CLOSE
Home Tags Non food

Tag: non food

Fissan parla con le mamme tramite la chatbot su Facebook Messanger

Incrocia intelligenza artificiale e interazione con il cliente per fornirgli contenuti (file audio, video, fotografie e schede) e consigli la chatbot, una delle frontiere del marketing del futuro, e il target delle neo mamme, che di contenuti è in costante ricerca, è senz’altro tra i più interessanti su questo fronte. Così deve aver pensato Fissan, marchio della multinazionale Unilever, che ha lanciato la sua chatbot disponibile su Facebook Messanger.

L’assistente virtuale di Fissan ha un tono di voce in linea con l’impronta emozionale dell’azienda conosciuta da tutti i neo-genitori ed è un vero e proprio personaggio, caratterizzato da una individualità definita, in grado di rispecchiare i valori e le storie che Fissan trasmette attraverso i propri prodotti.

Ma come funziona? Sono dieci le macro-tematiche sulle quali è possibile interagire con il bot: Aspettare un bambino; Il bagnetto; Lavare i capelli; Le pelli più delicate; Il massaggio infantile; Il sederino dei bambini; Il dolce dormire; Piccoli disturbi; La crescita; Odori e profumi. L’assistente virtuale è disponibile sulla piattaforma Facebook Messenger, dove già oggi più di 2 miliardi di Messaggi mensili vengono scambiati tra persone e aziende. Risponde alle domande poste dalle mamme direttamente in linguaggio naturale, basta porre una domanda su uno dei temi affrontati così come si farebbe con un’amica o con la nonna. Il bot offre inoltre diverse funzioni per ricevere suggerimenti rapidi sui diversi temi trattati, facilitando l’utilizzo e migliorando l’experience dei genitori in cerca di consigli per la crescita dei propri figli. Per esempio, scegliendo il tema del Bagnetto, il bot propone tre delle tematiche più richieste  su questo argomento: Frequenza; Temperatura dell’acqua, Bagno divertente, e così via per tutti gli altri temi. Inoltre, è possibile condividere con altre mamme e altri genitori le indicazioni ricevute. 

«Proprio pochi giorni fa a F8, la conference mondiale di Facebook dove si presentano dati e innovazioni, è emerso che, con 1,2 miliardi di utenti mensili attivi, Messenger si posiziona come la piattaforma de-facto per permettere una comunicazione efficace tra Brand e consumatori. Aziende come Sephora, Absolut, Meetic e Tommy Hilfiger hanno visto crescere dal 30% al 300% l’engagement e i tassi di conversione, grazie all’utilizzo del bot su FB Messenger rispetto a campagne digital tradizionali. Fissan è una delle prime aziende in Italia ad affacciarsi in modo professionale a questa tecnologia e siamo felici di aver collaborato con Unilever alla realizzazione di questo progetto – affermano i fondatori di Hej! che ha sviluppato la chatbot, Stefano Argiolas e Paolo De Santis –Il bot utilizza un linguaggio naturale per conversare con gli utenti e fornire loro informazioni utili alla crescita dei loro bambini. Inoltre, il sistema di reportistica delle conversazioni del bot di Fissan migliora la customer experience degli utenti e, partendo da dati conversazionali dettagliati, aiuta il management a prendere decisioni importanti per il business, generando così maggiore soddisfazione nei clienti».

La chatbot di Fissan disponibile al link diretto www.messenger.com/t/505866706142016, è stata sviluppato in collaborazione con il centro media Mindshare da Hej!, nuova agenzia creativa italiana.

Il libro, sorpresa, si vende ancora. Ma nella Gdo è in caduta libera

Cinque anni fa al supermercato si vendeva un libro su quattro, il 25%. Un’altra epoca, a giudicare dai numeri dello studio realizzato da GFK e presentato a Bologna alla Children’s Book Fair 2017. Sui circa 18 milioni gli italiani che hanno acquistato libri nel corso del 2016, meno di 3 milioni (uno su sei) li hanno comprati nella grande distribuzione e solo un milione utilizza esclusivamente questo canale. Sul totale di coloro che entrano nelle catene della Gdo, solo 3 su 50 frequentano il reparto libri, ma sono anche molto pochi gli acquirenti della categoria che scelgono il canale.

In questo scenario le vendite di libri nella grande distribuzione calano nel 2016 a doppia cifra percentuale, per il quinto anno consecutivo, diminuzione confermata anche nel primo trimestre 2017. Eppure negli altri canali le vendite di libri tengono, per la prima volta nel quinquennio, sebbene con performance diverse a seconda dei segmenti, con un’importante (quanto scontata) crescita dell’e-commerce.

La Gdo sta avviando da tempo una profonda riduzione degli spazi riservati al libro ed in generale al non-food. Si rende pertanto necessario per gli operatori della filiera del libro aggiornare le modalità operative con le quali presidiare questo canale.

«Il mercato del libro è sempre stato, anche nel canale GDO, dominato dalla logica dell’offerta. Fin quando il canale è riuscito ad assorbire l’eccesso di offerta non ci sono stati problemi. Da alcuni anni a questa parte però la crisi economica, la crisi del format ipermercato, i limiti imposti dalla legge Levi hanno cambiato lo scenario e la filiera distributiva del libro in GDO non si è adeguata. Bisogna ripartire dal consumatore, dai suoi bisogni e dai suoi comportamenti – ha detto Stefano Giubertoni, Direttore generale Mach 2 Libri, azienda leader in Italia nella vendita di libri nel canale  -. Da qui bisogna costruire un’offerta molto più centrata con i moderni strumenti di category management, di trade marketing, di visual merchandising, di cross category, che si applicano nel canale da parte delle categorie più dinamiche del mass market. Editori e distributori dovranno investire su questo nuovo approccio e Mach 2 Libri, intermediario leader in questo settore, porterà il suo know how nel collegare i due estremi della filiera in questo canale. Canale che non solo può arrestare la caduta, ma può tornare a crescere, offrendo opportunità di crescita per il libro e di traffico per la GDO. In questo senso anche un cambiamento della legge in vigore sul libro, che magari riduca anche lo sconto praticabile, ma che liberi il mercato in più momenti e stimoli quegli acquisti di impulso che sono il motore del comportamento di acquisto del consumatore, potrebbe essere il benvenuto».

Secondo Filippo Gugliemone, Direttore commerciale trade di Mondadori Libri «In un Paese dove in gran parte dei comuni non sono presenti librerie, spesso la grande distribuzione assume un ruolo chiave nella promozione della lettura, essendo il luogo dove può avvenire la scoperta di nuovi autori e libri.  Oggi solo tre milioni di persone acquistano libri nella grande distribuzione: partendo da questo dato credo si renda necessario rilanciare la relazione tra editori e insegne, lavorando per intercettare gli altri 47 milioni di potenziali lettori che oggi non trovano un’offerta in linea con le loro aspettative nei punti vendita. L’esposizione ad un pubblico più ampio non può che essere un bene per tutto il sistema della lettura in Italia».

 

Acquisti d’impulso di un cliente opportunista

La ricerca di Gfk ha tracciato anche un profilo del consumatore nella GDO, che è risultato essere anche in questa categoria opportunista e non esclusivista: compra dove capita tra i vari canali a disposizione, dove l’offerta è chiara e la shopping experience positiva. In GDO oltre il 60% degli acquisti nasce da stimoli ricevuti sul punto vendita e dunque è assimilabile all’acquisto di impulso: tra le motivazioni più importanti non compare il prezzo, mentre oltre un terzo degli acquisti nel canale è di prodotti di cui viene a conoscenza nel punto vendita stesso. La legge che limita le promozioni sul libro potrebbe avere influito sul trend di mercato, in un canale nel quale il consumatore è abituato a trovare pressione promozionale oltre il 30%.

Analizzando i dati di vendita appare anche chiaro come l’offerta sia eccessiva per il canale GDO: 1.500 titoli all’anno (un quinto di quelli realmente trattati) basterebbe a coprire oltre il 90% dei bisogni. Questo eccesso di offerta porta ad un’esposizione poco funzionale e chiara e a un eccesso di stock sul punto vendita. Le modalità gestionali del libro nella GDO risultano anacronistiche per le esigenze di marketing e di profilazione dei consumatori: ancora metà della distribuzione, per semplificare la gestione dei codici, tratta il libro a punto prezzo e non a titolo, rendendo illeggibili i dati di sell out, le vendite e le abitudini del consumatore.

Lo studio è stato presentato in occasione del convegno “Il libro in grande distribuzione: un approccio diverso che parta dal consumatore”, organizzato da Mach 2 Libri.

Lucart lancia a Marca Tailor Made Paper, personalizzazione con il tablet

Un servizio “su misura” per tutte le insegne e uno stand completamente interattivo: sono le novità che Lucart presenterà a Marca, il Salone internazionale sulla Marca del Distributore organizzato da BolognaFiere in collaborazione con ADM (Associazione della Distribuzione Moderna). Mentre la storia del Gruppo, i numeri e le attività degli stabilimenti saranno “raccontati” attraverso schermi touch in un percorso interattivo, sotto i riflettori ci sarà l’Innovativo progetto Tailor Made Paper, ideato per supportare le aziende della GDO nella scelta e nella confezione di un prodotto “su misura” per i propri clienti. Attraverso i tablet presenti, i professionisti del settore potranno sperimentare la configurazione personalizzata delle confezioni dei prodotti a marchio del distributore – carta igienica, carta casa, tovaglioli e fazzoletti – sulla base delle esigenze riscontrate nei punti vendita, offrendo così alla clientela una gamma di prodotti in grado di soddisfare le loro necessità. Lucart collabora con la quasi totalità delle grandi insegne della GDO a livello europeo.

«Il progetto Tailor Made Paper è frutto del nostro continuo impegno volto a offrire ai clienti un prodotto sempre più in linea con le loro necessità e confermarci come il miglior partner per il distributore moderno» ha dichiarato Massimo Gai, Direttore Commerciale Marketing della Divisione Consumer”.

Lucart Group, gruppo industriale italiano di respiro multinazionale, nato in provincia di Lucca nel 1953, è tra i principali produttori a livello europeo di carte monolucide, prodotti tissue (articoli in carta destinati al consumo quotidiano quali carta igienica, carta per cucina, tovaglioli, tovaglie, fazzoletti ecc.) ed airlaid. Ha un fatturato consolidato di circa 400 milioni di euro e 1.300 dipendenti. La produzione con una capacità produttiva superiore a 300.000 tonnellate/anno di carta, è ripartita in, 7 stabilimenti produttivi (5 in Italia, 1 in Francia, 1 in Ungheria). Le attività produttive dell’azienda sono distribuite su 3 Business Unit (Business to Business, Professional e Consumer), impegnate nello sviluppo e nella vendita di diversi prodotti con brand distintivi tra cui Tenderly, Tutto, Grazie Natural e Smile (area Consumer); Lucart Professional, Tenderly Professional, Fato e Velo (area Professional). I

 

Gabel, nuovo layout a Vicolungo con i prodotti come protagonisti

Un nuovo spazio di 235 metri quadri tutti dedicati alla biancheria per la casa: lo ha aperto Gabel al Vicolungo Outlet, il parco commerciale dedicato allo shopping e allo stile in provincia di Novara.

All’interno del nuovo negozio, che ha tre vetrine, si trovano i quattro brand del gruppo, Gabel, Somma, Vallesusa e Pretti, a prezzi convenienti tutto l’anno. In uno stesso spazio sono presentati prodotti tessili per la camera da letto e la cucina, il bagno e il living.

Per questa location l’azienda ha progettato un nuovo layout espositivo, che sottolinea la personalità del Gruppo lasciando ampio spazio alle collezioni. Grazie a particolari strutture sospese che fanno da quinta, i prodotti sono i protagonisti assoluti, dagli accappatoi alle coperte, dalle tovaglie alle trapunte e molto altro.

[Not a valid template]

«In un momento in cui il centro continua ad inserire prestigiosi brand di moda abbiamo sentito l’esigenza di presentarci con un nuovo look dalla personalità spiccata, che riuscisse ad emergere e che allo stesso tempo fosse allineato con le collezioni proposte – afferma Michele Moltrasio, Presidente del Gruppo Gabel –. Il risultato è stato soddisfacente sia in termine di visite sia di conversione all’acquisto, confermando il valore della scelta».

Meglio aggiustare che buttare, gli elettrodomestici del Gruppo Seb riparabili per 10 anni

Si chiama “Riparare piuttosto che buttare” la politica abbracciata da Groupe Seb, marchio francese presente sul mercato con i marchi Moulinex, Rowenta, Tefal e Krups, che guarda ai trend di consumo futuri, rivolti all’economia circolare e alla lotta allo spreco, con una scelta altamente innovativa. Se aggiustare è più semplice di sostituire ci guadagnano tutti: il consumatore, che risparmia, ma anche l’ambiente grazie alla riduzione dei rifiuti elettrici e infine il produttore che fidelizza il cliente.

Dopo una iniziale fase di test, Groupe Seb, ha annunciato l’espansione della sua politica di riparabilità a tutti i suoi marchi e in tutti i Paesi in cui è presente, per almeno 10 anni. Una scelta che ha richiesto investimenti ed una riorganizzazione della produzione per consentire una conservazione a lungo termine dei componenti da sostituire. In Italia la riparabilità garantita 10 anni viene applicata al 95% dei prodotti del Gruppo.

«Ogni riparazione è una potenziale vendita in meno per i nostri concorrenti e una fidelizzazione futura del cliente che si sente garantito dell’investimento» spiega Alain Pautrot, Vice Presidente del Gruppo.

 

Il magazzino dei ricambi è in Francia

Nel 2008, Groupe Seb ha trasformato uno dei suoi vecchi stabilimenti situati in Faucogney-et-la-Mer (Franche-Comté) nel centro nevralgico per la sua politica di riparabilità. Il sito, con un magazzino di 15.000 metri quadri, è dedicato alla conservazione di quasi 5,7 milioni di pezzi di ricambio, in rappresentanza di 40mila referenze la cui riparabilità viene garantita per 10 anni. Più della metà deve contribuire a soddisfare le esigenze di riparazione dei prodotti la cui fabbricazione terminerà nei prossimi anni. Da qui ogni giorno partono 1.500 pacchetti verso 60 Paesi per la rete di 6.500 riparatori professionali. Questi, regolarmente addestrati e controllati, possono in qualsiasi momento risolvere gli errori che si verificano su un dispositivo al di là del periodo di garanzia. Un processo che orienta fin dalla progettazione la creazione di prodotti pensati per essere facilmente smontati e rimontati. Ad oggi il 97% dei prodotti di Groupe Seb sono riparabili (67% completamente e 30% per la maggior parte dei possibili guasti).

Per aiutare i consumatori ad adottare il riflesso di riparare piuttosto che gettare, Groupe Seb ha stabilito una politica tariffaria trasparente sui pezzi di ricambio: nessuna riparazione può superare il 50% del prodotto nuovo, e la maggior parte dei pezzi sono venduti a prezzo di costo.

Del resto, lato cliente la sensibilità al tema cresce, in ottica ambientalista, di sostenibilità e di riduzione dei rifiuti, ma anche di risparmio e praticità. «Il cliente è disposto a spendere fino al 30% del prezzo di acquisto per riparare il prodotto – dice Pautrot -. Vendiamo al prezzo minimo e lasciamo il resto del compenso ai 6.500 partner riparatori che abbiamo nel mondo».

seb-indagine-riparabilita

 

Un futuro in 3D

Il futuro per le piccole riparazioni si personalizza grazie alle stampanti 3D, in grado di riprodurre qualsiasi pezzo anche uscito di produzione, teoricamente, da anni. In questo modo c’è il grande vantaggio di limitare, o addirittura annullare, il magazzino.

Già si prevede che, una volta che il magazzino esaurirà i pezzi di ricambio venduti, le parti richieste saranno stampate in 3D rendendo la logistica molto più semplice, con una limitazione dei costi fissi per l’azienda, che non dovrebbe pregiudicare la promessa fatta ai consumatori sul logo delle confezioni: “prodotto utile di 10 anni”.

A quando la stampa a casa propria? «È un passo ancora lontano – spiega Pautrot – perché ci sono questioni non tanto di costi ma di affidabilità. Noi in Francia usiamo stampanti 3D industriali e abbiamo il pieno controllo del processo, in modo che il ricambio incontri determinati requisiti. Se il pezzo di ricambio venisse stampato a casa dal cliente, cosa teoricamente possibile nel momento in cui inviamo il file CAD, non avremmo alcun controllo sulla sua conformità agli standard». Più facile immaginare una stampa che salta i costi della logistica e viene effettuata in negozio, ma i numeri ancora non lo consentono.

 

Nel video di Seb, come avviene la stampa 3D dei ricambi in funzione della “lotta all’obsolescenza programmata”:

Nella moda è sempre più e-commerce, 1,8 miliardi e cresce più di tutti (+25%)

È la categoria di prodotto che cresce più di tutte le altre (25% contro il 13,3% dell’e-commerce in generale) in Italia e in Europa, e, anche quando si acquista moda offline (e offline, al di là dei proclami, si svolgono oltre 9 acquisti su 10) la scelta è pesantemente influenzata dalla ricerca via smartphone. Lo rivela Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, in occasione della Milano Fashion Week SS 2017.

e-commerce-settori-modaIn Italia il settore moda vale il 5% del mercato retail, con un tasso di crescita medio annuo del 30% e un valore superiore a 1,8 miliardi di euro, +25% rispetto al 2015 (dati Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano). Ma è anche il primo settore per ricerca di informazione online prima di un acquisto tradizionale, dove l’abbigliamento, escluse le calzature, costituisce il 40,2%, al pari di un altro settore merceologico molto forte sul web come l’elettronica (computer, tablet e smartphone). Su 19 milioni di utilizzatori di smartphone connessi alla rete, il 72% ha cercato in negozio un prodotto che aveva già visto online. Le informazioni sono ricercate prevalentemente sui siti dei retailer (oltre il 40%), seguite dal sito del produttore/fornitore (35%), e dalla semplice ricerca in rete (31%). I siti comparatori di prezzi, gli articoli di magazine online e la condivisione tramite social invece per l’abbigliamento rappresentano una fetta minima, che non arriva al 30%.

moda-mobile«Il digitale influenza in maniera rilevante il momento dell’acquisto di prodotti fashion e luxury, dando vita a un’esperienza sempre più omnicanale – dice Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Alla luce di ciò, i negozi fisici sono entrati significativamente nel gioco digitale: nell’8,6% dei 30mila punti vendita è infatti possibile ritirare un prodotto acquistato online. E la metà di questi permette anche di prenotare online un prodotto disponibile al momento nel punto vendita».

Se infatti le vendite online di prodotti luxury valgono ad oggi il 6% contro il 26% delle vendite pure in store fisici, il 68% delle vendite offline è influenzato da una prima esperienza online. La multicanalità sembra dunque la chiave di volta per il successo, ancor più in questo settore che sta assumendo, dopo un avvio molto lento, un ruolo di traino delle vendite online.

moda-lusso

Samsung e Apple guidano il mercato smartphone, ma Huawei cresce del 140%

Otto italiani su 10 scelgono uno smartphone Samsung o Apple ma la maggior crescita si registra dall’outsider Huawei, mentre la penetrazione di smartphone sul mercato nazionale ha raggiunto nel mese di maggio 2016 il 68,7%, con 30,6 milioni di utenti, in crescita del 17% rispetto allo stesso mese dello scorso anno: sono i dati diffusi da Mobilens di comScore.

Il mercato italiano degli smartphone è dominato da Android, installato sui dispositivi del 69,5% degli utenti (67,6% nel 2015), seguito da Apple/iOS, con una quota di mercato pari al 17,7% (17,2% nel 2015), e Microsoft, oltre la soglia del 10% ma in calo rispetto all’11,1% dello scorso anno. La società di misurazione cross-piattaforma ritiene che questi numeri rimarranno stabili nel corso dei prossimi mesi. Una volta scelto, il sistema operativo rappresenta un elemento fidelizzante, e a dimostrarlo sono le intenzioni di acquisto per i prossimi sei mesi: solo il 13% degli utenti Android dichiara di voler passare a piattaforma Apple, e il 16% degli utenti Apple è disposto a fare il percorso inverso.
Si può invece immaginare un effetto cannibalizzazione dei dispositivi non-smartphone: oltre la metà (53%) di coloro che possiedono un telefono cellulare di vecchia generazione e intenzionati a un prossimo upgrade dichiarano la preferenza per Android nel momento del passaggio a uno smartphone.

smartphone2

 

Samsung in cima ma Huawei cresce di più
Se Samsung detiene il 42,4% di quota di mercato, al di sopra di Apple (17,7%) e Nokia (8,9%), quest’ultima, in calo, è incalzata da Huawei, arrivato all’8,1% di quota di mercato e in crescita del 140% nell’ultimo anno.
Gli utenti che hanno acquistato uno smartphone nel corso di maggio 2016 sono pari a 1,4 milioni (sono stati 1,2 milioni nello stesso mese del 2015), il 75% dei quali ha optato per Android come SO, con Apple/iOS a seguire al 18,2% e Microsoft al 5,2%.
Samsung si conferma il brand di smartphone più diffuso anche negli ultimi acquisti (33,8%), mentre i dispositivi Apple sono stati poco meno di un quinto del totale (18,2%), a seguire Huawei con il 14,7% e LG con il 6,6%.
Guardando la top 10 dei modelli, otto dei primi dieci smartphone più acquistati a maggio 2016 sono dispositivi Samsung o Apple, anche se il più acquistato in assoluto (con il 6,7% del totale acquisti) è stato il Huawei P8 Lite.
Seguono iPhone 6s (4,8%) e 5s (4,4%), Samsung Galaxy J5 (3,1%) e S6 (2,7%). Gli ultimi dispositivi Apple dotati di schermo di grandi dimensioni come l’Iphone 6 Plus non appaiono ancora nelle prime posizioni.
Quasi 4 acquirenti su 5 hanno speso oltre 400 € per il nuovo smartphone (19,2%), segue la fascia di chi ha speso tra i 170 € e i 249 € (18,6%).

smartphone3

Ma che tipo di smartphone cercano gli utenti nel 2016? Sempre secondo la rilevazione comScore, ci si sta spostando verso dispositivi con display di maggiori dimensioni e con caratteristiche più potenti. A maggio 2016 oltre metà degli utenti (54,4%) ha acquisito dispositivi con display compreso tra i 5″ e i 6″, mentre nello stesso mese dello scorso anno erano al 27,9% a fronte del 58,4% che aveva acquisito un nuovo smartphone tra con display compreso tra i 4″ e i 5″.
Stesso discorso per la risoluzione della fotocamera, con la maggioranza di fotocamere nei nuovi dispositivi comprese tra i 12 e i 14 Megapixel (39,7%, erano al 12,3% nel 2015), seguiti dalle fotocamere con risoluzione tra 8 e 10 Megapixel (28,9%, erano al 41,7% nel 2015). La motivazione della ricerca di caratteristiche più potenti nei nuovi dispositivi può essere individuata, oltre alla maggiore disponibilità e alle fisiologiche evoluzioni del prodotto, nell’utilizzo che gli utenti fanno del proprio smartphone, che si configura sempre più come strumento per attività diverse dalla classica telefonata.
Sono infatti quasi 16 milioni gli utenti che dichiarano di aver guardato video o contenuti televisivi sul proprio dispositivo (in crescita del 17% rispetto a maggio 2015 e pari al 52% della smartphone audience), oltre 13 milioni (43%) coloro che hanno condiviso foto o video con amici, parenti e conoscenti (crescita del 14% in termini di utenti) e hanno ascoltato musica (in crescita dell’11%).

Lego store, il secondo d’Italia apre a Marcianise

Ha aperto all’interno del Centro Commerciale Campania presso la Strada Statale 87 di Marcianise in provincia di Caserta, il secondo Lego Certified Store d’Italia.

Dopo quello di Arese il negozio, gestito come tutti quelli del brand in Italia dalla business company Percassi, fa parte di un piano che prevede l’apertura di nei prossimi anni di una serie di store su tutto il territorio nazionale.

LegoCS 2_low_2All’interno del LEGO Certified Store è̀ possibile acquistare mattoncini sfusi tra una vasta scelta di pezzi disponibili. Un’altra grande novità sarà “Build a mini”: tutti potranno costruire, personalizzare e acquistare la propria minifigure LEGO. Oltre al completo assortimento di prodotti LEGO, saranno disponibili in anteprima prodotti della linea LEGO Creator Expert e prodotti esclusivi.

Continua lo sviluppo di Kiabi in Italia, a Torino Verona e Napoli le prossime aperture

È già il terzo mercato del gruppo di fast fashion francese, dopo Francia e Spagna, e prosegue a ritmi serrati il piano di espansione di Kiabi in Italia. Tre le aperture previste nei prossimi due mesi: la prima ai primi di settembre a Torino, dove il brand è già presente con quattro punti vendita, presso la galleria commerciale del centro “Parco Dora”: 1.700 mq. di negozio, 29 dipendenti e nuove collezioni per soddisfare tutte le esigenze. L’1 e il 2 ottobre sarà la volta di Napoli, presso il centro commerciale “Campania” di Marcianise (CE) e l’8 e 9 ottobre di Verona, dove aprirà uno store nel rinnovato Auchan di Bussolengo (VR). I nuovi store vedranno impiegate rispettivamente 24 risorse facendo salire a quota 29 gli store Kiabi presenti in Italia. Ad oggi la rete distributiva conta 26 negozi diretti ed oltre 550 dipendenti.

«Quello di Marcianise è il nostro primo punto vendita, di circa 2.000 mq., nell’area di Napoli -sottolinea Massimo Pozzi, Direzione Sviluppo e Servizi tecnici KIABI Italia -. Nutriamo molte aspettative per questo negozio, forti anche del gran numero di sollecitazioni ad aprire un negozio “fisico” che da sempre riceviamo dai nostri clienti sul web della zona. È importante sapere che il bacino Napoletano rappresenta per noi il quarto mercato dietro Roma, Milano, e Torino, ed è un dato abbastanza sorprendente se si considera che questi ultimi godono da molti anni del traino offerto dai numerosi negozi esistenti».

Il nuovo Concept Store Kiabi Free, inaugurato per la prima volta lo scorso aprile presso il “Centro” di Arese (vedi la nostra fotogallery) è un’evoluzione del concetto di shopping experience dove il prodotto è valorizzato e le soluzioni espositive uniscono il volume all’attrattività. Si contraddistingue non solo per il rinnovo dei locali e della zona camerini, dove a predominare è il colore bianco, ma anche per nuovi servizi rivolti alla clientela: aree giochi dedicate ai bambini grazie alle quali i genitori possono fare shopping in tranquillità, personal shopper per chi lo desidera, personale totalmente a disposizione della clientela e molta tecnologia digitale, grandi schermi che proiettano le immagini delle collezioni e offrono la possibilità di effettuare ordini. L’obiettivo è quello di creare una relazione tra store digitale e fisico confermando la strategia cross channel per riuscire a soddisfare le esigenze di tutti. Il cliente potrà quindi effettuare gli ordini da casa e ritirarli in negozio; qualora non trovasse nel punto vendita i capi desiderati potrà connettersi allo store virtuale (tramite gli schermi o il proprio device mobile) e verificare la disponibilità in altri punti vendita.

Evolve la ricerca online, più veloce e mirata, e tra le opzioni avanza il colore

L’evoluzione delle ricerche online è stata velocissima negli ultimi anni nel senso di azioni sempre più mirate e veloci, con un obiettivo: acquistare online. Un cambiamento guidato da una tecnologia sempre più avanzata, con un cliente sempre più a suo agio con il mezzo digitale, che vede una presenza ormai preponderante dello smartphone. Specie nel settore abbigliamento. Con il 44% di traffico e il 24% di ordini, nella moda online lo smartphone è il dispositivo che, nel primo trimestre del 2016, vede l’unico aumento significativo. Non solo: per il quarto trimestre consecutivo lo smartphone ha guidato per oltre il 90% la crescita delle visite. Chi acquista tramite smartphone non naviga solamente: il 94% di tutta la crescita della creazione dei carrelli e il 66% della crescita degli ordini avviene tramite questo dispositivo.
Il che significa transazioni ovunque, più veloci e d’impulso.

La conferma viene dall’analisi di Demandware tramite lo Shopping Index, basato sull’attività di acquisto degli oltre 400 milioni di acquirenti in tutto il mondo che transitano sulla sua piattaforma cloud.

 

Il colore del digitale: nella moda vince il nero
La ricerca, vuoi per impazienza, mancanza di tempo, abitudine alla velocità del caricamento di pagine, deve essere sempre più precisa e focalizzata: questo richiede oggi il consumatore.
Chi acquista online vuole trovare, subito, esattamente quello che cerca. Un guaio per quei siti che non incontrano le aspettative del cliente, perché troppo lenti o complessi. Per giungere a questo obiettivo una delle tendenze in atto è la ricerca per colore: gli shopper includono la preferenza di colore del prodotto cercato il 22% in più rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda i siti di moda, il nero è il colore maggiormente richiesto da chi acquista in rete con il 27% delle ricerche; seguono il bianco e il rosso con il 22% e 12%. L’arancione e il giallo risultano invece i meno richiesti e con l’1% si posizionano fuori dalla “top-ten dei colori”.

d9bc4272-6784-43c8-ad93-64612ae0fb6e__OLa riprova di questi comportamenti d’acquisto sempre più frenetici viene dall’analisi del tempo di permanenza su un sito.Nel segmento fashion, durante il primo trimestre del 2016 il tempo medio di permanenza per visita – per tutti i dispositivi – è stato di 9 minuti (-1%), mentre il tempo medio di permanenza per visita da smartphone è stato di 8,1 minuti (-10%). Una visita sempre più breve, anche influenzata dall’uso dello smartphone, che sta di fatto mutando la shopping experience experience online. Sarà dunque necessario ottimizzare la customer journey prevedendo un minor numero di passaggi dal momento in cui si effettua la ricerca fino al pagamento finale, ma anche prevedere una shopping experience unificata nel caso in cui le visite vengano effettuate tramite uno o più dispositivi, o canali.

 

Convenienza primo pensiero, e la consegna si vuole gratis
Tra i vari cambiamenti che percorrono il rapporto del cliente con la rete uno non cambia, ed è l’esigenza e anche l’aspettativa di chi acquista online di trovare convenienza. La spedizione gratuita incentiva lo shopping online. Nel settore moda la spedizione gratuita è applicata nel 65% dei casi e su un valore medio di ordine di 125 dollari, mentre il tasso medio di sconto è pari al 15%. I retailer utilizzano i negozi fisici come pick-up point per ridurre i costi di trasporto e incrementare gli acquisti.

I settori dell’abbigliamento di lusso e dell’health&beauty rimangono però quelli che presentano i tassi di applicazione della spedizione gratuita più alti, rispettivamente dell’84% e 74%.
Se in generale la spedizione gratuita ha avuto un grande successo durante il quarto trimestre del 2015, periodo in cui si è registrato il periodo di picco dello shopping digitale, nel primo trimestre 2016 è arrivata a coprire circa i due terzi del totale degli ordini, in crescita del 63% rispetto a un anno fa.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare