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Domenico Palladino

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Scalo Milano: dagli accordi con gli hotel il 70% della clientela “turistica”

Scalo Milano Outlet & More, come molte altre città dello shopping, sta investendo nel segmento del turismo per attrarre nuovi clienti e sta registrando,nel secondo trimestre del 2019, una crescita a doppia cifra dell’afflusso di clientela proveniente da strutture alberghiere della città di Milano e zone limitrofe con le quali ha stretto accordi e partnership. La svolta arriva con l’ingresso nel team del Director of Tourism & Business Development, Daniele Rutigliano, ex Club Med, che ha portato il proprio background di lungo corso, maturato in anni di esperienza nel settore dell’hôtellerie sia luxury che premium, a Scalo Milano.

“Fin da quando sono arrivato, ho subito creduto nell’ospitalità Milanese come leva strategica per portare nuovi clienti nel nostro outlet: la prima cosa che abbiamo fatto è stata infatti l’attivazione di relazioni a valore e partnership con le strutture alberghiere milanesi e limitrofe e questo è stato il driver che ha portato Scalo Milano a diventare una destinazione di shopping per tutti coloro che si sono trovati in città per lavoro o per turismo”, spiega Daniele Rutigliano.

Tra gli obiettivi di Scalo Milano per il comparto turistico c’è quello di intercettare la clientela leisure individuale e invitarla a inserire all’interno del classico circuito di viaggio, anche un’esperienza di shopping a pochi passi dalla città da viversi in un contesto recettivo anche per quanto riguarda il food e l’intrattenimento, asset di punta di Scalo Milano Outlet & More. Strategica si è quindi rivelata l’attivazione di accordi sia in ambito FIT – For Individual Travellers – per la clientela straniera, che MICE – Meetings, Incentives, Conferences and Exhibitions – per turisti più domestici, e l’organizzazione di eventi di networking con i responsabili commerciali, dei concierge ma soprattutto con i direttori. I risultati non si sono fatti attendere e, dopo i primi quattro mesi di implementazione del programma di sviluppo del turismo, l’hôtellerie milanese ha veicolato oltre il 70% del business mix turistico di Scalo Milano, generando flussi internazionali sia long haul, con particolare focus su Cina e Russia (90% del flusso), che europei.

Le Gif animate per comunicare il brand sui social: 5 esempi di successo

Si possono usare in una chat Whatsapp con gli amici, per comunicare concetti in maniera immediata e veloce, ma anche per descrivere il proprio stato d’animo in una Instagram Story. Le GIF (Grafic Interchange Format) riscuotono sempre più successo sui social perché hanno in sé l’idea di movimento, enfatizzata da un loop continuo, che le rende “vincenti”, in quanto catturano l’attenzione di chi le vede, venendo così ricordate più facilmente. Parte del loro successo, inoltre, è dovuto al fatto che rappresentano un “oggetto di comunicazione pronto all’uso”, potente ma al tempo stesso di facile fruibilità, ed è per questo motivo che sempre più aziende le utilizzano per attuare strategie di content marketing.

E’ quanto emerge da uno studio di Found! Story Engagement Factory, condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis), attraverso un monitoraggio su oltre 150 fonti tra testate, magazine, portali, blog e community lifestyle internazionali per sondare quali siano le aziende che utilizzano le GIF nei propri canali social.

Creare delle GIF nelle Instagram Story, secondo quanto si legge su Later.com, è la giusta strategia per aumentare la brand awareness di un’azienda, aggiungendo del divertimento e del contenuto brandizzato nelle Stories. Un esempio è stato dato da Ritual, una compagnia farmaceutica che ha ideato delle vitamine sotto forma di GIF. Non solo lo svago, ma queste ultime possono anche essere usate per intrattenere i propri followers rimpiazzando una più “ordinaria” Call to Action. Aggiungere un elemento animato, infine, è l’ideale per dare vita alle immagini condivise nelle Instagram Story, sempre con il fine di catturare l’interesse delle persone e mantenerle “ingaggiate”.

Per questo sempre più brand le stanno adottando con grafiche personalizzate che possano far restare impressa all’utente la propria immagine di marca: ecco 5 marche che hanno adottato le Gif su Instagram con questa idea, riscuotendo immediato successo.

SANBITTÈR. Dalle iconiche bottigliette che brindano fra loro all’insegna di un “cheers”, a un cocktail con del ghiaccio e una fettina d’arancia, passando per le simpatiche scritte “Weekend” e “It’s Friday” che “escono” dal tappo dell’intramontabile aperitivo rosso. Sanbittèr ha deciso così di personalizzare le Instagram Story con 10 GIF, grazie alle quali gli utenti possono rendere ancora più originali i loro momenti social.

DISNEY PIXAR. In occasione dell’uscita al cinema del quarto capitolo della saga di Toy Story, l’azienda ha deciso di “trasformare” i protagonisti del film d’animazione in GIF. Da Buzz Lightyear, pronto a volare “verso l’infinito e oltre”, allo sceriffo Woody, passando per la coppia di alieni con la tuta blu a tutti gli altri personaggi secondari.

YVES SAINT LAURENT. Dall’iconico logo “YSL” a GIF raffiguranti rossetto, smalto e profumo: la casa di moda francese, così come molte altre maison, ha deciso di “sbarcare” sulle Instagram Story conquistando tutti gli utenti “fashion addicted”.

STARBUCKS. Dopo aver lanciato gli stickers per la messaggistica istantanea per i possessori di iPhone o di cellulari con sistema operativo Android, su Instagram arrivano anche le GIF. Sono tantissime: dalle diverse bevande disponibili nella catena statunitense di caffetteria a frasi quali “In Starbucks we trust”, “Caffeinated” e “Love it”.

MCDONALD’S. Dall’iconico panino a più “piani” a due bicchieri di milk shake passando per un cuore pulsante con la scritta McNuggets. Una delle multinazionali più famose al mondo decide, così, di inserire i suoi prodotti “di punta” per rendere ancora più social la “pausa panino”.

Unified Commerce: 5 motivi per adottare una strategia multicanale unificata

Lo Unified Commerce, vale a dire una strategia omnichannel centralizzata e integrata che mette al centro l’acquirente, è una tendenza che si manifesta in tutto il mondo e che anche in Italia sta diventando uno dei fattori di differenziazione più importanti per i brand del retail. I consumatori sono sempre più spesso alla ricerca di esperienze di acquisto su più canali, in cui le barriere che separano digitale e in-store vengono meno, e la brand experience risulta univoca e coerente.
 
Già oggi il cliente omnichannel rappresenta per le aziende un’opportunità molto rilevante, vista la garanzia di accedere a un target più fidelizzabile – acquista 4 volte all’anno dal medesimo rivenditore, contro le 2 del consumatore classico – e che spende in media il 30% in più (dati Adyen Unified Commerce Index 2019). Ma questo è solo uno dei vantaggi da tenere in considerazione nel valutare l’opportunità di intraprendere una strategia unificata: la piattaforma di pagamento Adyen ne suggerisce 5 che fanno propendere per la scelta di una multicanalità integrata, eccoli:

1. Iniziare a pensare come i clienti

I clienti non pensano per canali di acquisto separati e lo stesso dovrebbero fare le aziende, puntando ad offrire un’esperienza che unisca il meglio di online, mobile e in-store. È questo l’obiettivo di Primadonna Collection, che in tempi rapidissimi sta trasformando, con l’aiuto di Adyen, il suo approccio sia al punto vendita che al panorama digitale. Come? Grazie alla configurazione di un nuovo sistema di casse, al lancio del sito e-commerce con navigazione ottimizzata da un motore di Intelligenza artificiale, e all’arrivo dell’app ufficiale, che coniuga shopping online con ritiro in negozio e interazione tra negozio fisico e sito online, per offrire un’esperienza di acquisto amplificata. 
 
2. Cogliere l’opportunità dello shopping contestuale

Acquistare ovunque e in qualsiasi momento. Ad esempio, scorrendo il feed di Instagram. È la nuova frontiera dello shopping contestuale e offre incredibili opportunità per far crescere le vendite. Gli utenti ne sentono sempre di più l’esigenza, in particolare Millennials e Generazione Z: 2 consumatori su 5 fra 18-24 anni (dati 451 Research) dichiarano che la possibilità di acquistare direttamente sui social aumenterebbe il loro shopping online. 
 
3. Gestire i resi in modo più rapido ed efficiente    

La restituzione di un prodotto può rappresentare un elemento di conflitto tra merchant e cliente ed è dunque un fattore assolutamente da non sottovalutare – soprattutto da chi fa business in Europa, che vanta tassi di reso generalmente più alti che nel resto del mondo. Com’è possibile ottenere il massimo anche nella gestione dei resi? L’utilizzo di una piattaforma unificata permette, ad esempio, di sfruttare riferimenti incrociati che mettono in relazione prodotto e pagamento, oppure di offrire la possibilità di riconsegnare i prodotti acquistati online direttamente in negozio o viceversa, così da rimuovere ogni possibile ostacolo all’acquisto dovuto alla preoccupazione per un eventuale reso.
 
4. Trasformare il contrasto alle frodi online in un’opportunità di guadagno

Le frodi sono e continuano a essere un argomento delicato per le aziende che vendono prodotti attraverso più canali, soprattutto per quanto riguarda l’e-commerce, dove il 4,09% degli ordini risulta essere fraudolento. Una strategia virtuosa di approccio al problema deve prevedere, da un lato, un contrasto efficace e mirato, dall’altro non deve rischiare di compromettere la fluidità dell’esperienza di pagamento che potrebbe tradursi in un peggioramento della relazione con il cliente, con rischi di perdite per l’azienda ancora maggiori. Lo sa bene Spotify che ha trovato in Adyen Revenue Protect la soluzione ideale per le sue esigenze, ovvero contrastare le molteplici tipologie di frodi online e far sì che i pagamenti ricorrenti vadano a buon fine, minimizzando il tasso di abbandono involontario e, dunque, sostenendo in questo modo il suo modello di business basato sulle sottoscrizioni.
 
5. Intercettare gli shopper internazionali

Se pensiamo che i turisti cinesi spendono in media 4 volte di più (€ 416) di un consumatore tradizionale e che in un segmento come quello lusso, nel 2025 rappresenteranno da soli il 44% dell’intero comparto, diventa da subito lampante quali enormi opportunità di guadagno ci siano per le aziende che investono nel target internazionale.
 
Per farlo in modo efficace, però, è necessario innanzitutto permettere ai clienti di pagare nel modo che più preferiscono. Ad esempio, attraverso digital wallet – come Alipay e WeChat – il cui utilizzo ha registrato un +400% negli acquisti in store nell’ultimo anno.
 

Scalo Milano punta al turismo cinese con Wechat e Alipay

Scalo Milano Outlet & More investe sul turismo e punta a crescere sull’asse della Via della Seta, aprendo le porte al mercato asiatico e implementando nuove strategie di business in grado di intercettare i visitatori in arrivo dalla Cina, puntando sulla tripla leva della comunicazione in lingua cinese, dei pagamenti digitali e degli accordi con operatori turistici.

“La nostra strategia di business punta sull’apertura di un dialogo diretto con il target di riferimento, rispettando il loro processo di acquisto e coinvolgendoli fin da casa propria, all’inizio del viaggio. Non puntiamo né a cinesizzare la nostra offerta né a italianizzare il turismo cinese ma su un perfetto mix di entrambi i fattori: l’obiettivo è quello di far scoprire la nostra realtà utilizzando i loro strumenti di comunicazione”, spiega Daniele Rutigliano – Director of Tourism & Business Development di Scalo Milano Outlet & More.

Il primo obiettivo della comunicazione B2C è quello di intercettare il turista nella primissima fase del suo viaggio, ovvero quando ancora si trova nel suo paese e sta organizzando la vacanza. Per fare ciò, il team di lavoro di Scalo Milano ha aperto un account ufficiale WeChat oversea interamente dedicato all’outlet e alla sua offerta commerciale che, alla prima pubblicazione avvenuta in occasione dei saldi estivi, ha raggiunto nelle primissime ore oltre 1.000 reazioni tra visualizzazioni e interazioni. Sul fronte della comunicazione B2B, ovvero il lavoro di intercettazione dei turisti cinesi già presenti sul territorio italiano, Scalo Milano è stato inserito con una sua pagina dedicata completa di QR code all’interno del mini-programma WeChat Travel Experience per proporre esperienze last minute a Milano tra cui attrazioni turistiche, shopping e hospitality.

All’interno di questo programma Scalo Milano mette inoltre a disposizione di tutti i cinesi uno speciale coupon che dà diritto a 50€ di voucher taxi per chi spende più di 500€ nel centro.

La seconda leva strategica è quella dei pagamenti e, per incontrare le esigenze del turista cinese che chiede sempre più di utilizzare circuiti quali Alipay o WeChat, Scalo Milano sta incentivando nei propri punti vendita l’adozione della tecnologia necessaria per poterli gestire al meglio e garantire un’esperienza di shopping ancora più semplice e positiva. E per gli store che ancora non sono attrezzati, Scalo Milano garantirà a breve la possibilità di acquisto tramite l’attivazione di una gift card presso l’InfoPoint dell’outlet con sistema di pagamento Alipay o WeChat.

Infine, per quanto riguarda il settore più trade, Scalo Milano ha stretto accordi e partnership con i principali tour operator e DMC dedicati e specializzati nell’incoming cinese che ad oggi ha già permesso l’organizzazione di famtrip (familiarization trip) con i principali accompagnatori turistici cinesi basati a Milano, in un’ottica di implementazione del business.

Corso Buenos Aires: la via dello shopping più lunga e ambita d’Italia

Il mercato immobiliare retail italiano vede buone performance a Milano dove sorge una delle vie dello shopping forse più ambite del Paese: Corso Buenos Aires, che si estende per 1600 metri e può anche vantarsi del primato di High Street più lunga d’Italia.

Secondo un analisi del Dipartimento di Ricerca di World Capital Corso Buenos Aires rappresenta una location molto attrattiva, sia per brand internazionali che Made in Italy, oggi alla ricerca di spazi esclusivi e di qualità: a strizzare l’occhio agli investimenti immobiliari, i rendimenti lordi che in Corso Buenos Aires oscillano da un minimo del 3% ad un massimo del 5%.

“Corso Buenos Aires rappresenta da sempre una piazza molto corteggiata per il settore immobiliare retail. – dichiara Lucia Dattola, Dipartimento di Ricerca di World Capital – Soffermandoci sui valori immobiliari, qui registriamo un canone di locazione minimo di 920 €/mq/anno e un massimo di 2.500 €/mq/anno. La vacancy invece oscilla tra 3 e 6 mesi, mentre i tagli vanno da un minimo di 80 mq ad un massimo 700 mq.”

L’analisi di World Capital si è concentrata anche sulla composizione merceologica di Corso Buenos Aires, rilevando che il 30,7% delle boutique appartiene all’abbigliamento. Seguono poi gli store di calzature e pelletteria (17,1%), la ristorazione (12,4%), i negozi di gioielleria/orologeria (7,2%), profumeria e cosmesi (6,8%), intimo, servizi, telefonia ed elettrodomestici (4%), ottica (3,6%), arredamenti e accessori per la casa (1,6%); infine l’8,8% è da attribuire a categorie di altro genere.

Retail: come cambiano i bisogni del consumatore aumentato

Fabrizio Marazzi e Marco Pellizzoni

Il cambiamento dei consumi in Italia è stato uno dei focus dell’evento “The Augmented Era: Augmented Shopper, Retailer, Media & Brand”, che si è tenuto a giugno a Milano, organizzato da GFK. Il tema del retail è stato toccato in particolare da Fabrizio Marazzi, Solution Lead Market Insights e Marco Pellizzoni, Commercial Lead Consumer Panel di GfK Italia.

Dai dati presentati è emerso che oggi in Italia il retail è un mercato che si avvicina ai 100 miliardi di controvalore: in un anno vengono effettuati 3,3 miliardi di acquisti  che coinvolgono 25,9 milioni di famiglie con uno scontrino medio di 29 euro. Il 49% della spesa viene effettuato tra il venerdì e la domenica e domina la multicanalità: solo il 7% delle famiglie utilizza meno di 3 canali di vendita e ben il 71% ne usa più di 4.

In questo scenario in cui il drugstore ha una penetrazione di mercato di solo il 55,7% si affermano negozi specialistici, come quelli biologici che oggi raggiungono 1,7 milioni di famiglie. C’è di più: ben il 93% degli acquirenti ha provato un prodotto biologico nell’ultimo anno, un dato in crescita del 15% rispetto al 2013. Un dato come questo dimostra stiano cadendo le barriere alla prova che vanno ben oltre specifiche categorie di clienti: l’83% dei consumatori ha provato un prodotto senza lattosio, il 58% prodotti dichiaratamente a base vegetale e il 43% addirittura ha comprato prodotti senza glutine: non male per dei prodotti che rispondono a una malattia, la celiachia, che riguarda solo l’1% della popolazione. Il benessere è una moda e si slega sempre più dalla pura funzionalità, ha spiegato Marazzi.

Questo trend non è l’unico a cui assistiamo: un altro dato importante lo si ritrova nella ricerca di prodotti pronti, di veloce consumo. Non si amano le perdite di tempo e si cerca di concentrare i consumi in specifiche occasioni: la merenda, il momento di relax o il caffè.

Un discorso a parte merita la sostenibilità: è un tema su cui c’è sicuramente più attenzione, ma solo a certe condizioni, come quello di avere un prezzo equo. La disponibilità a spendere di più per prodotti sostenibili riguarda una fetta esigua della popolazione, almeno in Italia.

“Il carrello della spesa degli Italiani è un osservatorio privilegiato per conoscere a fondo il consumatore ‘aumentato’ di oggi. Sono in atto numerosi cambiamenti e nuovi orientamenti: benessere, servizio, green, specializzazione e ruolo per specifiche occasioni di consumo sono le parole chiave che orientano i nuovi trend. I grandi Brand sono di fronte ad un crocevia di possibili soluzioni per ritrovare la crescita e mai come oggi è centrale conoscere il consumatore per individuare la strada giusta” ha dichiarato Pellizzoni, secondo cui oggi il prodotto ideale per avere successo sul mercato è quello che combina questi 5 trend: prodotto benessere, venduto in un negozio verticale, rapido da preparare, da consumare in una specifica occasione e rispettoso dell’ambiente. 

Semestrale Neinver: +4% per gli outlet di Castel Guelfo e Vicolungo

Castel Guelfo outlet, credits: Thomas Pierre Schwab
Castel Guelfo The Style Outlet, credits: Thomas Pierre Schwab

Neinver, uno di principali player europei del mondo outlet, presente in Italia con Castel Guelfo e Vicolungo The Style Outlets, ha annunciato che il volume di vendite del proprio portfolio outlet ha raggiunto quota 487 milioni di euro nel primo semestre 2019, con un incremento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2018. Anche il numero di visitatori nei 16 centri ha registrato un aumento del 3%, raggiungendo i 21 milioni di presenze.

Positivo anche il risultato dei due outlet italiani del gruppo: The Style Outlets di Castel Guelfo e di Vicolungo hanno registrato un incremento nel volume di vendite del 4% nei primi sei mesi dell’anno, mantenendo stabile a 3 milioni il numero di visitatori.

“Il nostro portfolio outlet ha registrato performance positive durante il primo semestre dell’anno su tutti i mercati in cui operiamo”, ha dichiarato Carlos González, Managing Director di NEINVER. “Oltre alla gestione dei marchi e dell’attività retail, la nostra strategia di crescita punta all’espansione della nostra presenza a livello internazionale attraverso opportunità mirate e al rinnovamento di alcuni dei nostri centri più strategici, così da accrescerne il valore e migliorarne costantemente i risultati”.
 
Sono attualmente in corso lavori di rinnovamento sia a Vicolungo The Style Outlets in Italia, sia a Roppenheim The Style Outlets in Francia e nel corso dell’anno l’azienda inizierà anche i lavori di ristrutturazione di alcuni centri a Madrid per migliorare la customer experience e potenziare l’offerta commerciale. Procedono, inoltre, due importanti progetti nei Paesi Bassi e in Francia: in collaborazione con Nuveen Real Estate, infatti, Neinver ha posato la prima pietra di Amsterdam The Style Outlets, la cui apertura è prevista per l’autunno 2020. In Francia, vicino al confine svizzero, partirà invece nell’estate la costruzione di Alpes The Style Outlets, con apertura programmata per la primavera 2021.

Shopping pre vacanza: 3 acquisti su 4 avvengono nei negozi fisici

In occasione dell’inizio dell’estate 2019 ShopFully ha condotto un’indagine sugli utenti della propria app DoveConviene, interrogandoli sulle loro abitudini nell’organizzazione delle vacanze estive. Dall’indagine è emerso che sempre più persone (73%) ricercano le informazioni per stabilire la destinazione per le vacanze sullo smartphone, quindi in mobilità, mentre solo il 32% alloca parte del proprio tempo alla ricerca di una meta, ponderando le opzioni possibili seduto davanti al PC.

Le abitudini degli italiani in fatto di viaggi, tendono sempre di più a orientarsi verso una fruizione principalmente da smartphone, dalla ricerca di informazioni alla prenotazione, lo stesso però non può dirsi dello shopping. Dall’indagine effettuata sugli utenti di DoveConviene emerge infatti che gli acquisti pre vacanzieri vengono invece effettuati per il 74% dei rispondenti nei negozi fisici e non sul web.

Infatti, complici anche gli sconti di inizio luglio, gli italiani preferiscono ancora vedere e provare ciò che acquistano prima di andare in vacanza, meglio ancora se a costi ribassati. Un attaccamento ancora forte all’esperienza nel negozio fisico che è in perfetta corrispondenza con i dati internazionali secondo i quali il 90% degli acquisti avviene ancora nel negozio fisico e che nel 56% dei casi, l’acquisto è influenzato da una precedente ricerca di informazioni online, rigorosamente da mobile.

Ma quali saranno le categorie merceologiche più ricercate prima di partire per le vacanze estive? L’81% dei rispondenti ha dichiarato che acquisterà capi d’abbigliamento, il 50% cosmetici e creme e quasi il 21% alimenti a lunga conservazione da portare in viaggio. Soltanto il 10% ha dichiarato che acquisterà attrezzature sportive prima delle vacanze e il 9% prodotti tecnologici.

A ulteriore conferma del trend emerso dalla ricerca, ShopFully grazie alla tecnologia per la misurazione delle StoreVisits a sua disposizione ha misurato l’impatto del fenomeno “Saldi” analizzando i dati di visita relativi al mese di luglio 2018, ed ha riscontrato una crescita del 18,1% rispetto al mese precedente per le categorie sopra citate. In particolare, l’anno scorso nello stesso periodo è stato registrato un incremento del +32% per i negozi di attrezzature sportive, un +26% per l’abbigliamento, +17,4% per i negozi tecnologici ed il 3% per i negozi beauty care. 

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