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Gli obiettivi “green” di Carrefour – 30% energia entro il 2020 e zero waste

Recuperare il 100% dei rifiuti prodotti nei punti vendita e ridurre del 30% i consumi energetici entro il 2020 rispetto al 2004: è l’obiettivo che si è posto il gruppo Carrefour. Ce lo dice Grégoire Kaufman, Direttore Commerciale e Marketing Carrefour Italia. «È un obiettivo che condividiamo con il gruppo. Abbiamo molti progetti per l’impostazione del layout dei punti vendita, il tipo di pavimento, l’ammodernamento tecnologico e l’ottimizzazione degli impianti d’illuminazione, la chiusura dei banchi frigo e il recupero dell’energia termica dalle centrali frigorifere; la riduzione dei metri cubi di acqua utilizzata e l’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili. Siamo i primi in Italia ad avere tutti i mobili del fresco chiusi con le porte chiuse: è vero, ha un impatto negativo sulla vendita, però ogni volta che rinnoviamo un punto vendita o ne facciamo uno nuovo introduciamo questo tipo di soluzioni, che a lungo termine sono vincenti».
«Abbiamo programmi interni per la riduzione dei rifiuti organici. Poi c’è tutto un ecosistema che abbiamo messo in piedi con il Banco Alimentare per recuperare il cibo in sovrastock prima che scada in tutti i punti vendita in Italia. Con loro organizziamo anche giornate dedicate dove invitiamo i nostri clienti a fare la spesa e a donare al Banco Alimentare. La riduzione del 30% è un obiettivo sfidante. Però ci interessa moltissimo il lavoro di educazione pedagogica che facciamo con i nostri clienti, per spiegare loro come funzionano le cose e questo lo possiamo fare in maniera ideale tramite accordi di partnership come quello che abbiamo fatto con l’Istituto Italiano di imballaggio, il Moige e L’Oréal; è fondamentale cambiare l’impostazione dei nostri clienti». Il Comitato Anti Demarque Carrefour Italia è dedicato alla revisione e al miglioramento dei flussi aziendali per combattere lo spreco del cibo che hanno portato a una riduzione progressiva degli sprechi: durante il primo semestre 2016 rispetto a quello del 2015 sono state recuperate oltre 180 tonnellate di prodotti freschi. I fornitori di prodotti a marchio sono stati coinvolti con il progetto “La Grande Sfida dei Fornitori” che premia le più efficaci politiche aziendali in materia di prevenzione, riutilizzo, recupero e ridistribuzione dei prodotti alimentari.
Ci sono nuove soluzioni di packaging che possono andare verso per il futuro?
Per noi il futuro è nel no packaging, la vendita sfusa, il cliente dovrebbe prendere l’abitudine di arrivare nel punto vendita con le sue borse e sacchetti. È l’unico modo per cambiare realmente le cose. A Carugate abbiamo messo il contenitore di detergenti dove fare il refill.
Funzionano? «Se guardo i numeri direi che non funziona ma devo cominciare devo abituare e prendere tempo non si cambiano le abitudini da un giorno all’altro. Se mi fermo alla vendita alla prima settimana chiudo subito e non faccio più tempo, devo lasciare il tempo alle persone che di organizzino, che si accorgano del risparmio che possono ottenere. Se c’è l’opportunità poi diventa moda. Se vedo com’era il biologico solo sei o sette anni fa, non si vendeva, guardiamo dove è arrivato oggi. Bisogna insistere e avere una prospettiva di medio o lungo termine».

Sul fronte della gestione dei rifiuti prodotti internamente nei punti vendita l’obiettivo è la zero waste, il recupero totale. Per raggiungerlo, i vari team hanno il compito di ridurre prioritariamente le quantità generate, ottimizzare la selezione ed il recupero dei rifiuti prodotti, di compattarne i volumi per ottimizzare i trasporti, e cercare in modo continuativo nuove soluzioni e partner innovativi. La gestione ottimale dei rifiuti, che cambia di pese in paese a causa delle diverse leggi di riferimento, ma che segue una condivisione globale delle best practice che incoraggiano un numero maggiore di iniziative a livello locale, è un obiettivo di primario interesse per il Gruppo. Grazie alla vendita di prodotti recuperati, è infatti possibile ridurre e contenere i costi globali di smaltimento.

La performance del gruppo
Nel 2016, il 68,7% dei rifiuti è stato recuperato, in aumento di 2,1 punti rispetto al 2015.

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Un progresso che deriva dalla crescente implementazione delle buone pratiche aziendali contro qualsiasi generazione di spreco, dalla donazione ad enti o associazione dei prodotti non vendibili ma ancora consumabili (es. prossimi alla scadenza) e da una miglior e più efficiente separazione e raccolta dei vari materiali riciclabili (carta, cartone, plastica, legno ferro, etc.) al fine della loro valorizzazione economica. I prodotti alimentari che non possono essere venduti né donati si trasformano in rifiuti organici.
Per facilitare i consumatori nella selezione e nel riciclo dei prodotti, il Gruppo ha organizzato diversi punti di raccolta (come le batterie).

Dalla scelta del fornitore allo smaltimento i numeri in Italia
Nei punti vendita, gli incaricati si occupano di effettuare un’accurata separazione dei materiali, che successivamente vengo ritirati dal fornitore di servizio o dalla società municipalizzata.
La carta, il cartone e gli imballaggi prima di essere ritirati vengono pressati o compattati direttamente dagli addetti nei punti di vendita.
Carrefour Italia sta ampliando i progetti di raccolta, smaltimento e valorizzazione di quei materiali che possono essere trasportati direttamente dai mezzi Carrefour di ritorno al deposito (progetto Reverse Logistic). Questo permette un duplice beneficio: gestione centralizzata e diretta nelle nostre isole ecologiche dei materiali da smaltire e valorizzare e riduzione dei viaggi a vuoto dei mezzi. Il progetto Reverse Logistic riguarda, infatti, il ritiro da parte della logistica di imballaggi nei punti vendita (già ridotti di volume attraverso specifiche presse), che vengono trasportati nel deposito di Rivalta, nel quale è presente un’isola ecologica debitamente autorizzata, che gestisce questa tipologia di rifiuti.
Per la raccolta, lo smaltimento e la valorizzazione dei rifiuti speciali pericolosi (come batterie auto, olii minerali, lampade al neon o RAEE), Carrefour ha incaricato diversi fornitori di servizio in base al loro know-how, alle specifiche attrezzature, alle tecnologie e alle autorizzazioni di cui dispongono per assicurare la corretta gestione di questi rifiuti.
Carrefour, insieme ai sui fornitori e alle società municipalizzate incaricate al ritiro, valorizza al 100% i rifiuti organici. Essi vengono destinati a impianti di compostaggio o a impianti di recupero per la produzione di biogas. Anche i rifiuti indifferenziati sono valorizzati, infatti con oltre l’80% di essi è possibile produrre CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti). Tutto questo all’insegna dell’economia circolare.
Carrefour, in merito ai RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), permette ai consumatori di consegnare i propri dispositivi che intendono sostituire; inoltre, ogni punto vendita dispone di contenitori dedicati alla raccolta delle pile esauste.
Infine a partire dal 2016 abbiamo iniziato a riportare sulle etichette dei prodotti a marchio Carrefour alcune informazioni destinate a facilitare ai nostri clienti la raccolta differenziata delle varie parti dell’imballo.
Carrefour, che è partner della United Nations Conference on Climate Change (COP21) tenutasi a Parigi nel 2015, ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2025, e del 70% entro il 2050 (rispetto alle emissioni del 2010). Ad esempio, l’insegna sta ampliando la flotta di veicoli 100% elettrici per la consegna della spesa. Nel 2016, il parco automezzi conta oltre 20 veicoli appositamente adibiti al trasporto alimentare per le consegne a domicilio a Milano, Roma, Torino, Firenze e Lucca. L’obiettivo è di superare i 40 veicoli su tutto il territorio nazionale entro il 2017.

Carrefour e Garnier insegnano ai bambini a sprecare di meno

Si chiama “Insieme rendiamo il mondo più bello” il progetto che impegnerà Garnier (gruppo l’Oréal) per tre anni in 500 scuole elementari d’Italia coinvolgendo 150.000 bambini per sensibilizzare i cittadini di domani sul tema della raccolta differenziata e del riciclo. Tra i partner dell’iniziativa c’è Carrefour, nei cui punti vendita dal 1 al 30 Marzo per ogni prodotto acquistato, Garnier devolverà 50 centesimi al Moige a sostegno dell’attività di formazione nelle Scuole.

Moige, Movimento Italiano Genitori, si è occupato del con il coinvolgimento diretto del corpo docenti delle Scuole, che sarà formato con il materiale redatto a cura dell’Istituto Italiano Imballaggio che ha donato il proprio patrocinio all’iniziativa.

L’impianto del progetto si articola nel corso del triennio 2017-2019, periodo durante il quale verranno coinvolti 500 plessi scolastici: nel primo anno 200 Scuole, a seguire rispettivamente 150 nel 2° e 150 nel terzo anno.

«Ormai un’azienda non più più solo realizzare un buon prodotto accessibile nel prezzi, ma deve anche impegnarsi e mettersi al servizio della causa della comunità e dell’ambiente» ha detto Paola Gilardi, responsabile Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne Garnier.

Per Grégoire Kaufman, Direttore Commerciale e Marketing Carrefour Italia “L’importanza del progetto sta nel fatto che coinvolge tutta la filiera”,  e ci spiega i programmi interni dell’insegna che si è posta un obiettivo ambizioso: ridurre del 30% i consumi energetici del punti vendita entro il 2020.

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“Le iniziative aziendali che promuovono una maggiore coscienza ambientale attraverso i saperi tecnico-scientifici sono sempre molto apprezzate e supportate dall’Istituto Italiano Imballaggio” –ha sottolineato Marco Sachet, direttore dell’Istituto -. “Questa lo è in modo particolare perché offre al pubblico che gestirà il mondo di domani le informazioni più attuali che riguardano il ruolo degli imballaggi (o packaging), la loro raccolta differenziata quando diventano rifiuti e il loro successivo riciclo come nuove risorse. Per la salvaguardia dell’Ambiente, i piccoli attori comprenderanno facilmente l’importanza dei loro comportamenti e di quelli della loro famiglia”.

Consorzio Sun va 100% Mater-Bi con Novamont

Si moltiplicano le iniziative verso uno spreco minore e una maggiore attenzione alle tematiche ambientali della Gdo nazionale, in un’ottica di Csr, e consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali non fa eccezione, annunciando l’accordo stipulato nei giorni scorsi con Novamont per la fornitura a tutte le aziende che fanno parte del consorzio (Gruppo Gabrielli di Ascoli, Alfi di Alessandria, Gros – Gruppo Romano Supermercati di Roma, Italmark di Brescia e Cadoro di Venezi) di buste per asporto realizzate in MATER-BI. La bioplastica di Novamont è ottenuta grazie a tecnologie proprietarie nel campo degli amidi, delle cellulose, degli oli vegetali e delle loro combinazioni. È biodegradabile e compostabile in conformità alla norma europea UNI EN 13432.

«Grazie a questo accordo – ha commentato il presidente del Consorzio SUN Marco Odolini – nei nostri 600 supermercati utilizzeremo esclusivamente shopper in MATER-BI, la bioplastica che grazie alle sue caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità e all’alto contenuto di materie prime rinnovabili consente di ottimizzare la gestione dei rifiuti organici, ridurre l’impatto ambientale e contribuire allo sviluppo di sistemi virtuosi con vantaggi significativi lungo tutto il ciclo produzione-consumo-smaltimento. Inoltre, stiamo valutando la possibilità di utilizzare i prodotti realizzati in MATER-BI anche per altre categorie di prodotto come i sacchi di frutta e verdura».

 

Comunicazione nel pdv

L’intesa prevede anche iniziative di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità ambientale; come spiega Stefano Rango direttore generale del Consorzio SUN: «L’accordo sottoscritto prevede anche l’avvio di un percorso di informazione e sensibilizzazione dei nostri clienti sul tema della raccolta differenziata con l’obiettivo di coniugare il processo di modernizzazione delle strutture retail di cui siamo protagonisti al rispetto per l’ambiente e all’adozione di pratiche virtuose di ecosostenibilità».

 

Pam Panorama, un assegno per le popolazioni colpite dal terremoto

Da sin. Flavia Pola, Fundraising Officer CRI per sisma Centro Italia, Ivan Capranica, Dir. Logistica Pam, Flavio Ronzi, Segretario Generale CRI.

Sembra non finire l’odissea di sofferenza e difficoltà per le popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto e da un’eccezionale ondata di neve e maltempo, e la Gdo continua e mobilitarsi per dare una mano, attivando varie iniziative di raccolta fondi nei punti vendita. Così Pam Panorama, società di Gruppo Pam, che ha consegnato ufficialmente alla Croce Rossa Italiana un assegno da oltre 136.000 euro che le aziende del Gruppo hanno raccolto e devoluto nelle settimane passate.

Il contributo è frutto della raccolta fondi organizzata da Pam Panorama alla quale hanno generosamente contributo sia i clienti di Pam Panorama che i dipendenti delle aziende di Gruppo Pam. Il Gruppo Pam ha poi raddoppiato il valore della somma per un ammontare totale di 136.666 euro, utilizzati dalla Croce Rossa Italiana per acquistare le derrate alimentari, i beni di prima necessità e per mantenere le strutture di accoglienza nelle zone terremotate.

«Siamo fieri di aver contribuito attivamente al sostegno delle popolazioni terremotate e di aver dato un aiuto concreto alla Croce Rossa Italiana, che ancora oggi è presente sul territorio del Centro Italia per supportare i nostri connazionali – ha commentato Ivan Capranica, Direttore Logistica di Pam PANORAMA –. Il nostro contributo è stato reso possibile dai piccoli e grandi gesti solidarietà dei nostri clienti e dei nostri dipendenti e colgo l’occasione per ringraziarli pubblicamente». 

«Ringraziamo il Gruppo Pam perché, anche grazie al loro generoso contributo, possiamo lavorare alla ricostruzione delle località colpite dal sisma in Centro Italia. Vogliamo strutturare e potenziare il territorio in termini di capacity building – afferma Flavio Ronzi, Segretario Generale di Croce Rossa Italiana – affinché la popolazione disponga di tutti gli strumenti per rispondere con efficacia ad un evento sismico più o meno forte. Ciò significa lavorare per rafforzare ad ogni livello la dimensione locale anche dal punto di vista della resilienza, concentrando sforzi ed energie sulla capacità di reazione in seguito ad un trauma come potrebbe essere quello di un terremoto. Nessuna cattedrale del deserto quindi, ma progetti radicati che aiutino a riattivare il tessuto produttivo delle zone colpite dal sisma».

Pam Panorama, società che opera con le insegne Pam, Panorama e Pam local, fa parte di Gruppo Pam, gruppo di riferimento nel mondo della grande distribuzione italiana da quasi 60 anni.

Gli oltre 160 punti vendita che compongono la rete Pam Panorama sono presenti in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo.

 

Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

Un’isola grande come la Penisola iberica, al meglio, o come gli Stati Uniti secondo le previsioni più pessimistiche galleggia nell’Oceano. E la Great Pacific Garbage Patch o grande chiazza di immondizia del Pacifico, ed è solo una di cinque grandi isole formate da rifiuti di plastica trascinati dalle correnti e riunitisi in mezzo al mare. Un’altra, più piccola ma più densa, è stata rilevata quest’anno dal Cnr nel Tirreno, tra Toscana e Corsica. Stiamo soffocando in un mare di plastica. Oltre a danneggiare la fauna marina che ingerisce la plastica scambiandola per cibo, il rischio concreto e che questa plastica sotto forma di microparticelle arrivi con il pesce sulle nostre tavole, con conseguenze per la salute ancora tutte da determinare.

Il tema è scottante e di difficile soluzione, tanto che alcuni retailer stanno prendendo posizione. Obiettivo: ridurre l’utilizzo di plastica, quando è possibile.
Partendo da quei sacchetti con i quali ci portiamo a casa la spesa. Biodegradabili o meno, impiegano comunque anni a dissolversi nell’ambiente. Lo ha fatto Rewe in Germania, che ha bandito del tutto i sacchetti di plastica, sostituendoli con buste di carta, cotone, juta o scatole di cartone.

Tesco e Sainsburys nel Regno Unito invece entro il 2017 elimineranno dai loro prodotti a marchio i bastoncini per pulire le orecchie con asticella di plastica, sostituendoli con aste di cartone.

Abbiamo già parlato della questione delle microbiglie in cosmesi, dannosissime perché si disperdono nell’ambiente dove sono praticamente irrecuperabili, proprio per le loro dimensioni infinitesimali. Dopo le australiane Woolworths e Coles, ora anche Tesco ha annunciato che le eliminerà dai suoi prodotti a marchio (scrub e dentifrici soprattutto), mentre il Governo britannico si è impegnato a bandirle dai prodotti cosmetici entro la fine del 2017. Così faranno le multinazionali Johnson & Johnson e Proctor and Gamble.

 

Imballaggi: riduzione e riutilizzo

In Italia si sta lavorando soprattutto sul fronte della riduzione di imballaggi. Come ha fatto U2 Supermercati ridisegnando gli imballaggi delle bottiglie d’acqua da sei. I più “estremi” sono i negozi che li eliminano completamente perché tutti i prodotti, dai detersivi alle farine, sono venduti a peso. Sugli imballaggi si può lavorare fin dal primo livello, quello del design, perché dovrebbero essere concepiti in modo da poter essere meglio e prima che riciclati, riutilizzati più volte.

Un ottimo incentivo è stato provato essere il deposito su cauzione dell’imballaggio, specie nell’industria del beverage, anche per le bottiglie di Pet. Come spiega Silvia Ricci responsabile campagne dell’Associazione Comuni Virtuosi nel sito dell’associazione, «L’introduzione del deposito su cauzione degli imballaggi monouso garantisce ritorni economici ed ambientali importanti, diretti e indiretti. Rende possibile il ritorno quasi totale di materiale di qualità rispetto dell’immesso al commercio, sottrae all’ambiente e ai cestini stradali un 40% dei rifiuti totali costituiti da imballaggi di bevande, riduce le spese di gestione rifiuti dei Comuni, ma non solo. Come suggeriscono studi europei, se in abbinamento al cauzionamento si applicassero dei contributi ambientali per la gestione del fine vita degli imballaggi a perdere e si stabilissero degli obiettivi di riutilizzo per l’industria del beverage, si potrebbe arrestare il declino del sistema refill e ampliare la quota di imballaggi che vengono riutilizzati più volte. Se consideriamo che i modelli di business circolari sono essenzialmente locali, si aprono nuove possibilità di adozione del sistema refill dei contenitori per aziende che hanno una distribuzione diretta al consumatore finale (famiglia o esercizio commerciale che sia)». Un obiettivo più che possibile, visto che ad esempio in Olanda già più del 96% delle bottiglie grandi in PET viene raccolto per essere riutilizzato.
Negli USA infine la maggiore insegna della Gdo mondiale, Walmart, ha stilato, in collaborazione con l’associazione dei riciclatori americani, APR, ha stilato The Sustainable Packaging Playbook, un documento di 20 pagine indirizzato ai suoi fornitori contenente le linee guida per l’ecodesign del packaging. È già stato accolto da 3000 di essi, che assommano il 70% del volume di acquisti totale.

Voucher e aperture festive, monta la polemica

Puntuale con l’arrivo delle festività natalizia è partita la polemica sulle aperture “forzate” dei supermercati, anche nei giorni canonici di festa quali Santo Stefano e Capodanno. Sotto la lente anche l’uso ormai diffuso nella Gdo di ricorrere ai voucher per utilizzare lavoratori occasionali che vanno a “coprire” i giorni critici (i lavoratori dipendenti possono scegliere volontariamente se lavorare oppure no).

In campo sono scesi i sindacati. Con l’hashtag #LaFestaNonSiVende è in atto la campagna di Filcams Cgil, la quale continua a sostenere la propria contrarietà alle liberalizzazioni degli orari commerciali. “Molti centri commerciali e punti vendita della grande distribuzione organizzata non intendono rispondere all’appello di tanti enti locali a tenere chiusi i propri punti vendita almeno nelle giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno – si legge in una nota – . Contro questa decisione molte sono le iniziative di protesta, a partire dallo sciopero proclamato dalle segreterie regionali della toscana di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs”.

L’invito al Governo è di arrivare quanto prima a sostituire il decreto “Salva Italia” del Governo Monti sulle Liberalizzazioni con una nuova regolamentazione per il settore commerciale.

«La totale liberalizzazione delle aperture domenicali e festive nel commercio introdotte dal Governo Monti – afferma la segretaria generale nazionale Maria Grazia Gabrielli – non ha prodotto, come ipotizzato, risultati positivi né in termini di occupazione né di consumi, ma ha contribuito a complicare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro degli addetti del settore. Eliminare gli ostacoli all’esercizio delle attività economiche e il principio di libera concorrenza tra gli operatori erano i principi ispiratori del Decreto, ma non sono stati realizzati».

Il disegno di legge sulla limitazione delle aperture festive, approvato alla Camera a settembre del 2015, giace abbandonato in Senato. La proposta (parziale e – per la Filcams – insufficiente) prevede la possibilità di aprire le attività commerciali per un massimo di sei festività l’anno, nessun limite per le aperture domenicali, così come per le aperture 24 ore su 24. Restano così in vigore le liberalizzazioni decretate dal governo Monti.

 

Il “caso” Carrefour Venezia

Situazione particolare a Venezia, dove tutti i grandi marchi hanno deciso di tenere chiuso, con l’eccezione di Carrefour che a sorpresa ha informato la clientela di voler rispettare solo la chiusura per Natale, garantendo la spesa di Santo Stefano e Capodanno. “Un caso davvero singolare – afferma la Filcams Cgil – se si considera che il Centro Commerciale Valecenter, che ospita Carrefour, in quelle due giornate rimarrà chiuso”.

Allo sciopero indetto in Toscana potrebbero affiancarsi iniziative di mobilitazione e protesta di molti altri territori, con picchetti e presidi all’esterno di molti centri commerciali “per chiedere il riconoscimento del valore delle festività, per la tradizione del nostro paese, per il rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori – conclude la Segretaria Generale – ma anche perché è ormai tempo di ammettere che il sempre aperto è una “tendenza” imposta , che non ha rappresentato una vera strategia per rilanciare consumi e occupazione, capace di arginare la crisi della grande distribuzione, chiusure di negozi, licenziamenti e attacco a salario e diritti”.

 

Voucher, nati per l’agricoltura, finiti nel commercio

Intanto la Coldiretti sottolinea come, nonostante la forma di impiego con voucher sia nata pensando all’agricoltura (in via sperimentale per la vendemmia nel 2008), sulla base dei dati dell’Osservatorio sul lavoro accessorio dell’INPS relativi ai primi sei mesi del 2016 l’impiego dei voucher è sceso nel settore al minimo di appena l’1,09%.

Del totale di voucher venduti nel primo semestre dell’anno, il 14,9% sono stati impiegati nel turismo, il 14% nel commercio, l’11,4% nei servizi, il 42% nel giardinaggio e pulizia, il 4,1% per manifestazioni sportive e culturali e il 47,1% in altre attività.

Il punto di vista di Confimprese nella video-intervista a Mario Resca.

Freedhome dopo il primo store di economia carceraria a Torino lancia l’e-commerce

Il carcere sotto l’albero è trendy, grazie al progetto Freedhome, messo a punto da un gruppo di dinamiche imprese cooperative che lavorano dentro gli istituti di pena italiani, che sono spesso insospettabili luoghi creativi di eccellenze del made in Italy: qui infatti si producono generi alimentari e artigianali di assoluta qualità. Che possono finire tra i regali natalizi grazie al negozio Freedhome, che lo scorso 27 ottobre ha aperto i battenti in pieno centro a Torino (via Milano 2/c) e ora sbarca in Rete grazie al negozio online che si può trovare nella sezione dedicata all’e-commerce del sito.

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In vendita molte delizie alimentari perfette per i cenoni festivi, molte patrocinate da Slow Food: i torcetti “Brutti e Buoni” prodotti nella casa circondariale di Aosta Brissogne, i panettoni e il cioccolato di alta pasticceria “Dolci Libertà” della casa circondariale di Busto Arsizio (Va), le mandorle e i torroni siciliani delle case circondariali di Ragusa (“Sprigioniamo sapori”) e Siracusa (“Dolci Evasioni”), i taralli pugliesi “campo dei Miracoli” del carcere di Trani, il “Caffè Lazzarelle” che arriva naturalmente dalla Campania, ovvero da Pozzuoli (Na), i frollini della “Banda Biscotti” di Verbania. E poi la linea cosmetica con erbe officinali coltivate nell’orto della Giudecca di Venezia “Rio Terà dei Pensieri”, le soluzioni artigianali, come canovacci e mug dalle grafiche accattivanti, stampate a Torino da “Extraliberi”. E poi i prodotti “O’ Press” della casa circondariale di Marassi a Genova, quelli di “Carta Manolibera” di Forlì, il “Cibo Agricolo Libero” prodotto a Rebibbia, a Roma. Il tutto presentato in eleganti e colorati box di Natale, disponibili in due formati e ideali per accompagnare il momento più emozionante dell’anno.

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Regali belli, che fanno felici chi li riceve, rendono consapevole chi li dona e danno una mano a chi li produce. Dietro a Freedhome infatti, come intuibile, non c’è solo un progetto commerciale, bensì la volontà di accendere i riflettori su una realtà come quella del carcere, perché portare lavoro nelle strutture detentive è fondamentale per ripensare e rifondare il sistema penitenziario in Italia puntando come spesso non si è stati in grado di fare sulla riabilitazione del detenuto, sulla sua dignità e soprattutto sulla chance di trovare lavoro una volta fuori da quel portone e oltre quelle mura. I numeri e l’esperienza dimostrano che svolgere un’attività professionale in carcere significa ricostruire l’autostima delle persone, riscrivere il futuro in termini di comportamenti virtuosi e abbassare notevolmente il rischio di recidiva, per la sicurezza di tutti.

Coop Alleanza 3.0 per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata Internazionale contra la violenza sulle donne (che ricorre il 25 novembre), Coop Alleanza 3.0 partecipa con la campagna solidale “Noi ci spendiamo, e tu?”, a supporto delle realtà che sostengschermata-2016-11-23-a-14-51-17ono le vittime di soprusi e maltrattamenti. Nelle giornate del 25, 26 e 27 novembre, in 358 negozi, l’1% delle vendite dei prodotti a marchio Coop (incluse le linee Fior Fiore, Vivi Verde, Solidal, BeneSì, Crescendo, Club 4-10 e Senza Glutine) verrà donato a 44 Onlus che operano nei territori in cui la Cooperativa è presente, per la realizzazione di progetti di tutela e sostegno alle donne vittime di violenza. L’iniziativa coinvolge anche 5 ipercoop di Distribuzione Centro Sud e 16 negozi di Coop Sicilia, società controllate da Coop Alleanza 3.0, per un totale di 379 punti vendita, in 11 regioni, dal Friuli alla Sicilia.

Nel 2015, la campagna – che si è svolta nella sola giornata del 25 novembre – ha consentito di raccogliere oltre 40 mila euro.

Presso tutti i punti vendita coinvolti sarà affissa una campagna informativa. Inoltre, in alcuni negozi Coop Alleanza 3.0, in collaborazione con le Onlus coinvolte, organizzerà eventi a tema, per dare ancora maggior visibilità all’iniziativa e raccontare ai consumatori i progetti e gli interventi che potranno essere realizzati grazie al loro contributo.

 

 

 

 

 

 

 

LIFE-Food Waste StandUp, al via a gennaio la campagna antispreco per tutta la filiera

Si chiama LIFE-Food Waste StandUp la campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e in favore delle donazioni presentato al ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del ministro Maurizio Martina, e che per la prima volta coinvolge l’intera filiera: produttori, distributori, venditori e consumatori. Un progetto la cui partenza è prevista per il gennaio 2017, cofinanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma per l’azione per il clima LIFE 2014-2020 e che vanta un partenariato di filiera composto da Federalimentare come capofila e da Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori.

Lo scopo è quello di prevenire e ridurre lo spreco alimentare e recuperare le eccedenze. Per raggiungerlo sono tre i target strategici destinatari della intensa campagna di sensibilizzazione: imprese di produzione agroalimentare, imprese della Gdo e consumatori. Il progetto mira a coinvolgere circa 20mila imprese agroalimentari, 12mila punti vendita diretti e in franchising e 500mila consumatori che dovranno diffondere informazioni e modelli per la gestione delle eccedenze alimentari a 200mila imprese europee, formare almeno 200 aziende agroalimentari e 65 aziende della Gdo sulle procedure di donazione e di gestione delle eccedenze e attivare 59 infopoint in altrettante città di 15 regioni italiane a disposizione dei consumatori.

Secondo i dati della Fao, nel mondo ogni anno vanno sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo per un valore di oltre 2mila miliardi di euro, pari a circa un terzo dell’intera produzione mondiale. E non sono solo i Paesi sviluppati a riempire le pattumiere: la quantità di alimenti gettati via nei Paesi in via di sviluppo (630 milioni di tonnellate) è quasi pari a quella che viene buttata nei Paesi industrializzati (680 milioni di tonnellate). L’Italia si colloca, con 12,6 miliardi di euro di cibo gettato via, a metà della classifica europea dello spreco, che vede nel poco onorevole ruolo di capolista i Paesi Bassi e all’ultimo posto, Paese quindi più virtuoso, la Grecia.

Molto importante il ruolo nel Progetto LIFE-Food Waste StandUp della distribuzione. «La realizzazione di un progetto di filiera sul tema della lotta allo spreco e del recupero delle eccedenze alimentari – dice Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – è un fatto di grande rilievo. Insieme agli altri partner potremo avere una forza d’urto significativa per stimolare comportamenti virtuosi nel mondo delle imprese e dei consumatori, con impatti positivi sulla società e sull’ambiente. La recente legge approvata dal Parlamento crea un contesto più favorevole a un aumento delle donazioni: sarà compito di Federdistribuzione sensibilizzare ulteriormente il settore della distribuzione, consapevole e già impegnato in iniziative concrete». Secondo Cobolli Gigli è necessario lavorare “in ogni regione d’Italia affinché si possano intraprendere in modo ancora più convinto azioni per dare una seconda vita a prodotti alimentari perfettamente commestibili. Nell’ambito del progetto LIFE gireremo tutto il Paese per parlare alle amministrazioni locali e per aprire nuove collaborazioni tra le nostre imprese e le istituzioni del territorio, con l’obiettivo di contribuire, attraverso le donazioni, a migliorare le condizioni delle persone che si trovano in situazioni di bisogno e ridurre l’impatto sull’ambiente attraverso un utilizzo sostenibile delle risorse”.

Per il ministro Martina l’Italia “si riconferma protagonista della lotta allo spreco alimentare e alla guida di un progetto sperimentale virtuoso che vede un gioco di squadra importantissimo”. Il ministro ricorda l’esempio positivo di Expo e intravede un traguardo molto simbolico: «Siamo sempre più vicini all’obiettivo di recuperare un milione di tonnellate di cibo distribuito a chi ne ha bisogno grazie al prezioso aiuto degli enti caritativi».

«Una delle principali eredità che Expo ha lasciato al mondo è la riacquisita sacralità del cibo – fa notare Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – e anche se nello stadio della trasformazione industriale l’eccedenza pesa solo per il 3% del totale, la lotta allo spreco è una priorità assoluta per l’industria alimentare italiana». E se Andrea Giussani, presidente del Banco Alimentare, si dice “molto contento di far parte di questa squadra e di mettere a disposizione tutte le nostre competenze per lavorare al meglio nei prossimi tre anni con i nostri partner”, Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, pensa che “solo con una grande alleanza tra chi produce, vende e consuma si potrà vincere la sfida agli sprechi alimentari”.

Per saperne di più sulla legge antispreco:

Spreco alimentare, entra in vigore la legge che aiuta a donare

 

I nostri articoli sul tema:

Lotta allo spreco, Carrefour premia i fornitori “virtuosi”

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Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

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Spreco alimentare: Carrefour promuove la nuova legge

Legge antispreco: l’opinione di Federdistribuzione

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Packaging e spreco alimentare: confezioni piccole e più informazioni per agevolare i consumatori

Gdo contro lo spreco/1: parte la collaborazione tra Végé e Last Minute sotto casa

Gdo contro lo spreco/2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”, concorso zero waste

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Carrefour, il nuovo supermercato aggrega anche con mostre ed eventi di beneficenza

È ancora in prima linea il Carrefour di viale Bezzi a Milano, fiore all’occhiello della catena per il layout davvero innovativo in un’ottica gorumet. Dopo le degustazioni, organizzate ciclicamente nel punto vendita, e le lavorazoni a vista, il bar e il sushi, l’angolo gelateria con Grom e il cibo orientale preparato al momento, il punto vendita accoglie iniziative di taglio puramente culturale e sociale.

È dunque così il supermercato del terzo millennio, che si trasforma e, per attirare clienti, diventa luogo di aggregazione

L’iniziativa che ha avuto luogo l’11 novembre è un vernissage sul mondo del gusto e del food dedicato ai propri clienti seguito da un’asta di beneficenza di fotografie d’autore a favore di Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus per progetti dedicati ai bambini in condizioni di disagio in tutta Italia. Le 21 fotografie d’autore, tratte dal magazine Vivi di Gusto e scattate da Hive Studio, sonos state battute all’asta gestita da una prestigiosa casa di Milano. Il ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus per un progetto di sensibilizzazione sui diritti, doveri e il volontariato attraverso il divertimento e la fantasia detto “Una risata per ricordare i Diritti dei bambini”, uno spettacolo teatrale con 600 bambini delle scuole primarie di Bologna e Milano per sensibilizzare il pubblico sull’importanza dei diritti.

“Vivere di gusto significa cercare sempre la qualità anche nella vita di tutti i giorni e questa è un’occasione unica per coinvolgere attivamente i nostri clienti in una attività che stravolge la tradizionale concezione del supermercato trasformandolo in un posto d’incontro e di sensibilità sociale. Crediamo fortemente nella missione di Fondazione Francesca Rava, con la quale collaboriamo su diversi fronti e siamo certi che il ricavato di questo evento possa portare un aiuto concreto” ha commentato Stephane Coum, direttore Supermercati Carrefour Italia.

 Per una visita del supermercato guarda la nostra fotogallery: Chiamalo, se vuoi, Gourmet 2.0: a Milano si rinnova il format “premium” di Carrefour

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