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Cala l’export del vino italiano: in difficoltà soprattutto Dop, Igp e rossi

L’export di vino italiano ha chiuso il 2023 con una flessione tendenziale dell’1% nei volumi (21,4 milioni di ettolitri) e dello 0,8% nei valori, a poco meno di 7,8 miliardi di euro. Come evidenziato dalle elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-Ismea su base Istat, si tratta del terzo bilancio annuale in negativo registrato nel nuovo millennio, dopo la crisi economico-finanziaria del 2009 e l’effetto Covid del 2020. Però, al contrario dei due precedenti, il dato di quest’anno rimarca difficoltà determinate non solo da variabili congiunturali ma anche da fattori di ordine strutturale che sembrano accomunare tutti i principali Paesi produttori. L’Italia conferma comunque la sua leadership nei volumi esportati con la Spagna che scende a poco più di 20 milioni di ettolitri (-4,1%).

Rispetto alla leggera contrazione complessiva, si intensificano le difficoltà di quelle tipologie e aree produttive bandiera del made in Italy enologico. È il caso dei vini fermi a denominazione in bottiglia, con i volumi a -6,2% per le Dop e a -4,3% per le Igp; contrazioni più marcate rispetto alla performance complessiva italiana, ma meno evidenti se rapportate a quelle della Francia, che chiude rispettivamente a -11% e -8%. In particolare, in linea con le tendenze mondiali, soffrono soprattutto i rossi del Belpaese, che scendono dell’8% per le Dop e del 6% nel caso delle Igp, un’impasse evidenziata anche dal calo delle esportazioni di vini comuni in bottiglia (-9%). Evidenze che si riflettono anche a livello regionale: -12,5% (volume) per i rossi Dop veneti, -10,5% per i toscani, -5,5% per i piemontesi. Sul versante bianchi – che vedono i Dop a -4,7% e gli Igp a -1,3% – gli Stati Uniti chiudono a -5%, controbilanciati dal +3% del Regno Unito (dove però fanno malissimo i veneti Dop, a -10%) e dal +2% dei Paesi Bassi. Stazionaria la Germania.

Per contro, il 2023 si è distinto per un forte incremento di vini sfusi (+12%), destinati soprattutto alla Germania, la cui incidenza sulla tipologia pesa per quasi 2/3 delle esportazioni. Il quadro si fa più sfumato per gli spumanti, che dopo anni di crescita inarrestabile (+223% dal 2010 a oggi) cedono in volume il 2,3% (-1,7% per il Prosecco), con una crescita nei valori del 3,3% (Prosecco a +5,4%) in un contesto inflazionistico che ha favorito l’ascesa dei prezzi. Per lo spumante italiano il 2023 ha visto la caduta in volume nei primi due mercati mondiali (Usa a -12%, Uk a -4,4%), ma anche una buona crescita nell’Est Europa e un andamento ancora più sostenuto in Francia, con un più 25%. Un exploit al quale, secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea, ha contribuito l’effetto sostituzione dello Champagne con il Prosecco (+21%) anche dettato dal minor potere di acquisto dei consumatori transalpini.

La geografia dell’export vede una divaricazione netta tra i risultati ottenuti nell’Ue (+5,6% volume e +4,1% valore) ed extra-Ue (-7,5% volume e -4% valore). In difficoltà i top 5 buyer fatta eccezione per la Germania che, forte del boom dello sfuso, chiude a +8,4% (volume). Negativo il bilancio delle esportazioni in Usa, con un tendenziale -9,1%, oltre che in Uk (-1,8%), Svizzera (-3,6%) e Canada (-11,3%). Bene l’export in Francia (+6,7%), a fronte di una forte contrazione nei mercati giapponese (-13,4%) e cinese (-22,3%).

Overstock e inflazione fanno calare l’export di vino italiano negli States (-11,4%)

Sebbene in leggero calo rispetto agli anni precedenti, nel 2023 gli Stati Uniti hanno confermato il primato nella classifica mondiale dei consumi assoluti di vino, con un dato complessivo superiore ai 30 milioni di ettolitri. Il Paese rappresenta anche il principale importatore mondiale, con un valore di acquisti di vino dall’estero superiore ai 6 miliardi di euro, per quanto nel 2023 evidenzi una riduzione di oltre l’11% rispetto all’anno precedente. I dati emergono dal Report che Nomisma Wine Monitor dedica al Nord America analizzando le performance del vino italiano negli Stati Uniti e in Canada.

La Francia si conferma il primo partner commerciale degli Stati Uniti, con oltre il 37% della quota di mercato, cui segue l’Italia, il cui valore di esportazioni nel 2023 è sceso al di sotto dei 2 miliardi di euro (-11,4% a valore rispetto al 2022). Il nostro Paese mantiene comunque una quota di mercato superiore al 30%. Nel complesso tutti i primi 5 Paesi partner commerciali degli USA cedono sul versante del valore delle esportazioni; nonostante ciò, Francia e Italia consolidano le prime due posizioni in termini di quote di mercato.

“Nel 2023, sia negli USA che in Canada, si assiste a una tendenza opposta all’anno precedente, con un calo delle importazioni di vino derivante da molteplici fattori: da un eccesso di acquisti sopra la media nel 2022 da parte di importatori che ha generato un overstock, alla stretta monetaria della FED che ha ridotto la capacità di spesa dei consumatori, fino ad una maggiore attenzione a tutto ciò che può essere considerato healthy” segnala Denis Pantini, Responsabile di Nomisma Wine Monitor.

Considerando il vino imbottigliato – ad esclusione dello spumante – nel 2023 le importazioni negli USA diminuiscono sia a valore sia a volume, dopo un 2022 particolarmente brillante soprattutto sul fronte del valore. Francia e Italia si spartiscono quasi equamente i 2/3 della quota di mercato, seguite da Nuova Zelanda, Spagna e Australia. In Canada l’import del vino imbottigliato segue la tendenza generale del totale del vino, con un calo leggermente più deciso a valore (-15,2%). In questo segmento, la Francia raggiunge la prima posizione nella classifica dei partner commerciali, scalzando gli Stati Uniti: i due Paesi si spartiscono quasi il 50% della quota di mercato complessiva, con l’Italia staccata di poco.

Sul fronte della categoria Sparkling si registrano marcate contrazioni sia a volume che a valore. In questo contesto, l’Italia è il Paese che performa meno peggio tra i top 5 partner degli Stati Uniti, consolidando il secondo posto in termini di quote di mercato (con il 36,4% del totale), alle spalle della Francia, che ha invece visto diminuire il valore delle esportazioni negli USA di un quinto rispetto al 2022. In Canada, invece, il segmento sparkling non riesce a confermare gli incrementi di mercato registrati nel 2022, con riduzioni nelle importazioni a valore e a volume.

Nel 2023 regge il valore (+2,4%) delle importazioni di grandi formati, nicchia del mercato statunitense, e lo stesso accade in quello canadese, che fa segnare un +8,2% dell’import a volume di vino in contenitori tra 2 e 10 litri. In merito all’import di vino sfuso, negli USA si registrano forti cali sia a valore sia a volume. In questo scenario non positivo migliora leggermente l’Italia, che raggiunge una quota di mercato pari al 6%. Anche in Canada le importazioni di questa tipologia di vino diminuiscono a valore, pur rimanendo stabili nei volumi. Qui perde terreno l’Italia, andandosi ad affiancare alla Francia al quarto posto tra i partner commerciali, a seguito di riduzioni superiori al 30% sia a valore che a volume.

In ultimo, la generale negatività registrata nel 2023 influenza anche le esportazioni di vini DOP italiani negli USA, che calano del 4,8% a valore e di oltre il 10% a volume (cumulato gennaio-novembre 2023 vs 2022). Nonostante una leggera flessione, il prosecco rimane il primo vino italiano esportato. Trend positivi di crescita sono riscontrabili anche nei vini bianchi del Trentino Alto-Adige e del Friuli Venezia Giulia, così come nei bianchi siciliani. Le performance peggiori sono invece quelle registrate dai vini frizzanti (e, tra questi, dal lambrusco). Sul fronte canadese, le esportazioni dei vini Dop registrano una contrazione sia a valore che a volume, generata in particolare dal crollo dei rossi veneti che perdono quasi il 30% nel valore dell’export. I rossi Dop della Toscana, invece, rimangono al primo posto della classifica tra i vini a denominazione più venduti nel Paese, seguiti dal prosecco.

2023 nero per l’export di vino italiano: -4,4% a volume e -7,3% a valore

Un 2023 col freno a mano tirato per l’export di vino italiano nelle cinque principali piazze mondiali: è così che si può sintetizzare la lettura dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) dei dati finali relativi alle importazioni da Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone, che insieme valgono il 56% dell’export complessivo del Belpaese. Per il vino made in Italy quindi il 2023 si è chiuso con un calo tendenziale del 4,4% nei volumi e del 7,3% nei valori, a 4,45 miliardi di euro. L’analisi, realizzata da Uiv su base doganale, vede decrementi nei volumi in tutti i Paesi della domanda a eccezione della Germania, che chiude l’anno a +7% per effetto del boom di ordini di vino sfuso (+16%).

Particolarmente negativo, anche a causa di un eccesso di scorte detenute dai distributori che hanno condizionato gli ordini di tutto il 2023, il mercato negli Stati Uniti, che totalizzano un -13% a volume, ma anche in Canada e Giappone, entrambe a -11% e in Uk (-9%). In contrazione, nonostante il surplus di costi produttivi per le imprese, il prezzo medio (-3%), per effetto della crescita import di sfusi (+9%, dove però i listini crollano a -11%) e grandi formati (+6%) e al contestuale minore impatto di prodotti imbottigliati (-7%) e spumanti, giù dell’11% nei volumi ma unica tipologia a crescere nel prezzo medio (+5%).

“È innegabile che il 2023 abbia sofferto di fenomeni congiunturali, soprattutto il destocking di prodotto accumulato in eccesso in Nordamerica, ma è altrettanto vero che il nostro Paese ha l’esigenza primaria e non più rinviabile di allargare la propria base clienti: questi cinque Paesi rappresentano quasi il 60% del valore delle esportazioni italiane, contro il 50% della Francia e il 40% della Spagna” ha detto Lamberto Frescobaldi, Presidente UIV, che aggiunge: “Il 2024 si annuncia molto complesso e sfidante: con una produzione italiana ai minimi storici, le nostre imprese avranno l’esigenza vitale di alzare il valore unitario dei propri prodotti, in un contesto macroeconomico che non è dei più favorevoli. Si è visto già l’anno passato, con le difficoltà patite nei circuiti retail dei principali Paesi, dove ad aumenti di prezzo anche limitati sono corrisposti in maniera quasi automatica cali degli acquisti a volume”.

Secondo l’Osservatorio Uiv, l’anno si è però rivelato negativo per tutti i Paesi produttori, complice l’obiettivo destocking degli importatori unitamente alla crisi inflattiva e al conseguente minor potere di acquisto. L’import globale di vino dei 5 top buyer ha chiuso infatti a 16,9 miliardi di euro, il 7,5% in meno sull’anno precedente, con i volumi a -6,7%. Il principale Paese esportatore, la Francia, si è attestata su un trend volumico ancora peggiore rispetto all’Italia (-10%), ma meno deficitario in termini valoriali (-5%).

A Cielo e Terra un nuovo riconoscimento che certifica la sostenibilità aziendale

La vocazione per l’ecosostenibilità di Cielo e Terra viene riconosciuta ancora con la Certificazione Equalitas che suona come un’ulteriore conferma, in linea con lo standard B Corp che la cantina vicentina può già annoverare tra i suoi elementi distintivi, grazie all’attenzione su fattori chiave come governance, lavoratori, comunità, ambiente e clienti.

I progetti sviluppati da Cielo e Terra in questi ambiti hanno permesso di arrivare a essere la più grande azienda vitivinicola certificata in Europa, nonché una delle più grandi a livello globale. Cielo e Terra ha identificato tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU quelli più rilevanti per l’azienda e prevede l’autovalutazione mediante l’utilizzo del SDGs Action Manager costruito da BLab e UN Global Compact. Non solo, perché già nel 2021 Cielo e Terra ha colto la necessità di misurare l’impatto derivante dalle proprie attività adottando uno degli standard più riconosciuti del settore vino, già ottenuto e a inizio anno pienamente riconfermato: VIVA Sustainable. Si tratta del disciplinare del Ministero della Transizione Ecologica per la misura delle prestazioni di sostenibilità della filiera vite-vino che permette di sviluppare un’analisi di quattro indicatori – aria, acqua, territorio e vigneto – e di far verificare tali studi da un Organismo di Certificazione accreditato.

Altra importante riconferma arriva dal rinnovo del Sistema di Qualità Nazionale di produzione integrata (SQNPI) che sancisce il controllo e la certificazione da parte di organismi terzi ed indipendenti appositamente autorizzati (OdC). Tale certificazione prevede la definizione di Linee Guida Nazionali che rappresentano uno strumento di indirizzo volto ad una sempre maggiore armonizzazione delle “Norme Tecniche” regionali, nel rispetto delle peculiarità climatico/ambientali, colturali e fitosanitarie che contraddistinguono le diverse zone agrarie del territorio italiano. Indicano i criteri d’intervento, le soluzioni agronomiche e le strategie da adottare per la difesa delle colture ed il controllo delle infestanti, nell’ottica di un minor impatto verso l’uomo e l’ambiente, consentendo di ottenere produzioni economicamente sostenibili.

Al fine di garantire il rispetto delle peculiarità climatico/ambientali, ogni regione può differenziare le proprie norme tecniche dalle linee guida, motivando le scelte l’adozione dei disciplinari di produzione integrata regionali (approvati dal MIPAAF) e l’implementazione di un rigoroso sistema di rintracciabilità volto a dimostrare che i prodotti certificati provengano da aziende agricole che applicano i succitati disciplinari. Il SQNPI prevede un doppio livello di controllo finalizzato a dimostrare l’applicazione dei disciplinari di produzione integrata regionali in varie fasi di produzione: dalla fase agricola, trasformazione, confezionamento ed identificazione del prodotto finito attraverso il segno distintivo “Qualità sostenibile”. Il segno distintivo ministeriale “Qualità sostenibile” è quindi in grado di assicurare al consumatore la coltivazione dei prodotti secondo tecniche agronomiche rispettose dell’ambiente e della salute dell’uomo.

Oltre alle tre importanti certificazioni, è rilevante anche l’attenzione rivolta da Cielo e Terra alla filiera carta, con la certificazione FSC di tutti i materiali a base cellulosica utilizzati per l’imbottigliamento e la distribuzione del vino: tappi di sughero (Amorim Cork), etichette (UPM Raflatac) e cartoni (DS Smith). Dopo l’eliminazione dell’uso di tappi raso tecnici passando a tappi raso in sughero, dal 2021 la cantina vicentina acquista infatti il 100% di tappi certificati FSC. L’acquisto di tappi Amorim Cork, la cui impronta carbonica calcolata in uno studio LCA risulta negativa grazie alla Co2 sequestrata nella fase forestale, hanno permesso di evitare l’emissione di diverse migliaia di tonnellate di gas serra lungo l’intero ciclo di vita.

Flettono le vendite di vino in Gdo: in picchiata il rosso, resiste il Prosecco

Come rilevato dall’Osservatorio Uiv-ISMEA su base Ismea-Nielsen-IQ, le bottiglie di vino vendute nei negozi e nella grande distribuzione italiana nel 2023 tornano di poco sotto quota di 1 miliardo, il 3,1% in meno rispetto all’anno precedente per un valore complessivo di poco più di 3 miliardi di euro. Il dato così tira il sipario su un anno molto complicato che da un lato ha amplificato le nuove tendenze al consumo post-Covid ma dall’altro ha determinato più di una sofferenza per un comparto ancora alle prese con rincari generalizzati non ancora assorbiti e ben oltre la timida crescita registrata in valore (+2,6%).

I vini fermi fissano i volumi a -3,6% (con i rossi a -4,9%) e registrano l’11° trimestre consecutivo con il segno meno. Gli spumanti, pur con un azzeramento della crescita dei prezzi nell’ultimo trimestre, rimangono in linea di galleggiamento rispetto ai volumi venduti nell’anno precedente, ma solo grazie ai “low cost” Charmat non Prosecco (+7,1%), senza i quali la tipologia virerebbe in negativo di 2 punti. In generale – evidenzia l’Osservatorio Uiv-ISMEA – l’evoluzione dei consumi di vino da parte degli italiani dal 2019 a oggi è stata significativa e riflette fattori solo in parte specchio dalla congiuntura. Spesso cambiamenti così netti e solo in apparenza repentini sono dettati da modifiche strutturali di una domanda mai così fluida in tema di consumi beverage.

Consumi in calo
Rispetto a cinque anni fa, e dopo le impennate degli anni Covid, tra gli scaffali il calo dei consumi sfiora l’8%, l’equivalente di 100 milioni di bottiglie in buona parte a base di vini fermi (-11%) e liquorosi (-19%). I Dop, con un -2%, sono la categoria che di gran lunga cede meno, con bianchi (+3%) e rosati (+17%) che segnano luce verde. Fanno molto peggio gli Igt (-13%) ma soprattutto i vini comuni, picchiata a -17% e l’equivalente di 64 milioni di bottiglie in meno.

Tendenza spumanti
Da una parte i vini fermi che scendono di 11 punti, dall’altra gli spumanti che in un lustro guadagnano quasi il 19%, oggi a 139 milioni di bottiglie vendute. Merito del mondo Prosecco, che nel periodo sale del 30%, ma anche degli Charmat non Prosecco, a +42% grazie a un’ascesa vertiginosa in particolare nell’ultimo biennio in cui anche il minor potere di acquisto ha giocato un ruolo importante. Una tendenza che da tempo si riflette anche nelle esportazioni, con la tipologia che ha visto triplicare le proprie quote di mercato negli ultimi 10 anni. Lo stesso non si può dire per lo champagne, le cui vendite nel periodo sono scese del 38%.

Sos rossi
Premesso che l’alta gamma dei rossi è di gran lunga maggiormente presente presso i canali Horeca, dove certe denominazioni o prodotti sono diventati ormai intramontabili, è innegabile che, in generale, la tipologia simbolo del vino tricolore sia la più in difficoltà nei consumi casalinghi con una discesa, sempre più ripida negli ultimi anni, del 15%. I rossi cedono il 6% – quasi 3 volte più della media – tra i consumi di prodotti a denominazione, il 19% tra gli Igt, ma il record (negativo) si registra tra i vini comuni, con un -22%. Poche le grandi Dop e Igt che tengono (Dop Montepulciano d’Abruzzo a -2%, Chianti a -3, Rubicone Igt nella tipologia Sangiovese a +7%), tanti i cali in doppia cifra, e spesso oltre il 20% per vini a marchio come la famiglia dei Lambruschi, i pugliesi (Salento Igt, Puglia Igt), i siciliani con Nero d’Avola Dop e Terre Siciliane Igt), il Cannonau della Sardegna, i piemontesi (Barbera e Dolcetto Doc), i veneti (Igt Cabernet e Merlot), i lombardi, con le Doc Oltrepò Pavese Barbera e Bonarda.

E-commerce tra alti e bassi
I lockdown hanno contribuito a far lievitare gli ordini dell’e-commerce, canale storicamente ostico per gli italiani. Oggi gli acquisti online valgono il triplo rispetto al 2019, ma da 2 anni a questa parte gli ordini si sono progressivamente sgonfiati, fino a perdere il 21% sul picco del 2021. Un calo fisiologico per un canale sull’ottovolante che pure ha attuato un significativo ribasso dei listini. Chi ordina online lo fa ricercando ancora di più la qualità – il prezzo medio al litro è superiore del 61% rispetto agli acquisti in corsia –, compra più Dop e Igt (il 75% del totale acquisti dei vini fermi) ma soprattutto ordina più spumanti, che online incidono per il 22% degli acquisti, contro una media complessiva al 13%. Una nicchia – quella dell’e-commerce di vino – che rappresenta appena l’1,5% del totale acquisti in Gdo e retail, su cui molti player fanno affidamento per il futuro.

AEB acquisisce ExperTI e consolida la posizione nel settore enologico

AEB, Gruppo specializzato in biotecnologie, ingredienti naturali e sistemi di sanificazione e filtrazione per la produzione di vino, birra e altri alimenti e bevande, annuncia l’acquisizione di ExperTi, azienda italiana operante nella distribuzione e commercializzazione di biotecnologie e soluzioni impiantistiche all’avanguardia per il settore enologico.

“L’acquisizione di ExperTi rappresenta un passo significativo nella nostra missione di crescita nel mercato enologico”, ha dichiarato SimonPietro Felice, CEO del Gruppo AEB. “Uniamo le forze con una società che condivide la nostra visione di innovazione e di eccellenza, ampliando così la gamma di soluzioni offerte ai nostri clienti”.

Per guidare e gestire questo nuovo capitolo, SimonPietro Felice affida la conduzione dell’azienda ExperTi alla nuova Amministratrice Delegata Elena Guglierame, dirigente e parte del management team di AEB dal 2019, con esperienza in programmi di innovazione e sviluppo del business, e con un background da manager in società di consulenza strategica e in aziende della distribuzione.

“ExperTi è una azienda con un potenziale straordinario fatto di persone, competenze, prodotti e soluzioni di indiscussa qualità, che possono essere messe a disposizione di un mercato ancora più ampio e globale” commenta Elena Guglierame. “Con il supporto di AEB intendiamo consolidare la posizione di ExperTi come azienda e marchio di riferimento nell’enologia, ampliandone l’organizzazione, rafforzando il livello di supporto e di servizio al cliente, e accelerando il processo di diffusione sul mercato internazionale”.

Fatturato in crescita per Cantine Riunite & Civ, sfiorati i 270 milioni di euro

Cantine Riunite & Civ ha approvato il bilancio di esercizio chiuso al 31 luglio 2023. Alla presenza del Presidente Corrado Casoli, del Vice Presidente Claudio Biondi e del Direttore Generale Gabriele Lechthaler, sono stati presentati i risultati dell’esercizio 2022/23 della cooperativa, che nei 12 mesi ha registrato un fatturato pari a 269,4 milioni di euro, in crescita di oltre il 3% rispetto al periodo precedente, e un utile netto superiore a 2 milioni di euro.

I dati sono molto confortanti, considerando il contesto globale in cui opera Cantine Riunite & Civ, che hanno consentito di rafforzare il patrimonio netto della cooperativa che a fine esercizio supera per la prima volta i 200 milioni di euro. Ai Soci, che nella vendemmia 2022 hanno conferito oltre 763 mila quintali di uva, è stato riconosciuto un prezzo medio di riparto pari a 41,20 euro al quintale.

il Presidente Corrado Casoli

Sul fronte dell’export, la crescita a valore è stata di circa il 7% e ha confermato la vocazione internazionale di Cantine Riunite & Civ, nonché la leadership in alcuni mercati internazionali realizzando crescite importanti nel Regno Unito (+18%) e in Europa (+13%). Sul mercato domestico le performance sono state positive con una crescita a valore del 3%, nonostante i consumi siano stati più contenuti e fortemente condizionati dalle spinte inflazionistiche, sia sul canale moderno sia nel fuori casa.

In Italia si è continuato ad investire in comunicazione per i brand Maschio, Riunite e Righi; un’attenzione particolare è stato data ai brand di Cantine Cavicchioli. Sul fronte dell’offerta commerciale, è stata ampliata la gamma prodotti di Umberto Cavicchioli e Figli, brand dedicato al canale Horeca, con una nuova linea di spumanti e una nuova linea di metodi ancestrali.

il Vice Presidente Claudio Biondi

La cooperativa è impegnata in un importante piano di investimenti nei siti produttivi emiliani e veneti, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità ambientale delle proprie produzioni e di potenziare la propria capacità produttiva: ammonta a oltre 30 milioni la cifra investita negli ultimi due anni, di cui 15 solo in questo esercizio. L’impegno finanziario sostenuto dalla cooperativa è stato funzionale al rafforzamento della leadership nei vini frizzanti emiliani, quali Lambrusco e Pignoletto, così come nel Prosecco, a vantaggio dei 1.450 soci produttori e conferitori di uve.

Sempre in ambito di sostenibilità, la cooperativa ha avviato un percorso di certificazione che coinvolge circa 1200 ettari, certificati SQNPI (Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata), che si pone l’obiettivo di valorizzare le produzioni agricole garantendo un minore impatto ambientale.

il Direttore Generale Gabriele Lechthaler

Il Gruppo che fa capo a Cantine Riunite & Civ stima di chiudere l’anno 2023 con un fatturato complessivo di oltre 700 milioni di euro, confermando così di essere una tra le più importanti realtà vinicole del mondo.

A questo risultato contribuiscono anche la società controllata Gruppo Italiano Vini S.p.A., azienda leader nella produzione di vini italiani di qualità, e le società estere di distribuzione, tra le quali si annoverano la francese Carniato e la statunitense Frederick Wildman and Sons.

Best Wine Stars 2024, aperte le selezioni per la quinta edizione

Best Wine Stars è l’evento dedicato al settore enogastronomico e dei distillati che avrà luogo presso Palazzo del Ghiaccio, a Milano, con l’obiettivo di celebrare e promuovere la cultura del vino tramite il racconto di ogni singolo prodotto e azienda, presentata al grande pubblico e a tutti gli addetti al settore attraverso numerosi e coinvolgenti momenti di approfondimento.

Pilastro della manifestazione saranno le masterclass, organizzate in collaborazione con la sommelier e winewriter Adua Villa, affiancata da un team di relatori di eccellenza come Valentina Vercelli, giornalista professionista che scrive per La Cucina Italiana, Condé Nast Traveller, Slowine e Civiltà del Bere, Stefania Vinciguerra, Caporedattore di DoctorWine e lo speaker e vignaiolo di Radio Deejay, Francesco Quarna.

Rinnovata anche la presenza delle Tasting Room che attraverso una degustazione guidata racconteranno le diverse sfumature dei distillati iniziando dalle materie prime e dalle differenti tecniche di produzione. Infine, intervallato alle diverse degustazioni, ci sarà un programma speciale di conferenze e talk sui temi più attuali che darà la possibilità a importanti protagonisti del settore, come consorzi, aziende e istituti, di presentare i loro innovativi progetti.

Il parterre di oltre 2400 metri quadrati verrà suddiviso in varie aree tematiche: l’Area Vino Italia ospiterà tutte le realtà del nostro territorio; nell’Area Vino Internazionale sarà possibile scoprire i prodotti delle aziende estere, l’Area Spirits offrirà una speciale selezione di distillati sempre molto apprezzati dai consumatori, l’Area Food accompagnerà la degustazione con selezionate eccellenze gastronomiche e l’Area Bio, che sarà interamente dedicata alle realtà che puntano all’alta qualità a basso impatto ambientale, tematica sempre più apprezzata dal pubblico che ogni anno visita la manifestazione.

Novità assoluta di quest’edizione è rappresentata dal BWS Village, uno spazio che accoglierà addetti al settore e giornalisti durante la giornata del lunedì. Posizionato sulla Balconata di Palazzo Del Ghiaccio, il Village, sarà un’ottima occasione di visibilità e networking. In esposizione ci saranno le etichette delle aziende presenti nel parterre come ultima fase del wine tour durante il quale si è potuto degustare e scoprire le storie delle cantine e le peculiarità dei diversi vini, che omaggeranno buyer e giornalisti, salutandoli con un bel ricordo di ciò che hanno scoperto durante la loro visita.

Domenica 19 maggio si svolgerà la cerimonia di assegnazione dei Best Wine Stars Awards e saranno svelati i vincitori delle categorie: Best Sparkling Wine, Best White Wine, Best Red Wine, Best Rosè Wine, Best Spirit, Best Herbal Liqueur, Best Logo e Best Label. In particolare, i premi Best Spirit e Best Herbal Liqueur verranno assegnati da Fabio Bacchi, founder dell’autorevole magazine BarTales. Importanti riconoscimenti saranno conferiti ai vincitori dei premi Best Sparkling Wine, Best White Wine, Best Red Wine, Best Rosè Wine, Best Spirits e Best Herbal Liqueurs che riceveranno un buono da 1000 euro per la partecipazione a Best Wine Stars 2025, mentre le cantine che si aggiudicheranno Best Logo e Best Label avranno l’opportunità di essere coinvolte come Wine Sponsor in eventi internazionali organizzati da Prodes Italia. A seguito dell’evento le etichette delle aziende partecipanti saranno in vendita sulla piattaforma e-commerce www.bestwinestars.com

Esselunga vara l’enoteca online con oltre 1000 referenze disponibili in tutta Italia

È online il nuovo sito Enoteca Esselunga riservato esclusivamente al mondo del vino e dei distillati di qualità. L’importante novità dell’e-commerce è rappresentata dal fatto che è possibile ricevere gli ordini in tutta Italia e non solo nelle aree in cui Esselunga è presente con i propri negozi.

L’assortimento, di oltre 1000 referenze proposte esclusivamente online, comprende una grande varietà di etichette di vini italiani, esteri e distillati. Una selezione frutto di un meticoloso lavoro realizzato in collaborazione con oltre 350 aziende produttrici. L’enoteca online nasce anche per dare valore al prodotto e ai produttori. Progressivamente il sito sarà arricchito con informazioni e curiosità sui vitigni e le regioni di provenienza, la tipologia di terreno, le note di degustazione, la corretta temperatura di servizio e l’indicazione del calice migliore da utilizzare. Inoltre saranno presenti approfondimenti su aziende, territori e abbinamenti enogastronomici. Enoteca Esselunga si propone quindi di accompagnare l’esperienza del consumatore in diversi momenti, oltre all’acquisto.

Già negli anni Ottanta Esselunga, nell’intento di valorizzare la propria selezione di etichette, utilizzava nei negozi scaffali di colore verde per distinguere i vini dalle altre categorie di prodotto. Alla fine degli anni Novanta, presso il negozio di Casalecchio di Reno (Bologna) fu inaugurata una nuova modalità espositiva: un’area dedicata in cui le bottiglie venivano posizionate non solo in verticale ma anche inclinate. Oggi, negli ottantotto superstore Esselunga e negli otto caveau del format laEsse, l’enoteca ha una sua forte identità caratterizzata anche dalla presenza di un sommelier a disposizione della clientela. Inoltre, il servizio di consegna a domicilio “Esselunga a Casa” ha permesso di implementare l’offerta con la sezione Grandi Vini. Da questo percorso si è delineata l’idea di raggiungere tutta Italia portando a casa dei clienti etichette esclusive di vini e spirits attraverso un viaggio che parte da un magazzino a temperatura controllata, dove viene conservata ogni bottiglia proveniente direttamente dai produttori, lungo una filiera corta che permette di consegnare ovunque in modo veloce e garantito.

Vino Gdo: volano gli spumanti low cost a scapito di Chianti e Prosecco Docg

Si registra un lieve miglioramento delle vendite di vino nella grande distribuzione nei mesi estivi che portano il cumulato dei primi nove mesi di quest’anno, con un tendenziale in volume a -3,4% (nel semestre la perdita era del -3,9%) per un controvalore, sospinto dal caro prezzi, di 2,1 miliardi di euro che lascia la variazione a +3,4%. I vini fermi, rileva l’Osservatorio Uiv-ISMEA su base Ismea-NielsenIQ, segnano un -3,9% nei volumi (+2,6% i valori) mentre risale la tipologia spumanti, a +0,6% nelle quantità e a +6,2% nei valori (a 455 milioni di euro).

Secondo l’analisi dell’Osservatorio, permane un atteggiamento prudente dei consumatori tra gli scaffali, con acquisti “difensivi” che privilegiano i prodotti in promozione o alcune tipologie più convenienti a scapito di altre. È il caso degli spumanti low cost (“Charmat non Prosecco”, con 25 milioni di litri acquistate), che hanno ormai superato nelle vendite in volume anche il Prosecco Doc (24,8 milioni, comunque in risalita) e che si stanno sempre più affermando non più solo nei discount ma anche nei canali iper e super. Oppure denominazioni importanti come il Chianti Classico (volumi a -13,2%), o ancora il Prosecco Docg (-14,5%) che cedono quote a indicazioni geografiche o vini comuni che propongono prezzi più accessibili.

Nel complesso, i listini rimangono alti (+7% sul pari periodo 2022) e non è un caso se in generale si assiste a una maggior tenuta delle vendite laddove i costi sono più limitati. Per esempio, osserva l’analisi, l’unico formato a crescere tra gli scaffali, per i vini a denominazione come per quelli comuni, è quello di plastica e bag in box che in media presentano un prezzo di 1,8 euro/litro. Tra le tipologie, in quantità fanno leggermente meglio della media (-3,9%) i vini bianchi (-3%), i rosati (-3,6%) mentre ancora in difficoltà risultano i rossi (-4,8%). Gli spumanti virano in positivo (+0,6%) ma la crescita riguarda, oltre all’Asti (+4,5%), solo i già citati “Charmat non Prosecco”, senza i quali anche il comparto bollicine pagherebbe un -3,6% nei volumi.

Nel segmento IG, ancora segni meno per le principali tipologie; tra i primi 10, solo il Vermentino di Sardegna, il Puglia Igp e il Cannonau in dinamica positiva (+4%, +2% e +3% rispettivamente in volume). Chianti in regressione (-4.4%), mentre migliora leggermente la situazione del Montepulciano d’Abruzzo, che da -14% di marzo è arrivato a -9% a giugno per risalire a -6.6% di settembre. In forte discesa il Nero d’Avola siciliano, a -12%, così come la pattuglia dei Salento Igt (-9%), i Lambruschi emiliani (-11%), le Bonarde oltrepadane (-15%) e il Verdicchio di Jesi (-18,9%). Tra i veneti, Valpolicella a -2% e Bardolino a -3.4%, mentre il Soave continua a essere positivo, chiudendo il conto dei nove mesi a +5%. Tra i canali, oltre la media il gap nei discount, specie per il segmento Dop e Igp (-6,8%), segno che le tensioni sul carrello della spesa sono maggiormente percepite dai consumatori.

A un mercato interno debole – conclude l’Osservatorio Uiv-ISMEA e ai costi produttivi ancora alti, non fanno da contraltare le esportazioni: il dato Istat di oggi sui primi 7 mesi dell’anno evidenzia infatti una contrazione tendenziale sia nei volumi (-1,5%) che nei valori (-1,2%, a 4,45 miliardi di euro). Un peggioramento anche rispetto all’export del semestre – che segnava rispettivamente -1,4% e -0,4% – per effetto delle difficoltà nell’extra-Ue (volumi a -8,5%) non del tutto controbilanciato dalla domanda comunitaria (+5,4%). Tra i prodotti, è forte la domanda di sfusi (+13,1%) mentre sono in contrazione sia gli spumanti (-3,2%) che i vini imbottigliati (-4,9%), dove pesano le forti difficoltà dei rossi (-10%).

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