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Debutta a Verona a maggio Fruit Gourmet Expo, la fiera dell’ortofrutta

Una nuova fiera internazionale dedicata all’ortofrutta, vista in chiave di eccellenza alimentare del nostro Paese: padrone di casa è Verona Fiere che dal 5 al 7 maggio 2015 metterà in scena Fruit Gourmet Expo, progetto b2b che farà dialogare tra loro produzione, distribuzione e ristorazione e rappresenterà tutta la filiera, dal prodotto ai macchinari.

Fruit Gourmet Expo, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero delle politiche agricole e forestali e sta chiudendo accordi di collaborazione con importanti istituzioni dedicate al settore ortofrutticolo come Fruitimprese Veneto e Ortofrutta Italia, e con quelle dell’Ho.Re.Ca come FIPE-Federazione italiana pubblici esercizi e Federalberghi, è organizzata direttamente da Veronafiere – ente fieristico con oltre 10 fiere dedicate al settore in portafoglio tra le quali Vinitaly, Fieragricola, Sol&Agrifood – e NCX Drahorad, azienda italiana che da più di trent’anni si occupa di sviluppo commerciale e marketing dell’agroalimentare, in particolare nel settore ortofrutticolo.

“Nell’anno che ci vede protagonisti di Expo 2015 con la realizzazione e il coordinamento del Padiglione del Vino Italiano VINO A Taste of Italy, realizzato in concerto col Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e Padiglione Italia, abbiamo valutato di proporre al mercato una iniziativa fortemente innovativa e originale, un format che sappia valorizzare in chiave gourmet la frutta e la verdura di qualità e creare un punto d’incontro internazionale tra la produzione ortofrutticola d’eccellenza e la cucina d’autore. In sintesi, ripensare l’ortofrutta nell’ottica di una maggiore valorizzazione delle produzioni, con l’obiettivo di aumentare le conoscenze del consumatore finale e, quindi, creare maggiori e migliori occasioni di consumo e di business” spiega Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere.
Fruit Gourmet Expo conterà sulla consolidata attività di internazionalizzazione che Veronafiere mette in atto sulle manifestazioni in portafoglio dedicate al settore agroalimentare, costituita da una rete di oltre 20 delegati internazionali, buyer provenienti da oltre 60 nazioni in tutto il mondo e tre società che presidiano i mercati mondiali strategici.
La manifestazione sarà suddivisa tra un’area b2b, per facilitare l’incontro domanda-offerta soprattutto per le aziende medio-piccole che hanno maggiore bisogno di sostegno e promozione nell’approccio al mercato e all’export, un’area expo, spazio espositivo dedicato ai produttori nazionali ed internazionali di ortofrutta,  una di contenuto con workshop formativi, educational e workshop, un’area gourmet, denominata Fruit Lab, riservata agli show cooking dove i top brand diventano protagonisti grazie agli chef più noti, e una sezione dedicata all’innovazione tecnologica e ai macchinari al servizio dell’intera filiera.

Sul fronte della comunicazione estremamente attivo sarà il blog della manifestazione, che ospiterà contributo da esperti del calibro di Pietro Leemann, chef e patron del ristorante Joia di Milano a Simone Salvini, Executive Chef di Organic Academy, Accademia di Alta Cucina Vegetariana, Giancarlo Minguzzi, Presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna e Alessandro Zani, Direttore Generale di Granfrutta Zani.

Con Ecor e Natura Sì si adotta un terreno biologico

La fattoria di Vaira è una delle aziende agricole che partecipano all'iniziativa di Natura Sì-Ecor "Adotta una zolla".

Dal seme alla tavola, dal produttore al consumatore passando per il punto vendita (convenzionato): è il percorso proposto da Ecor Natura Sì, gruppo italiano che distribuisce e commercializza prodotti biologici e biodinamici.

Fino al 12 gennaio 2015 è possibile “adottare una zolla”: anticipando 50 euro si ottengono 5 buoni acquisto del valore di 10 euro ciascuno da spendere nei negozi Naturasì e Cuorebio aderenti. I buoni potranno essere usati dopo tre mesi e per una durata di altri tre mesi per fare una spesa nei pdv del gruppo. Un’operazione di marketing insomma che ha lo scopo di sostenere gli agricoltori biologici (appartenenti a quattro aziende partner) e convogliare poi il consumatore nei punti vendita associati.

ecorL’iniziativa, giunta alla seconda edizione, è coordinata tramite il sito adottaunazolla.bio dove è anche possibile seguire il progresso dei lavori nei campi attraverso il “Diario dal campo”, stilato dalle aziende agricole interessate.

Nel progetto di Ecor la “zolla” è un’unità di misura simbolica: rappresenta la porzione di terreno su cui vengono prodotti circa 150/200 kg di grano, sufficienti a produrre la quantità di pane necessaria al nutrimento di una persona nell’arco di un anno.

Ecor NaturaSì Spa è la società che si è costituita nel gennaio 2009 dalla fusione di Ecor, il maggior distributore all’ingrosso nel settore biologico e biodinamico, e NaturaSì, la principale catena italiana di supermercati specializzata in prodotti bio. NaturaSì raggruppa oltre 100 supermercati in Italia e 2 in Spagna, parte in franchising e parte a gestione diretta. Cuorebio è il brand del gruppo che conta circa 300 negozi associati, dislocati soprattutto in centri di medie e piccole dimensioni.

Fico Eataly World Bologna, l’agroalimentare italiano spiegato al mondo

Intervenendo all’incontro Ki Best- Retail Tour virtuale organizzato da Kiki Lab, il patron di Eataly Oscar Farinetti ha parlato del progetto F.I.Co-Eataly World Bologna, vale a dire Fabbrica Italiana Contadina, che sta sorgendo nella zona attualmente utilizzata per le attività del mercato ortofrutticolo di Bologna. «Una Disney World dell’agroalimentare», ha definito il progetto, che è il primo parco tematico per raccontare al mondo l’eccellenza enogastronimica e la bellezza dell’agroalimentare. «Sarà un’occasione per conoscere i prodotti italiani dal campo al consumo.

[Not a valid template]Su una superficie di 80 mila metri quadrati ospiterà infatti colture dimostrative (grano, orti, frutteti, vigneti, ulivi, castagni, mandorli, nocciole, tartufaia, apicoltura e prati fioriti), 5 allevamenti didattici (bovini da latte e da carne, suini, ovini e caprini, equini, animali dell’aia e 2 acquari perle filiere ittiche), laboratori artigianali di produzione, aule, negozi e arre di vendita, oltre a 20 ristoranti, dando vita a un luogo unico di conoscenza e divulgazione dell’agroalimentare italiano di eccellenza.

Sono 44 invece i laboratori che rappresentano le filiere alimentari: animale (affinamento prosciutto, mortadella, salumi, carne, pesce e uova), lattiero-casearia (mozzarella, parmigiano, grana, altri formaggi, latte crudo e yogurt), derivati dei cereali (mulino delle farine, pasta all’uovo, pasta fresca, pasta di Gragnano, forno pane e focacce, confezionamento riso), ortofrutta (sughi e preparati, verdure e barattoli, 4 gamma, tartufo, spezie), bevande (enoteca, birrificio e liquorificio) e altre filiere (frantoio, acetaia di vino e balsamico, cioccolato, gelato, biscotti, miele, caffè, pralineria, pasticceria).

L’obiettivo di Fico è di attrarre 5,8 milioni di visitatori italiani e stranieri e di portare ogni anno a visitarlo 500 mila studenti italiani, nel più grande progetto di fattoria didattica mai immaginato.

Entro dicembre sarà definito il layout definitivo, entro febbraio 2015 sarà completato il nuovo mercato comunale, mentre il progetto nel suo intero vedrà la luce in concomitanza della conclusione di Expo Milano.

Al progetto partecipano, oltre Eataly, Caab (Centro agro alimentare Bologna), il City of Food Bologna e Prelios Sgr, la società che gestisce il fondo e ha in carico lo sviluppo del progetto.

 

di Fabrizio Gomarasca

Iso 22004, una guida alla certificazione alimentare

La gestione della sicurezza agroalimentare (FSMS) deve seguire linee guida rigide e riconosciute a livello internazionale, se si vuole vendere sul mercato interno e ancora più se si vuole puntare sull’export (un punto forte del sistema agroalimentare italiano). Ma spesso le richieste da implementare, riunite sotto la certificazione ISO 22000, sono complicate e richiedono chiarimenti e una guida ulteriore. La nuova certificazione ISO 22004 fornisce proprio questo. Si presenta come un’integrazione e una guida alla 22000, che contiene in realtà tutte le specifiche per attuare un corretto sistema di gestione della sicurezza alimentare ed è presente in 138 Paesi.

Spiega Claus Heggum, che fa parte del team che ha sviluppato il nuovo standard: “Se state progettando un  sistema di controllo alimentare e avete difficoltà a capire la differenza tra le varie misure di controllo a disposizione nel vostro programma di controllo dei rischi, l’ISO 22004 vi aiuterà a capire la differenza tra PRP, OPRP e CCP, cosa non sempre facile! Inoltre, vi farà capire la differenza tra monitorare, verificare e validare e aiuterà gli utenti ad adattare la certificazione 22000 alle loro specifiche necessità”.

Per la cronaca, le PRP sono le precauzioni di base come lavare le mani e mantenere la zona delle operazioni pulita. CCP comprende le misure principali e più efficienti di riduzione del rischio, come una cottura in grado di uccidere i batteri. OPRP infine è una misura di sicurezza intermedia, come la conservazione in frigorifero.

La certificazione è utile per tutti gli attori della filiera, dal produttore al distributore.

Granarolo punta all’estero con la certificazione BRC

Il pecorino sta iniziando ad essere conosciuto anche sui mercati esteri. L'azienda Podda produce il Pecorino Sardo e Romano DOP.

Per vendere anche sui mercati esteri è ormai necessario avere una certificazione riconosciuta. È questa la strada intrapresa da Granarolo che ha ottenuto la Certificazione BRC anche per lo stabilimento Casearia Podda s.r.l. di Sestu (CA).

Il BRC (British Retail Consortium) è uno standard igienico-qualitativo che riguarda la sicurezza dei prodotti agroalimentari, ed è da tempo richiesto dai retailer europei per accedere alla catena distributiva, a garanzia della sicurezza dei prodotti forniti e della messa in opera di tutte le precauzioni necessarie da parte del fornitore. Obiettivo della norma è fare in modo che i fornitori e i rivenditori della Gdo siano in grado di assicurare la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari proposti ai consumatori.

L’azienda Casearia Podda, fondata da Ferruccio Podda e oggi controllata da Granarolo, produce da oltre mezzo secolo latte, yogurt e formaggi stagionati di qualità. Il fiore all’occhiello dell’azienda sono però i pecorini romani e sardi DOP: un prodotto che incomincia ad essere conosciuto e apprezzato anche sui mercati esteri.

Gli altri stabilimenti produttivi Granarolo in possesso di certificazione BRC sono quelli di Bologna, Usmate Velate (MB) e Castrovillari (CS).

Cortilia, l’e-commerce agroalimentare attira venture capital

Cortilia, servizio online per l’acquisto di prodotti agroalimentari del territorio con oltre 50.000 utenti in Lombardia e migliaia di consegne settimanali, annuncia un round da 1,5 milioni di euro da parte di P101, società di Venture Capital specializzata in investimenti early stage nel settore digitale.

Arriva così a quota 2,5 milioni di euro il finanziamento totale ricevuto dalla società dalla sua fondazione nel 2011, a metà strada verso il piano di investimento da 5 milioni di euro previsto nel medio periodo.

Grazie al  nuovo finanziamento, Cortilia punta ad ampliare la presenza in Lombardia per consolidare la leadership sul mercato e ad aprire nei principali capoluoghi del Nord Italia. L’idea è anche quella di espandere il ventaglio di prodotti e la modalità di fruizione del servizio offerto, sviluppando ulteriormente la piattaforma per cogliere tutte le opportunità legate all’espansione dell’e-commerce e del mobile commerce in ambito agroalimentare.

Cortilia ha all’attivo un transato annuale 2014 superiore ai 2 milioni di euro.

“Nei prossimi mesi coinvolgeremo almeno 50 nuovi agricoltori che in Cortilia troveranno un Partner capace di valorizzare le loro eccellenze produttive – ha spiegato Marco Porcaro, Ceo e Founder di Cortilia -. I nostri risultati dimostrano che, come Expo 2015 confermerà nei prossimi mesi, è possibile innovare creando nuovi modelli di distribuzione del cibo”.

È on air lo spot di Expo Milano 2015

Da un lato un bambino allattato dalla madre; dall’altro il profilo della Terra vista dallo spazio. È questa l’immagine-simbolo della campagna di comunicazione con cui, dal 2 novembre, Expo Milano 2015 racconta al grande pubblico valori, sfide e opportunità legate al tema dell’Esposizione Universale. Perché “Cibo è Vita”, come recita l’attore comico Antonio Albanese, voce narrante di spot TV e radio..
«Abbiamo scelto di giocare l’intera campagna su contrasti e affinità. Coppie di immagini e parole, ora in contraddizione ora complementari – ha affermato Giuseppe Sala -, spiegheranno la ricchezza del tema ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’. Questi spot ci permettono, in pochi secondi, di anticipare il dibattito sul diritto all’alimentazione e sulla sostenibilità al centro dell’evento che stiamo organizzando, senza dimenticare la gioia del cucinare o del consumare il pasto insieme».
Il format creativo, sviluppato con Havas Worldwide Milan e declinato in maniera cross-mediale, ha come obiettivo quello di mostrare con entusiasmo e veridicità i molteplici significati che racchiude e rappresenta il “cibo”: un racconto composto da immagini e parole, dalla cui combinazione emerge che il cibo è nutrimento, piacere, gusto, casa, famiglia, è arte, guerra, pace, affetto, amore; che per il cibo si litiga, si combatte, si lavora; e soprattutto appare in maniera evidente – come chiude ogni spot – che il “Cibo è Vita”, per noi e per il Pianeta.
Dalla distribuzione non equa delle risorse tra Nord e Sud del mondo alle differenti tradizioni gastronomiche, gli aspetti su cui si concentrerà il confronto tra i Paesi durante il semestre di Expo Milano 2015, trovano in questo progetto di comunicazione un volto, un piatto tipico, una figura iconica in grado di trasmettere l’universalità del tema.

Sipo porta i buyer internazionali “in campo”

Una fase della lavorazione in stabilimento.

SIPO visita guidata clienti esteriSi parte dal campo per arrivare alla tavola: e quindi Sipo, azienda romagnola attiva nel mercato dei prodotti ortofrutticoli di I e di IV gamma, ha colto l’occasione della rassegna Macfrut per coinvolgere buyers e importatori della Gdo provenienti da tutto il mondo in una “visita tecnica in campo”. Approfittando della vicinanza con la fiera, il gruppo di operatori esteri, provenienti da Ungheria e Giappone, Austria e Polonia, Germania e Inghilterra, è stato accompagnato a visitare oltre 45 ettari coltivati a lattuga, indivia, cavolo, finocchi, cavolo nero, cavolo cinese, cavolo cappuccio, sedano, pan di zucchero e diverse varietà di zucche. Una sorta di “stand fieristico all’aperto”, dove i responsabili di Sipo hanno potuto evidenziare le caratteristiche dei prodotti e le tecniche di coltivazione.

“Abbiamo avviato un processo di internazionalizzazione che ci ha portato in diversi Paesi dell’Europa Nord Orientale e più in generale in tutte quelle aree contraddistinte da un elevato potere di acquisto e da condizioni climatiche avverse alle produzioni agricole” ha dichiarato Massimiliano Ceccarini, Development Manager di SIPO.

L’interesse per i mercati esteri non si fermerà all’export del prodotto: l’azienda sta pensando infatti di “esportare” anche le colture. Sono già partiti i test per la produzione di cavolfiori, rucola e sedano in Serbia nelle campagne vicino a Belgrado. Obiettivo: avviare la produzione locale degli ortaggi a foglia con lavorazione in loco, per poi costituire una filiale produttiva e commerciale nell’ex Paese yugoslavo.

La filiera carni presenta la clessidra ambientale

In un modello alimentare corretto il carbon footprint delle proteine è pari a 7,5 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello di frutta e ortaggi, che arriva a 6,7 kg CO2 eq.

C’era la folla delle grandi occasioni stamattina a Expo Gate per la prima presentazione della ricerca sulla sostenibilità delle carni che vede per la prima volta riunite in un unico progetto Assica, Assocarni e UnaItalia, le principali associazioni di categoria delle tre filiere italiane principali (bovino, suino e avicolo). Ospite d’onore, più di un sempre frizzante Alessandro Cecchi Paone che ha moderato le presentazioni degli esperti presenti, non era una persona ma un oggetto: la clessidra ambientale, che troneggiava anche all’ingresso della struttura dedicata a Expo innalzata davanti al Castello Sforzesco.

http://youtu.be/eFuth1VspHM

La quale clessidra rappresenterebbe un nuovo modo di fare comunicazione sull’alimentazione e la sua sostenibilità. Di cosa si tratta lo ha spiegato Massimo Marino, fondatore di Life Cycle Engineering che ha condotta la ricerca. “Quello che presentiamo oggi è un nuovo simbolo che non sostituisce ma integra la tradizionale piramide alimentare che visualizza lo spazio degli alimenti all’interno della dieta mediterranea”. La rivoluzione copernicana consisterebbe nel non valutare la carbon footprint degli alimenti in termini assoluti, ma secondo il loro consumo reale.

Lo scopo, di ricerca e clessidra, è appunto quello di dimostrare che, in realtà, la carne non è da demonizzare in quanto alimento poco sostenibile, tutt’altro. “Il consumo di carni pro capite odierno reale al netto dagli scarti, – ha argomentato Marino  – si aggira oggi in Italia sugli 80 grammi al giorno: proprio quello che consigliano le linee guide dell’Inran (l’istituto per la nutrizione italiano, oggi CRA-NUT). La Clessidra Ambientale visualizza il concetto per cui, moltiplicato l’impatto ambientale degli alimenti per le quantità settimanali suggerite dalle linee guida nutrizionali, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di frutta e verdura, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori”.

Gli esperti schierati: Massimo Marino, Socio fondatore di Life Cycle Engineering, Ettore Capri, Direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera – UCSC), Evelina Flachi, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Stefano Zurrida, Professore Associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano.
Gli esperti schierati: Massimo Marino, Evelina Flachi, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Stefano Zurrida, Professore Associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano, Ettore Capri, Direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera – UCSC).

Il tentativo è quello evidentemente di contrastare anni di campagne ritenute denigratorie o non sempre scientificamente corrette, che hanno demonizzato il consumo di carne, specie rossa, il cui consumo eccessivo è ritenuta favorire obesità e malattie cardiovascolari.

In realtà la carne contiene sostanze nutritive importanti, mentre a causare danni sarebbe un consumo eccessivo, tecniche di cottura inadeguate (la sostanza carbonizzata ottenuta ad alte temperature) o tecniche di allevamento che provocano un eccesso di grassi nella carne, “alla americana”. La filiera italiana della carne invece strettamente controllata segue ormai processi industrializzati consolidati.

Dunque, lo scopo delle associazioni della filiera è sostanzialmente quello di mantenersi sulle posizioni attuali sul mercato interno, che ha ormai raggiunto la sua giusta quota di consumo procapite. Ce la ha confermato François Tomei, direttore Assocarni: “Ormai il mercato interno ha raggiunto una sua stabilità. Quello che si potrebbe fare è lavorare di più sul tema dei grassi, indicando sulla confezioni la percentuale interna. L’ho già visto fare con degli hamburger di Chianina in un supermercato”. Come vanno le nicchie, le carni bio e di animali allevati al pascolo? “Ci sono, certo, ma restano appunto una nicchia: contano per meno dell’1% del totale. Del resto basta andare al supermercato e veder i prezzi, doppi rispetto alla carne “normale” e tutto sommato ingiustificati”.

La “campagna della clessidra” si avvale di un video e di un sito nuovo di zecca.

Anna Muzio

Seducente

Seducente per natura, Kanzi®, la mela a club prodotta in esclusiva in Italia dai Consorzi VOG e VI.P., inaugura la stagione italiana 2014/2015 con un aumento del 30%.

La stagione è iniziata a fine settembre con un’ottima raccolta, in crescita del 30% rispetto alla stagione precedente grazie ai nuovi impianti messi a dimora negli ultimi anni e ora entrati in piena produzione. L’aumento nel volume di produzione permetterà di prolungare il periodo commerciale fino ai primi mesi estivi

Forte di questo avvio di stagione, Kanzi® quest’anno festeggia anche la sua decima stagione commerciale a livello europeo. La mela a club, frutto di un incrocio tra Gala e Braeburn, è stata infatti lanciata dall’organizzazione belga GKE nel 2004: da allora ha conosciuto una crescita costante ed è oggi tra i principali marchi del settore.

Un risultato che è frutto anche delle campagne di promozione del brand gestite da GKE in collaborazione con le strutture commerciali per Kanzi® dei singoli paesi. Quest’anno le attività sono già iniziate sulla pagina Facebook “The Seductive World of Kanzi®”, con un divertente quiz in cui i fan sono chiamati a indovinare il numero di mele presenti in un’immagine per tentare di aggiudicarsi un omaggio targato Kanzi®. Un’iniziativa che ha già superato i 2.000 partecipanti e si è concluso il 21 ottobre.

Nel corso della stagione le attività proseguiranno con promozioni sui punti vendita, PR tradizionali, Adv sui mezzi di settore e una iniziativa web based rivolta ai consumatori.

«Per questa stagione intensificheremo la distribuzione nei nostri due mercati più importanti, Italia e Spagna, con l’obiettivo di incrementare la conoscenza del brand – spiega il direttore del Consorzio VOG Gerhard Dichgans – In Spagna Kanzi® è ancora giovane ma sta già ricevendo acclamazione sia dal punto di vista distributivo che di favore presso i consumatori».

«La raccolta ha avuto un ottimo livello qualitativo – prosegue Josef Wielander, direttore del Consorzio VI.P – Kanzi® è una delle principali mele club, e in Italia e Spagna sta trovando un mercato crescente grazie a caratteristiche apprezzate da clienti e consumatori. I suoi segreti sono la polpa croccante e il perfetto bilanciamento tra dolcezza e acidità».

 

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