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Bottega Verde va green e sceglie la carta 100% riciclata

Imballaggi, materiale di comunicazione e shopper: l’impatto di tutto ciò sull’ambiente è pesante, e consapevole di ciò Bottega Verde sceglie di essere green di nome e di fatto utilizzando carta riciclata al 100% per tutte le sue attività di comunicazione. L’azienda toscana produttrice di cosmetici a base di principi attivi naturali rafforza la sua vocazione green e sceglie di essere ecosostenibile anche nelle attività di stampa. Utilizzando la carta riciclata di Arjowiggins Graphic nella realizzazione di cataloghi prodotti, cataloghi fedeltà, lettere di direct marketing e shopper disponibili nei punti vendita.

«Abbiamo deciso di utilizzare la carta riciclata per supportare la nostra politica di salvaguardia dell’ambiente promuovendo in modo significativo e concreto il risparmio energetico, la riduzione di emissioni di CO2 e la conservazione delle risorse, valori per noi irrinunciabili. Infatti, scegliendo di stampare su carta riciclata per l’intero 2016 abbiamo contribuito alla salvaguardia di più di 48 milioni di litri d’acqua, che equivalgono al consumo di 230 persone per poco più di tre anni, più di 300mila kg di CO2 pari al consumo di una Fiat Grande Punto 1.4 benzina per compiere 430 volte il tragitto Lisbona-Mosca (km. 4.567) e più di 2 milioni di kg di legno che corrispondono a 22.414 alberi di medie dimensioni. Non da ultimo, anche l’elevata resa qualitativa e l’efficace impatto comunicativo degli stampati sono diventati elementi fondamentali per supportare le nostre attività di comunicazione» spiega Matteo Cerreia Vioglio, direttore supply chain di Bottega Verde.

I benefici ambientali ottenuti da Bottega Verde sono stati elaborati attraverso l’Eco Calcolatore, uno strumento esclusivo che Arjowiggins Graphic mette a disposizione dei propri clienti per valorizzare in modo concreto la propria sostenibilità ambientale che deriva dalla scelta di stampare su carta riciclata anziché su una carta a fibra vergine. Vengono calcolati sei parametri diversi di risparmio: in materiali non inviati in discarica, acqua, energia elettrica, legno, emissioni di CO2 evitate e l’equivalente di chilometri percorsi da un’auto.

In particolare per produrre Cyclus, la carta green scelta da Bottega Verde, si utilizzano il 59% in meno di energie non rinnovabili, la sua produzione consuma il 61% in meno di acqua rispetto a quella di una carta a fibra vergine, perché l’acqua è riciclata durante il processo, e riduce notevolmente le emissioni di CO2 del 38%. Inoltre, lo sbiancamento e la disinchiostrazione sono effettuati con materiali naturali, senza agenti chimici. Cyclus Print, utilizzata per i cataloghi e lettere, è realizzata esclusivamente da fibre 100% riciclate ed è stata messa a punto per garantire un’ottima riproduzione di immagini policrome e di testi. Per le shopper Bottega Verde ha scelto Cyclus Pack, il cui bianco naturale e la qualità eccellente della superficie la rendono ideale per esaltare l’aspetto di ogni packaging.

 

Shop in Shop, si rinnova il format con la proposta firmata da Epta ed Elettrolux

Ha ormai assunto un ruolo significativo il trend di mercato che vede i consumatori protagonisti di occasioni di consumo alimentare extradomestico presso la Grande Distribuzione Organizzata, che tende sempre più ad accreditare i punti di vendita come potenziali centri di aggregazione e ristorazione. Freschi, naturali, buoni e sani, i piatti pronti destinati a questa tipologia di consumo coniugano gli elevati standard qualitativi della GDO, con le esigenze di varietà, innovazione e sostenibilità del target.  

È in questo scenario che si colloca l’area di ristoro progettata da Epta, in collaborazione con Electrolux Professional,  per rinnovare il format dello Shop in Shop.

Il nuovo corner  – presentato a Euroshop  ed ideale per essere installata all’interno di grandi spazi come aeroporti, stazioni e centri commerciali si caratterizza per un design che integra due sezioni all’interno di una struttura richiudibile, di cui una dedicata al take away e l’altra al consumo di delizie dine-in. Esempio di retail in-store restaurant, il nuovo concept offre la possibilità di essere aperto e chiuso grazie ad un semplice movimento della parte eat-in.

Epta ha dotato lo Shop in Shop di due nuovi plug-in, firmati Iarp: il semiverticale Joy 30 ed il verticale Glee, anche nella speciale versione Winery. Dalle linee squadrate, condividono la medesima estetica, per un appeal moderno e armoniosamente in linea con l’architettura dell’area. Infine, peculiarità degna di nota sono gli speciali ripiani reclinabili del verticale negativo Glee Winery, appositamente sviluppati per garantire una perfetta conservazione del vino oltre che per rendere estremamente visibili le pregiate etichette.

Design Brand Retail, un nuovo modo di declinare la comunicazione

Design + brand+ retail: una formula semplice ma efficace, che dà vita a un nuovo media nel mondo della comunicazione. Su questo attualissimo tema, nel corso della Design Week milanese, la scuola internazionale di Design e Comunicazione IED Milano e i QUADERNI di i.DESIGN,  promuovono il 6 aprile dalle ore 15.00 alle 18.00 in Via Bezzecca, 5 una worksession di lavoro multitematico.

I lavori, coordinati da Antonello Andrea D’Egidio CEO di D’Egidio & Partners – Consulting, docente e direttore dei Corsi di specializzazione IED, offrono uno sguardo sugli scenari evolutivi, progetti sviluppati dai Design Brand, esperienze e testimonianze sul tema, affrontando il filone del Design Brand Retail come nuovo media dalle potenzialità ancora poco esplorate.

La worksession si articola su 4 livelli: il primo contenutistico cha spazia dagli scenari prospettici, alle frontiere del digital retail fino alle molteplici forme dell’experience retail, mettendo in luce, contemporaneamente, il concetto di “eccellenza” nel segmento Design Retail. Il secondo livello è tutto dedicato a dar voce ai responsabili di brand aziendali e manager retail. Il terzo livello è dedicato ai contributi, story telling, testimonianze e video documenti. Il quarto livello è un work-lab di sviluppo di progetti e concept di comunicazione, mirati allo specifico segmento e aperti a professionisti e studenti dei Corsi di Comunicazione pubblicitaria, Design della Comunicazione e Marketing: product & sales management.

I MACRO TEMI DELLA WORKSESSION

  • Scenari Brand Retail ed evolution
  • Design Retail come media di comunicazione interattivo e multimediale per i Brand
  • Design Retail e le contaminazioni comunicative
  • Le frontiere del Digital & Smart Retail
  • Comunicare il Brand Design Retail
  • Design Experience Retail

BRAND PARTECIPANTI

Mauden Bou-Tek www.bou-tek.com

Gallerie Commerciali Italia – Auchan www.gallerieauchan.it

Calorstone www.calorstone.com

Rosso Garibaldi www.rossogaribaldi.it

Alto-profilo www.alto-profilo.it

D’Egidio & Partners – Consulting degidioepartners.weebly.com

Agenzia Bordonaro www.agenziabordonaro.it

bevisible+ www.bevisibleplus.com

La worksession è inoltre arricchita da interviste ai relatori e ospiti. I lavori saranno caratterizzati dal mood “socialdesign” in quanto veicolati – live – sulle principali piattaforme facebook, twitter e youtube in modo da connettere un’ampia platea di interessi e interlocutori.

Made in Italy sotto attacco, i dazi di Trump mettono a rischio 3,8 mld di export USA

L’ascesa sembrava inarrestabile per i prodotti agroalimentari italiani che hanno vissuto un 2016 eccezionale (vedi Meraviglioso Made in Italy, nel 2016 export alimentare a 38 mld e siamo primi nel vino), e invece no: la politica proibizionistica del neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump ci ha messo lo zampino. Ed ora non è solo la Vespa, icona dell’Italian way of life, ma piuttosto sono 3,8 miliardi di esportazioni di made in Italy agroalimentari, che nel 2016 hanno segnato un +6%. È quanto emerge da uno studio della Coldiretti in occasione della diffusione delle indiscrezioni sulla lista di prodotti italiani ed europei sui quali l’amministrazione statunitense sta valutando di imporre dazi punitivi del 100%, E le esportazioni verso gli USA pesano parecchio: il 10% del totale dell ‘agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi) con il terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016) secondo le analisi della Coldiretti: che ora rischieranno un crollo nelle vendite.

 

La lotta si gioca sulla sicurezza alimentare

Secondo Coldiretti un tale success sarebbe frutto anche dei primati qualitativi e di sicurezza alimentare dell’Italia, l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 289 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, e il divieto verso le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni.

Sullo sfondo, la presunzione statunitense di imporre ai cittadini europei la carne trattata con ormoni, che peraltro trova contrari il 98% degli italiani i quali non vogliono correre il rischio di consumarla secondo una indagine Coldiretti/IprMarketing.

Il divieto europeo di far entrare sul proprio mercato carne trattata con ormoni risale agli anni 80 ma nel 1996 gli Stati Uniti e il Canada hanno presentato il ricorso al Wto con il quale è iniziata una lunga battaglia con alti e bassi che sta portando ora gli Usa a definire una lista di prodotti da colpire. L’obiettivo  è individuare particolari prodotti e Stati membri dell’UE da assoggettare all’imposizione di dazi supplementari fino al 100% del loro valore come era già avvenuto in passato, dal 1999 al 2011, quando a farne le spese erano state conserve di pomodoro, carne suina, il formaggio francese Roquefort, acqua minerale, cioccolato e succhi di frutta.

 

 

Un diluvio di Italian sounding, formaggi e vini in primis

Il rischio di chiusura delle frontiere potrebbe portare a una proliferazione sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding, che vale già 20 miliardi di euro, secondo la Coldiretti. Il 99% dei formaggi di tipo italiano sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina. Ma c’è anche il Chianti prodotto in California, mentre sempre negli States è possibile acquistare del Marsala Wine. Il fenomeno del falso vino “Made in Italy” trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare da aziende statunitensi pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. Soggetti al “taroccamento” però ci sono anche altri prodotti, dai pomodori san Marzano all’olio d’oliva fino ai salumi.

Matt apre a Milano il primo store dedicato al benessere

Matt, marchio leader in Italia che propone in grande distribuzione integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti e cosmetici, apre il primo store a Milano, dedicato agli amanti del benessere.
A pochi passi dal parco di Pagano, il nuovo flagship store Matt si sviluppa su una superficie di oltre 130 MQ, distribuiti su due livelli, completamente dedicati al well being. Uno spazio esclusivo, dove i colori chiari abbinati a materiali naturali, come il legno e il ferro battuto, regalano un senso di equilibrio e di ordine.


Il concept

Il negozio si presenta come un ambiente luminoso, moderno ed accogliente, dallo stile nordico e con una grande attenzione ai dettagli, a partire dal soffitto che evoca i colori del cielo. Grazie a un’alternanza di luci, infatti, è possibile passare dai toni più freddi a quelli più caldi, avvolgendo l’intero ambiente in un’atmosfera naturale. I prodotti Matt, suddivisi per tipologie, non si trovano in semplici espositori, ma sono custoditi in mobili antichi, come la madia dell’antico speziere che domina il piano terra e che si accosta perfettamente alla purezza di linee delle scaffalature realizzate in legno e ferro battuto.Due ampie vetrate permettono a clienti, passanti e curiosi di scoprire l’ampia gamma di prodotti dedicati a un’alimentazione sana, naturale, biologica e vegana, l’universo degli integratori, ideali per combattere i “malanni di stagione” e le fragilità dell’organismo e le linee di cosmetici, con trattamenti specifici per viso e corpo.  

“Cercavamo da tempo un luogo che rappresentasse al meglio la nostra storia, dove far conoscere il nostro mondo e la nostra filosofia, completamente orientata al benessere. La cultura contemporanea è sempre più sensibile alla stretta relazione che lega la salute e la bellezza a uno stile di vita sano, in cui l’alimentazione è il trait d’union. Siamo felici di aver trovato uno spazio adatto e di poter offrire alla nostra città un’esperienza unica”, dichiara Stefano Sacchi, Amministratore Delegato di A&D S.p.A., azienda proprietaria del marchio Matt.

Rajapack Italia nel racconto del suo direttore generale Lorenza Zanardi

Giovane e donna in un’azienda che ha il suo core nell’imballaggio, Lorenza Zanardi, Direttore Generale di Rajapack Italia ha oggi al suo attivo uno sviluppo aziendale decisamente interessante. Con lei abbiamo voluto comprendere cosa abbia significato (e quanto complesso sia stato) farsi strada in un settore che – a torto o ragione – nell’immaginario collettivo è visto come prettamente maschile. “Internamente al Gruppo RAJA – premette Zanardi – l’es-sere donna non è stato sicuramente un ostacolo. Grazie alla caratterizzazione peculiare dell’azienda. RAJA, in-fatti, è l’acronimo di Rachel e Janine, le due fondatrici del Gruppo e tutt’oggi la nostra presidente è una figura femminile carismatica, Danièle Kapel-Marcovici”. Per quanto riguarda invece il mercato italiano degli im-ballaggi, Lorenza Zanardi ha una visione un po’ meno rosea: “ Inizialmente – precisa infatti – ho incontrato diffidenze da parte di alcuni fornitori e clienti ma sono riuscita a farmi rispettare. Certo non nascondo che per una donna i tempi per ottenere stima e fiducia si allungano.Ogni giorno lavoro per migliorare la nostra offerta e il nostro servizio. Vivo in un contesto economico molto veloce per questo l’aggiornamento e la documentazione continua sono per me imprescindibili. Capita alle volte, purtroppo, di sentire ancora qualche battuta a sfondo ses-sista, ma passo oltre e lascio parlare i risultati per me”.

Rajapack Italia oggi ha al suo attivo un fatturato di 15,8 mio euro. Quali i principali driver di crescita?

Il nostro è un settore che taglia trasversalmente il mercato. La forza di Rajapack risiede nella capacità di trovare soluzioni di imballaggio sia per il piccolo artigiano che, non avendo la possibilità di fare stock, deve acquistare solo pochi pezzi ma ne richiede la consegna il giorno dopo, sia per il grande gruppo multinazionale che ha l’esigenza di avere macchinari di imballaggio su misura, packaging personalizzato, consegne multi-sito, accordi quadro sui prezzi e servizi di e-procurement on-line.

Il boom dell’e-commerce ha costituito una risorsa importante per l’azienda sotto un duplice profilo. È possibile una stima di quanto nell’ultimo triennio (che coincide con il vero exploit del commercio elettronico e quindi con una maggior richiesta di imballaggi) sia aumentata la domanda e – quindi – la vostra offerta?

Fornisco alcuni dati perché credo che siano rilevanti. La percentuale dei nuovi clienti che arrivano attraverso il canale web nel 2007, alla nascita di Rajapack.it, si fermava al 24%. Dal 2013 al 2016 è passata dal 70% al 79% e a gennaio 2017 ha raggiunto l’83%. Sempre nel 2016 il 68% della base attiva di tutti i clienti ha ordinato on-line. Anche per quanto concerne la percentuale di fatturato generata dal web vi è stato un notevole incremento. Se nel 2007 si fermava al 12%, oggi si attesta a quota 34%, con una crescita costante durante gli ultimi tre anni. È innegabile che il canale e-commerce abbia un ruolo rilevante, soprattutto nella fase di acquisizione di nuovi clienti. Parallelamente questo ci spinge a investire per rendere l’offerta on-line più ricca. Nel 2007 i prodotti su Rajapack.it erano solo 1.400, oggi sono 4.500 (l’incremento negli ultimi 3 anni è stato di oltre 500 unità). Segnalo che anche la tipologia di imballaggio proposta si evolve, per esempio negli ultimi anni offriamo scatole e sacchetti idonei anche per i resi, molto richiesti dal settore e-commerce. Parallelamente lavoriamo quotidianamente per rendere il customer journey on-line sempre più piacevole, facile e veloce.

La sua azienda ha conquistato il riconoscimento Netcomm per l’e-commerce: come ha fatto un’azien-da come la vostra a tagliare questo traguardo in un agone così fortemente presidiato da colossi del calibro di Amazon?

Premesso che Amazon è sempre stato per noi una fonte d’ispirazione e uno stimolo a fare sempre di più, voglio anticiparle che il nostro team web sta lavorando a un up-grade della piattaforma che permetterà una velocità di navigazione anche superiore a quella del colosso di Seattle… Quello che ci ha permesso di vincere il premio come miglior e-commerce B2B è stato comprendere che l’utente B2B è prima ancora un utente B2C, anzi H2H (human to human). L’esperienza sul web deve essere veloce, immediata, empatica, a misura d’uomo e, perché no, ironica (non è un caso, in-fatti, se realizziamo video tutorial capaci di informare ma anche di intrattenere). Da qui alcune nostre soluzioni come gli strumenti BOX e BAGSELECTOR che – tra migliaia di misure – permettono l’individuazione in pochi click del pro-prio formato di scatola o di sacchetto; oppure come il tool RAJAPRINT che fornisce subito un’anteprima on-line degli imballaggi personalizzati o il ser-vizio di e-procurement che mostra i prezzi concordati negli accordi quadro direttamente su Rajapack.it, consenten-do di collegare i sistemi gestionali dei responsabili acquisti direttamente al sito di imballaggi, evitando così un eccessivo inserimenti dati.

Le innovazioni principali?

Quelle finalizzate a rendere più efficiente l’organizzazione aziendale. Negli anni abbiamo implementato un sistema WMS a magazzino, un software di inventory- management per garantire che tutti i prodotti siano sempre a disposizione, abbiamo continuato ad avere up-grade del sito web e ad avvalerci di tutti i sistemi disponibili per la conversione degli ordi-ni on-line: conversion booster intelligente (propone in tempo reale agli utenti sconti personalizzati, tarati sul loro comportamento di navigazione), e-mail per recuperare il carrello abban-donato, strumenti di cross-selling on-line.Ora stiamo implementando un nuovo CRM e velocizzando la gestione logistica degli ordini.

Rajapack, dopo il potenziamento e il successo sul fron-te e-commerce si fregia di un’offerta multicanale. Non c’è il rischio che il settore del commercio elettronico prenda sempre più spazio fino a eclissare gli altri?

Sicuramente l’e-commerce acquisirà uno spazio crescente, ma non temo l’eclissi totale del mondo fisico…Il nostro è un organismo complesso, sempre più basato sulla multicanalità, che è quindi la nostra forza e una garanzia ulteriore per i clienti: la presenza fisica percepita dietro a quella virtuale rassicura e fidelizza anche l’utente on-line.Certo negli ultimi anni abbiamo diminuito la spesa per la stampa di cataloghi cartacei e incrementato gli investi-menti web nel SEO e SEM. Ma questo si è tradotto in una riduzione del costo di acquisizione dei nuovi clienti del 22%. La consapevolezza che in futuro stamperemo sempre meno cataloghi non è per noi un dato negativo, anzi, al di là dell’aspetto economico questa riduzione è molto importante a livello ecologico. Quanto agli altri canali, poi, c’è una sola certezza: non scompariranno e non ver-ranno cannibalizzati. Il contact-center è complementare all’e-commerce: l’ordine, infatti, non si esaurisce con la sua con-ferma on-line. Per qualsiasi esigenza il cliente ha a disposizione un servizio di customer-care pronto ad intervenire e risolvere qualsiasi problema. Inoltre alle grandi aziende che lo chiedono offriamo la possibilità di avere un esperto in loco, che studi con loro le migliori soluzioni personalizzate per le loro postazioni di imballaggio.

Innovazione e velocità contraddistin-guono la sua guida: può “raccontarci” alcune delle sue decisioni che “hanno fatto la differenza” imprimendo dinamismo competitivo alla macchina aziendale?

Senza dubbio aver investito nel web sin da subito. La digital transformation si è dimostrata un’intuizione vincente che ci ha permesso di moltiplicare il fatturato in pochi anni. Un’ottima decisione che è stata confermata anche dal fatto che siamo stata una delle prime realtà aziendali ad ottenere il Sigillo Gold di Netcomm. Se guardo invece al passato più recente tra le migliori decisioni mai prese primeggiano la scelta di investire tempo ed energia nell’acquisizione di grandi Gruppi inter-nazionali come clienti e senza dubbio l’avere saputo creare un team di lavoro competente e affiatato.

Dmail a Milano, riapre con un nuovo look, una machine à montrer versatile e flessibile

Lo store dmail a Milano (via San Paolo, 15) prosegue la fase di rilancio sotto la gestione di Percassi e riapre in grande spolvero, con una vera e propria rivoluzione strutturale, che incarna perfettamente il grande cambiamento messo in atto dal brand delle idee utili e introvabili.

Si parte dal logo, che si veste di un acceso colore giallo, con forme più morbide e rotonde, e due piccole sfere sulla i a richiamare due occhi curiosi che con entusiasmo guardano al futuro, così come ai tanti e vari prodotti dell’azienda, da sempre leader nella ricerca di idee originali capaci anche di strappare un sorriso.
 
Si passa poi al sito, interamente modificato nella grafica e nella struttura, con maggiore spazio alla multimedialità, come i video e le gif presenti in homepage.
 
Non poteva poi certo mancare un tocco di nuovo anche al catalogo, che torna nelle case dei clienti in una veste graficamente più curata e snella, in cui a parlare a gran voce sono ovviamente i prodotti.

Last but not least…
Infine, ma non certo meno importante, il punto vendita, luogo che somma e racchiude in sé questa piccola rivoluzione: maggiore spazio al prodotto sfuso, tablet tra gli scaffali in cui poter vedere video e contenuti speciali degli oggetti in vendita, e lo spazio “It’s show time”, a breve pronto per essere utilizzato: un’isola della multimedialità per show dimostrativi di bestseller e novità, in diretta social.
 
Artefice del nuovo format per gli store dmail oltre che del nuovo logo, lo studio Migliore + Servetto Architects ha dichiarato di aver pensato i negozi dmail come nuovi luoghi di accoglienza e di scoperta, concependo l’allestimento come una sorta di machine à montrer versatile e flessibile, in grado di stare al passo con la vivace ed eterogenea offerta del marchio. Ne esce dunque un ambiente ad hoc per le idee utili e introvabili, il palcoscenico perfetto nel quale mettere in mostra le loro caratteristiche.

AD CHINI, presenta le tre nuove mousse Meli Abbraccio

AD CHINI presenta le tre nuove mousse Meli Abbraccio con l’aggiunta di frutta secca, frutta a guscio, cereali, semi e bacche del benessere​.
I Meli Abbraccio fanno parte della nuova linea Chini BenEssere che riunisce una serie di prodotti perfettamente in linea con la filosofia aziendale, particolarmente adatti ad un’alimentazione sana, leggera e bilanciata ma allo stesso tempo gustosa. Con Meli Abbraccio Chini arricchisce la sua produzione con la formulazione di una nuova ricetta della mousse di mela, che si presenta molto più ricca di fibre. Meli Abbraccio sono disponibili con 3 diversi topping composti da frutta secca, frutta a guscio, cereali, semi e bacche del benessere, da aggiungere alla mousse integrale :
– Antiossidante con bacche di Goji, mandorle, nocciole, mix di cereali e dadini di mirtillo
– Energizzante con mix di cereali, noci, nocciole, cubetti di mela disidratata velati di cioccolato bianco alla banana e cinque cereali al cioccolato fondente
– Vitalità con 5 cereali al cioccolato fondente, semi di lino, cubetti di mela disidratata velati al cioccolato fondente e velati di cioccolato bianco ai frutti di bosco
Queste  varianti possono essere mixate con la mousse o degustate da sole. 

La mousse della linea Meli Abbraccio viene realizzata al 100% con frutta fresca selezionata ed è priva di conservanti, coloranti e addensanti. Alle numerose proprietà della frutta, AD CHINI aggiunge anche le proprietà benefiche ad alto valore nutrizionale di cereali, semi, bacche del benessere e frutta secca. Una fonte inesauribile di fibre, sali minerali, enzimi, vitamine, acidi grassi essenziali (Omega 3) per il benessere dell’intero organismo.

PepsiCo e Fiera Milano: accordo esclusivo per la distribuzione nei centri fieristici

PepsiCo e Fiera Milano hanno sottoscritto un accordo in esclusiva per la distribuzione di bevande a marchio Pepsi Regular, Pepsi Max, 7Up e Gatorade, nei 78 punti ristoro dei due centri fieristici di Fiera Milano: il  complesso nel comune di Rho e il centro espositivo in città Milano City.
 
Già leader nel settore dell’entertainment, della ristorazione e dei viaggi, da oggi PepsiCo vanta una nuova partnership con il principale operatore espositivo e congressuale d’Italia, nonché uno dei più grandi al mondo e continua così il suo percorso di supporto nel settore beverage a grandi clienti.
 
“La collaborazione con Fiera Milano è un’opportunità straordinaria per PepsiCo, perché ci permette di rafforzare la visibilità dei nostri marchi attraverso una realtà che ogni anno accoglie quasi 4 milioni di visitatori professionalmente qualificati, oltre che attraverso affissioni poste all’interno del quartiere espositivo di Rho, in posizioni di grande passaggio” – afferma Marcello Pincelli, Direttore Generale e Amministratore Delegato di PepsiCo Beverages Italia “Inoltre le competenze di PepsiCo, insieme agli investimenti in attività commerciali e distributive, ci permettono di offrire a tutti nostri partner dei prodotti buoni e gustosi, insieme all’offerta di un servizio eccellente”

Granarolo guarda all’export e sottoscrive emmissione obbligazionaria da 60 milioni

Vale 60 milioni di euro l’obbligazione sottoscritta dal Gruppo CDP ed emessa da Granarolo, società italiana leader nel comparto lattiero-caseario. L’emissione, sottoscritta in parti uguali da Cassa depositi e prestiti e dal Fondo Sviluppo Export nato su iniziativa di SACE (Gruppo CDP) e gestito da Amundi SGR, ha una durata di sei anni, prevede una cedola annuale pari a 3,05%, e rimborso bullet. L’operazione è stata strutturata e collocata da BNP Paribas e Deutsche Bank in qualità di Joint-Lead Managers. L’iniziativa contribuisce al finanziamento del nuovo Piano industriale 2016-2019 di Granarolo, progetto che punta ad attuare una strategia di espansione all’estero della società e a raggiungere un incremento dal 20% al 40% dei ricavi provenienti dai nuovi mercati. Con la liquidità impiegata dal gruppo CDP, Granarolo potrà concludere nuove acquisizioni, ampliare la gamma dei prodotti offerti e le geografie raggiunte.

Attraverso questa operazione, Granarolo non solo prosegue la propria esperienza nel mercato dei capitali iniziata nel 2013 con il primo bond quotato alla Borsa lussemburghese, ma amplia anche la strategia di sviluppo sui mercati esteri avviata nel 2011 con una serie di acquisizioni di società produttive in Francia, Cile, Brasile e Nuova Zelanda e che, da Piano, prevede nuove azioni strategiche in Paesi extra-europei.

«Il bond contribuirà a finanziare il piano di sviluppo 2016-2019 che stiamo realizzando – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente del Gruppo Granarolo –. Nord America ed Asia sono i principali mercati di sbocco, per i quali stiamo pianificando in parallelo il lancio di un vasto paniere di prodotti Made in Italy e di innovativi prodotti che rispondono a bisogni specifici di quelle comunità».

«Con l’operazione conclusa oggi, il Gruppo CDP contribuisce allo sviluppo all’estero di una società italiana leader nel settore agroalimentare” – ha dichiarato Antonella Baldino, Chief Business Officer di Cassa depositi e prestiti –. Si tratta di una operazione che coniuga l’impegno del Gruppo CDP nel supporto ai processi di internazionalizzazione delle aziende italiane, fattore chiave di successo e di competitività, con il sostegno ad un settore che si contraddistingue da sempre come una eccellenza italiana. L’agroalimentare rappresenta infatti un asset strategico dell’economia del Paese, non soltanto perché contribuisce in modo rilevante alla crescita economica e rappresenta una quota significativa del nostro export, collocandoci ai vertici delle classifiche dei Paesi esportatori, ma anche per l’immagine di qualità che da sempre restituisce al Paese in ambito internazionale».

 

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