninsula come partner per lo sviluppo di Kiko

La Famiglia Percassi ha sottoscritto un accordo vincolante con Peninsula, investitore internazionale di private equity, per l’esecuzione di una complessa operazione che prevede l’ingresso di Peninsula nel capitale di KIKO S.p.A. attraverso un aumento di capitale riservato.

All’esito dell’operazione, che e subordinata all’autorizzazione antitrust in Spagna, Peninsula deterràuna partecipazione del 33% nel capitale di KIKO e saràrappresentata negli organi sociali dell’azienda. L’operazione complessiva ammonta a circa 80 milioni di euro.
L’investimento di Peninsula saràfunzionale alla realizzazione degli obiettivi di crescita di KIKO delineati nel piano industriale 2018-2020, con un particolare focus sugli investimenti per circa 90 milioni di euro, di cui circa un terzo destinati all’innovazione tecnologica per un business sempre piu globale, innovativo e digitale.

 

Più digitalizzazione ed espansione in Asia e Medio Oriente
Le principali linee guida del piano strategico, promosso dall’Amministratore Delegato Cristina Scocchia, comprendono, tra l’altro: una ridefinizione della presenza geografica di KIKO con forti investimenti focalizzati in particolare in Medio Oriente, Asia e India; la modernizzazione dei sistemi IT (con il rafforzamento del CRM e dei sistemi ERP) e della supply chain; investimenti nel settore e-commerce, con l’obiettivo di raddoppiare la percentuale del fatturato ricavato da questo canale di vendita, dall’attuale 3,5% al 7% entro il 2020.

“Questa operazione rappresenta un passo importante per KIKO, a 21 anni dalla sua nascita. Con il nostro nuovo partner Peninsula vogliamo consolidare la crescita di questo marchio, che ha rivoluzionato il settore della cosmetica con un’offerta di prodotti di qualitàa un prezzo accessibile a tutte le donne . ha dichiarato Antonio Percassi, Presidente di KIKO -. Rivestono un ruolo centrale nel nostro piano industriale triennale lo sviluppo di canali digitali innovativi, sia nell’ambito della vendita, con il coinvolgimento sempre maggiore dei consumatori in-store e online, che della gestione aziendale. Si apre una nuova fase nella storia di KIKO, che sarà ancora più vicina ai consumatori dei Paesi con il piu alto tasso di crescita, senza dimenticare le sue origini e il suo DNA italiani”.

Da Peninsula aggiungono: “Kiko è una societàleader con un marchio altamente apprezzato in un settore estremamente interessante e con prospettive di forte sviluppo. Siamo convinti che attraverso le nuove risorse di capitale da noi apportate si potranno accelerare le prospettive di crescita di Kiko creando del valore significativo per tutti gli azionisti. Peninsula daràinoltre un contributo attraverso la propria rete di contatti internazionali per aiutare l’ingresso di Kiko in nuovi mercati”.
KIKO è stata assistita dallo Studio Legale Gatti Pavesi Bianchi e Peninsula dallo Studio Legale Lombardi Segni e Associati; Rothschild ha agito in qualità di advisor finanziario per KIKO.

Fondata nel 1997 da Antonio e Stefano Percassi, l’azienda è presente in 21 Paesi con 7.500 dipendenti, 950 punti di vendita diretti e un canale e-commerce esteso a 32 Paesi, l’ultimo dei quali èla Cina, grazie alla prima vetrina online su Tmall Global, marketplace B2C del Gruppo Alibaba. Kiko ha chiuso il 2017 con un fatturato pari a 610 milioni di euro.

Amazon è sempre più il supermercato degli americani: il 18% delle spese passa da lì

Sembra inarrestabile l’ascesa di Amazon come supermercato degli americani: il 18% della spesa nel 2017 è passato da lì secondo un’indagine di One Click Retail che ha analizzato anche le vendite del secondo trimestre 2018. Ma cosa acquistano gli americani sul colosso online per riempire dispensa e frigorifero?

 

Vince il beverage: sul podio caffè, acqua e bevande

A farla da padrone sono le bevande, che continuano a dominare le vendite di Amazon. Fin dai primi tempi del resto il caffè, l’acqua in bottiglia e le bevande energetiche hanno costituito la maggior parte del mercato della sezione grocery della società, e questa tendenza non sembra destinata a cambiare.

Nel 2017 Amazon ha però conquistato il 18% delle vendite di generi alimentari online negli Stati Uniti, il doppio della quota del concorrente più vicino. Con Whole Foods, Prime Pantry, Amazon Fresh, Solimo (marchio MDD)e una copertura in rapida crescita della consegna nello stesso giorno e il giorno successivo, il ruolo centrale di Amazon nel futuro della spesa è innegabile

Fin dall’inizio, il caffè è stato in cima alla catena alimentare di Amazon. Non solo vende molto più di qualsiasi altro singolo tipo di prodotto nel gruppo Grocery, ma continua a crescere del 40% all’anno. Nel secondo trimestre del 2018, il caffè valeva circa 135 milioni di dollari di vendite ed è stato responsabile di 7 dei 10 articoli più venduti come best seller. Al primo posto, The Original Donut Shop.

Ognuno delle sette prime categorie che si classificano tra i primi 10 prodotti della Grocery provengono da marche diverse, quindi la concorrenza è agguerrita.

Questo fatto suggerisce anche come la maggior parte dei consumatori non sia particolarmente fedele a una marca di caffè, preferendo invece avere una varietà di opzioni a loro disposizione.Purchè sua in cialda. Il fatto che ogni singolo articolo di caffè classificato come bestseller nel secondo trimestre del 2018 sia sotto forma di cialde di caffè è rappresentativo delle tendenze del consumatore verso la velocità e la convenienza. E, come se le cialde non fossero abbastanza comode, One Click Retail ha rivelato una tendenza emergente verso le bevande di caffè pronte da bere. Una sottocategoria molto più piccola delle cialde di caffè, ma cresciuta dell’80% nel primo trimestre e che continua a essere uno dei segmenti a più rapida crescita nella categoria Caffè.

Anche la categoria delle bevande fredde è guidata dalla praticità. L’acqua in bottiglia, che è sempre stata una parte importante di questa categoria, è cresciuta del 65% nell’ultimo trimestre, superando ora le bevande energetiche come la più grande sottocategoria.

 

Avanti le MDD

All’inizio del secondo trimestre, Amazon ha introdotto una nuova linea di prodotti per le loro offerte di private label: cialde di caffè. Considerando il modo in cui questo prodotto domina costantemente la categoria di prodotti alimentari di Amazon, questa espansione del marchio non sorprende: la sorpresa più grande è che Amazon abbia aspettato così tanto tempo per farlo.

La società si lamenti, poiché sta avendo così tanto successo con il marchio 365 Everyday Value di Whole Foods. Sebbene sia ancora disponibile solo online tramite Prime Pantry, 365 Everyday Value è ora la più grande etichetta privata di Amazon e sta dando più carburante al modello di abbonamento di Amazon.
Con la crescente lista di caratteristiche “solo membri”, Amazon sta investendo in quello che è probabilmente il più grande programma di fidelizzazione dei clienti del Paese.

 

In Italia Fire, pastiglie per lavastoviglie e rasoi per hipster svettano al Prime Day

Una comparazione con il mercato itaiano viene dai prodotti più acquistati durante il Prime Day. l’evento dedicato agli acquisti esclusivi per i clienti Prime. lo scorso 16 luglio. Gli articoli più veduti su Amazon.it sono stati il dispositivo Amazon Fire TV Stick seguito da Finish Pastiglie Lavastoviglie All in 1 Max; Braun MultiGrooming Kit Rifinitore di Precisione Regolabarba 9 in 1 per lo Styling della barba e Hoover Scopa Ricaricabile 2 in 1 Freedom.

A Milano i prodotti più venduti su Prime Now sono stati: hamburger di Scottona – Chianina IGP di Antico Podere; il Cornetto – Classico di Algida e il Carpaccio di Fettine Sottili di Scottona Chianina IGP di Antico Podere.

Le categorie più acquistate per temi di interesse sono state: Elettronica, Casa e Giardino e Bellezza e cura della persona.

Quante alle capsule di caffè, durante le prime 12 ore di Prime Day i clienti in Italia ne hanno acquistato tante da poterne offrire almeno uno a tutti gli abitanti di Milano e Venezia (circa 1,6 milioni).

Brico io rinnova per cinque anni la partnership con Kasanova, in arrivo i corner Co.Import

Insieme ancora per cinque anni: è stato recentemente firmato l’accordo che conferma la collaborazione in corso tra Brico io, società di Coop Lombardia, e Kasanova.

“Sulla base degli ottimi risultati e del crescente gradimento della clientela”, le due insegne hanno deciso di rinnovare l’accordo di partnership in esclusiva, che prevede lo sviluppo della formula “shop in shop L’Outlet del Kasalingo” in tutti i negozi Brico io, e di realizzare insieme un nuovo progetto: l’inserimento di un nuovo Corner con Co.Import, brand storico di proprietà di Kasanova rivolto agli ambienti della cucina, del bagno, della camera da letto e del soggiorno, con una esposizione dedicata che valorizzi il mondo del tessile, degli accessori e dell’oggettistica.
“Siamo molto contenti che il nostro partner Kasanova abbia condiviso con altrettanto entusiasmo la volontà di proseguire questa collaborazione di successo, che ha consentito a tutti e due i brand di crescere e di migliorare. Abbiamo verificato il costante interesse della nostra clientela nei confronti dell’offerta innovativa e di qualità che garantisce Kasanova, il player leader nel settore del “casalingo”. Il desiderio di vivere in modo più confortevole i propri spazi domestici che dimostra la nostra clientela affezionata, ci spinge ora a sperimentare nuovi ambiti di collaborazioni” ha detto Danilo Villa, Consigliere Delegato e Direttore Generale di Brico io.

L’annuncio viene a pochi giorni dal lancio della nuova campagna pubblicitaria sui canali televisivi della rete Discovery, a quattro settimane dall’accordo di collaborazione commerciale tra Brico io e Mondobrico e dopo avere, nei mesi scorsi, confermato e rafforzato, con un anno di anticipo, anche l’accordo con BricoLife per il proseguimento del network Sistema, che continuerà la propria attività nel triennio 2019-2021.

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