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Trimestre Antinflazione, Assica esprime dubbi e perplessità

Il Governo ha firmato un protocollo tra MIMIT – Ministero delle Imprese e del Made in Italy – e Associazioni della Distribuzione e del commercio al fine di assicurare ai consumatori prezzi calmierati per numerosi beni di prima necessità. L’iniziativa, denominata “trimestre antinflazione”, sarà in vigore dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023 e impegnerà le insegne di vendita al consumo che aderiranno tramite le rispettive Associazioni. Scopo dell’azione è quello di ridurre gli impatti dell’inflazione sui cittadini offrendo loro la possibilità di acquistare beni relativi al “carrello della spesa” – selezionati dalla distribuzione – a prezzi stabili e più bassi possibile per tutta la durata della manovra. Il protocollo era stato sottoposto anche ai produttori del food e del non food, che non hanno sottoscritto il documento.

“Apprezziamo lo spirito dell’iniziativa del Governo, ma come Associazione non possiamo aderire a un protocollo che ignora completamente le peculiarità della nostra filiera” precisa Pietro D’Angeli Presidente di Assica. “I salumi italiani e le carni suine sono tra i cibi più apprezzati e diffusi sulle tavole degli italiani e anche grazie allo sforzo dei produttori nostri associati è stato possibile contenere a valle gli aumenti inflazionistici al consumo. Tuttavia, la situazione che ci troviamo a fronteggiare è tutt’altro che rosea e certa: il prezzo delle materie prime aumenta costantemente e la presenza della PSA sul territorio continentale, nonché la difficoltà della sua eradicazione, ci fanno prevedere un ultimo trimestre 2023 particolarmente complesso e volatile anche e soprattutto rispetto all’aumento dei costi per le imprese”.

La filiera suinicola sta difatti combattendo da gennaio 2022 con la PSA, malattia veterinaria che seppur senza alcun rischio per l’uomo, obbliga gli allevamenti situati in zone di ritrovamento di animali selvatici infetti all’abbattimento di tutti i propri capi suini, anche se sani. In questo scenario, il ritrovamento periodico di nuovi focolai tra i cinghiali selvatici desta grande preoccupazione tra gli operatori del settore nell’immediato futuro. Basterebbe un solo ritrovamento di caso infetto in prossimità di zone ad alta vocazione suinicola per dover abbattere milioni di capi da un giorno all’altro, inasprendo ulteriormente le dinamiche connesse ai costi interni a tutta la filiera suinicola. L’insieme di questi elementi genererebbe senza dubbio una significativa ulteriore riduzione dei margini di produzione di carne suina e salumi già duramente messi alla prova dallo scenario attuale.

Il più recente Outlook sulla filiera suinicola di Rabobank – riferimento internazionale per il settore – ha del resto evidenziato come la sfida più delicata per la seconda parte del 2023 sia proprio quella di fare i conti con costi e prezzi in crescita e l’impossibilità di recuperare un prezzo di cessione adeguato nelle fasi finali di distribuzione per non deprimere ulteriormente i consumi. Anche Rabobank evidenzia dunque come i margini del settore suinicolo siano davvero sotto pressione, in misura eccezionale.

“Il governo chiede all’industria alimentare di calmierare i prezzi di alcuni prodotti, lasciati alla libera scelta della distribuzione, e non tiene conto di almeno tre cose: la prima che le imprese di produzione dei salumi, al pari dei loro colleghi dell’industria alimentare, sostengono già da tempo uno sforzo volto al contenimento dei prezzi finali sia per evitare un’ulteriore riduzione dei consumi già provati dal caro bollette, mutui e costo della vita sia per la difficoltà di vedersi riconoscere aumenti adeguati a compensare l’importante crescita dei costi: basti pensare che la carne per i salumi è cresciuta di oltre il 42% negli ultimi due anni mentre l’inflazione alimentare è rimasta ben sotto le due cifre percentuali; la seconda che il mancato coinvolgimento di tutti gli attori che contribuiscono a formare i costi lungo la filiera rende insostenibile l’impegno proposto dal governo: l’industria alimentare finirebbe per finanziare le altre fasi della filiera e gli altri contributori ai costi di produzione senza averne la capacità finanziaria e i margini sufficienti. Infine, occorre evidenziarlo, le promozioni al consumo sono da sempre cofinanziate dall’industria alimentare il cui impegno nei confronti del consumatore è ben chiaro e costante per portare prodotti di qualità a prezzi adeguati e accessibili” ha aggiunto D’Angeli.

“Speriamo che questo protocollo con cui la distribuzione si impegna a praticare prezzi calmierati, non si traduca in una imposizione alle nostre aziende di azioni promozionali da cofinanziare, come di consueto. Vigileremo affinché l’attuazione del protocollo non comporti la violazione della disciplina in materia di pratiche commerciali sleali. Confermiamo invece al Governo la nostra piena disponibilità a mettere a punto, con serietà e senza improvvisazione, adeguate misure di intervento per sostenere i consumi: a tal proposito abbiamo proposto a più riprese la riduzione dell’aliquota IVA su carne e salumi dal 10% al 4% per allinearne il trattamento fiscale a quello di altri generi di prima necessità come pane, pasta, latticini, formaggi ad esempio o a quello di generi non esattamente di prima necessità come il tartufo che sconta un’IVA al 5%. Ridurre l’IVA su carni suine e salumi sarebbe una misura fiscale di immediato sollievo per il consumatore e di sicura efficacia per liberare risorse ai bilanci delle famiglie” ha continuato il Presidente.

“Infine, mi si permetta un’osservazione: ci è stato proposto e mostrato il protocollo chiedendoci una risposta o eventuali suggerimenti migliorativi in una settimana; è da gennaio di quest’anno che chiediamo al governo di mettere a disposizione le adeguate risorse economiche per eradicare la PSA: pochi milioni per scongiurare miliardi di indennizzi . Tuttavia nonostante gli innegabili sforzi profusi, ancora oggi non abbiamo ricevuto indicazioni in tal senso. Al momento le nostre aziende sono molto preoccupate dal garantire e preservare la propria continuità operativa e i posti di lavoro per gli oltre 30.000 addetti occupati nel comparto” conclude D’Angeli.

Tuttigiorni inaugura in Campania in collaborazione col Gruppo Di Palo

Il concept Tuttigiorni, ideato da Giangiacomo Ibba, Amministrato Delegato di Crai e Roberto Comolli Direttore Generale di Food 5.0, arriva in Campania con una nuova inaugurazione a Cardito (NA) in via Mahatma Gandhi 7 all’interno del centro commerciale “La Masseria”.

“Con Tuttigiorni abbiamo voluto rendere l’esperienza del cliente unica, personalizzata e semplificata” ha dichiarato Roberto Comolli. “Il concetto stesso di convenienza si estende e si integra con quello di sostenibilità: il cliente, senza le promozioni del volantino, può comprare solo quello che gli serve, evitando gli sprechi e prediligendo le scelte locali”.

La vision commerciale di Tuttigiorni si fonda su alcuni elementi-chiave: eliminazione dei volantini, delle offerte a tempo e di qualsiasi altra tipologia di scontistica preventiva a favore di un modello mirato a prezzi sempre bassi. Il punto vendita di Cardito ha riscosso ottimo riscontro per la cura riposta e percepibile in ogni angolo espositivo, per la vasta gamma dei prodotti presenti e per l’ampia scelta dei produttori del territorio selezionati, nonché per la valorizzazione della stagionalità delle materie prime quali frutta e verdura di stagione, appena tagliate e disponibili nell’Angolo Verde, abbinate a reparti freschi assortiti con criteri di sostenibilità e località.

“Sono molto contento di vedere crescere il formato Tuttigiorni” dichiara Giangiacomo Ibba, Amministratore Delegato di Crai Secom. “Siamo ancora in una fase di test e messa a punto dell’insegna ma i dati che riceviamo sono veramente molto buoni, e ci stanno confermando il potenziale che Tuttigiorni ha. Proseguiremo nel continuo miglioramento del nuovo formato di vendita e saranno realizzate altre aperture”.

 

Consumi in flessione nel comparto alimentare, occorre contrastare l’inflazione

I dati diffusi da Istat relativi alle vendite al dettaglio del mese di giugno evidenziano un incremento tendenziale a valore del +3,6%, al quale corrisponde un calo a volume del -3,5%.

“Nonostante la crescita dei prezzi stia rallentando, i consumi continuano a rimanere in terreno negativo per quanto riguarda i volumi di vendita, a causa degli effetti inflattivi e dell’incertezza che hanno caratterizzato i mesi scorsi” ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione. “L’andamento negativo dei consumi, soprattutto nel comparto alimentare, continua a destare preoccupazione, facendo registrare un significativo calo dei volumi di vendita. Negli ultimi diciotto mesi le aziende della distribuzione moderna si sono impegnate in uno sforzo straordinario, con l’obiettivo di sostenere le famiglie, per frenare il più possibile l’impatto inflattivo al consumo derivante dai rincari dei prezzi di produzione, comprimendo in maniera significativa i propri margini.

Un impegno che continuerà anche nei prossimi mesi e che sta proseguendo con azioni concrete, come l’iniziativa ‘Dedicata a te’, la carta istituita dal Governo a sostegno delle famiglie più fragili e a basso reddito per l’acquisto di beni di prima necessità. La distribuzione moderna sta collaborando con il Governo sul progetto di un ‘Trimestre anti-inflazione’, dichiarando la propria disponibilità a firmare un protocollo, su un paniere di prodotti a prezzi calmierati, che assumerebbe maggiore efficacia se condiviso anche con il settore della trasformazione industriale. Da mesi chiediamo all’industria di mostrare senso di responsabilità verso le famiglie, abbassando, laddove possibile, i propri listini di vendita. Ancora una volta l’industria di trasformazione, sollevando argomentazioni pretestuose e strumentali, si dichiara indisponibile a sottoscrivere l’accordo. La distribuzione moderna invece conferma la volontà di continuare nella collaborazione con il Governo per ricercare comunque possibili forme che consentano di contrastare l’inflazione, a tutela di famiglie e consumi”.

Due nuove aperture di Vicino A Te, a Monastir e Sassari

Il gruppo Vicino A Te, socio del Consorzio Coralis, continua la scalata in Sardegna: due le nuove aperture, una a Monastir e una a Sassari. Il punto vendita nel capoluogo conta circa 1.000 mq. di superficie totalmente rinnovati con un ampio spazio dedicato al reparto gastronomia, vero fiore all’occhiello. Piatti della cucina regionale, specialità locali ma non solo: la fantasia, la qualità delle materie prime impiegate e la vastità dell’offerta fanno di questo reparto un vero e proprio polo d’attrazione. Grande presenza anche di prodotti locali: dalle carni all’orto-frutta, dai vini ai salumi passando per i formaggi e il pane.

Anche il punto vendita di Monastir presenta nei suoi 1.000 mq di superficie un assortimento di grande qualità. Attenzione particolare è stata dedicata al reparto enoteca: più del 90% dei vini proposti sono di origine locale anche se non mancano le eccellenze della produzione italiana. Inoltre è a disposizione dei clienti uno smart sommelier: attraverso un QR Code è possibile collegarsi con un esperto che dispensa consigli sui migliori abbinamenti cibo-vino o su etichette particolarmente indicate per essere regalate. Altro punto di forza è il reparto panetteria: ogni giorno i migliori forni del territorio forniscono pane fresco realizzato con diversi mix di farine dall’integrale ai cereali fino al classico pane di farina di grano della tradizione sarda.

Il progetto d’espansione non si ferma: per fine settembre/primi d’ottobre è prevista una nuova apertura nel centro della Sardegna.

Vino italiano all’estero, i volumi restano piatti

Nel primo semestre di quest’anno sono tornate in linea di galleggiamento le vendite del vino italiano tra gli scaffali della grande distribuzione e retail nei top 3 mercati al mondo. Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato gli ultimi dati di Nielsen-IQ, le vendite tricolori in Usa, Germania e Uk chiudono il semestre con un risultato tendenziale piatto a volume (-0,2%) e con un lieve incremento a valore (+1,3%, a 2,2 miliardi di euro). La performance – rileva l’Osservatorio – è migliore rispetto al primo trimestre (-4% volume e -1% valore) ma ancora insufficiente per dare respiro alle imprese di un settore tuttora fortemente penalizzato da un surplus di costi che incide per circa il 10% sul prezzo medio.

Il totale dei volumi commercializzati di vini fermi e frizzanti segna un +0,7%, complici gli incrementi in Uk (+3,2%) e soprattutto in Germania (+4,2%), sostenuta dalla forte domanda di frizzanti “low cost” tricolori. In controtendenza i fermi negli Usa, che cedono il 7,4%. Gli spumanti accusano invece un decremento del 2,8%, con gli Usa positivi (+2%), controbilanciati in negativo da Regno Unito (-6%) e Germania (-3,8%).

“Occorre fare in modo che le difficoltà congiunturali non si trasformino in strutturali, in queste situazioni diventa fondamentale la presenza e la promozione di bandiera del brand enologico italiano. Per questo, tra settembre e dicembre di quest’anno Vinitaly attiverà una nuova campagna di internazionalizzazione attraverso 25 appuntamenti tra fiere, road show e incoming sulla prossima edizione veronese organizzati in 15 Paesi e 4 continenti” commenta Maurizio Danese, l’Ad di Veronafiere.

“Rispetto al primo trimestre riscontriamo una timida risalita, ancora però troppo debole se consideriamo le tensioni vissute dal settore. Lo scatto in avanti dei volumi commercializzati in Germania è dovuto al raffreddamento dei listini, che nell’ultimo trimestre anziché aumentare sono scesi in media del 4%, con una contrazione anche rispetto al primo semestre del 2022. Variazioni sul prezzo medio che riteniamo essere troppo deboli anche negli Usa e in Uk, rispettivamente del 4% e del 3%” aggiunge Paolo Castelletti, il Segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv).

Dei 2,2 miliardi di euro commercializzati, 960 milioni (-0,3% tendenziale, -4,4% i volumi) sono frutto di acquisti di vino made in Italy nella Gdo statunitense; oltre 840 milioni provengono dalla domanda Uk (+2,4%, con i volumi -0,5%) e 400 milioni dalla Germania (+2,9%, +3,7% i volumi). Il primato dei volumi spetta ai tedeschi (84 milioni di litri venduti su un totale di 231 milioni nei 3 Paesi) ma il prezzo medio allo scaffale di 4,7 euro al litro è 3 volte inferiore a quello degli Stati Uniti (14,3 euro) e meno della metà rispetto al dato Uk (10,5 euro). In generale, è piatta la crescita dei listini per i fermi/frizzanti (+0,3%) mentre per gli spumanti l’aumento è del 4,9%. Il Prosecco, principale denominazione italiana commercializzata nel mondo, segna un -2% nei volumi (bene negli Usa, ancora negativa in Uk anche se in fase di recupero) e un +3,2% nei valori, per un corrispettivo (675 milioni di euro) che incide per il 31% su tutto il vino made in Italy commercializzato sui canali dell’off trade dei 3 Paesi.

Fiorucci acquisita da Navigator e White Park con l’obiettivo di rilanciare il marchio

La multinazionale messicana Sigma Alimentos S.A. ha venduto il 100% della Società Cesare Fiorucci Spa, marchio noto nel settore dei salumi, a Navigator Group e White Park Capital. Navigator è un gruppo industriale diversificato specializzato nell’acquisizione di aziende europee al fine di migliorarne la redditività e garantire un futuro a lungo termine ai propri stakeholder. Navigator ha sede a Düsseldorf e gestisce un portafoglio diversificato di aziende in Germania, Svezia, Francia e Svizzera. White Park è un gruppo industriale basato a Dublino specializzato nella riorganizzazione e rilancio di rami d’azienda.

Con l’acquisizione, i nuovi soci mirano a rilanciare l’offerta e la distribuzione dei prodotti dello storico marchio Fiorucci nei canali di riferimento in Italia e all’estero in virtù di un importante piano di investimenti e di rilancio di lungo periodo. L’obiettivo è riportare un’azienda e un marchio che ha 170 anni di vita a una redditività e ad una crescita adeguate al suo potenziale. Il piano di rilancio di lungo periodo si articolerà in una prima fase di riorganizzazione a cui seguirà una fase di crescita supportata da rilevanti investimenti. Cesare Fiorucci Spa viene quindi ricapitalizzata con rilevanti risorse finanziarie.

“Fiorucci ha saputo combinare in modo meraviglioso tradizione e innovazione diventando un marchio iconico in Italia. È un onore poter contribuire con la mia esperienza al continuo successo di Fiorucci”, ha dichiarato Claudio Rustioni, Amministratore Delegato di Fiorucci SpA.

“Fiorucci è sinonimo di valori che ammiriamo: tradizione, bontà, gioia di vivere, qualità. Questo è un impegno strategico volto a rafforzare la nostra posizione nel settore alimentare” aggiunge Christian Muschick, Amministratore Delegato del Gruppo Navigator. “Fiorucci rappresenta un’attitudine italiana alla vita che può essere trasmessa solo in Italia e dall’Italia al resto del mondo” conclude William Belford di White Park Capital.

Campagna pomodoro tra aumento costi e contrazione consumi

È iniziata la campagna di trasformazione del pomodoro 2023, purtroppo anche quest’anno all’insegna delle difficoltà. Le incognite sono tante e lo scenario socio-economico rischia di incidere in maniera significativa sulla sostenibilità economica del settore: da un lato la costante crescita dei costi di produzione, in particolare quelli della materia prima e degli imballaggi, dall’altro la contrazione dei consumi generata dalle tendenze inflattive, avranno certamente effetti molto negativi sulle marginalità delle imprese. Una combinazione di fattori che preoccupa notevolmente uno dei comparti più rappresentativi e importanti dell’industria alimentare italiana.

“Gli incrementi dei prezzi a scaffale degli ultimi mesi nella maggior parte dei casi non si sono tradotti in maggiori profitti, e serviranno solo a coprire parzialmente i costi in continua crescita. Penso in particolare al prezzo riconosciuto alla parte agricola per la materia prima che ha visto aumenti fino al 40% rispetto allo scorso anno, portando il prezzo medio di riferimento del pomodoro tondo a 150€/ton sia al nord che al sud. Una situazione non facile per le nostre aziende” dichiara Marco Serafini, il Presidente di ANICAV.

Per questa campagna di trasformazione, in Italia sono stati messi a coltura circa 68.600 ettari, con un incremento del 5% rispetto al 2022. Sulla base di questi dati e considerando le rese storiche, è possibile prevedere una produzione di circa 5,6 milioni di tonnellate. Naturalmente si tratta di stime e il volume delle produzioni dipenderà sia dalle rese agricole che da quelle industriali, anche in ragione della qualità della materia prima conferita. Su di essa l’attenzione dell’industria resta alta dovendo garantire un prodotto finito che rispetti gli elevati standard dei derivati del pomodoro. Rimane l’incognita maltempo, col rischio del continuo susseguirsi di eventi estremi (pesanti grandinate, ondate di calore, ecc.) che hanno già avuto e potrebbero ancora avere importanti effetti sulle coltivazioni e quindi sulla produzione industriale.

“Sarà difficile, per non dire impossibile, recuperare i costi di produzione alle stelle. Si profila un’annata commerciale particolarmente complicata, ma confidiamo nelle capacità di resilienza dei nostri imprenditori che, ancora una volta, faranno il possibile per evitare che questo trend si ripercuota eccessivamente sui consumatori finali. Nonostante gli aumenti, le conserve rosse continuano ad avere prezzi assolutamente accessibili anche grazie agli sforzi del comparto. Non è difficile rendersi conto di quanto costi preparare un piatto di pasta al pomodoro rispetto a una semplice colazione al bar, tra l’altro con evidenti differenze in termini di valori nutrizionali” conclude Giovanni De Angelis, Direttore Generale di ANICAV. “Dal canto nostro, garantiamo come sempre il massimo impegno per la tutela e la valorizzazione di una filiera da primato”.

Cresce la produzione di Parmigiano Reggiano, volano economico del territorio

Il Parmigiano Reggiano si conferma il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Secondo i dati forniti dal Consorzio, nel 2022 la produzione in montagna della Dop è stata pari a 846.000 forme, con un aumento del +10,5% rispetto al 2016. Crescita a doppia cifra (+14%) anche per la produzione di latte, sempre nello stesso lasso di tempo, con oltre 404.000 tonnellate. Inoltre il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” ha superato nel 2021 le 225.000 forme certificate, con un aumento del +26,6% sul 2016.

Un chiaro segnale che la politica di rilancio e valorizzazione per stimolare la produzione del Parmigiano Reggiano in montagna sta invertendo una tendenza alla decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014. Infatti nel decennio 2000-2010 nei territori di montagna della zona di origine si è assistito alla chiusura di 60 caseifici, con una riduzione del 10% di produzione del latte. Deficit che è stato azzerato dal 2014 ad oggi grazie all’avvio del Piano di Regolazione Offerta che, tra le altre misure, ha previsto sconti specifici per i produttori e i caseifici ubicati in zone di montagna e il bacino “montagna” per le quote latte.

Nel 2022 più del 21% della produzione totale si è concentrata negli 81 caseifici di montagna sparsi tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna a sinistra del fiume Reno, che impiegano oltre 900 allevatori per una produzione annuale di 4,03 milioni di quintali di latte. Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità. Altro segnale positivo è rappresentato dai cambiamenti generazionali all’interno dei caseifici: l’età media dei produttori si è abbassata dai 57 anni di media prima del 2016 ai 30-40 di oggi. Questo segnale manifesta la fiducia che i giovani pongono nel Parmigiano Reggiano, un’attività preziosissima dal punto di vista sociale per sostenere la dorsale appenninica emiliana grazie al lavoro nelle foraggere e in caseificio.

«La produzione nelle zone di montagna è da sempre una delle caratteristiche salienti del Parmigiano Reggiano», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. «La differenza di una Dop rispetto a tante altre realtà economiche è che l’attività non può essere delocalizzata, pertanto il fatturato diventa automaticamente “reddito” per la zona di origine e benessere per chi in quella zona vive e lavora. Se non ci fosse la nostra Dop, in quei comuni non ci sarebbero neanche le scuole, perché se non ci fosse un senso economico nel coltivare quei territori, non ci sarebbe neanche lo sprone ad abitarli. Il Parmigiano Reggiano contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità della dorsale appenninica emiliana: è infatti il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, con più del 21% della produzione totale, oltre 846.000 forme, concentrata in ben 81 caseifici. Per il Consorzio, sono proprio il territorio e la comunità che lo abita il bene più prezioso e il nostro intento è quello di impegnarci sempre di più per preservarli e continuare a essere un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale».

Per Guglielmo Garagnani, vicepresidente del Consorzio, «preso atto dei risultati raggiunti con il consolidamento della produzione nelle zone dell’Appennino, ora la sfida è riuscire a rafforzare il valore commerciale del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” e promuoverne il valore aggiunto, per avere un posizionamento nel mercato che riesca a rendere sostenibile tale produzione nel tempo. Le aree di montagna da un lato soffrono di condizioni svantaggiate e maggiori costi di produzione, ma dall’altro la permanenza di una solida produzione agricola-zootecnica rappresenta un pilastro economico e sociale di interesse per tutta la comunità locale. Ecco perché è fondamentale che il Consorzio abbia messo in campo interventi che mirano alla diffusione e valorizzazione del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, e che continui a farlo anche nei prossimi anni a venire».

Emergenza alluvione, Coop raccoglie oltre 2 mln di euro per la ricostruzione

2.190.736 euro: è questo il risultato complessivo della raccolta avviata dalle cooperative di consumatori a metà maggio all’indomani dell’alluvione. La raccoltasi è conclusa a fine giugno e ha visto partecipare oltre 81.000 donatori fra soci, dipendenti e clienti; a questi si sono aggiunti molti fornitori delle cooperative.

Il primo atto della raccolta è stato immediato e tutte le cooperative di consumatori si sono mosse all’unisono stanziando fin da subito 1 milione di euro e promuovendo al tempo stesso una campagna di solidarietà promossa in tutti i punti vendita con l’obiettivo di coinvolgere i propri soci e clienti sia alle casse che attraverso un conto corrente dedicato. La campagna si è affiancata a un’attività di sostegno fra tutti i dipendenti delle cooperative a favore dei colleghi di Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno che hanno subito danni dall’emergenza attraverso la donazione di ore di lavoro e giorni di ferie. Il risultato sono stati 530.274 euro che saranno versati specificamente a tale scopo. Il resto dell’importante raccolta sarà destinato a un duplice obiettivo; da un lato sostenere le cooperative (agricole, di produzione e trasformazione etc) che hanno subito danni in conseguenza dell’alluvione e dall’altro contribuire a interventi di ricostruzione in accordo con le autorità interessate.

“Siamo soddisfatti dei risultati della campagna di solidarietà” dichiara Marco Pedroni, Presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori). “È una ulteriore dimostrazione di quanto il mondo delle cooperative di consumatori sappia rispondere in momenti di grande drammaticità; lo abbiamo fatto sempre anche in altre situazioni sia di emergenza internazionale che nel nostro Paese. Guardiamo ora con fiducia agli interventi di ricostruzione che grazie al contributo di soci, dipendenti, consumatori potranno attivarsi”.

Solidarietà Megamark, ad agosto consegna gratuita della spesa ad anziani e disabili

Per essere vicino alle persone in difficoltà nel periodo più caldo dell’anno, il Gruppo Megamark offre ad anziani e diversamente abili la consegna della spesa gratis ad agosto. Dal 1° agosto al 3 settembre, dunque, il servizio di consegna a domicilio della spesa è gratuito per le persone con almeno 70 anni o affette da disabilità motorie.

Saranno 18 i comuni pugliesi in cui il Gruppo Megamark di Trani effettuerà il servizio. Nel Nord Barese sarà attivo a Trani, Barletta, Andria e Bisceglie; nel Barese a Noicattaro, Molfetta, Giovinazzo, Conversano, Terlizzi oltre che nel capoluogo regionale. In Salento sarà attivo a Lecce e Brindisi; dall’altro lato della regione, invece, i comuni coinvolti sono Foggia, Cerignola, Manfredonia. Infine, sul versante jonico, il servizio sarà attivo a Taranto e nelle vicine Talsano e Lama.

Per usufruire del servizio nei Comuni citati basterà contattare il numero 348/0919291 per conoscere i punti vendita Dok o Famila più vicini che offrono il servizio e concordare la consegna a domicilio della spesa all’orario preferito. Il servizio di spesa telefonica è attivo dal lunedì al venerdì a partire dalle 8,30 fino alle 17 e il sabato dalle 8,30 fino alle 13,30. Le consegne non verranno effettuate la domenica e il giorno di Ferragosto.

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