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Carmela Ignaccolo

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Carrefour Italia sceglie Join Tag per dialogare con i clienti

Carrefour Italia investe nell’innovazione digitale e si appoggia a JoinTag per catturare l’attenzione dei propri clienti. E’ di questi giorni la notizia dell’accordo tra Carrefour Italia e la milanese JoinTag, leader nel settore del proximity marketing e prima scelta dei brand più noti grazie all’innovativa piattaforma di proximity advertising Kariboo. Attraverso questo accordo in oltre 200 Carrefour Market e all’interno di 40 centri Iper verrà abilitata l’innovativa tecnologia proximity di JoinTag che consentirà di intercettare e dialogare con l’utente nei diversi micro-momenti: near store, in store e near product – cioè vicino al punto vendita, dentro al punto vendita e direttamente davanti al prodotto. La sofisticata piattaforma di Kariboo – che unisce strumenti di localizzazione, un vasto network di app e una rete fisica di i-beacon – intercetta infatti l’utente nella sua customer journey quotidiana ed è in grado di attivare notifiche push mirate, comunicandogli messaggi nei momenti fondamentali della decisione d’acquisto.

Contemporaneamente la tecnologia di JoinTag consente di profilare i clienti di Carrefour Italia tracciandone gli spostamenti all’interno dello store e diventando quindi fondamentale strumento per generare analytics e ottimizzare i processi di vendita.

 Marco Brandstetter, CEO di JoinTag ha dichiarato: “Grazie alla partnership con Carrefour Italia consolidiamo la presenza di Kariboo e il suo innovativo format delle notifiche push Real Time nel circuito della GDO, diventando strumento fondamentale per l’esperienza del cliente in store. “

Carrefour Italia è impegnata in prima linea nella ricerca di modi innovativi per migliorare la customer experience. Cerchiamo a questo scopo partner di eccellenza come JoinTag che, attraverso soluzioni tecnologiche all’avanguardia, ci permettono di anticipare e rispondere alle richieste in continua evoluzione dei nostri consumatori.”- commenta Pierre Queau, Direttore Marketing, Clienti, Servizi e Trasformazione Digitale Carrefour Italia.

Retail Plaza: la rivoluzione digitale sotto i riflettori dell’Elfo Puccini

Le idee non vanno imposte. Al contrario bisogna discuterle: è, infatti, dal confronto tra posizioni diverse che il più delle volte nasce qualcosa di buono. E di nuovo.

Un laboratorio di idee, dunque, è l’auspicio di chi nel futuro ci crede. E ci spera. Per uscire  dal tran tran degli schemi imposti e (magari) andare oltre.

Ed è proprio con questo spirito (quello di avviare il cambiamento, partendo da un confronto dialettico) che è stato organizzato il terzo appuntamento di Retail Plaza by TUTTOFOOD, del prossimo 15 maggio al Teatro Elfo Puccini.

Davide Pellegrini

“Anche nei due precedenti appuntamenti di Retail Plaza il coinvolgimento dei consumatori è stato prioritario. Ma questa volta – ci spiega Davide Pellegrini che insieme a Claudia Maccarini ha contribuito a creare il format – si è deciso di andare ben oltre, ricorrendo alla perfomance teatrale, in un vero e proprio spettacolo delle idee il cui focus sarà la rivoluzione digitale nel retail.”

L’obiettivo?

Far capire al consumatore che la Distribuzione e il Largo Consumo hanno tante cose da raccontare: si continuerà a sviluppare  concetti già discussi nei mesi scorsi, ma con il supporto di un format più spettacolare.

 Ce ne racconta la genesi?

L’idea di iniziale è stata quella di fare qualcosa di diverso dal solito convegno. Il carattere poliedrico di TUTTOFOOD, che contiene in sé una doppia anima (quella B2B della manifestazione nel quartiere fieristico e quella B2C del fuori fiera), ha costituito un assist importante in quanto ha permesso a Retail Plaza di uscire dai confini del consueto per cimentarsi in una formula originale, alle luci della ribalta…

Parliamo quindi una performance teatrale a tutti gli effetti?

Infatti. Questa volta Retail Plaza ha scelto di parlare direttamente alla società civile, scegliendo una location inedita: il palco di un teatro e dando vita a uno spettacolo peculiare.

La performance prevede una partecipazione articolata, che metterà a confronto giovani attori emergenti e  manager della filiera che interverranno sia dal Palco che dalla platea, promossa – per l’occasione – al ruolo di Contropalco.

Gli attori vestiranno i panni di ipotetici consumatori e monologheranno su alcuni temi di attualità, spaziando dai nuovi sistemi di pagamento alle loyalty, dall’innovazione di servizio alla privacy fino all’engagement.

Alle loro performance faranno seguito i manager: i loro non saranno interventi aziendalisti, diciamo che il motivo ispiratore sarà piuttosto quello dei ted talks, caratterizzati da quel mood, un filino visionario, capace di coinvolgere il pubblico e stimolare il dibattito. Compreso quello del Contropalco.

Una bella scommessa. Senza dubbio, non facile. L’impresa più ostica?

Ottenere attenzione da parte dei manager e convincerli ad adottare una prospettiva più dialettica, più orientata al futuro e meno all’hinc et nunc. Però, alla fine, l’abbiamo spuntata.

Che lo spettacolo abbia inizio.

Legal Forum: per discutere di normative. Focus sulle chiusure festive

Torna, per il quarto anno consecutivo, il Legal Forum “La Legge al Centro”, promosso dalla Commissione Consultiva Legale di CNCC. L’obiettivo?

Quello di offrire ad avvocati, giuristi d’impresa, leasing manager e operatori del settore, una panoramica delle novità e criticità legali attinenti alla filiera della industry dei Centri Commerciali.

Ha aperto i lavori Francesco Ruffino, Coordinatore Commissione Consultiva Legale CNCC – Studio Legale Frau Ruffino Verna.

Il Fisco

Nella prima tavola rotonda “Azienda e Fisco: tra attualità e futuro”, moderata da Luca Lucaroni, direttore finanziario di Eurocommercial Properties Italia, ci si è interrogati su alcuni temi di natura fiscale di particolare interesse per gli operatori del settore: nello specifico, il dibattito si è focalizzato su temi quali il riclassamento degli spazi comuni all’interno del centro commerciale, la disciplina dell’ammortamento nell’affitto di ramo d’azienda, e altre tematiche affini che sono state affrontate.

Locazioni & Co.

Nella seconda tavola rotonda “Affitti e Locazioni: disciplina e orientamenti giurisprudenziali”, che è stata moderata da Claudio Cocuzza dello Studio Legale Cocuzza & Associati, si è discusso dei temi di natura più squisitamente civilistica: dalla nozione di azienda alla qualificazione del rapporto affitto di ramo d’azienda versus locazione, dalle criticità in caso di affitto e retrocessione d’azienda in situazioni sia fisiologiche che patologiche, alla disciplina del trasferimento dei dipendenti e della responsabilità solidale o meno per i debiti aziendali.

Fisico o virtuale?

A seguire, è intervenuto Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad, sul tema “Online vs Offline: la visione degli operatori” che ha fornito la sua autorevole opinione su un argomento di particolare interesse per tutta la filiera distributiva.

Collegata a tale tema, è stata la successiva tavola rotonda, “I Luoghi sfidano l’e-commerce, moderata da Pietro Malaspina, Senior Advisor di AEDES SIIQ, in cui si è trattato il tema della sfida all’e-commerce. I nuovi format dei centri commerciali di successo, ubicati anche in ambito urbano, sono quelli in grado di diventare luoghi architettonicamente evoluti e piazze sociali dove il consumatore è attratto e coinvolto, facendo leva sulla sua dimensione esperienziale dell’acquisto fisico, impossibile da replicare on line.

Aperture o chiusure? La spina nel fianco

 Ha concluso il Forum una discussione sul tema più attuale del momento, nell’ambito dell’industria dei Centri Commerciali e del commercio in genere, ossia Aperture e chiusure: quale regolamentazione?”, alla luce della proposta di legge attualmente in discussione.

Si sono confrontati sul tema Francesco Pugliese, Massimo Moretti, Presidente del CNCC e Francesco Ruffino. La discussione ha fatto emergere la visione degli operatori, anche sotto l’aspetto giuridico.

«Circa il 17% dei punti vendita Conad – uno ogni sei – si trova in un comune sotto i 5 mila abitanti. Di questi, 165 sono nell’area prealpina, in comuni lontani e isolati dagli altri centri. Sono luoghi dove il negozio fornisce un servizio indispensabile e difficilmente sostituibile. Se il disegno di legge sulle chiusure domenicali sarà approvato senza modifiche anche questi esercizi saranno obbligati a restare chiusi per la maggior parte dei giorni festivi, obbligando i residenti, quando possibile, a spostarsi nei comuni turistici per fare la spesa», ha sottolineato Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad. «Mi chiedo se i relatori del ddl abbiano valutato l’impatto in termini economici, sociali e ambientali del provvedimento tenendo conto di aspetti come questo. Un provvedimento che penalizza il commercio fisico, dimenticando che, soprattutto nei piccoli centri, i negozi sono luoghi di relazione che nessuna forma di shopping virtuale potrà mai sostituire».  

Oggi abbiamo dibattuto anche sui profili legali del nuovo disegno di legge sulle chiusure domenicali che ha molti lati di debolezza – ha aggiunto Massimo Moretti.  Dal punto di vista della concorrenza e della costituzionalità invitiamo la Commissione a riflettere e a sviluppare questo importante tema. Noi, come CNCC, siamo ovviamente disponibili ad organizzare un incontro ed avere un confronto.”

Vendite tax free: in Italia il comparto va a gonfie vele

Vendite tax free alla grande: almeno per quanto riguarda il nostro Paese che, solo nel mese di dicembre 2018, è riuscito ad attrarre il 5% in più di turisti internazionali rispetto all’anno precedente e ad incrementare il proprio volume di vendite esentasse e lo scontrino medio rispettivamente del 12% e dell’8%. Valori importantiche hanno permesso all’Italia di chiudere l’anno con un + 7% nelle vendite tax free, +4% nella transazione media e +6% negli arrivi.

Ma chi sono i principali shopping tourist?

Cinesi e americani, essenzialmente, che detengono rispettivamente il 32% e il 12% delle vendite tax free realizzate durante l’anno.

Il 2019 è iniziato invece con una lieve flessione a valore (-3% vs. 2018 è la media per ogni singola transazione), ma con volumi interessanti: +6%.

Vediamo adesso quali sono i distretti dello shopping più gettonati.

In pole position, senza se e senza ma c’è il Quadrilatero della Moda milanese, cha da solo detiene oltre il 34% di market share e dove la media degli acquisti  si attesta a 1490 euro; seguono poi con una quota del 9% i mall di alta gamma con uno scontrino medio di 490 euro.

Il Quadrilatero della Moda nel dettaglio

Stando ai dati di Planet per il 2018 emerge un aumento delle vendite del 3% rispetto al 2017, a fronte però di una flessione del 4% nello scontrino medio registrato. I volumi degli acquisti tax free per l’area sono suddivisi in particolare fra via Montenapoleone (37%) e via Sant’Andrea (29%) con uno scontrino medio rispettivamente di 1498 € e 2375 €.

 “Nonostante la leggera flessione del valore della transazione media, i dati relativi all’anno appena trascorso testimoniano il costante favore che Milano riscuote presso il pubblico internazionale, in quanto capitale indiscussa della moda nel mondo” commenta Sara Bernabè, General Manager di Planet in Italia, e continua: “Il 2019 rappresenterà per il capoluogo lombardo una grande opportunità migliorare le vendite, poiché continueranno ad aumentare gli arrivi dei viaggiatori internazionali, con potere di spesa sempre più alto. Gli introiti generati dai turisti in visita, in particolare da quelli extra-europei, sono vitali per numerose realtà del segmento lusso. Basti pensare che a livello europeo, gli acquirenti internazionali spendono in media 3,7 volte di più degli acquirenti nazionali, con alcuni rivenditori che registrano fino al 60% delle vendite da clienti non domestici”.

Turisti e spese nel dettaglio

Fra i turisti più sensibili al fascino dello shopping made in Milano, primeggiano fra tutti i cinesi (con una market share del 30,5%) e uno scontrino medio di 1542 €, seguono i russi con uno scontrino di 1410 € e una quota di mercato dell’11% e chiudono il podio i viaggiatori statunitensi che nel 2018 hanno inciso per l’8% sul marcato tax free del distretto della moda, con una aumento degli acquisti del 27% vs 2017 e uno scontrino medio di 1503 euro, mentre sugli outlet hanno pesato solo per il 4%.

Turisti digitali: chi più chi meno

Paese che vai usanza che trovi. E questo succede anche quando gli stranieri fanno i turisti. Prendiamo per esempio i sistemi di pagamento: non tutti gli stranieri hanno le stesse abitudini. Se, infatti, i turisti americani utilizzano le più note applicazioni social del mondo occidentale quali Instagram e Facebook per le ricerche e scelgono di pagare ancora con le carte di credito, i turisti cinesi sono fortemente digitalizzati e pagano tutto con lo Smartphone, utilizzando per le ricerche e le prenotazioni piattaforme come Ctrip e WeChat, due dei più grossi player digitali nel mercato cinese.

Image by StockSnap on Pixabay

Le strategie dei retailer

I retailer italiani non devono quindi sottovalutare questi aspetti, per non precludersi i margini di crescita che questo target garantisce alle boutique presenti sul territorio. E non è dunque un caso che per dialogare con i clienti in arrivo dalla Cina, sempre più digital e amanti dello shopping in Italia MonteNapoleone District, è l’unico distretto del lusso in Europa ad aver aperto, grazie all’accordo con Digital Retex, un account ufficiale WeChat, un canale strategico con oltre 1 miliardo di utenti attivi. L’official account consente di fidelizzare la clientela cinese e indirizzare campagne e messaggi ad hoc valorizzando l’attività e gli eventi organizzati a livello associativo e dai singoli brand.

Sviluppare iniziative volte a migliorare il sistema ricettivo del distretto nei confronti dei clienti extra europei e non solo è uno degli obiettivi di MonteNapoleone District. I diversi eventi quali La Vendemmia, MonteNapoleone Yacht Club, la Christmas Shopping Experience, il nuovo MonteNapoleone Chinese New Year e il prossimo Leonardo 500 rientrano tra gli scopi principali dell’associazione e sono destinati a quanti amano esperienze uniche ed esclusive” ha dichiarato Guglielmo Miani, Presidente di MonteNapoleone District. “E per comprendere le diverse tradizioni e culture di una clientela sempre più internazionale organizziamo una serie di appuntamenti dedicati alla formazione del personale delle boutique in modo da instaurare un rapporto di fiducia duraturo nel tempo, secondo i codici di comportamento delle varie nazionalità. In questo contesto si inseriscono anche l’attività di promozione della destinazione Milano in occasione di ILTM a Cannes, dove abbiamo organizzato per il secondo anno consecutivo l’evento “Unexpected Milan” in collaborazione con il Comune di Milano e alcuni dei più prestigiosi hotel 5 stelle della città che sono parte dell’associazione a cui si sono aggiunte quest’anno anche alcune strutture del lago di Como”.

Uno sguardo al futuro

Per quanto riguarda le previsioni per l’anno in corso, Il primo trimestre 2019 si chiuderà per la Penisola con un +2,2% vs. 2018 negli arrivi internazionali, un risultato nettamente superiore alla media europea del +1,1% e alle previsioni di arrivo dei singoli principali paesi dell’Unione come la Francia (-2,5% di arrivi nel Q1 2019), Gran Bretagna (+1,3% di arrivi nel Q1 2019) e Spagna (+1,3% di arrivi nel Q1 2019). In questo contesto, da osservare i turisti provenienti da Tailandia, Taiwan e Kuwait, che registreranno incrementi relativi negli arrivi rispettivamente del +46%, +10% e +9,7%.

 

Bruno Barbieri, star della cucina italiana, è il nuovo testimonial di EasyCoop

Bruno Barbieri, punta di diamante della cucina italiana, autore di numerosi libri e protagonista di programmi televisivi di successo, è il nuovo testimonial di EasyCoop. Con questa collaborazione, il brand inaugura “EasyCoop, easy life.”, la nuova campagna di comunicazione volta a raccontare tutta la comodità, la freschezza e la qualità del servizio.

Con un assortimento di oltre 13 mila prodotti – di cui più di 3 mila freschissimi (frutta, verdura, carne, pesce, salumi, latticini) – EasyCoop è il servizio di spesa online e consegna a domicilio di Coop Alleanza 3.0. Gestito attraverso la partecipata Digitail, EasyCoop rappresenta la più ampia offerta oggi disponibile nel nostro Paese nell’e-commerce alimentare.

Il progetto si propone di rendere più semplice e leggera la vita delle persone, liberando tempo da dedicare alle proprie passioni e senza rinunciare alla qualità dei prodotti. La cura dei dettagli, l’attenzione alla qualità e lo spirito innovativo e dinamico che contraddistinguono Chef Barbieri, lo rendono il testimonial perfetto per veicolare tutte le specificità del servizio. La campagna – multisoggetto e multiformato – si declinerà sui principali mezzi ATL: affissioni, radio, cinema e web. L’accordo prevede anche attività BTL, che saranno rese note successivamente. In tutti i casi, la campagna sarà veicolata soltanto nei territori coperti dal servizio, ovvero: Emilia-Romagna, Veneto e Roma (area metropolitana), per un bacino complessivo di quasi 7 milioni di persone.

“Siamo orgogliosi che EasyCoop sia rappresentata dal volto di Bruno Barbieri, maestro di cucina, ironia e innovazione. Siamo certi che insieme faremo grandi cose”, ha dichiarato Andrea Zocchi, Amministratore Delegato di Digitail, la partecipata attraverso cui Coop Alleanza 3.0 gestisce EasyCoop. “Come per Barbieri, la qualità è nel nostro DNA: da sempre la missione di Coop è quella di proporre i migliori prodotti e servizi ai consumatori, rispondendo ai bisogni che cambiano. Con EasyCoop lavoriamo proprio in questa direzione, solo con mezzi e modalità nuove, quelle offerte dal digitale.”

“Sono felice di essere il protagonista della nuova campagna di comunicazione EasyCoop”, ha dichiarato Bruno Barbieri. “È un brand che veicola freschezza e semplicità, ma con una lunga tradizione di qualità e serietà alle spalle; un servizio che semplifica la vita e che parla davvero a tutti: ai giovani, alle famiglie e agli anziani”. “Sul set la collaborazione è iniziata in un clima di grande affiatamento e divertimento: non potrà che proseguire meglio”.

La creatività della nuova campagna è stata ideata dallo staff interno di EasyCoop, sotto tutti i profili: direzione artistica, strategia creativa e copywriting. Il servizio fotografico è di Luca Cattoretti. La casa di produzione video è OsmosVideoFactory, con Gigi Piola come Director e Leo Carbotta come Direttore della Fotografia. La pianificazione è curata da PHD Media.

Caffè tostato in GDO: le vie del cambiamento

Il caffè tostato, con un giro d’affari di 1,1 miliardi di euro ed oltre 273 milioni di unità vendute, mostra nel 2018 ancora segnali di instabilità, così come già accaduto negli ultimi anni; la categoria infatti ha perso dal 2013 ad oggi circa il 3% del valore.

I profondi cambiamenti negli stili di vita e di consumo degli italiani sono, almeno in parte, alla base di questa tendenza.

Ma come performa la categoria  in Distribuzione moderna, e quali potranno essere le evoluzioni del mercato?  Ecco le evidenze proposte sul tema da Iri

 

Andamento del caffè tostato nel canale moderno

In Distribuzione Moderna (Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio Piccolo) circa il 72% dei volumi del Caffè tostato sono spiegati dal segmento Moka, che tuttavia sviluppa il 52% del valore complessivo con un andamento in decisa flessione (-2,2% in volume e -5% in valore). Proporzioni inverse per le Capsule che

incidono solamente per il 7% sui volumi della categoria ma sviluppano il 28% del valore e che, con un posizionamento di prezzo elevato, sono l’unico segmento che sostiene la categoria con un trend del +14% in volume e +10% in valore.

Le Capsule crescono sia in termini di vendite che in termini di offerta. L’incremento riguarda tutte le aree con una maggiore accelerazione al Sud, in cui hanno un’incidenza più bassa. Nel Nord Ovest, dove si sviluppa la maggior parte dei volumi,  si registra un rallentamento. Considerando invece il caffè tostato al netto delle Capsule, è proprio il Nord Ovest a contribuire maggiormente alla flessione della categoria e in generale si contraggono gli assortimenti.

La metà dei volumi del caffè tostato sono sviluppati in condizioni promozionali anche nel segmento Capsule, in cui i nuovi lanci sembra stiano ricreando lo scenario competitivo dei segmenti più maturi guidati dalla leva promozionale e di prezzo.

Le capsule: continua la crescita

Il segmento trainante cresce con tutti i sistemi compatibili anche se a ritmi diversi. Tra questi ‘A Modo Mio’, che sviluppa circa il 32% del fatturato delle Capsule, frena la crescita (+0,5%) con un incremento significativo della pressione promozionale e conseguente calo del prezzo medio, mantenendo dinamicità a livello dei volumi (+10%).

L’andamento migliore è quello delle Capsule compatibili Nespresso, (+33,7% nella spesa e +36% in volume) con un’incidenza del 30%sul valore del segmento, il cui assortimento aumenta in maniera importante a seguito dei nuovi lanci, con 24 referenze medie a scaffale nel 2018 ed un incremento di 5 referenze rispetto al 2017.

I sistemi Dolce Gusto, che spiegano il 26% del fatturato, mantengono livelli positivi (+7,7% in valore e +12,5% in volume).

I nuovi stili di vita e le tendenze di consumo

Stiamo assistendo negli ultimi anni ad una forte accelerazione nei mutamenti delle abitudini e degli stili di vita degli Italiani che trovano origine in cambiamenti sociali profondi: la gestione della vita professionale e privata è sempre più complessa, gli spazi domestici sono più piccoli, crescono le famiglie monocomponenti e i giovani faticano a trovare l’indipendenza economica restando più a lungo in famiglia.

Questi mutamenti inducono i consumatori ad essere più efficienti nelle scelte alimentari senza rinunciare al gusto, premiando i prodotti ad alto livello di servizio come le Capsule appunto, e anche nel fare la spesa.

Una recente ricerca di Shopper Insightrealizzata da IRI a livello europeo indica che l’acquirente italiano diversifica l’acquisto di prodotti Grocery tra i canali alternativi più della media europea; inoltre i dati InfoscanCensus©confermano che nel 2018 le vendite si sono spostate dai canali tradizionali verso i canali specializzati, i discount e l’online. 

Focalizzandoci in particolare su quest’ultimo, vale la pena sottolineare che il Largo Consumo Confezionato nel canale Online supera i 458mio€ con una crescita pari a quasi  il 40% rispetto al 2017.  IRI e-commerce Panel, l’esclusiva soluzione di trackingdelle vendite online, indica proprio il caffè macinato come prima categoria venduta nel canale digitale. Anche Amazon elenca tra le categorie più vendute quella del caffè nelle diverse tipologie.

Il caffè tostato ha mostrato buone performance nel 2018 anche nel canale Discount, grazie al contributo dell’aumento dei punti vendita. Il segmento delle Capsule cresce infine anche nel canale Drugstore.

Le nuove tendenze Alimentari: il biologico

Un’importante tendenza degli ultimi anni nel Largo Consumo Confezionato è il biologico, che ha sviluppato nel 2018 1,6 miliardi di Euro, con una crescita del 5,8% rispetto al 2017.

Il caffè macinato biologico non fa eccezione. Infatti questo segmento ha realizzato nel 2018 un fatturato di 6 milioni di Euro con un trend in valore del +18,2% e del 15% in volume.

Quali possibili scenari per il mercato del Caffè?

Nel canale moderno prezzi e promozioni sembrano guidare ancora la categoria. I nuovi ingressi nelle Capsule ed in particolare nei sistemi Nespressocompatibili potrebbero avere come conseguenza l’aumento della pressione promozionale ed un incremento dei formati convenienza.

La vera sfida per il mercato del caffè si giocherà tuttavia anche fuori dai canali tradizionali. Gli specializzati, i Drugstore, i Discount e soprattutto l’online potrebbero essere il terreno di gioco per la competition, sia sul mondo capsule che sui segmenti tradizionali.

Le nuove tendenze di consumo legate al mondo biologico ed all’ecosostenibilitàinfluenzeranno il mercato? E’ possibile ipotizzare che nel lungo termine alcuni temi legati in particolare al segmento Capsule possano indurre il mercato a proporre alternative in linea con le attuali tendenze relative al mondo del biologico e della ecosostenibilità. 

 

Lo store percorre la via della Digital Innovation, in cerca di nuove soluzioni

“Il punto vendita, svuotato del suo significato originario (non rappresentando più l’unica possibilità di accesso fisico al prodotto), è in cerca di nuovi significati e funzionalità, in ottica anche relazionale.” Parola di Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. Ne discende che – continua Perego – “I principali retailer internazionali stanno comprendendo sempre più l’importanza della tecnologia per affrontare questo momento e stanno focalizzando i loro sforzi nella sperimentazione di tecnologie di frontiera: durante il 2018 sono state infatti identificate oltre 200 progettualità in ambito Retail nel mondo, con particolare focus su Internet of Things (52% dei casi), Intelligenza Artificiale (32%) e Realtà Aumentata e Virtuale (16%)”.

Se questo è lo scenario a livello globale, cosa succede in Italia?

Ce lo raccontano le evidenze dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla sua quinta edizione, che ha condotto un’analisi sui primi 300 retailer per fatturato presenti in Italia con negozi fisici, e – in collaborazione con Confesercenti – su un campione di circa 300 piccole e medie imprese del commercio al dettaglio italiane.

Anche nel nostro Paese, emerge dall’Osservatorio, le cose si stanno muovendo velocemente: lo dimostra il fatto che  la diffusione del digitale cresce sia nel back-end, sia nel front-end. A dispetto di questo fermento, però, la spesa complessiva in digitale dei top retailer è ancora bassa: supera di poco un punto percentuale del fatturato e passa dal 20% del totale degli investimenti annuali nel 2017 al 21% nel 2018. Inoltre  tra i due ambiti si registra ancora una differenza importante: le innovazioni nel back-end rhanno un livello di diffusione e profondità decisamente maggiore, mentre  le  tecnologie più innovative di front-end – come chioschi, totem e touch point, sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita e sistemi di self check-out – sono state sperimentate su un numero limitato di punti vendita (parliamo del 41% dei pdv) e  senza un’estensione dell’adozione sull’intera rete.

Il focus degli investimenti

Nel 2018 ci si è concentarti  su sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (33% del campione) soluzioni a supporto della fatturazione elettronica e dematerializzazione (27%), soluzioni di CRM e sistemi di cassa evoluti e mobile POS (24%). Seguono con il 22% sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita e soluzioni di Wifi in store, sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty con il 21%, sistemi di monitoraggio dei clienti in store e sistemi di business intelligence analytics (19%) e digital signage e vetrine intelligenti e interattive con il 16%.

Merceologia che vai, soluzione che trovi

Nei diversi comparti merceologici, si notano delle differenze nell’adozione delle innovazioni digitali. Nell’Abbigliamento il focus è sullo store: soprattutto nel lusso la boutique rimane il punto privilegiato per un’esperienza multisensoriale di scoperta del prodotto. Nel settore si introduce innovazione per ridurre attività meno piacevoli (come il pagamento), grazie a sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (44%) e sistemi di cassa evoluti e mobile POS (39%), e per personalizzare il percorso di acquisto, grazie a sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita (39%). L’Alimentare ha concentrato principalmente gli sforzi sulle innovazioni di front-end che creano efficienza, come sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (47% del campione) e sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty (35%), e accesso alle informazioni, come sistemi basati su cartellini interattivi e scaffalature intelligenti (29%). Infine, nell’Arredamento il 67% del campione ha investito in soluzioni basate sulla realtà aumentata e virtuale e su sistemi di monitoraggio dei clienti in store, mentre nella Profumeria e Cosmetica il 50% dei player ha adottato chioschi, totem e touch point, specchi smart e soluzioni per incrementare le performance di magazzino.

Progetti per il futuro

Per il futuro l’85% dei retailer vuole potenziare l’investimento in innovazioni digitali in negozio. In particolar modo il 36% del campione è interessato a chioschi, totem e touch point e a sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi, il 34% a sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita e sistemi di cassa evoluti e mobile POS, il 33% a sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty e il 31% a sistemi di indoor positioning. Il 70% dei retailer dichiara invece di voler concentrare gli investimenti futuri in soluzioni volte al miglioramento dei propri processi interni. Nello specifico il 34% del campione mostra interesse verso soluzioni di CRM, il 27% verso sistemi di tracciamento dei prodotti tramite RFId e sistemi ERP e il 25% verso sistemi di monitoraggio dei clienti in store e soluzioni di business intelligence analytics.

L’approccio omnicanale dei top retailer italiani

La quasi totalità dei primi 300 retailer tradizionali operanti in Italia utilizza i canali digitali per supportare le fasi di pre o post-vendita o per abilitare la vendita. Più precisamente, il 96% dei retailer (era il 95% nel 2017) è presente sia online sia su mobile, mentre il 3% è presente solo online (era il 4% nel 2017).

Per quanto riguarda l’utilizzo dei canali digitali per vendere, il 75% (era il 68% nel 2017) ha un sito eCommerce e il 72% (era il 64% nel 2017) ha un’iniziativa di Mobile Commerce, attraverso App o sito ottimizzato. Le differenze tra comparti merceologici sono significative: mentre nell’Editoria, nell’Informatica ed elettronica e nell’Abbigliamento oltre l’85% delle iniziative utilizza i canali digitali per vendere, nell’Alimentare solo il 46% dei top retailer è attivo con un sito eCommerce.

Tra i servizi omnicanale che stanno avendo più successo, c’è il Click&collect, abilitato dal 70% dei top retailer con eCommerce (era il 54% nel 2017). Molto bene anche la verifica online della disponibilità dei prodotti in negozio, sviluppato dal 28% degli operatori (era il 17% nel 2017), e il reso in store degli acquisti effettuati online, attivo per il 26% (era il 22% nel 2017). Per concludere, l’online selling in store, molto amato dai principali retailer internazionali, sta iniziando a diffondersi anche in Italia (lo sta sperimentando il 9% dei top retailer), con una maggiore presenza nell’Abbigliamento e nell’Alimentare.

La nuova Retail experience

L’adozione delle nuove tecnologie si carica di un significato funzionale all’evoluzione del retail quando agisce in sinergia con una nuova esperenzialità.

“La Ricerca 2018 sull’innovazione dell’«experience in the store≫ ha evidenziato infatti  Emilio Bellini, – dimostra come, a livello internazionale, i casi più rilevanti siano offerti dai retailer capaci di coniugare l’adozione di nuove soluzioni digitali e la proposta di nuovi significati del servizio Retail. In particolare, sono emersi tre scenari di innovazioni di significato, sui quali i retailer internazionali e alcuni retailer italiani si stanno muovendo per innovare l’esperienza in the store:

  • da ‘Visitare’ a ‘Stare’;
  • da ‘Consumare tempo’ a ‘Valorizzare tempo’;
  • da ‘Fiction’ a ‘non Fiction’.

In tutti e tre gli scenari le tecnologie digitali possono giocare un ruolo decisivo”.

Le persone amano trascorrere un tempo sempre più ricco e più denso all’interno dei negozi, un tempo arricchito dalla possibilità di vivere “momenti significativi” in termini di relazioni, possibilità di imparare cose nuove, lavorare ai propri progetti professionali e personali. In questo caso le tecnologie digitali abilitano esperienze sempre più immersive e fluide, in cui l’accesso al prodotto è solo un pretesto per stare in negozio.

Le persone amano vivere all’interno degli store esperienze che appartengono al mondo reale, al contesto di vita in cui utilizzeranno i prodotti in vendita. In questo caso le tecnologie digitali non servono a creare atmosfere “artificiali”, ma a rinforzare l’ambientazione “reale” ed estendere i confini fisici del negozio. 

 

 

 

Arcaplanet inaugura altri 7 punti vendita in Nord Italia

Tre in Lombardia (a Dalmine in provincia di Bergamo, e aCastegnato e Lonato del Garda in provincia di Brescia) e gli altri quattro suddivisi tra Piemonte (a Cuneo), Friuli Venezia Giulia (a Villesse in provincia di Gorizia), Toscana (Montemurlo, in provincia di Prato) e Marche ad Ascoli Piceno. Questi  sono i nuovi sette punti vendita inaugurati contemporaneamente il 19 gennaio da Arcaplanet.
Si tratta di un’operazione curiosa e straordinaria che nel mondo della grande distribuzione specializzata rappresenta un unicum e porta la firma di Arcaplanet ormai da 3 anni. L’insegna infatti ha già proposto nei due anni precedenti multi inaugurazioni diffuse sul territorio italiano: nel 2017 erano state 17, 9 l’anno scorso.
L’operazione prevede oltre 4.400 i mq di superficie di vendita in più per l’insegna, 32 nuove risorse impiegate e ulteriori 14 casse.
Si tratta di grandi negozi di varie superfici (dai 350 agli 890 mq) che vantano spazi adatti per ospitare i servizi di ultima generazione dell’insegna: Pet Wash per la toelettatura dei pet, aree Agility e aree lavanderie per l’igiene e la pulizia degli accessori dell’amico peloso.
Tutti gli store sono riforniti con assortimenti completi per il food e il non food per gli animali da compagnia grazie a oltre 10.000 referenze in vendita in ciascuno, tra accessori e alimenti per cani, gatti, piccoli animali, roditori, pesci, anfibi e uccelli, un’ampia selezione trasversale di prodotti esclusivi e specializzati, dietetici e veterinari, di alimentazione biologica e vegetariana, cibo secco e umido, accessori dai tappetini igienici per cani alle lettiere per gatto, dai giochi ai guinzagli, ai “trasportini” ecc.

Il Retail Internazionale visto da Deloitte: podio a stelle strisce. Tra gli italiani la prima è Coop

Si conferma ancora una volta a stelle e strisce il podio del Global Powers of Retailing di Deloitte, giunto quest’anno alla sua 22 ma edizione.

E’ infatti Wal-Mart, da oltre 20 anni leader globale, a guidare la classifica; seguono Costco al secondo posto e The Kroger Co. al terzo.

Quanto ad Amazon, c’era da aspettarselo: continua la scalata (guadagnando due posizioni rispetto al FY 2016) e rivela una crescita a doppia cifra, la maggiore tra le aziende presenti nella Top 10 dei retailer mondiali (25,3%), ancor più considerevole se paragonata alla crescita registrata in media dalla Top 10 (+6,1% YoY).

Sono in totale 250 i retailer considerati da Deloitte, che hanno generato un fatturato pari a 4530 miliardi di dollari nel corso dell’anno fiscale 2017 (periodo compreso tra luglio 2017 e giugno 2018), segnando una crescita del 5,7% rispetto all’anno precedente. Da sottolineare come i primi dieci retailer mondiali contribuiscano per il 31,6% alla produzione di tale valore e crescano a un ritmo più elevato rispetto al resto della classifica (rispettivamente del 6,1% contro il 5,7% complessivo).

Uno sguardo all’Europa

In questo scenario che ruolo giocano l’Europa e l’Italia?

Beh, la prima si può fregiare di un primato interessante: è in testa, infatti, per numero di aziende presenti nella Top 250 (passate da 82 a 87). Inoltre può annoverare in top ten ben tre aziende: le due tedesche Schwarz Group e Aldi Einkauf  e Tesco PLC (UK). Due terzi del fatturato dei retailer in Europa proviene da Germania, Regno Unito e Francia. La Germania è casa delle imprese più grandi, che con una dimensione media di 24,7 miliardi di dollari superano di gran lunga la media di 18,1 miliardi di dollari delle imprese presenti nella Top 250. La Francia, invece, spicca per l’internazionalizzazione con aziende che operano in media in 29,2 paesi.

Il maggior numero di realtà che trovano posto nella Top 250 provengono dall’Europa: cresce, infatti, da 82 a 87 il numero di aziende che hanno sede nella regione e tre di esse rientrano anche nella Top 10 (Schwarz, Aldi Einkauf, Tesco PLC).

“La spinta globale caratterizza le aziende europee, che operano in media in 15,6 paesi contro i 9,5 presidiati nella Top 250,” nota Patrizia Arienti, Senior Partner Deloitte e Responsabile Consumer Industry. “Spinti dalla ricerca di crescita al di fuori dei propri mercati già maturi, i retailer europei sono maggiormente attivi all’estero e si distinguono per intraprendenza globale.”

 “Per riuscire ad aumentare la propria quota di mercato in un settore, come quello del retail, molto competitivo ed ormai improntato all’internazionalizzazione, la gestione strategica della supply chain diventa essenziale. Un forte aiuto sicuramente viene dalle nuove tecnologie definite ‘disruptive’, come Analytics, IoT e Robotica. Approcciare la trasformazione di tutti i processi riconducibili alla supply chain attraverso una strategia di digital transformation end-to-end può aiutare a trarre vantaggio dalle opportunità offerte dai cambiamenti che stanno interessando il retail” commenta Claudio Bertone, Equity Partner Deloitte e Responsabile per il settore Retail.

Cosa succede in Italia

Per trovare invece rappresentatnti del Belpaese (quest’anno se ne contano 4), si dovrà scendere più in basso in classifica. Fino al 71° posto, per l’esattezza, dove troviamo Coop, seguito da Conad (73°+5 posizioni rispetto al FY 2016 ), Esselunga (121° +10 rispetto al FY 2016)  ed Eurospin (168°), che avanza di ben 19 posizioni.

Un posizionamento positivo visto che – come spiega spiega Claudio Bertone. “Tutti i quattro player italiani presenti nella Top 250 dei big della distribuzione registrano un avanzamento in classifica”.

Nota metodologica

*Il Global Powers of Retailing considera nelle proprie classifiche un panel di 250 gruppi di retailer presenti in tutto il mondo, variabile di anno in anno in base ai risultati finanziari; le analisi, in dollari americani, fanno riferimento ai dati di bilancio relativi all’anno fiscale 2017, cioè al periodo compreso tra luglio 2017 e giugno 2018.

 Per convenzione, a livello internazionale si è deciso di:

  •  utilizzare tassi di crescita composti e ponderati sulle vendite anziché utilizzare medie aritmetiche pure. In conseguenza di ciò le imprese di grandi dimensioni hanno pesato di più rispetto alle piccole sul tasso di crescita del gruppo finale.
  • utilizzare il dollaro americano come valuta di riferimento per omogeneizzare i dati, in particolare per quei gruppi che hanno subsidiaries estere. Pertanto le conversioni potrebbero aver comportato alcune distorsioni nella lettura dei risultati dei gruppi italiani.

 

 

 

Piatti pronti di nuovo in auge, ma purché siano naturali, e (perché no?), free from

Vita nuova per i piatti pronti? Parrebbe proprio di sì.Stando a quanto emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio Immagino  Nielsen GS1 Italy. A rinvigorire il mercato è la voglia di naturalità, come emerge dall’analisi delle informazioni riportate sul packaging di 60.930 prodotti alimentari di largo consumo commercializzati in Italia negli ipermercati e nei supermercati e digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy.

Morale? Gli italiani non rinunciano alla praticità del piatto pronto, ma pretendono, oggi, che sia sano e naturale e magari anche  free form.

Pare infatti che i piatti “senza” abbiano il peso maggiore all’interno della categoria, realizzando oltre la metà del giro d’affari complessivo (51,6%) e incrementando le vendite, nell’anno finito a giugno 2018, del +6,6% rispetto ai 12 mesi precedenti, con punte di +30% per le zuppe fresche.

Ma quali sono le indicazioni in etichetta più gettonate?

 

In pole position, senza dubbio, “senza conservanti”, che è presente nel 34,4% dei prodotti (+8,2% di crescita annua), seguito da “pochi grassi” (28,9% di quota e +6,9% di crescita annua) e “senza additivi” (22% di quota e +23,3% di crescita annua). Anche la dicitura “adatto a una dieta vegana/vegetariana” è un elemento sempre più presente sul packaging dei piatti pronti, in particolare sulle zuppe fresche (il claim genera la metà delle vendite della categoria), così come si consolida l’incidenza del biologico (8% delle vendite).

Oltre alle indicazioni salutistiche, che sono il fattore più potente che spinge i consumatori verso i piatti pronti, anche l’italianità (della materia prima e della ricetta), con il suo bagaglio di rassicurazione e di “vicinanza” alla quotidianità della cucina, è un elemento molto presente sulle etichette dei piatti pronti, sia che si tratti dei freschi che dei surgelati, in tutte le categorie vendute. L’Osservatorio Immagino evidenzia che i prodotti che riportano in etichetta elementi grafici come il tricolore o la dicitura “prodotto in Italia” o “100% italiano” realizzano il 42,9% delle vendite totali della categoria, oltretutto con trend di crescita estremamente dinamici (+17% nell’anno mobile).

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