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Etichette, stereotipi e luoghi comuni: le donne non ci stanno. La ricerca di Special K

Etichette? No grazie. E non stiamo parlando di quelle nutrizionali, ovviamente. Ma dei luoghi comuni, degli stereotipi che troppo spesso vengono loro affibbiati e che le donne rifiutano con forza.

Lo conferma una recente ricerca commissionata da Special K (come parte della nuova campagna di Special K “La Forza è…”) che ha coinvolto un campione di donne italiane, alle quali è stato chiesto di stilare l’elenco delle parole che non vorrebbero più sentire e quelle che invece contribuiscono a celebrare la forza interiore femminile nella società. Lo studio è nato con l’obiettivo di arrivare al cuore della forza femminile e celebrarne ogni giorno le sue espressioni: in questo scenario, Special K offre il suo contributo sul piano nutrizionale con Special K nutri-mi™, la nuova combinazione di fiocchi e agglomerati multi cereali, arricchita di vitamine, ferro e acido folico.

Parole da bandire

Dalla ricerca emerge che ci sono definizioni sminuenti, avvilenti e offensive per il 63% delle intervistate e per questo andrebbero cancellate dal vocabolario e dal gergo quotidiano.

Ecco le 5 parole più invise alle donne italiane: mestruata e isterica (rispettivamente primo e secondo posto sull’inviso podio). Seguono rompi palle, stronzetta e prima donna.

«Le parole ritenute poco tollerabili da parte delle donne sono quelle che le etichettano in modo svalutante fondandosi sugli stereotipi legati alla “donna lavoratrice” o alla “donna forte” – ha commentato la psicologa e psicoterapeuta Laura Duranti. – Come stereotipi sono particolarmente irritanti poiché tendono ad inquadrare qualsiasi donna nello stesso cliché riducendola al solo essere donna e stressandone le caratteristiche prettamente femminili (diresti mai ad un uomo che è “mestruato” o “isterico”?) ed è questo che li rende meno tollerabili, perché la attaccano in quanto donna e non in quanto persona».

E l’autostima ne fa le spese

Non sono tanto le over 50 ad essere destabilizzate da queste etichette, quanto le giovani: oltre il 58% delle intervistate tra i 18 e i 34 anni, se descritte in questo modo, si sente meno saldo nella propria determinazione a essere fedele a se stessa. Per fortuna ci sono le parole positive, quelle che piacciono e che fanno sentire bene: determinata, sicura di sé, coraggiosa, intraprendente e coerente.

Ad ogni modo le donne non soffrono troppo di complesso di inferiorità, per fortuna. L’86% delle italiane, infatti, pensa di poter contare su una considerevole forza interiore; le donne con figli e quelle con più di 50 anni sono quelle che sono convinte di possederne più della media.

Modelli e figure ideali

Dalla ricerca, inoltre, emerge che circa una donna su due afferma di avere un modello femminile di forza interiore. Quello più gettonato, che si colloca al primo posto è una figura fondamentale come la mamma. Segue Rita Levi Montalcini mentre la terza icona è rappresentata da Madre Teresa di Calcutta.

Amìo, un nuovo brand per i legumi secchi con origine tracciata

In occasione dell’anno internazionale dei legumi indetto dalla Fao non potevano mancare novità di prodotto nel campo di queste proteine vegetali in gran spolvero, dopo i rovesci di carni rosse e salumi:tra questi, arriva sul mercato e sugli scaffali Amìo, brand dedicato di Ilta Commodities, trader mondiale di legumi e cereali che ha scelto l’Italia come sede dello stabilimento per l’Europa e per il lancio del marchio di legumi secchi Amìo.

Le 12 referenze tra lenticchie, fagioli, ceci e piselli si distinguono per l’origine dichiarata, frutto di un’accurata ricerca e selezione dei legumi provenienti dalle migliori regioni produttive del mondo, con l’ambizioso obiettivo di riportare il gusto al centro delle scelta dei consumatori.
L’origine è indicata in maniera trasparente esaltando le caratteristiche uniche dei territori di provenienza, fino a dare voce sul pack al singolo produttore.
L’Italia è il paese di lancio e sede dello stabilimento produttivo destinato a soddisfare il mercato europeo di questo nuovo brand, e questo per ragioni di opportunità logistica ma anche di identità gastronomica: «L’Italia, abituata a trasformare attraverso la sua tradizione culinaria ogni ingrediente in un’esperienza, è la prima tappa del cambiamento che ci prefiggiamo di realizzare» ha detto Theodore Margellos, Ad di ILTA Alimentare, che da 42 anni opera nel settore del trading di legumi e cereali e che coltiva una passione sfrenata per la cucina di alta qualità.
Cn un investimento di 4,8 milioni di Euro, il nuovo marchio nasce nello stabilimento di Marghera (Ve) di ILTA Alimentare Spa, 100% Italiana titolare del brand. L’azienda è parte di ILTA Commodities SA, società che movimenta 400.000 tonnellate di legumi e cereali all’anno con un fatturato di gruppo previsto per il 2016 di 150 milioni di dollari.
Lo stabilimento di 6000 metri quadri opera in una posizione strategica per tutta Europa. Gli impianti sono dotati di tecnologia d’avanguardia per la pulitura e il confezionamento dei legumi garantendo i più alti standard qualitativi (e si avvalgono delle certificazioni BRC British Retailer Consortium, IFS International Food Standard e BIO).
I legumi che arrivano nello stabilimento di Venezia vengono processati, controllati e inseriti in un pack ad alto livello di servizio destinato a soddisfare i mercati di tutta Europa, nei canali modern trade e catering.
A supporto del lancio è prevista una strategia digitale di marketing e comunicazione che porterà i consumatori in un viaggio intorno al mondo. Informazioni ricche di contenuti parleranno ai consumatori attraverso sito web e social media.

Birra artigianale veloce e direttamente a casa, con il sistema BEER BAR

Birra al di là degli schemi: ecco l’ultima novità firmata SodaStream. Si chiama BEER BAR ed è un innovativo sistema pensato per creare la birra a casa. Basta aggiungere acqua frizzante direttamente alla birra concentrata, fermentata alla perfezione.

Beer Bar è costituito dal gasatore SodaStream Genesis e dalla birra concentrata Blondie (da una bottiglia da 1 litro è possibile produrne circa 3 di birra), una birra doppio malto, leggera (grado alcolico 4,5%) e naturale, che ha un gusto autentico e delicato e un intenso aroma di luppolo.

Siamo felici di lanciare un nuovo brand dedicato ad un segmento in crescita, quello della Birra fai da te. È il prodotto perfetto per le feste a casa tra amici, davanti a una partita o per i momenti conviviali – dice Petra Schrott, Direttore Marketing e Comunicazione di SodaStream Italia”.

Beer Bar arriva in Italia dopo un lancio in Svizzera e in Germania e sarà disponibile al prezzo di € 99,90 sul sito e-commerce www.sodastream.it a partire dal 15 Ottobre e presso i migliori rivenditori SodaStream.

È inoltre in vendita la confezione regalo Blondie con una bottiglia di birra concentrata e due bicchieri da birra, al prezzo di € 17,99, e la bottiglia di Blondie al prezzo di € 7,49.

 

Verso Natura Bio: Conad lancia la nuova linea Bio, Veg, Equo, Eco

Consumo responsabile? Sì, grazie.

Sono sempre più numerosi i consumatori convinti dell’importanza di scelte alimentari rispettose dell’ambiente e del proprio benessere. Per dare una risposta univoca, chiara e immediata, Conad  lancia il marchio  “ombrello” Verso Natura Bio, Veg, Equo, Eco, rafforzando questo progetto con una campagna stampa sia sui principali media nazionali, che su web e social.

Quattro aree di bisogno, contrassegnate da un codice cromatico specifico (due diverse tonalità di verde per bio e eco; due distinte nuances di rosso per equo e veg). Saranno in totale circa 200 le referenze disponibili nei negozi Conad, dal prossimo anno: oltre al rilancio delle 60 referenze da agricoltura biologica già in assortimento, Conad ha infatti pianificato il lancio di un’ampia gamma di nuovi prodotti: 94 nella linea Bio – dall’ortofrutta ai legumi secchi, dalle carni avicole e bovine ai surgelati, dai biscotti al latte e agli infusi –, 27 in quella Veg – dai gelati ai sostitutivi di latte e yogurt a base soia, dai piatti pronti freschi vegetali ai sostitutivi di carne surgelata e alle zuppe fresche –, 9 in quella Eco – carta, detergenti casa e detergenti bucato – e 6 in quella Equo – cacao, caffè, cioccolato e te.
«Ai tradizionali brand Conad si affianca ora Verso Natura, un marchio che è testimone di una nuova cultura di Conad, ancora più sensibile, più attenta ai nuovi trend di consumo, più consapevole della necessità di soddisfare meglio i bisogni di quanti fanno la spesa», sottolinea il direttore commerciale di Conad Francesco Avanzini. «È sicuramente un marchio ben articolato per rispondere a stili di vita emergenti legati a scelte consapevoli, alla crescente attenzione al benessere e alla salute, alla qualità di ciò che si porta in tavola, al rispetto dell’ambiente e al rispetto dei diritti dei lavoratori. In linea con i valori della nostra impresa e nella consapevolezza che l’evoluzione dei consumi è un’opportunità per far crescere e sviluppare la nostra marca».

Il lancio di Verso Natura è sostenuto con una campagna stampa sui principali media nazionali e con un’innovativa campagna di comunicazione web e social.

Debutta nel biologico con una nuova linea il Caseifico Tomasoni

Debutta nel mercato del biologico con una nuova linea di sei referenze il Caseifico Tomasoni, realtà trevigiana con oltre 60 anni di storia. Della nuova linea fanno parte la Caciotta Bio, il Dolce Tomasoni Bio, il PrimoDì Bio, la Ricotta Bio, il Formaggio San Saverio Bio e lo Stracchino Bio. Sono tutti prodotti con latte biologico italiano.

L’azienda ha già da tempo iniziato un percorso di sostenibilità nei processi produttivi, dotati di un complesso sistema di riutilizzo e depurazione biologica delle acque, dispone di un moderno impianto fotovoltaico e di un’innovativa tecnologia per il compostaggio, atta a ridurre i consumi energetici.

«La nostra è una piccola azienda che ha scelto di differenziarsi puntando su una filiera biologica tracciabile. – afferma Moreno Tomasoni -. Una scelta non semplice, visto il periodo in cui tutti tendono al risparmio, ma dettata dalla volontà di creare valore aggiunto, partendo dal territorio per sostenere i piccoli allevatori locali. Una decisione coraggiosa la nostra, se si pensa che molti produttori di formaggi freschi, per abbattere i costi, non utilizzano latte italiano». 

L’intera gamma è infatti prodotta con latte biologico italiano, principalmente da selezionate stalle del Veneto, da mucche alimentate con erba e foraggio bio. Realizzate senza l’impiego di sostanze chimiche di sintesi e di organismi geneticamente modificati, le nuove referenze, riportano sulla confezione il logo di produzione biologica del Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali), che ne certifica e garantisce l’intera filiera.

Il packaging della nuova linea Tomasoni Bio rientra nel processo di restyling dell’intera immagine coordinata dell’azienda e richiama la naturalità dei prodotti: una grafica moderna ricorda i prati vicini all’azienda, le sfere ellittiche sull’incarto rappresentano la biodiversità, mentre le sfumature di verde raccontano la naturalezza dei luoghi di origine dei formaggi.

Ritorna sul mercato Chazalettes, Vermouth d’antan

Torna sul mercato il vermouth dei Savoia, della Torino di fine Ottocento, dei caffè e delle regine: rinasce il marchio Chazalettes, azienda torinese fondata nel 1876 e in attività per oltre cent’anni, con due prodotti storici (è il caso di dirlo) che recuperano le ricette originali, il Vermouth Rosso della Regina, dedicato alla Regina Margherita il cui stemma ricorre nelle etichette e il Vermouth Extra Dry.

È questa un’epoca di grandi ritorni e recuperi di ricette tradizionali, anche dette vintage che così sembra più cosmopolita, con il recupero conseguente di marchi antichi andati in disuso.

«Il richiamo del mio Piemonte è stato cosi forte da farmi abbandonare una carriera iniziata a Milano per dedicarmi ad un progetto affascinante che mette insieme la cultura materiale e storica della mia regione, la passione di veder rinascere ricette antiche in un nuovo mondo giovane di consumo che mi appartiene – racconta Francesca Bava, responsabile del progetto -. Ho trovato l’appoggio e la professionalità della mia famiglia in questo campo ed il carisma del signor Chazalettes. I due prodotti di oggi sono il risultato di oltre un anno di lavoro tra vini, spezie e ricerche storiche. Uno dei miei obiettivi è quello di aggiungere un tocco femminile al mondo del Vermouth».

La lunga tradizione liquoristica che guida la famiglia Bava e la condivisione della passione per questo liquore hanno portato Giovanni Chazalettes, l’erede dei segreti della famiglia, a riprendere le sue numerose ricette per far riscoprire questo affascinate mix di erbe e spezie aromatiche con selezionati vini italiani, che ha commentato. «Sono molto fiero di sapere che questo progetto che abbiamo iniziato insieme, farà conoscere un’immagine della mia azienda e dei miei predecessori riportandoli alla modernità, perché un prodotto così storico riportato ai giorni nostri rappresenta un grande valore per la città di Torino e la liquoristica italiana».

L’incontro “La storia del Vermouth a Torino: Chazalettes”, che si è svolto oggi presso la caffetteria di Palazzo Madama, segna l’inizio di un nuovo capitolo di questa eccellenza torinese, che riunisce l’incontro di generazioni, il fascino di un’arte liquoristica antica da riscoprire e il comune impegno nel salvare un’eredità importante.

Colussi on air con lo spot che racconta i nuovi cornetti senza olio di palma

Colussi è on air sulle principali emittenti televisive con un nuovo ciclo di comunicazione dedicato ad un’importante novità di prodotto: la prima linea di Cornetti Colussi senza olio di palma e con farina poco raffinata, che segna il debutto del brand nel segmento delle merende.

Lo spot tv – della durata di 15 secondi – con un concept creativo semplice e immediato annuncia la nascita dei nuovi Cornetti, i primi sul mercato senza olio di palma e con farina poco raffinata in un ricco assortimento di gusti, classico, cioccolato, albicocca e ciliegia, svelando il “sorgere” di una nuova alba in compagnia degli irresistibili frollini: SignorCiok, che sorgendo dal mare di latte apre il nuovo giorno, e Scintille, Foglie Magiche e Re di Cuori che in un susseguirsi di immagini “vivono” il latte in modo giocoso e ironico tra match, surfing e splash.

La creatività è firmata Red Cell, l’agenzia guidata da Alberto De Martini e Roberto Vella. Il  team di lavoro composto da Stefano Longoni con il supporto di Martina Leo, ha lavorato sotto la direzione creativa di Roberto Vella e dell’account Laura Baldi guidata dal Deputy General Manager Maurizio Acquaviva.
La pianificazione che prevede una programmazione fino a fine Ottobre è curata dall’agenzia media Marketing Point.

L’imballaggio del futuro? Sarà leggero, sostenibile e performante

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Stefano Tominetti.

Forse non ha la stessa visibilità di altri settori, ma è anche sul packaging che si stanno giocando i temi caldi della filiera alimentare, che guardano al futuro. Tecnologie nuove promettono infatti di modificare le prestazioni degli imballaggi, sempre più perfomanti perché saranno in grado, ad esempio, di allungare la shelf-life degli alimenti freschi, evitando l’uso di conservanti sempre più invisi al consumatore, nonché a tutto vantaggio dei conti economici della filiera, ma anche della lotta allo spreco di cui tanto si parla in questi tempi.
Abbiamo dunque chiesto a un “addetto ai lavori”, Stefano Tominetti, Business Development Manager Saes, azienda attiva nel campo dei materiali innovativi per l’industria, di raccontarci come vede l’evoluzioni del pack nel campo dei prodotti alimentari, e delle ricerche attualmente in campo.

Anche negli imballaggi è giunta l’era del pack “intelligente” o smart?
In realtà noi lavoriamo non sul pack “smart”, che è quello che interagisce con l’utente con vari sistemi come la tecnologia Rfid che localizza precisamente un prodotto o sistemi che indichino il mantenimento della catena del freddo, ma sul pack attivo, che è un pack evoluto utilizzato laddove il contenuto della confezione è sensibile all’ambiente, con il quale interagisce, bloccando l’ingresso di alcuni elementi. La confezione dunque incorpora, oltre alle tradizionali funzioni protettive, la capacità di aumentare la vita del prodotto o migliorarne le caratteristiche, con l’indubbio vantaggio anche di evitare l’utilizzo di conservanti. Ad esempio, può migliorare la permeabilità a determinati gas non solo con l’uso di materiali che respingono il gas ma anche che lo trasformino o l’assorbano, interagendo con l’atmosfera interna ed esterna in modo da mantenere inalterate le proprietà del prodotto.

Di quali prodotti stiamo parlando?
L’ortofrutta, la quarta gamma e i freschi in genere. Ma anche prodotti non freschi che richiedono uno stoccaggio controllato, in settori limitrofi all’alimentare come la nutraceutica e l’industria farmaceutica.

Che altre caratteristiche deve avere un packaging innovativo?
Deve essere sostenibile per l’ambiente, riciclabile o compostabile. Deve essere più leggero, perché la diminuzione del peso degli imballaggi incide sulla logistica e il trasporto. Il nostro obiettivo è sviluppare pack che intercettino contemporaneamente questi trend, l’aumento della shelf life per una maggiore fruibilità del prodotto, anche in un’ottica di riduzione dello spreco, l’alleggerimento dei costi di trasporto e uno smaltimento sostenibile.

aqvadryCome si ottiene ciò?
Esistono già materiali attivi che interagiscono con i gas, utilizzati principalmente in altri settori come l’elettronica. Noi stiamo lavorando su micro e nano strutture che possano essere applicate al food, rispettando le normative vigenti, sotto forma di coating ovvero lacche applicate a film plastici. Altro prerequisito è che questi materiali abbiamo dei costi compatibili con l’industria alimentare. Inoltre, non devono essere materiali estranei, da smaltire separatamente perché renderebbero l’imballaggio non più riciclabile. Infine, il materiale deve garantire un’esperienza visiva e sensoriale piacevole.

A che punto siete nella ricerca?
La nostra ricerca più avanzata riguarda una lacca a base acqua, il progetto pilota è già partito e speriamo che i primi prodotti siano realizzati dall’industria già nella prima metà del 2017.

Quali sono i vantaggi?
È una lacca priva di solventi (presenti nel 90% delle lacche in commercio) da utilizzare su substrati plastici e che mantiene la riciclabilità della confezione. Il Pet accoppiato a questa lacca ad esempio avrà una barriera all’acqua o all’ossigeno ma sarà sempre riciclabile nella filiera del Pet, cosa che i materiali accoppiati non sono. La preservazione dall’umidità di un’alimento è una funzione oggi presente sul mercato con varie tecnologie ma con sistemi che comportano l’accoppiamento o l’inserimento nel pack di materiali diversi, con i relativi problemi di smaltimento. Esistono anche materiali unici con ottime prestazioni ma molto costosi, usati per mercati di nicchia.

Come si immagina la confezione del futuro?
Alla vista sarà molto simile a quelle di oggi. La immagino però più leggera, con prestazioni simili o migliorate. Tra i vantaggi che si possono ottenere c’è l’aumento della shelf-life, sui banchi del supermercato e nel frigorifero di casa. Più leggero dunque e riciclabile, il pack potrà integrare più funzioni all’interno di strati sottilissimi di materiale.

Dove saranno scaricati i maggiori costi dei pack innovativi?
I nostri studi dimostrano che il maggior costo viene diluito lungo la filiera, perché consente un risparmio sia all’industria alimentare sia alla grande distribuzione. Oggi più che mai è necessario ragionare in termini di filiera, che va educata a considerare i costi a valle della produzione, dallo spreco alla maggiore frequenza della sostituzioni sugli scaffali, dal trasporto allo stoccaggio. Un vita più lunga del prodotto potrà anche consentire di esportarlo, ove oggi non è possibile perché deperisce troppo in fretta, o comunque di aumentare il raggio geografico di penetrazione di un prodotto fresco.

SAES Group, società italiana che produce componenti e sistemi realizzati con materiali avanzati, ha recentemente annunciato la sottoscrizione di un contratto per l’acquisizione di una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale di Metalvuoto S.p.A. con la quale aveva già collaborato nella sperimentazione applicativa dei propri polimeri funzionali ai film plastici per packaging di Metalvuoto.

Moka e cialda gemelle diverse

Moka, cialda o capsula? Cosa ne dice il web?

Lo abbiamo indagato, studiando un campione composto da 3.714.812 pareri.

Ecco cosa ne è emerso:

  • Gli ambienti web maggiormente utilizzati per disquisire sulla preparazione casalinga del caffè sono i Blog ed i Forum (82%), particolarmente distanziati i Social (18%).
  • Provengono da influencer ben il 38% dell’universo delle opinioni. La media nazionale di influencer nella rete nazionale nel 2015 è stata circa il 25%. La preparazione casalinga del caffè, infatti, è un argomento che scalda gli animi, accende il dibattito, appassiona.
  • La talkability ha una distribuzione uniforme: l’argomento è trattato durante tutto l’anno senza picchi, non è caratterizzato da alcuna stagionalità.

L’attrezzatura

La prima macro aggregazione è la ripartizione tra pareri riguardanti il caffè preparato in casa con la caffettiera (in polvere, macinato) e quello con la macchina domestica per il caffè (caffè in cialda o in capsula):

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Sia chi prepara il caffè in casa con la caffettiera sia chi utilizza la macchina domestica per il caffè, si ritiene molto soddisfatto della qualità nella quasi totalità dei casi: caffettiera 99%; macchina 98%.

Le reason why

Ma cosa spinge ad optare per l’una o per l’altra?

Per quanto attiene la CAFFETTIERA ecco le principali reason why (pareri multipli):

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Queste le motivazioni relative invece alla MACCHINA DOMESTICA PER IL CAFFE’ (pareri multipli):

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Con passaggio ardito si potrebbe affermare che chi utilizza la caffettiera è convinto sia l’unico modo per preparare del caffè di qualità in casa; chi utilizza la macchina domestica per il caffè ha altre priorità pur riconoscendo la qualità del proprio caffè nella totalità dei casi.

Caffè porzionato

Per quanto riguarda questo segmento di prodotto chi ne scrive nel web nazionale utilizza:

prodotti originali nel     51% dei casi

prodotti compatibili nel 49% dei casi

La ripartizione tra cialde e capsule, stando a chi digita nella rete domestica, è la seguente:

schermata-2016-09-23-a-10-59-09Chi preferisce la cialda in cellulosa lo fa nel 92% dei casi per motivi ecologici e salutistici.

La sostenibilità

I detrattori delle capsule puntano l’indice sull’inquinamento derivante dal mancato smaltimento delle capsule in plastica ed in alluminio, dall’impossibilità di riciclarle, ciò, nonostante alcuni produttori si siano organizzati per la raccolta .

Tali internauti reputano non risolutori a tale proposito gli interventi di Cial (consorzio nazionale per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in alluminio) e Conai (Consorzio nazionale imballaggi); lo standard (non obbligatorio) europeo ESE (Easy Serving Espresso), che prevede cialde biodegradabili e caffè compostabile, è sbandierato da questi netsurfer come esempio da seguire.

Molto popolare in rete anche la proposta di un’azienda italiana di Novara che ha studiato e produce una particolare bioplastica di origine vegetale, completamente biodegradabile, che rispetta gli standard richiesti ai contenitori per alimenti, in grado di resistere alle alte temperature cui le capsule del caffè sono sottoposte.

Sotto accusa anche la quantità di tonnellate di CO2 liberate nell’atmosfera per la produzione delle capsule in plastica .

Viene infine ricordato il problema del furano. Ricordiamo: il furano presente negli alimenti, è sostanza non pericolosa in piccolissime dosi che però il nostro organismo non è in grado di smaltire ed il cui accumulo può fare insorgere tumori. L’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) effettua un monitoraggio costante della quantità di furano presente negli alimenti; da uno studio commissionato dall’Efsa all’Università di Barcellona nel 2011, emergerebbe che l’alta temperatura cui sono sottoposte le capsule di caffè ed il fatto che siano chiuse impedirebbero al furano, che è particolarmente volatile, di disperdersi come normalmente avviene e quindi il consumo regolare di caffè in capsule potrebbe portare ad un accumulo nell’organismo di quantità cancerogene di furano.

Il prezzo

Da notare che si parla poco di prezzo (20% delle menzioni), che tradizionalmente è uno dei driver di acquisto.

I naviganti hanno la seguente percezione dei prezzi: le caffettiere classiche costano mediamente 15 – 30 euro, per le macchine per uso domestico per caffè in capsule e cialde i prezzi hanno una media, tra gli 80 ed i 150 euro.schermata-2016-09-23-a-11-01-17

Rare le menzioni di macchine per il caffè in polvere (50 euro il prezzo percepito) e per le macchine che funzionano esclusivamente con caffè in grani (chicchi) che secondo i naviganti hanno un entry price oltre i 400 euro.

Per quanto riguarda il caffè in polvere, il prezzo medio al chilo del macinato per espresso è, stando al popolo della rete, di quasi 10 euro, quello del caffè in grani di 20 euro, per un chilo di caffè in cialde si spendono mediamente poco più di 35 euro, mentre un chilo di caffè in capsule costa in media oltre 45 euro.schermata-2016-09-23-a-11-16-10

Il prezzo non è una discriminante per scegliere se preparare il caffè in casa con la caffettiera o con la macchina.

Caffè equo e solidale e bio

Nonostante i principali brand si siano da tempo attivati con interventi che salvaguardano l’ambiente ed aiutino socialmente i paesi produttori di caffè (come la rotazione delle colture, il rimboschimento, la costruzione di asili e scuole, programmi sanitari per le popolazioni locali) tali interventi sono vissuti dalla maggior parte dei naviganti (62% di coloro che trattano l’argomento) come “green / social washing“ e le accuse alla coltivazione intensiva, alla deforestazione, allo sfruttamento del territorio, al bassissimo prezzo di acquisto del caffè riservato ai produttori locali, alle condizioni di lavoro dei lavoratori, in particolare quelle dei raccoglitori, trovano ampio spazio in rete (61% di chi ne digita in rete).

Per quanto riguarda il caffè bio (preferito nel 10% circa dei casi da chi ne scrive in rete riguardo la preparazione a casa) le motivazioni di acquisto sono sia di natura personale, legate alla salute, che di natura ecologica ed ambientale.

Identikit dei netsurfer

Questo il profilo socio demografico dei naviganti che digitano spontaneamente nella rete domestica pareri e opinioni sul caffè preparato in casa:

Maggioranza femminile: 51%, fascia di età compresa tra i 35 ed i 45 anni: 48%, cultura media: 41%.

La provenienza dei pareri in base alle aree geografiche è la seguente: Nord 28%, Centro 39%, Sud e Isole 33%.

Segmentando la provenienza dei commenti in base all’urbanizzazione si ottiene la seguente distribuzione: aree metropolitane 30%, zone urbane 29%, aree suburbane 37%, piccoli insediamenti / zone rurali 4%.

di Gian Marco Stefanini

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Pedon e Albert Heijn: prosegue con successo la partenership

Pedon e Albert Heijn, proseguono, con profitto, nella reciproca collaborazione.  Il  retailer olandese, infatti, ha scelto ancora una volta l’azienda vicentina per tre nuove referenze ready-to-eat a marchio AH, destinate alla distribuzione nei 966 supermercati della catena nei Paesi Bassi. Mix 7 cereali, bulgur & quinoa e farro, lenticchie & riso integrale, cotti naturalmente al vapore con sola acqua, olio extra vergine di oliva italiano e sale marino. Pronti in soli 90 secondi in microonde o pochi minuti in padella, questi prodotti hanno un alto valore salutistico e nutrizionale, sono adatti a chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana e rispondono alle esigenze del consumatore moderno, sempre più attento alla qualità degli ingredienti, senza rinunciare a gusto e praticità in cucina. Anche lo stesso pack porta la firma di Pedon, una pratica busta doypack stampata – ideale per l’uso in microonde – che conserva tutte le proprietà organolettiche dei cereali e lo rende riconoscibile a scaffale. La busta non necessita di forbici per l’apertura e si presenta in un comodo vassoio espositore “shelf ready”.

Un importante e ulteriore riconoscimento del valore di una partnership di lunga data, Pedon, infatti, porta la gamma fornita ad Albert Heijn a ben 21 referenze tra cereali e legumi, sia convenzionali che biologici, e pasta di legumi.

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