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Valfrutta Fresco ha un nuovo Direttore Generale, Enrico Bucchi

Enrico Bucchi è il nuovo Direttore Generale di Valfrutta Fresco e raccoglie il testimone da Stefano Soli che ha ricoperto questo ruolo dal 2017, mantenendolo fino al raggiungimento dell’età della pensione. Pianificato da tempo e voluto dalla proprietà, l’avvicendamento è stato preceduto da un lungo periodo di lavoro in sinergia e condivisione di strategie fra i due dirigenti.

“Con questo passaggio di consegne affidiamo al nuovo Direttore un’azienda solida e in crescita, che ha superato recentemente i 21 milioni di euro di fatturato” commenta il Presidente di Valfrutta Fresco, Raffaele Drei. “Nel corso degli ultimi anni Valfrutta Fresco ha consolidato la propria presenza nella distribuzione moderna e nei canali tradizionali, emergendo per dinamicità e capacità di innovazione, nonostante le difficoltà ben note del settore ortofrutticolo. Difficoltà che non hanno impedito però di puntare in alto e di affermarsi, portando sempre valore al mondo della produzione. Riteniamo che ci siano ancora ampi margini di crescita e auspichiamo da parte del nuovo Direttore un nuovo e ancor più dinamico impulso alla valorizzazione dei prodotti”.

“Assumere questo ruolo è una grande sfida e ringrazio la proprietà e il CdA per la fiducia di cui mi hanno investito” aggiunge Enrico Bucchi. “Nel corso dell’ultimo anno io e Stefano Soli abbiamo lavorato fianco a fianco con un obiettivo chiaro: proseguire, nel segno della continuità, il percorso di valorizzazione del marchio Valfrutta Fresco e delle produzioni dei soci agricoltori. Un marchio che è sinonimo di qualità e italianità e che, anno dopo anno, ha saputo portare valore lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione, proiettando lo sguardo sempre in avanti, anticipando le tendenze del mercato e offrendo al consumatore prodotti top, dalle caratteristiche organolettiche superiori, innovativi e 100% made in Italy”.

Boom per la Mdd: nel 2023 oltrepassato il fatturato di 25 miliardi di euro

Con un fatturato record pari a 25,4 miliardi di euro nel 2023, i prodotti a marca del distributore (Mdd) rappresentano oggi il 31,5% dell’intero giro d’affari del mercato della distribuzione moderna in Italia, compresi i discount – nel 2019 era al 28,3% -, affermandosi come strumento fondamentale delle imprese della distribuzione moderna per sostenere il potere di acquisto delle famiglie, offrendo qualità e convenienza. I dati emergono dall’analisi “Marca del Distributore e Made in Italy: il ruolo della Distribuzione Moderna” realizzata da The European House – Ambrosetti per ADM – Associazione Distribuzione Moderna.

La marca del distributore si afferma dunque come unico canale in crescita sostenendo l’intero settore del retail alimentare: +332 milioni di euro anche nell’ultimo anno, e la tendenza probabilmente non si arresterà. Secondo i calcoli realizzati da The European House – Ambrosetti , la distribuzione moderna è l’attivatore di una filiera lunga e articolata e, con 15 settori e 37 sotto-settori coinvolti, abilita la creazione di circa il 12% dell’intero PIL italiano, oltre 200 miliardi di euro: dai 30 miliardi generati direttamente dalla distribuzione moderna, se ne sviluppano ulteriori 178 dalle filiere attivate a monte tra componenti industriali attive, settore agroalimentare e intermediazione.

“La distribuzione moderna ha contribuito in maniera significativa a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, contenendo la spinta inflattiva e sostenendo soprattutto le fasce di reddito più basse, che soffrono in maniera particolare l’aumento dei prezzi al consumo”, ha commentato Mauro Lusetti, Presidente ADM – Associazione Distribuzione Moderna. “L’impegno delle nostre aziende ha limitato l’aumento del prezzo medio di vendita, assorbendo parte dei rincari ricevuti sui prodotti del largo consumo dell’industria di marca. Da gennaio 2019 la distribuzione moderna ha registrato aumenti inferiori dei prezzi di vendita di 6 punti percentuali rispetto all’industria di marca. I prodotti a marca del distributore, garantendo un’offerta che coniuga qualità e convenienza, si sono dimostrati uno strumento efficace e molto apprezzato dagli italiani nel contrastare l’aumento dei prezzi. Il settore distributivo si conferma come un asset strategico dell’economia del Paese, sia per il valore aggiunto che riesce a generare sia per il contributo all’occupazione e il sostegno alle filiere del Made in Italy”.

“Si è appena chiuso un 2023 complesso che ha visto una riduzione dei volumi di vendita in tutti i canali distributivi, dal discount ai supermercati fino al piccolo servizio, dovuta alla pressione dell’inflazione sulle famiglie con effetti asimmetrici: la spesa incomprimibile pesa 21 punti percentuale in più sul bilancio familiare del quintile più povero. In un contesto in cui i consumi alimentari sono già immobili da oltre un decennio, è necessario un cambio di rotta per salvaguardare i consumi, alimentari e non, che generano il 60% del PIL italiano” ha aggiunto Valerio De Molli, managing partner e CEO, The European House Ambrosetti.

Manager italiani preoccupati, c’è carenza di risorse e competenze

Quali sono le speranze e le preoccupazioni dei manager italiani per il 2024? Secondo un recente sondaggio dell’agenzia digitale Webranking, solamente due manager su dieci ritengono di avere budget adeguati e obiettivi di business raggiungibili. C’è carenza di risorse insomma, e non solo quelle economiche ma pure quelle rappresentate dalle persone: la difficoltà nel reperire competenze adeguate alle mansioni è infatti un problema particolarmente sentito, tanto che un manager su due ritiene molto difficile reperire le competenze necessarie e mantenerle in azienda, mentre quasi uno su dieci lo trova addirittura quasi impossibile. Altro tema particolarmente sentito è legato dell’evoluzione digitale sia del proprio business che nell’operatività aziendale. Ben un manager su due ha difficoltà a integrare i sistemi di analisi dei dati, mentre tre manager su dieci dichiarano di avere difficoltà a leggerli e a razionalizzarli per la dirigenza.

Quali prospettive per la pubblicità?
Il focus principale che si evince dal Marketing Executive Report 2024 di Webranking, è legato all’importanza dei contenuti. Una tra le risposte più riportate dai manager italiani è la rilevante necessità di un maggior lavoro e una più alta qualità dei contenuti creativi della produzione pubblicitaria. Il secondo focus espresso dal Report è legato invece alla misurazione dei risultati e quindi alla necessità di riuscire a trasmettere il valore del lavoro svolto, delle decisioni prese e dei risultati raggiunti all’interno dell’organizzazione aziendale. La terza risposta più frequente è legata nuovamente alla tecnologia: con l’evolversi di nuove competenze tecniche per la pubblicità digitale, l’integrazione tra le piattaforme e il loro funzionamento diventa una necessità sempre più fondante per il lavoro del 2024.

Il consumatore del 2024
Un manager su due ha dichiarato di notare, tra le caratteristiche principali del consumatore, un’attenzione maggiore alla personalizzazione e all’esperienza, una forte sensibilità ai prezzi e, di conseguenza, una maggiore ricerca di offerte e ha dichiarato di trovare difficoltà nell’individuare a quali canali media il consumatore sia più esposto o stia utilizzando maggiormente. Solo un numero esiguo di manager, invece, nota un comportamento del consumatore stabile nel tempo e una tendenza al ritorno ai media tradizionali.

2023 memorabile per Porte dello Jonio (Taranto): nuove aperture e più di 5 milioni di visitatori

Il Centro Commerciale Porte dello Jonio, nato nel 1997 e oggetto di un restyling nel 2018, si conferma il punto di riferimento per lo shopping di residenti e turisti di Taranto e provincia: con i suoi 40.000 mq di spazi commerciali e 80 negozi, l’asset pugliese ha accolto nell’ultimo anno 5,3 milioni di visitatori. Il merito è di un’offerta retail innovativa sviluppata in risposta all’ascolto delle esigenze di clienti consolidati e nuovi, oltre che di una programmazione di eventi ricca e capillare, orientata ai temi della sostenibilità sociale e ambientale, organizzata in collaborazione con le realtà più attive del territorio.

Tra i numerosi brand che nel 2023 hanno scelto il Centro Commerciale Porte dello Jonio gestito da Nhood c’è Kiko Milano, che ha inaugurato il suo primo negozio in Italia dopo cinque anni di stop alle aperture. Taranto è risultata la provincia più richiesta in Italia sui social. Un successo che ha registrato 32.000 visitatori nei primi due mesi dall’opening.

Sempre nel 2023 Legami ha inaugurato a Taranto il primo punto vendita monomarca del brand in Puglia. Con 90 mq di spazio vendita, la boutique della città dei due mari è il luogo dove poter scegliere oltre 4.000 prodotti marchiati Legami: dagli articoli stationery agli accessori per la casa, dai prodotti per il viaggio agli articoli beauty e tutto il necessario per organizzare feste fino agli accessori hi-tech e molto altro.

E ancora, Miniso che nei suoi 170 mq di vendita racchiude un mix di prodotti per le esigenze di grandi e piccini: dai caratteristici peluche colorati, ai personaggi Disney e Sanrio, agli articoli di cancelleria per scuola e ufficio, oltre a una vasta selezione di giochi istruttivi e prodotti per la skincare quotidiana.

La direzione di Porte dello Jonio conferma anche per il 2024 la volontà di proseguire le attività di animazione del Centro grazie al lavoro di continuo coordinamento e raccordo con gli enti locali, con l’obiettivo di mantenere la vocazione dell’asset pugliese come un’agorà per la città di Taranto e i territori circostanti, uno spazio aperto a iniziative ed eventi per sensibilizzare il territorio rispetto al pianeta (“Planet”) e all’investimento privato a beneficio della comunità locale (“Profit”), tra i quali rientra la recente apertura dell’infopoint ASL Taranto inaugurato a novembre.

Italian Exhibition Group consolida la propria presenza in Asia

Italian Exhibition Group consolida la propria presenza all’estero: IEG Asia Pte Ltd ha recentemente acquisito le fiere del settore food&beverage Speciality Food & Drinks Asia, Speciality Coffee & Tea Asia e Food2Go da Montgomery Asia. Si tratta di una mossa dal forte valore strategico, che rafforza l’impegno di IEG Asia a contribuire positivamente al panorama F&B di Singapore e dei mercati ASEAN.

I tre eventi si svolgeranno in contemporanea – dal 26 al 28 giugno 2024 presso il Sands Expo & Convention Centre di Singapore – e si affiancheranno all’attesissima edizione inaugurale di SIGEP Asia, il Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione, Caffè e Tè artigianali di IEG che si terrà in concomitanza con la 5a edizione di Restaurant Asia, il Salone Internazionale della Ristorazione, della Cucina e delle Attrezzature e Forniture Culinarie.

Questa fusione segnerà un momento cruciale per l’industria F&B, in quanto offrirà un evento così specializzato e concentrato da soddisfare a 360 gradi le esigenze del settore F&B – tutto sotto lo stesso tetto – sia per i titani del settore, sia per le start-up. La convergenza di tutti gli aspetti del mondo food&beverage aprirà un ventaglio di occasioni sulle ultime tendenze e le innovazioni anche con una piattaforma dinamica per il networking e la collaborazione attraverso incontri, conferenze e seminari, masterclass coinvolgenti e dimostrazioni. Il grande appuntamento di Singapore sarà rafforzato da un esclusivo programma di hosted buyer “Buyer X”, progettato per facilitare interazioni, partnership e opportunità di business a livello internazionale. Gli operatori del settore, gli espositori e i visitatori avranno a disposizione un’esperienza coinvolgente, pensata per soddisfare le esigenze in continua evoluzione del panorama F&B.

“In meno di un anno dall’inizio della sua attività, IEG Asia ha fatto crescere il suo portafoglio di eventi, specialmente nel settore F&B. Ho piena fiducia nel fatto che, insieme, questi eventi stabiliranno un nuovo punto di riferimento per le fiere boutique nell’arena F&B di Singapore e dell’ASEAN, ed è in linea con la nostra dedizione a curare un’esperienza straordinaria per i nostri stakeholder, partner espositivi e visitatori” commenta Ilaria Cicero, Chief Executive Officer di IEG Asia.

“La sinergia di questi eventi sotto l’ombrello di IEG stabilirà un nuovo punto di riferimento per le fiere boutique trade, allineandosi perfettamente con la nostra missione di offrire un’esperienza straordinaria a tutti i nostri interlocutori. Questa espansione strategica è un chiaro riflesso della nostra incrollabile dedizione a superare le aspettative dei nostri partner fieristici e dei visitatori. È un passo avanti nel nostro incrollabile impegno verso l’eccellenza nel settore F&B e dell’ospitalità” ha aggiunto Francesco Santa, International Business Development Director di IEG.

Spalmachicco, il nuovo formaggio spalmabile vegetale di Verys

Sul mercato arriva Spalmachicco di Verys, l’alternativa vegetale al formaggio spalmabile. Dal gusto delicato e rinfrescante, si presta perfettamente per essere spalmato su panini, tramezzini, bruschette e toast. Grazie al sapore neutro, è adatto anche alla preparazione di dolci come cheesecake o dolci cremosi al cucchiaio. Adatto a chiunque, grandi e piccoli, a chi è intollerante a latte o lattosio, al glutine e alla soia.

Spalmachicco è un alimento vegetale e naturale ben equilibrato, prodotto con Bio SuRice dalla germogliazione del riso integrale dal quale apporta i suoi importanti nutrimenti. È OGM free, privo di allergeni, non contiene alcun derivato animale ed è prodotto in assoluta sicurezza.

Per ottenere Bio SuRice vengono seguiti i ritmi naturali della germogliazione: i semi di riso integrale di origine italiana da Agricoltura Biologica ed in “Permacoltura”, processo di coltivazione completamente innovativo sostenibile ed in totale rispetto dell’ambiente che trae ispirazione dalle tecniche di coltivazione di Manasabu Fukuoka, vengono “attivati” in Acqua di Sorgente che sgorga a 600 m slm nel cuore del Parco della Lessinia (Piccole Dolomiti). In questa fase, quando i germogli sono al massimo della loro Vitalità, il Riso Integrale Germogliato da Agricoltura biologica in Permacoltura, viene trasformato in Bio SuRice, con un nuovo processo esclusivo e brevettato.

L’indagine antidumping cinese rischia di penalizzare il brandy italiano

La Cina sta avviando un’indagine antidumping sui liquori dell’Unione Europea che prende di mira, tra gli altri, il brandy e il cognac francese, e ciò ha già provocato immediate ripercussioni negative in Borsa per produttori come Pernod Ricard e Remy Cointreau.

“Con sconcerto veniamo a conoscenza dell’indagine antidumping che il Ministero del commercio cinese ha avviato su alcune tipologie di prodotti alcolici di provenienza UE, in particolare i distillati di vino” sottolinea Sandro Cobror, Direttore di AssoDistil. “Sebbene, dalle prime informazioni sembrerebbe che lo scopo dell’indagine sia eminentemente ritorsivo contro analoghe indagini UE indirizzate verso l’import di motori elettrici dalla Cina, non vi è dubbio che l’iniziativa cinese metta a rischio lo sviluppo del mercato del brandy in quel Paese nonché la propensione all’investimento da parte di quei produttori non ancora presenti in Cina che vedono nel grande Paese asiatico un interessantissimo mercato potenziale di sviluppo sia del brandy che dei distillati in generale.

Un’indagine antidumping rischierebbe inevitabilmente di bloccare sul nascere una iniziativa come quella della promozione del brandy italiano in Cina oltre che recare un danno economico enorme al settore degli spirits e tutto questo senza alcuna ragione reale: infatti, oggi sul mercato cinese il brandy UE viene venduto a prezzi decisamente superiori a quello dei distillati locali e comunque, laddove pure si ravvisasse l’opportunità di bloccare le importazioni di distillati dall’UE, ciò risulterebbe economicamente ininfluente per controbilanciare il rischio di un blocco delle importazioni in UE di componentistica e motori elettrici dalla Cina che vale dieci volte di più. Per questo, come associazione di categoria che rappresenta la quasi totalità della produzione distillatoria in Italia, abbiamo chiesto al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, che le nostre Istituzioni si adoperino per impedire che questa pericolosissima iniziativa abbia seguito” conclude Cobror.

Pizza in Teglia, la nuova farina di Molino Vigevano

Molino Vigevano, brand del Gruppo Lo Conte, lancia la Farina Pizza in Teglia ideale per realizzare un impasto alto, soffice e croccante sul fondo. Una farina destinata agli appassionati della cucina casalinga che desiderano stupire con autentiche pizze in teglia.

Pizza in teglia, dunque, è la farina specificatamente ideata per impasti ad alta idratazione (fino all’80%) che assicura una stesura semplice e veloce. Garantisce l’ottenimento di impasti molto estensibili e quindi adatti alla stesura in teglia, mantenendo la lunghezza desiderata. Questa referenza è pensata per lievitazioni lunghe e permette l’ottenimento di un prodotto finito di livello equiparabile alle pizze professionali. È ottenuta da un’attenta selezione dei migliori grani e impreziosita dal germe di grano vitale, estratto a freddo e macinato a pietra, che esalta aromi e fragranze degli impasti favorendone la digeribilità.

La pizza in teglia è ideale con qualsiasi topping e può essere degustata calda appena sfornata, ma anche fredda o riscaldata, acquistando così maggiore croccantezza. Il pack si presenta essenziale e lineare, caratterizzato da un design moderno associato alle descrizioni che rendono riconoscibili e immediati i plus del prodotto. Grazie al pratico formato da 500gr, è il prodotto ideale per realizzare impasti professionali nella cucina di casa.

2024: italiani fedeli alla Mdd. Vince il cibo healthy, sostenibile e poco caro

Se la recessione appare ormai scongiurata, le previsioni per il 2024 iniziato da pochi giorni riportano in un’Italia dello zero virgola. Secondo i manager intervistati dall’Ufficio Studi Coop, la crescita del PIL stimata allo 0,5% per i prossimi 12 mesi ci rende i più lenti dell’Europa, e l’83% dello stesso campione è convinto che le sacche di povertà e i fenomeni di vulnerabilità sociale e economica nel nostro Paese siano destinati a aumentare. A fronte di un’inflazione alimentare ancora sostenuta (per i manager stimata al 3% nella media d’anno), nel tentativo di difendere i propri consumi e la loro qualità, gli italiani sembrano essersi definitivamente convertiti alla Mdd (marca del distributore) che anche nel 2024 promette di registrare ottime performance; l’82% dei manager italiani prevede un aumento della quantità acquistata, mentre al primo posto tra le scelte di acquisto in riduzione si trovano le marche industriali (non fanno eccezione nemmeno le marche leader tanto che un buon 36% ne immagina la rinuncia all’acquisto).

In miglioramento le intenzioni di spesa degli italiani sui consumi alimentari domestici; la percentuale di quanti intendono aumentare le quantità consumate (16%) supera quella di quanti intendono ridurre i consumi (11%) con una differenza di 5 punti percentuali (la stessa differenza era di -1 punto percentuale nell’indagine di agosto 2023). Il cibo resta centrale nelle scelte di consumo, ma anche a tavola, la tenuta della spesa si sposa con la sobrietà. Infatti, quasi un terzo degli italiani (31%) dichiara che dedicherà più tempo alla preparazione domestica del cibo (il modo più semplice per coniugare qualità e risparmio) e in ogni caso i principali driver di acquisto sono il rapporto qualità prezzo al primo posto (almeno per il 66% degli italiani), la convenienza e il risparmio (50%) e la salute e il benessere (41%).

Tra gli aggettivi scelti per definire il cibo del 2024 il più gettonato è salutare (45%), poi poco costoso (44%), seguito da sostenibile (27%) e semplice/autentico e essenziale (26 e 25%). Perché oltre ad essere conveniente, la tavola del 2024 deve rimanere healthy (e non certamente a caso nel 2023 le vendite delle friggitrici ad aria, che garantirebbero una preparazione più salutare delle pietanze, hanno subito un consistente incremento) quindi tradizionale ed essenziale (27%). Torna nel carrello anche l’ortofrutta che nell’estate sembrava essere stata al centro di grandi rinunce da parte degli italiani. Nella Top 5 dei prodotti in aumento nel 2024 compaiono proprio frutta e verdura al primo posto e poi subito dopo il pesce (anch’esso una difficile rinuncia degli ultimi anni). Tra i prodotti di cui gli italiani prevedono di poter ridurre i consumi le spiccano invece i dolci (li ridurrà il 41% del campione), le carni rosse (34%), i salumi e affettati (37%) e superalcolici (33%).

Ma se il 2023 ha insegnato alle famiglie come risparmiare nel solito punto vendita, è anche vero che nei mesi più difficili le ha anche condotte sempre più spesso al discount. Un trend in crescita anche nel 2024 tanto da collocare questo formato in testa alla classifica dell’incremento delle vendite sia nelle previsioni dei consumatori che dei manager intervistati. A fronte di queste tendenze solo il binomio efficienza-innovazione sembra essere la strada maestra per la moderna distribuzione del futuro.

Packaging sostenibili troppo costosi, come ridurre i costi per i retailer?

Entro il 2030, i retailer più ambiziosi prevedono di aumentare la quota di contenuto riciclato negli imballaggi al 50%, di ridurre l’impronta di plastica vergine del 50% e di passare a materiali riutilizzabili, riciclabili o compostabili al 100% per i prodotti private label. Tuttavia si continua a credere che l’adozione del packaging sostenibile rappresenti ancora uno scoglio importante a causa dei suoi costi onerosi e così, in parte, effettivamente è. La situazione cambierebbe però se tutti i retailer rispettassero i propri impegni in materia di sostenibilità: la domanda di plastica riciclata (circa 90 milioni di tonnellate) supererebbe di gran lunga l’offerta globale (circa 60 milioni di tonnellate) entro il 2030 e questo farebbe pressione sui prezzi erodendo i margini dei rivenditori.

I retailer possono però investire nelle proprie strutture e nelle proprie capacità, agendo sulla catena del valore più a monte, così da evitare di pagare nel tempo prezzi maggiorati per i materiali riciclati. In questo modo i distributori potranno ridurre i costi degli imballaggi in plastica in media del 15% e fino al 40% in alcune categorie.

Come creare una strategia di packaging più sostenibile?

Valutare e ottimizzare l’intero portafoglio di packaging
I retailer dovranno avere una visione a 360 gradi della propria impronta in termini di packaging, valutando ad esempio l’utilizzo delle materie prime, l’impronta ambientale, i costi e i formati di ciascun prodotto, nel quadro di un’ampia analisi di base. Una volta consolidati i dati, i retailer possono identificare le maggiori opportunità all’interno del proprio portafoglio, il che aiuterà a definire la strategia di packaging ottimale. Per comprendere veramente il portafoglio di packaging, i retailer dovrebbero creare team specifici che si occupino di packaging sostenibile. L’ideale sarebbe un gruppo interdisciplinare con esperienza sia nella sostenibilità sia nel procurement.

Integrare i principi di sostenibilità nel processo di design del packaging
I retailer possono sviluppare un piano informato per rendere più sostenibile tutto il packaging in futuro. Ciò richiederà l’integrazione dei principi di design per la sostenibilità nei processi di progettazione del packaging. Le leve del design per la sostenibilità includono la riduzione degli imballaggi in eccesso attraverso approcci come lo “skinny design” o la modifica dei formati di packaging. Un’altra leva è la scelta dei materiali: i rivenditori possono scegliere polimeri plastici riciclabili o biodegradabili e considerare materiali alternativi all’interno del proprio portafoglio di imballaggi, come la carta o il cartone. È inoltre possibile utilizzare metodi innovativi per l’approvvigionamento dei materiali, ad esempio collaborando direttamente con i fornitori di imballaggi per progettare packaging sostenibili.

Creare nuove partnership lungo la catena del valore
I retailer potranno stabilire partnership o esplorare nuovi modelli di ownership lungo la catena del valore per assicurarsi una fornitura scarsa, senza pagare un sovrapprezzo. Tra i potenziali partner vi sono i supplier di imballaggi, i gestori dei rifiuti, che possono contribuire a garantire che gli imballaggi utilizzati vengano restituiti al rivenditore per essere riutilizzati o riciclati, e i riciclatori meccanici e chimici, con i quali il rivenditore può co-investire in impianti di riciclaggio o stabilire accordi di offtake. I distributori potrebbero anche collaborare con i produttori di beni di consumo confezionati per esplorare nuovi modelli di consumo, come le soluzioni ricaricabili.

Sviluppare nuove competenze interne
I talenti interni dovrebbero sviluppare una profonda comprensione delle tecnologie di packaging e riciclaggio. Il potenziamento delle capacità interne, sia attraverso le assunzioni di talenti esterni sia tramite l’upskilling, dovrebbe essere una delle maggiori priorità. Anche la logistica inversa (reverse logistics) è importante per garantire che le materie prime raccolte finiscano nelle mani giuste per un’ulteriore lavorazione lungo la catena del valore. È fondamentale sincronizzare la logistica inversa con le attività di fornitura e approvvigionamento di tutto il business.

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