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Anna Muzio

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Prestazioni online, Iper in testa nella Gdo, Decathlon e Coop sul podio

Anche a luglio arriva la conferma, e grazie al mix di visibilità e prestazioni nelle ricerche su web Ipermercati Iper resta in testa alla classifica dei migliori brand del settore della grande distribuzione in termini di performance sul web secondo la graduatoria stilata da BEM Research.

La catena di distruzione italiana, che a inizio anno aveva perso la prima posizione, da alcuni mesi si conferma invece come il miglior brand della Gdo. Al secondo posto si piazza Decathlon, che scala alcune posizioni rispetto al mese precedente. Coop mantiene invece il gradino più basso del podio, mentre Esselunga perde alcune posizioni. Bricocenter chiude la classifica dei migliori 5 brand. Tra i Top 10 si trovano poi Despar, Gamestop, Leon Supermercati, Primark e Crai Supermercati.

La media del BEM Rank a luglio 2018 per i 34 brand della Gdo considerati è pari a 28,1 punti, in leggera flessione rispetto al mese precedente (-0,2%), ma in aumento del 5,3% rispetto a un anno prima. La media generale dei circa 450 brand monitorati con il BEM Rank ha visto invece a luglio 2018 un aumento dello 0,7% rispetto al mese precedente e una riduzione dell’1,4% se paragonato a un anno prima.

Considerando i due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Ipermercati Iper sembra eccellere per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il brand oppure perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Tra i brand con un’ottima visibilità rientrano, oltre ad alcuni già citati in precedenza, anche Carrefour e Primark.

Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta Leon Supermercati. Buone anche le prestazioni di Migros, Cisalfa, Mediaworld e Unieuro.

“La grande distribuzione italiana continua a mostrare un ottimo dinamismo, con una netta crescita dell’interesse e dell’attenzione verso il mondo digitale – commenta Carlo Milani, direttore di BEM Research –. I marchi della Gdo sono oramai consapevoli che le scelte di consumo degli italiani prendono sempre più spunto dal web. Web e social a oggi sono per lo più utilizzati per informarsi, mentre gli acquisti avvengono poi in un negozio fisico. Solo il 29% degli italiani acquista direttamente online, contro il 55% della media europea. Nei prossimi anni c’è però da aspettarsi un’impennata nella diffusione dell’e-commerce anche nel nostro paese, soprattutto quando gran parte della generazione dei millennials raggiungerà l’età adulta. Per la sopravvivenza delle aziende del settore è quindi fondamentale essere pronte alla competizione sul mercato digitale”.

Primo semestre 2018, il mercato real estate italiano si ferma a 3,3 mld di euro

Una battuta d’arresto che però non preoccupa gli operatori: stiamo parlando del volume investito in Italia nel primo semestre 2018, che ha raggiunto circa 3,3 miliardi di euro, segnando una diminuzione del 40% rispetto allo stesso periodo del 2017 – anno record – il cui volume tuttavia è stato notevolmente superiore alla media decennale.
Se il volume degli investimenti nel settore immobiliare nel 2017 ha superato il record storico registrato nel 2007, con oltre 11,3 miliardi di Euro considerando tutti i settori ad esclusione del residenziale, i dati del primo semestre 2018 esprimono dunque un trend diverso, che tuttavia aveva raggiunto un volume superiore più del doppio rispetto alla media degli ultimi dieci anni.
Nei primi sei mesi del 2018 nuovi elementi di incertezza, legati anche alla situazione politica ed economica italiana, hanno contribuito a rallentare la crescita sostenuta del volume degli investimenti immobiliari che proseguiva da ormai cinque anni. La domanda si conferma elevata, ma è più cauta rispetto al passato.
“La prima metà dell’anno è stata comunque dinamica. Sicuramente la situazione di stallo politico alla fine di maggio, seppur transitoria, ha rappresentato un ulteriore elemento d’incertezza sul Paese che ha rallentato l’attività d’investimento. Alcuni investitori si sono raffreddati sull’Italia, valutando le opportunità con maggior cautela rispetto al recente passato, ma l’interesse rimane forte, anche in un’ottica di diversificazione europea” commenta Joachim Sandberg, Head of Italy and Southern Europe Region di Cushman & Wakefield. “Si possono evidenziare alcuni trend che hanno caratterizzato il primo semestre: i capitali internazionali continuano a rappresentare la componente principale degli investimenti (circa 65%), ma l’attività degli investitori domestici (35%) è in aumento rispetto al 2017; continua la compressione dei rendimenti prime, con transazioni uffici chiuse sotto il 3,5%, segnale di un mercato in salute in cui l’interesse continua ad essere forte; ed infine la conferma dell’attenzione verso lo sviluppo immobiliare, sia che si tratti di grandi progetti di rigenerazione urbana, oppure di singoli immobili da valorizzare”.

Approfondendo l’analisi, la diminuzione dei volumi si riferisce prevalentemente al settore direzionale (-58%) ed è riconducibile ad una combinazione di cause diverse, ma principalmente alla carenza di prodotto in linea con gli standard internazionali, risultato della limitata attività di sviluppo e riqualificazione negli ultimi anni. Uffici e Retail si confermano i settori dominanti in termini di volumi transati (circa 35% ciascuno), seguiti dalla Logistica (12%) e dal settore Alberghiero (10%).

Per quanto riguarda il settore direzionale, la limitata offerta di prodotto “core” ha generato un’elevata competizione e quindi una compressione dei rendimenti “prime” fino a raggiungere valori minimi storici, intorno al 3,50% netto per Milano e 4,00% netto per Roma.
Secondo Claudia Buccini, Head of Research di Cushman & Wakefield in Italia: “In risposta a questo scenario, gli investitori hanno iniziato ad ampliare e diversificare le loro strategie di investimento, ad esempio valutando opportunità prime ma in location secondarie, con solidi fondamentali immobiliari; oppure progetti di sviluppo o riqualificazione per creare nuovo prodotto di grado A, con le caratteristiche di flessibilità ed efficienza attualmente richieste dai conduttori. In altri casi ancora, hanno spostato la loro attenzione su asset class alternative, quali residenze universitarie, residenze per anziani o strutture sanitarie assistenziali, che tuttavia rappresentano settori ancora poco maturi nel mercato italiano e possono richiedere una più lunga fase di analisi e valutazione dell’investimento”.
Milano rimane più resiliente rispetto ad altri mercati italiani, confermandosi come “gateway city” in Europa, in grado di competere con gli altri mercati europei e attrarre un numero crescente di investitori e corporate, nonostante l’attuale situazione di incertezza politica.
Il Retail continua ad essere un target per gli investitori, con particolare riferimento a Centri Commerciali (55% del volume retail) e High Street (30%), e circa il 60% delle transazioni registrate nel primo semestre è rappresentato da portafogli. Per quanto riguarda il segmento delle high street, le città principali si confermano Milano, Roma, Venezia, Firenze e in minor misura anche Torino, dove l’interesse degli investitori è alimentato dalla dinamicità del mercato delle locazioni e dal trend positivo dei canoni, sostenuti dai flussi turistici che caratterizzano queste città. Per quanto riguarda il segmento out of town, il mercato è sempre più polarizzato, con domanda crescente e pressione sui rendimenti per i centri riconosciuti come “retail destination”, mentre soffrono i prodotti secondari non supportati da solide catchment area.

 

Cresce la logistica

La Logistica, che rappresenta il 12% sul totale degli investimenti, è l’unico settore che mostra un andamento in crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+25% ma partendo da una base limitata), a conferma del forte interesse generato dalla continua evoluzione dell’e-commerce e dall’espansione della grande distribuzione. Gli investitori sono focalizzati su opportunità immobiliari con contratti di locazione di lunga durata e conduttori affidabili, ma valutano anche opportunità di sviluppo per creare nuovo prodotto in linea con le richieste sempre più sofisticate degli operatori.
Infine, il mercato Alberghiero presenta interessanti opportunità e ampi margini di crescita, non solo nei mercati principali quali Milano, Roma, Venezia e Firenze, dove l’attenzione degli investitori è sempre elevata, ma anche in location secondarie che offrono rendimenti appetibili, oppure considerando asset class “alternative” quali residenze per studenti e ostelli, settori attualmente in evoluzione.
Conclude Carlo Vanini, Head of Capital Markets di Cushman & Wakefield in Italia: “Sicuramente il rischio legato al Paese è aumentato rispetto all’inizio del 2018 ed è ormai certo che nel 2019 la Banca Centrale Europea interromperà il lungo periodo di politica monetaria espansiva. Come effetto dell’aumento dello spread, i costi di finanziamento sono già cresciuti e gli investitori sono più cauti, soprattutto quelli internazionali, ma le opportunità che l’Italia offre rimangono elevate. Il driver principale per l’investimento immobiliare rimane il contesto economico del Paese, per il quale è previsto un andamento positivo nel 2018. È pertanto prevedibile che la crescita degli investimenti immobiliari prosegua in linea con il trend degli ultimi anni, pur se in modo più cauto e a ritmi meno sostenuti, con un’attenzione sempre maggiore ai fondamentali e all’evolversi della situazione politica”.

Consumi non food, avanti pianissimo: l’Osservatorio Gs1 Italy

Crescono lentamente ma con costanza i consumi non food in Italia. Nel 2017 sono aumentati dello 0,5% rispetto all’anno precedente, toccando quota 103.685 milioni di euro contro i 103.147 del 2016. Una crescita molto inferiore rispetto all’anno precedente (nel 2016 l’aumento era stato dell’1,6% rispetto al 2015) ma anche rispetto a quella fatta registrare da alimentari e bevande (+2,2%), dagli articoli per l’igiene della persona e della casa (+2,2%) e dai servizi (+2,9%) e anche dai consumi totali (+2,9% per un ammontare di 1058,9 miliardi di euro).
La fotografia è scattata dall’edizione 2018 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, condotto ogni anno in collaborazione con TradeLab, che non tiene conto di servizi e categorie che portano l’intero settore del non food così come censito dall’Istat a consumi per 157.593 milioni, con un aumento dell’1,8%. Lo studio analizza anche separatamente i 13 mercati che compongono l’universo del non-food, ed evidenzia situazioni molto differenti, con settori che sembrano aver beneficiato molto più di altri dei segnali di ripresa.

 

Bene edutainment, sport e profumeria

Se infatti l’edutainment cresce addirittura del 5,0% nel 2017 e fanno registrare performance molto positive gli articoli per lo sport (+3,7%), i prodotti di profumeria (+3,1%), i prodotti per l’automedicazione (+2,4%) e l’ottica (+1,6%), altri mercati sembrano stagnanti, con percentuali di crescita quasi impercettibili (mobili e arredamento con il +0,8%, bricolage con il +0,7%, elettronica di consumo con il +0,4%) mentre quattro mercati hanno addirittura il segno meno davanti alla variazione del fatturato dal 2016 al 2017: è il caso dei casalinghi (-0,4%), della cancelleria (-0,4%), del tessile (-0,8%) e dell’abbigliamento e calzature (addirittura -1,8%). Va però segnalato in quest’ultimo caso che nel 2016 abbigliamento e calzature avevano fatto registrare una performance perfino peggiore, con il -2,3%.

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy è giunto alla sua sedicesima edizione. «L’edizione 2018 – commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy – ha registrato per il terzo anno consecutivo un dato positivo, che, seppure sia il più basso dell’ultimo triennio, rispecchia il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e il ritorno al processo di sostituzione di alcuni prodotti con tecnologie e design innovativi. Altri segnali interessanti emergono dall’analisi più approfondita dei 13 comparti non alimentari monitorati dall’Osservatorio: se, infatti, la ripresa accomuna quasi tutto il mondo del Non Food, si esplica in modo differente nei singoli mercati. Esclusi pochi settori con segno negativo, come casalinghi, tessili e cancelleria, alcuni sono cresciuti in modo significativo – edutainment in primis -, altri hanno evidenziato una certa stabilità, mentre altri, come abbigliamento e calzature, sono riusciti a frenare i trend negativi degli anni scorsi».

Panini Durini, club deal con Astraco, 20 punti vendita ed estero nel futuro

Astraco, società di advisory indipendente, attiva da gennaio 2018 sotto la guida di Nino Dell’Arte ha organizzato e strutturato l’ingresso di investitori privati in Pancioc S.p.A., società attiva nella gestione della catena di lunch bar tavola fredda a marchio Panini Durini. 

L’operazione è stata perfezionata attraverso l’acquisizione di una quota di maggioranza di Panini Durini da parte di una società veicolo ad hoc costituita e capitalizzata dal club deal. Nell’acquisizione ha co-investito, attraverso uno strumento di debito mezzanino, il Fondo Impresa Italia gestito da Riello Investimenti Partners SGR. I soci fondatori rimarranno co-investitori assieme alla nuova compagine azionaria.

Panini Durini, fondata nel 2011 con il primo lunch bar dal format innovativo e dal concept italiano, conta oggi 14 punti vendita localizzati nelle aree centrali e più strategiche di Milano e altri tre all’interno di centri commerciali. Ha riscontrato un notevole successo sulla piazza milanese grazie al sapiente posizionamento di prodotto e alla coerenza operativa, registrando un fatturato di 9.5 milioni di euro nel 2017 e una proiezione di chiusura prossima agli 11 milioni di euro per il 2018. 

L’obiettivo strategico del progetto è di sostenere una fase di ulteriore sviluppo ampliando il network di Panini Durini di oltre 20 nuovi punti vendita in Italia e all’estero nel corso del prossimo triennio. Panini Durini sarà guidata da un nuovo Amministratore Delegato, Domenico Mazzeo, investitore del club deal promosso da Astraco e manager di successo nel settore food retail, con alle spalle numerose esperienze tra le quali Obicà.

Il modello di Astraco, nel solco delle nuove forme di private equity, è quello di club deal trasparente, flessibile e con incentivi fortemente legati alle performance. Gli investitori partecipanti, ad oggi famiglie imprenditoriali, selezionano direttamente i progetti di investimento a cui aderire in base al proprio gradimento, alla comprensione delle leve operative di creazione di valore ed al contributo strategico proveniente dalle rispettive esperienze nei settori industriali di appartenenza.

 

Gli advisor

Astraco e gli investitori privati sono stati assistiti dallo studio DWF, dai partner Luca Cuomo e Michele Cicchetti, con la collaborazione di Gianni Vettorello, Matteo Polli e Artemis Tiamkaris per gli aspetti legali e contrattualistici e dallo studio Nctm, dal partner Manfredi Luongo con un team composto da Vincenzo Cantelli e Stephanie Cappella, per gli aspetti fiscali e di strutturazione dell’acquisizione. La Due Diligence finanziaria è stata completata da Deloitte Transaction Services con il partner Luca Zesi. Riello Investimenti Partners SGR S.p.A. con un team guidato da Luigi Terranova e Alberto Lampertico è stata assistita dallo studio legale Pavia e Ansaldo con la partner Marina Balzano e l’associate Giulio Asquini.

Gli azionisti di Pancioc sono stati assistiti dall’advisor finanziario K Finance, partner di Clairfield International, con il partner Filippo Guicciardi, il director Maximiliano Turelli e l’analista Beatrice Reggiori; degli aspetti fiscali si è occupato lo Studio Villa & Villa e Associati con i partner Emiliano Villa e Giacomo Volpi e degli aspetti legali e contrattualistici si sono occupati lo studio Alpeggiani, con il partner Niccolò Piccone, lo studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners, con i partner Gerardo Gabrielli e Andrea Taurozzi e gli associate Andrea Mossa e Jacopo Ceccherini e lo Studio Legale Pepe & Ass.ti, con il Partner Francesco Ferrara.

[notizia da comunicato stampa]

Nasce Aicube, centrale d’acquisto tra Carrefour, Gruppo Pam e Gruppo Végé

Un nuovo soggetto si affaccia nella Gdo nazionale: è la nuova AICUBE, acronimo di Associazione Imprese Internazionali Indipendenti, frutto dell’accordo tra Carrefour Italia, Gruppo VéGé e Gruppo PAM. L’alleanza tra i tre fondatori crea una centrale d’acquisto tra le tre insegne e si fa promotore da subito di un’offerta di assoluta convenienza, tra Marca del Distributore e Marca Industriale, e della tutela per le PMI “Made in Italy”.

L’accordo, che vede i tre soci fondatori in posizione totalmente paritetica, avraà una durata almeno triennale, con una valenza esclusivamente in ambito nazionale e un sistema di mandati a negoziare incrociati. L’alleanza, tuttavia, non preclude l’ingresso futuro di altri soggetti della Gdo.

Market share del 14,3 %

La nuova AICUBE va a posizionarsi nei primi posti del ranking delle centrali d’acquisto in Italia, con un market share del 14,3% (elaborazioni Aicube su GNLC Nielsen – Febbraio 2018). Rappresenterà in fase di negoziazione 5.179 punti vendita distribuiti in tutte le regioni italiane, per una superficie commerciale totale di 3,15 milioni di metri quadrati e un fatturato complessivo al consumo (incluso gruppi mandanti) di 16 miliardi di euro (dati 2017).

Perché una nuova centrale d’acquisto in Italia
L’alleanza strategica tra Carrefour Italia, Gruppo VéGé e il Gruppo PAM spariglia le carte nel panorama nazionale della Gdo e getta le basi per una fase di rinnovamento di cui beneficerà il mercato nel suo complesso. AICUBE consente ai retailer fondatori di rivestire un ruolo da indiscussi protagonisti in un mercato sempre più orientato e condizionato dal digital. Da subito, AICUBE si fa garante sia di un’offerta commerciale di qualità a condizioni più vantaggiose per il cliente finale, sia di una maggiore opportunità a scaffale per i prodotti di marca, di ben altro spessore rispetto alla logica dei Discount.

Focus sulle MDD

Gli obiettivi immediati della nuova centrale d’acquisto sono la definizione degli accordi di base con i principali fornitori comuni, l’identificazione di sinergie sulla Marca del Distributore mainstream e la condivisione di politiche comuni verso i co-packer, per quanto attiene la Marca del Distributore premium. Molta attenzione verrà messa nella condivisione con l’industria di trend e dati sul consumo, in modo da indirizzarne sinergicamente la crescita. Infine, particolare importanza verrà posta nell’assicurare un nuovo equilibrio nei rapporti commerciali, a tutela delle PMI del “Made in Italy”.

Le motivazioni e le prospettive che hanno condotto Carrefour Italia, Gruppo VéGé e Gruppo PAM ad allearsi creando la nuova piattaforma centralizzata per la negoziazione sono state illustrate da Stéphane Coum, Presidente di Carrefour Italia, Nicola Mastromartino, Presidente Gruppo VéGé e Salvatore Dina, Presidente di PAM Panorama S.p.A..

“L’alleanza presentata oggi è un tassello importante per sostenere in Italia la transizione alimentare, punto cardine della nuova strategia di Gruppo annunciata lo scorso 23 gennaio. Per accelerare questo percorso, Carrefour Italia è da una parte impegnata a valorizzare le proprie filiere e le produzioni locali, e dall’altra a sviluppare accordi sinergici come quello annunciato oggi” ha sottolineato Stéphane Coum, Presidente di Carrefour Italia. “Grazie alla nuova Aicube, Carrefour Italia potrà offrire ai propri clienti prodotti di qualità a prezzi equi, e nel contempo valorizzare le produzioni italiane sia in Italia che all’estero. Già oggi, infatti, Carrefour Italia esporta oltre 640 prodotti di circa 100 fornitori italiani nei nostri negozi di Francia, Belgio e Spagna per un totale di più di 184 milioni di Euro”.

“Come è nostra tradizione, ci siamo assunti responsabilmente e con senso pratico il compito di studiare una soluzione innovativa che assecondasse ancora meglio le istanze dei clienti che desiderano trovare sugli scaffali la massima scelta, tra prodotti di qualità della marca industriale e a marca VéGé, alle migliori condizioni di mercato” – ha dichiarato Nicola Mastromartino Presidente Gruppo VéGé. “VéGé, pur leader indiscusso negli ultimi anni per crescita di quote e ricavi, ha voluto intavolare un confronto con Gruppo PAM, cui ci lega un’esperienza estremamente positiva di collaborazione e sinergie, e con Carrefour Italia, nella consapevolezza condivisa che solo unendoci avremmo avuto la possibilità di avere maggiore scelta, acquistare meglio e garantire prezzi più convenienti ai nostri clienti. AICUBE è tutto questo, ma non solo. Abbiamo condiviso, infatti, anche l’impegno a essere un interlocutore che tutela l’affidamento delle piccole e medie imprese che, in questi anni, hanno fatto insieme a noi un percorso di crescita.”

“Dopo diversi anni di proficua collaborazione tra VéGé e Pam annunciamo con piacere la nascita della nuova Aicube arricchita dalla presenza di Carrefour Italia” ha dichiarato Salvatore Dina Presidente Gruppo PAM “La nuova compagine godrà del rinnovamento e dei nuovi stimoli grazie all’apporto di competenze maturate anche in ambito internazionale. La nuova Aicube rappresenta per la grande industria di Marca un nuovo standard di efficienza ed opportunità nello scenario della distribuzione alimentare del mercato italiano.”

Sono di Pinko, Furla e Patrizia Pepe le migliori perfomance digitali nel fashion

Specchio specchio delle mie brame, chi è il brand italiano con le migliori prestazioni digitali? A questa domanda ha risposto la ricerca di Netcomm e Contactlab, che ha analizzato le performance di 19 marchi italiani in campo digitale i quali, in generale, mostrano significative competenze nell’esperienza di navigazione sui siti, molte iniziative sui social anche attinenti all’acquisto e un ottimo livello di localizzazione nei Paesi europei e in Russia.

Tra le aree “grigie” o comunque migliorabili ci sono invece la capacità di espandersi al di fuori dall’Europa, l’offerta di servizi Cross Channel, lo Style Advisory e la trasparenza sull’origine dei prodotti.

La Digital Competitive Map, provata metodologia Contactlab  che dal 2014 analizza e valuta il posizionamento digitale dei marchi del Lusso sia da una prospettiva strategica di globalizzazione sia dell’esperienza cliente, viene per la prima volta estesa al mondo del Contemporary Fashion. La ricerca Netcomm-Contactlab è stata presentata in occasione di Netcomm Focus Fashion & Lifestyle, appuntamento di riferimento per la trasformazione digitale e l’e-commerce delle aziende del fashion, del beauty e del design tenutosi a Milano.

L’analisi, condotta tra febbraio e giugno di quest’anno, riguarda 189 parametri suddivisi in una matrice tra “Digital Strategic Reach” che copre gli aspetti più strategici: in quanti Paesi e su quali canali vendere via e-commerce nel mondo, con quale ampiezza di gamma, con quale trasparenza sul Paese di origine dei prodotti, e in “Digital Customer Experience” ovvero tutti gli aspetti inerenti alla qualità ed efficacia dell’interazione tra brand e clientela come la navigazione sui siti, l’esperienza di acquisto online, la comunicazione via Direct Marketing e Social, fino ai servizi Cross-Canale online/offline offerti.

Tre marchi si mettono particolarmente in luce: Pinko, che dalla somma dei punteggi emerge come il marchio più competitivo, con un ottimo bilanciamento sui due assi della matrice; Furla, che si distacca molto sull’asse verticale “Digital Strategic Reach” per il significativo livello di globalizzazione raggiunto non solo in Europa, ma anche in Asia e Stati Uniti e Patrizia Pepe, che offre alla clientela una  piacevole esperienza di navigazione e interazione digitale.

Per quanto riguarda la copertura e-commerce attraverso canali diretti, il panel performa molto bene in Europa (Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Polonia), bene in Russia, ma al momento è meno presente negli Stati Uniti e nei Paesi Asiatici.

Rispetto ai marchi del Lusso, il panel Contemporary Fashion è meno presente sugli E-tailer specializzati nel Fashion & Luxury come Net-a-Porter, LUISAVIAROMA e Mytheresa. È invece più presente su Amazon Moda, probabilmente una scorciatoia per raggiungere i consumatori, nonostante l’esperienza di navigazione e il posizionamento dei marchi possa risultare molto confusa. Infatti, similarmente a quanto si riscontra sui grandi E-tailer cinesi come JD.com, risulta assai arduo dare una identità ai negozi “ufficiali” dei brand, differenziandoli dai distributori non ufficiali e senza incappare nel rischio di falsi.
“Il Panel Contemporary Fashion risulta molto attivo sui social, non solo a livelli di posting, ma anche di vendita diretta tramite Facebook e Instagram, rispetto ai brand del mondo del Lusso” spiega Marco Pozzi, Senior Advisor di Contactlab -. Note dolenti invece sulla cross-canalità da online a negozi fisici, con pochi brand pronti a offrire servizi come l’acquisto online con ritiro in negozio o la possibilità di rendere o cambiare in store quello effettuato sul web, mixando l’aspetto digitale e quello reale ”. Solo Falconeri, Patrizia Pepe e Pinko permettono di verificare la disponibilità in negozio da sito web, mentre Elisabetta Franchi consente di prenotare un appuntamento in negozio dal sito.

Un vero peccato infine che online la trasparenza sul Paese di produzione dei prodotti sia molto limitata. Questo rappresenta un mancato vantaggio competitivo soprattutto per i marchi che desiderano espandersi nei Paesi asiatici, dove la trasparenza è apprezzata e richiesta da una clientela amante della qualità italiana e francese. Falconeri e Patrizia Pepe rappresentano eccezioni positive.

Nio, il negozio dei cocktail “pronti all’uso” lancia il franchising

Un cocktail nel sacchetto. I negozi che vendono tutto ciò che serve per fare un cocktail, compresi kit pre-confezionati, stanno comparendo in varie capitali europee: e potrebbero essere la next big thing anche in Italia o quanto meno questa è la scommessa di NIO Cocktails, la start up italiana che ha annunciato l’avvio del progetto franchising per rafforzare la presenza nel B2C. La proposta NIO comprende una drink list composta da una selezione dei cocktail più conosciuti e apprezzati a cui si aggiungono limited edition e proposte stagionali.

I cocktail sono in versione ready to drink, da bere con la semplice aggiunta di ghiaccio.  Sono mixati secondo le ricette tradizionali, personalizzate dal tocco inconfondibile di Patrick Pistolesi, mixologist di fama internazionale e socio NIO. La produzione è Made in Italy, con ingredienti premium, senza l’aggiunta di additivi o conservanti. L’alcolico è contenuto in una busta di plastica alimentare sigillata e inalterabile.

“L’avvio del franchising era un passo che volevamo compiere fin dall’inizio e che ora si realizza – commenta Luca Quagliano, CEO e ideatore di NIO Cocktails –. Abbiamo utilizzato il web e l’e-commerce per lanciare i nostri cocktail pronti all’uso in Italia e all’estero, con grande soddisfazione. Il prossimo step guarda al presidio dei canali tradizionali, con l’apertura di negozi in franchising in cui le persone potranno riscoprire il mondo dei cocktail e provare l’esperienza d’uso e la qualità di NIO”.

 

Flagship store nel design district milanese

Il flagship store di NIO Cocktails da poco inaugurato in via Tortona 15 a Milano farà da modello per l’avvio del progetto franchising. La formula NIO prevede il pagamento solo degli arredi del negozio, senza royalties e senza fee. Il costo di avvio di uno store franchising è di circa 40.000 euro (esclusi i costi fissi della location).


Per l’apertura di un NIO Store in franchising è necessaria la licenza di vendita di prodotti alcolici e una location di circa 25 metri qudri all’interno di centri commerciali di rilievo o in aree dedite allo shopping dei principali capoluoghi.
L’espansione di NIO nel settore retail andrà di pari passo con le attività di comunicazione multicanale che stanno supportando un cambiamento culturale nelle abitudini del bere social: se fino a poco fa andare a cena da amici o invitare qualcuno a casa prevedeva quasi esclusivamente l’acquisto di vino o birra, oggi chiunque può diventare un bartender e offrire un Margarita o un Negroni perfettamente mixati. Questo vale sia per i privati sia per le tante attività economiche che hanno visto in NIO un potenziale partner per aggiungere in catalogo un prodotto – e un’esperienza – altrimenti difficile da offrire  come alberghi, ristoranti, negozi e aziende.

NIO Cocktails nasce dalla passione e dall’idea di Luca Quagliano, spirit lover, collezionista di liquori pregiati e imprenditore e degli amici e soci Alessandro Palmarin e Massimo Palmieri.

Pam Panorama dedica una private label alla frutta esotica

Pam Panorama è la prima insegna della Gdo italiana a dedicare una linea private label alla frutta esotica. C’è una prima volta per tutto e le private label, antica Cenerentola sugli scaffali, ormai si presentano spesso come linee avanzate e innovative: ma la frutta esotica finora non era stata considerata: lacuna colmata grazie a Pam Qualità per te”.

Il motivo di questa new entry è presto detto: negli ultimi 10 anni, in Italia, si è assistito a un forte aumento dei consumi di frutta tropicale, una tendenza sviluppatasi di pari passo all’aumento dei consumi di frutta e verdura freschi e che oggi registra cifre da record, per un totale di 840mila tonnellate di frutta esotica consumate in un anno.

Pam Panorama è il primo player della Gdo a introdurre una nuova gamma dedicata agli amanti di prodotti e sapori lontani. La linea Frutta Esotica è disponibile nei negozi da giugno, è composta da 11 referenze a marchio Pam Qualità per te e comprende i più noti avocado, cocco e melograno, alcune varietà di mango e papaya, ma anche, lime, pomelo e bananito.

Una particolare attenzione è stata dedicata alla creazione dello speciale espositore, che riporta alcune utili informazioni: dai segreti per sbucciare facilmente la frutta esotica, ai piccoli consigli per gustare al meglio il frutto, fino alle indicazioni dei benefici nutrizionali. Ogni frutto, infatti, si distingue per delle proprietà nutritive, come la ricchezza di vitamina C in mango, papaia, lime, pomelo e frutto della passione, vitamina E nell’avocado, vitamina K nel melograno e potassio e fosforo in cocco e bananito.

“Siamo orgogliosi di essere i primi in Italia ad offrire ai consumatori una linea private label di frutta esotica, nata da un’attenta selezione dei prodotti più amati dagli italiani insieme ai nostri migliori fornitori. Ogni giorno infatti lavoriamo per garantire un assortimento che sia in linea con gli ultimi trend, ma allo stesso tempo di alta qualità e conveniente” ha detto Fulvio Faletra, Direttore Customer Engagement Pam Panorama.

 

Insegne luminose, in Francia è stop dall’una alle 6 del mattino

Sostenibilità e inquinamento luminoso si incrociano e in modo radicale – siamo in Francia in fondo – la decisione è presa ed è entrata in vigore: dal 1 luglio le insegne e le pubblicità luminose dovranno essere spente dall’una di notte alle sei di mattino.  La misura sarebbe piaciuta alla nostra Margherita Hack e un po’ meno ai retailer d’Oltralpe, che hanno avuto comunque ben sei anni per adeguarsi: il decreto attuativo risale al 2012. L’obiettivo è limitare l’impatto dell’inquinamento luminoso notturno, che si è intensificato negli ultimi anni. E anche risparmiare energia.

Come spiega francinfo, oltre l’80% dell’umanità vive sotto cieli inondati di luce artificiale e un terzo della popolazione del pianeta non può mai vedere la Via Lattea.  E negli ultimi venti anni, la quantità di luce emessa durante la notte è aumentata del 94%. Sul banco degli imputati ci sono i lampioni e l’illuminazione stradale sempre più intensa.

Il divieto è in vigore in tutto il Paese, ad eccezione degli aeroporti e delle città con più di 800.000 abitanti, nelle quali i sindaci adottano i propri regolamenti. I prefetti possono consentire “eccezioni alla regole” durante eventi eccezionali, ad esempio durante le luminarie natalizie.
Un altro decreto, risalente al 2013, prevedeva lo spegnimento delle vetrine e degli uffici dall’una del mattino. Ma le valutazioni condotte dall’Associazione nazionale per la protezione del cielo e dell’ambiente notturno (ANPCEN) mostrano che la misura non è molto seguita, per mancanza di controlli sufficienti.

“Alcuni, forse a causa della mancanza di informazioni, non seguono questa misura, mentre altri ritengono che dal momento in cui non c’è una verifica, sia inutile seguirla. Dono a favorevole allo spegnimento di questi dispositivi luminosi durante le ore non di punta: abbiamo tutto da guadagnare, in euro, in kilowattora, nel ridurre l’inquinamento luminoso e soddisfare le aspettative dei francesi ” ha detto a francinfo Anne-Marie Ducroux, presidente ANPCEN.

Se questo decreto sarà seguito, ridurrà il consumo di energia facendo risparmiare ogni anno 1.000 gigawattora, l’equivalente del consumo di elettricità di 370.000 famiglie.

Aldi punta sul vino con un nuovo sito web, e incassa un premio per l’Amarone

Punta su un’enoteca con una buona selezione di vini, ma anche sul consiglio, tallone d’Achille delle proposte di vino nella Gdo, Aldi con due iniziative: un nuovo sito web vinoteca.aldi.it e una brochure interamente dedicati al mondo dei vini, disponibile all’ingresso in tutti i negozi ALDI. 
Una vetrina online completamente dedicata ai diversi vini a scaffale e una guida cartacea utile all’esperienza d’acquisto sono i nuovi strumenti che ALDI ha realizzato pensando ai propri clienti. Sia gli esperti più preparati, che desiderano approfondirne la conoscenza, sia coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo del vino possono conoscere le proposte di ALDI e il loro ottimo rapporto qualità-prezzo e individuare facilmente la bottiglia che meglio soddisfi le loro esigenze. Nel sito web e nella brochure, l’assortimento è infatti organizzato secondo l’occasione d’uso: per tutti i giorni, per un aperitivo, un’occasione importante, un dopocena, una festa o come regalo. Uno “stratagemma” per semplificare la scelta dell’etichetta ideale e accompagnare perfettamente il momento in cui si vuole degustare un buon vino, che facilita anche chi non è un esperto sommelier e comunque accelera la scelta a tutti.

 

Un premio all’Amarone

La grande attenzione che ALDI presta alla qualità dei propri vini è stata premiata: lo scorso 5 luglio il vino Amarone della Valpolicella San Zenone DOCG da 750 ml ha ricevuto il “Premio New Entry 2018” nella categoria Alcolici e birra, in occasione della nuova edizione dei Brands Award. Attraverso questa iniziativa, che nella prima metà dell’anno individua le migliori performance dei prodotti lanciati sul mercato della Gdo, sono stati proprio i clienti di ALDI a riconoscere l’interesse che il brand pone nei confronti dei propri prodotti enologici. L’Amarone della Valpolicella San Zenone DOCG è presente tutto l’anno in assortimento.
La Vinoteca ALDI è presente in ogni punto vendita ed è consultabile sia online sia attraverso la brochure dedicata. L’assortimento conta circa un centinaio di referenze tra vini rossi, bianchi, rosé, spumanti e frizzanti che incontrano i gusti più diversi e si adattano a ogni occasione d’uso. Nella scelta dei vini, ALDI ha puntato su un assortimento italiano che lascia spazio a tutte le aree di produzione d’Italia e alle principali varietà di uva.

 

Un punteggio dal sommelier

Proprio a dimostrazione della particolare attenzione che viene riservata al vino, il brand collabora con l’analista sensoriale Luca Maroni, punto di riferimento della degustazione enologica in Italia, che ha assaggiato dal 1987 a oggi oltre 300.000 vini. Grazie a questa collaborazione, ALDI offre ai clienti un percorso di scoperta, consentendo di apprezzare al meglio consistenza, equilibrio e integrità dei vini, misurati tramite una scala di punteggio da 0 a 99 ideata da Maroni stesso e chiamata “Indice di piacevolezza”.

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