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A Singapore nel 2017 il primo centro commerciale dedicato all’e-commerce

Un rendering del progetto, SingPost.

Un centro commerciale dedicato all’e-commerce, dove si va, si provano e “toccano con mano” le merci, e si esce a mani vuote, perché gli acquisti saranno spediti a casa, evitando ingombranti pacchetti nel momento in cui si sceglie un film o un ristorante. L’idea, semplice come l’uovo di Colombo, è venuta a un operatore postale e logistico attivo in tutta l’Asia-Pacifico, Singapore Post Limited (SingPost) che ha già posata la prima pietra del centro commerciale che dovrebbe aprire a Singapore nel Singapore Post Centre, presso la stazione metro di Paya Lebar, a metà del 2017. La struttura, 25mila mq di spazi retail per un investimento di 150 mln di SD (97 mln di euro), si svilupperà su cinque piani avrà un cinema con otto sale, tre piani di parcheggio, la sede dell’ufficio postale, ristoranti e bar.

All’interno non mancheranno negozi “reali”, ma il focus sarà sugli operatori di e-commerce che presenteranno soluzioni di spedizione e logistica innovative. Come ha spiegato Wolfgang Beier, Group Chief Executive Officer di SingPost, «SignPost sta sviluppando un concetto unico e rivoluzionario, che fa convergere l’online con l’offline con il massimo beneficio per i consumatori. Con il nuovo centro commerciale essi potranno infatti usufruire del meglio di entrambi i mondi, mentre i retailer saranno potenzialmente in grado di tagliare i costi e focalizzarsi sul miglioramento della customer experience. La convergenza di offline e online porterà benefici esponenziali a clienti e commercianti, e va vista in un’ottica di “O²”(O al quadrato) piuttosto che come un O2O (Online to Offline, acquisto online con ritiro in negozio). Il consumatore sarà al centro di questa evoluzione, e qui troverà più scelta e più convenienza».

 

L’interscambio pallet costa 120 milioni di euro alla filiera del largo consumo

Per approfondire il costo di interscambio pallet EPAL per la filiera del largo consumo derivante dalle pratiche adottate dai suoi protagonisti, Ecr Italia ha realizzato in collaborazione con il C-Log della LIUC Università Cattaneo e il Politecnico di Milano una ricerca sul campo che ha coinvolto 12 aziende – 4 distributori (GDO), 8 produttori (PRO) – e i rispettivi operatori logistici (3PL).

I risultati sono stati illustrati ieri nel convegno Interscambio pallet. Processi e costi di interfaccia per la filiera del largo consumo organizzato da GS1 Italy | Indicod-Ecr, che dal 2005 presidia il tema. con l’analisi neutrale delle soluzioni presenti sul mercato avendo come unico obiettivo quello di consentire alle aziende scelte consapevoli attraverso la raccolta e la condivisione di informazioni di grande solidità. «Non possiamo che guardare in modo positivo all’esistenza di soluzioni concorrenti che spingono all’efficienza e alla riduzione dei costi» dichiara Bruno Aceto, Ceo dell’associazione che raccoglie 35 mila imprese industriali e distributive operanti nel settore dei beni di largo consumo.

L’indagine ha consentito di valorizzare le 6 voci di costo rilevanti e di determinare il costo complessivo di interscambio per la filiera, come somma dei costi di interfaccia PRO-GDO, focalizzandosi unicamente sul processo che ha come punto di partenza il punto di stock del PRO dal quale è evaso l’ordine ricevuto dalla GDO e, come punto di arrivo, il CeDi della GDO.

Il trasporto di ritorno dei pallet non interscambiati con interscambio immediato costituisce la seconda voce per rilevanza per il campione degli 8 produttori analizzati, con un’incidenza pari al 34% del costo totale.

Proprio l’alta rilevanza di questa componente di costo deve spingere le aziende alla pratica dell’interscambio immediato, che oggi si attesta tra il 65% e l’85%.

La pratica di interscambio differita che dovrebbe essere considerata come straordinaria, è sempre più diffusa. «L’incremento dei buoni pallet aumenta la dispersione del parco pallet e attiva contrattazioni basate sul potere contrattuale di ogni azienda piuttosto che sul valore effettivo del bene», afferma Gino Marchet, Professore di Logistica del Politecnico di Milano.

L’indagine presso i PRO conferma che il livello qualitativo del parco pallet EPAL circolante si è abbassato negli anni, determinando un’incidenza crescente di pallet scartati presso i punti di consegna.

«Uno dei principali punti critici nel modello dell’interscambio EPAL è quello relativo alla qualità dei pallet» afferma Fabrizio Dallari, Direttore del Centro di Ricerca sulla Logistica LIUC Università Cattaneo. «Nonostante ci siano delle linee guida molto precise emanate dal Comitato Tecnico EPAL di Conlegno, accade che la percentuale dei pallet scartati in banchina presso i CeDi sia molto variabile da azienda ad azienda».

Sommando i valori medi stimati nelle due indagini separate (4 aziende GDO e 8 aziende PRO) emerge un costo medio unitario di gestione dell’interscambio pallet per la filiera di poco superiore ai 2 euro/pallet.

In conclusione è possibile affermare che esiste un costo per l’interscambio dei pallet che, se moltiplicato per il numero di pallet inviati dai produttori nel settore (circa 60 milioni di pallet, quasi uno per abitante) crea un costo annuo di 120 milioni di euro/anno per la filiera. Questo dato rappresenta un ulteriore stimolo per sviluppare iniziative di miglioramento da perseguire attraverso percorsi collaborativi tra PRO, GDO e 3PL che da sempre contraddistinguono i progetti di ECR.

Ecr Italia, infatti, nel suo ruolo di sede di confronto e di elaborazione di best practice, si occupa da tempo di facilitare la discussione aperta fra le aziende, elaborando e diffondendo le migliori prassi operative. «Il mondo dell’interscambio pallet EPAL basa la sua efficienza e la sua economicità sul rispetto del sistema di regole su cui è costruito» commenta Giuseppe Luscia, Responsabile progetti ECR Supply di GS1 Italy | Indicod-Ecr. «Per questo Ecr Italia promuove due concetti chiave: la certezza dell’impianto di regole e la profonda conoscenza del sistema».

In questa ottica vanno lette le attività presentate ieri e le Raccomandazione ECR per l’interscambio del pallet EPAL (documento nato nel 2005 e più volte sottoposto alla verifica delle aziende) e le attività legate all’Osservatorio sul Valore del Pallet Interscambiabile, attività che Ecr Italia, in collaborazione con Conlegno – il Consorzio Servizi Legni Sughero – mantiene dal 2005 e che fornisce un importante riferimento per tutte le operazioni di “monetizzazione” del pallet legate all’applicazione della Raccomandazione.

Ecr Italia ha realizzato ora l’analisi sul costo della gestione del pallet, la cui sintesi è contenuta all’interno del volume Blue Book “La gestione dei pallet nella filiera del largo consumo” che rende disponibili alle aziende importanti riferimenti sul costo delle operazioni di interscambio con cui confrontare le proprie performance e valutare al meglio processi e servizi. Il Blue Book è scaricabile qui.

Reverse charge e normativa sulla gestione ambientale

Sulle novità e i punti di attenzione per le imprese si è concentrato l’intervento di Mara Chilosi, esperto legale di Conlegno: «Le nuove Linee guida per la gestione del parco pallet, sotto il profilo ambientale, individuano le diverse casistiche e le soluzioni operative, chiarendo quando i pallet devono essere gestiti come rifiuti e quando invece possono essere considerati imballaggi riutilizzabili. È essenziale che gli operatori abbiano chiari questi concetti al fine di evitare rischi sanzionatori e gestire il parco pallet in modo legale».

L’intervento di Marcello Del Prete, esperto fiscale di Conlegno, ha chiarito le modalità di applicazione dell’inversione contabile ai fini IVA (“reverse charge”), attiva dal 1 gennaio 2015 sui trasferimenti di pallet per cicli di utilizzo successivi al primo.

BCube acquisisce Zeroquattro Logistica da Granarolo ed entra nel food

Lo stabilimento di Villanova di BCube

Granarolo comunica di aver ceduto Zeroquattro Logistica, scorporandola dal ramo commerciale, a BCube, uno dei principali operatori internazionali nei servizi di logistica integrata, a capitale italiano, presente con più di 110 sedi in Europa, America, Asia, Africa.

L’operazione consente a Granarolo «di concentrarsi maggiormente sui piani di sviluppo in Italia e all’estero, che prevedono una forte spinta verso l’innovazione, diversificazione di prodotto e ampliamento della gamma», come ha dichiarato il direttore generale del Gruppo Granarolo Giampietro Corbari.

Il vicepresidente di BCube Luigi Bonzano sottolinea che «questa operazione porta alla nascita di un nuovo player, con caratteristiche uniche e fortemente orientato allo sviluppo non solo in Italia, ma anche e in particolare sui mercati esteri».

Di fatto l’operatore piemontese, acquisendo oltre 150 persone, 8 piattaforme centrali e 32 transit point in Italia, dotati di celle frigorifere, entra in modo deciso nella logistica del food, arricchendo la propria organizzazione di competenze, risorse e mezzi dedicati per servire quotidianamente la Gdo.

L’irresistibile avanzata dei locker: 420 InPost entro fine anno, Gdo partner per le location

Un po’ in ritardo rispetto a molti Paesi Europei, ma sembra che finalmente la rivoluzione locker arriverà anche in Italia. Dopo Dhl entrato un po’ in sordina a Milano e Roma, promette di investire su una rete capillare sul territorio italiano InPost, società di Integer Group, azienda polacca con capitali di private equity americani.

inpost_italia«Sono già 320 le macchine installate, e diventeranno 420 entro fine anno – spiega Stefano Moni, Ad InPost -. La creazione della rete prevede in una prima fase l’installazione di 1000 locker che diventeranno 2500 nei prossimi tre anni. Già oggi 20 milioni di italiani hanno un nostro locker nel raggio di 5 Km. Siamo presenti in 820 città nel mondo con 8000 macchine e non siamo un corriere: lavoriamo solo con i locker. Questo non è un test, ma una soluzione reale e immediata che consente tempi di consegna rapidi, definiti e garantiti. I nostri piani sono solo parzialmente legati alle vendite quando entriamo in un Paese installiamo le macchine secondo un piano di copertura del territorio».

Gdo e locker: un’operazione win-win?

Tra le location scelte, in primo piano dopo le stazioni di servizio Erg, partner principale in questa prima fase con 200 location, figurano i parcheggi della Gdo. «Abbiamo installato già macchine presso Coop, Auchan, Lidl, Carrefour, Md Ld. Il rocker non fa concorrenza al punto vendita fisico, anzi è un’opportunità per riportare il cliente che comunque acquista online presso il negozio, dove spesso effettua altri acquisti, nel 27% dei casi. Tra i vantaggi per il retailer che mette a disposizione uno spazio c’è lo sfruttamento di un’area esterna altrimenti inutilizzata, un traffico extra di persone, un’immagine moderna e volta all’innovazione che si riflette sull’insegna ospitante, che tra l’altro usufruisce della pubblicità nel sito dell’e-shop».

Poste Italiane scende in campo nel 2016 con test a Torino e Bologna

Un altro player importante che è Poste Italiane, che sull’e-commerce sta investendo parecchie risorse. «È un percorso centrale nel nostro piano strategico anche in vista della quotazione in Borsa” ha detto Massimo Curcio, direttore Marketing e logistica all’incontro “La nuova logistica per l’e-commerce. Modelli di delivery e tendenze a confronto” organizzato da Netcomm. Forte di una rete di 13.000 uffici postali (“3000 dei quali hanno una corsia taglia-coda per l’e-commerce” ), 26.000 mobile POS per i pagamenti in contrassegno, e il 25% delle transazioni e-commerce che avviene tramite carta Poste Pay. «Stiamo pensando a una serie di servizi per migliorare la shopping experience. Stiamo lavorando per ridurre i costi di spedizione fissi con un nuovo sistema, Crono. Stiamo pensando ad installare dei locker in posti integrativi rispetto alla rete degli uffici postali. È uno die tanti progetti che partiranno a brevissimo, già dl primo quadrimestre del 2016, con alcuni test a Bologna e Torino, per capire quanto l’esigenza dei locker sia sentita da una platea estesa».

Lpr (Euro Pool) si rafforza in Europa con quattro nuovi centri servizi

Incremento della produttività, ridurre le distanze e riduzione dell’impronta di CO2 sono alla base del rafforzamento del network europeo di noleggio pallet di Lpr-La palette rouge, divisione del gruppo Euro Pool, attraverso l’apertura di quattro nuovi Centri servizio in Francia, Regno Unito e Portogallo.

L’apertura del tredicesimo Centro servizi neo pressi di Bordeaux in Francia in un sito di 4.500 mq «ci consentirà di ridurre le distanze da percorrere di circa 400.000 km all’anno, generando una riduzione di emissioni di CO2 di oltre 440 tonnellate», ha dichiarato Philippe Therage, Operations Manager di LPR France.

Nel Regno Unito, Lpr sta sviluppando una serie di partnership sia con lo specialista della logistica XPO, ex Norbert Dentressangle, che con S&R Smith nell’area di Londra. Entrambe le operazioni hanno consentito a Lpr di accedere a due Centri Servizi automatizzati: uno a Castelford (nel Leeds) operato da XPO e un altro a West Thurrock, operato da S&R Smith, in cui i pallet possono essere immagazzinati al coperto.

Infine in Portogallo, con l’apertura del dodicesimo deposito Lpr completa la copertura dell’intero Paese, con un miglioramento dei sistemi logistici e una riduzione delle emissioni di CO2 (grazie alla maggiore vicinanza ai clienti). Per i clienti, il tutto si traduce anche in un risparmio, mentre per LPR significa portare a compimento le proprie politiche ambientali, annunciate anni fa.

«L’incremento nel numero di Centri Servizio garantisce ai pallet rossi di Lpr elevati livelli qualitativi, oltre a portare ai propri clienti importanti benefici economici e ambientali», ha affermato François Gay Supply Chain Manager Europe di Lpr. L’azienda ha ottenuto nel giugno scorso il rinnovo per cinque anni della certificazione Pefc, che garantisce che il legname impiegato proviene da fonti certificate o esenti a controversie e non deriva da attività forestali illegali.

Le tre sfide della multicanalità secondo Jda. Obiettivo redditività

Se ne parla da anni, tutti sono d’accordo ormai che l’integrazione tra reale e digitale sarà la chiave del retail del futuro, eppure solo il 16% delle aziende oggi riesce a soddisfare la domanda omnicanale in modo profittevole. lo rileva un recente studio di JDA Software, fornitore di soluzioni It.

Secondo l’azienda sarebbero tre sfide le sfide principali che le aziende devono affrontare:

Omnicanalità redditizia. Il rapido sviluppo della vendita omnicanale ha posto a molte aziende una serie di difficoltà per riuscire a servire aspetti della domanda in conflitto tra loro, mantenere una disponibilità elevata delle scorte, movimentarle in modo rapido ed elaborare gli ordini velocemente, il tutto riuscendo a generare profitti.

Prendere decisioni informate e redditizie nell’ambito dell’order fulfillment. I clienti richiedono sempre più una “selfie supply chain”, capace di soddisfare esigenze specifiche e personali riguardo a prodotti e servizi. Per soddisfare questa domanda di “me commerce”, le aziende spesso sono obbligate a scendere a compromessi tra livello di servizio e margine di profitto.

Creare un ambiente produttivo flessibile. Nell’attuale panorama della domanda, una pianificazione rigida della produzione e delle consegne ormai appartiene al passato.

“Lo sviluppo della vendita omnicanale, insieme ai trend del “me commerce”, ha messo le aziende in una posizione estremamente difficile”, ha affermato Kelly Thomas, Chief Product Officer di JDA. “La maggior parte delle aziende ha infatti sostenuto significativi investimenti per strutture di produzione, reti di distribuzione e sistemi tecnologici adatti a soddisfare questa complessa domanda del mercato. Tuttavia, troppo spesso, queste risorse non riescono a cooperare per sostenere il raggiungimento delle soglie di profitto”.

La nuova release 9.0 di JDA promette di rendere possibile una supply chain integrata che copre l’intero percorso end-to-end del cliente, dai fornitori ai consumatori finali, con un approccio profittevole all’omnichannel, una migliore disponibilità di informazioni per ottimizzare l’evasione degli ordini e favorisce una gestione della produzione in grado di rispondere efficacemente alle mutevoli condizioni di mercato.

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Whirlpool entra nel Magna Park di Monticelli, grazie all’accordo con IDI Gazeley

Whirlpool ha ottenuto in locazione da IDI Gazeley (Brookfield Logistics Properties) – leader nell’investimento globale e nello sviluppo di magazzini a uso logistico e parchi per la distribuzione – un magazzino di 43.000 metri quadrati situato presso il Magna Park di Monticelli in provincia di Piacenza.

L’edificio verrà gestito da Scerni Logistics, affermato fornitore di servizi logistici integrati (3PL), che occupa il rimanente spazio di 14.000 metri quadrati all’interno della struttura.

Parlando dell’annuncio Benjamin Khafi Grynfas, Senior Development Director per l’Italia di IDI Gazeley ha commentato: “Siamo entusiasti di poter accogliere Whirlpool nel nostro Magna Park di Monticelli. I fattori chiave che hanno portato Whirlpool a decidere di stabilirsi nel nostro parco sono stati la posizione incredibilmente strategica del sito, l’eccezionale qualità e il customer service.”

Anche Pat McGillyCuddy, Chief Executive Officer di IDI Gazeley per Europa e Cina, ha commentato: “L’arrivo di un affermato produttore mondiale come Whirlpool per il Magna Park di Monticelli rappresenta per IDI Gazeley un altro grande traguardo nel continuo percorso di rafforzamento della nostra piattaforma ed espansione dell’offerta ai nostri clienti in Europa. Poiché la nostra piattaforma globale continua a svilupparsi, siamo costantemente impegnati a fornire eccellenti prodotti e customer service a tutti i nostri clienti, ovunque nel mondo.”

Sempre in relazione all’annuncio dichiara Alessandro Agostini, Whirlpool Supply Chain Procurement Leader – EMEA: “Siamo estremamente lieti dell’avvio della collaborazione con il nostro partner IDI Gazeley grazie al contratto di locazione strategico e altamente vantaggioso a Monticelli. Speriamo che possa divenire il punto di partenza per lo sviluppo di ulteriori collaborazioni future”.

Direttamente collegato alle Autostrade A1 e A21, il Magna Park di Monticelli offre ai clienti il facile accesso all’area di Milano e hinterland. Il parco può ospitare fino a 144.500 metri quadrati di aree di alta qualità strutturate per accogliere alla perfezione magazzini ad uso logistico.  Oltre a Whirlpool e Scerni Logistics, infatti, il parco ospita le strutture operative di Italia Logistica, uno dei maggiori fornitori di servizi logistici integrati (3PL – Third Party Logistics) d’Italia che è già attivo per Enel, la multinazionale leader nella produzione e distribuzione di elettricità e gas.

Questo parco fa parte di un più vasto network di centri di distribuzione (Magna Parks) che IDI Gazeley sta sviluppando nel Nord Italia in connessione con altri due Magna Park già operativi e ben avviati a Villanterio (Pavia) e San Bellino (Rovigo).

 

Click and collect, quanto mi costi… e John Lewis fa pagare il servizio

Niente più ritiro gratis per un paio di ciabattine da John Lewis.

I costi della logistica per le spedizioni online sono da sempre una spina nel fianco dei retailer: il consumatore è abituato a non pagare alcun costo di spedizione, ma non sempre questo è possibile, Una soluzione sembrava essere il click and collect, l’ordine online con ritiro in negozio. Anche i questo caso però i costi ci sono, e in un Paese dove questo servizio ha raggiunto ormai proporzioni ragguardevoli (80 milioni di ordini l’anno scorso secondo IMRG, con tre acquirenti online su quattro che l’hanno utilizzato) c’è chi corre ai ripari.

John Lewis ad esempio, insegna di gamma medio-alta, ha deciso che a partire dal 28 luglio applicherà una prezzo di 2 sterline (circa 2,80 euro) per acquisti inferiori alle 30 sterline (42 euro circa). Una decisione non da poco per l’insegna inglese, che ogni anno movimenta attraverso il click and collect 6 milioni di ordini, e nel 2013 ha superato il miliardo di sterline di vendite online: oggi sono il 33% delle vendite totali.

L’attuale servizio gratuito sarebbe secondo il retailer britannico “insostenibile”: la logistica che dal magazzino centrale di Milton Keynes distribuisce pacchi in 360 punti di raccolta non può più essere coperta per i piccoli ordini, tipo il rossetto o la collanina bijoux. “La maggior parte degli ordini rimarrà gratuita e questo cambiamento ci permetterà di investire ulteriormente nel servizio” ha dichiarato Mark Lewis, il direttore dell’online di John Lewis. Secondo la Bbc, l’hanno scorso gli ordini sotto le 30 sterline sono stati il 18% del totale.

Facile pensare che a breve altri retailer seguiranno questa politica. Magari convincendo i clienti a pagare per un servizio più efficiente e veloce. E infatti Amazon guarda avanti: ha appena lanciato nel centro di Londra Amazon Prime Now, il servizio di spedizioni a casa o in ufficio entro un’ora. Il prezzo? 6,99 sterline (quasi 10 euro).

Polimi e IIT brevettano l’Etichetta dinamica, “parlante”, economica e sostenibile

Ha tutto le qualifiche per diventare l’etichetta per imballaggi del futuro: è parlante, ovvero riporta su un display tutta una serie di informazioni utili. È sostenibile, cioè riciclabile perché interamente realizzata con materiali recuperabili: tutti i componenti elettronici sono plastici o facilmente separabili dalla plastica e tutti i materiali elettronici della componentistica sono caratterizzati da una bassa temperatura di fusione che permette il recupero di metalli o ossidi di metallo tramite filtraggio. Inoltre, il display che si autoalimenta con energia solare. Infine, è economicamente sostenibile.

Denominata “Etichetta Dinamica, è un brevetto di IIT, Istituto Italiano di Tecnologia e PoliMi – Politecnico di Milano. Può essere stampata o integrata sulla confezione di carta o plastica.

L’etichetta è dotata di una sorgente energetica fotovoltaica che autoalimenta un modulo di controllo (transistor a film sottile organico a bassa tensione di alimentazione) e un display di visualizzazione (realizzato nella forma di uno strato di materiale elettro-cromico). Il modulo di controllo è predisposto per inviare al display i messaggi desiderati.
L’etichetta, infine, è compatibile con gli attuali processi di produzione degli imballaggi, aggiungendo un costo trascurabile.

Santa Margherita si rafforza in Toscana e punta al biologico

Presente da diversi decenni in Toscana nel Chianti (Lamole di Lamole) e in Maremma (Sassoregale), Santa Margherita Gruppo Vinicolo ha inaugurato a metà giugno il nuovo polo di Greti, nel comune di Greve in Chianti, che rappresenta oggi il nucleo operativo e logistico in Toscana del Gruppo Vinicolo. Qui sono state accorpate e razionalizzate le fasi più importanti, in un unico centro di lavorazione dotato di tecnologie all’avanguardia.

Una nuova e moderna linea di imbottigliamento e di stoccaggio, l’affinamento in legno e in acciaio, una sezione sperimentale dedicata all’affinamento in cemento e a quello in bottiglia (che varia da un minimo di 6 a un massimo di 12 mesi) per Riserve e Gran Selezione, sono solo alcune delle principali caratteristiche di Santa Margherita Tenimenti Toscani.

Inoltre proprio nella tenuta di Lamole (177 ettari, di cui 57 a vigneto e 4 uliveto) dagli anni Novanta ad oggi sono stati costanti gli investimenti per ripristinare e ricostruire i vigneti, preservare il paesaggio, sviluppare un’agricoltura che dal 2017 potrà fregiarsi della certificazione biologica maturando un’attenzione alla salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e a tutte quelle tecniche che, allontanando la chimica di sintesi dai vigneti, rendono il vino un prodotto di estrema salubrità.

La scelta del biologico, facilitata dalla collocazione dei vigneti di Lamole in posizione isolata, circondata da boschi, elevata in altitudine e arieggiata, presume sempre da parte dell’uomo una riflessione partecipe sulla sostenibilità delle risorse e sul proprio futuro, che il Gruppo Vinicolo ha messo al centro della propria operatività.

Complessivamente per le attività in Toscana Santa Margherita ha investito dal 2011 al 2015 13 miloni di euro.

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