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Alce Nero presenta “Crocchia”: l’uva rossa dolce e croccante, senza semi

Alce Nero lancia “Crocchia” l’uva senza semi che fa parte della gamma di ortofrutta sviluppata dagli agricoltori di BRIO.

Croccante uva rossa a maturazione tardiva della varietà Crimson senza semi, ‘Crocchia’ è prodotta da BRIO, azienda veronese specializzata nella coltivazione e distribuzione di ortofrutta biologica, che raggruppa oltre 400 bio-agricoltori nelle zone più vocate del Paese.

“Molto soda, con acini a forma cilindrico-allungata di colore rosso porpora – dichiara Gianluca Locatelli, category manager di Alce Nero – quest’uva ha un gusto particolarmente dolce e aromatico. Una caratteristica legata anche al sistema di coltivazione rigorosamente biologico, rispettoso dei ritmi e delle risorse della natura, che si sposa perfettamente con l’attenta ricerca di Alce Nero delle aree più vocate e dei migliori produttori che in questo caso abbiamo identificato in Puglia”.

“Ottima da mangiare a fine pasto, come snack, ideale per guarnire le crostate di frutta o preparare macedonie ed insalate di frutta, questa uva, che deve il suo nome all’invitante croccantezza, viene raccolta tra agosto e novembre”.

P3 Logistic Parks: il nuovo Property Manager Italia è Christian Motola

P3, società specializzata in acquisizione, sviluppo e gestione di immobili logistici leader in Europa, nomina Christian Motola nuovo Property Manager in Italia, dando il via all’internalizzazione delle attività di Property Management.

Motola, che ha maturato sette anni di expertise nel settore Real Estate, arriva in P3 dopo aver ricoperto il ruolo di Technical Manager presso Invimit sgr SpA. In precedenza ha collaborato con Prelios Integra SpA in qualità di Technical Property e Project Manager.

Originario di Matera in Basilicata, si è laureato al Politecnico di Milano in “Real Estate Engineering and Management”.

L’ingegner Motola è operativo nella sede milanese ed è incaricato di tutte le attività di Property Management relative al portfolio italiano che in precedenza sono state gestite esternamente. L’obiettivo è quello di essere ancora più vicini al Cliente, offrendo le migliori competenze nel settore grazie ad un servizio dagli standard qualitativi sempre più elevati.

Ha dichiarato Jean-Luc Saporito, Managing Director di P3 Italy: “Siamo lieti di accogliere Christian Motola in P3, certi che il suo mix di competenze sia tecniche che commerciali porterà ad una eccellente valorizzazione del nostro team. Il suo ingresso rappresenta un ulteriore passo in avanti nell’ambito della strategia di crescita del Gruppo nel mercato italiano.”

Bauli lancia Trecciamore 5 Cereali, la prima treccina ai cereali

Bauli innova il segmento di mercato delle treccine di pasta sfogliata con il lancio di Trecciamore 5 Cereali, novità che porta con sé l’apporto nutrizionale di grano saraceno, farro, orzo, riso e avena.

Bauli segue così le nuove tendenze e mette a punto una ricetta che esalta la semplicità e il sapore dei cereali, perfettamente integrati nella morbidezza, fragranza e dolcezza dell’inconfondibile pasta sfogliata a lievitazione naturale Bauli.

L’impasto delle treccine Trecciamore 5 Cereali segue la sapiente lavorazione che utilizza il lievito madre Bauli e prevede 20 ore di lievitazione naturale. Una lenta lavorazione che permette di ottenere una sfoglia morbida e fragrante.

 

Da Walmart a Nestlé alleanza con la tecnologia blockchain Ibm per un cibo più sicuro

Ci sono i grandi nomi della filiera alimentare (da Nestlé a Walmart, da Dole a Golden State Foods, da Kroger a Tyson Foods e McCormick and Company) nel consorzio di aziende che ha annunciato la collaborazione con IBM per un progetto basato su tecnologia blockchain. Obiettivo: migliorare la trasparenza della filiera alimentare a livello globale. E quindi la sicurezza.

Ogni anno infatti una persona su dieci contrae malattie in seguito all’assunzione di cibo contaminato, e 400.000 persone muoiono per le conseguenze. Molti dei problemi critici che riguardano la sicurezza alimentare, come contagio incrociato e diffusione di patologie, sono acutizzati dal mancato accesso a informazioni e tracciabilità. L’identificazione del punto esatto dal quale si è originato il problema può richiedere settimane, con tutti i rischi legati alla sua diffusione, ai mancati introiti e allo spreco dei prodotti. Ad esempio, per identificare la fonte di contaminazione agricola in occasione di un recente caso di salmonella nella papaya sono stati necessari più di due mesi.

 

Cooperazione e tecnologia per bloccare la catena in pochi minuti

La blockchain è lo strumento ideale per affrontare tali sfide poiché definisce un ambiente fidato per tutte le transazioni. Nel caso della supply chain alimentare, tutti i partecipanti – agricoltori, fornitori, trasformatori, distributori, rivenditori, regolatori e consumatori – possono accedere alle informazioni relative all’origine e allo stato degli alimenti a ogni passo della catena. Ciò permette a tutti i componenti dell’ecosistema di tracciare velocemente, e all’origine, i prodotti che sono stati esposti a un contagio, assicurando così la rimozione dagli scaffali e fermando la diffusione di problemi sanitari.

In test svolti sia in Cina che negli Stati Uniti, IBM e Walmart hanno di recente dimostrato che la blockchain può essere utilizzata per tracciare un prodotto, dall’azienda agricola per tutti gli stadi successivi fino agli scaffali del negozio, nel giro di pochi secondi, anziché in giorni o settimane. Questi test hanno inoltre dimostrato che le parti coinvolte nell’intera supply chain alimentare globale considerano la sicurezza degli alimenti un problema di collaborazione piuttosto che un problema di concorrenza, e sono disponibili a cooperare per migliorare il sistema alimentare globale. 

Come ha spiegato Frank Yiannas, vice presidente, Food Safety, Walmart, «La tecnologia blockchain consente lo sviluppo di una nuova era di trasparenza end-to-end nel sistema alimentare globale, e ciò implica la possibilità di fare luce sui protagonisti dell’ecosistema alimentare che promuoveranno ulteriormente azioni e comportamenti responsabili. Essa permetterà inoltre alle aziende di condividere le informazioni rapidamente e con sicurezza tramite una rete potente e affidabile. Ciò è fondamentale per assicurare che il sistema alimentare globale sia sicuro per tutti».

 

Integrazione e sicurezza

Per velocizzare l’adozione di questa tecnologia – le blockchain sono già utilizzate nei più svariati settori, dalla floricultura agli immobili, dalla finanza all’istruzione, dalle assicurazioni e ai servizi medici -IBM sta per introdurre la prima piattaforma di produzione blockchain enterprise-grade totalmente integrata e sviluppata con un lavoro realizzato con oltre 400 aziende.

Ampiamente testata e pilotata, la piattaforma si occupa di numerosi punti critici delle imprese, compresi i requisiti aziendali e tecnici in materia di sicurezza, performance, collaborazione e privacy. Si basa su un’architettura che utilizza oltre il 55% dei sistemi di transazione globali attualmente esistenti. Operando nel cloud IBM, offre una protezione eccezionale dagli abusi di credenziali degli utenti interni e da malware hardware, e assicura la protezione della crittografia hardware. IBM Blockchain Platform assicura il livello di protezione 4 FIPS140-2 antimanomissione più elevato disponibile in commercio per le chiavi di crittografia. IBM non può accedere in nessun caso ai dati crittografati dell’ecosistema blockchain, neppure per decisione giudiziaria. 

Paleo dieta: semi bacche e carni animali. Ritorno all’origine

Correva l’anno 1987 e il dott. Loren Cordain dell’Università del Colorado ebbe una fol-gorante intuizione. Riflettendo sull’alimen-tazione paleolitica, ne dedusse che gli uomini primi-tivi traevano quasi il 60% delle calorie dall’ingestione di carni animali. In particolare, essi non sprecavano nulla, golosi com’erano di organi interni e di midollo osseo. Parallelamente si nutrivano, seppur meno fre-quentemente, anche di uova e vegetali. Cordain ritenne dunque di trarne lo schema di un regime più salutare. Successivamente, la dieta venne sostenuta e divulgata dal suo allievo e “guru Paleo” Robb Wolf, biochimico, kickboxer, sollevatore di pesi, culturista e autore del be-stseller “The Paleo Solution: The Original Human Diet”.

Questo flashback gastronomico/alimentare ruota tuttora attorno ad un principio fondamentale: le nostre diete dovrebbero basarsi sul consumo di carne animale di tutti i generi e, in secondo luogo, su frutta fresca e alimenti vegetali (in particolare semi, bacche, ecc). Insomma, secondo i precetti Paleo, a tavola dovremmo imitare gusti e abitudini dei nostri avi quando erano ancora cacciatori-raccoglitori.In cambio, la dieta Paleo promette di rivitalizzare e potenziare l’organismo, abolendo il consumo di cereali, latte e latticini, zuccheri e “processed foods” additati come responsabili di vari disturbi e infiammazioni. Di pasta, ovviamente, neanche parlarne! In tal modo, questi dettami tonificherebbero il corpo mediante un carico proteico massiccio e costante.In sintesi, fra i numerosi benefici vantati e promessi dalla Paleo Dieta, si possono annoverare:

•  Glicemia più stabile

•   Miglioramento della qualità del sonno

•   Rafforzamento del sistema immunitario

•   Perdita del peso in eccesso in modo naturale

•  Riduzione stati infiammatori

•  Più energia e più vitalità

•  Maggiore libido

•  Flora intestinale più sana

•   Migliore sensibilità insulinica

•  Pelle più tonica

Leggendo tale lista, inevitabilmente, emergono dubbi più che leciti. I paleolitici, d’altronde, non morivano forse più giovani di noi? E ancora, se l’uomo eliminasse i latticini, da dove at-tingerebbe gli elementi fondamentali per la salute delle ossa quali il calcio o la vitamina D?La risposta è oggetto di un aspro dibattito.

A favore della Paleo, si potrebbe ricordare però l’esempio degli indiani nordamericani, i quali – pur seguendo un’a-limentazione simile – permangono nell’immaginario collettivo quali esempi di vigore e salute. Per la stessa ragione, i “moderni Paleo” sono notoriamente ghiotti di Pemmican e altre varietà di carni essiccate.D’altro canto, puntualizzano i detrattori, patologie le-gate all’anzianità come l’osteoporosi erano prevenute dall’aspettativa di vita limitata degli uomini primitivi, a causa delle ardue condizioni di vita e per la notoria mancanza di igiene e pulizia.Ad ogni modo, vi è un’importante considerazione da tenere a mente: la Paleo è considerata anzitutto uno stile di vita e non è intesa, pertanto, come una semplice moda passeggera. Infatti, essa implica l’impegno ad un’attività fisica quotidiana e costante nel tempo, per smaltire le calorie assimilate, considerato che i nostri antenati ne bruciavano oltre 4.000 al g.

L’ingresso dei brand nell’agone della paleo dieta

Alcuni brand si sono inseriti nella tendenza del ritorno alle origini, sottolineando la naturalità degli alimenti e delle loro modalità di produzione (allevamento, coltura, ecc). Probabilmente tra essi il più noto è Epic, i cui fondatori (è curioso ricordare) erano inizialmente vegetariani! Epic produce barrette, “bites” e “bits”, carni essicate di selvaggina, pelle croccante, brodo di ossa e olio animale (di bovino, oca, maiale e bisonte).

In particolare, il “bone broth” fornisce la mas-sima concentrazione di collagene e gelatina derivati dal midollo. Gli olii animali seguono anch’essi la tradizione della cucina ancestrale e sono utilizzati come condimento. I “bits” sono invece bocconcini a base di pancetta usati come insaporitori da coloro che coerentemente vogliono mettere il bacon in ogni piatto. Altre marche che ormai trovano spazio nei supermer-cati americani e non solo nei negozi specializzati, sono: Blue Diamond, Wellshire, Nick’s  Meat Sticks, Pete’s Paleo, Paleo Crunch, Caveman Cookies, Exo Proteins Bars, Primal Kitchen, Paleo Gourmet, Payo Le prime stime indicano che i paleolisti stretti sono l’1% degli Americani, suddivisi in dieci differenti tipologie (fra i quali ex-vegani ed ex-vegetariani). Il trend della dieta Paleo è comunque quello in più forte crescita tra tutte. E l’Italia? Naturalmente il nostro paese segue con un “lag” di 5-10 anni il mainstream statunitense.Tuttavia la Paleo è ancora basata su una logica “fai-da-te” con l’acquisto di ingredienti base nei supermercati, mentre i prodotti confezionati, “ready to eat”, sono pochis-simi e generalmente di importazione. Il background culturale dei nostri retailers, infatti, è generalmente piuttosto lontano dalla sensibilità ai “segnali deboli”. Al contrario, questi trovano una rispo-sta in Internet e in Amazon.

di Amagi (Tirelli e Associati)

Brimi presenta i prodotti della gamma Bio

Brimi, azienda qualificata nella produzione di mozzarella sia a livello nazionale che internazionale, per soddisfare le richieste ampie e variegate di un consumatore sempre più attento, arricchisce la sua gamma Brimi Bio cui si aggiunge il nuovo burro Bio.

Prodotti esclusivamente con il latte fresco Bio Brimi da agricoltura biologica e certificata secondo le normative europee, Brimi mozzarella Bio, Brimi ricotta Bio e Brimi burro Bio hanno un naturale contenuto di grassi e un piacevole sapore fresco di latte e panna.

Sono acquistabili nel banco frigo nei seguenti formati:

Peso medio/pezzatura: mozzarella da 100 g

Peso medio/pezzatura: ricotta da 200 g

Peso medio/pezzatura: burro da 100 g

OMIA EcoBioSun 2017 promuove la sicurezza della pelle

Il mercato dell’eco-bio è in forte aumento e i consumatori di prodotti biologici rappresentano il 59%. Lo scenario evidenzia inoltre che il 37% dichiara di consumare prodotti bio almeno 1 volta alla settimana mentre il 22% ogni giorno (Fonte Osservatorio SANA).

Cavalcando l’onda, in pochi anni OMIA, si è affermata nel mercato “eco bio”.

Una linea importante che a pochissimi anni dal lancio (2014) ha avuto l’apprezzamento del pubblico è la EcoBioSun, approvata da AIDECO (Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia), che ha proposto per prima nel mass market una gamma di protezioni solari BIO certificata ICEA e caratterizzata dal sistema di protezione “full mineral”.

La linea EcoBioSun di OMIA si compone di undici referenze: otto per adulti (cinque protezioni, un idratante sotto il sole e due doposole) e tre per bambini (due protezioni e un doposole).I consumatori hanno colto tutto questo valore e hanno premiato la gamma di solari con una crescita del sell out del +34% (Fonte dati IRI sell out 2016 vs. 2015).

La campagna

Con EcoBioSun, è nata anche la campagna Sole Sicuro, condotta in partnership proprio con AIDECO per informare la popolazione sulla prevenzione da fare per prevenire i danni correlati ad un’incauta esposizione ai raggi solari.

“Abbiamo realizzato un’etichetta utile alla diffusione della cultura dell’esposizione sicura al sole, spiega Gianluca Angioletti, Direttore Marketing OMIA. Per divulgare il messaggio di un’abbronzatura bella e consapevole abbiamo dedicato molto spazio ai suggerimenti dei dermatologi e cosmetologi AIDECO. Il taglio delle informazioni è di tipo medico consulenziale, senza intenzioni commerciali.”

In store

La distribuzione è trasversale tra GDO, GDS, catene di profumeria e distributori indipendenti. La visibilità in-store è favorita da strumenti espositivi studiati ad hoc talli canali.

 

 

 

 

San Benedetto disseta bio, con una gamma rinnovata

San Benedetto propone una ricca e vasta linea di bevande Bio,  pensate per gli amanti di uno stile di vita sano, in armonia con il ritmo della terra e con il rispetto dell’ambiente. 

La gamma

Organic Bio, una gamma di succhi di frutta, pensata per gli amanti di uno stile di vita sano, in armonia con il ritmo della terra e con il rispetto dell’ambiente.

Materie prime selezionate e rigorosi controlli dell’intera filiera biologica, unite alla lunga esperienza di San Benedetto, sono garanzia dell’attenzione alla qualità del prodotto, nel rispetto dei ritmi della terra. Ideale per partire con slancio a colazione oppure per un naturale e gustoso break in ogni momento della giornata, disponibile nei gusti Pesca, Mela e Pera nel pratico e raffinato formato da 0,40L.

Energade BIO è la novità assoluta nel mondo degli sport drinks. È disponibile nel pratico formato da 0.5 L in due gusti originali, Lemon Lime con Aloe e Frutti Rossi con Goji, ed è realizzato con ingredienti di alta qualità, tra cui zucchero BIO, aromi naturali, senza coloranti e senza conservanti.  Inoltre, l’intera gamma Energade è stata oggetto di un pack restyling per trasmettere maggiore dinamicità e mettere in evidenza uno dei maggiori plus del prodotto, ovvero che si tratta di una bevanda in acqua minerale naturale, adatta per dissetarsi, rinfrescarsi e reintegrare i sali minerali persi dopo qualsiasi tipo di attività fisica o dopo lo sport. Nuova anche la bottiglia nel formato da 0,5L, slanciata e ancora più pratica.

Thè Bio San Benedetto, l’innovativa linea di thè freddi San Benedetto preparata con ingredienti derivanti da coltivazione biologica come lo zucchero di canna, aggiunge ai tradizionali gusti Limone e Pesca quello del Thè Verde BIO con Zenzero e infuso di Bacche di Goji, proposto nel formato 0,40L. Per i gusti pesca e limone, alla bottiglia “slim” da 0,40L, ideale per l’autoconsumo e particolarmente distintiva, si affianca il nuovo formato da 0,65L, per la condivisione in famiglia.

San Benedetto Baby Bio è la linea di prodotti e formati studiati per i bambini con ingredienti di origine biologica, contenente il 30% di polpa di frutta e proposta nei tre gusti Mela, Pera e Pesca. Nuove anche le grafiche, rese divertenti dai celebri ometti blu protagonisti del film di Sony Pictures I Puffi – Viaggio nella Foresta Segreta”. Le bottigliette da 0,25L rappresentano un elemento di forza e distintività anche per i più piccoli, che possono accompagnare il consumo di prodotti adatti ai loro palati con il divertimento: il tappo pull&push, ad esempio, rende pratica e giocosa l’assunzione della bevanda.

Roadhouse Restaurant primo brand in Italia per la qualità della sua Customer Experience

Roadhouse Restaurant (Gruppo Cremonini) si aggiudica il titolo di primo brand in Italia nella categoria “Ristoranti” – per la qualità della Customer Experience offerta ai propri clienti –  e il 35° assoluto tra i marchi Top nazionali e internazionali. Questi i risultati della ricerca “L’era della Customer Experience”,  realizzata dalla società di consulenza KPMG Numwood*.
I ricercatori, che hanno voluto far emergere le best practice delle aziende leader in termini di qualità della Customer Experience, hanno inoltre riscontrato una correlazione positiva tra quest’ultima e i risultati economici ottenuti dalle varie società.
“Siamo particolarmente soddisfatti di questo brillante risultato emerso da una prestigiosa ricerca indipendente” – ha commentato Nicolas Bigard, AD di Roadhouse Restaurant-. “Questo riconoscimento conferma i nostri sforzi da sempre orientati alla soddisfazione del cliente ed è una vera vittoria di squadra.  Infatti, la customer experience è l’insieme di tanti aspetti che coinvolgono tutte le funzioni aziendali: controllo della filiera, qualità e innovazione dell’offerta, cultura del servizio, facilities tecnologiche, cura della funzionalità e del design. Guardando al futuro sono certo che sapremo migliorare ancora, rendendo sempre più unica e speciale la nostra Roadhouse Experience”.

Il Ristorante di Modena
L’apertura più recente è stata fatta a Modena (il 2° locale dopo quello storico situato vicino al casello di Modena Sud), ha 160 posti a sedere ed è dotato di un parcheggio privato con 40 posti auto, oltre a numero elevato di parcheggi pubblici nelle vicinanze.  I dipendenti sono circa 30, tutti giovani selezionati nella zona di Modena. Al suo interno sono disponibili le facilities tecnologiche che contribuiscono decisamente alla Customer Experience: tra queste, il WIFI gratuito e l’APP Roadhouse, che permette di utilizzare la fidelity per ottenere sconti e promozioni esclusive e di pagare tramite smartphone evitando la fila in cassa. Inoltre per tutti i bambini è a disposizione l’innovativa area kids con giochi interattivi dove possono divertirsi in tutta sicurezza.

I numeri di Roadhouse Restaurant
Oltre otto milioni di clienti l’anno, 103 locali, 2.600 dipendenti, oltre 1.000.000 di soci del Club Fedeltà.  Entro il 2017 sono previste altre 10 aperture. Le prossime saranno a Lentate sul Seveso (MB), Torino Vinovo e Conegliano Veneto (TV).

*La survey è stata condotta tra i mesi di dicembre 2016 e gennaio 2017, su oltre 140 brand nazionali e internazionali attraverso un campione di oltre 2.500 consumatori.

Brand Beachwear: il gruppo Calzedonia è il più social

Brand alla prova costume: quali tra i marchi beachwear dimostrano di essere i più social?

Stando a Top Brands, l’osservatorio mensile di Blogmeter, a imperversare su Facebook e Instagram sono i marchi del gruppo Calzedonia anche se su FB soddisfano pure le performances do Golden Point e Yamamay.

Vediamo il dettaglio…

Al vertice della classifica di Facebook, troviamo Tezenis, (gruppo Calzedonia) che a giugno acquisisce ben 73.400 interazioni con una media di 5,7 post al giorno. Il contenuto che ottiene più successo è una foto della campagna #tezenissmimwear con protagonista la travel blogger Mafalda Castro. Inoltre su Instagram, Tezenis , si aggiudica – con 894.000 interazioni- il secondo posto sul podio, grazie allo strategico coinvolgimento di numerose social influencer del calibro di Nima Benati, Indes Arroyo e Federica Oignotti. Sempre su Instagram il gruppo Calzedonia ottiene anche la prima posizione con un boom di interazioni di oltre 1 milione, grazie soprattutto al regram dei post della Ferragni (tra gli hashtag più coinvolgenti spicca #ItalianBeachwear). Mentre su Facebook, Calzedonia si posiziona al secondo posto con un totale di quasi 68 mila interazioni.

GoldenPoint, Yamamay e Oysho

Tra gli altri brand che emergono nelle classifiche social della Top Brands troviamo Golden Point, terzo su Facebook con 24.500 mila interazioni, forte del grande successo ottenuto con la condivisione di album dedicati alle diverse linee di costumi da bagno. Su Instagram invece si coloca “solo” al 10° posto, anche se con un numero molto elevato di interazioni (73 mila circa). 4° per Yamamay  su Facebook (14 mila interazioni), 5° su Instagram (107.500 mila interazioni). Performance elevate anche per la spagnola Oysho che si posiziona molto bene soprattutto su Instagram dove si aggiudica un sesto posto con un engagement pari a 92 mila interazioni. Nel mese di giugno l’iniziativa #FreeYogaByOysho organizzata in occasione dell’International Yoga Day a Barcellona e Milano ha fatto breccia nel cuore degli utenti di Instagram. 

La “carica” dei brand degli influencer 

Nella Top 10 compaiano anche nomi di brand lanciati o promossi proprio dagli influencer. Un esempio è Poisson D’Amour, il marchio lanciato dalla blogger Chiara Biasi, che a giugno ha spopolato su Instagram – dove occupa il terzo posto con 194 mila interazioni – soprattutto in virtù della grande frequenza di pubblicazione del profilo: siamo nell’ordine di 220 contenuti, più di 7 al giorno. Un altro brand del mondo beachwear che ha incrementato la propria popolarità grazie alla partnership con gli influencer è F**K. . Infine in classifica troviamo anche i nomi di altri brand del calibro di EresLovableMC2 Saint Barth e MissBikini su Facebook, mentre su Instagram compaiono La PerlaAgent Provocateur e Bikini Lovers.

 

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