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buononaturale, quando il marchio racconta la mission

Il marchio come manifesto della mission aziendale. È una scelta di campo chiara quella operata da Nouvelle Terre, azienda di Montemiletto (AV), che propone il suo intero assortimento, esteso a più categorie, con un unico brand: buononaturale. “Gran parte dei nostri prodotti sono biologici – spiega a Instoremag Viviana De Santis, Communications and Marketing Director di Nouvelle Terre – e tutti sono comunque naturali. Con questo termine intendiamo che la produzione avviene senza utilizzo di additivi, agenti chimici, conservanti artificiali, ingredienti contenenti Ogm. Inoltre, minimizziamo la pastorizzazione per mantenere integre tutte le caratteristiche, anche gustative. Ovviamente ciò comporta una riduzione della shelf life, ma per esempio nella pasta fresca abbiamo ovviato al problema optando per la surgelazione. In questo modo abbiamo portato la durata del prodotto da 25 giorni a 18 mesi, il che ci consente di commercializzarlo anche sui mercati esteri”. L’export ha un’incidenza preponderante sul fatturato di Nouvelle Terre, che ha in Francia, Stati Uniti e Uk i suoi principali mercati. La gamma è molto ampia e comprende un centinaio di referenze tra salse, sughi e condimenti; conserve vegetali; polenta, risotti e cereali ready to cook; pasta fresca, secca e surgelata; focacce e basi pizza; formaggi; sorbetti. “Tra qualche mese lanceremo dei piatti pronti ready to eat che si richiamano alla tradizione gastronomica italiana – annuncia De Santis – come una lasagna vegetariana e delle zuppe di legumi, prodotte con conservanti naturali che danno modo di conservare il prodotto a temperatura ambiente”.

L’ampiezza dell’offerta è figlia della strategia di sviluppo adottata dall’azienda irpina: “Tutto è iniziato una decina di anni fa – racconta De Santis – con l’acquisizione, per intero o con quote di maggioranza, di piccole realtà produttive, rigorosamente a conduzione famigliare. Parliamo di laboratori artigianali o semi-artigianali che non avevano le dimensioni e le risorse per poter affacciarsi sui mercati esteri. Nouvelle Terre garantisce la qualità e crea sinergie, proponendo ai buyer una scelta più ampia. In Italia presidiamo il food service, con una distribuzione diretta nella ristorazione di alto livello, e il retail attraverso il dettaglio tradizionale e alcune catene della Gdo, come Pam e Decò, dove talora siamo presenti con espositori in legno che raccolgono nostre referenze di più categorie, ma sempre a marchio buononaturale. Il nostro obiettivo è crescere in entrambi i canali, food service e retail, che solitamente hanno un’incidenza abbastanza equa sul fatturato che realizziamo nei diversi mercati. La Francia fa eccezione, perché grazie a relazioni consolidate con distributori locali, i nostri prodotti sono entrati nelle cucine degli chef più rinomati e dunque la ristorazione ha acquisito un peso maggiore rispetto al retail”.

La produzione di private label per operatori esteri rientra nel raggio d’azione dell’azienda, ma non è prioritaria: “In generale preferiamo far conoscere la nostra storia – chiarisce De Santis – e dunque spingere il nostro marchio. In qualche caso abbiamo optato per un co-branding affiancando il marchio di un partner a buononaturale, soprattutto in contesti in cui gli investimenti marketing richiesti avrebbero potuto rivelarsi eccessivi”.

Allevamenti, FederBio spinge per un nuovo modello

Il regolamento europeo sugli allevamenti biologici non basta più: andare oltre significa puntare soprattutto sul miglioramento delle condizioni di vita del bestiame allevato. È questa la posizione di FederBio, espressa in occasione della seconda Festa del Bio, tenuta a Milano il 4 febbraio. La federazione, che riunisce organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, ha presentato il nuovo quaderno di Cambia La Terra: “Allevamenti. Sostenibile non basta: il modello è quello del bio”, in occasione di un evento moderato dal giornalista e conduttore televisivo Patrizio Roversi. Il Quaderno – redatto con i contributi di tutte le Associazioni di Cambia la Terra, ISDE Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Slow Food e WWF – propone una serie di standard per ridefinire un sistema di allevamento biologico che sia in grado di produrre vantaggi per l’ambiente, per la salute dell’uomo e tenga conto del benessere animale. Secondo FederBio, i bovini devono poter pascolare all’aperto per almeno 120 giorni l’anno, i vitelli devono poter essere alimentati alla mammella, in modo naturale, e gli allevamenti bio devono scegliere razze a lento accrescimento, in modo tale da assicurare una durata adeguata di vita agli animali; le scrofe devono poter passare il periodo della gestazione all’aperto e non possono essere rinchiuse nelle gabbie; ai polli non può essere tagliato il becco (una pratica che denuncia allevamenti affollati) e occorre risolvere il problema dell’eliminazione dei pulcini maschi.

Per Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, “bisogna passare da un modello intensivo a uno basato sul biologico e sull’agroecologia” per raggiungere gli obiettivi definiti dalle strategie europee Farm to Fork e Biodiversità: da qui al 2030 il settore agricoltura e allevamento deve dimezzare l’uso di pesticidi chimici e di antibiotici e raggiungere l’obiettivo del 25% di superficie agricola coltivata a biologico. In questa svolta, il punto più critico è l’allevamento, perché è il comparto che pone il problema maggiore sia per l’inquinamento che per la salute. “Aver separato agricoltura e allevamento – spiega Mammuccini – ha trasformato il letame da risorsa in problema creando da una parte inquinamento delle acque e del suolo e dall’altra carenza di nutrienti per il terreno. Per questo è fondamentale passare ad un approccio integrato, fornito dai metodi biologici e biodinamici da sempre basati sulla circolarità dei nutrienti”.

L’agricoltura è la principale fonte di emissioni di ammoniaca, a causa della zootecnia e del trattamento dei relativi effluenti e, in misura minore, dell’uso di fertilizzanti. L’Italia è il quarto Paese emettitore di ammoniaca dopo Francia, Germania e Spagna, le emissioni stimate nel 2020 ammontano a 363.000 tonnellate. L’ammoniaca non impatta solo sulla qualità dell’acqua, ma anche sull’inquinamento dell’aria: è tra i responsabili della formazione di polveri sottili e ormai – secondo i dati riportati nel Quaderno – in Pianura Padana il loro contributo è pari a quello prodotto dal traffico stradale.

Il settore del bio punta su un’interpretazione avanzata del regolamento europeo sul biologico, definendo lo “Standard High Welfare”, un modello di allevamento che tenga conto del benessere degli animali, ma anche della conservazione della biodiversità, della valorizzazione delle razze locali e degli allevamenti di piccola scala, importanti per la rivitalizzazione dei territori interni. FederBio lamenta, però, che nel Piano Strategico nazionale della PAC i fondi stanziati andranno in massima parte alla riduzione degli antibiotici, ma gli allevamenti biologici non ne fanno uso e quindi non li potranno “ridurre”. “Si determina il paradosso per cui, ancora una volta, la zootecnia intensiva rischia di essere premiata con i fondi pubblici più di quanto potrà esserlo quella bio e l’allevamento al pascolo” denunciano le Associazioni di Cambia la Terra.

“Abbiamo pochi allevamenti bio, per questo è importante che la politica intervenga per dare la possibilità al settore di accedere ai fondi pubblici che, ad oggi, sono molto più accessibili agli allevamenti a larga scala” sottolinea Mammuccini. E questo in presenza di una crescente domanda di carne bio che al momento non trova sufficiente copertura da parte dell’offerta nazionale, come sottolinea un documento Ismea, l’ente di ricerca sul mercato agricolo.

Biologico, il piano di azioni di FederBio per stimolare i consumi

Con una superficie agricola coltivata a biologico pari al 17,4%, l’Italia non è tanto lontana dal raggiungimento dell’obiettivo europeo del 25% entro il 2030. Buona la domanda estera che porta l’export a un valore di 3,37 miliardi di euro (+16% vs 2021). Va però sostenuta la domanda interna dei prodotti alimentari bio, soprattutto nel consumo domestico. Nel 2022 i canali Gdo e specializzati registrano un calo dello 0,8% rispetto al 2021, i prodotti bio sono invece sempre più proposti nel fuori casa, da bar, ristoranti e ristorazione collettiva, dove registrano un +53% sull’anno precedente. La situazione inflattiva giustifica la flessione at home, così come la ripresa della socialità OOH dopo due anni di pandemia motiva, in parte, il risultato significativo nell’Horeca, ma al di là dei fattori contingenti è un dato di fatto che in Italia il consumo domestico di prodotti bio ammonta a 64 euro pro capiti, contro i 180 e i 186 euro di Francia e Germania e i 383 euro della Danimarca.

Per stimolare i consumi FederBio ha promosso il progetto Being Organic in Eu, una campagna di promozione, in collaborazione con Naturland e cofinanziata dall’Unione europea, per diffondere la conoscenza del biologico, del suo contributo al contrasto ai cambiamenti climatici e dei suoi benefici per la salute. Sarà inoltre rinnovato l’appuntamento con la Festa del biologico, un road show in tre tappe a Bologna (3 dicembre), Roma e Milano (nei primi mesi del 2023). Sono anche previste azioni a supporto della filiera con video tematici realizzati in collaborazione con Ismea, un corso presso l’Università di Bologna in Organic law e iniziative a supporto della comunicazione istituzionale per rafforzare la fiducia dei consumatori, stimolare la domanda e la conversione delle aziende dal convenzionale al biologico. Verrà infine svolta un’indagine nel canale Horeca coinvolgendo bar e ristoranti.

Le catastrofi ambientali che, periodicamente, colpiscono il nostro paese – commenta Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – ci ricordano che serve l’adozione di un nuovo paradigma di produzione agroalimentare, basato sulla transizione agroecologica che contribuisca a contrastare efficacemente la deriva climatica tutelando la biodiversità, l’ambiente e la fertilità del suolo. Il biologico rappresenta una strada concreta per affrontare le sfide future”.

Secondo i dati Nomisma per l’Osservatorio Sana 2022, il consumatore è molto sensibile a tutte le tematiche ambientali e salutistiche di cui il biologico si fa portabandiera; sull’emergenza ambientale l’86% degli italiani pensa che la situazione sia critica e che siano necessari interventi immediati e il 49% dichiara di praticare quotidianamente azioni antispreco energetico, idrico e alimentare, il 30% si impegna attivamente per favorire il riciclo e il 13% fa scelte d’acquisto di beni di largo consumo prevalentemente sostenibili. Se sulle tematiche dello spreco e del riciclo il contributo attivo dei consumatori assume una certa rilevanza, l’area degli acquisti è quella che ha ancora un buon margine di sviluppo. Sono una minoranza (30%), infatti, le famiglie italiane che comprano spesso il biologico; chi lo fa però manifesta una generale soddisfazione per tutte le categorie di prodotti freschi e ambient.

Una più intensa comunicazione potrebbe allargare la penetrazione se si considera che il 28% degli shopper ritiene che quando fa la spesa le informazioni sui prodotti non sono sufficienti e il 57% vorrebbe saperne di più: il consumatore non ha ben chiaro quali siano i vantaggi per la salute nell’acquistare prodotti bio e come l’agricoltura biologica possa aiutare a contrastare il cambiamento climatico. Insomma, se la notorietà della foglia verde è ormai assunta resta da spiegare quali sono le differenze valoriali e qualitative che conferisce ai prodotti che se ne possono fregiare. AssoBio nella prossima primavera si farà promotore de la Settimana del bio che coinvolgerà tutte le catene della grande distribuzione e dello specializzato insieme al mondo della ristorazione.

In coerenza con questo ci auguriamo – afferma Roberto Zanoni, Presidente di AssoBio – che venga creata al più presto una piattaforma di tracciabilità validata dal Ministero delle Politiche agricole in modo da rendere trasparente, anche al consumatore, il percorso dei prodotti biologici dal campo alla tavola”.

Riserva Oro 100%, il nuovo olio biologico di Filippo Berio

Filippo Berio – brand premium del Gruppo Salov – presenta il nuovo Riserva Oro 100% italiano biologico, referenza che arricchisce la gamma di prodotti Filippo Berio dedicata al retail e che risponde alla crescente richiesta dei consumatori di prodotti di alta qualità, a filiera controllata e 100% italiani.

Riserva Oro 100% italiano biologico non solo può vantare la “firma” del Metodo Berio – percorso di qualità e garanzia tracciato e certificato dal campo alla bottiglia – ma anche la certificazione biologica: un connubio che rende il prodotto di altissima qualità e, allo stesso tempo, accessibile nella GDO.

Il Riserva Oro 100% italiano e biologico, frutto di una ricercata selezione dei migliori oli 100% italiani prodotti secondo i principi dell’agricoltura biologica e di un disciplinare molto rigoroso – controllato e certificato dsa SGS, si inserisce nel segmento degli oli 100% italiani posizionandosi come un prodotto selezionato e ancora più premium, pensato per soddisfare i palati più esigenti e da utilizzare nelle occasioni speciali.

Proposta nella bottiglia in vetro da 750ml, la nuova referenza è disponibile in Autogrill con uno special pack da due bottiglie e, dal mese di aprile, nella grande distribuzione.

Alce Nero, puntiamo sul biologico e sulla salvaguardia del territorio

“Il settore del biologico è in costante crescita, occorre far capire sempre di più al consumatore che il bio rappresenta un valore non solo per la salubrità dei prodotti, ma anche per la sostenibilità del territorio e dell’ambiente”. Queste le parole del presidente di Alleanza Cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri in occasione di un recente convegno sulle opportunità per i territori vocati all’agricoltura. Ed è proprio questo il concetto da cui è partito Alce Nero, marchio di agricoltori e trasformatori biologici impegnati dagli anni ’70 nel produrre cibi buoni, frutto di un’agricoltura che rispetta la terra e la sua fertilità. 

E Alce Nero è stato protagonista lo scorso 10 giugno di un incontro, il primo in presenza dopo molti mesi, in cui la società ha parlato di territorio e valorizzazione dello stesso. Il territorio in questione è quello che abbraccia i comuni di Ruvo e Bitonto, in Puglia, con una vocazione naturale verso l’agricoltura sostenibile e il biologico. Quest’area geografica costituisce il Biodistretto delle Lame, che ha come soci costituenti Alce Nero e migliaia di produttori e frantoi, che, insieme ai diversi attori del territorio (agricoltori, privati cittadini, associazioni culturali, operatori turistici e pubbliche amministrazioni) hanno stretto un accordo per la gestione sostenibile del territorio e la sua valorizzazione.
“Ci stiamo sforzando di portare sulla tavola, sulla bottiglia, un vissuto: è importante che il
consumatore finale, il fruitore, conosca da dove viene fisicamente l’olio, qual è il campo che gli ha dato quelle olive – aggiunge Benedetto Fracchiolla, Olivicoltore e Presidente del Biodistretto delle Lame – È importante comunicare questo, aggiunto al racconto dello sforzo importante a livello qualitativo: è bene produrre ma è importante produrre in qualità, con il rispetto dell’ambiente e nel rispetto del territorio. 

Il Progetto Blockchain

Sono tante le sfide che dal 1978 Alce Nero ha deciso di affrontare come gruppo, al
fianco di produttori e consumatori. Tale sinergia diventa oggi ancora più manifesta e
leggibile, grazie al nuovo progetto pilota intrapreso. Parliamo del Progetto Blockchain, una grande novità per il settore che in questa sua prima sperimentazione, ha coinvolto la filiera dell’olio Alce Nero e, nello specifico, vede protagonista un lotto di Olio extra vergine di oliva biologico D.O.P. Terra di Bari Bitonto Alce NeroGrazie alla tecnologia è stato possibile geolocalizzare tutti i campi dei produttori coinvolti e raccogliere, in modo certificato, tutti i dati inerenti i processi di realizzazione di questo prodotto, le tecniche
utilizzate, con riferimento ad ogni singolo produttore e lavoratore, dalla manodopera nei campi, alle fasi di trasformazione e confezionamento. In cosa si traduce tutto questo? Ogni bottiglia di Olio extra vergine di oliva biologico
D.O.P. Terra di Bari Bitonto Alce Nero, di uno specifico lotto di sperimentazione acquistabile tramite l’e-commerce dell’azienda, avrà un QR code sul collarino. Scansionandolo con lo smartphone, il consumatore avrà accesso ad una grande quantità di informazioni, registrate su tecnologia blockchain grazie alla collaborazione con l’azienda hi-tech EZ Lab Blockchain Solutions, relative alle sue caratteristiche, al territorio da cui proviene, al metodo di coltivazione e di lavorazione utilizzato e a tanto altro.

Si potrà così verificare che si tratta di un olio 100% italiano e biologico, un prodotto D.O.P. di sicura provenienza e di alta qualità, un prodotto che è garanzia di legalità e trasparenza, ad ogni livello, ulteriormente controllato e certificato da CCPB in conformità alla norma ISO 22005 che ne attesta la tracciabilità di filiera.

Marco Roveda: nuove zuppe biologiche e con packaging sostenibile

Marco Roveda, il pioniere del biologico lancia sul mercato una linea di zuppe fresche già pronte, realizzate con ingredienti provenienti da filiera biologia certificata e confezionate in un packaging sostenibile  di carta certificata PEFC. Per questa sfida, Roveda ha scelto di collaborare con Spreafico, azienda leader nel mondo dell’ortofrutta che può vantare 60 anni di esperienza all’interno di questo settore. Il gruppo, rispettando la catena del freddo dal magazzino fino allo scaffale del supermercato, garantisce un prodotto di qualità e si colloca come partner affidabile e professionale per tutti i propri interlocutori. L’assortimento, composto da 6 referenze, spazia dalle ricette più tradizionali come il minestrone di verdure ricco con curcuma e la zuppa toscana con farro, a quelle più innovative come la zuppa chili leggermente piccante, la vellutata di funghi con porcini, la zuppa di verdure con piselli e la zuppa di lenticchie ai due aceti. I prodotti targati Marco Roveda – Il pioniere del biologico identificano la “Total Quality”, la nuova frontiera del cibo che presenta queste caratteristiche: accessibilità, qualità e bontà, bellezza e design, sicurezza e quindi biologico, etica e sostenibilità.

“Dopo un’esperienza ventennale nel settore ho deciso di rimettermi in gioco per offrire ai consumatori prodotti che vadano oltre la semplice dicitura del biologico e rispettino l’innovativa frontiera della “Total Quality” – ha spiegato Marco Roveda – Il pioniere del biologico – La nostra linea di zuppe è garanzia di prodotti davvero sani e buoni, ideali per una dieta equilibrata. La stessa cura e attenzione riservata ai prodotti, infatti, viene impiegata anche nella realizzazione dell’innovativo packaging sostenibile, unico nel mercato. Le nostre zuppe rappresentano la vera opportunità bio perché, a differenza dei prodotti nella comune ciotola in plastica, sono confezionate in pack realizzati con carta dotata di certificazione PEFC e proveniente da filiera sostenibile”.

mockups-design.com

La gamma completa

  • Zuppa toscana con farro: realizzata con acqua, fagioli cannellini, fagioli borlotti, lenticchie, ceci, carote, passata di pomodoro, farro integrale spezzato, olio di oliva, cipolle, sedano, aglio, sale marino, rosmarino, timo, pepe nero.
  • Minestrone di verdure ricco con curcuma: realizzato con acqua, piselli, patate, carote, zucchine, sedano, cipolle, fagioli bianchi, concentrato di pomodoro, sale marino, amido di mais, zucchero di canna, prezzemolo, maggiorana, pepe nero, curcuma.
  • Zuppa di verdure con piselli: realizzata con acqua, piselli, patate, carote, porri, cipolle, sedano, farina di frumento, olio di semi di girasole, concentrato di pomodoro, sale marino, senape in grani (acqua, semi di senape, aceto bianco, salgemma, spezie), zucchero di canna, spezie, maggiorana.
  • Vellutata di funghi con porcini: realizzata con acqua, funghi champignon, latte di cocco, patate, cipolle, funghi porcini, olio di semi di girasole, sale marino, amido di mais, spezie.
  • Zuppa di lenticchie ai due aceti: realizzata con acqua, lenticchie, cipolle, patate, porri, carote, sedano, farina di frumento, olio di semi di girasole, concentrato di pomodoro, aceto di vino, mosto d’uva cotto, zucchero di canna, sale marino, senape in grani, spezie, prezzemolo.
  • Zuppa chili leggermente piccante: passata di pomodoro, acqua, fagioli rossi, mais, cipolle, farro integrale spezzato, concentrato di pomodoro, basilico, olio di semi di girasole, sale marino, zucchero di canna, aglio in polvere, olio di limone (olio d’oliva, estratto di limone), chili.

D.It – Distribuzione Italiana cambia e sceglie caramelle bio

D.IT-Distribuzione Italiana, progetto multi insegna e multibrand, che coinvolge Sisa, Sigma e Coal, è il primo gruppo italiano a decidere di sostituire l’intero assortimento di caramelle convenzionali con caramelle biologiche, creando così ulteriore valore nel comparto confectionery che per il gruppo distributivo pesa attualmente 20 milioni di euro.

Sei le nuove referenze, tutte a marchio VerdeMIO, la linea specialistica trasversale alle tre insegne che rappresenta la scelta consapevole di chi vuole vivere bene attraverso prodotti di qualità e rispettosi dell’ambiente: alla menta, con foglioline ed oli essenziali di menta mediterranea dolce e melissa; balsamica all’eucalipto; gelèe alla frutta assortite, morbide e succose, con il 26% di succhi di frutta, zucchero e pectina di mela; liquirizia, con estratto di polvere di liquirizia pura ed oli essenziali; al miele; zenzero e limone.

Oltre a provenire da agricoltura biologica, infatti, le novità firmate VerdeMIO sono realizzate solo con materie prime selezionate e sono senza conservanti, senza coloranti artificiali, senza lattosio e senza glutine. A dare ulteriore valore aggiunto, va segnalata la preparazione delle caramelle attraverso il metodo di cottura a fuoco diretto, un processo lento e meticoloso che consente di conservare intatti sapori e proprietà benefiche degli ingredienti.

La nostra proposta confectionery – commenta Simona Riccardo, category manager MDDè assolutamente in linea con le attuali tendenze del mercato, che non solo registrano un interesse crescente verso bio e salutistico, ma premiano anche ricette sempre più corte e l’utilizzo di ingredienti selezionati. Per questo motivo, la prossima novità della categoria riguarderà la linea di prodotti gourmet Gusto&Passione“.

Il Biologico prosegue la sua corsa. I dati del Rapporto Bio Bank 2019

Il biologico continua a crescere, e i numeri lo dimostrano chiaramente: nel 2018 sono arrivati quasi a 2 milioni gli ettari coltivati ad agricoltura biologica, 80 mila gli operatori mentre il giro d’affari ha raggiunto i 6,4 miliardi di euro, export compreso. Ma proprio
ora che il bio è uscito dalla sua calda nicchia per diventare fenomeno di massa, il mercato è diventato più complicato e la sfida ancora più alta.
A dirlo il Rapporto Bio Bank 2019 (consultabile liberamente su Issuu).

Cuore del Rapporto l’analisi dei dati di 10.114 attività bio censite da Bio Bank nel 2018. È sempre la cosmesi a trainare la crescita con 1.070 attività contro le 926 del 2017 (+15,6%), mentre nell’alimentare le attività sono scese da 9.075 a 9.044 (-0,3%). Significativo il turnover: oltre 550 le attività uscite dal censimento, più di 650 quelle entrate. In chiusura le fonti più autorevoli di dati sul bio in Italia, in Europa, nel mondo, precedute da una novità: l’elenco degli organismi di certificazione del biologico.

Il mercato del bio 2009-2018
Dal 2009 al 2018 il mercato interno è passato da 1,6 a 4,1 miliardi di euro (+164%). Nell’ultimo anno la crescita è stata del 15,1%. Bene anche l’export, passato da 1 a 2,3 miliardi di euro: +127% in dieci anni, +10% nel 2018. In un decennio le vendite nei canali specializzati del biologico (negozi bio, ristorazione e varie forme di vendita diretta) sono quasi raddoppiate, mentre quelle degli altri canali (in primis supermercati, poi anche negozi
tradizionali, erboristerie, farmacie e parafarmacie) sono più che quadruplicate.
La quota di mercato, invece, è scesa dal 71 al 53% per i canali specializzati, mentre è salita dal 29 al 47% per gli altri canali, come risulta dalle elaborazioni Bio Bank su dati Assobio, Ice, Ismea, Nielsen e Nomisma.

Trend attività bio 2014-2018
Lieve l’incremento quinquennale delle otto tipologie di attività bio per gli Alimenti: erano 8.811 nel 2014, sono arrivate a 9.044 nel 2018, segnando un +2,6%. Ai primi due posti si confermano i siti di e-commerce di alimenti bio (+56,3%) e i ristoranti (+36,5%). Seguono
le mense scolastiche (+12,5%), i mercatini (+6,8%), mentre si avverte la frenata dei negozi specializzati (+0,4%). Le flessioni riguardano invece le aziende con vendita diretta (-1,6%), gli agriturismi (-5,6%) e i gruppi d’acquisto solidale (-10,5%). Continua invece la fase espansiva della Cosmesi bio, dove le attività sono più che raddoppiate negli ultimi cinque anni: erano 458 quelle rilevate nel 2014, sono salite a 1.070 nel 2018, con un incremento del 133,6%. Sempre in testa le profumerie bio, praticamente triplicate, passando dalle 104 del 2014 alle 304 del 2018 (+192,3%). A ruota i siti di e-commerce, passati da 104 a 285 (+174%). Rilevante anche l’aumento delle aziende di cosmesi naturale e biologica e detergenza ecologica, che quasi raddoppiano, salendo da 250 a 481 (+92,4%).

Regioni leader 2018
In testa alla classifica per numero assoluto di attività bio nel 2018 si riconfermano le stesse regioni del 2017: Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, dove si concentrano 3.871 attività sul totale di 10.114, in pratica quasi quattro su dieci. Anche alla guida della classifica per densità di attività per milione di abitanti si riconfermano le stesse tre regioni del Centro Italia: Marche, Umbria e Toscana. Tra le regioni leader in Italia solo la Toscana è
presente in entrambe le classifiche. Sul Rapporto sono presentate inoltre le regioni che primeggiano in ogni tipologia di attività, per numero assoluto e per densità. Un panorama che riflette la sinergia tra biologico e vocazione dei territori.

Sipo amplia la sua offerta con il brand Sapori del Bio Orto

Continua l’ampliamento dei prodotti a listino di SIPO: dopo il lancio nel maggio scorso durante la rassegna Macfrut 2019 dei pesti freschi di verdure della linea SIPO Gourmet è ora la volta delle verdure biologiche, contraddistinte dal brand Sapori del Bio Orto (che si affianca a quello storico Sapori del mio Orto ed ai più recenti Verdure di Romagna e SIPO Gourmet). Oltre alle erbe aromatiche bio confezionate in vassoio (alloro, basilico, timo, prezzemolo coriandolo, menta, origano, erba cipollina, salvia, maggiorana e finocchio selvatico), sono state inserite le verdure bio da cuocere in busta di IV gamma (spinacione, cavolo nero e cavolo riccio), le baby leaf  (lattughino, misticanza, rucola, spinacino e valeriana) e infine gli ortaggi sfusi di I gamma (cavolo cappuccio a punta, cavolo nero, cavolo riccio, cavolo verza, coriandolo a mazzi, prezzemolo a mazzi, ravanelli rossi, spinaci in radice, cuori di carciofo e topinambur).

“L’ampliamento dell’offerta nell’ambito del biologico – sottolinea Massimiliano Ceccarini, SIPO General Manager – ha l’obiettivo di estendere la commercializzazione dei nostri prodotti anche nei canali distributivi dell’ingrosso e del dettaglio specializzato nel settore del bio sia in Italia che all’estero, in particolare nei Paesi del Nord Europa e nel Regno Unito. Con questi nuovi inserimenti abbiamo ampliato ulteriormente il nostro listino, diventando così un’azienda trasverale in più canali distributivi”.

 

 

Debutta in Italia Honest il primo tè freddo biologico di The Coca-Cola Company

Arriva in Italia Honest, il primo tè freddo biologico (a basso contenuto calorico)  di The Coca-Cola Company, puntando sulla crescente voglia di bio nel nostro Paese. Non dimentichiamo, infatti, che il numero di persone che consuma bevande biologiche si aggira attorno ai 2.7 milioni.

Nell’arricchire il proprio portafoglio, The Coca-Cola Company si impegna ad ampliare l’offerta di prodotti a basso contenuto calorico e limitare la quantità di zucchero nelle bevande: Honest contiene 18 kcal per 100 ml e 4,5 g di zuccheri per 100 ml.

“Desideriamo continuare a crescere rendendo il nostro portafoglio di prodotti sempre più completo”, afferma Giuliana Mantovano, Direttore Marketing di Coca-Cola Italia. “Con Honest vogliamo offrire ai consumatori un tè biologico e a basso contenuto calorico, realizzato con ingredienti accuratamente selezionati e di alta qualità”.

Nato da un’idea di Seth Goldman, co-fondatore del brand che nel 1998 realizzò la prima infusione nella cucina di casa sua, Honest è stata creato con il desiderio di portare sul mercato una bevanda semplice, dal gusto equilibrato, non troppo dolce e a basso contenuto calorico. Rilevato nel 2011 da The Coca-Cola Company, Honest da sempre è prodotto con gli stessi principi di qualità e sostenibilità, utilizzando i migliori ingredienti biologici, coltivati nel pieno rispetto delle comunità agricole locali.

La semplicità del prodotto sta nel suo processo di produzione che prevede pochi passaggi: le foglie di tè biologiche, accuratamente selezionate e raccolte a mano nelle catene montuose indiane del Korakundha, dopo essere state infuse in acqua calda, vengono filtrate e combinate con altri ingredienti, tra cui succhi di frutta biologica e un tocco di zucchero di canna biologico.

Gusto equilibrato e piacevole, ingredienti biologici e basso contenuto calorico, Honest è disponibile in due gusti, limone e fiore d’arancia, lampone e basilico, in bottiglie di vetro da 330 ml, in punti vendita selezionati del canale fuori casa e della distribuzione moderna.

 

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