CLOSE
Home Authors Posts by Anna Muzio

Anna Muzio

Anna Muzio
2122 POSTS 0 COMMENTS

Digital signage protagonista nel pdv del futuro: le novità Samsung

Samsung ha presentato a ISE 2015, la più importate fiera di Audio-Video ed Electronic System Integration professionale in Europa (ad Amsterdan dal 10 al 12 febbraio) le ultime novità in ambito Outdoor Signage, LED Signage e Video Wall. Schermi interattivi e non e immagini in costante movimento sono ormai entrati a far parte dell’ambiente retail. Partendo da alcuni settori più avanzati quali la moda, stanno già “emigrando” in strade, stazioni, aeroporti e centri commerciali. Impatto “forte”, necessità di rendere la shopping experience e l’ambiente retail più accattivante tanto da far abbandonare al consumatore lo schermo di pc, tablet e smartphone per recarsi in negozio, ma anche il collegamento con contenuti personalizzati e collegati tramite tecnologia NFC con i dispositivi mobile rendono questo veramente il decennio (o il secolo?) dell’immagine.

Molte delle nuove soluzioni lavorano sulla qualità dell’immagine: Video Wall Factory Calibration è dotata della tecnologia Color Expert, che incrementa la nitidezza dei video a parete grazie ad un avanzato sistema di factory tuning, un sistema di colori all’avanguardia ma anche uno strumento di calibrazione che assicura una qualità delle immagini superiore.
Oppure le nuove soluzioni LED Signage da 1.1mm pitch pixel, che grazie ai 133 pollici di Wide Quad High Definition, risultano quasi due volte più potenti dei pixel di un Full HD. Il nuovo LED signage è disponibile in diverse dimensioni e risoluzioni ed è utilizzabile negli ambiti più diversi, dal retail al corporate, dai trasporti ai broadcasting.

In mostra c’è anche la serie di display signage semi-outdoor e outdoor per aziende progettata per aiutare i “businessmen” (e women) a produrre una messaggistica brillante facendo leva sulla potenza dei display a LED blu. Obiettivo: veicolare ogni messaggio in modo chiaro, efficace e facilmente controllabile. Attraverso un ambiente QSR, le nuove soluzioni di Small Signage Power-over-Ethernet assicurano agli utenti business la consultazione di tutti i contenuti in tempo reale attraverso il sistema MagicInfo S e le tecnologie HDBase-T. La soluzione di in-room content management caratterizzata da display UHD LYNK™ Hospitality Management Solution, attraverso un processo 4-step UHD incorporato, offre agli spettatori immagini ad alta definizione in FHD e una qualità di ultima generazione. In mostra anche i monitor curvi, quelli ergonomici ed eco-friendly, il nuovo monitor cloud e le soluzioni “security business” all-in-one.

Albert Heijn XL Eindhoven: green, innovativo, elegante e conveniente

[Not a valid template]

Bello, innovativo, ecologico e conveniente: sono queste le caratteristiche del punto vendita Albert Heijn XL aperto a Eindhoven, città olandese nota per la prestigiosa scuola di design industriale. E design ed innovazione spuntano a ogni angolo in questo nuovo supermercato. Gli interni forse sono puliti e lineari, ma allo stesso tempo caldi e accoglienti, con i reparti benissimo evidenziati da grandi insegne al neon. Grande spazio è dato ai servizi: postazioni di pc e wi-fi libero, caffè e ristorazione sul posto che comprende sushi bar, pizzeria con forno a vista e un salad & juice bar ma anche panetteria, pasticceria, formaggeria e macelleria a servizio. E non manca neppure il click and collect.

Il focus sull’ecologia si esprime nella presenza di 1200 pannelli solari sul tetto e nell’ampia scelta di prodotti freschi e bio all’interno.

Anche la tecnologia ricopre un ruolo importante: lo staff, a disposizione della clientela, può essere chiamato anche da postazioni digitali, come gli iPad presenti nel caffè, ma per dimostrare l’attenzione all’innovazione si è voluto fare molto di più: questo è il primo punto vendita della GDO dove, nel reparto pasticceria, si può trovare una stampante 3D alimentare dove poter disegnare su schermo e poi vedere prodotta la decorazione personalizzata in cioccolato per il proprio dolce, in cioccolato bianco e scuro. Come dire, per attirare il consumatore è sempre bene essere un passo avanti.

Annus horribilis per l’olio italiano: -35%, prezzi top, rischio frodi. Porte aperte alla Tunisia

Maltempo, malattie e parassiti che si sono abbattuti sull’Italia nel 2014 hanno falcidiato la produzione di olio italiano (vd Anno difficile per l’olio d’oliva  italiano. Ci salverà il blending). Il calo della produzione si stima porterà sugli scaffali della Gdo nel 2015 il 35 per cento di olio di oliva italiano in meno (ma anche il – 25 per cento di agrumi, – 15 per cento di vino e fino al 50 per cento di miele Made in Italy in meno).

Causa penuria diminuiranno le promozioni?

Secondo l’osservatorio economico di Unaprol, consorzio olivicolo italiano, i consumatori italiani hanno acquistato nel 2014 nella GDO (Iper +Super), olio extra vergine di oliva con un prezzo medio di 4,11 € litro per un totale di 634 milioni di euro. Bene il segmento premium, con gli evo bio venduti mediamente a 8,13 € litro per un totale di 18 milioni di euro e le Dop vendute a circa 11 € litro per un totale di oltre 31 milioni di euro. Premia anche il 100% italiano, che ha venduto per 111 milioni di euro con un prezzo medio a scaffale di 5,12 € litro. Doppio o quasi triplo il prezzo per le prime due categorie e del 20% circa in più per la terza. Il “ma” sono le promozioni, che hanno raggiunto il 66% sul prodotto extra vergine. “L’analisi effettuata da Unaprol dei dati di vendita di fonte IRI_infoscan nel periodo 2008/2014, mostra sì tenuta delle vendite di extra vergine all’interno della GDO, ma evidenzia che una percentuale alta del prodotto viene venduta in promozione – ha detto Pietro Sandali direttore generale Unaprol – a dimostrazione che l’olio extra vergine di oliva convenzionale viene spesso utilizzato come prodotto civetta”.

I consumi di olio extra vergine nel 2014 sono aumentati del 3% rispetto al 2013 (gli italiani consumano 12 litri di olio di oliva all’anno a testa, di cui 7,5 litri extra vergine), ma nell’arco dei sei anni si registra una leggera flessione per l’extra vergine convenzionale che viene attenuata in parte, in valore, dai prodotti dei segmenti BIO e DOP e, in volume, per la categoria 100% italiano che nel 2014 ha venduto quasi 22 milioni di litri.

Prezzi alle stelle, buyer internazionali alla finestra

L’allarme viene da Sol&Agrifood, salone dell’agroalimentare a fine marzo a Verona: i prezzi dell’olio evo sono raddoppiati nell’ultimo anno, con quotazione al mercato di Jaen in Spagna fino a 3,40 euro/kg, contro 1,80 euro/kg di un anno fa, mentre in Italia, sulla piazza di Bari, si va sopra i 6 euro/kg, contro i 3 euro/kg del 2014.

È allarme per i buyer internazionali, specie dei Paesi non produttori, come il Giappone, meno informati sulla pessima campagna olearia dell’anno scorso. Ma già a breve potrebbero scendere i prezzi e stabilizzarsi: l’Unione Europea ha infatti deciso di aumentare la flessibilità delle importazioni agevolate, cioè senza dazi, di olio d’oliva dalla Tunisia. Il contingente massimo di 56.700 tonnellate rimarrà immutato, ma saranno raddoppiate le soglie massime mensili, che passano da 5.000 a 9.000 tonnellate/mese in febbraio e marzo e a 8.000 tonnellate da aprile a ottobre. Le quotazioni dell’olio di oliva tunisini oggi sono inferiori ai 3 euro/kg e potrebbero portare a una modesta riduzione delle quotazioni, specie in Spagna. La Tunisia nel 2013 si è confermata come il principale fornitore extracomunitario di “olio di oliva”, anche se in calo dalle 76mila tonnellate del 2012 a 62mila tonnellate, calo dovuto anche all’incremento delle importazioni dalla Turchia.

 

Rischio frodi

Dati questi numeri l’allarme del Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare è netto: c’è il concreto rischio di un aumento delle frodi a tavola. Soprattutto nei segmenti low cost. È indubbio che i consumatori porteranno quest’anno in tavola oli non del tutto italiani, o completamente provenienti da Paesi esteri. Ma va considerato che, anche in anni “non sospetti”, la quota di importazioni di olio (da Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia) era già altissima, almeno dell’80%.

Dadi Older, genuini e “free from”

Un gusto che richiama la tradizione insieme a un’attenzione per le nuove esigenze salutistiche e attente alle intolleranze: sono le caratteristiche dei dadi Older, azienda attiva dal 1960,  oggi distribuiti da Eurofood. La gamma  di dadi vegetali che non contengono glutammato, inosinati e guanilati. Inoltre non fa uso di conservanti, antiossidanti e grassi idrogenati.

Il dado per brodo vegetale contiene sale marino (e non iodato come nelle marche concorrenti) e una importante percentuale di verdure disidratate (carote, cipolle, sedano e prezzemolo); è privo di grassi idrogenati aggiunti. Infine, è più ricco di estratto di lievito che di estratto di proteine vegetali.

È disponibile anche nella versione biologica, senza lievito e senza lattosio ‐ ideale quindi per chi soffre di intolleranze alimentari ‐ e, come sempre, senza glutammato aggiunto.

Il preparato per brodo vegetale istantaneo consente di dosare a piacimento e secondo i propri gusti la quantità di prodotto necessaria. È la versione granulare del dado vegetale e ne mantiene le caratteristiche di genuinità: contiene il 18% di verdure, non include lattosio e, a differenza di tutte le confezioni di dadi, è privo anche di grassi.

Expo delle Idee, Martina: grande sfida alla nostra portata. Carta di Milano il 28 aprile

Segue la linea di ottimismo del premier Renzi (che ha definito il 2015 “un anno felix”) l’intervento del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina all’evento Expo delle Idee, organizzato a Milano sabato scorso con la partecipazione di 42 tavoli di lavoro e oltre 1.000 ospiti in vista della Carta di Milano, la prima versione della quale sarà presentata il 28 aprile, alla vigilia di Expo. “Io penso di poter dire che stiamo vincendo la nostra scommessa – ha esordito il ministro -. Abbiamo dimostrato la potenza dei contenuti che l’Esposizione ci può offrire e il ruolo che l’Italia può avere nel condurre questa discussione. Si tratta di una grande ambizione, ma tanto più da oggi, penso davvero sia alla nostra portata. Credo non sia mai accaduto che l’apertura di una Esposizione universale fosse preceduta da un lavoro sui contenuti di questa portata. Pochi giorni fa sono state selezionate le migliori pratiche in campo agro-alimentare e della nutrizione fra ben 780 proposte arrivate da tutto il mondo. Esperienze che verranno raccontate e conosciute grazie a Expo”.

Esprienze del tutto diverse ma allo stesso comuni come la gestione sostenibile dei pascoli in Mongolia dove nel 2013 sono stati riabilitati 3,4 milioni di ettari di pascoli prima degradati grazie all’azione di 700 gruppi di pastori, o le cooperative agricole in Niger e i piccoli produttori di caffè del Guatemala. Perchè “queste e tante altre buone pratiche da tutto il mondo saranno il cuore e la forza di Expo”.

Verso la Carta di Milano

La Carta di Milano che sarà presentata all’ONU aiuterà a definire gli obiettivi per l’agricoltura sostenibile del Terzo Millennio, indicando impegni essenziali dal punto di vista scientifico, ambientale, sociale e culturale, economico e politico.

“L’Italia è stata davvero lungimirante, otto anni fa, a porre proprio la questione alimentare globale al centro della sua proposta espositiva – ha continuato Martina -. Perché il diritto al cibo ci pone un grande tema di equità e di giustizia. Di sovranità, lotta alle diseguaglianze, ridistribuzione delle possibilità. Di difesa delle civiltà contadine e di salvaguardia della biodiversità, e di tutela di beni essenziali come acqua e terra. Qualcuno ha parlato, giustamente, di giustizia agricola. Ci pone il tema di un cambio di paradigma nei modelli di sviluppo. Ci interroga sui grandi paradossi dello spreco, dell’obesità e della fame”.

Per fare tutto ciò sarà necessario proporre scelte politiche. “Come quella di arrivare presto in Italia alla prima legge sul consumo di suolo agricolo come ci ha ricordato anche Carlin Petrini. O come quella di introdurre chiaramente il “diritto al cibo adeguato” nelle nostre costituzioni. Ad oggi solo 23 Paesi hanno inserito un espresso riconoscimento costituzionale e circa un centinaio invece lo riconoscono indirettamente. Sarebbe importantissimo prendersi questo impegno e nell’anno di Expo, primi in Europa, introdurre il Diritto al Cibo nella prima parte della nostra splendida Carta Costituzionale”. Il nostro Paese del resto, con il suo “potere gentile” unico al mondo, fatto di bellezza, saper fare e innovazione, sembra l’attore ideale per portare avanti simili istanze.

“La mia convinzione – ha concluso Martina – è che i 20 milioni di visitatori che accoglieremo in Expo da maggio possano diventare 20 milioni di ambasciatori del diritto al cibo nel mondo. Cittadini consapevoli determinati a dare il proprio quotidiano contributo”.

Famila cresce e chiude il 2014 a +6,9%

Con un giro d’affari di circa 2,2 miliardi in crescita del + 6,9% LCC (largo consumo confezionato) rispetto al 2013, Famila, insegna di punta del Gruppo Selex, ha chiuso il 2014 in bellezza.

La catena, attiva in Italia dal 1984, ha raggiunto a fine 2014 230 unità nei suoi diversi formati (Supermercati Famila, Famila Superstore e IperFamila) per una superficie di vendita complessiva di oltre 450.000 mq, con una quota di mercato nazionale Iper+Super del 3,3% (Iri, giugno 2014) per 6.600 addetti. Nel corso del 2015 Famila prevede di aprire altri otto pdv.

«Ingredienti del successo di Famila, tra le poche insegne in Italia a battere la crisi – sottolinea Maniele Tasca, direttore generale del Gruppo Selex – sono la forte specializzazione nei prodotti freschi e locali, la convenienza tutti i giorni e la capacità di creare relazioni di fiducia con i clienti, grazie anche alla cortesia e alla professionalità di chi lavora nei punti di vendita».

I titolari della carta fedeltà che regolarmente frequentano il punto di vendita sfiorano quota 1,8 milioni in tutta Italia, per un’incidenza che oscilla tra il 70 e l’86% sul fatturato complessivo, in funzione del format e del territorio. Importante il ruolo dei prodotti a marca del distributore Selex, che rappresentano circa il 15% dell’assortimento di prodotti di largo consumo confezionati in tutte le categorie merceologiche, biologico e mondo benessere e salute compresi, e che realizza ogni anno una crescita superiore al 3,5% nel segno di qualità e sicurezza dei prodotti, a prezzi contenuti.

La convenienza è infatti uno dei punti di forza dell’insegna. Nel 2014 il valore delle vendite in promozione ha raggiunto il 29,7% del giro d’affari, per uno sconto complessivo erogato di 155 milioni di euro, superando le quote già elevate del 2013 (pressione promozionale pari al 28,7%) .
Quest’anno sono previste 25 azioni grandi sconti su panieri di prodotti che coprono tutti i bisogni quotidiani delle famiglie: freschi, drogheria, cura casa e persona ecc., con proposte che spaziano dalla formula 1+1 agli sconti del 20-30% su intere categorie di prodotti.

Carrefour sperimenta la shopping experience con lo smart watch

L’ipermercato Carrefour di Villeneuve-La-Garenne, presso Parigi, è dall’aprile scorso una vero e proprio laboratorio in cui l’insegna francese sperimenta il supermercato del futuro. Al cuore di tutto c’è un’App, C-où, che consente di accedere  a una serie di contenuti innovativi quali l’ubicazione dei prodotti sulla propria lista nel punto vendita, e l’individuazione del percorso più breve per fare la spesa. Ciò è reso possibile dalle etichette elettroniche con tecnologia NCF. Ora C-où è collegabile anche allo smart-watch, per ora solo il Samsung Gear S (ma nei prossimi mesi sarà abilitata anche per altri smart-watch Android), dove è anche possibile caricare la propria carta fedeltà per un accesso immediato alle casse. Partner dell’operazione sono Publicis Shopper e la start-up francese Think&Go.

Le prime sperimentazioni sono avvenute nel mese di dicembre, ed ora la tecnologia è a disposizione di tutti i clienti che posseggano il suddetto “orologio intelligente”. Secondo il mensile Linéaire sono ancora pochi i clienti che utilizzano queste funzioni avanzati. Ma nel campo tecnologico le acquisizioni di nuove tecnologie procedono a salti, e restare fuori può essere molto dolorosi, mentre gli early adaptors potranno assicurarsi un vantaggio competitivo almeno inizialmente non indifferente.

Debutta da Neiman Marcus il memory mirror: e il camerino reale diventa virtuale

Specchio specchio delle mie brame mi sta meglio il vestito rosso o quello blu? Sarà più facile rispondere alla cruciale domanda grazie al MemoMi, il memory mirror di MemoMiLabs Inc per ora installato nei punti vendita Neiman Marcus di San Francisco.


Tre le caratteristiche principali dello specchio, che in realtà è uno schermo con telecamera: consente una visione a 360° della persona, memorizza e compara le “prove” dei vari vestiti tra di loro e permette un’immediata condivisione sui social per chiedere il parere di amici e parenti. Insomma, questo schermo promette di integrare esperienza reale e virtuale proprio come richiede il clienti del Terzo Millennio.

Non si tratta di un caso isolato però. Rebecca Minkoff ha aperto in team con eBay a fine 2014 uno store interattivo a New York con schermi “smart” nei camerini che presentano contenuti digitali, permettono di navigare nel catalogo del negozio e interagire con lo staff e suggeriscono abbinamenti.

Più che una guerra dunque tra reale e virtuale si aprono alleanze che trovano al momento il loro campo d’elezione proprio nella moda.

Comodo l’e-commerce a Natale! Ma un ordine su tre in UK non è arrivato secondo JDA

Aumentano le persone che si rivolgono all’e-commerce, specie in periodi di grande affanno come le feste di fine anno, e parallelamente aumentano le difficoltà dei retailer per soddisfare senza problemi le richieste della clientela online. È ciò che rivela una ricerca svolta per conto di JDA, azienda che fornisce soluzioni per il retail su un mercato assai più maturo del nostro come quello britannico in cui quasi la metà (47%) dei consumatori hanno fatto almeno la metà degli acquisti natalizi online. Durante il periodo natalizio 2014 infatti, rivela la ricerca, il 31% degli inglesi che hanno scelto l’e-commerce ha avuto problemi con il suo ordine: il 49% ha mancato la consegna, mentre il 45% non ha mai ricevuto il pacco o l’ha ricevuto in ritardo. Era andata meglio ne 2013, quando solo un cliente su cinque aveva segnalato disservizi.

L’ascesa del click and collect

Il 39% dei consumatori, più accorto, ha optato per il ritiro in negozio citando due motivazioni: l’assenza di spese di spedizione (per il 61%) e la maggiore convenienza (53%). Un’esperienza generalmente soddisfacente tanto che il 34% ha detto che la utilizzerà anche il prossimo Natale. E un quarto ha dichiarato di avere privilegiato proprio i retailer che offrivano questo servizio rispetto a quelli che non davano la possibilità d ritirare l’ordine in negozio. Anche qui però ci sono delle lamentele che riguardano le lunghe attese in negozio per carenza di personale, l’assenza di un’area appositamente dedicata al ritiro e il troppo tempo impiegato dagli addetti per recuperare in negozio i prodotti ordinati online.

L’e-shopper è impaziente…

“La crescita dell’e-commerce nel Regno Unito non mostra di voler rallentare. Parallelamente, le aspettative dei clienti riguardo al servizio non sono mai stata così alte, tanto che il cliente è pronto ad acquistare altrove (altro sito o negozio fisico) nel momento in cui le sue richieste non sono soddisfatte. E questo pone una grande pressione sui retailer, in particolare durante il periodo natalizio quando la domanda si impenna” chiosa Jason Shorrock, retail strategy director di JDA.

Tutto il mondo vuole dimagrire: l’avanzata del cibo sano, fresco e un po’ più caro

Fonte: NIelsen Global Health & Wellness Survey Q3 2014.

Cosa vogliamo per il nostro futuro, o quanto meno per il nostro 2015? La felicità, più soldi, un mondo migliore? Macché, la metà di noi come desiderio per il nuovo anno vuole dimagrire. Per raggiungere questo obiettivo prezioso, agognato dal 50% degli intervistati dall’ultima Global Health & Wellness Survey effettuata da Nielsen in 60 Paesi del mondo, le strategie passano principalmente per l’attività fisica e per un cambio nella propria alimentazione. Quindi per una dieta, che comprende porzioni più piccole, più alimenti freschi e meno prodotti industriali, meno grassi e zuccheri. E se il nuovo regime alimentare costerà un po’ di più pazienza, basta che non si esageri.

Stiamo insomma assistendo a un cambio negli stili di vita e nelle coscienze che coinvolge mezzo mondo, Paesi sviluppati ed emergenti, quanto meno nei desideri e nelle aspettative. Se poi tutto ciò si tradurrà in realtà, lo dirà l’analisi dei consumi di questo 2015 appena iniziato. Ma vediamo più in dettaglio i risultati della ricerca.

 

Back to Basics, l’ascesa del cibo sano, semplice e naturale

Dunque un intervistato su due quest’anno ha intenzione di perdere almeno un paio di chili. Per fare ciò, nel 75% dei casi cambierà il suo regime alimentare. Ma in che modo? Il 65% ridurrà i grassi (era il 70% nell’indagine realizzata nel 2011), il 62% mangerà meno cioccolato e dolci (stessa percentuale) mentre aumenta dal 55 al 57% la percentuale delle persone che per perdere peso hanno intenzione di introdurre nella dieta cibi più freschi e naturali. Il 41% ridurrà le porzioni, e il 37% consumerà meno alimenti confezionati. Aumenta la percentuale di chi si rivolgerà a una dieta con pochi carboidrati e molti grassi, dal 18 al 25%. Il 19% seguirà una dieta non specifica e l’11% opterà per un programma dietetico stile Weight Watchers.

Non solo: chi sceglierà di mangiare più sano è anche disposto a spendere un po’ di più, almeno fino e a un certo punto. E sono proprio i consumatori dei mercati emergenti quelli disposti a pagare di più pur di ottenere un’alimentazione più sana: il 94% in America Latina, il 93% in Asia-Pacifico e il 92% in Africa/Medio Oriente contro il 79% dell’Europa e l’80% del Nord America.

Va detto però che le definizioni di “cibo sano” non sempre coincidono nelle varie aree del Pianeta. Ad esempio gli OGM spaventano ma fino a un certo punto: se il 43% pensa sia importante evitarli, solo il 33% pagherebbe molto di più per non mangiarli.

Gli europei, i più restii al momento ad aprire il portafoglio per acquistare cibi con caratteristiche particolari, sono molto decisi in un caso su tre (31%) a pagare di più per alimenti naturali, ma se ben il 47% pagherebbe di più per acquistare alimenti senza OGM, solo il solo il 13% assegna un prezzo “plus” ai prodotti senza caffeina.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare