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RED apre all’interno di Valmontone Outlet e lancia il suo piatto bilanciato

RED apre le porte al pubblico all’interno di Valmontone Outlet, il villaggio dedicato allo shopping gestito da Promos che, con oltre 7 milioni di visitatori all’anno, è anche il Factory outlet più frequentato d’Italia.

Sviluppato su oltre 480 metri quadrati, RED Valmontone è dotato di 200 posti a sedere e di un dehors esterno.

Una libreria aggiornata, fornita di oltre 4 mila titoli, con il meglio della proposta culturale targata laFeltrinelli: novità editoriali, proposte di approfondimento sui temi della nostra contemporaneità, saggistica, grandi classici e letteratura per ragazzi. Non mancano naturalmente la cartoleria, l’oggettistica e le idee regalo.

Menù con piatto bilanciato

Tra le novità, la nuova formula menù, pensata con un’innovativa struttura narrativa: dalla colazione, al brunch, all’aperitivo, i clienti di RED, grandi e piccoli, potranno comporre in totale libertà a un prezzo fisso il proprio menu personalizzato, con una trama: un piatto “protagonista” è accompagnato da un’”ambientazione” e un “finale” a scelta. Un pasto diviene in questo modo un percorso letterario e conduce i clienti all’interno di un’esperienza immersiva tra letteratura e gastronomia di alta qualità.

Ad arricchire la proposta di RED anche il piatto bilanciato, disegnato in collaborazione con il CDI – Centro Diagnostico Italiano: un piatto salutare contenente tutti i macronutrienti nelle proporzioni corrette per sostenere le funzioni metaboliche, che sarà disponibile per ogni stagione. L’iniziativa denominata “WisH – Wellness is Happiness” nasce da una collaborazione tra il CDI e il marchio RED e si propone di creare insieme una serie di piatti all’insegna del benessere e della corretta alimentazione.

Ogni mese sul sito del CDI (http://www.cdi.it/it/wish.html) saranno disponibili approfondimenti su ogni piatto, con dettagli sui benefici del menù del periodo e sui principi nutrizionali degli ingredienti che lo comporranno.

 

Despar Italia: 29 nuovi punti vendita e fatturato in crescita del 3,5%

 

Presenza in 48 paesi al mondo, 33 miliardi di fatturato, 12.700 punti vendita, 13,5 milioni di clienti al giorno: questi alcuni dei numeri salienti di SPAR, presentati da Paul Klotz e Lucio Fochesato, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Despar Italia, nel corso della Convention nazionale.

Un posizionamento internazionale sancito anche da iniziative di promozione su scala continentale quali la main sponsorship del Campionati Europei di Atletica 2018.

Despar Italia: l’andamento

Paul Klotz

Concentrandosi poi sul mercato italiano, Klotz ha quindi illustrato l’attuale radicamento sul territorio di Despar, presente in 13 regioni e 63 province con i suoi attuali 1.244 punti vendita di cui 428 diretti e 816 affiliati.

Nel 2018 sono stati 29 i nuovi punti vendita inaugurati in tutte le regioni dove il Consorzio è presente.

Il 2019 prevede invece l’apertura di 50 ulteriori punti vendita, tra diretti e affiliati, 36 ristrutturazioni e un investimento complessivo di 95 milioni di euro per lo sviluppo e modernizzazione della rete di vendita.

Per quanto riguarda i risultati economici, il 2018 ha visto una crescita del fatturato di vendita del 3,5% che si è attestato a 3.509 milioni di euro, confermando dunque Despar nella top ten delle insegne in Italia con il 3,7% delle quote di mercato.

La MDD

Lucio Forchesato

L’intervento di Lucio Fochesato, Direttore Generale di Despar Italia, si è focalizzato sul tema dei prodotti a marchio Despar, che oggi costituiscono un fattore chiave che indirizza la scelta dei consumatori.

A conferma della centralità della MDD, nell’ambito dell’Osservatorio MARCA 2019, la survey realizzata da Nomisma sul consumatore della MDD ha sottolineato come il 67% degli interpellati scelga l’insegna soprattutto in base alla qualità e all’assortimento dei prodotti MDD, il 48% sia disposto a spostarsi di più per raggiungere l’Insegna con i suoi prodotti MDD  preferiti e il 40% sarebbe disposto a cambiare Insegna nel caso che quest’ultima non commercializzasse più i suoi prodotti MDD preferiti.

Per quanto riguarda Despar Italia, il fatturato in acquisto in ambito MDD è cresciuto nel 2018 del 7,7%, attestandosi ad oltre 334 milioni di euro. Una crescita significativa era già avvenuta nel 2017 quando il fatturato aveva raggiunto i 310 milioni di euro.

I 289 milioni di prodotti MDD venduti nel 2018 e i 251 i nuovi lanci raccontano di un trend in crescita che per quanto riguarda il Consorzio è stato superiore a quello di mercato (18,8%) posizionandosi al 19,2% sul totale del venduto.

Già oggi sono oltre 3.000 prodotti MDD in assortimento presentati in 13 linee diverse.

La qualità “made in Italy” dei prodotti a marchio Despar ha registrato un apprezzamento significativo anche in termini di export verso i paesi  presidiati dalle insegne dell’universo SPAR.

Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria, Georgia, Russia, Albania, Malta e Grecia sono alcuni dei Paesi che hanno contribuito a generare un fatturato di quasi 10 milioni di euro importando oltre 1.000 referenze MDD.

L’eccellenza dei prodotti a marchio è stata confermata a livello internazionale anche attraverso riconoscimenti ufficiali. Per il terzo anno consecutivo, anche nel 2018 due vini

selezionati da Despar (il Valdobbiadene Docg e il Gewurztraminer Doc) si sono aggiudicati il Best Quality alla fiera internazionale Private Label Manufacturers Association, che si tiene ogni anno ad Amsterdam.

Per quanto riguarda le strategie future, Fochesato ha sottolineato come l’obiettivo di Despar sia di raggiungere, entro il 2025, una quota del 25% di MDD sul totale del venduto.

Le linee guida sullo sviluppo delle referenze a marchio nel triennio 2019-2021 si orienteranno verso due specifici obiettivi: per garantire salute e benessere dei consumatori, e lavorare in un’ottica di sostenibilità ambientale grazie all’introduzione di nuovi pack richiudibili e al 100% compostabili.

In particolare, per allineare sempre di più i prodotti MDD a stili di vita sani, Despar ha da tempo attivato un progetto di collaborazione con l’Università di Parma che prevede la riformulazione degli ingredienti per un ampio numero di referenze a marchio, nell’ottica di una loro eventuale riformulazione in termini di riduzione di grassi saturi, zuccheri e sale, rimodulazione delle porzioni e aumento del contenuto di fibre.

Galleria Borromea lancia “Progetto Cuore a Galleria”

Galleria Borromea Shopping Center il centro commerciale gestito da Sonae Sierra, lancia “Progetto Cuore a Galleria”, mettendo a disposizione il “cuore” della struttura, per un’iniziativa di charity e solidarietà, in collaborazione con AICCA Onlus – Associazione Italiana dei Cardiopatici Congeniti Adulti.

“Progetto Cuore a Galleria” consiste nella trasformazione dell’area eventi, la Piazza Centrale di Galleria, in una vera e propria àncora leisure, attraverso la creazione di un  programma di attività ed eventi che accompagnerà i visitatori nel corso di tutto il 2019 animando e coinvolgendo l’intero centro commerciale.

La partecipazione alle attività che si susseguiranno prevederà un contributo simbolico da parte dei clienti e metà del ricavato verrà donato ad AICCA Onlus.

Il calendario sarà rivolto a tutti i target, con attività di intrattenimento come: luna park, laser room, eventi legati allo sport e iniziative create in collaborazione con AICCA Onlus legate alla salute e al benessere. Tra queste ultime ci saranno laboratori di arte terapia per bambini, sessioni dedicate all’educazione alimentare, alla salute e alla prevenzione tra cui: misurazione della pressione e consigli per il benessere del cuore e ancora workshop di cucina salutare anche per chi ha poco tempo, incontri sulla dieta mediterranea per la prevenzione cardio vascolare e sportelli di counseling nutrizionale.

 “Progetto Cuore a Galleria  – ha commentato Giuseppe Muni -Direttore del Centro Commerciale – ci consente di coniugare spensierati momenti di intrattenimento per tutti i nostri visitatori, a momenti educativi e di riflessione. Ringraziamo caldamente AICCA Onlus per la disponibilità e l’apertura alla nostra proposta di collaborazione in questo progetto.”

 “Progetto Cuore a Galleria- ha sottolineato Giovanna CampioniCoordinatrice Nazionale di AICCA Onlus– ci permetterà di arrivare sicuramente a tante persone e questo per noi è davvero importante. I nostri genitori si aspettavano al massimo che sopravvivessimo alla patologia. AICCA Onlus tra i vari servizi, si propone anche di supportare dal punto di vista economico (spostamenti e alloggio) le famiglie, per quanto riguarda le cure e l’aspetto post dimissioni dei pazienti con un aiuto psico-sociale concreto e fondamentale.” E continua: “Non basta sopravvivere, cosa ben più importante è la qualità della vita nonostante e rispetto alla malattia.”

 

 

Evolvation: come cambia il settore alimentare. A colloquio con Daniele Tirelli

Stili alimentari in profondo mutamento, complici i nuovi trend, le tecnologie sempre più raffinate e i complessi equilibri su scala mondiale, capaci di innescare processi inediti, pervasivi e  – in molti casi – persino destabilizzanti.

Una rivoluzione a tal punto radicale e imprevedibile che, per definirla in modo appropriato e rispettoso delle sue peculiarità, si è ricorsi a un neologismo: Evolvation.

Una crasi intrigante che sarà oggetto del convegno “FOOD EVOLVATION: learning to sell future’ nourishment”, in programma il prossimo 8 maggio all’interno di Retail Plaza, l’arena di dibattito organizzata durante TUTTOFOOD (fieramilano 6-9 maggio).

Per capire la portata dei cambiamenti in atto e le possibili ripercussioni sui mercati, abbiamo incontrato Daniele Tirelli, che in qualità di presidente del Retail Institute Italy, porterà sul palco del convegno la sua visione, frutto di un programma di ricerca d’avanguardia.

Professor Tirelli oggi il cambiamento ha un nuovo nome: Evolvation. Perché ricorrere a questa crasi?

Questa definizione esprime un concetto difficile, che fonde il termine EVOLution con quello di innoVATION. Il settore alimentare si differenzia per molti versi. Rispetto ad altri, è oggetto di un cambiamento molto ampio, diffuso e veloce. Osserviamo, così, un continuo mutamento dei tratti dei prodotti esistenti sul mercato, che rimanda al concetto di evoluzione epigenetica o lamarckiana. Si tratta di un adattamento continuo e progressivo all’ambiente, cioè ai gusti mutevoli dei consumatori. D’altra parte, non mancano innovazioni radicali, che potremmo paragonare alla ‘speciazione’, ovvero alla comparsa di nuove entità prima inesistenti. Questi due aspetti sono molto confusi nella teoria e nella prassi corrente del marketing e generano fraintendimenti nelle tecniche di lancio di nuovi prodotti, che possiamo definire semplicistiche e confuse, allo stesso tempo. Infatti, gli 8 lanci su 10 che falliscono dipendono dai grandi malintesi sul loro time-to-market, e vengono, pertanto, uccisi prematuramente dai loro creatori.

Come, in che misura e a quale velocità sta cambiando il settore alimentare?

La velocità del processo evolutivo-innovativo, in questo campo, è influenzata dalla pressione di molteplici forze: a) la ricerca scientifica e tecnologica applicata all’agro-alimentare; b) la propulsione commerciale dei mercati globalizzati; c) la cultura popolare influenzata dal sistema mediatico. In breve, è più facile creare nuovi prodotti con i loro processi produttivi. Le diverse “civiltà alimentari” operano, sempre di più, scambi reciproci delle proprie risorse. Il tema dell’alimentazione è al centro dell’attenzione di miliardi di consumatori e assume, a volte, anche forme parossistiche grazie ai formati televisivi e alle altre forme di comunicazione.

Su scala mondiale, che sono sono i vessilliferi del cambiamento?

Certamente le grandi multinazionali del settore sono ancora gli artefici della Food Evolvation. Infatti, sono in grado di cogliere molti elementi destrutturati di novità e di inglobarli nel loro portafoglio-prodotti e, quindi, di commercializzarli su ampia scala secondo le tecniche del marketing internazionale. L’elenco sarebbe lungo, ma basterà citare ciò che accade nel campo delle bevande, sempre più orientate al funzionalismo. Per quanto riguarda lo scenario internazionale, è  certo che i flussi più importanti stanno scaturendo dalle nazioni del Far East e anche dal Sud America, almeno dal punto di vista dell’ingredientistica e delle ricettazioni. Penso  agli epicentri quali l’India, l’Indonesia o le Filippine.

Si punta sulla funzionalità

E chi i gregari?

Sono convinto che, pur nella reciprocità degli scambi consentiti dalla “globalizzazione”, il mondo Occidentale riceverà molti più contributi di quanti ne possa fornire alle gigantesche realtà demografiche dei paesi in pieno sviluppo. Al di là dei pregi delle tradizioni gastronomiche europee, le produzioni agricole asiatiche combinate alle soluzioni culinarie di quelle nazioni, incideranno sempre di più sulle diete del Vecchio Continente oltre che degli USA. A me piace dire che le tradizioni degli altri, agli occhi di chi le scopre e impara ad apprezzarle, diventano delle “innovazioni”, anche se tali non sono.

 

Acini oblungi e apireni, frutto di un’attenta selezione

Quanto le nuove abitudine al consumo sono condizionate dalla Evolvation e quanto, al contrario, la condizionano?

La spettacolarità dell’evolvation è la sua spontaneità. La cultura neo-positivista che prevale in Occidente tende a vedere le abitudini di consumo come frutto di una razionalità che deve essere controllata attraverso la precettistica calata dall’alto dai vari esperti. In realtà, la combinazione di varie soluzioni ristorative e di canali specializzati nell’alimentare nelle grandi città, fa sì che, impercettibilmente, ogni giorno, si creino delle occasioni esperienziali grandi e piccole verso cibi meticciati, diversi da quelli abitudinari. Un esempio è il successo tra i giovani del melange della Hawaiian Poke Bowl. Un altro aspetto è la frattalizzazione che avviene in tutte le classi di prodotto. Pensiamo al sale. La commodity per antonomasia, in poco tempo, si è frazionata in tante alternative legate all’origine: le Hawaii, l’Himalaya, la Persia, ecc. Pensiamo ai mieli monoflorali: di ciliegio, anice, mandarino, cotone, erica, ecc. Il numero delle alternative cresce in modo più che proporzionale in ogni comparto, mentre la distribuzione classica evidenzia grandi difficoltà nel fronteggiare questa esondazione di referenze.

Come cambieranno, da qui a qualche anno, gli schemi gastronomici mondiali?

Il fenomeno di maggior rilievo, nella storia dell’alimentazione moderna, è stato indubbiamente lo “scambio colombiano” conseguente alla scoperta di un altro continente. Per realizzarsi pienamente ha impiegato alcuni secoli. La caduta del comunismo, che ha aperto la via ai liberi commerci su scala planetaria, ha fatto sì che, in poco tempo, tutti i continenti abbiano cominciato ad interagire con tutti gli altri. Vi sono state condizioni per cui (si pensi ai decenni di prezzi del petrolio contenuti) sono cambiati i vettori  del commercio (si pensi alla crescita ininterrotta dell’ortofrutta in contro-stagione, consegnata per via aerea e raccolta al giusto punto di  maturazione). Insomma, assisteremo ad una grande fusione di stili e di basi gastronomiche. Se in Asia si comincia ad apprezzare l’olio d’oliva, in occidente si diffonderà la cucina a base di cocco. Egualmente le sofisticatissime ricette ayurvediche colonizzeranno l’arcipelago delle culture occidentali vegetariane e salutiste. Il fenomeno grandioso consiste nel fatto che i popoli si conosceranno sempre meglio, scambiandosi le ricette e le soluzioni ritenute migliori.

Recente incrocio di prugna e albicocca

Quali i principali asset di questa trasformazione?

Superfluo dire: una distribuzione adattata a queste enormi pressioni commerciali. Io prevedo un grande ruolo per aziende come Amazon.com e Ali Baba che oltre al network con i consumatori finali hanno un asset straordinario nella loro organizzazione logistica. La loro vera forza si esprimerà non tanto e non solo nel servizio “globalizzato” ai consumatori finali. Il grande impatto verrà dalla capacità di sostituirsi al “grossismo” tradizionale, per servire una fitta rete di piccoli punti di vendita specializzati, che opereranno nel tessuto sempre più intricato e inaccessibile dei centri metropolitani culturalmente e umanamente cosmopoliti. La loro strana inversione strategica, che è consistita nel cercare prima la clientela familiare che non il piccolo dettaglio, li ha messi in grado di risolvere, meglio di altri, il problema logistico che risulta molto più rilevante del CRM e delle problematiche del front-end. Spostare i prodotti alimentari da ogni parte del mondo, in quantità crescenti, mantenendoli integri e sani e a prezzi accessibili è una conquista spettacolare e stupefacente. Ed è questa il fondamento della Food Evolvation.

 

MiStore di Xiaomi apre a Valmontone il suo primo store del centro-sud

MiStore di Xiaomi ha aperto  presso il Valmontone Outlet, in provincia di Roma, il suo primo store dell’Italia centro- meridionale. Ben 190mq dove poter trovare tutti i prodotti dell’Azienda cinese Xiaomi attualmente disponibili in Italia.

“Il MiStore di Valmontone – dichiara Tomaso Maffioli, AD Promos –  è il 5° negozio aperto in Italia a meno di un anno dall’ingresso ufficiale del colosso cinese sul nostro mercato. Siamo quindi molto orgogliosi, non solo di poter ospitare il brand per la prima volta in un Outlet, ma soprattutto perché abbiamo portato Xiaomi in un’area, quella del Centro/Sud Italia, fino ad oggi scoperta.”

 

“L’inaugurazione è stato un grande successo con una partecipazione superiore alle aspettative – commenta Cristina Lo Vullo, Direttrice Valmontone Outlet – Siamo rimasti davvero stupiti quando abbiamo saputo che già dalle prime ore della notte numerosi appassionati si erano messi in fila fuori dai cancelli dell’Outlet per poter essere tra i primi ad entrare in negozio.”

McDonald’s: 25 nuovi ristoranti e 2300 posti di lavoro nel 2019

McDonald’s annuncia un piano di crescita per il 2019 che prevede l’apertura di 25 ristoranti e la creazione di 2.300 nuovi posti di lavoro. Il piano si colloca in continuità con lo sviluppo dell’azienda nell’ultimo biennio, con 3.000 nuove assunzioni che hanno portato il numero totale dei dipendenti a 23.000.

La ricerca di personale per il 2019 interesserà tutto il territorio nazionale: nel Nord-Ovest McDonald’s creerà 850 nuovi posti di lavoro, altri 470 Nord-Est, 560 nel Centro Italia e al Sud e nelle Isole 420 nuovi posti di lavoro. Inoltre, da inizio anno, hanno già preso il via le selezioni per oltre 400 persone, a Milano (città e provincia), Roma, Parma, Ancona, Alessandria, in provincia di Brescia, Salerno e Chieti.

“Rappresentiamo un’opportunità di ingresso nel mondo del lavoro per migliaia di giovani, il primo passo per costruire il proprio futuro professionale e i progetti di vita” ha commentato Massimiliano Maffioli, Chief People Officer di McDonald’s Italia “Nella selezione dei candidati, le esperienze professionali precedenti non sono ritenute un elemento imprescindibile proprio perché forniamo, dal primo giorno di lavoro, percorsi di formazione in aula e on the job per favorire lo sviluppo della carriera e crescita lavorativa. Ognuno, in McDonald’s, può costruire un percorso unico, sulla base delle proprie esigenze ed aspirazioni. Si tratta di reali opportunità, come dimostra il fatto che oltre il 50% dei dipendenti della sede di McDonald’s Italia ha iniziato il proprio percorso lavorativo nei ristoranti”.

McDonald’s offre ogni anno oltre 900.000 ore di formazione ai suoi dipendenti, a tutti i livelli. Attraverso questi percorsi formativi, tutti possono intraprendere un percorso di crescita e arrivare anche a rivestire ruoli manageriali. I valori cardine di McDonald’s sono infatti il merito, le pari opportunità e la crescita professionale: a tutti vengono offerte le medesime opportunità e gli stessi strumenti.

Dei 23.000 dipendenti che lavorano nei 590 McDonald’s italiani, la maggior parte è composta da donne (62%), che costituiscono anche il 50% degli store manager. L’età media dei dipendenti è 31,5 anni, 30 per i crew, 35 per i manager e 39 per gli store manager. Il 92% dei dipendenti che lavora da McDonald’s è assunto con contratti di apprendistato o a tempo indeterminato.

Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot: il primo store in UK

Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot pianta la sua prima bandierina in Gran Bretagna, all’aeroporto internazionale di Luton, per l’esattezza. L’iniziativa segue di pochi giorni la recente nuova apertura di Parigi, nel centro commerciale di Vélizy 2 , che ha raddoppiato la presenza in Francia del gruppo.

Con l’apertura del bistrot a Luton il gruppo Fattorie Garofalo è ormai pronto a sviluppare una forte iniziativa internazionale. I mozzarella bar all’estero ora sono tre e tutti operativi.  

E’ il momento di cavalcare l’onda dell’elevato gradimento riscosso dalla mozzarella di bufala sui mercati esteri, dove il prodotto campano, come documentato da alcune ricerca di mercato, è associato dai consumatori alla qualità di livello più elevato – ricorda il presidente Raffaele Garofalo, che sottolinea – “Il gruppo Fattorie Garofalo oggi punta a portare l’export al 55% del fatturato e i mozzarella bistrot rappresentano una leva commerciale formidabile per diffondere la conoscenza del prodotto.”

Il Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot di Luton che si inaugura oggi si concreta in un punto vendita – attestato dopo i controlli dell’area imbarchi (airside) – dove il layout richiama la latteria di una volta, una salumeria gourmet. Qui l’offerta punta su pasta, pizza, insalate, panini, e colazioni, tutto ovviamente a base di prodotti di bufala. L’offerta, che contempla tutti prodotti italiani, presenta anche un’aerea dedicata alla vendita dei prodotti da portare. E se si prevede molto takeaway, c’è anche la possibilità di mangiare sul posto ed accompagnare le pietanze con un buon vino italiano.

 

 

Robintur: il portafoglio turistico cresce del 23% grazie alle partenze estive

Bologna, 9/04/2019. Agenzia Robintur di Via Guerrazzi. Foto di Paolo Righi

Voglia i vacanza estiva. Senza dubbio. Come racconta il sondaggio “Le vacanze degli italiani” a cura di italiani.coop. E per fugare ogni dubbio in proposito, ecco anche una conferma sul campo che giunge dalle 300 agenzie di viaggio del Gruppo, presente in tutta Italia con le insegne Robintur e Viaggi Coop. Non è un caso, infatti, che il portafoglio turismo di Robintur per le partenze della prossima estate (da giugno a settembre) sia in crescita di quasi un quarto (+23%) sullo stesso periodo dello scorso anno, e il numero di passeggeri segni un incremento del 21%. Continua dunque il trend positivo del 2018, chiuso da Robintur Travel Group con un volume d’affari diretto di 265 milioni di euro, in crescita di 15 milioni sul 2017 e compreso il ramo business travel della controllata BTExpert, e di oltre 500 milioni di volume d’affari indiretto con la rete integrata. L’anno scorso, Robintur Travel Group ha generato una redditività di oltre un milione di euro, superiore agli obiettivi.

I NUMERI DELLE VACANZE 2019
Per i ponti di fine aprile, le destinazioni più gettonate da chi si è rivolto alle insegne Robintur e Viaggi Coop sono l’Italia, seguita da Egitto, Spagna, crociere nel Mediterraneo e nel Mar Rosso, e a sorpresa anche la Cina seguita da Usa, Maldive e Giappone.
Per l’estate la meta più prenotata in agenzia è ancora l’Italia, a partire dalle località marine tra cui Puglia e Sicilia. La destinazione che segna la crescita maggiore è la Basilicata (+167%), dove Matera capitale della cultura traina le prenotazioni. Per chi va all’estero – anche grazie alle forti campagne promozionali in corso nei primi mesi dell’anno nella rete Robintur – le mete più gettonate sono gli Stati Uniti, le crociere nel Mediterraneo e il Mar Rosso, la Grecia, la Spagna.

LOGICHE DA GDO
In un mercato polverizzato e fatto anche da tanti piccolissimi operatori “no logo”, Robintur Travel Group sta innovando con successo, portando nel turismo le logiche della grande distribuzione, in particolar modo cooperativa: restare indipendenti e con una forte riconoscibilità d’insegna, fare massa critica nella contrattazione ed attivare partnership con i fornitori, per offrire prodotti e prezzi migliori a soci e clienti. Nel 2018, Robintur è riuscita così a trasferire circa 2 milioni di euro di risparmi ai consumatori e ai soci Coop, grazie a promozioni, sconti, cataloghi e prodotti esclusivi a proprio marchio, ed erogando punti validi per le raccolte di Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno. E’ proseguito anche lo sviluppo della rete: la prima Viaggi Coop della Lombardia ha aperto a Brescia lo scorso dicembre, e entro l’estate aprirà la nuova agenzia di Firenze Coverciano.
Nel nuovo Piano poliennale 2019-2022, in elaborazione, Robintur Travel Group punta a una collaborazione ancora più stretta con il mondo Coop ed all’ampliamento della rete soprattutto nel Nord Italia e nelle aree in cui la cooperazione dei consumatori è più radicata. Oltre che nel segmento leisure, il Gruppo è attivo con volumi importanti anche nel turismo organizzato e nel business travel tramite la società BTExpert, segmenti nei quali si prevedono importanti azioni di sviluppo.

Italiani in vacanza: l’Italia si conferma meta preferita. Ma c’è chi sogna le Maldive

Alla vacanza estiva non si rinuncia. Almeno non vi rinuncia l’89% dei nostri connazionali, stando a quanto emerge dal  sondaggio “Le vacanze degli italiani” a cura di italiani.coop, il portale di ricerca e analisi di Coop, realizzato per Robintur, il Gruppo Turistico, controllato da Coop Alleanza 3.0.

Vacanzieri convinti, gli italiani confermano questa vocazione anche per le imminenti festività pasquali, complice il goloso ponte fornito da un calendario decisamente propizio. Un italiano su due infatti dichiara che intende spostarsi approfittando della congiuntura propizia (erano il 45% un anno fa), privilegiando mete vicine al luogo di residenza: l’86% resterà in Italia.

Le mete preferite
Anche quest’anno gli italiani preferiscono di gran lunga il mare (55%), alla montagna (14%), alle città o i luoghi d’arte (19%) o ai tour e le crociere (12%); come trend crescono mare e voglia di natura e montagna, mentre calano le città, i tour, le crociere. Si sceglie l’Italia in oltre 6 casi su 10 (63%) e l’estero per gli altri 4 (37%). Quella che progettano di fare gli italiani questa estate è una vacanza più breve dello scorso anno, quando per oltre la metà di loro era stata di una sola settimana. Durata inferiore, ma spesa in lieve crescita (+4% la differenza tra coloro che pensano di spendere di più e coloro che pensano di spendere di meno).
Tra le mete estere che crescono di più ci sono Maldive (che triplicano le potenziali visite, forse beneficiate dal cambio climatico), Stati Uniti, Egitto e Australia, ma le destinazioni più gettonate rimangono Spagna, Grecia e Croazia (queste ultime due in calo del -14% e -10% rispetto allo scorso anno). Per l’Italia i must-go rimangono Sicilia, Puglia e Emilia-Romagna, mentre le destinazioni che crescono sono Abruzzo, Trentino Alto-Adige, Valle d’Aosta e Calabria. Decisamente penalizzata la Gran Bretagna, che forse per via della Brexit è in calo del 23%.

Perché si va in vacanza?

Essenzialmente per rilassarsi (49% degli italiani), a pari merito con la bellezza dei luoghi. Segue la possibilità di fare nuove esperienze (22%), che cresce per i più giovani (27% tra gli under 24 vs 21% tra gli over 55). E a seguire ancora compagnia e divertimento (entrambi al 20%) quest’ultimo ben più incisivo tra i giovani (28%) che tra i 50enni (15%). La vacanza rimane poi l’avamposto in cui ci prendiamo i nostri spazi già che il 64% sceglie la propria vacanza in base ai propri bisogni o alle proprie ricerche e meno di uno su tre lo fa in base ai consigli degli amici (30%).

Turista fai da te?

Cresce l’autorchia in tema di prenotazioni: la maggioranza (7 su 10), ha infatti, prenotato da sola, mentre 2 italiani su 10 si sono affidati alle agenzie di viaggi (18%), anzi 3 su 10 se si calcola quell’8% che ha prenotato in parte da solo e in parte affidandosi a un professionista (un dato pressoché identico a quello del 2018). E la fiducia verso le agenzie di viaggi cresce. Le sceglie con questa motivazione il 36% con un netto incremento rispetto al 2018 quando il 29% le sceglieva per la fiducia, contro il 41% per il miglior rapporto qualità prezzo, fermo al 37% nel 2019.

Case vacanze e pet
Un successo senza tempo è quello delle case per le vacanze: due su 10 la usano e ne sono contenti, di questi più della metà (58%) la utilizza tutti gli anni. Più di 3 italiani su 10 la vorrebbero comprare (35%) e meno di 1 su 10 (8%) la possiede ma vorrebbe venderla.
Ovunque si vada comunque si cerca il posto per i propri animali domestici. Quattro italiani su 10 (44%) porteranno con loro l’amico a quattro zampe (erano il 32% nel 2018) e la maggioranza lo farà per scelta e non per mancanza di alternative. Tra chi lo fa inoltre il 64% è disposto anche a pagare tra l’1% e il 30% in più per i servizi pet-friendly.

Attività e svago
Mangiare al ristorante è l’attività prediletta: il 21% lo fa tutti i giorni, il 37% spesso e solo il 4% dichiara di non farlo mai. A tavola i millennials e gli under 25 sono più propensi alla sperimentazione di cibo etnico o internazionale, mentre al crescere dell’età incrementa la curiosità per i cibi della tradizione locale. Solo il 2% si conferma vegano in vacanza e solo un altro 2% segue stili alimentari dietetici o detox.
Le vacanze sono dedicate alla cultura con visite ai musei, concerti, cinema, teatro e spettacoli. E meno alla spiritualità: rispettivamente il 53% e il 58% dichiara di non andare mai a funzioni religiose o fare meditazione in vacanza.

 

 

Fattorie Garofalo, rinnovato sprint con nuove aperture. L’intervista al presidente

Parigi e poi Londra: Fattorie Garofalo ritorna in pista con due nuove aperture. Per fare il punto sulle strategie retail del gruppo abbiamo incontrato il presidente Raffaele Garofalo.

Mozzarella Bistrot a Roma Termini

Dopo una pausa, l’azienda rilancia nel retail: cosa è successo nel frattempo?

Nel 2017 ci sono state sette aperture di Mozzarella bistrot e il gruppo ha dovuto consolidare gli investimenti effettuati, dandosi anche un nuovo modello organizzativo, pertanto il 2018 è stato un anno di assestamento.

Da cosa dipende l’elevata redditività del retail?

Di sicuro l’incremento di fatturato vi è stato. Ma la redditività del settore retail non è così scontata, e dipende da moltissimi piccoli particolari per arrivare ad un giusto risultato. E’ un attività molto complessa che presuppone un modello organizzativo perfetto e dinamico e tanto entusiasmo.

Mozzarella Bistrot alla Mondadori di Milano di via Marghera

 

Come mai la decisione di programmare due nuove aperture è intervenuta adesso?

Sono progetti che nascono già dal 2018, e le procedure di apertura di un aeroporto internazionale, come Luton a Londra, sono abbastanza lunghe e complesse. Lo stesso discorso vale per un centro commerciale internazionale di elevato posizionamento.

Quali le motivazione alla base della scelta delle location?

I  criteri di selezioni possono variare. Riteniamo molto interessante il travel retail, e quindi Luton è stata una scelta naturale, dopo gli aeroporti di Roma Fiumicino, Napoli Capodichino e Torino “Sandro Pertini”

Come mai proprio adesso la scelta è caduta sull’UK?

La gran Bretagna rappresenta da sempre uno dei mercati di sbocco della Mozzarella di bufala in più Luton ha un posizionamento internazionale che va ben oltre il fatto di essere su suolo inglese.

Nessun possibile rischio legato all’incombente Brexit?

Se si verificherà la Brexit sarà da tenere in considerazione, ma Luton ci interessa, come già le dicevo, a prescindere dal contesto politico doganale, perché è un aeroporto internazionale molto importante.

Debutteranno nuovi prodotti?

Il Dulce de lece con latte di bufala campana sta diventando un prodotto di grande attrazione nei nostri Mozzarella bistrò, sta avendo molto successo. E’ un prodotto che come è noto esiste già da tempo nella sua versione in latte vaccino, ma è la prima volta che viene realizzato con latte di bufala: e sta funzionando.

Una preparazione di bufala

In termini di layout, come si caratterizzano i due nuovi pdv?

Stiamo puntando su luoghi pensati come spazi aperti, più permeabili alla frequentazione, per favorire la penetrazione dei prodotti che proponiamo ad una clientela vasta e per forza di cose molto variegata.

Fattorie Garofolo ed export di prodotti: quale andamento, quota sul totale fatturato e prodotto clou?

Il gruppo Fattorie Garofalo ha esportato complessivamente in valore oltre 16,5 milioni di euro di latticini nel 2018, con volumi pari ad oltre 22mila e trecento quintali. E siamo in crescita nel primo trimestre 2019 sullo stesso periodo dello scorso anno del 14% in volumi e del 13% in valore. Con questo andamento la quota di export che prevediamo è attestata intorno al 55% del fatturato di gruppo.  In questo momento un prodotto che sta riscontrando un grande interesse è la burrata di bufala.

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