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Tag: ortofrutta

Insal’Arte (OrtoRomi) lancia una nuova linea bio

È nata una nuova linea Bio di insalate nel paniere di Insal’Arte, marchio d’eccellenza di OrtoRomi. Si tratta di insalate biologiche, coltivate e raccolte con metodi di produzione agricola che rispettano l’ambiente, i cicli naturali e le rotazioni delle culture.

La nuova linea va ad intercettare una delle tendenze più interessanti del momento, quella verso il benessere perseguita da consumatori esigenti, attenti, informati, che adottano specifiche diete salutari, o particolarmente attenti all’aspetto ecologico. E del resto il segmento del Bio negli ultimi anni ha aumentando notevolmente le vendite, non solo nei negozi specializzati ma anche nella GDO.

Insal’Arte amplia quindi la gamma di insalate di IV gamma con la linea Bio che comprende monoreferenze come il lattughino e la rucola, e mix di baby leaf (misticanza) e di insalate adulte (la classica mista). Presentate in una pratica vaschetta impreziosita da un caldo oro che richiama i colori della terra, dove sono presenti, in doppia lingua italiano e inglese, tutte le info necessarie al consumatore, e il riconoscibile logo Bio.

Con la nuova linea Insal’Arte Bio, OrtoRomi riconferma i propri concetti di filiera corta, di tracciabilità e sostenibilità: una Cooperativa presente su tutto il territorio nazionale, pronta a selezionare e garantire insalate fresche, di prima qualità e certificate, 365 giorni all’anno, per rispondere in modo tempestivo alle richieste di una clientela esigente e attenta alle nuove tendenze.

Coop preme l’acceleratore sulla filiera pulita con “Buoni e Giusti”. E gli altri?

Per avere un controllo ancora maggiore sulla filiera dell’ortofrutta, Coop ha avviato la campagna “Buoni e Giusti Coop”. Coinvolti tutti gli 832 fornitori che operano con oltre 70.000 aziende agricole. Le 7.200 aziende agricole all’origine delle filiere dei prodotti a marchio Coop invitate a aderire alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.

Le notizie di episodi di caporalato e di condizioni di lavoro inaccettabili nei campi italiani, specie durante la raccolta, hanno fatto notizia la scorsa estate fino ad arrivare agli episodi di cronaca con persone, italiane e straniere, decedute nei campi. Un duro colpo anche per l’agroalimentare in genere, che ha avuto ripercussioni anche all’estero. La Gdo, coinvolta in prima persona, non si era ancora impegnata in controlli di questa portata, ritenuti troppo difficili e dispendiosi. Anche la politica si era mossa per affrontare il problema delle agromafie con una proposta di legge presentata dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli. Secondo l’ultimo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti ed Eurispes, solo nel 2015 il business delle agromafie avrebbe ammassato 16 miliardi di Euro.

In realtà l’impegno di Coop sulla questione è decennale, con l’insegna tra le prime in Europa a certificarsi secondo lo standard etico SA8000 “ma – si legge in un comunicato -, a fronte di una situazione critica e drammatica che getta sempre più ombre sul cibo che arriva sulle nostre tavole, vogliamo rilanciare. Il rischio è che l’impresa “cattiva” scacci quella buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone”.

“Noi ci siamo. Ci aspettiamo un grande e più forte impegno da parte degli organi ispettivi e di controllo e del Governo nella lotta all’illegalità, al lavoro nero, al caporalato e alle truffe alimentari. Allo stesso tempo ci auguriamo che le associazioni dei produttori agricoli operino affinché le proprie imprese aderiscano alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità il cui accesso deve essere reso più semplice”.

Coop ha individuato 13 filiere ortofrutticole più esposte ai rischi di illegalità e dove più frequentemente emergono episodi di sfruttamento dei lavoratori. Con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità si attueranno controlli sulla filiera degli agrumi, per proseguire con le fragole, i pomodori, i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri 5 ortaggi di largo consumo. Saranno coinvolti non più soltanto gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

Dai primi dati che hanno coinvolto la filiera degli agrumi coinvolgendo tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole in tre regioni – Calabria, Sicilia e Puglia – non è emersa alcuna segnalazione di gravi non conformità (caporalato, lavoro nero o casi di discriminazione). Le problematiche emerse riguardano norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop” è la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Non un semplice invito, ma l’impegno ad iscriversi allìl’organismo autonomo nato sotto l’egida del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali “per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo” e rivolto alle 7.200 aziende agricole dei prodotti a marchio Coop e che attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. La complessità della procedura sta però ostacolando un’adesione massiccia.

 

Prezzo basso filiera a rischio

È chiaro che i prezzi troppo bassi e le promozioni eccessive possono rivelare un sistema di forniture agricole non trasparente. “Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari, vogliamo affrontare anche il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono e si debbono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori sia i produttori abbiano il giusto prezzo. Come Coop siamo attenti a riconoscere ai produttori agricoli prezzi equi, non il prezzo più basso del mercato che in certe filiere nasconde l’illegalità. Va segnalato che problemi importanti nella formazione del valore dei prodotti ortofrutticoli sono sia quello dei costi intermedi e logistici (che pesano quasi il 40% sul prezzo finale) che quelli di una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori; se ne avvantaggerebbero sia i consumatori che gli agricoltori” conclude Marco Pedroni, Presidente Coop Italia.

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Auchan in Francia lancia l’e-commerce del fresco

Non solo prodotti freschi, dall’ortofrutta al pesce alla gastronomia, ma anche gourmandise come il manzo Wagyu o il caviale: sono disponibili dal 7 marzo sul nuovo sito frais.auchan.fr con il quale Auchan Francia intende completare la sua offerta di e-commerce.

Cc-SH9tWEAUWgu5L’insegna francese è già infatti uno dei maggiori attori della spesa online grazie alla fitta rete di drive (Auchan Drive e Chronodrive) per il click and collect ma anche per le consegne a casa (Auchan Direct), o con ritiro all’interno del punto vendita (Auchan Traiteur).
Con il nuovo sito l’offerta viene completata con 300 prodotti freschi selezionati dai reparti salumi, formaggi, pesce, carne, panetteria e pasticceria, e punta a coprire le esigenze di una spesa quotidiana.
Oltre ai prodotti che presenteranno anche promozioni dedicate, non manca il lato servizio, con la possibilità di ordinare vassoi di salumi o formaggi, ma anche di avere il pesce deliscato o le scritte personalizzate sulle torte.  Auchan promette nei prossimi mesi di arricchire l’offerta di prodotti locali e “servizi innovativi”.

Il pagamento avviene online, dopo aver selezionato l’ipermercato e la data di ritiro della spesa.

Torna l’olio toscano Evo Igp con un raccolto piccolo ma di qualità

Un momento della presentazione per la stampa della campagna 2015 al Priceless di Milano.

“Bentornato all’olio toscano Igp”: con queste parole il Consorzio dell’olio extravergine Toscano IGP ha lanciato la campagna nazionale 2015 a Milano. Un ritorno che segue un raccolto 2014 è stato rovinoso e per tutto il 2015 la filiera ha portato, e porterà anche in futuro, i segni di una campagna difficile. La nuova e attesissima campagna rimanda dati economici decisamente confortanti.

Deborah Corsi, dei Jeunes Restaurateurs d’Europe.

Il buon andamento climatico nel corso dei mesi, anche se eccessivamente caldo ha portato a una stima di produzione intorno a 140-150.000 quintali, con una flessione di circa il 20% rispetto alla media regionale. Conseguentemente anche la produzione di olio certificato Toscano IGP, si attesterà fra 30-35.000 quintali.
A fronte di ciò, si prevede però una qualità ottima, grazie ad una quasi totale assenza di attacchi significativi della temuta Mosca dell’olivo, nefasta protagonista della scorsa campagna. «È una bella annata – spiega il Presidente del Consorzio Fabrizio Filippi – che la nostra olivicoltura attendeva con paura, ansia e grandi aspettative. Certamente la strada è ancora in salita perché saltare un raccolto si traduce palesemente in gravi perdite economiche nel bilancio, ma siamo fortemente positivi su una ripresa ancora più vigorosa di uno dei prodotti iconici della Toscana. Quanto successo l’anno passato deve rappresentare il punto zero, ossia l’inizio di un nuovo approccio all’olivicoltura, ancora non sempre diffuso nella nostra Regione. Un cambiamento radicale nella gestione dell’oliveto attraverso un costante e corretto monitoraggio, accompagnato da mirate pratiche colturali per il mantenimento di un buono stato di vigoria. Un po’ come noi del resto, se siamo forti ci ammaliamo meno».

 

Produzione di qualità esportata per il 60%

La Toscana produce il 3% dell’olio nazionale ma certifica il 50%, “una proporzione straordinaria che costituisce l’eccellenza nel settore della denominazione, importante per il nostro territorio anche per tutto ciò che evoca il messaggio ‘toscano’. Per noi come per tutto l’agroalimentare italiano, la scommessa di Expo avrà avuto successo solo se riusciremo a mantenere alta la visibilità che l’evento ha dato ai nostri prodotti d’eccellenza. Purché siano quelli veri”. Da qui la scelta di Milano come spiega Christian Sbardella, direttore marketing del Consorzio «È allo studio la costruzione di un progetto promozionale che vedrà proprio la città milanese quale fulcro di una serie di attività per rafforzare il ruolo del nostro marchio ed avvicinare sempre più il consumatore».

La produzione dell’olio Toscano IGP è in media di 30.000-33.000 quintali per oltre 4 milioni di bottiglie e un valore al consumo di circa 55 milioni di euro. Il valore al consumo degli oli DOP/IGP in Italia è di 60 milioni di euro, di cui l’olio Toscano IGP, che rappresenta il 35%, vale quasi 20 milioni di euro.
Il 65% dell’IGP toscano viene esportato, il 75% in USA, il 10% in Canada e il 15% in altri Paesi (Taiwan Giappone Messico Australia e, in UE, Germania, UK, Finlandia, Svizzera, Polonia, Islanda. L’ente di tutela e promozione del marchio Toscano conta oltre 11mila soci, 300 frantoi (l’80% in regione), 600 imbottigliatori.

Notizie positive proprio il giorno in cui scoppia la polemica sull’olio venduto nella GDO come extravergine e rivelatosi semplice olio d’oliva dalle analisi della procura di Torino, e che coinvolge sette grandi marchi, alcuni recentemente acquisiti da gruppi stranieri. Sul registro degli indagati per frode in commercio sarebbero finiti i responsabili legali di Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia.

Secondo Coldiretti l’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva dopo la Spagna, con circa 250 milioni di piante e un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro, con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative.

Parte oggi la nuova campagna adv Melinda su tv, stampa e social

Tremila passaggi sulle più importanti emittenti televisive nazionali, digitali e satellitari, con una copertura di tutte le fasce orarie e di tutti i principali programmi e 10 milioni di impression sui principali siti di informazione, tematici e di intrattenimento: sono i numeri della nuova campagna Melinda che parte oggi e si protrarrà fino al 5 dicembre su tv e web e fino al 19 dicembre sulla stampa, dove anche è prevista una pianificazione in cui Melinda si presenta con le sue sei varietà, dalla Golden “la più classica”, all’ultima nata Evelina “la più fresca”.

Attraverso il nuovo spot, realizzato dall’agenzia Cernuto Pizzigoni & Partners per la regia di Luca Lucini, Melinda continua il filone del racconto di momenti di vita in cui la sua mela è la protagonista di situazioni in cui il gusto è l’elemento che crea simpatia, complicità e coinvolgimento, ribadendo il notissimo claim “Melinda mi piaci di più” con l’affermazione dei valori chiave che sono alla base del successo dell’azienda, come appare nel testo dello spot: “Le nostre valli, 4.000 famiglie e un bollino blu, eccola Melinda”.

La nuova campagna si inserisce in momento di piena attività di comunicazione per il consorzio Melinda, come dichiara il responsabile marketing Andrea Fedrizzi, con la recentissima partecipazione al Festival della Crescita a Milano dove l’azienda ha testimoniato la qualità che la caratterizza da sempre, e con la sponsorizzazione della Corsa dei Santi a Roma, la sempre più popolare corsa competitiva e amatoriale che nell’edizione 2015 ha visto la straordinaria presenza di Carl Lewis.

CprSystem cresce nella GDO, con le cassette riciclabili fino al 40% in meno di CO2

Praticità, efficienza e sostenibilità, ambientale ed economica, hanno portato in anni recenti a uno spostamento delle preferenze, per gli acquisti di ortofrutta, verso le cassette in plastica riciclabile e riutilizzabile. Un packaging in forte crescita soprattutto che riguarda il numero di movimentazioni e il ventaglio di utilizzatori che hanno confermato, anche all’ultima edizione di Macfrut, un grande apprezzamento per un modello efficiente ed economico. Conferma il successo del format nella GDO CPR System che registra, ad oggi, un +2% rispetto allo scorso anno.
Al Macfrut Forum, il Congresso Internazionale di anteprima al Macfrut ha visto la partecipazione di 26 relatori provenienti da Paesi di tutto il mondo e importanti testimoni della innovazione nel settore ortofrutta. Nella sessione specifica dedicata alle tecnologie ed al packaging Riccardo Manzini dell’Università di Bologna ha illustrato i risultati di uno studio realizzato in collaborazione con Conad e CPR System al fine di rilevare, attraverso un software appositamente messo a punto, i risparmi economici ed ambientali ottenuti utilizzando il sistema a ciclo chiuso di CPR System. Attraverso appositi servizi che prevedono una razionalizzazione dei flussi di percorso tra Centri di Distribuzione e Produttori, utilizzando i pallet CPR System, si abbatte di oltre il 40% il consumo di CO2 apportando notevoli benefici all’ambiente.
Fondamentale il ruolo della logistica per raggiungere risultati ottimali in termini di razionalizzazione delle risorse economiche ed ambientali.
Matteo Benatti di Tesco (UK) ha messo in evidenza la necessità di attivare una piattaforma logistica in Inghilterra da parte dell’Italia per poter rilanciare il mercato inglese che negli ultimi anni ha perso numerose quote per l’export italiano.

Il Professor Ramudin della Hull University, considerato uno dei massimi esperti di logistica al mondo, ha evidenziato l’esigenza per il settore frutticolo di una standardizzazione creata attraverso un modello di pratiche ottimali di trasporto, distribuzione, consegna ai punti vendita che consenta di migliorare le prestazioni complessive sia economiche, sia qualitative e ambientali.
Il miglioramento logistico appare quindi oggi un fattore chiave in Italia, e CPR System è da sempre attento a questo tema, e ha messo a punto una serie di azioni studiate e basate su modelli scientifici che consentono di abbattere costi e salvaguardare l’ambiente e la freschezza dei prodotti.

Con le isole Almaverde Bio, Canova testa con Conad un nuovo format di vendita per l’ortofrutta biologica

È partito da qualche settimana con un test in due reparti ortofrutta ad insegna Conad Ipermercato, nei Centri Commerciali Punta di Ferro di Forli’ e Le Befane di Rimini, un progetto innovativo di grande rilevanza per lo sviluppo dei consumi del biologico.

Si tratta di isole dedicate interamente all’ortofrutta biologica, a marchio Almaverde Bio, con vendita assistita e totalmente gestite dalla Società Canova del Gruppo Apofruit, licenziataria esclusiva del marchio Almaverde Bio per l’ortofrutta fresca.

Le isole Almaverde Bio sono aree espositive di circa 20 metri quadri a vendita assistita dei prodotti venduti sfusi in cui si può trovare: l’accoglienza del negozio specializzato, la velocità di acquisto del supermercato e soprattutto i consigli e le promozioni con assaggio dei prodotti di stagione.

isolabella«Siamo molto soddisfatti dei primi risultati – dichiara Ernesto Fornari, Direttore di Canova – le vendite sono in continuo incremento e quello che più sorprende è l’apprezzamento dei clienti per l’ampia scelta di prodotti. Le isole Almaverde Bio presentano, infatti, la più vasta gamma di offerta di ortofrutta biologica esistente sul mercato con oltre 100 referenze che vanno dai prodotti esotici, al Km 0, dalla zucca, allo zenzero, dalla prima alla quarta gamma, alla frutta secca ai legumi e cereali secchi . La scelta del prodotto sfuso inoltre – sottolinea Fornari – asseconda la crescente esigenza dei clienti di evitare gli sprechi ed eliminare, il più possibile, l’immissione di rifiuti nell’ambiente con un effetto positivo sul contenimento dei prezzi di vendita».

Una caratteristica molto apprezzata delle isole Almaverde Bio è la profondità di gamma: l’ampia scelta di prodotti e la declinazione dell’offerta in una gamma completa rendono l’atto di acquisto un piacevole viaggio di conoscenza alla scoperta di novità poco note, di curiosità, di prodotti di nicchia di non facile reperibilità.

«Oggi – conclude Fornari – il consumatore di biologico è sempre più consapevole nella scelta di prodotti che oltre al gusto gli garantiscono contenuti salutistici ed è per questo che abbiamo concentrato il nostro impegno nella offerta di una gamma che possa soddisfare appieno queste esigenze. Nelle isole Almaverde Bio è possibile trovare l’introvabile, con una attenzione speciale per il benessere e la salute dei nostri client».

Il progetto test partito, al momento in due punti vendita in Romagna si trova in sinergia con la scelta di guidare il cliente evoluto e con esigenze alimentari speciali nell’acquisto di prodotti dedicati. È il caso del Conad Ipermercato di Rimini in cui, oltre all’isola Almaverde Bio sono presenti aree ben evidenziate dedicate alla scelta bio, vegetariana, vegan, gluten free in un’ottica di attenzione ai nuovi stili di vita.

Il test, nel breve periodo, potrà ampliarsi sull’intero territorio nazionale offrendo ai consumatori la più vasta scelta di biologico a marchio presente oggi sul mercato, ad un prezzo contenuto.

Prezzi bassi dell’ortofrutta = pesticidi: guerra di Greenpeace in Francia a Leclerc (e alla GDO)

Foto: Greenpeace.

Che “il miglior prezzo” sui prodotti alimentari non sia necessariamente una cosa positiva ormai lo capiscono anche i consumatori, perché l’altra faccia della medaglia possono essere le filiere sporche, il caporalato e l’uso dei pesticidi.

Lo sa bene anche Greenpeace, che in Francia ha ingaggiato una lotta contro l’insegna della GDO E. Leclerc arrivando ad attuare settimana scorsa un picchettaggio ad opera di 40 attivisti nella centrale di acquisti regionale Socamil presso Toulouse (dopo aver organizzato proteste davanti a vari ipermercati), arrivando ad ottenere dall’insegna l’istituzione di una commissione di controllo. Come di legge nel sito “il numero 1 della grande distribuzione in Francia e campione dei prezzi bassi noto per le sue feroci negoziazioni commerciali, si guarda bene dal comunicare le conseguenze ambientali e sanitarie dei pesticidi”.

Non solo, l’associazione ambientalista con un vero proprio “j’accuse” denuncia a chiare lettere le responsabilità della grande distribuzione, “che incoraggia per le sue esigenze pratiche agricole che hanno conseguenza gravi per l’ambiente e la salute. I due terzi degli acquisti alimentari in Francia si fanno nelle grandi specifici e quasi il 70% dell’ortofrutta fresca passa per questo canale. La grande distribuzione, e Leclerc in particolare (unica insegna a essersi rifiutata di rispondere al questionario inviato da Greenpeace a maggio circa l’uso di pesticidi che mettono in pericolo la vita delle api, ndr), esige dei prodotti agricoli perfetti, prodotti in grandi volumi, ai prezzi più bassi possibili e tutto l’anno. Questa politica di acquisti della grande distribuzione spinge gli agricoltori a coltivare prodotti standardizzati e in grandi quantità: in queste condizioni, non hanno altra scelta che utilizzare pesticidi, che gli assicurano il raccolto. Anche se questa scelta minaccia la loro salute, inquina il terreno – e dunque lo strumento del loro lavoro – e porta i consumatori a ritrovarne tracce nei loro piatti” si legge ancora nel sito dell’associazione. Greenpeace ha rilevato pesticidi nella maggior parte di mele e patate vendute nei supermercati francesi (ma risultati analoghi sono stati trovati anche in Italia per le mele). La campagna per chiedere a Leclerc di fermare l’uso dei pesticidi ha già ottenuto oltre 68mila firme.

Un atto d’accusa preciso, che dovrebbe far riflettere anche le insegne di casa nostra. Visto che da noi, oltre ai pesticidi, c’è anche il problema gravissimo del caporalato (vd Made in Italy e agromafie). Il problema riguarda il controllo delle filiere e la comunicazione ai clienti. Sullo sfondo, una domanda: quanto sono veramente disposti i clienti a spendere di più per salvaguardare la propria salute e condizioni di lavoro dignitose?

Per le mele VIP Val Venosta La Spagna si conferma mercato strategico

In occasione di Fruit Attraction, la più importante Fiera del settore ortofrutticolo della Spagna, il Direttore Commerciale di VI.P, l’Associazione delle Cooperative Ortofrutticole della Val Venosta, Fabio Manesco (nella foto), ha commentato i dati relativi all’ultima stagione di vendita.

«Nella stagione 2014-2015 VI.P è riuscita a mantenere un sostanziale equilibrio tra le diverse destinazioni, come previsto dalla propria pianificazione. Nello specifico, il 50% del prodotto è venduto sul mercato nazionale ed il restante 50% orientato all’estero.

La Spagna continua a rappresentare il 7-8% della produzione, con volumi assoluti in aumento del 10% c.a. rispetto alla stagione precedente – afferma Zanesco – e le destinazioni europee principali, nonché mercati strategici di riferimento, si confermano Germania, Scandinavia, Penisola Iberica ed Est-Europa.

La maggior parte delle vendite è riconducibile alla varietà per eccellenza, la Golden Delicious, per seguire con gli oltre 2/3 legati al marchio proprio e il 15/20% imputabili alle rosse e bicolore come la Red Delicious, la Kanzi, la Gala e la Pinova che stiamo ulteriormente sviluppando per implementare l’intera gamma. Infine – conclude Zanesco – diventano sempre più interesanti aree come Nord-Africa e Medio Oriente, per le quali si stanno delineando strategie stabili e numerose opportunità future».

Le prime mele Melinda conservate nella montagna sugli scaffali a gennaio: unico il progetto delle celle ipogee

Utilizzano meno acqua ed energia, diminuiscono la CO2 immessa nell’atmosfera, non impattano sul paesaggio e preservano meglio la catena del freddo (carico e scarico avvengono in ambiente refrigerato), aumentando la shelf-life del prodotto fino al 50%: per questo i magazzini ipogei (ovvero scavati nella roccia, utilizzando in una miniera di Dolomia preesistente) creati da Melinda in Val di Non, che sono ora caricati della nuova raccolta di mele, sembrano essere la soluzione ideale per la frigo-conservazione in condizioni di atmosfera controllata.
Utilizzare celle sotterranee per la conservazione degli alimenti non è una novità, in Norvegia da anni ad esempio sono adibite alla conservazione del pesce a basse temperature. Per la prima volta al mondo (e per ora unica) però sono stati utilizzate per conservare della frutta, a temperature più alte.
«La roccia è un isolante termico, quindi non è più necessario usare idrocarburi e il risparmio energetico arriva al 53%. L’enorme massa termica della roccia rende possibile l’accumulo energetico – ha spiegato alla presentazione del progetto Maurizio Fauri, Professore presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento –; le celle necessitano di un terzo dei gruppi frigoriferi e sono più sicure perché non soggette ai black-out, che può capitare quando ci si affida a fonti rinnovabili: il freddo infatti si conserva per due settimane anche senza refrigerazione. Si può anche utilizzare l’energia elettrica solo nelle fasce che hanno un costo inferiore».

Oggi 10mila tonnellate, domani..
La prima fase dei lavori ha creato 12 celle uguali tra loro, in grado di contenere 900 tonnellate di prodotto, circa 5 milioni di mele. ovvero 10mila tonnellate, “un investimento da 8,8 milioni di euro, ma il progetti prevede successivi ampliamenti” ha detto Michele Odorizzi, Presidente Consorzio Melinda.

Lo scaricamento e il caricamento delle mele avviene in ambiente refrigerato all'interno della ex-miniera, ottimizzando la catena del freddo.
Lo scaricamento e il caricamento delle mele avviene in ambiente refrigerato, ottimizzando la catena del freddo.

La forza del progetto è la sostenibilità sia economica sia ambientale. «Il consumatore oggi ci richiede non solo qualità e genuinità, ma garanzie di orientamento dell’azienda in senso della sostenibilità. Le prime mele conservate nelle celle ipogee arriveranno a gennaio nei supermercati. È stato uno investimento enorme per le 4000 famiglie socie del consorzio, che quest’anno hanno prodotto un raccolto record di 420mila tonnellate di mele, per l’80% vendute sul mercato italiano. Da qui il claim rivolto al consumatore: “La natura protegge i nostri frutti e noi proteggiamo lei”» ha spiegato Andrea Fedrizzi, responsabile comunicazione Consorzio Melinda.
Siamo ora al primo vero raccolto (c’è stato un primo test l’anno scorso) che utilizza i magazzini ipogei ricavati dai vuoti di cava della ex miniera di Rio Maggiore a Predaia (TN), un’area di 80 ettari di roccia Dolomia, a 575 metri sopra il livello del mare, a 900 metri dall’ingresso della miniera e 275 metri sotto le radici degli alberi dei meli coltivati sui terreni in superficie.

Innovazione premiata
Melinda ha già ricevuto due premi per il suo progetto innovativo e sostenibile: il Good Energy Award di Bernoni Grand Thornton nell’ambito del 15° Italian Energy Summit, evento di riferimento per il mercato italiano dell’energia e il Sodalitas Social Award, che viene assegnato alle iniziative più efficaci nel generare una crescita sostenibile.

Il Consorzio Melinda cui aderiscono 16 cooperative di oltre 4.000 famiglie di frutticoltori che coltivano circa 6.500 ettari di meleti nella Val di Non e Val di Sole, in Trentino copre più del 50% delle mele Golden acquistate in Italia e il 20% della produzione media annua di mele con circa 420.000 tonnellate. In aumento anche la percentuale di produzione destinata al mercato estero, dal 12% del 2011 al 25% medio degli ultimi tre anni in oltre 48 Paesi.
Coltiva le varietà Golden Delicious (70% della produzione totale), Red Delicious (10%), Renetta Canada (9%), – le uniche in Italia a Denominazione di Origine Protetta – Gala (5%), Fuji (6%) ed Evelina. Completano la produzione 3.000 tonnellate/anno circa di mele ottenute dall’applicazione del disciplinare di produzione biologica.

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