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Cibo über alles. Ma non ci sono più gli italiani di una volta, parola del Censis

Prudenti e risparmiosi, gli italiani hanno affrontato la precarietà economica di questi anni da vere formichine, tanto da avere accumulato ben 133 miliardi di euro di cash cautelativo dall’inizio della crisi a oggi.

E i consumi ne hanno fatto le spese. Anche quelli alimentari (sebbene in misura minore).

Oggi la macchina sembra essersi rimessa in moto e la spesa alimentare oggi ha raggiunto il 14,3% sul totale dei consumi delle famiglie. Ecco quanto è emerso da “Il futuro dell’alimentazione: tra stili di vita contemporanei e nuovi modelli di fruizione”, la nuova ricerca Censis per Nestlé Italiana1 presentata dal direttore generale dell’Istituto, Massimiliano Valerii.

Ovviamente però il consumatore che sta rimettendo mano al borsellino ha assunto un profilo ben diverso da un tempo.

Sceglie in maniera sempre più soggettiva e si rivela pragmatico nelle scelte. A spingerlo alcuni specifici driver: funzionalità, qualità, sicurezza, eticità e italianità.

L’esito di questo mix è la scelta di prodotti diversi: dal cibo pronto e semipronto (utilizzato da oltre 31 milioni di italiani) ai cibi salutisti che siano “free from” o “plus” (26 milioni), dal take-away acquistato on line (19,4 milioni), al cibo dei distributori automatici (25,3 milioni).

E in ogni scelta non si muove a casaccio, ma si informa prima. Sul web soprattutto (con una media del 57%, che sale al 74,2% nel caso dei Millennial).

In rete si cercano e si verificano i requisiti ritenuti veramente validi e in questo la mallevadoria della marca gioca un ruolo ancora molto importante: “Gli italiani – spiega infatti Valerii – compresi i Millennial, sono disposti a pagare di più per il prodotto di marca, soprattutto quando comprano alimenti salutistici (71,1%), cibi pronti o semipronti (69,6%), prodotti nei distributori automatici 71,3%)”.

Perché la Marca è strettamente collegata al concetto di reputazione, e la reputazione è un concetto molto importante al punto che per il 35% degli italiani vale più del prezzo.

L’italianità all’estero

Se il made in Italy è importante per noi italiani, anche all’estero ha ormai assunto un ruolo interessante. Dalla ricerca Censis, emerge infatti che l’esportazione di prodotti (food e beverage) italiani nel 2016 ha toccato quota 31,3 miliardi, crescendo dal 2010 al 2016 del 41,5% e solo in un anno (dal 2015 al 2016) del 3,5%.

E non sono solo i Paesi “storici” (estimatori assodati delle nostre produzioni) ad apprezzare i nostri prodotti: è infatti sorprendente la crescente attenzione che molti paesi asiatici rivolgono ormai al made in Italy.

E questa logica conseguenza della globalizzazione, non è certo a senso unico, ma si riverbera anche nel nostro paese. E ben lo dimostra l’andamento del carrello etnico che anche in Italia è sempre più ricco (cresce infatti dell’8% nel primo semestre del 2016). Un esempio per tutti ce lo fornisce il sushi che nei primi sei mesi del 2016 in GDO ha sviluppato un giro d’affari di 31,3 milioni di euro.

Granarolo continua lo shopping in Brasile con il 60% di ALLFOOD

Granarolo, dopo l’acquisizione (nel 2015) del 60% della brasiliana Yema, specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti caseari, porta a buon fine una seconda operazione in Brasile, acquisendo il 60% di ALLFOOD, primario importatore e distributore di prodotti tipici europei in Brasile.

ALLFOOD, con sede a San Paolo ha un portafoglio di oltre 200 prodotti, di cui il 48% italiani (25% formaggi e 75% salumi), il 33% a marchio proprio. La Società può contare su un centro logistico di 2000 mq e uno stabilimento di due linee produttive rispettivamente per salumi e formaggi.

“Il Brasile – dichiara Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo – rappresenta un mercato strategico per la presenza di un’ampia comunità italiana di circa 25 milioni di persone che sono naturalmente interessate ai prodotti italiani; solo il segmento diary vale 23 miliardi di euro. È un Paese con un forte potenziale: Yema nel giro di un anno ha registrato un incremento del fatturato pari al 25%. L’attività di ALLFOOD – conclude Calzolari – si integra perfettamente con quella svolta da Yema; la prima infatti distribuisce prevalentemente alla grande distribuzione mentre Yema vende nel canale foodservice”.

L’operazione permetterà a Granarolo, attraverso le sinergie tra Yema e ALLFOOD, di diventare un’azienda leader nell’importazione di prodotti alimentari italiani ed europei in Brasile, in grado di coprire tutti i canali distributivi e realizzare economie di scala.

“La scelta di questa partnership da una parte rappresenta per Granarolo l’opportunità di entrare in modo ancora più forte nel mercato brasiliano, dall’altra parte rafforza la strategia di Allfood che vuole consolidare la propria leadership nella importazione di prodotti gastronomici europei in Brasile”, ha commentato Luciano Almendary, CEO di Allfood Importação. Industria e Comercio SA. “L’accesso a nuovi prodotti italiani arricchirà il nostro portafoglio e la nostra offerta verso il mercato. Crescerà anche la nostra capacità di servire i partner brasiliani a 360°, siano essi nel mercato retail, normal trade o horeca”.

A Modena apre la “Casa dei valori”, il negozio che favorisce l’inclusione

All’ipercoop Grandemilia di Modena  ha inaugurato la prima “Casa dei valori” in un negozio di Coop Alleanza 3.0: un nuovo angolo che ospita i prodotti di associazioni e realtà del territorio impegnate per favorire l’inclusione sociale e lavorativa di persone con disabilità e per creare nuove opportunità di sviluppo, verso un’economia sostenibile rivolta al bene comune.

Il progetto

L’inaugurazione della “Casa dei valori” si inserisce nell’ambito di un progetto di riorganizzazione dei punti vendita di Coop Alleanza 3.0, che mette in gioco tutte le leve della Cooperativa: l’impegno per la convenienza e l’ampliamento dei servizi, l’attenzione per il territorio e le sue istanze sociali e culturali, la formazione e il coinvolgimento dei lavoratori. La collaborazione tra la Cooperativa e la rete Valemour è iniziata nel 2015 a Rimini, con la riqualificazione della piazza antistante il supermercato Coop Celle, affidato all’associazione Crescere insieme.

La “Casa dei valori”
Il nuovo spazio, di circa 30 metri quadrati, è un luogo di incontro tra diverse realtà che operano nel segno della solidarietà e dell’inclusione. Nella “Casa dei valori”, infatti, si possono acquistare articoli unici, originali, colorati e fatti a mano, frutto del riuso e del recupero dei materiali, prodotti all’insegna della creatività e della collaborazione di più saperi. Pezzi unici come le storie delle persone che li hanno creati, grazie alla connessione delle abilità di cui sono dotate. Si va da accessori moda, come sciarpe e borse, a prodotti per l’arredo della casa e della cucina, con grembiuli e cestini, fino alle essenze profumate per gli ambienti e ai manufatti in legno, cotone e seta. Tra gli articoli, anche le shopping bag Coop Alleanza 3.0 for Valemour, tre borse da collezione – nei colori rosso (Vento d’estate), sabbia (Sabbia bollente), blu (Oniric frozen) – ideate da Fulvio Luparia insieme al figlio Mattia (MAT), che dipinge usando una sedia a rotelle attrezzata con rulli e pennelli con la quale si sposta, gira, sgomma, volteggia sulla tela. Le shopping bag sono in vendita in tutte le Coop di Modena, Reggio Emilia, Rimini e delle rispettive province.

Il progetto

“ValemOur Unique world” è nato per far incontrare persone, organizzazioni, idee e progettualità del mondo profit e non profit: Laboratorio Luparia di Torino, cooperativa sociale Madre Teresa di Reggio Emilia con il progetto Filo Rosa, cooperativa Amici di Gigi di San Mauro Pascoli con il marchio Belforte Fragranze Italiane, cooperativa sociale Monteverde di Verona e associazione Crescere insieme di Rimini.

Le realtà che partecipano al progetto

Valemour con Laboratorio Luparia presenta una collezione di accessori moda e di arredo casa disegnati e dipinti artigianalmente tra Verona e Torino grazie alla collaborazione tra i giovani con disabilità intellettiva in formazione al lavoro e gli artisti coordinati da Fulvio Luparia.

La Cooperativa Sociale Madre Teresa di Reggio Emilia presenta una collezione foodwear realizzata all’interno del progetto Filo Rosa, laboratorio sartoriale dove donne in situazioni di difficoltà, affiancate da esperti nel settore della moda, sviluppano la propria crescita personale e professionale.

La Cooperativa Monteverde di Verona presenta la collezione Smile, prodotti in legno di faggio realizzati unendo le competenze di tre laboratori, la falegnameria, la carta riciclata e l’artigianato.

Belforte Fragranze Italiane è un marchio della Cooperativa Amici di Gigi di San Mauro Pascoli (Fc) e la sua è una storia di passione, cultura e ricerca.

Asiago DOP, al via il nuovo piano che regola l’offerta

Asiago Dop:  diventa operativo – grazie al decreto 1574/2017 del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali – il Piano di Regolazione dell’Offerta del formaggio Asiago, approvato all’unanimità dai caseifici produttori soci per il triennio 2017-2019.

Gli obiettivi

Preservare e, ove possibile, generare nuovo valore per la filiera dell’Asiago DOP garantendo ai produttori un’adeguata remunerazione con una crescente attenzione alla qualità. Sono questi gli obiettivi del nuovo piano di crescita programmata che, partendo dall’adeguamento dell’offerta alla domanda, prosegue nel mantenimento e miglioramento della qualità, a vantaggio dei consumatori. Un impegno che vede il piano triennale 2017-2019 agire in sinergia con gli strumenti di valutazione qualitativa già inseriti nel “piano dei controlli” dell’Asiago DOP ed in particolare con l’analisi sensoriale, diventata, dal 2012, elemento di valutazione cogente per tutti i produttori.

I punti

Il consorzio, che ha avuto modo di sperimentare i vantaggi della programamzione che regola i flussi di domanda e offerta, si trova oggi davanti a importanti novità.

Il nuovo piano, infatti:

  • semplifica il meccanismo di regolazione dell’offerta limitando gli eccessi di stock,
  • valorizza la denominazione “prodotto della montagna” ed ulteriori nicchie, come l’Asiago biologico,
  • punta a rafforzare l’orientamento al mercato con un approccio che premia i produttori impegnati ad esportare Asiago DOP nel mondo.

Più nel dettaglio: il piano triennale si basa su una programmazione trimestrale per Asiago Fresco e semestrale per Asiago Stagionato. Per il primo trimestre 2017, il punto di equilibrio dell’Asiago Fresco sarà di 348.248 forme (peso medio unitario di 14,2 kg); per il primo semestre 2017, per l’Asiago Stagionato, sono previste 135.688 forme dal peso medio di 9,65 kg, ad esclusione del Prodotto della Montagna per il quale è definita, per entrambe le tipologie, un’assegnazione annua simbolica.

“La regolazione dell’offerta ha mostrato, in questo triennio, i suoi effetti positivi; per Asiago Fresco, ad esempio, i margini medi al litro rispetto al prezzo del latte registrati nel triennio del piano produttivo sono stati del 64% superiori rispetto al triennio precedente” – afferma Fiorenzo Rigoni, Presidente del Consorzio di Tutela. “Il nuovo piano -prosegue Rigoni – si limita a creare le condizioni per evitare eccedenze di stock, che avrebbero ripercussioni negative per la filiera produttiva ed i consumatori. Una proficua ed efficace valorizzazione commerciale, atta a non svilire il prezzo del prodotto è, invece, responsabilità delle aziende che, a vario titolo, lo commercializzano.”

I vantaggi per l’export

Il piano 2017-2019 impatta anche sulle esportazioni. Tra il 2009 e il 2016, il fatturato export del formaggio Asiago è cresciuto di oltre il 60%. Una crescita che il Consorzio di Tutela intende continuare ad incentivare attraverso l’azione congiunta con le aziende esportatrici. Da un lato, dunque, un apposito capitolo del piano di programmazione dell’offerta prevede, per i caseifici impegnati a diffondere il prodotto all’estero, un “Bonus Export”, dall’altro il Consorzio di Tutela conferma e rafforza le sue attività all’estero con una particolare attenzione agli USA, al Canada e ai paesi emergenti dell’Asia e dell’America Latina.

OVS rinnova la sua immagine nello store romano di Via Tritone

OVS rinnova la sua immagine nel cuore di Roma: uno spazio contemporaneo ed essenziale di oltre 1.300 mq che si caratterizza per il design dalle linee pulite e grande attenzione all’ecosostenibilità nella scelta dei materiali. Legno chiaro, vetro, metallo accoppiato a lastre di plexiglas colorato ed elementi di arredo concepiti come piccole architetture free-standing sono ora la cornice per le nuove collezioni.

“Stiamo proseguendo il piano di nuove aperture e ristrutturazioni che ogni anno coinvolge circa 100 negozi in Italia. Lo store di via del Tritone è un punto vendita strategico, forte di una posizione centralissima che lo rende una grande vetrina anche per i turisti che visitano Roma” – ha dichiarato Francesco Sama, DG di OVS.  “Per questo è stato oggetto di un investimento importante. Nella ristrutturazione abbiamo inserito due scale mobili per sfruttare al meglio l’interrato, oltre che un video wall di ultima generazione di 30 mq. e un ascensore panoramico. L’intervento è stato completato utilizzando materiali ecosostenibili e sostituendo l’impianto di illuminazione con un efficiente sistema a led, per un investimento totale di circa un milione di euro.” “Roma e il Lazio sono dei mercati chiave per OVS in Italia, una rete che conta 85 store nella Regione, di cui 39 nel Comune di Roma: tra questi – continua Sama – anche il punto vendita in Galleria Commerciale Porta di Roma, anch’esso protagonista nelle scorse settimane di un intervento di ristrutturazione.”

In occasione dell’opening OVS di Roma via del Tritone, il 7 aprile lo store ospiterà una delle 12 tappe di OVS – Marie Claire model search: il casting, in collaborazione con l’agenzia Brave Models, per ricercare aspiranti modelle dai 16 ai 30 anni, che avranno la possibilità di essere scelte per diventare protagoniste del servizio moda “Future Visioni” pubblicato ogni mese sul mensile Marie Claire.

 

Etichettatura e bevande alcoliche, alcune aziende commentano il rapporto della Commissione

Un anno: questo il tempo a disposizione dei produttori di bevande alcoliche per mettersi in regola in termini di etichettatura. A dirlo il rapporto sull’etichettatura obbligatoria, presentato dalla Commissione Europea. L’obiettivo? Garantire ai consumatori piena trasparenza su composizione, ingredienti, e valore nutrizionale delle bevande.

L’obbligo non riguarda quei prodotti con volume alcolico inferiore all’1,2%.

Già prima che la Commissione si pronunciasse, alcune aziende avevano precorso i tempi proponendo delle label trasparenti.

 

Alcune testimonianze

Pernod Ricard

Per essere il più efficiente possibile su questo progetto, il Gruppo ha adottato un format univoco per i brand strategici per mostrare tutte le informazioni e i dati chiave in tabelle di facile lettura.  Per migliorare la comprensione del consumatore e fornire l’accesso alle informazioni più rilevanti, il contenuto è espresso per unità di 10g di alcol, ma anche per la quantità più comune per ogni tipo di prodotto (ad esempio, 25 ml di cognac Martell o Chivas whisky, 150 ml per il vino Campo Viejo, etc.). Questa diversificazione consente di adottare diverse modalità di consumo e aiuta i consumatori a fare scelte responsabili.

 

“La tecnologia digitale è uno straordinario strumento che migliora la nostra interazione con i consumatori”, afferma Alexandre Ricard, Presidente e CEO di Pernod Ricard. “Un numero sempre più crescente di consumatori vogliono, infatti, informazioni utili e chiare circa i prodotti che consumano. Adesso possono accedere a dati relativi a tutti i nostri prodotti strategici in pochi istanti”.

 

 

Anheuser-Busch InBev (“AB InBev”)

Il leader al mondo nella produzione di birra, accoglie con favore questa iniziativa, che segue l’impegno volontario assunto dalla società nel 2015 di fornire ai consumatori europei informazioni complete sugli ingredienti e sui valori nutrizionali (i ‘Big 7’: valore energetico, grassi, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale) delle sue birre, sia nelle etichette che online. 

“AB InBev è stato uno dei principali motori di questa iniziativa. Abbiamo la responsabilità nei confronti dei nostri consumatori di fornire loro informazioni chiare sui valori nutrizionali e sugli ingredienti per aiutarli a compiere le scelte giuste per la loro alimentazione e la loro salute”, dice Maria Rocha Barros, VP Legal & Corporate Affairs Europe. “Entro la fine del 2017, forniremo informazioni sui valori nutrizionali e sugli ingredienti su almeno l’80% della birra che vendiamo nell’Unione Europea. Ciò richiede la progettazione e la produzione di nuove etichette, nuove lattine di birra e nuovi imballaggi secondari.” Con il tempo, ogni bottiglia e lattina riporterà informazioni sugli ingredienti e sulle calorie che contiene.

L’associazione The Brewers of Europe si è impegnata a fornire informazioni complete sugli ingredienti e sui valori nutrizionali per 100 ml sull’etichetta e/o online. La promessa di AB InBev va al di là di questo impegno minimo, attraverso:

 

  • L’inserimento della lista completa degli ingredienti e delle informazioni relative al valore energetico sulle confezioni primarie. Dove lo spazio lo consente, l’imballaggio primario comprenderà anche tutti i Big 7.

 

  • L’inserimento della lista completa degli ingredienti e delle principali informazioni sui valori nutrizionali (i Big 7) sulle confezioni secondarie (ad esempio: scatole di cartone e pellicole) in Europa.

 

  • La condivisione non solo delle informazioni nutrizionali obbligatorie per 100 ml, che è lo standard nel diritto comunitario per le bevande analcoliche, ma anche la tipica porzione di un dato marchio – che nella maggior parte dei casi è il contenuto di una lattina o bottiglia monoporzione.

 

  • La condivisione online tramite Tapintoyourbeer.com di un elenco completo degli ingredienti, del valore energetico ed di altre informazioni nutrizionali di tutti i marchi.

 

 

Pixartprinting rende il packaging sempre più protagonista e lancia 3 nuove proposte

Pixartprinting, leader europeo dei servizi di stampa online, rende il packaging sempre più protagonista della comunicazione in-store rivoluzionando l’offerta di confezioni personalizzabili con nuovi prodotti, tra cui l’innovativa gamma di pack food contact.
“Il packaging è quell’elemento del product environment che entra più direttamente in contatto visivo e tattile con il consumatore potenziando la customer experience – commenta Paolo Roatta, Amministratore Delegato Pixartprinting – Se ben progettato e stampato a regola d’arte può diventare un media molto efficace impiegato all’interno di strategie promozionali evolute. Per questo abbiamo scelto di introdurre soluzioni a valore aggiunto acquistabili online con la semplicità e con i tempi di consegna che da sempre contraddistinguono l’approccio di Pixartprinting”.

Un pack ricercato può contribuire a evidenziare il suo contenuto all’interno dell’affollato e complesso macrocosmo degli spazi di vendita, attraverso lavorazioni speciali, cofanetti deluxe e iper personalizzazioni. Sono tre le nuove proposte by Pixartprinting pensate per soddisfare le esigenze di brand e retailer che desiderano rendere più appealing i loro prodotti. Oltre agli astucci in cartoncino di pura cellulosa da 360 g/m2 cordonati, fustellati e incollati, disponibili in piccole tirature, accrescono l’offerta i nuovi packaging food contact e tre opzioni di nobilitazione, come l’applicazione di lamine a freddo in oro e argento, a cui si aggiungono le vernici selettiva e 3D.

Per il food
Tra le new entry dedicate al settore alimentare, ordinabili su pixartprinting.it anche in pochi pezzi, vassoi, secchielli, cofanetti alimentari e bauletti con chiusura a maniglia e a fiocco, oltre ai praticissimi astucci per hot dog e sandwich. Tutti realizzati in cartoncino Delipac® e per questo resistenti all’olio e al grasso. Ognuna di queste soluzioni è completamente personalizzabile e, grazie alla stampa in quadricromia con inchiostri certificati per il contatto alimentare, consente di creare packaging limited edition per attività di in store marketing. Sampling nei punti vendita, corner per la degustazione di prodotti, happy hour tematici possono amplificare il loro impatto visivo con l’aggiunta di una linea di confezioni coordinate con il visual della singola ricorrenza o della campagna promozionale.

Votata all’innovazione per DNA, l’azienda veneziana ha coinvolto nel progetto di ampliamento della gamma di packaging tutte le sue divisioni dalla produzione al marketing, fino al customer care, che insieme a Cimpress – global company di cui Pixartprinting è parte – hanno implementato Catalyst. La nuova linea di produzione completamente dedicata alla realizzazione di imballaggi on-demand, è ingegnerizzata secondo standard di eccellenza e comprende sistemi di stampa e di finishing di ultima generazione organizzati per garantire elevata qualità e tempi di consegna estremamente rapidi.

Mareblu coinvolge i consumatori nel suo crowfunding

Mareblu lancia Dalla parte del blu, originale campagna di crowdfunding che da oggi chiama i consumatori a scegliere online come saranno ripartiti i 50.000 euro che l’Azienda conserviera mette a disposizione di Legambiente per sostenere quattro importanti progetti a difesa del mare:

la pulizia dei litorali e dei fondali marini della campagna Spiagge e Fondali Puliti,

le attività del Centro Recupero Tartarughe di Manfredonia (FG) per la cura e la riabilitazione di esemplari feriti,

la ricerca SOS Marine Litter sull’inquinamento dei mari italiani,

le iniziative didattiche del MuSea – Museo Vivo del Mare e della dieta mediterranea di Pollica (SA).
L’iniziativa: come funziona
Con Dalla parte del blu, la seconda azienda italiana nel mercato delle conserve ittiche si rivolge ai consumatori, facendone i protagonisti assoluti di un’innovativa campagna di sensibilizzazione ambientale capace di coinvolgere il grande pubblico e sviluppata in collaborazione con Legambiente e la piattaforma di CSR 1ClickDonation di CrowdM (https://www.1clickdonation.com/).
Collegandosi al sito www.dallapartedelblu.it, infatti, gli utenti hanno la possibilità di informarsi sui quattro progetti di Legambiente a salvaguardia dell’ecosistema marino e scegliere quello a cui “donare un click”. Questo gesto di preferenza semplice e gratuito, inoltre, potrà essere condiviso dagli utenti sui principali social network. A conclusione della campagna, che proseguirà fino al 22 maggio, Mareblu regalerà a Legambiente 50.000 euro: 25.000 euro saranno distribuiti in parti uguali fra i quattro progetti, mentre i restanti 25.000 saranno suddivisi in base al numero di click ricevuti da ciascuna iniziativa.

Una partnership per la sostenibilità
Dalla parte del blu rappresenta una significativa evoluzione e integrazione nella partnership che Mareblu ha stretto dal 2012 con Legambiente nell’ambito del suo percorso di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Mareblu, infatti, ha individuato e condiviso con la più importante associazione ambientalista italiana iniziative e progetti finalizzati al consumo responsabile, alla riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti nel loro ciclo di vita e alla difesa dell’ambiente.
Thai Union, la multinazionale thailandese di cui fa parte Mareblu, si è infatti impegnata per far sì che tutto il suo tonno branded sia sostenibile e che entro il 2020 almeno il 75% del tonno branded sia certificato dal Marine Stewardship Council (MSC).

“Mareblu collabora con Legambiente già da qualche anno – ha dichiarato Matteo Scarpis, Direttore Generale Mareblu – “Questa collaborazione in Italia si inserisce in un più ampio e ambizioso piano strategico di sostenibilità del gruppo Thai Union, di cui Mareblu fa parte, chiamato SeaChange. Questo programma è articolato in 4 aree principali: l’Approvvigionamento Responsabile, i Processi di produzione sostenibile, la Legalità e sicurezza sul lavoro e l’attenzione per le Persone e le Comunità in cui Thai Union opera.”

Stefano Ciafani, Direttore Generale di Legambiente, ha commentato: “La partnership con Mareblu prosegue su un percorso di confronto e collaborazione fecondo per noi e per l’azienda, che in questi anni ha sviluppato un approccio alla sostenibilità sempre più proattivo, concreto e virtuoso anche per il suo business. Il lavoro messo in campo per migliorare le prestazioni ambientali della filiera produttiva di Mareblu è il risultato concreto e tangibile di questo lavoro comune.”

Gio’Style: rilancio in grande stile con una nuova linea di piccoli elettrodomestici

Gio’Style prosegue l’operazione rilancio, grazie a Co.Ge.Fin (la holding della Famiglia Colombo ) che a giugno porterà la propria partecipazione societaria dal 75 al 100% dello storico brand.

Ad ulteriore sostegno del piano industriale approvato da Co.Ge.Fin., è stato effettuato un cambio di denominazione. La nuova ragione sociale è infatti GIOSTYLE SPA: una scelta, questa, pensata per valorizzare ancor di più lo storico marchio.

Il rilancio di Gio’Style non è una possibilità ma una realtà in cui noi crediamo molto“, fa sapere Nicola Colombo, Presidente della Co.Ge.Fin., la quale si è appena impegnata con un ulteriore apporto di 2.000.000 di euro a sostegno del piano industriale e degli investimenti ivi previsti e diretti prevalentemente all’ampliamento della gamma di prodotti Gio’Style nel settore della conservazione. “Insieme al nuovo amministratore delegato Antonio Macrillò (nel curriculum, diverse multinazionali dei beni di largo consumo) e al suo team abbiamo definito   un piano industriale con una road map molto aggressiva e puntuale delle diverse azioni da implementare e che coinvolgeranno tutte le funzioni aziendali.

A GIOSTYLE SPA fa capo anche un altro marchio storico, Ordinett, specializzata nella produzione di prodotti per l’organizzazione della casa. La crescita di Ordinett è parte integrante del piano industriale e ritenuta fondamentale al fine del raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Le novità

Oggi Gio’Style è leader di mercato per quanto riguarda i contenitori ermetici per alimenti, le borse termiche e i frigoriferi portatili (sia elettrici che con accumulatori di freddo). E  nell’ultimo semestre si è allargata anche alla serie dei piccoli elettrodomestici, dedicati alla preparazione, alla cottura e alla conservazione del cibo.

 

 

Big data e realtà aumentata: le nuove frontiere dello store

Big data, realtà aumentata  e tecnologia indossabile: l’esperienza d’acquisto si fa sempre più personalizzata sia online sia in negozio. Morale? Ci sono tutti i presupposti perché il futuro della vendita al dettaglio venga rivoluzionato.

Ecco quanto emerge da un nuovo studio europeo condotto da Epson (il principale produttore di POS in Europa) al quale hanno preso parte 17 esperti di settore provenienti da tutto il mondo e oltre 7.000 dipendenti full-time europei. Il 72% degli europei (il 77% degli italiani) attualmente impiegati nel settore retail & hospitality intervistati ritiene che le vendite diventeranno sempre più personalizzate e che il personale contribuirà a migliorare l’esperienza di acquisto, confermando il ruolo dei negozi fisici nel ciclo d’acquisto.
Vediamo più nel dettaglio quanto emerge della ricerca.

Big Data
Se da un lato circa la metà degli intervistati (49% europei; il 52% degli italiani) è dell’idea che i big data avranno un impatto positivo sull’intero settore, il 42% degli europei (il 36% degli italiani) teme che i clienti non rinunceranno alla protezione dei loro dati a favore di un’esperienza di acquisto più personalizzata (percentuale che raggiunge il 64% tra gli over 50 e si attesta invece sul 50% per i Millennial). Ciò solleva importanti questioni circa la relazione tra rivenditori e clienti.
 
Questo aspetto è molto importante e deve essere valutato attentamente affinché i punti vendita possano sfruttare appieno le opportunità offerte dalla tecnologia. Dallo studio è emerso che il 73% (e ben il 79% degli italiani) dei dipendenti nel settore in oggetto ritiene che mediante l’uso dei dispositivi personali sarà possibile intensificare la relazione tra clienti e rivenditori.

Brick and mortar store

I negozi fisici continueranno ad avere un ruolo prioritario: secondo le stime, in media il 56% (il 57% italiani) delle decisioni di acquisto continuerà, almeno per i prossimi anni, ad essere presa in negozio.
 
Tuttavia, subiranno probabilmente profondi cambiamenti. Verranno introdotte nuove iniziative, ad esempio il riconoscimento automatico dei clienti, per fornire un’esperienza di acquisto ultra-personalizzata, come previsto dal 72% degli intervistati (e ben il 77% degli italiani). Secondo il 46% (il 50% degli italiani), inoltre, i negozi non terranno più merci a magazzino e sfrutteranno la realtà aumentata per fornire ai clienti suggerimenti e servizi personalizzati (63% vs il 66% degli italiani), creando on-demand prodotti su misura all’interno del punto vendita.

Gli ostacoli non mancheranno e tra questi i i costi associati all’implementazione delle nuove tecnologie (considerati una problematica dal 63% degli intervistati, il 62% degli italiani) e la formazione dei dipendenti (necessaria secondo il 40%; il 32% degli italiani).
 
Le principali tendenze
Ecco le principali tendenze emerse dallo studio:
Nascita degli Augmented Shopper:  il 69% (77% degli italiani) sostiene che, attraverso la simulazione in qualsiasi ambiente (a casa, al lavoro o in negozio), i clienti potranno immaginare l’utilizzo di un determinato prodotto. Di conseguenza, la realtà aumentata fornirà loro un’esperienza sensoriale unica. Nello stesso tempo, il 57% (67% per gli italiani) ritiene che la realtà aumentata offrirà un’esperienza di acquisto sociale e divertente, creando un senso di comunità attorno al marchio. Inoltre, con l’evoluzione del POS, i tempi di attesa nei negozi verranno eliminati. Questo è ciò che afferma il 45% degli intervistati europei (il 42% degli italiani). Il riconoscimento automatico dei clienti nei punti vendita consentirà un’esperienza ultra-personalizzata con un servizio velocissimo: il 53% (60% degli italiani) ritiene, infatti, che le transazioni verranno effettuate automaticamente grazie ad appositi sensori.
 
Maggiore afflusso di clienti grazie alle driverless car: quasi la metà degli intervistati (46% e il 55% degli italiani) ritiene che l’utilizzo delle auto senza conducente potrebbe essere un fattore determinante, in quanto comporterebbe la riduzione del traffico nelle principali aree commerciali.
 
Consulenti di fiducia all’interno dei punti vendita: il 60% degli intervistati europei (58% degli italiani) ritiene che in futuro non ci saranno più responsabilità a livello di transazioni e di cassa, mentre il 74% (e ben l’81% dei rispondenti italiani) sostiene che i dipendenti diventeranno veri e propri esperti e “consulenti di fiducia” nel loro settore, capaci di fornire immediatamente informazioni aggiornate ai clienti per soddisfare le loro esigenze. Affinché il personale possa fornire valore aggiunto dove la tecnologia non arriva, è necessario acquisire nuove conoscenze seguendo più corsi di formazione.
 “Gli ambienti di lavoro e gli spazi in cui viviamo diventeranno sempre più interconnessi – ha commentato  Minoru Usui, Presidente di Epson -. La tecnologia, inoltre, sta trasformando negozi, fabbriche, uffici, case, ospedali e scuole, ovvero i luoghi che determinano il corso della nostra vita. Come azienda, Epson promuove il cambiamento tecnologico sviluppando soluzioni in grado di aumentare l’efficienza e la produttività di collaboratori e dipendenti. Le tecnologie Epson, tra cui i dispositivi indossabili, i robot, le stampanti e le soluzioni di visual imaging, sono progettate per offrire nuove opportunità nel settore retail secondo una prospettiva futura”.

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