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Anna Muzio

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Rovagnati apre il primo bistrò, a Milano

Un bistrot. Anzi, un bistrò. Made in Italy. Anzi made in Rovagnati. È stato inaugurato ieri a Milano, in piazza XXV Aprile – che si avvia a diventare un vero distretto gourmet del capoluogo lombardo – il primo locale in cui il consumatore potrà fare una full immersion nei sapori dell’azienda brianzola, il Rovagnati Bistrò Italiano. Un evento storico per il salumificio di Biassono, per celebrare il quale c’erano tutti i vertici dell’azienda, in primis Claudia Limonta, presidente del gruppo Rovagnati e moglie del fondatore Paolo Rovagnati, che ha accolto l’ospite d’onore, il sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Il Bistrò Italiano Rovagnati conferma la tendenza delle aziende alimentari italiane ad andare incontro al consumatore con format “di strada” che coniugano produzione industriale, retail e ristorazione. Un altro esempio, sempre a Milano, il So’Riso, bistrot tutto dedicato al riso aperto l’estate scorsa in corso Magenta dalla Scotti, che ha avuto come testimonial lo chef stellato Davide Oldani, il quale ha anche predisposto per il locale milanese una macchina per fare della cialde croccanti (naturalmente a base di riso) perfetta base per finger food arricchiti da salse, spume e altri ingredienti.
_vdc4117Ma torniamo a Rovagnati. Il Bistrò Italiano vuole celebrare al contempo i sapori dell’Italia più autentica, l’impegno e lo spirito imprenditoriale della famiglia Rovagnati e lo spirito dinamico e innovativo della città più “veloce” d’Italia. La “food experience” che si può vivere in questo locale in un punto strategico di Milano, da corso Garibaldi e corso Como, è infatti all’insegna della praticità e della leggerezza. Aperto dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 22 (ma nel prossimo mese di dicembre lo sarà anche la domenica) sarà un locale multiforme come usa oggi: ci si si può fermare per un aperitivo, per uno spuntino, per un pranzo veloce. O per un take away che consentirà di gustarsi le preparazioni studiate da grandi chef a casa o in ufficio. In carta tutti i salumi di qualità “di casa”, finger food, stuzzichini e anche la ricetta della “cotoletta Gran Biscotto”, variazione sul tema della più nota ricetta meneghina declinata con il più noto dei salumi Rovagnati, quel prosciutto cotto particolarmente gustoso e leggero reso celebre dalla sponsorizzazione di una trasmissione televisiva condotta da Mike Bongiorno, divenuto convinto testimonial del prodotto nel suo stile unico.

L’apertura del Bistrò anticipa quella, prevista il prossimo mese, di un secondo monomarca Rovagnati sempre nel centro di Milano.

Rovagnati nasce nell’immediato secondo dopoguerra. In questo fermento Angelo Ferruccio Rovagnati decide di produrre beni di primissima necessità per un popolo che vuole tornare a nutrirsi in modo sano e completo. All’inizio Angelo Ferruccio commercializza all’ingrosso burro e formaggi. Poi il figlio Paolo, dopo aver lasciato gli studi, gli si affianca e negli anni matura la convinzione che il futuro è nei salumi: prodotto simbolo sarà quel prosciutto cotto considerato fino a quel momento di qualità inferiore ma che i Rovagnati interpreteranno con la convinzione che una ricerca nelle tecnologie e nei metodi produttivi avrebbe potuto riscattare. Nasce il Gran Biscotto e Rovagnati diventa un’azienda leader nel settore.

La sfida dell’innovazione. I retailer ci credono ma non investono

I retailer italiani credono nell’innovazione digitale ma investono poco in essa. È quanto emerge dalla terza edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, che ha condotto un’indagine sui 300 top retailer italiani analizzandone la maturità digitale. E scoprendo prima di tutto una contraddizione lancinante: una grande consapevolezza dell’importanza della trasformazione digitale del retail a cui fa però da contrappeso una limitata capacità di azione pratica: il 65% di essi è frenato dall’assenza di una chiara strategia di innovazione digitale nei confronti di temi come la digitalizzazione del consumatore, la complessità dei processi e la competizione delle cosiddette Dot Com. E infatti la spesa in digitale dei top retailer è ancora inferiore all’1% del fatturato complessivo, pur se l’investimento annuale è passato dal 15% al 17% del totale nell’ultimo anno.

Tre sono i momenti in cui la digitalizzazione è fatidica per i retailer: nel back-end (ovvero nei rapporti con i fornitori o in quelli interni), nella customer experience nel punto vendita e nel supporto alla multicanalità. Ebbene, le innovazioni digitali nel back-end sono diffuse e consolidate: il 93% del campione ne ha adottata almeno una, nelle soluzioni di CRM (customer relationship management, 25%), nella fatturazione elettronica e nella dematerializzazione (19%), nei sistemi ERP (enterprise resource planning, 18%), nei sistemi di business intelligence analytics (18%) e nelle soluzioni per incrementare le performance di magazzino come il voice picking (16%). Per il 2017 oltre il 40% dei top retailer mostra un potenziale interesse di investimento in sistemi per il monitoraggio dei clienti in negozio tramite telecamere e sensori, sistemi di tracciamento dei prodotti e soluzioni di intelligent transportation system.

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E nel front-end? Qui i top retailer sono un passo più indietro: l’80% del campione ha sviluppato almeno una innovazione digitale a supporto della customer experience in punto vendita, soprattutto nell’accettazione di pagamenti innovativi (22%), nei sistemi per l’accettazione di coupon e tessere fedeltà (19%), in chioschi, totem e touchpoint (15%), nei sistemi di cassa evoluti e mobile POS (15%) e nel digital signage e nelle vetrine intelligenti (13%). Per quanto riguarda l’omnicanalità, quasi la totalità dei top retailer utilizza canali digitali per supportare le fasi di prevendita o postvendita: l’88% è presente sia online sia su mobile, il 10% solo online e l’1% solo su mobile. E il 65% ha un sito di eCommerce per vendere online.

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E i medio-piccoli retailer? Per due su tre l’introduzione di innovazione digitale è una priorità ma anche per essi l’investimento è trascurabile, tra lo 0,2 e lo 0,3%, soprattutto a causa di costi elevati e scarse competenze interne. In ogni caso il 91% del campione dichiara di aver sviluppato almeno una innovazione nel back-end, il 90% ha investito nel miglioramento della customer experience in punto vendita, e il 61 nelle innovazioni a supporto delle multicanalità.

“In un contesto di domanda complessivamente stagnante – segnala Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – il futuro dei retailer italiani è legato alla capacità di individuare target e strategie, muovendosi sul piano dell’efficienza e su quello della bontà del servizio ai clienti finali. Sono sostanzialmente gli stessi problemi che stanno affrontando i retailer tradizionali di tutto il mondo con la differenza rispetto non solo agli Stati Uniti ma anche a molti Paesi europei che la nostra distribuzione è estremamente frazionata e che le nostre imprese maggiori sono piccole”. Eppure “sia l’efficienza sia la bontà del servizio offerto al cliente possono trarre notevoli giovamenti dalla digital transformation” che però non dve essere solo “vissuta come un’operazione meramente tecnica, da delegare agli specialisti dell’IT”. Anche se poi stanno emergendo nuove professionalità. “Tra le figure oggi più ricercate – spiega Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail – quella ritenuta più indispensabile da oltre il 60% dei top retailer è l’eCommerce manager, incaricato del funzionamento dell’online store e della sua integrazione con i canali tradizionali”. Seguono gli specialisti o i manager del CRM (55%), del Digital Market (54%), dei Customer Analytics (53%), dei Social Media (52%) e delle Digital Communication (42%).

E alla fine, anche da noi è Black Friday-mania

Folle con sacchi a pelo fuori dalle porte dei grandi magazzini pronti ad affrontare la notte che avanza, con i fiocchi di neve che cadono. Obiettivo: shopping. Succede solo negli USA, d’accordo, ma non solo per l’arrivo dell’ultimo prodotto Apple o consolle di giochi. Succede una volta l’anno, da 50 anni circa, in occasione del Black Friday, il venerdì dopo il giorno del ringraziamento quando tradizionalmente i negozi americani applicano sconti pazzi prima delle feste di Natale. Alle prime luci dell’alba livida di novembre, perché l’apertura è anticipata anche alle 4 di mattino, parte l’epocale parapiglia, con corse sul filo della rissa per accaparrarsi gli affari migliori.

Poi arriva Amazon, grande scardinatore di usi e costumi consolidati, con due conseguenze: il Black Friday esce dalla cultura tipicamente anglosassone e invade il mondo. Ma anche, da giorno solitario dove far follie e rischiare il malleolo per accaparrarsi quell’imperdibile promozione da ora o mai più, segno dei tempi e della crisi del commercio, il Venerdì Nero s’allunga a dismisura e prolunga sconti e promozioni ad una o due settimane. Seguito da negozi fisici, supermercati, marchi di cosmesi e chi più ne ha più ne metta.

In calo di consensi il Cyber Monday “puro”, il giorno degli sconti nei siti di e-commerce, relitto di un’epoca in cui gli acquisti si facevano non da smartphone, come fanno tutti ora, ma dal computer dell’ufficio, il lunedì dopo il fine settimana dedicato alle spese natalizie. Si comprava ciò che non s’era trovato in negozio, oggi è piuttosto il contrario. Il New York Times consiglia addirittura di evitare folla e stress del venerdì fatale e comprare tutto online, che tanto i migliori “bargain” si trovano oramai lì, giorno e notte e senza orari.

Pare proprio insomma che questo sia l’anno del Black Friday in salsa italica, non se n’è mai parlato tanto qui da noi. Amazon l’ha allungato a 11 giorni, Carrefour propone due giorni di sconti al 20%. Un cambio netto di prospettiva, se si pensa al sistema dei saldi italiano (che son sempre partiti, rigorosamente, dopo Natale). Un sistema tuttora imposto per legge (cui l’e-commerce comunque sfugge).

E, se come sempre Amazon ha fatto strada, ed è già nel pieno della campagna sconti che culminerà proprio venerdì prossimo, non è certo il solo: secondo Rocket Fuel, agenzia di marketing digitale, “il 35-40% dei nostri clienti, ovvero tutti gli e-commerce di Retail&Shopping, stanno pianificando offerte e budget ad-hoc per i cinque giorni che vanno da uno/due giorni prima del Black Friday fino al Cyber Monday. In media ogni cliente che opera nell’e-commerce sta pianificando il 20% in più del budget che normalmente pianifica in un mese. Tutto da concentrare in questi giorni con messaggi pubblicitari specifici” spiega Enrico Quaroni, Regional Director Southern Europe e MENA Region di Rocket Fuel Inc.
Intanto Google ci mette lo zampino, e, in vista del traffico aumentato tipico del venerdì nero, lancia una nuova funzione: la segnalazione dell’affollamento di negozi, bar, musei, e ristoranti in tempo reale, basata sul conteggio anonimo degli utenti. Compare come barre rosse negli Orari con il maggior numero di visite in Google Search e Map. Come dire: sovraffollamento? Se lo consoci, lo eviti.

Come si diceva, in Italia il periodo precedente l’apertura ufficiale dei saldi (inizi di gennaio) è regolamentato da leggi regionali, che impediscono di effettuare promozioni. In Lombardia ad esempio vige il divieto di fare sconti dal 25 novembre (proprio il giorno del Black Friday) al 5 gennaio, primo giorno di saldi. Tanto che Confcommercio Varese ha organizzato una giornata di sconti per giovedì 24. Anche quest’anno si prevedono infrazioni, mentre l’anno scorso sono arrivate multe anche salate ai commercianti. che chiedono, quanto meno, regole condivise per tutti, piccoli negozi e grandi catene.

 

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Ma perché “Venerdì nero”?

Il nome ha origine controversa; la tesi più accreditata riguarda il fatto che solo il primo vero giorno di shopping natalizio i commercianti registrino conti in positivo ovvero in nero, m il nome potrebbe anche derivare dal giorno nero per il traffico cittadino, e sarebbe stato coniato dalla polizia di Philadeplhia all’inizio degli anni ’80. Ora, per i corsi e ricorsi della storia, il venerdì nero del traffico potrebbe trasferirsi dai centri città alle autostrade: un parlamentare britannico ha lanciato l’allarme per la sicurezza stradale posto da centinaia di guidatori di camion e Tir costretti a lavorare anche 20 giorni di fila per consegnare pacchi degli acquisti e-commerce, su e giù per il Paese.

Al centro Auchan Rescaldina debutta Zodio, e nel 2017 parte il restyling

È il paradiso degli amanti del fai-da.te: il nuovo Zodio (il secondo in Italia) aperto all’interno del Centro Commerciale Auchan Rescaldina (Mi) in 3.000 metri quadri presenta 27.000 referenze e, soprattutto, un ricchissimo carnet di attività ed esperienze per creare, imparare e condividere idee.

Non solo piccoli lavori e manutenzione della casa, da Zodio si trova tuto ciò che serve per eccellere in cucina, nell’arte del ricevere, nel living creativo, nel benessere e nel crafting.

La parola d’ordine è, anche, condivisione. All’interno del punto vendita si trova infatti un salone “creativo” dedicato ai clienti e al loro relax, dove si può prendere un caffè, leggere un libro preso dalla libreria accomodati sul divano, incontrare gli amici, ricaricare il cellulare e navigare grazie al wi-fi gratuito. In programma anche dimostrazioni, eventi a tema, concorsi, sconti speciali e promozioni, pensati per premiare la fiducia e la preferenza dei clienti.

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Nel 2017 al via i lavori per il raddoppio (da 77 a 140 negozi)

Il successo di questa novità è confermato dall’incremento del 10% dell’affluenza dei visitatori in galleria già nelle prime due settimane (il punto vendita ha aperto il 28 ottobre), e segna il primo passo nel processo di restyling del Centro Commerciale Auchan Rescaldina, che partirà nel 2017 con, in una prima fase, l’inizio dei lavori di ristrutturazione e ammodernamento. Seguiranno i lavori di ampliamento per portare l’offerta commerciale da 77 a 140 negozi, con più di 25.500 metri quadri di superficie di vendita e un investimento complessivo di 100 milioni di euro sostenuto da Gallerie Commerciali Italia, filiale italiana di Immochan – società immobiliare di Auchan Holding, che progetta, promuove, sviluppa, commercializza e gestisce centri commerciali di proprietà o in affidamento in Italia.

Per saperne di più su Zodio guarda l’intervista di InStoremag al direttore generale Marco Montemerlo, (seconda parte del video): Cosa rende un punto vendita innovativo? Parte 1, Makerland e Zodio

LIFE-Food Waste StandUp, al via a gennaio la campagna antispreco per tutta la filiera

Si chiama LIFE-Food Waste StandUp la campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e in favore delle donazioni presentato al ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del ministro Maurizio Martina, e che per la prima volta coinvolge l’intera filiera: produttori, distributori, venditori e consumatori. Un progetto la cui partenza è prevista per il gennaio 2017, cofinanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma per l’azione per il clima LIFE 2014-2020 e che vanta un partenariato di filiera composto da Federalimentare come capofila e da Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori.

Lo scopo è quello di prevenire e ridurre lo spreco alimentare e recuperare le eccedenze. Per raggiungerlo sono tre i target strategici destinatari della intensa campagna di sensibilizzazione: imprese di produzione agroalimentare, imprese della Gdo e consumatori. Il progetto mira a coinvolgere circa 20mila imprese agroalimentari, 12mila punti vendita diretti e in franchising e 500mila consumatori che dovranno diffondere informazioni e modelli per la gestione delle eccedenze alimentari a 200mila imprese europee, formare almeno 200 aziende agroalimentari e 65 aziende della Gdo sulle procedure di donazione e di gestione delle eccedenze e attivare 59 infopoint in altrettante città di 15 regioni italiane a disposizione dei consumatori.

Secondo i dati della Fao, nel mondo ogni anno vanno sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo per un valore di oltre 2mila miliardi di euro, pari a circa un terzo dell’intera produzione mondiale. E non sono solo i Paesi sviluppati a riempire le pattumiere: la quantità di alimenti gettati via nei Paesi in via di sviluppo (630 milioni di tonnellate) è quasi pari a quella che viene buttata nei Paesi industrializzati (680 milioni di tonnellate). L’Italia si colloca, con 12,6 miliardi di euro di cibo gettato via, a metà della classifica europea dello spreco, che vede nel poco onorevole ruolo di capolista i Paesi Bassi e all’ultimo posto, Paese quindi più virtuoso, la Grecia.

Molto importante il ruolo nel Progetto LIFE-Food Waste StandUp della distribuzione. «La realizzazione di un progetto di filiera sul tema della lotta allo spreco e del recupero delle eccedenze alimentari – dice Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – è un fatto di grande rilievo. Insieme agli altri partner potremo avere una forza d’urto significativa per stimolare comportamenti virtuosi nel mondo delle imprese e dei consumatori, con impatti positivi sulla società e sull’ambiente. La recente legge approvata dal Parlamento crea un contesto più favorevole a un aumento delle donazioni: sarà compito di Federdistribuzione sensibilizzare ulteriormente il settore della distribuzione, consapevole e già impegnato in iniziative concrete». Secondo Cobolli Gigli è necessario lavorare “in ogni regione d’Italia affinché si possano intraprendere in modo ancora più convinto azioni per dare una seconda vita a prodotti alimentari perfettamente commestibili. Nell’ambito del progetto LIFE gireremo tutto il Paese per parlare alle amministrazioni locali e per aprire nuove collaborazioni tra le nostre imprese e le istituzioni del territorio, con l’obiettivo di contribuire, attraverso le donazioni, a migliorare le condizioni delle persone che si trovano in situazioni di bisogno e ridurre l’impatto sull’ambiente attraverso un utilizzo sostenibile delle risorse”.

Per il ministro Martina l’Italia “si riconferma protagonista della lotta allo spreco alimentare e alla guida di un progetto sperimentale virtuoso che vede un gioco di squadra importantissimo”. Il ministro ricorda l’esempio positivo di Expo e intravede un traguardo molto simbolico: «Siamo sempre più vicini all’obiettivo di recuperare un milione di tonnellate di cibo distribuito a chi ne ha bisogno grazie al prezioso aiuto degli enti caritativi».

«Una delle principali eredità che Expo ha lasciato al mondo è la riacquisita sacralità del cibo – fa notare Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – e anche se nello stadio della trasformazione industriale l’eccedenza pesa solo per il 3% del totale, la lotta allo spreco è una priorità assoluta per l’industria alimentare italiana». E se Andrea Giussani, presidente del Banco Alimentare, si dice “molto contento di far parte di questa squadra e di mettere a disposizione tutte le nostre competenze per lavorare al meglio nei prossimi tre anni con i nostri partner”, Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, pensa che “solo con una grande alleanza tra chi produce, vende e consuma si potrà vincere la sfida agli sprechi alimentari”.

Per saperne di più sulla legge antispreco:

Spreco alimentare, entra in vigore la legge che aiuta a donare

 

I nostri articoli sul tema:

Lotta allo spreco, Carrefour premia i fornitori “virtuosi”

Spreco zero: l’impegno decennale di Coop Lombardia, 809 tonnellate recuperate nel 2015

Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

Tesco combatte lo spreco in tutti i pdv con il cloud, dalla fattoria alla tavola

Spreco alimentare: Carrefour promuove la nuova legge

Legge antispreco: l’opinione di Federdistribuzione

Lotta allo spreco alimentare: approvata la legge. L’opinione di Coop

Lotta allo spreco: Banco Alimentare mappato nella piattaforma Gs1 per la Gdo

Carrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibile

Packaging e spreco alimentare: confezioni piccole e più informazioni per agevolare i consumatori

Gdo contro lo spreco/1: parte la collaborazione tra Végé e Last Minute sotto casa

Gdo contro lo spreco/2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”, concorso zero waste

Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa

Federalimentare apre le porte delle aziende a un pubblico che ha fame di trasparenza

Si chiama Apertamente ed è l’iniziativa di Federalimentare che spalanca al pubblico le porte degli stabilimenti dell’industria alimentare italiana per creare un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza tra il grande pubblico e chi lo “nutre”.

L’iniziativa, illustrata nei giorni scorsi a Milano, è stata accompagnata dalla presentazione di uno studio del Censis sulle abitudini alimentari degli Italiani intitolato “Mangiare informati: come gli italiani scelgono cibo buono e sicuro”. I dati del rapporto raccontano un popolo informato e attento, e molto interessato: oltre il 90% di noi si occupa in qualche modo di cibo, il 58% da appassionato, il 25 da intenditore e l’8% addirittura da esperto. Una passione che si manifesta in numeri monstre: nel 2015 gli Italiani hanno speso 230 miliardi di euro in beni alimentari, e oltre la metà (132 miliardi) in prodotti dell’industria alimentare, che vanta anche un export boom di 29 miliardi, con un aumento del 6,7% in un solo anno. A trainare questo fenomeno sono i “Millennials”, che appaiono particolarmente consapevoli e “foodies”: il 93% di essi si appassiona a ciò che mangia.

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Naturalmente la chiave di tutto è la qualità, in tutte le sue accezioni. L‘acquisto di un alimento per i consumatori italiani è dettato ovviamente dai gusti (41,5%), dalla voglia di qualità e genuinità (39,4%), dall’impatto sulla salute (29,5%) e dai prezzi (28,4%). Inoltre oltre sette italiani su dieci (il 71,4%) sono attenti alla sicurezza alimentare e quattro su dieci vogliono informazioni dettagliate anche per evitare contraffazioni mentre il 56,4 % dei consumatori legge regolarmente le etichette mentre per tre italiani su 10 la reputazione dell’azienda è più importante del prezzo e per 5 su 10 ha lo stesso valore. Strumento prediletto per accrescere le proprie competenze è il web, su cui il 67% cerca la “carta d’identità” delle aziende e dei prodotti, il 65,2% notizie sui ristoranti e sulle trattorie e il 16% fa addirittura shopping goloso. Naturalmente la Rete è anche veicolo di informazioni non certificate e gli italiani sembrano temere molto i flussi tossici di informazioni.

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La Rete è anche strumento preferenziale di campagne di demonizzazione di alcuni prodotti (l’ultimo caso eclatante riguarda l’olio di palma). Ebbene, sembriamo essere più vaccinati di altri popoli a diktat e proibizioni. Il 60,4% del campione non ama mettere al bando gli ingredienti perché pensa che alla fine conti un’alimentazione varia e di qualità, e comunque la capacità di autogestirsi.

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Una sfida, quella della sicurezza e della qualità, che coinvolge l’industria alimentare, che ogni anno investe nel complesso 10 miliardi in ricerca, sviluppo, innovazione di prodotto: questo fa sì che ogni anno 4.200 prodotti vedono migliorate le loro caratteristiche nutrizionali e 3600 sono confezionati in porzioni ridotte.

«L’Italia – dice Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – vanta un’industria alimentare prima in Europa per severità e numero di controlli di processo di prodotto. Su un totale di 385mila occupati ben 95mila persone sono impiegate in attività di analisi, controllo sicurezza e qualità e sono almeno 2,8 milioni le analisi di autocontrollo compiute al giorno».

E con Apertamente, iniziativa realizzata con il patrocinio del ministero delle Politiche Agricole e Forestali e in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, i cittadini potranno toccare con mano come vengano prodotti gli alimenti considerati oggi tra i più sicuri al mondo. Le visite coinvolgono 31 stabilimenti da Nord a Sud secondo un calendario che andrà avanti fino al 24 novembre. Il 23 si potranno visitare le cantine storiche di Masi in Valpolicella, Il 24, dalle 14 alle 18, previa prenotazione sarà possibile conoscere lo stabilimento della Sibeg Coca-Cola in Sicilia. Tra le altre aziende coinvolte Heineken, Emilio Mauri, Martini&Rossi, Ferrero, Inalca, Divella, la Centrale del Latte di Roma.

Penny Market apre a Casale Monferrato, e in Italia investe per 72 milioni

È il 349° punto vendita in Italia il Penny Market inaugurato a Casale Monferrato, in via Via De Cristoforis 5, il 67° in Piemonte. L’apertura, insieme alle altre 17 previste per quest’anno, fa parte del progetto di espansione di Penny Market Italia, all’interno di un piano d’investimenti che tocca i 72 milioni di euro.

«L’apertura di un nuovo punto vendita a Casale Monferrato si inserisce perfettamente nella nostra strategia: negozio di prossimità attento ai bisogni dei consumatori, in grado di offrire ogni giorno un vasto assortimento a prezzi contenuti e concorrenziali – ha detto Miodrag Borojevic, CEO di Penny Market Italia –. Siamo infatti convinti che una buona spesa debba necessariamente essere conveniente, facile e di qualità, caratteristiche che noi di Penny Market garantiamo in tutti i nostri store».

Il nuovo punto vendita, il secondo a Casale Monferrato, si inserisce anche all’interno di un progetto di riqualificazione del quartiere Oltreponte, che offrirà agli abitanti un nuovo servizio all’interno di quest’area della città. All’interno sarà ospitato un vasto assortimento dedicato ai prodotti tipici regionali forniti da aziende strettamente integrate nel territorio, in particolare per le categorie Freschissimi, Salumi e Formaggi, Pane Fresco e Vini,. Ci saranno poi, come tutti i punti vendita Penny Market, circa 60 prodotti a marchio privato Cuor di Terra con le migliori tipicità dei prodotti italiani.
L’impegno nell’offrire ai clienti prodotti che corrispondano ad alti standard qualitativi ha un focus specifico sulla stagionalità, garantendo sempre Frutta e Verdura di stagione e 100% Italiana con un vasto assortimento, grazie alla continua selezione e al monitoraggio dei prodotti.

Penny CasaleNel punto vendita sarà presente il banco della Gastronomia, dove i clienti potranno essere serviti da esperti gastronomi che li consiglieranno al meglio sui prodotti regionali disponibili. Il pane verrà sfornato durante tutto l’arco della giornata e la cantina di vini, con circa 100 etichette in assortimento, sarà all’insegna dell’italianità attraverso la vendita di prodotti di fascia elevata provenienti da fornitori diretti, con evidenziazione del territorio e della regionalità.

 

Con gli accorgimenti sostenibili, risparmi di 32mila KwH l’anno

Il layout e le caratterizzazioni interne sono il frutto dello sviluppo del nuovo concetto “Ambiente 3.0” di Penny Market, progettato per offrire ai clienti un’esperienza di acquisto di grande qualità ed efficienza. Inoltre, la struttura è stata realizzata secondo le più recenti tecniche costruttive che conferiscono all’edificio caratteristiche di isolamento termico per una maggior efficienza energetica. L’obiettivo di ottenere la massima qualità riducendo i consumi è stato perseguito utilizzando la tecnologia al Led per l’illuminazione del negozio ed introducendo nuove soluzioni per gli impianti di refrigerazione; questi accorgimenti contribuiscono a risparmi annui fino a 32.000 Kwh che si possono tradurre in circa 8,98 tonnellate equivalenti di petrolio non bruciate, con una mancata emissione di CO2 in atmosfera pari a 19,20 tonnellate.

Rivoluzione copernicana, McDonalds serve a tavola, e si ordina e paga in digitale

Un'”esperienza rinnovata” nei propri locali americani, che sarà estesa progressivamente alla rete globale: la promette McDonalds, che rivede alcuni tra i punti cardini della sua storia come il servizio fai-da-te, con prelievo del proprio pasto alle casse e smaltimento del vassoio negli appositi cestini.

I chioschi per gli ordini nel McDonalds di piazza Duomo a Milano.
I chioschi nel McDonalds di piazza Duomo a Milano.

Ma è anche sulla tecnologia che spinge la multinazionale del fast food americano per rifarsi il look, che da qualche “quarter” sta vivendo un periodo di difficoltà e disaffezione verso un format nato negli anni ’50 ma che stava iniziando a dimostrare tutta la sua età, in epoca di veganesimo e salutismo. Dunque, “per dare maggiore scelta e controllo nelle mani dei nostri clienti”, via agli ordini tramite chioschi digitali touch-screen (già visti anche in alcuni locali italiani), disseminati per il locale, che promettono un menu più ampio.

Si ampliano le opzioni anche sui pagamenti con la possibilità, oltre alla cassa, di pagare con carta al chiosco ma soprattutto tramite smartphone con Apple o Android Pay. In fase di test c’è anche il sistema Google Hands Free che consente pagamenti “senza mani”, tramite identificazione alla cassa dell’identità del cliente che non deve nemmeno estrarre il telefono dalla borsa o dalla cassa.

Sul fronte dell’offerta, inevitabile la svolta verso opzioni più trendy e gourmet, con l’ingresso di guacamole e maionese piccante, ma anche una scelta più ampia di dessert.

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Il restyling coinvolge anche arredi e colori usati nei locali.

Ma la rivoluzione copernicana riguarda proprio il servizio ai tavoli. Devono avere letto le ultime ricerche sui consumi da McDonalds, che vedono proprio nel servizio il cardine centrale e il motivo  consumatori di questo inizio di millennio decidono di andare a mangiare e consumare fuoricasa, invece che starsene comodamente seduti ad aspettare la consegna di un pasto che ormai copre tutto, dallo starter kit gourmet al pasto vegano,  dallo stellato allo street food.

Doriani Cachemire, prima volta in outlet al Franciacorta Outlet Village

Il lusso da Montenapoleone all’outlet: Doriani Cachemire, marchio del lusso con store in
in via Sant’Andrea e nelle più prestigiose località turistiche internazionali, Sankt Moritz, Portofino e Forte dei Marmi sbarca al Franciacorta Outlet Village.

La scelta di aprire il primo punto vendita nel canale outlet rappresenta una nuova sfida per il brand di cashmere che ha scelto di proporre nel nuovo store, la propria linea uomo di maglieria in filati pregiati ponendo un’attenzione particolare ad un look informale e sportivo. In tutte le vetrine Doriani sono riconoscibili i cashmere colorati e i pullover che hanno reso famoso il marchio, ma la proposta è ben più ampia: il brand veste l’uomo elegante a 360°, dagli accessori alla polo, al giaccone sportivo in tessuti pregiati per il tempo libero.
L’expertise Doriani ha permesso al marchio di ottenere una visibilità in tutto il mondo, grazie anche alla clientela internazionale che, facendo acquisti nelle sue boutique del quadrilatero milanese e negli altri monomarca presenti in Italia e all’estero, sono diventati testimonial dell’eleganza e dello stile Doriani in tutto il mondo. Oggi anche lungo la “promenade” di Franciacorta Outlet Village la qualità del cashmere è visibile in tutti i suoi dettagli, filati pregiati di qualità superiore.

Il Franciacorta Outlet Village è parte del network Land of Fashion gestito da Multi Outlet Management Italy (MOMI), filiale italiana del gruppo olandese Multi Mall Management. In portfolio cinque Outlet Village con 600 punti vendita e 150 mila metri quadrati commerciali, situati da nord a sud Italia: Palmanova Outlet Village (Friuli), Franciacorta Outlet Village e Mantova Outlet Village (Lombardia), Valdichiana Outlet Village (Toscana) e Puglia Outlet Village (Puglia). Acquisiti dal Fondo americano Blackstone, i cinque Outlet Village sono stati scelti nel 2015 da 17 milioni di visitatori.

RED Scalo, la libreria con food è un social network fisico

Debutta con il punto vendita RED Feltrinelli di Scalo Milano la partnership strategica tra Gruppo Feltrinelli e CIR food.  L’accordo prevede l’ingresso di CIR food in AFSF – che assumerà la denominazione di FC Retail – attraverso un aumento di capitale di 4 milioni di euro (+20%), che porterà entro la fine del 2017 ad una partnership paritaria con quote societarie al 50%. La società in partnership gestirà oltre ai punti vendita RED, il format di store esperienziale nato nel 2012 che coniuga offerta editoriale, intrattenimento e ristorazione, i locali AFSF (Antica Focacceria San Francesco), il marchio di qualità legato alla cucina di tradizione siciliana, e gli spazi food & beverage di tutti i negozi La Feltrinelli.

Ambizioso il piano di sviluppo, che prevede l’apertura di oltre 20 punti vendita gestiti direttamente entro il 2020. Dopo Scalo Milano entro fine anno dovrebbe debuttare un RED a Verona, seguito di un punto vendita a Padova.

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RED è uno stile di vita, un format basato sull’integrazione tra cultura, socialità ed esperienza. Un “social network fisico” come lo ha definito Alberto Rivolta, direttore operativo Feltrinelli che ha aggiunto: “C’è il wi-fi libero e le prese USB ma qui l’attenzione alla tecnologia non è così spinta come sarà in uno spazio urbano. In realtà volevamo concentrarci più sull’aspetto esperienziale, il luogo, la ristorazione, gli eventi».

«La ristorazione porta nei nostri 100 punti vendita già dai 65 ai 70 milioni di euro ogni anno – ha detto in occasione dell’inaugurazione Roberto Rivellino, Amministratore Delegato del Gruppo Feltrinelli -. Entro il 2020 vogliamo raddoppiare questi numeri. Con Focacceria San Francesco pensiamo invece a uno sviluppo in franchising. Con Cir abbiamo raggiunto una piena armonia perché è un grosso operatore con cui abbiamo vari punti in comune, la cultura, la sostenibilità. Come Gruppo proseguiamo con la nostra strategia, avviata un paio di anni fa, di partnership con realtà che hanno più competenze di noi in quel campo specifico. È stato così con Gruppo Messaggerie, Coin e Sky, e ora con Cir Food».

Il senso della partnership per CIR Food, storico operatore della ristorazione collettiva che ha recentemente approcciato la ristorazione commerciale con l’esperienza di Expo, lo ha spiegato la Presidente Chiara Nasi:

«Questa alleanza strategica nasce per sviluppare RED, un concept innovativo tra cibo e cultura nel quale convergono le visioni comuni di Feltrinelli e CIR food. Entrambe crediamo nella centralità delle persone, nell’etica, nel rispetto delle regole, nella sostenibilità e nella promozione di una nutrizione di qualità. Dopo Expo, che ha visto la massima espressione dei nostri modelli di ristorazione commerciale, vogliamo continuare a sviluppare la nostra filosofia di servizio anche attraverso il format RED per raggiungere entro il 2020 gli obiettivi previsti del nostro piano strategico».

Giuliano Gallini, direttore commerciale CIR Food.  «Oltre all’offerta di caffetteria ci sarà una proposta giornaliera. È un posto dove si potrà mangiare da mattina a sera, con prodotti del territorio, stagionali. L’apertura di Verona sarà in un centro direzionale con Unicredit e Glaxo. A Padova invece debuttiamo in una città più piccola, ma che è la seconda città che ha più lettori d’Italia, dopo Milano. Poi vogliamo aprire a Roma entro i primi sei mesi del 2017. È una formula sostanzialmente urbana, quindi apriremo sostanzialmente in centri urbani».

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