Rinforzare la relazione con il cliente: con questo obiettivo Groupe Auchan dopo cinque anni di esperienza nella loyalty coalition (con Nectar), lancia per le insegne Auchan e Simply il nuovo programma di fedeltà multi-partner LATUA!CARD.
Varie le modalità per la raccolta punti, che valorizza i prodotti di Auchan e Simply, i prodotti freschi di Simply e i prodotti dedicati alla cura della persona e profumeria di LillaPois.
La raccolta punti parte il 1 marzo 2015 mentre dal 1° Aprile è possibile accumulare punti anche rifornendosi di carburante nelle oltre 4.000 eni station aderenti.
Sconti riservati ed esclusivi sono riservati ai tanti prodotti delle Grandi Marche. Ma i punti si possono collezionare anche online, grazie ai numerosi web partner tra cui Tui.it, la Feltrinelli, BottegaVerde, Groupalia ed eDreams.
Sul fronte dell’impegno sociale, ogni volta che i clienti presentano LATUA!CARD in cassa, Auchan, Simply e LillaPois donano 1 centesimo di euro a favore della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare (senza alcun onere per i clienti) a Fondazione Telethon. Si tratta del primo programma di loyalty con donazione continuativa ad una charity.
Il catalogo LATUA!CARD, valido da marzo 2015 a febbraio 2016, contiene un centinaio di premi ma anche numerosi buoni ingresso in luoghi di intrattenimento, buoni sconto e carte regalo da utilizzare nelle principali catene di arredo casa, abbigliamento, calzature e sui siti di e-commerce, come Zalando e Showroomprive.it.
La carta è disponibile da sabato 14 febbraio nei 49 ipermercati Auchan diretti, in oltre 900 supermercati Simply, IperSimply e PuntoSimply diretti e in franchising, e dal 19 febbraio nei drugstore LillaPois, per un totale di 1.000 punti vendita coinvolti in 18 regioni d’Italia.
Bello, innovativo, ecologico e conveniente: sono queste le caratteristiche del punto vendita Albert Heijn XL aperto a Eindhoven, città olandese nota per la prestigiosa scuola di design industriale. E design ed innovazione spuntano a ogni angolo in questo nuovo supermercato. Gli interni forse sono puliti e lineari, ma allo stesso tempo caldi e accoglienti, con i reparti benissimo evidenziati da grandi insegne al neon. Grande spazio è dato ai servizi: postazioni di pc e wi-fi libero, caffè e ristorazione sul posto che comprende sushi bar, pizzeria con forno a vista e un salad & juice bar ma anche panetteria, pasticceria, formaggeria e macelleria a servizio. E non manca neppure il click and collect.
Il focus sull’ecologia si esprime nella presenza di 1200 pannelli solari sul tetto e nell’ampia scelta di prodotti freschi e bio all’interno.
Anche la tecnologia ricopre un ruolo importante: lo staff, a disposizione della clientela, può essere chiamato anche da postazioni digitali, come gli iPad presenti nel caffè, ma per dimostrare l’attenzione all’innovazione si è voluto fare molto di più: questo è il primo punto vendita della GDO dove, nel reparto pasticceria, si può trovare una stampante 3D alimentare dove poter disegnare su schermo e poi vedere prodotta la decorazione personalizzata in cioccolato per il proprio dolce, in cioccolato bianco e scuro. Come dire, per attirare il consumatore è sempre bene essere un passo avanti.
Maltempo, malattie e parassiti che si sono abbattuti sull’Italia nel 2014 hanno falcidiato la produzione di olio italiano (vd Anno difficile per l’olio d’oliva italiano. Ci salverà il blending). Il calo della produzione si stima porterà sugli scaffali della Gdo nel 2015 il 35 per cento di olio di oliva italiano in meno (ma anche il – 25 per cento di agrumi, – 15 per cento di vino e fino al 50 per cento di miele Made in Italy in meno).
Causa penuria diminuiranno le promozioni?
Secondo l’osservatorio economico di Unaprol, consorzio olivicolo italiano, i consumatori italiani hanno acquistato nel 2014 nella GDO (Iper +Super), olio extra vergine di oliva con un prezzo medio di 4,11 € litro per un totale di 634 milioni di euro. Bene il segmento premium, con gli evo bio venduti mediamente a 8,13 € litro per un totale di 18 milioni di euro e le Dop vendute a circa 11 € litro per un totale di oltre 31 milioni di euro. Premia anche il 100% italiano, che ha venduto per 111 milioni di euro con un prezzo medio a scaffale di 5,12 € litro. Doppio o quasi triplo il prezzo per le prime due categorie e del 20% circa in più per la terza. Il “ma” sono le promozioni, che hanno raggiunto il 66% sul prodotto extra vergine. “L’analisi effettuata da Unaprol dei dati di vendita di fonte IRI_infoscan nel periodo 2008/2014, mostra sì tenuta delle vendite di extra vergine all’interno della GDO, ma evidenzia che una percentuale alta del prodotto viene venduta in promozione – ha detto Pietro Sandali direttore generale Unaprol – a dimostrazione che l’olio extra vergine di oliva convenzionale viene spesso utilizzato come prodotto civetta”.
I consumi di olio extra vergine nel 2014 sono aumentati del 3% rispetto al 2013 (gli italiani consumano 12 litri di olio di oliva all’anno a testa, di cui 7,5 litri extra vergine), ma nell’arco dei sei anni si registra una leggera flessione per l’extra vergine convenzionale che viene attenuata in parte, in valore, dai prodotti dei segmenti BIO e DOP e, in volume, per la categoria 100% italiano che nel 2014 ha venduto quasi 22 milioni di litri.
Prezzi alle stelle, buyer internazionali alla finestra
L’allarme viene da Sol&Agrifood, salone dell’agroalimentare a fine marzo a Verona: i prezzi dell’olio evo sono raddoppiati nell’ultimo anno, con quotazione al mercato di Jaen in Spagna fino a 3,40 euro/kg, contro 1,80 euro/kg di un anno fa, mentre in Italia, sulla piazza di Bari, si va sopra i 6 euro/kg, contro i 3 euro/kg del 2014.
È allarme per i buyer internazionali, specie dei Paesi non produttori, come il Giappone, meno informati sulla pessima campagna olearia dell’anno scorso. Ma già a breve potrebbero scendere i prezzi e stabilizzarsi: l’Unione Europea ha infatti deciso di aumentare la flessibilità delle importazioni agevolate, cioè senza dazi, di olio d’oliva dalla Tunisia. Il contingente massimo di 56.700 tonnellate rimarrà immutato, ma saranno raddoppiate le soglie massime mensili, che passano da 5.000 a 9.000 tonnellate/mese in febbraio e marzo e a 8.000 tonnellate da aprile a ottobre. Le quotazioni dell’olio di oliva tunisini oggi sono inferiori ai 3 euro/kg e potrebbero portare a una modesta riduzione delle quotazioni, specie in Spagna. La Tunisia nel 2013 si è confermata come il principale fornitore extracomunitario di “olio di oliva”, anche se in calo dalle 76mila tonnellate del 2012 a 62mila tonnellate, calo dovuto anche all’incremento delle importazioni dalla Turchia.
Rischio frodi
Dati questi numeri l’allarme del Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare è netto: c’è il concreto rischio di un aumento delle frodi a tavola. Soprattutto nei segmenti low cost. È indubbio che i consumatori porteranno quest’anno in tavola oli non del tutto italiani, o completamente provenienti da Paesi esteri. Ma va considerato che, anche in anni “non sospetti”, la quota di importazioni di olio (da Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia) era già altissima, almeno dell’80%.
Il Conad Ipermercato nel Centro commerciale Quasar di Corciano, in provincia di Perugia, è particolarmente interessante per almeno due motivi. Nato in fase di progettazione come ipermercato Conad-Leclerc, dopo la fine della collaborazione con il retailer francese ha preso una strada diversa e ha declinatoo gli spazi di vendita più in linea con la filosofia di vendita di Conad limitando il non food a un sesto dello spazio a disposizione. Il secondo motivo è che la formula espositiva sarà, probabilmente, adottata in futuro da altri punti vendita del secondo retailer italiano.
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Le immagini che presentiamo sono tratte dall’intervento effettuato dal direttore divisione Conad Ipermercato di Pac 2000a nel corso dell’evento Ki-Best 2014, organizzato da Kiki Lab-Ebeltoft Group. Intanto Pac 2000A è la prima cooperativa del sistema Conad on 3.310 milioni di euro di fatturato realizzato con 1122 punti vendita in Lazio, Umbria, Campania e Calabria, per complessivi 612.478 metri quadrati. Nato 15 anni fa, il progetto ha subito una serie di ripensamenti fino ad arrivare all’attuale formato: 5000 metri quadrati con un forte accento sui prodotti freschi, che coprono il 44% della superficie di vendita. Al grocery sono destinati 1.500 metri quadrai, al non food 800 metri quadrati e i restanti 500 metri quadrati alle promozioni. Dal punto di vista strutturale, è stata scelta una doppia pavimentazione in grès: con effetto legno chiaro per il non food e più scuro per i freschi. Le corsie sono ampie: 2,1 metri la larghezza. La barriera acasse è parzialmente visibile dalla galleria ed è adiacente all’area ristorazione con 100 posti a sedere. Lungo la galleria trovano spazio l’ottico (70 mq e 700 referenze) e la parafrastica (100 mq con 9000 referenze). Ma è nel food, come dicevamo che si sviluppa il tema delle eccellenze a vista, rafforzate dal vocalismo e con il supporto di una efficace comunicazione I reparti di lavorazione sono a vista. La preparazione della mozzarella con cagliata locale, la pasta fresca e all’uovo con l’utilizzo di farine da aziende locali e uova da allevamenti allevati a terra, il taglio del prosciutto a mano, secondo la tradizione dell’Italia centrale, con prosciutti ricavati dalle razze tipiche. La macelleria Sapori d’Italia propone 15 tipologie di salsicce e 12 di hamburger secondo ricette regionali, una cella di frollatura a vista. Nell’assortimento sono inserite carni provenienti da allevamenti locali identificati con le immagini degli allevatori. Il reparto pane-pasticceria propone 40 varietà di pane, 80 di pasticceria fresca e secca realizzata nel laboratorio interno con materie prime locali e lievito madre. Per la cottura si impiegano forni a pellet. L’integrazione tra il “fatto in casa” e il consumo si ha nella food court,con la cremeria e yogurteria Sapori&Dintorni, la panineria (sempre Sapori&Dintorni), la pizzeria con foro a legna, la gastronomia per l’asporto, la tavola calda self service e la friggitoria.
Questo filmato presenta la pescheria
Al progetto curato dall’ufficio tecnico di Pac2000a hanno collaborato Elea con l’architetto Michela Milanesi per l’allestimento e gli arredi, arena per i frigoriferi, T&RB Group per la comunicazione.
Con un giro d’affari di circa 2,2 miliardi in crescita del + 6,9% LCC (largo consumo confezionato) rispetto al 2013, Famila, insegna di punta del Gruppo Selex, ha chiuso il 2014 in bellezza.
La catena, attiva in Italia dal 1984, ha raggiunto a fine 2014 230 unità nei suoi diversi formati (Supermercati Famila, Famila Superstore e IperFamila) per una superficie di vendita complessiva di oltre 450.000 mq, con una quota di mercato nazionale Iper+Super del 3,3% (Iri, giugno 2014) per 6.600 addetti. Nel corso del 2015 Famila prevede di aprire altri otto pdv.
«Ingredienti del successo di Famila, tra le poche insegne in Italia a battere la crisi – sottolinea Maniele Tasca, direttore generale del Gruppo Selex – sono la forte specializzazione nei prodotti freschi e locali, la convenienza tutti i giorni e la capacità di creare relazioni di fiducia con i clienti, grazie anche alla cortesia e alla professionalità di chi lavora nei punti di vendita».
I titolari della carta fedeltà che regolarmente frequentano il punto di vendita sfiorano quota 1,8 milioni in tutta Italia, per un’incidenza che oscilla tra il 70 e l’86% sul fatturato complessivo, in funzione del format e del territorio. Importante il ruolo dei prodotti a marca del distributore Selex, che rappresentano circa il 15% dell’assortimento di prodotti di largo consumo confezionati in tutte le categorie merceologiche, biologico e mondo benessere e salute compresi, e che realizza ogni anno una crescita superiore al 3,5% nel segno di qualità e sicurezza dei prodotti, a prezzi contenuti.
La convenienza è infatti uno dei punti di forza dell’insegna. Nel 2014 il valore delle vendite in promozione ha raggiunto il 29,7% del giro d’affari, per uno sconto complessivo erogato di 155 milioni di euro, superando le quote già elevate del 2013 (pressione promozionale pari al 28,7%) . Quest’anno sono previste 25 azioni grandi sconti su panieri di prodotti che coprono tutti i bisogni quotidiani delle famiglie: freschi, drogheria, cura casa e persona ecc., con proposte che spaziano dalla formula 1+1 agli sconti del 20-30% su intere categorie di prodotti.
L’ipermercato Carrefour di Villeneuve-La-Garenne, presso Parigi, è dall’aprile scorso una vero e proprio laboratorio in cui l’insegna francese sperimenta il supermercato del futuro. Al cuore di tutto c’è un’App, C-où, che consente di accedere a una serie di contenuti innovativi quali l’ubicazione dei prodotti sulla propria lista nel punto vendita, e l’individuazione del percorso più breve per fare la spesa. Ciò è reso possibile dalle etichette elettroniche con tecnologia NCF. Ora C-où è collegabile anche allo smart-watch, per ora solo il Samsung Gear S (ma nei prossimi mesi sarà abilitata anche per altri smart-watch Android), dove è anche possibile caricare la propria carta fedeltà per un accesso immediato alle casse. Partner dell’operazione sono Publicis Shopper e la start-up francese Think&Go.
Le prime sperimentazioni sono avvenute nel mese di dicembre, ed ora la tecnologia è a disposizione di tutti i clienti che posseggano il suddetto “orologio intelligente”. Secondo il mensile Linéaire sono ancora pochi i clienti che utilizzano queste funzioni avanzati. Ma nel campo tecnologico le acquisizioni di nuove tecnologie procedono a salti, e restare fuori può essere molto dolorosi, mentre gli early adaptors potranno assicurarsi un vantaggio competitivo almeno inizialmente non indifferente.
Il retail food italiano nelle sue articolazioni di Gd e Do è da tempo impegnato contro lo spreco alimentare – oggi è la seconda giornata nazionale contro lo spreco – e sono molte le catene che collaborano con organizzazioni e istituzioni come Last Minute Market, Caritas, Banco Alimentare. Anche GS1 Italy | Indicod-Ecr è in prima linea contro lo spreco alimentare con il progetto in corso su Prevenzione e trattamento delle eccedenze alimentari.
Per dare un’idea dei numeri che stanno dietro a questa realtà basti ricordare che, secondo Last Minute Market, da un ipermercato di grandi dimensioni sono state recuperate fino a 170 tonnellate di prodotti alimentari in un anno, che corrispondono a circa 300 pasti al giorno per un valore economico di circa 650.000 euro (stima sul valore di vendita dei prodotti recuperati). Gran parte dei prodotti recuperati sono referenze merceologiche fresche e altamente deperibili (frutta, carne, latticini, ecc).
L’impostazione del gruppo di lavoro Ecr è quella caratteristica dell’associazione fra industria e distribuzione: un approccio collaborativo. Gli obiettivi: identificare le aree di collaborazione di filiera nella gestione delle eccedenze; descrivere i possibili modelli della loro gestione; approfondire vincoli e ostacoli alla riduzione dello spreco alimentare (reputazione, sicurezza alimentare, risorse disponibili, vincoli logistici, …); aumentare la cultura/livello di conoscenza a livello aziendale sui percorsi di gestione delle eccedenze alimentari.
Il caso Sma
Ed è proprio uno scoglio di tipo culturale quello da superare secondo Carlo Delmenico, Direttore Responsabilità Sociale d’Impresa SMA spa che, al recente convegno sulla logistica collaborativa di GS1 Italy| | Indicod-Ecr ha affermato: «Il fatto che un valore negativo come le eccedenze alimentari possa essere visibile nei budget di marketing, commerciale o logistica, rende più semplice decidere di distruggerle perché in questo modo non compaiono nella voce dei costi. La strada da perseguire è quella di trasformare il trattamento delle eccedenze un processo aziendale integrato e non solo una pura attività etica». Le soluzioni operative adottate da Sma per gestire gli stock di deposito e di punto vendita sono quelle di realizzare offerte mirate sugli stock a più lunga scadenza e di devolvere alle Onlus, Ci sono però dei limiti operativi che riguardano la polverizzazione della rete e i costi senza ritorno. Nondimeno allo stat attuale Sma nel 2014 ha devoluto 400 tonnellate di cibo per 720.000 pasti donati.
Il caso Metro
Attraverso Metro Cuore – programma di Responsabilità Sociale di Metro Italia – e grazie all’estensione del progetto aziendale per la gestione delle eccedenze alimentari alla totalità dei punti vendita presenti sul territorio italiano, Metro Italia ha rafforzato ulteriormente il proprio impegno al fianco di Banco Alimentare contro gli sprechi. Solo nel corso del 2014, la donazione di prodotti alimentari donati alla Onlus ha raggiunto un valore equivalente che supera 1 milione di euro.
«La collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare Onlus si è consolidata negli anni ed ha permesso di sviluppare iniziative su scala nazionale di cui siamo profondamente orgogliosi», dichiara Claude Sarrailh Amministratore Delegato di METRO Italia Cash and Carry. « Abbiamo confermato e raggiunto l’obiettivo definito un anno fa con un risultato davvero importante, risultato reso possibile grazie dall’implementazione di specifiche attività di pianificazione e di gestione dei flussi logistici, oltre a quelli di rifornimento direttamente nei punti vendita».
Il prezzo di prodotti alimentari nel retail del Regno Unito è sceso nel mese di gennaio al livello più basso degli ultimi otto anni, a causa dell’accesa rivalità tra le catene e la discesa dei prezzi delle materie prime. I prezzi degli alimentari sono calati a gennaio dello 0,5% sull’anno precedente, vale a dire la più forte diminuzione dal dicembre 2006.
La discesa dei prezzi conferma le previsioni di deflazione in UK formulate da molti economisti. Ma si ritiene che contrariamente ad altri Paesi europei dove la diamica di riduzione dell’inflazione si combina con una riduzione dei salarila riduzione dei prezzi avrà effetti positivi sulla domanda. Anche perché il basso costo di carburante e materie prime ha un impatto positivo si costi delle imprese di retail alimentare. (Fonte: Myretailmedia)
L’intervento di Angelo Massaro, General Manager di IRI Italia e Grecia, in occasione del convegno organizzato da TuttoFood ed IRI il 2 febbraio, ha voluto indagare alcuni fenomeni chiave che caratterizzano l’andamento delle categorie di Alimentari e Bevande nel canale moderno.
In particolare Massaro ha evidenziato alcune problematiche che sembrano ormai intrinseche ai comparti e che ne impattano le vendite nel corso degli ultimi anni.
Contrariamente alle previsioni elaborate da IRI a fine 2013, il 2014 si è chiuso con un andamento negativo dei reparti di Alimentari e Bevande. Durante il 2013 i comparti avevano visto trend a valore piatti e volumi in flessione come risultante di un rincaro dei prezzi. Ci si attendeva per il 2014 un ulteriore lieve rialzo dei prezzi e un leggero recupero dei volumi. Al contrario, nonostante un contesto deflattivo, i volumi permangono in terreno negativo. La salvaguardia di questa voce di spesa delle famiglie durante il 2014 è venuta a mancare. Ne emerge che il consumatore ha fatto saving anche su tipologie di consumo primarie.
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Il tema dei prezzi è un altro elemento evidenziato da Massaro. A fronte di un periodo precedente in cui i prezzi della Gdo aumentavano in maniera superiore rispetto a quelli del paniere Istat, a partire dalla seconda metà del 2014 assistiamo ad un generale raffreddamento degli stessi. Ciò è determinato non solo dal contesto del paese, ma anche dalla necessità di tentare di sostenere i volumi agendo sulla leva prezzo. Il mezzo attraverso cui gli operatori hanno prevalentemente agito sul governo dei prezzi è stato l’utilizzo intenso della leva promozionale.
Le promozioni, che sembravano dover raggiungere un livello di saturazione nel 2014 hanno continuato a crescere, tanto è vero che 30 euro su 100 sono spese dal consumatore per prodotti in offerta.
Ma si tratta ancora di uno strumento efficace per incentivare l’aumento dei consumi? Le analisi di IRI indicano di no. Infatti il livello complessivo di produttività di questa leva di marketing è sceso ulteriormente rispetto al 2013 aumentando il valore delle perdite di ben 117 milioni di euro. Ciò significa che la GDO sacrifica circa un 1 punto di crescita dei ricavi sull’”altare” delle promozioni.
La domanda che pone al mercato Massaro è se sia utile continuare ad andare lungo questa direzione? Esistono vie alternative per il governo dei prezzi?
Un altro tema rilevante è quello della gestione degli assortimenti. L’offerta a scaffale cresce nonostante le vendite calino. Vi è quindi un problema di inefficienza nella gestione dell’offerta assortimentale.
Altro elemento di discontinuità, che era difficile attendersi, secondo IRI è il calo delle vendite dei Marchi del Distributori che hanno interrotto un processo di espansione in atto da molti anni. In tutti i reparti alimentari, infatti, assistiamo ad una lieve contrazione della quota a valore di questi prodotti.
Forse i distributori hanno saturato tutte le categorie con i loro brand? O dove sono presenti con i loro marchi non riescono più a sfare sviluppo? Oppure sono rimaste l’unico elemento di razionalizzazione dell’assortimento?
Tuttavia anche i grandi Gruppi Industriali stanno affrontando seri problemi. Dalle misurazioni di IRI già nel corso del 2013 emergevano cali nell’andamento delle vendite dei top player del Largo Consumo. Lo scorso anno questo fenomeno si è accentuato. Le Top 25 aziende, che rappresentano quasi 1/3 del fatturato totale del Largo Consumo Confezionato, hanno segnato complessivamente un -1,4%.
Le iniziative messe in atto da questi gruppi non sembrano ad oggi aver sortito effetti positivi. La situazione forse cela una crisi strutturale della grande impresa che opera nel Food? E’ forse un problema di lettura del territorio, vicinanza al consumatore, esigenze locali?
Massaro ha concluso il suo intervento illustrando quelle che sono le previsioni di IRI sull’andamento delle categorie di alimentari e bevande per l’anno in corso. Nonostante sia necessario intervenire su alcune problematiche del comparto, con il 2014 si conclude auspicabilmente un «biennio nero» che in due anni ha visto ridursi di oltre 2 punti percentuali i volumi acquistati all’interno del largo consumo confezionato, pari a minori ricavi per la filiera per circa 520 milioni di Euro.
Per l’anno prossimo IRI prevede un pur moderato recupero sia dei livelli di spesa che degli acquisti a volume, dietro l’ipotesi che le pressioni sul fronte economico tendano ad attenuarsi. In questo sarà di basilare importanza un miglioramento della situazione occupazionale che è il fattore fondamentale per innescare un nuovo ciclo di fiducia per le famiglie sulle prospettive del proprio potere d’acquisto, con ovvi benefici sui consumi.
Nel caso che non ci fossero ancora schiarite sul mercato del lavoro i segnali di ripresa verrebbero inevitabilmente nuovamente vanificati.
Nel 2015 IRI prevede un’inversione della tendenza negativa sui volumi di vendite del retail alimentare che sarà comunque graduale e di moderata entità, secondo i dati diffusi da Angelo Massaro, general manager di Iri al convegno sui Consumi 2015 organizzato in collaborazione con Tuttofood.
Dando uno sguardo ai comparti che compongono la spesa delle famiglie nei settori di alimentari e bevande è possibile osservare però delle differenze che nascondono un comportamento d’acquisto volto a preservare il budget familiare salvaguardando le priorità di consumo.
1. In particolare l’alimentare secco, (Drogheria Alimentare) che è alla base del carrello della spesa mantiene quest’anno i livelli di volume acquistati nel 2013, grazie anche all’arresto dell’inflazione settoriale. Per il 2015 ci attendiamo una pur moderata ripresa degli acquisti. I prezzi cresceranno leggermente (+0,4%) come risultato delle pressioni su alcune materie prime alimentari bilanciate dall’altissimo grado di concorrenzialità fra imprese produttrici e fra distributori. Per gli alimentari freschi confezionati (salumi, formaggi, carni, ecc.) si prevede invece ancora una «limatura» dei volumi acquistati, a causa dell’inflazione di nuovo relativamente elevata. Questo spesso ne limita la competitività rispetto al prodotto fresco sfuso/non confezionato.
2. L’ortofrutta a peso imposto recupererà volumi attorno al +1% «ereditando» il vantaggio competitivo ottenuto nel 2014 attraverso il marcato riposizionamento in basso dei prezzi medi (-3,5%). Infatti, i rincari previsti per l’anno successivo saranno comunque limitati entro il punto e mezzo percentuale.
3. Gelati e Surgelati sono la voce dell’alimentare che nel corso degli ultimi due anni più ha subito i contraccolpi della crisi di domanda a cui si sono aggiunte le negatività generate dalle «anomalie» del clima (ricordiamo a titolo d’esempio l’estate disastrosa dal punto di vista meteorologico che ha fortemente influenzato la richiesta di gelati). Per il 2015 ci si attende un’inversione della tendenza a fronte di uno «stop» dei prezzi.
4. Il comparto delle bevande dissetanti è in forte caduta nell’ultimo biennio: questa è una delle voci dove il consumatore ha maggiormente «razionalizzato» il proprio basket di spesa. Qui hanno agito in forma combinata sia fattori legati al reddito, sia la relativamente alta crescita dei prezzi e, per ultimo, le stesse anomalie climatiche che hanno compromesso il mercato nel pieno della stagione estiva. Tuttavia parte del calo è strutturale e ascrivibile al cambiamento dello stile di vita delle famiglie che sta penalizzando soprattutto il mondo delle bevande gassate. In questo anche il progressivo invecchiamento della popolazione gioca un ruolo non trascurabile nel lungo periodo. Per il prossimo anno ci aspettiamo un calo più limitato (sempre al netto di possibili anomalie del clima) anche grazie al raffreddamento dei prezzi medi al dettaglio.
5. Vini e Alcolici a loro volta chiudono un biennio molto sfidante che ha comportato un ridimensionamento dei volumi venduti di circa 6 punti percentuali. L’elevata inflazione al consumo, determinata in buona parte dai ripetuti interventi fiscali, è stata il fattore esplicativo principale, che ha aggravato il calo strutturale dei consumi di bevande alcoliche. Attraverso l’ipotesi di assenza di nuovi inasprimenti della tassazione nel 2015, con conseguenti ovvie ripercussioni sui prezzi al dettaglio, ci attendiamo un calo decisamente più moderato degli acquisti in volume.
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