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Emme Più lancia Magnificard e premia i consumatori

Emme Più (del Gruppo Maiorana) lancia Magnificard®, un’innovativa carta fedeltà in grado di offrire una serie di promozioni e vantaggi esclusivi.

Dal 4 ottobre 2018 al 14 luglio 2019, insieme al lancio della card, partirà l’operazione “Premia la Tua Fedeltà”, una raccolta punti riservata ai possessori di Magnificard®, che metterà a disposizione un ricco catalogo di premi con tante proposte per tutta la tutta la famiglia: dagli accessori per la casa e la cucina alle offerte di viaggi a ingressi gratuiti ai cinema e la possibilità di usufruire di sconti e promozioni esclusive dedicate, sui prodotti delle migliori marche.

Si può aderire al programma Magnificard® in tre modalità: in modo classico, richiedendo ed attivando una card “fisica” presso tutti i punti vendita Emme Più ed Iper Emme Più, accedendo all’area dedicata sul sito www.emmepiu-supermercati.it o attivando una carta virtuale attraverso l’innovativa App Magnificard®, scaricabile gratuitamente da Apple Store o Google Play.

L’applicazione consente, oltre alla registrazione e accredito dei punti, la possibilità di una gestione indipendente e personalizzata di tutti i servizi legati al programma di fidelizzazione.

Successivamente all’inserimento dei propri dati personali, il cliente riceverà all’indirizzo e-mail rilasciato un link per l’attivazione della carta virtuale, che sarà abilitata a tutte le funzionalità. Attraverso l’App il cliente potrà loggarsi con le proprie credenziali ed ottenere la versione digitale della propria Magnificard® con le stesse funzionalità della carta fisica.

Da sempre Emme Più è sinonimo di attenzione e cura del consumatore.  Lo testimoniano l’alta qualità a prezzi competitivi, tanto per prodotti di marche leader quanto per prodotti di primo prezzo, la genuinità e freschezza dei prodotti offerti nei reparti freschi, oltre ad un servizio ed accoglienza propri, che caratterizzano ogni punto vendita Emme Più.

Attraverso Magnificard®, sarà possibile sostenere il progetto Casa di Cristian”, un centro di prima accoglienza della Caritas di Roma per mamme con bambini che si trovano in condizioni di precarietà sociale, alloggiativa, familiare ed economica, devolvendo a tale iniziativa una parte dei punti accumulati.

Per informare il pubblico sull’iniziativa promossa da Emme Più e comunicare il lancio di Magnificard®, il 4 ottobre partirà la campagna di comunicazione “Premia la Tua Fedeltà” che integra i mezzi stampa, web, social network, radio e affissioni, per garantire un’ampia comunicazione mediatica.

 

Psd2, un nuovo regolamento sugli acquisti e le conseguenze per i retailer

Psd2, chi è costei? Pochi la conoscono ma la direttiva Ue 2015/2366 sui servizi di pagamento nel mercato interno, ben più nota come Psd2 (acronimo di Payment Services Directive) potrebbe avere profinde influenze sui comportamenti d’acquisto del consumatori europei, on e offline. Contiene infatti una serie di norme che hanno l’intento di “offrire ai consumatori una scelta più ampia e migliore nel mercato dei pagamenti al dettaglio dell’Ue, e allo stesso tempo introduce standard di sicurezza più elevati per i pagamenti online”.

In questa intrevista Mark Nelsen, Senior Vice President, Risk Products di Visa, spiega quali sono le conseguenze per retaile e consumatori. A cominciare da una maggiore richiesta di password per gli acquisti online che porterà, secondo Nelson, a una progressiva e capillare adozione dei riconosicmenti biometrici.

Lo scopo di PSD2 si estende ai servizi di pagamento innovativi e ai nuovi fornitori sul mercato. Se la PSD2 è divenuta applicabile a partire dal 13 gennaio 2018, le misure di sicurezza delineate nell’RTS (le norme tecniche di regolamentazione) saranno applicabili dal settembre 2019, ovvero 18 mesi dopo la data di entrata in vigore.

Un’altra conseguenza della legislazione riguarda l’apertura verso forme innovative di pagamento e servizi finanziari offerti dai fornitori di servizi di pagamento di terzi, che possono essere prestatori di servizi di pagamento che avviano pagamenti per conto dei clienti e garantiscono ai rivenditori che il denaro è in arrivo, e aggregatori e fornitori di servizi di informazioni sul conto, che offrono una panoramica dei conti e dei saldi disponibili ai loro clienti. Le consgeuenze nelle “transazioni di tutti i giorni” ce le spiega ancora Nelsen nella seconda parte dell’intervista.

L’intera intervista in inglese è disponibile nel canale YouTube di Instore.

D.IT: obiettivi, prospettive, strategie e piani di crescita per il futuro

A poco più di un anno dalla nascita di D.IT – Distribuzione Italiana, il progetto multi insegna e multibrand lanciato da Sigma, Sisa e Coal – il Gruppo si appresta a chiudere l’anno con un bilancio positivo, con una previsione di fatturato alle casse di 4,1 miliardi di euro e una nuova campagna di comunicazione a sostegno delle insegne e dei brand della Mdd.

Lo scenario distributivo

In un contesto distributivo che, dopo il buon andamento del 2017, quest’anno torna a mostrare segni di debolezza, D.IT ha messo a segno una crescita a rete costante dello 0,4% sul progressivo 2018, che la colloca al sesto posto nel ranking delle imprese retail (Fonte Nielsen Like4Like 10000 – Iper+Super+Libero Servizio). 

Gli obiettivi e le strategie

D.IT è nata con obiettivi e strategie ben definiti: creare benefici per le imprese della Distribuzione Organizzata di qualità, sviluppare sinergie tra gli associati sostenendo la loro identità di insegna, valorizzare il legame con i clienti e i territori nei quali operano, attraverso un percorso condiviso di innovazione e trasparenza. Al centro si conferma il valore della prossimità, nel Dna delle imprese distributive che costituiscono D.IT.

La Mdd

Un ruolo centrale nello sviluppo di D.IT è destinato a giocarlo la Mdd, oggetto di un articolato progetto di rilancio che mira, da un lato, a rafforzare la brand awareness delle insegne del Gruppo e, dall’altro, a valorizzare un’attenta segmentazione dei prodotti, in linea con gli attuali trend di consumo. Il tutto attraverso una scrupolosa selezione di circa 200 fornitori (spesso piccoli produttori) accomunati da doti di flessibilità e capacità produttiva tale da poter rispondere efficacemente alle necessità dell’insegna, sempre con una forte attenzione alla qualità. Valori tradotti in una revisione qualitativa e nel restyling grafico teso proprio a comunicare il nuovo posizionamento.

E così le linee mainstream, un ampio assortimento di prodotti food e non food con un eccellente rapporto qualità/prezzo, mettono in evidenza i loghi delle insegne Sigma, Sisa e Coal, protagoniste della comunicazione on pack. Negli obiettivi di D.IT le linee mainstream conteranno complessivamente per tutte le insegne circa 2.000 referenze. Sulla scia del trend di crescita di tutti i segmenti specialistici della Mdd, D.IT propone tre linee trasversali alle insegne del Gruppo: Equilibrio & Piacere, per chi vuole mangiare sano senza rinunciare al gusto, coniugando bontà e benessere (circa 80 prodotti); VerdeMio, una proposta consapevole per un target sensibile ai temi legati al rispetto dell’ambiente (circa 100 referenze); Gusto & Passione, la linea premium che propone una selezione di eccellenze e tipicità del territorio (150 prodotti).

A queste si affianca il rilancio di Primo, lo storico brand primo prezzo, che diventa trasversale a tutte le insegne della Centrale, proponendo un centinaio di prodotti.

La comunicazione

Per le campagne di comunicazione istituzionale, D.IT ha messo al centro da subito i valori di fiducia, familiarità, vicinanza, relazione, del tutto coerenti con il proprio posizionamento, scommettendo sulle potenzialità del digital e pianificando quindi siti web legati alla cucina e al mondo femminile e implementando un sistema ad hoc attraverso una piattaforma di acquisto spazi in programmatic, che in real time propone offerte nel mercato globale del web, in base alla profilazione richiesta.

Per l’ultimo bimestre del 2018, il Gruppo ha deciso di intensificare la propria presenza sui media tradizionali, ovvero radio, tv e materiali in store che illustrano le nuove linee di prodotto a marchio. Nel frattempo, sono stati completamente ripensati i portali www.supersigma.com e www.supersisa.com che, attraverso una nuova veste grafica, contenuti originali e di forte impatto, pongono al centro il punto vendita. Rilanciati infine anche i magazine Prèmiaty e Sorrisi, che si propongono ai “navigatori” anche in una versione digitale disponibile online.

“Gli obiettivi per il prossimo anno – commenta Alessandro Camattari, Direttore Commerciale e Marketing di D.IT – vanno ricercati innanzitutto nel consolidamento della base sociale attorno a valori, vision e progetti comuni. Stiamo infatti organizzando i servizi di Centrale per sviluppare progetti di valore, che andranno dal rafforzamento della Mdd alla start-up del progetto di CRM, dalla nuova immagine dei pdv al coinvolgimento della Idm in nuove iniziative. Il tutto senza dimenticare il costante supporto ai soci nello sviluppare sinergie a livello locale. Ne parleremo nell’evento B2B rivolto ai nostri stakeholder, al momento in preparazione e in programma entro fine anno”.

Ki Best 2018: un’anteprima del tour virtuale

Kiki Lab organizza il Ki Best 2018 (Milano 17 ottobre), appuntamento annuale di Retail Tour Virtuale: un viaggio attraverso tendenze e aree Retail innovative e di successo visitate da Fabrizio Valente e dal team di Kiki Lab nell’ultimo anno a Londra, Lisbona, Madrid, Copenhagen, San Paolo, New York. Durante il convegno saranno inoltre premiati i progetti finalisti dell’Open-Inn Retail Award 2018, il primo premio per le ‘open-innovation’ dedicate al Retail, organizzato da Kiki Lab.

Ad arricchire l’evento le testimonianze aziendali di Amazon, Leader Price, Bata Group, Thun, GESAC-Aeroporto di Napoli e Juventus.

Fabrizio Valente, founder e Amministratore Delegato di Kiki LabEbeltoft Italy, presenterà numerosi casi rappresentativi di 4 tendenze principali (Interaction, Responsibility, Smart Shopping e Emotional Retail), partendo da una selezione di oltre 200 aree retail visitate nell’ultimo: di seguito alcune immagini dei casi che verranno presentati nel corso dell’evento.

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Convegno a pagamento, inviti disponibili per manager Retail e IdM (disponibilità limitata). Per informazioni e iscrizioni: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81

Coca-Cola punta sul caffè e compra Costa, la “Starbucks britannica”

Coca-Cola acquisirà la catena di caffetterie britanniche Costa dalla controllante Whitbread PLC ha un valore di 5,1 miliardi di dollari (4,4 miliardi di Euro). L’annuncio è stato dato oggi dalla multinazionale americana e la transazione dovrebbe avvenire entro la metà di ottobre. L’accordo è soggetto alle approvazioni antitrust nell’Unione Europea e in Cina, e si prevede sarò chiuso nella prima metà del 2019.

Costa Limited, fondata a Londra nel 1971 e cresciuta fino a diventare un importante marchio di caffè in diversi Paesi dell’Europa, Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa con quasi 4.000 punti vendita.
Per Coca-Cola, “l’acquisizione aggiunge una piattaforma di caffè scalabile con know-how e competenze critici in una categoria in rapida crescita e di tendenza.”

Costa è leader nel caffè nel Regno Unito e si sta sviluppando in Cina, tra gli altri mercati. I Costa Express propongono un caffè di qualità in location on-the-go, tra cui distributori di benzina, cinema, stazioni e aeroporti, con vari format.

Coca-Cola è già presente nel settore caffè con Georgia, leader di mercato in Giappone, e con vari prodotti a base caffè.

“Costa offre a Coca-Cola nuove capacità e competenze nel caffè, e il nostro sistema può creare opportunità per far crescere il marchio Costa in tutto il mondo – ha dichiarato il presidente e CEO di Coca-Cola James Quincey -. Le bevande calde sono uno dei pochi segmenti del panorama delle bevande in cui Coca-Cola non ha un marchio globale. Costa ci dà accesso a questo mercato con una solida piattaforma di caffè”.

Alla chiusura, The Coca-Cola Company acquisterà tutte le azioni emesse e in circolazione di Costa Limited, una sussidiaria interamente controllata da Whitbread. Questa filiale contiene tutte le attività operative esistenti di Costa. Il caffè è un segmento crescita del business globale delle bevande. A livello mondiale, il caffè rimane un mercato ampiamente frammentato e nessuna azienda opera su tutti i formati su base globale. 

“Il team Costa e io siamo estremamente entusiasti di entrare a far parte di The Coca-Cola Company – ha dichiarato l’amministratore delegato di Costa, Dominic Paul -. Costa è un’azienda fantastica con collaboratori impegnati e appassionati, una grande esperienza e un enorme potenziale globale. Essere parte del sistema Coca-Cola ci consentirà di far crescere il business di più e più velocemente. Vorrei ringraziare enormemente i nostri clienti e tutti quelli del team Costa che ci hanno aiutato a costruire l’azienda per arrivare in questa posizione”.

 

In Uk sorpasso storico: il caffè supera il tè

Secondo Euromonitor nel 2021 il consumo di caffè nel Regno Unito raggiungerà 91,1 mila tonnellate, superando il tè (90,6 mila) sotto la spinta del boom del cappuccino, che sta modificando il tradizionale “English breakfast” a base di tè, uova e pancetta.

Secondo Coldiretti “Così come gli americani, anche gli inglesi prediligono bere caffè con il latte o soprattutto sotto forma di cappuccino. Si tratta di una ulteriore conferma dell’affermazione dello stile di vita italiano nel mondo ma anche di una sconfitta delle fake news su caffè e latte che rischiano di influenzare i comportamenti a tavola. Inizialmente il cappuccino era una bevanda consumata prevalentemente a colazione, ma in Nordamerica e in molti Paesi europei come la Germania, l’Olanda, il Belgio e il Regno Unito si è diffusa l’abitudine di consumare il cappuccino dopo i pasti e in altri momenti della giornata. Un comportamento che spinge l’aumento dei consumi e ha contribuito a rendere appetibile l’investimento del settore da parte della Coca Cola”.

Accoglienza e creatività nelle vetrine di Amsterdam

Passeggiare tra i canali di Amsterdam non significa solo immergersi nella storia di una spendida (e gettonatissima dai turisti di tutto il mondo) città ma è anche un modo per passare in rassegna alcune delle più belle vetrine che sembra facciano a gara per proporre soluzioni creative e attirare l’attenzione del passante, che ha davvero l’imbarazzo della scelta tra centinaia di negozi di abbigliamento, arte, accessori, articoli per la casa, poster, bric a brac e souvenir.

Ma anche sopra a tutto è valutata l’accoglienza. Il cliente che decide (perché così è, ancora, nella gran parte dei casi) di frequentare un negozio fisico cerca l’esperienza, vuole essere stupito ma anche coccolato, predilge un posto dove indugiare e sentirsi a suo agio. Ecco allora il corner per il caffè che è in realtà una piccola caffetteria specialty, e l’immancabile panchina dove potersi riposare, indugiare, magari leggersi una rivista o chiacchierare con gli amici.

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Piatti pronti freschi: funzionalità, gusto e leggerezza. L’analisi di IRI

Funzionalità e praticità nell’esecuzione: è a queste esigenze dei consumatori che i piatti pronti freschi si ripromettono di dare soddisfazione,  a differenza di quelli  surgelati e ambient il cui acquisto è maggiormente legato a fattori di convenienza e di stoccaggio.   Accanto alla sfera funzionale, più legata al consumo infrasettimanale, esiste però anche una sfera slegata dai concetti di tempo, che richiama il desiderio di appagamento di gusto e leggerezza. Grazie anche al continuo ampliamento dell’offerta a cui stiamo assistendo negli ultimi anni,  a questa categoria si associano numerosi fattori legati alla salute, alla qualità e all’esplorazione.

Nell’anno terminante a febbraio 2018, il mercato dei piatti pronti freschi ha registrato un giro d’affari pari a oltre 351mio€ (quasi 42 mila tonnellate in termini di volumi) con una crescita del 11.4%. Rispetto al totale Fresco che cresce con ritmi più modesti, i piatti pronti hanno conosciuto uno sviluppo eccezionale con un incremento di quasi 140milioni di Euro negli ultimi 3 anni (+18.4% medio annuo), arrivando a pesare nel 2017 il 3.1% sul totale comparto refrigerato a peso imposto. Molto diverse le dinamiche negli altri comparti dove i primi piatti ambient e surgelati alternano performance pressoché stabili o  leggermente negative  ormai da qualche anno (rispettivamente CAGR a valore ultimi 3 anni -0.7% e -0.4%). Il confronto quindi non lascia spazio a dubbi sul fatto che il fresco sia sempre più catalizzatore di attenzioni da parte del consumatore e delle industrie.

Mappa dei consumi

A trainare le vendite dei piatti pronti freschi è il Supermercato che sviluppa il 70% dei volumi e cresce del 15.6%. Anche Negozi di vicinato e Ipermercati mostrano una certa dinamicità, attestandosi su tassi di crescita rispettivamente del +10.7% e +8.3%. Per quanto riguarda le aree si registra un’importante polarizzazione dei consumi verso il Nord Ovest, che veicola il 44% del fatturato della categoria, mentre il Sud, risulta fortemente sotto dimensionato raggiungendo solo l’8% (media sul Fresco 15.7% del giro d’affari).

La categoria si compone di tre macro segmenti: Primi piatti (169 mio€) che vanno dalle leggere zuppe o insalate di riso/altri cereali, alle ben più sostanziose lasagne; Secondi piatti (161 mio€) che comprendono piatti elaborati come spezzatino o vitel tonnè ma anche i più semplici hamburger panati o non, fino ad arrivare al mondo dei piatti a base vegetale.  Infine i Contorni che sono un segmento ancora ristretto ma molto dinamico (20mio€ , +19.6%) dove troviamo principalmente  i Purè e altri contorni ricettati. Le recenti dinamiche di consumo legate alla ricerca del benessere e della naturalità e alla riduzione della carne hanno fatto sbocciare un’offerta di piatti pronti freschi sempre più articolata e variegata, arrivando ad oggi a più di 90 referenze medie a scaffale e superando le 120 negli ipermercati.

Molte aziende hanno investito in questo segmento inserendo nuovi marchi o ampliando linee di prodotto già esistenti al fine di diversificare sempre più l’offerta, tanto che nel corso degli ultimi due anni abbiamo assistito ad un forte aumento delle referenze medie a scaffale (+17 2016 vs 2015, +8 2017 vs 2016).

Il segmento Vegetale: il caso” Burger”

È evidente come il segmento del Vegetale abbia svolto un ruolo protagonista all’interno di questo sviluppo specialmente nei Secondi piatti che sono stati la tipologia di prodotti che hanno maggiormente beneficiato della dinamicità degli assortimenti, raggiungendo le 49 referenze medie a scaffale (+5). Rappresentando ormai il 45% dei volumi del totale secondi piatti freschi, il mondo vegetale viene identificato sempre meno come  alimento privativo e  riservato ad una nicchia ristretta di consumatori (vegani e vegetariani);al contrario viene associato a benessere e salute in generale. Questi prodotti sono inoltre oggetto di sperimentazione da parte dei consumatori. È proprio qui che l’innovazione di prodotto si concentra ricercando nella ricettazione e nelle nuove tipologie di prodotto la chiave per il successo.

Il fenomeno appena descritto mette in luce un aspetto sul quale è opportuno fare una riflessione ovvero il rallentamento del  Burger. Con oltre 90 milioni di Euro di fatturato (equamente divisi tra base vegetale e base carne) essi sono da sempre le star dei Secondi piatti sviluppandone il 55% del fatturato. Ed è proprio la recente difficoltà del segmento dei Burger vegetale (-1.2% negli ultimi 12 mesi) a frenare l’andamento positivo. Questo è  ancora più evidente se restringiamo lo sguardo all’ultimo semestre dove registriamo un -11.0%.  Nel segmento dove la concentrazione di brand e prodotti è più elevata (15 referenze medie a scaffale) diventa quindi sempre più importante differenziarsi e trovare modalità di competizione alternativa.

Primi piatti: il ruolo delle Zuppe

Anche i primi piatti beneficiano del crescente impulso al benessere che è maturato nel consumatore negli ultimi anni. In modo particolare le Zuppe, con un fatturato che supera i 97 milioni di Euro e una crescita del 16.2% rappresentano il 57% del segmento e ne trainano la crescita grazie anche alla combinazione di gusti appaganti e se da un lato l’offerta è sempre più eterogenea, dall’altro il vissuto del consumatore che approccia il mercato dei piatti pronti freschi è quello di poca convenienza, giustificata dalla qualità dei prodotti. La battuta di cassa di un Primo piatto si aggira sui 2.99€, passando dai 2.75€ di una Zuppa fino ad arrivare ai 3.72€ di una Lasagna. Si registra più variabilità all’interno dei Secondi piatti con prezzi medi per unità che vanno dai 2.30€ per un Hamburger fino ai 5.00€ per un arrosto o uno spezzatino di carne.

Il livello promozionale della categoria viaggia su tassi del 35% per i Primi e sul 40% per i Secondi. In generale le offerte speciali vengono percepite come stimolo ad un consumo più frequente e come un supporto alla sperimentazione, che favorisce gli acquisti di prodotti e ricettazioni diverse.

di Irene Adami– Client Service Account Manager IRI

Retail sportivo: il 2017 è stato l’anno delle grandi catene con più di 10 negozi

La gara si gioca tra pochi. Ovvero, tra quelli che possono contare su almeno 10 punti di vendita. Agli altri, il 90% degli operatori, la media matematica lascia le briciole o poco più. E’ la grande distribuzione a conquistare la maggioranza dei consumatori al momento dell’acquisto di attrezzi e abbigliamento dedicati all’attività fisica. A testimoniarlo, i dati pubblicati nello studio “La distribuzione degli articoli sportivi in Italia nel 2017”, condotto dalla società di ricerche di mercato Dimark. La survey non lascia dubbi: il settore è caratterizzato da una forte polarizzazione. Un club ristretto di 12 catene, che peraltro gestiscono solo l’11% dei pdv attivi nel settore, sviluppa ben il 48% del totale degli acquisti.

Come dire, insomma, che le grandi insegne recitano oggi la parte del leone. E questo grazie a una politica espansiva che si è focalizzata sui centri urbani di maggiori dimensioni e su assortimenti a minore tasso di specializzazione tecnica. E che ha visto una decisa e robusta accelerazione durante lo scorso anno. Anche in questo caso la conferma viene dai numeri: sempre secondo l’analisi fornita da Dimark, nel 2017 il saldo tra aperture e chiusure di negozi appartenenti alle catene risulta nettamente positivo rispetto al 2016, trainato da 49 inaugurazioni, cui si contrappongono soltanto 9 cessazioni di attività. Il che corrisponde a un’implementazione importante: negli anni più duri della crisi, dal 2013 al 2016, infatti, le insegne avevano mantenuto un atteggiamento prudenziale, non spingendosi mai oltre le 17 nuove aperture all’anno, a fronte peraltro di valori ben più alti corrispondenti alla voce “chiusure” (nel 2015 si toccò il punto più critico con 45 interruzioni).

Sport fashion e shopping experience

Ora, evidentemente, qualcosa è cambiato. Individuare che cosa, però, può non essere immediato. «Le ragioni alla base di questa ritrovata vitalità sono molteplici – spiega Manuela Viel, direttore generale di Assosport, l’associazione nazionale che, a monte della filiera, riunisce 140 aziende produttrici della sports industry, il cui fatturato aggregato raggiunge i 4,5 miliardi di euro -. Innanzitutto, si deve considerare il migliorato scenario economico complessivo. In secondo luogo, va tenuta in considerazione la sempre maggiore attenzione che a livello sociale viene riservata al wellness. Infine, occorre non dimenticare l’evoluzione del concetto di sport fashion, che ha comportato l’allargamento delle occasioni di utilizzo di capi un tempo specificamente destinati ad essere indossati durante le attività sportive. A tutto questo si deve poi aggiungere anche la capacità delle catene di creare all’interno dei punti di vendita percorsi evoluti di shopping experience, capaci di travalicare il puro acquisto per sconfinare nella sperimentazione sul campo delle referenze proposte, secondo un ricco carnet di iniziative e attività».

Solo teoria? Pare proprio di no, almeno a giudicare dalle indicazioni rilasciate dalle stesse insegne. Che, dati alla mano, confermano la crescita, come pure le motivazioni che ne sono alla base.

La strategia di Decathlon…

Così vale, ad esempio, per Decathlon. La catene francese ha visto nel 2017 il proprio fatturato italiano superare quota 1,6 miliardi di euro, grazie a un incremento del 7,2% rispetto all’esercizio precedente. Una progressione che ha trovato sostanziale riscontro anche nell’andamento quantitativo degli acquisti: gli scontrini omnicanali erogati – pari a 43.524.138 milioni – hanno infatti messo a segno una progressione del 7,4% rispetto al 2016.

La unit italiana del gruppo è così arrivata a contribuire per il 14% sul fatturato realizzato a livello globale. Un obiettivo raggiunto facendo leva principalmente su due direttrici di sviluppo. Da un lato, quella che rimanda alla rete fisica dei negozi sulla quale la catena ha continuato a scommettere e investire inaugurando nel solo 2017 6 nuovi punti di vendita, tutti nell’area del centro-nord del Paese. E su questa strada si continuerà a muovere anche nel 2018. Nei prossimi mesi – fa sapere l’azienda – saranno inaugurati altri 5 nuovi negozi che si aggiungeranno quindi ai 118 esistenti sul territorio nazionale. E che grazie a format diversi – si adotteranno perfino “taglie” piccole, da 125 mq – potranno presidiare anche i centri cittadini. La presenza sul territorio è infatti considerata dall’insegna imprescindibile, perché consente di stringere con il cliente una relazione capace di andare ben oltre la semplice, seppur basilare, transazione economica. “Nella nostra filosofia – spiegano da Decathlon – i punti di vendita sono diventati luogo di esperienza sportiva dove proporre non solo l’offerta più adatta alla pratica e il test dei prodotti prima dell’acquisto, ma anche la possibilità di praticare sport, attraverso l’organizzazione di eventi gratuiti o l’opportunità di seguire corsi. O ancora di convertire i punti della propria fidelity card in esperienze sportive in circa 1.500 strutture convenzionate per un totale di 9.500 attività prenotabili”. In una parola, i negozi diventano il canale in cui fare confluire un “mondo” di esperienze costruite intorno al brand.

Mondo che trova poi un fondamentale completamento nell’offerta digitale, ovvero nell’altro asset di crescita dell’insegna, capace di regalare anche nel nostro Paese non poche soddisfazioni a Decathlon: grazie ai 26,4 milioni di utenti unici registrati dal sito, la cifra d’affari digitale ha infatti raggiunto il 3,5% del fatturato generato dalla catena in Italia, in buona crescita rispetto al 3,25% registrato nel 2016.

… e quella di Cisalfa

A correre sul doppio binario rappresentato da negozi e web è anche la strategia adottata da Cisalfa Sport, catena specializzata presente in Italia con 143 punti di vendita, che ha archiviato il 2017 con un giro d’affari di 460 milioni di euro, di cui 380 fatturati da Cisalfa e 80 dal gruppo d’acquisto internazionale Intersport. Un risultato frutto di una crescita del 12% rispetto al 2016, che apre le porte alla possibilità della quotazione in Borsa.

«Sul fronte del retail – anticipa il direttore vendite di Cisalfa Sport, Boris Zanoletti – pensiamo, tra nuove aperture e chiusure, di arrivare a fine 2018 con un saldo attivo di 2 o 3 negozi. La nostra attenzione non è infatti focalizzata tanto sul mero sviluppo quantitativo, quanto sulla capacità di dare qualità alla nostra crescita».

E proprio in questa logica si colloca l’introduzione del nuovo format 3.0, al momento utilizzato per i negozi di grande metratura, che rappresentano circa il 10% della rete. «Si tratta di un layout basato sull’utilizzo di materiali ecologici e illuminazione led a basso consumo, che permette di fare dello shopping un’esperienza emozionale, ma al contempo virtuosa sotto il profilo dei prezzi – spiega Zanoletti -. Intendiamo così intercettare un pubblico diversificato, non più composto dal solo nucleo familiare, ma ormai allargato anche al target dei giovani, che trovano nella forza numerica e qualitativa delle nostre referenze un valido spunto d’acquisto».

Nuove mosse sono poi attese anche nell’ambito del presidio della Rete. L’azienda ha infatti messo sul piatto 5 milioni di euro per potenziare lo sviluppo del canale e-commerce che già oggi conta 5 milioni di visitatori l’anno capaci di generare una spesa media di 100 euro, e che proprio entro il 2018, è destinato a diventare un asset molto importante. «Gli investimenti digitali – afferma Zanoletti – ci stanno aprendo nuovi orizzonti, complicati e affascinanti al tempo stesso». Orizzonti che si inseriscono in un solco ben definito: offrire servizi declinabili sia nel virtuale sia nel negozio fisico. «Il cliente può acquistare online con consegna a domicilio, oppure scegliere il ritiro, senza spese di spedizione, in qualsiasi negozio sul territorio. E in caso di restituzione, si ha a disposizione l’opzione di reso gratuito online – un servizio non sempre usuale -, oppure la possibilità di rivolgersi direttamente in store», precisa Zanoletti.

Il vantaggio del web

Le indicazioni raccolte sul campo sembrano insomma andare nella stessa direzione: il web rappresenta oggi un canale più che significativo per il settore, destinato peraltro a mettere a segno ulteriori crescite. A patto però di saperne sfruttare appieno le caratteristiche. La seppure recente storia del canale digitale insegna, infatti, che il giusto approccio al mezzo e la capacità di recepirne con anticipo gli sviluppo futuri possono fare la differenza. Lo dimostra il caso di Maxi Sport, network lombardo che conta 3 punti di vendita nell’hinterland milanese e che in tempi non sospetti ha creduto nell’ecommerce facendone uno dei propri principali cavalli di battaglia. «Abbiamo inaugurato il nostro presidio di vendita online nel lontanissimo 2002 – ricorda Emanuele Sala, titolare e responsabile commerciale dell’insegna -, in largo anticipo quindi rispetto alla maggior parte dei player del settore. Un’intuizione che ha impresso un importante impulso al nostro giro d’affari: il web ci ha consentito infatti di ampliare il bacino di utenza all’intero territorio nazionale, con riflessi importanti sul fatturato, tanto che oggi le vendite digitali rappresentano il 30% dei 40 milioni di euro registrati nel 2017. Ma non è tutto. Sono proprio gli scontrini digitali ad apportare il principale contributo al tasso di crescita dell’azienda, che sempre nello scorso anno si è assestato in media al 20%».

Attenzione però a non cadere in facili entusiasmi: la rete è – e sarà – uno strumento irrinunciabile, ma altrettanto saranno i negozi fisici. Lo confermano le prossime mosse della stessa Maxi Sport «Abbiamo in programma nuove aperture di punti di vendita sempre nell’hinterland milanese – anticipa Sala -, che si affiancheranno a quelli già attivi in Lombardia, più precisamente a Lissone, Merate e Sesto San Giovanni».

Come dire, insomma, che la strada per la crescita passerà dalla capacità di trovare il giusto equilibrio tra le due anime: brick and mortar e digital.

 

 

 

 

di Chiara Bandini

Burger King apre un nuovo negozio a gestione diretta a Reggio Emilia

BURGER KING®  ha aperto un nuovo ristorante a gestione diretta a Reggio Emilia in via dei Gonzaga, 46.

Il nuovo punto vendita di 430 mq dispone di un ampio parcheggio gratuito ad uso esclusivo della clientela e di 144 posti a sedere tra interno e dehor.

Con l’apertura sono stati creati 30 nuovi posti di lavoro, tra crew, figure manageriali e un direttore di ristorante. I dipendenti sono tutti giovanissimi e hanno un’età media di circa 26 anni.

All’interno del nuovo BURGER KING® i clienti potranno usufruire dei numerosi servizi dedicati alle famiglie e ai più piccoli, come l’area giochi Playking interattiva con la possibilità di organizzare feste di compleanno, il servizio King Drive per ordinare il proprio menù preferito direttamente dall’ auto e dei nuovissimi kiosk digitali per effettuare l’ordinazione in completa autonomia.

La nuova apertura di Reggio Emilia rappresenta un’ulteriore occasione irresistibile per provare il gusto superiore delle proposte dei menù dei ristoranti BURGER KING®, che si distinguono per la carne cotta rigorosamente alla griglia, le porzioni sempre abbondanti, la freschezza delle verdure e salse che rendono il sapore unico e inimitabile. L’alta formazione del personale permetterà ai clienti del ristorante di usufruire di un servizio di qualità e di assaporare cibi preparati al momento, nel rispetto dei più alti standard sul controllo degli alimenti.

Chef Express e SOGAER inaugurano i nuovi spazi ristorazione all’aeroporto di Cagliari

Chef Express (Gruppo Cremonini), e SOGAER, società di gestione dell’Aeroporto di Cagliari, hanno inaugurato i nuovi spazi di ristorazione completamente rinnovati all’interno del molo imbarchi del terminal, comprendenti il bar caffetteria Etigua by Lavazza, lo spazio di degustazione enogastronomia Gourmé, e il format di cucina e birreria in stile bavarese Löwengrube, ai quali si aggiunge il Market Viaggio Italia (con prodotti tipici italiani e sardi).

Gli spazi

Il bar caffetteria Lavazza Etigua prende il nome della miscela arabica proveniente da presidi slow food di Etiopia e Guatemala, e propone una vera e propria coffee experience, una degustazione del caffè di qualità anche nelle circostanze del viaggio. Il format debutta nella ristorazione aeroportuale, dopo essere stato lanciato in autostrada, nell’area di servizio di Novara sulla A4, e nella Stazione Termini di Roma.

Gourmé è lo spazio di degustazione enogastronomica sviluppato da Chef Express con Italia Alimentari, la società del Gruppo Cremonini specializzata nella produzione di salumi DOP e IGP di alta qualità. Offre la possibilità di gustare salumi, formaggi e prodotti tipici affiancati alle migliori scelte enologiche del territorio.

Löwengrube è un format che prende il nome dalla storica via di Monaco di Baviera dove nel 1383, nella locanda Zum Löwen, è stata prodotta la prima birra. Il brand è sinonimo di cucina e birreria bavarese in Italia e rappresenta un franchising di successo nel settore della ristorazione commerciale. Con 220 addetti su tutta la rete, Löwengrube è presente in Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Marche con 11 ristoranti e 4 wagen (food truck di street food bavarese, ideale per i food corner dei centri commerciali).  Entro il 2019, sono previste ulteriori 24 aperture di ristoranti e di 5 wagen.

I locali si sviluppano su una superficie complessiva di 440 mq, hanno 70 posti a sedere e danno lavoro a circa 50 persone.

Hanno detto

Alberto Scanu, Amministratore Delegato di SOGAER, ha dichiarato che “Poter offrire ai passeggeri dell’Aeroporto di Cagliari una gamma di servizi sempre più ampia e di livello è per noi un obiettivo primario. Negli ultimi anni, che ci hanno visto crescere costantemente in termini di destinazioni collegate e passeggeri internazionali, abbiamo puntato molto anche sullo sviluppo del settore retail, di cui la ristorazione è parte fondamentale. Siamo felici di poter affermare che in Chef Express abbiamo trovato un partner leale e affidabile, capace di adeguare la sua offerta e le caratteristiche dei suoi prodotti in modo da soddisfare le mutate esigenze dei viaggiatori del ‘Mario Mameli’, oggi più attenti e selettivi che mai”.

Cristian Biasoni, Amministratore Delegato di Chef Express, ha sottolineato che “la nostra collaborazione con l’Aeroporto di Cagliari prosegue proficuamente da 15 anni e siamo orgogliosi di poter presentare oggi due importanti novità nella nostra offerta, frutto di significative partnership: il nuovo bar Etigua, sviluppato in collaborazione con Lavazza, e Löwengrube, format di cucina e birreria in stile bavarese, con cui abbiamo siglato un accordo di sviluppo nei canali del travel retail. Dimostriamo ancora una volta di poter adattare i nostri format storici, o di lanciarne di nuovi, in funzione delle esigenze dei nostri clienti, nell’ottica di offrire un servizio sempre migliore e variegato ai viaggiatori”.

Pietro Nicastro, CEO and Founder Löwen-Com, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di questa partnership con Chef Express che apre a Löwengrube il settore della ristorazione travel. I passeggeri dell’aeroporto da oggi potranno gustare l’offerta gastronomica Löwengrube, composta da piatti della tradizione bavarese, come würstel, hamburger e stinco di maiale, cucinati secondo ricette tipiche preparate al momento, accompagnati da una selezione di birre spillate esclusivamente alla tedesca”.

Le aziende

Chef Express nel 2017 ha realizzato ricavi totali consolidati per oltre 573,3 milioni di Euro, di cui oltre il 75% derivante dalle attività in concessione (stazioni, aeroporti e autostrade in Italia, e a bordo treno all’estero). Nel settore della ristorazione in concessione Chef Express è leader in Italia nel mercato dei buffet di stazione, con 76 punti vendita in 47 scali ferroviari, è presente anche nel settore della ristorazione aeroportuale, con  49 punti vendita in 10 aeroporti italiani, e gestisce 51 aree di ristoro sulla rete autostradale italiana e sulle strade di grande comunicazione. Nel mercato della ristorazione a bordo treno Chef Express è leader in Europa con oltre 210 treni serviti quotidianamente in 5 Paesi Europei e in Turchia. Infine nella ristorazione commerciale controlla la catena di steakhouse a marchio Roadhouse Restaurant, che oggi conta 120 locali in Italia.

Chef Express è presente nell’Aeroporto di Cagliari dal 2003 e, oltre ai locali inaugurati oggi, gestisce dal 2016 il Wine Bar 1920, realizzato in collaborazione con il Cagliari Calcio.

In Italia, oltre a Cagliari, opera in altri 9 aeroporti: Trieste, Milano Linate, Milano Malpensa, Bergamo Orio al Serio, Verona, Pisa, Roma Fiumicino, Roma Ciampino e Bari.

Cremonini, con oltre 16.000 dipendenti, e un fatturato complessivo 2017 di 4,03 miliardi di Euro, di cui il 35% realizzato all’estero, è uno dei più importanti gruppi alimentari in Europa ed opera in tre aree di business: produzione, distribuzione e ristorazione. Il Gruppo è leader in Italia nella produzione di carni bovine e prodotti trasformati a base di carne e salumi (Inalca, Montana, Manzotin, Ibis) e nella commercializzazione e distribuzione al foodservice di prodotti alimentari (MARR). È leader in Europa nella gestione delle attività di ristorazione a bordo treno e detiene la leadership in Italia per quanto riguarda i buffet nelle stazioni ferroviarie; inoltre vanta una presenza rilevante nei principali scali aeroportuali italiani e nella ristorazione autostradale (Chef Express). È infine presente nella ristorazione commerciale con la catena di ristoranti di carne a marchio Roadhouse Restaurant.

 

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