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Banco assistito, un touch point per fidalizzare il cliente della Gdo

Nel corso del 2023 il progressivo aumento dell’inflazione ha inciso notevolmente sul comportamento di acquisto del comparto salumi e formaggi che ha registrato una regressione dei prodotti preconfezionati il cui costo euro/kg ha iniziato a essere percepito come troppo elevato a beneficio di quelli serviti al banco. Il ritorno dei consumatori al banco taglio rappresenta, sia per le aziende del settore food sia per la Gdo, una nuova importante sfida e un’opportunità da cogliere. Ci si chiede quindi come questo trend possa cambiare le strategie di brand di insegne della Gdo e delle industrie del food.

Valeria Ortolani, CEO dell’agenzia di comunicazione padovana Ocalab, spiega quali sono gli elementi che è necessario tenere in considerazione nelle strategie di posizionamento e di comunicazione per la Gdo e l’industria: “La generazione Z incide profondamente sui consumi e richiede ai brand un notevole sforzo per assecondare le proprie esigenze. I dati ci dicono che il 67% è aperto a sperimentare nuovi prodotti e per legarsi a un marchio deve trovare in esso una profonda e autentica connessione. La sostenibilità è considerata da questa generazione un fattore imprescindibile e non un mero elemento distintivo e la reputazione di una marca viene attentamente studiata prima di effettuare un acquisto. Oggi le aziende devono scegliere autenticamente chi sono e devono diventare rilevanti anche a livello sociale. Il tempo dei “secondo me” è finito: serve capacità di ascolto e di raccolta dati sui quali costruire la propria strategia di brand, ponendo sempre più il consumatore con i suoi desideri e i bisogni al centro di ogni scelta di business”.

I dati emersi dai trend del 2024 dimostrano infatti che i consumatori sono alla ricerca di brand con uno scopo più profondo, che vada oltre al prodotto e alla comunicazione: l’innovazione diventa trainante, così come la capacità di sfidare le logiche tradizionali e dare risposte diverse ai nuovi bisogni. La reputazione e la capacità di comunicare in maniera naturale e spontanea sono le leve che più influenzano il desiderio di acquisto non solo della generazione Z ma di tutti i consumatori.

Strategie di branding per la Gdo
Per la Gdo è importante lavorare sulla customer experience e il banco assistito può diventare un touch point fondamentale per creare una relazione forte e fidelizzare il cliente. Per farlo sono 4 le leve su cui è possibile intervenire strategicamente:

1. la scelta dell’assortimento: una maggiore varietà di prodotti consente di intercettare le diverse esigenze dei consumatori e di distinguersi dai competitor.
2. la trasformazione del banconiere da tecnico a vero e proprio testimonial del brand: avendo il contatto diretto con i clienti, il banconiere dovrebbe essere formato non solo dal punto di vista tecnico ma anche relazionale, per trasmettere ai consumatori i valori del brand che rappresenta e, allo stesso tempo impostare la vendita secondo indicazioni comuni. Creare un’accademia a loro dedicata potrebbe essere un’idea importante da sviluppare.
3. la selezione di un packaging in linea con il proprio posizionamento: dal colore, al materiale, passando per la tipologia di incarto, il packaging può essere utilizzato dalla Gdo a livello di comunicazione per trasmettere la propria identità e messaggi differenti al consumatore.
4. l’utilizzo di strumenti digitali: per coinvolgere il cliente e migliorare la sua esperienza all’interno del supermercato è possibile servirsi di tecnologie capaci di far dialogare il mondo online con quello offline. Alcuni esempi possono essere schermi interattivi ed installazioni supportate dall’AI, capaci di dare consigli di acquisto ed informazioni aggiuntive sui prodotti.

Strategie di branding per l’industria
Alle industrie alimentari spetta un maggiore sforzo, in quanto hanno un limitato perimetro di azione al banco assistito. Ad esempio, non è permesso loro di utilizzare un packaging o una tipologia di incarto personalizzata o di fornire una formazione specifica ai banconieri. Tuttavia, le leve su cui è possibile lavorare sono la brand awareness e la brand reputation, che non rappresentano più un’opzione ma un’attività necessaria per creare connessioni ed essere scelti dai consumatori. Come? Attraverso la comunicazione dei valori, dell’identità e della reputazione dell’azienda e l’impegno intrapreso in azioni di sostenibilità e innovazione.

Salame Felino Igp, Gdo traina il fatturato del 2023 a 87 milioni

Fatturato in leggera crescita che raggiunge quota 87 milioni di euro per il Salame Felino Igp, che conferma così i buoni risultati anche nei dati economici 2023, nonostante l’aumento dei costi relativi alla materia prima. Analizzando i dati, la produzione di carne avviata alla lavorazione l’anno scorso ha sfiorato i 5,5 milioni di chilogrammi mentre per quanto riguarda il prodotto etichettato finale invece, se ne contano 3,5 milioni di chili.

Il Consorzio, che raggruppa nel territorio di Parma 14 aziende produttrici con circa 500 addetti tra lavoratori diretti e legati all’indotto, ha confermato la Gdo come principale canale di commercializzazione. Ottimi riscontri sono stati registrati dal banco taglio grazie al ritorno dei consumatori al mercato assistito, ma anche il preaffettato, seppur in fisiologico calo rispetto ai numeri record dell’anno scorso, si mantiene ben al di sopra dei livelli pre-Covid. Nel 2019 erano stati 526mila i chilogrammi destinati all’affettato; nel 2023 invece la quota è salita fino a 573mila chilogrammi (+9%). Infine l’export si attesta a circa il 3%, con l’Europa come principale mercato di riferimento, ma il Consorzio ha registrato un ulteriore interesse in particolare nei mercati extra Unione Europea e negli Stati Uniti.

Per Umberto Boschi, Presidente del Consorzio di Tutela del Salame Felino Igp, i numeri del 2023 sono positivi: “Siamo soddisfatti della tenuta registrata dal comparto, con una produzione stabile per quanto riguarda i volumi complessivi. Inoltre il dato del preaffettato, ben superiore a quello registrato nel 2019, conferma il gradimento del consumatore per la specifica modalità di vendita, per la facilità di utilizzo, la comodità e la disponibilità”. A preoccupare restano i rincari della materia prima: “Il 2023 è stato un anno caratterizzato dall’aumento delle carni a livelli mai visti prima. I produttori hanno fatto fronte ad aumenti medi, rispetto al 2022, del 20%. Un trend in crescita che va necessariamente arginato” conclude Boschi.

Rimonta per il Culatello di Zibello Dop: fatturato oltre i 20 milioni di euro

È stato un 2023 positivo per il Culatello di Zibello Dop: la produzione è tornata ai livelli pre-Covid, con 81.351 culatelli sigillati (per 325mila chilogrammi) e un fatturato al consumo che supera i 20 milioni di euro. A ribadirlo il Consorzio di Tutela: dopo l’inevitabile calo del 2020, e il successivo rimbalzo che nel 2022 ha superato la quota record di 100mila pezzi sigillati, la produzione si è consolidata ai livelli pre-pandemia, con un fatturato alla produzione di 12 milioni di euro. Un dato ancora più importante considerando l’aumento dei costi della materia prima, che nel 2023 ha fatto registrare un +15%, all’interno di un trend costante dell’ultimo triennio dove i prezzi sono addirittura raddoppiati.

“Il Culatello di Zibello Dop prosegue nella sua affermazione di prodotto di eccellenza e il merito è anche delle ottime performance del preaffettato che ci ha permesso una maggiore penetrazione del prodotto nelle catene retailer” ha ribadito Romeo Gualerzi, Presidente del Consorzio di Tutela. Un settore, quello citato da Gualerzi, in grande crescita per il Consorzio che racchiude tutte le 23 aziende produttrici della Dop, con oltre 250 addetti complessivi: nel 2023 quasi la metà dei culatelli è stata destinata al preaffettato, rappresentando il 46% dell’intera produzione annua con 37.424 pezzi affettati sugli 81.324 complessivi e ben 1,17 milioni di vaschette immesse sul mercato, per un valore di 10 milioni di euro al consumo. Un vero e proprio boom considerando come nel 2017 la percentuale affettato rappresentava solo l’8,7% della produzione complessiva, per un valore di 1,6 milioni di euro.

“Le aspettative per il 2024 sono rosee, nonostante la previsione di un ulteriore incremento dei costi della materia prima, a maggior ragione considerando la minor disponibilità di suini che rispettano i parametri della Dop – ha proseguito Gualerzi. In ogni caso da gennaio siamo entrati a pieno regime con il nuovo disciplinare approvato a settembre, dopo alcuni mesi di assestamento. Inoltre valutiamo la possibilità di utilizzare sempre di più il Culatello di Zibello come ingrediente in specifiche ricette, per far conoscere sempre di più il prodotto”.

Analizzando più nello specifico il fatturato 2023, la quota estero del Culatello di Zibello Dop si attesta su un 25% del totale: i Paesi dell’area UE (in primis Francia e Germania), insieme con la Svizzera, rappresentano l’88% dell’export, ma cresce anche il Nord America, con Canada e Stati Uniti, oltre al Giappone e il Regno Unito. Infine per quanto riguarda Il canale di commercializzazione, il normal trade si conferma quello principale con una quota pari al 60% del comparto, mentre la grande distribuzione organizzata rappresenta il restante 40%.

Rilancio Fiorucci, investimento da 30 mln di euro per recuperare competitività

Sta per prendere avvio il piano di rilancio di lungo periodo volto a riportare Fiorucci, storico marchio italiano del settore dei salumi, a un livello di reddittività adeguato al suo potenziale. Il primo passo sarà caratterizzato da un significativo cambiamento organizzativo della struttura aziendale, seguito da un sostanziale rinnovamento dei processi e un rimodernamento tecnologico degli impianti.

“Queste iniziative hanno un unico obiettivo, fare in modo che la storia del Gruppo prosegua e che gli stabilimenti restino in Italia e continuino a generare benessere nel loro territorio di riferimento, è fondamentale che l’azienda recuperi produttività per affrontare un mercato sempre più competitivo” commenta Claudio Rustioni, Amministratore Delegato di Fiorucci SpA”.

Il piano previsto dal management e approvato dai nuovi investitori, Navigator Group e White Park Capital, prevede una serie di azioni volte alla crescita di Fiorucci sia sul mercato italiano sia in quello internazionale, con un particolare focus su Paesi chiave come Germania, Austria, Francia e Gran Bretagna. Obiettivo: raggiungere un aumento di fatturato del 20% e soprattutto un ritorno alla redditività media del settore.

“Grazie ai nuovi finanziamenti l’azienda non ha posizioni debitorie e dispone di liquidità sufficiente per garantire continuità operativa e di pagamenti” aggiunge Rustioni. “Gli oltre 30 milioni di investimenti previsti dal progetto di rilancio saranno fondamentalmente indirizzati a rendere competitiva l’azienda e ad acquisire nuove quote di mercato: ci concentreremo sull’automazione e modernizzazione degli impianti, sull’acquisizione di distributori e catene retail nel nord Italia e all’estero e sulla sicurezza sul lavoro e l’igiene per tutelare sia i nostri dipendenti che i clienti finali”.

Negli scorsi giorni Fiorucci ha aperto un tavolo di lavoro con le organizzazioni sindacali con le quali si propone di lavorare per ridurre, nel limite del possibile e coerentemente alla situazione di mercato, l’impatto sociale della ristrutturazione che il declino del fatturato degli ultimi 12 anni ha reso purtroppo improrogabile. Come previsto dalla normativa, la procedura seguirà il suo corso per i prossimi 75 giorni con l’obiettivo di risolvere tutte le posizioni entro il prossimo mese di marzo.

Sostenibilità e tecnologia, Citterio investe 35 mln di euro in innovazione

Nel 2022 Citterio ha raggiunto i 570 milioni di euro di fatturato (per due terzi sviluppato all’estero), con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Per la family company da 6 generazioni si tratta di un importante traguardo, con una crescita a doppia cifra, ottenuto nonostante le difficoltà riscontrate a causa degli aumenti dei prezzi delle materie prime e del costo dell’energia, per lo più causati dalla guerra russo-ucraina.

Presente in più di 50 Paesi al mondo, Citterio si conferma anche nel 2022 una tra le aziende leader di mercato negli affettati confezionati a peso fisso grazie soprattutto al lavoro quotidiano svolto dagli oltre 1200 dipendenti presenti all’interno dei nove stabilimenti dislocati in cinque regioni d’Italia, oltre ad altri due presenti negli Stati Uniti, a Freeland in Pennsylvania. L’azienda è inoltre da sempre attenta a tutto ciò che riguarda l’innovazione e l’evoluzione dei salumi, con un’attenzione particolare alla qualità dei prodotti, nel rispetto della tradizione e con un occhio di riguardo ai bisogni emergenti dei consumatori. Per questo motivo ogni anno Citterio ribadisce il suo impegno nell’innovazione, tanto che nel 2022 ha investito 35 milioni di euro, ovvero circa il 6,5% dell’intero fatturato.

Una parte significativa di questi investimenti è stata destinata agli Stati Uniti, in particolare all’ampliamento della capacità produttiva degli stabilimenti, rendendo più efficienti e flessibili i processi di produzione per rispondere al meglio alle esigenze del consumatore americano. Nel corso del 2022, Citterio, ha anche investito In Italia in particolare nei propri prosciuttifici, principalmente di produzione DOP e nei propri salumifici dove si crea quel salame che resta un prodotto iconico e storico per l’azienda. Uno sforzo notevole che ha avuto la finalità di aumentare la capacità produttiva degli stabilimenti garantendo allo stesso tempo un’elevata qualità dei prodotti.

“L’investimento di importanti risorse permette di creare soluzioni sostenibili e prodotti di qualità per poter offrire una proposta di valore ancora più ampia ai nostri consumatori italiani ed esteri” sottolinea Alessandro Riva, Direttore marketing Citterio. “La nostra attenzione verso tutto ciò che è innovazione è massima fin dalla nascita dell’azienda, per questo Citterio investe nell’analisi del mercato monitorando i nuovi bisogni del consumatore e nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche, sia di prodotto che di packaging, per garantire sempre un prodotto sicuro con la massima qualità. Innovazione produttiva e sviluppo tecnologico restano dunque un punto strategico per far sì che Citterio sia uno dei leader nel settore dei salumi pre-affettati”.

“I salumi devono essere innovativi, evolversi pur mantenendo con rigore la propria tradizione” prosegue afferma Riva. “Per questo si deve sempre più andare incontro ai nuovi mercati e ai nuovi stili di vita dei consumatori. L’aumento dei consumi di snack, dei pasti on the go, delle mono porzioni, insieme all’avvento dello smartworking e alla ricerca di uno stile di vita sempre più sano ed equilibrato han fatto sì che anche il salume abbia subito una trasformazione. La volontà di Citterio è comunque sempre quella di proseguire con lo sviluppo di nuove tecniche di realizzazione di prodotti buoni, più salutari e sempre più in linea con i bisogni dei consumatori, oltre a nuovi sistemi di controllo”.

La continua evoluzione dell’azienda è proseguita negli anni anche per quanto riguarda il packaging dei prodotti con materiali innovativi e sostenibili, forti di un efficientamento industriale e un controllo costante della qualità. Dal 2011 infatti l’azienda ha portato avanti un percorso verso la riduzione del 25% della plastica delle vaschette, mentre nel 2015 anche il pack della linea Bio ha avuto una riduzione di oltre il 60% di plastica, grazie a un vassoio riciclabile nella carta. E nel 2022 Citterio ha scelto di diminuire ulteriormente del 20% l’utilizzo di plastica nel packaging della linea Taglio Fresco. Ricerca e Sviluppo, sicurezza, innovazione e non solo, Citterio è sinonimo di prodotti certificati. Tra le più importanti certificazioni la BRC (British Retail Consortium), ovvero uno standard globale specifico per la sicurezza dei prodotti agroalimentari, riconosciuto internazionalmente dalla GFSI (Global Food Safety Initiative), che certifica la sicurezza dei prodotti alimentari proposti sul mercato ai consumatori e la Certificazione Bio che consiste nell’accettare un modello di sviluppo definito dalla Comunità Europea in cui coltivazioni e allevamenti siano un valore da salvaguardare e non da sfruttare. I prodotti Citterio a marchio Bio rispondono a tutti i requisiti previsti dalla certificazione, per garantire gusto, qualità e benessere in tavola.

La Gdo traina la Mortadella Bologna IGP, bene produzione ed export

Nei primi sei mesi del 2023 sono stati prodotti 18,9 milioni di kg di Mortadella Bologna IGP, e venduti oltre 16,1 milioni di kg. Rispetto allo stesso periodo del 2022 la produzione è cresciuta del 3,8% e le vendite del 4,1% (dati forniti dall’organismo di controllo IFCQ certificazioni). L’affettato in vaschetta conferma la tendenza di fondo ad una costante crescita, registrando un aumento del 7,4%, a conferma della preferenza da parte dei consumatori per un formato comodo, pratico e di facile scorta.

In Italia la Gdo si conferma il principale canale di vendita con una quota del 54,9%, seguita dal Normal Trade col 28,6% e dal Discount col 16,5%. Il 20,5% delle vendite è destinato alle esportazioni, prevalentemente nei Paesi UE, tra quest’ultimi Francia e Germania rappresentano i principali mercati di riferimento, con quote del 30% e del 25%. In generale, le vendite in UE hanno registrato complessivamente un aumento del 6,7% rispetto al 1° semestre del 2022. In particolare, in Germania e Spagna le esportazioni di Mortadella Bologna IGP sono cresciute a doppia cifra, registrando un incremento, rispetto ai primi sei mesi del 2022, rispettivamente del 13,3% e 12,4%.

“È motivo di grande orgoglio constatare che, nonostante il momento difficile per l’economia europea e soprattutto italiana, la Mortadella Bologna IGP continui ad essere uno dei prodotti alimentari ad Indicazione Geografica più amato dagli Italiani e sempre più apprezzato all’estero” dichiara Guido Veroni, Presidente del Consorzio italiano tutela Mortadella Bologna. “La crescita del 4,1% delle vendite sul mercato interno assume quindi particolare rilievo perché conferma che la scelta del Consorzio di puntare sulla comunicazione delle caratteristiche qualitative uniche e inimitabili del prodotto risulta premiante, in termini di apprezzamento e vendite, in quanto va proprio ad intercettare il bisogno manifestato dal consumatore finale nel preferire un prodotto di alta qualità, tutelato e garantito dal marchio comunitario di Indicazione Geografica Protetta”. 

Salumificio Rosa punta sulla qualità artigianale

Negli ultimi anni la notorietà dei salumi calabresi è andata crescendo, di pari passo con l’apprezzamento da parte dei consumatori del resto d’Italia e non solo. Indubbiamente si tratta di una buona notizia per i produttori di quel territorio, che però ora sono a un bivio: cavalcare l’onda e inseguire i volumi o restare fedeli alle logiche artigianali del passato, quando la competenza della clientela locale imponeva di attestarsi su livelli qualitativi elevati per potersi differenziare dalla concorrenza? Il Salumificio Rosa la sua scelta l’ha fatta: “Noi abbiano deciso di puntare sulla qualità, continuando un percorso avviato dal mio bisnonno Michele nel 1920 – spiega Giuseppe Borelli, Direttore Commerciale del Salumificio Rosa ed esponente della quarta generazione della famiglia proprietaria, primo a sinistra nella foto in alto –. Utilizziamo solo carne fresca italiana certificata e produciamo direttamente tutto ciò che commercializziamo. L’offerta è composta da una dozzina di referenze, tra le quali ovviamente spiccano quelle più richieste e che costituiscono una sorta di etichetta della Calabria, come la ‘Nduia, la Salsiccia e la Soppressata. Proponiamo però anche specialità come il Guanciale o il Salamino Sersale, che è a pasta bianca, cioè senza salsa di peperone e quindi più vicino ai gusti classici del Nord Italia. Inoltre, ci piace aggiungere sempre qualcosa di nuovo alla gamma, come il Salamino Sersale al Tartufo”.

In Italia il canale di elezione per il Salumificio Rosa è il dettaglio tradizionale: botteghe, gastronomie, piccoli market. “Collaboriamo con commercianti che apprezzano e riconoscono la nostra qualità – aggiunge Borelli – e soprattutto sanno raccontarla al loro cliente. Al momento non serviamo la grande distribuzione, che con il tempo sta mostrando maggiore attenzione ai prodotti tipici con un posizionamento qualitativamente elevato. In occasione del recente Tuttofood, a cui abbiamo partecipato come espositori, è nato qualche contatto con operatori della Gdo. Noi siamo aperti a qualsiasi collaborazione, a patto che vengano riconosciute le caratteristiche distintive del prodotto”.

Peraltro, la famiglia Borelli ha uno storico consolidato nell’ambito del dettaglio: il fondatore dell’azienda, Michele, era un allevatore che nel 1920 aprì un piccolo spaccio di carni e salumi a Sersale, ai piedi della Sila Piccola, in provincia di Catanzaro. Oggi i Borelli hanno cinque macellerie a insegna Orocarni, quattro delle quali in Calabria, mentre la quinta – inaugurata a gennaio di quest’anno – si trova a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo. “È la nostra prima esperienza di vendita al dettaglio nel Nord Italia – racconta Giuseppe Borelli – e intendiamo esportare il nostro saper fare, ma al tempo stesso apprendere dalla gente del luogo e dai consumatori”.

Gruppo Beretta, raffica di novità e fatturato oltre il miliardo di euro

Prima il Covid, poi l’esplosione dei costi legata anche al conflitto scatenato dalla Russia contro l’Ucraina, infine l’inflazione generalizzata e galoppante. Guardando al contesto, verrebbe da dire che non è mai un buon momento per innovare, soprattutto in una categoria come i salumi, che scontano una naturale diffidenza del consumatore verso le novità. Ma un capitano di categoria per restare tale deve assumersi i suoi rischi ed è quanto ha fatto il Gruppo Beretta, presentando in occasione di Tuttofood una raffica di nuovi prodotti. Nato nel 1812 a Barzanò, in Brianza, come negozio di salumeria, il gruppo ha superato nel 2022 – complice l’inflazione – la soglia del miliardo di fatturato, attestandosi a 1.087 milioni di euro.

Tra mercato italiano ed estero c’è stata una perfetta parità – dichiara Enrico Farina, Direttore Marketing di Gruppo Beretta – mentre la produzione complessiva ha raggiunto le 160.000 tonnellate. In base ai dati Circana, nell’ambito del largo consumo in Gdo, comprensivo di cura casa e persona, siamo la 23esima azienda per fatturato, a fronte del 25esimo posto di due anni fa. Il gruppo ha 3.500 dipendenti in ben 29 siti produttivi nel mondo, anche perché è quello con il maggior numero di Dop e Igp prodotte internamente e non solo commercializzate, il che impone di produrre nelle aree tipiche. Ai tre stabilimenti negli Usa a breve se ne aggiungerà un quarto, a mezz’ora circa da New York, mentre quello cinese sta raddoppiando la sua capacità produttiva. Infine, siamo la marca più conosciuta nei salumi in Italia, con il 40% di Top of mind, a fronte del 9% del secondo competitor. Nella notorietà spontanea arriviamo al 64%, mentre nostri concorrenti si fermano al 28% circa. E siamo noti anche per l’innovazione”.

E qui arriviamo alle novità, a cominciare da Puro Beretta, linea nata nel 2018 che oltre a essere senza antibiotici, ora è anche senza conservanti. La nuova ricetta delle tre referenze – Il Cotto, Il Crudo e Il Pollo – sostituisce il conservante nitrito di sodio con una miscela di estratti naturali derivanti da alcuni frutti e ortaggi del Mediterraneo, particolarmente ricchi di polifenoli, in grado di assolvere alle stesse funzioni. La shelf life resta identica, mentre il packaging è stato rivisto per comunicare ancora più efficacemente le informazioni principali al consumatore, aumentandone la leggibilità. “Non è il primo prosciutto cotto senza conservanti – precisa Farina – ma è il primo senza antibiotici e conservanti, passaggio fondamentale, anche perché siamo riusciti a mantenere intatte le caratteristiche organolettiche, così come il colore roseo e la consistenza”.

Referenza simbolo di Beretta sono i Salamini: “Il segmento dei salami snack cresce a doppia cifra – sottolinea Farina – ed è l’unico in controtendenza in un mercato del libero servizio che dall’inizio del 2023 ha cominciato ad arretrare non solo a volume, come accaduto nella parte finale del 2022, ma anche a valore”. Due i nuovi formati proposti: Salamini Aperibag è una confezione da 112 g, richiudibile, ideata per i momenti di condivisione, come le feste e gli aperitivi casalinghi; Salamini Pocket è un formato da 5 Salamini (28 g) da portare con sé per uno snack o una merenda in tutte le occasioni di consumo. Inoltre, la famiglia degli Originali Salamini Beretta si allarga con gli Snack di Bovino con Bresaola, variante pensata per ampliare il target di riferimento con uno prodotto ad alto contenuto proteico, visto che ha 37 g di proteine per 100 g.

A cavalcare il trend delle proteine è soprattutto Protein, una nuova linea di snack composta da tre referenze in stick a base di carne di bovino, suino e tacchino con grammature comprese fra i 48 g e i 52 g e un elevato apporto proteico per porzione in evidenza sulle confezioni: 23 g per gli stick di tacchino, 22 g per gli stick di suino e 19 g per gli stick di bovino. La linea Protein si contraddistingue per un packaging chiaro, dai colori impattanti, che consente di conservare i prodotti fino a 22°C rendendoli adatti al consumo fuori casa e dunque anche al canale vending. Nell’ambito degli aiuti in cucina arrivano Stick di pancetta affumicata, Stick di pancetta dolce, Listarelle di guanciale 100% Italiano, in vaschetta monodose da 100 g caratterizzata da una creatività colorata e sviluppata in verticale, a rappresentare una ricetta e quindi un possibile utilizzo.

Forte dell’expertise maturata con il Bacon Fette, prima referenza di mercato nel mondo delle pancette affettate, Fratelli Beretta ora presenta Bacon x Burger, la cui caratteristica distintiva è il taglio: la pancetta affumicata si presenta in sei fette più spesse per ottenere un effetto croccantezza ancora maggiore. Realizzato con materia prima 100% italiana, Bacon x Burger è disponibile in vaschette da 40 g, quantità ideale per comporre due hamburger e ridurre gli sprechi, ed è caratterizzato da un packaging che richiama lo street food a stelle e strisce. Il suggerimento di Beretta ai retailer è di prevedere per questa referenza una doppia esposizione, rispettivamente tra i salumi a libero servizio e nel banco macelleria. Infine, novità anche per i piatti pronti Viva La Mamma Beretta: il brand rilancia nel segmento dei risotti pronti, in cui rivendica la leadership con circa un 50% a volume, e propone un Risotto ai Formaggi (prezzo consigliato 3,49 euro), aggiungendo poi alla gamma anche gli Spaghetti alla Carbonara (3,89 euro) e una Insalata di Pasta (3,99 euro) da poter consumare calda o fredda.

Consorzio Tutela Mortadella Bologna, Guido Veroni confermato Presidente

L’Assemblea Generale del Consorzio italiano tutela Mortadella Bologna ha confermato all’unanimità, alla carica di Presidente, Guido Veroni per il triennio 2023-2026. Nel ringraziare l’Assemblea per la rinnovata fiducia accordatagli, il Presidente ha colto l’occasione per anticipare quelle che saranno le linee guida strategiche del prossimo triennio, da portare avanti in sinergia con il Consiglio d’Amministrazione.

“Per i prossimi tre anni saremo impegnati ad aiutare le aziende consorziate a mettere in atto strategie qualitative e di marketing sulla Mortadella Bologna IGP” dichiara Guido Veroni. “Sul fronte interno verrà proseguita l’azione di informazione sulle caratteristiche distintive del prodotto IGP e la sua promozione attraverso le Pubbliche Relazioni, la creazione di eventi sul territorio, la comunicazione digital sul sito web e quella sui canali social Facebook e Instagram. Sul fronte estero continueremo a portare avanti programmi di promozione della Mortadella Bologna IGP con il contributo dell’UE che saranno, inizialmente, focalizzati su Francia, Spagna e Belgio, con la ripresa del progetto di promozione su Hong Kong a partire da settembre di quest’anno. I dati dei primi due mesi (produzione +5,6% e vendite +4,7%) ci inducono, infine, a ben sperare circa il comportamento del consumatore finale che, in questo momento di contrazione dei consumi, può ritrovare, attraverso la Mortadella Bologna, il giusto modo di godersi la vita”.

L’Assemblea ha anche rinnovato il Consiglio d’Amministrazione composto da:

Alberto Bellegotti – Giuseppe Citterio S.p.A.
Stefano Bettinardi – Villani S.p.A.
Alfonso Campone – Cesare Fiorucci S.p.A.
Lorenzo Cantagalli – Agricola Tre Valli S.p.A.
Gianluca Cardelli – Felsineo S.p.A.
Tiziano Ferrarini – Salumifici GranTerre S.p.A.
Marianna Leoncini – Leoncini S.p.A.
Mauro Marchetti – Baldo Industrie Alimentari S.r.l.
Dino Negrini – Gianni Negrini S.r.l.
Francesco Palmieri – Salumificio Mec Palmieri S.p.A.
Marco Riva – Salumificio F.lli Beretta S.p.A.

Arriva Bresaolino, il nuovo snack di bovino prodotto da Panzeri

Il salumificio valtellinese Panzeri lancia Bresaolino, un salamino a base di carne bovina salata e stagionata, altamente proteico e ideale per aperitivi, antipasti e snack.

Pensato per coloro che amano l’equilibrio nel gusto, Bresaolino ha un sapore delicato, leggermente aromatico e moderatamente saporito, vanta una consistenza soda ed elastica e un aspetto al taglio compatto e omogeneo. Prodotto senza glutine e senza allergeni, è OGM free e quindi adatto anche a chi presta particolare attenzione all’alimentazione. Grazie all’alto contenuto proteico e al basso tasso di carboidrati, inoltre, è ideale per gli atleti.

“Bresaolino è un vero salame, realizzato con materia prima bovina” spiega Nicolò Panzeri, oggi a capo dell’azienda di famiglia, che aggiunge: “la materia prima viene trattata con la medesima cura che contraddistingue le nostre produzioni: le migliori carni selezionate e gli stessi aromi della bresaola, la differenza sta nella lavorazione e nei tempi di stagionatura”.

Disponibile in pack da 85 gr., due confezioni separabili da 42,5 gr. l’una, con una shelf life di 90 giorni (55 alla consegna) Bresaolino si conserva anche fuori dal frigo, a 22 gradi fino all’apertura (dopo la quale resta per tre giorni in frigorifero).

Sarà in vendita nelle principali catene distributive dal 1° marzo.

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