CLOSE
Home Tags Mercato

Tag: Mercato

Rio Mare ottiene la certificazione per il suo sistema di tracciabilità all’avanguardia

Rio Mare taglia un traguardo importante, ottenendo –  prima azienda italiana produttrice di tonno e tra le prime al mondo – la certificazione internazionale ISO 22005 (Sistema di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari) rilasciata da DNV GL  – un ente terzo di certificazione leader mondiale nel settore. Un riconoscimento importante al suo sistema di tracciabilità all’avanguardia, che consente di monitorare una filiera complessa come quella del tonno. Questo importante progetto, che coinvolge oltre 500 referenze prodotte su 10 linee produttive, permette di ricostruire la storia di ogni confezione, oltre a mettere in relazione dati, analisi e controlli lungo tutta la filiera. Infatti, grazie ad un processo all’avanguardia, che sfrutta tutte le potenzialità digitali di mappatura, conservazione dei dati e connessione in tempo reale, Rio Mare verifica ed esamina tutti i suoi fornitori a livello globale monitorando e controllando tempestivamente i dati sugli approvvigionamenti, ivi compresi quelli relativi alla diversificazione dei metodi di pesca utilizzati, delle specie di tonno e delle area di pesca.

Grazie a questo sistema i consumatori possono conoscere, per ogni singolo prodotto di Rio Mare, tutte le informazioni relative alla provenienza della materia prima attraverso i siti web www.riomare.it e www.riomare.com: il tipo di nave utilizzata per la pesca, la sua nazionalità, la zona geografica, la data in cui la pesca è avvenuta, la tecnica di pesca utilizzata, la specie di pesce inscatolato e la data del suo inscatolamento.

“Siamo particolarmente orgogliosi di aver ottenuto la prestigiosa certificazione internazionale per la tracciabilità della filiera del tonno, un primato che ci pone come azienda all’avanguardia anche in tema di pesca sostenibile e sicurezza alimentare. Questo importante traguardo, ci permette infatti di controllare in tempo reale la materia prima utilizzata nei nostri prodotti, di monitorare costantemente lo stato di avanzamento dei nostri impegni per una pesca sostenibile e di comunicare ai nostri consumatori, in maniera trasparente e credibile, dati certificati da un importante ente terzo indipendente come DNV GL” – afferma Luciano Pirovano, Corporate Social Responsibility Director di Bolton Alimentari – “Si tratta di uno sforzo imponente considerando che sono oltre 3 milioni le lattine prodotte giornalmente nello stabilimento di Cermenate, il più grande e tecnologicamente avanzato d’Europa”.

“La certificazione di rintracciabilità di filiera secondo lo standard internazionale ISO 22005 ottenuta da Bolton Alimentari, consente di identificare e tenere traccia di ogni aspetto dell’attività degli operatori coinvolti nella supply chain del tonno; dal ricevimento del prodotto negli stabilimenti di prima lavorazione fino allo stabilimento di produzione in cui il tonno viene preparato in lattina o vasetto, allo stoccaggio nei magazzini fino alla vendita ai distributori.” Spiega Carmine Lamanna, Food&Beverage External Relations Manager, di DNV GL. “Un risultato importante che vede nella trasparenza e affidabilità dei valori da perseguire, chiave per la relazione con il consumatore”.

L’iniziativa è espressione del più ampio progetto di Corporate Social Responsibility di Rio Mare denominato “Qualità Responsabile” le cui aree di azione sono: la pesca e la tutela dell’ecosistema marino, il rispetto dell’ambiente, il rispetto delle persone e la corretta alimentazione. L’impegno dell’azienda, infatti, è quello di garantire ai consumatori una qualità a 360° perseguita responsabilmente lungo tutta la filiera, nel rispetto dell’ambiente e delle persone, dal mare alla tavola.

Acquisti Non-food Gs1, avanti piano. E i canali si fondono

Numeri più positivi degli scorsi anni, con i consumi non-food tornati ai livelli del 2011: è quanto emerge dall’Osservatorio Non Food 2016 di GS1 Italy, giunto quest’anno alla 14° edizione.

Con una crescita dell’1,6% sul 2015, si riparte lentamente. Lo studio monitora il mondo dei consumi Non Food che, tra beni e servizi, così come calcolato dall’Istat, è un mercato che vale oggi circa 149,4 mld di euro che rappresenta il 14,8% del totale consumi delle famiglie italiane con un peso inferiore rispetto al 16,3% del 2011 ma nel 2015 leggiamo come la crescita in valore assoluto (+1,6%) sia stata trainante rispetto addirittura ai beni grocery (+1,2%). Escludendo i servizi ed alcuni comparti minori compresi dall’Istat, con consumi per un totale di circa 101 mld di euro, l’incremento evidenziato è nel 2015 pari a +1,4%.

Schermata 2016-06-27 alle 22.56.37L’ultimo anno si è chiuso con un segno positivo, che riflette una ripresa in quasi tutti i comparti. In particolare, i maggiori incrementi si sono segnalati per

  • Elettronica di consumo (+5,0%).
  • Giocattoli (+6,0%).
  • Mobili e arredamento (+1,3).
  • Edutainment (+4,1%).
  • Prodotti di profumeria (+3,6%).
  • Prodotti di ottica (+4,1%).

Positivi anche i segnali per:

  • Bricolage (+0,8%).
  • Articoli per lo sport (+0,5%).
  • Casalinghi (+0,8%).

Schermata 2016-06-27 alle 22.56.48

«Nel 2016 il passo sembrava dover essere più veloce – ha detto Luca Zanderighi, Fondatore e partner TradeLab che ha partecipato alla ricerca –, ma nell’ultimo semestre abbiamo assistito a un rallentamento, anche se per l’anno si prevede un incremento dell’1,4%. Alcuni comparti si muovo più in fretta. Le priorità dei consumatori si sono modificate, per il ridotto reddito medio, ma anche l’affermarsi di nuovo valori e di una nuova offerta. In quanto ai canali, continua la crescita dell’e-commerce, anche se le quote di mercato della distribuzione moderna sono ancora rilevanti. Però le grandi superfici alimentari lottano e perdono quote».

Schermata 2016-06-27 alle 22.57.44

L’influenza dei vari canali va ormai considerata con logiche di multicanalità integrata, con il consumatore che agisce secondo logiche come ROPO (research online, purchase offline), ovvero la ricerca in rete le informazioni su ciò che intende acquistare e il perfezionamento dell’acquisto nel punto vendita; il Click & Collect, con il consumatore che effettua le ricerche e conclude l’acquisto online, ma ritira il prodotto in negozio, e con il Try & Buy, ovvero la prova del prodotto in negozio e l’acquisto online. Le varie categorie però rispondono in modo diverso ai vari canali.

«L’edizione 2016 si è concentrata sui numeri e sull’andamento del settore – finalmente positivi – e ha indagato il percorso di acquisto compiuto dal consumatore lungo tutti i touchpoint, fisici e digitali – spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy -. Emerge la consapevolezza che l’idea di una contrapposizione tra fisico e digitale sia troppo schematica e artificiosa e che sussistano invece opportunità di incrocio e sovrapposizione ben più complesse in una logica di complementarietà, che definiscono un nuovo concetto di customer experience. Per il futuro la parola d’ordine sembra essere convivenza».

Schermata 2016-06-27 alle 22.57.30

Granarolo: nuove sinergie grazie alle due recenti acquisizioni in Svezia e Svizzera

Granarolo – il maggiore gruppo agro industriale del Paese a capitale italiano – ha acquisito il 50% di Matric Italgross AB, società svedese di distribuzione di marchi italiani leader di categoria, e il 60% di Comarsa SA, società di distribuzione di prodotti Food Made in Italy in Svizzera, quarto mercato per export di prodotti italiani caseari in Europa.

“Da inizio anno Granarolo – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo – ha finalizzato tre nuove acquisizioni che rientrano nel piano di diversificazione dell’offerta dei prodotti (qui si inserisce l’acquisizione di Con.Bio, specializzata in gastronomia vegetale) e diversificazione dei mercati funzionali al raggiungimento del piano strategico 2016-2019 che dovrebbe portare il Gruppo a un fatturato di oltre 1.500 mln di Euro in tre anni. In particolare, le due operazioni Europee annunciate, in Svizzera e in Svezia, sono strategiche per sviluppare i brand Granarolo in mercati ricchi di opportunità, che offrono sinergie immediate: da un punto di vista di gestione logistica, data la vicinanza territoriale della Svizzera e grazie a una presenza di Granarolo già consolidata nei formaggi freschi in penisola scandinava. Abbiamo l’obiettivo di superare il 35% di fatturato realizzato oltre confine nel prossimo triennio, grazie ad operazioni simili che porteranno Granarolo a diventare il Gruppo di riferimento per i prodotti agroalimentari italiani”.

Le due società
L’acquisizione di Matric Italgross AB, seconda piattaforma commerciale di prodotti enogastronomici italiani in Svezia e proprietaria dei marchi Matric e Matilda, permetterà a Granarolo di sviluppare già da subito sinergie sul mercato oltre a favorire un ulteriore sviluppo dei suoi prodotti “core” (formaggi in particolare) nel paese. Il Gruppo è già leader in termini di quote di mercato nell’area scandinava dove commercializza formaggi freschi italiani.
Matric, fondata nel 1991 e con un fatturato di 185 milioni di SEK (pari a circa 20 mln di Euro) nel 2015, si avvale di tre piattaforme logistiche che garantiscono una copertura su tutto il territorio svedese.

La seconda acquisizione riguarda Comarsa SA, azienda leader nella distribuzione di prodotti alimentari italiani in Svizzera, fondata da Gianfranco Bortolato nel 1979. Comarsa sviluppa un fatturato di 29 milioni di CHF (pari a circa 27 mln di eEuro) derivante dalla distribuzione di prodotti alimentari italiani di diverse categorie (formaggi, olio e aceto, pasta, condimenti vegetali, surgelati …). L’operazione di acquisizione permetterà a Granarolo di entrare nel mercato svizzero – particolarmente ricco e premiante nonché geograficamente vicino – inizialmente con i propri prodotti caseari e con i propri prosciutti.
La società dispone di una piattaforma di 2.500 mq. nel cuore del Canton Ticino da dove serve logisticamente tutti i Cantoni ed effettua servizi di tentata vendita in tutto il Ticino.

San Benedetto lancia Antica Fonte della Salute Millennium Water

San Benedetto, nell’anno del suo sessantesimo anniversario, presenta la sua nuova creazione: Antica Fonte della Salute Millennium Water, un’acqua minerale rara e dalla purezza straordinaria proposta in una bottiglia esclusiva per l’alta ristorazione.

Antica Fonte della Salute è un’acqua minerale che appartiene a un mondo lontano. Ha origine da una falda acquifera millenaria situata a 236 metri di profondità nel comune di Scorzè (Venezia), preservata e rimasta incontaminata fino ai giorni nostri.  Per secoli ha compiuto il suo lento cammino fra le rocce, depurandosi e arricchendosi di minerali preziosi. Questo lento scorrere ci dona un’acqua minerale pura e un valore di nitrati inferiore allo 0,00001%: un’essenzialità che solo la complessa architettura della natura poteva raggiungere.

San Benedetto dedica questa referenza ai suoi clienti più attenti e sempre alla ricerca di prodotti esclusivi e qualitativamente unici. Per farlo ha realizzato una bottiglia in vetro da 65 cl dalle forme morbide e sinuose, in cui ogni minimo dettaglio è curato per esaltare la sua raffinatezza. Il colore dell’etichetta contraddistingue i due gusti: silver per la naturale, liscia, morbida e leggera; nera per la frizzante, dove la vivacità del gusto esalta l’essenzialità di un’acqua pura di natura. Ulteriori e preziosi dettagli di stile sono la rondine, storico simbolo iconografico di San Benedetto, in rilievo sul tappo a vite e il logo “Antica Fonte della Salute” sul fondo della bottiglia.

Attraverso questo confezionamento esclusivo, San Benedetto ha voluto custodire l’essenza della purezza di “Antica Fonte della Salute MiIllennium Water” in una bottiglia in grado di assolvere al difficile compito di rappresentare stilisticamente le  caratteristiche organolettiche di questo dono di natura: l’essenza moderna di una purezza antica.

“Con Antica Fonte della Salute ampliamo ulteriormente l’offerta di Acqua Minerale San Benedetto nel mondo Ho.Re.Ca., puntando ad un target premium e di valore” – dichiara Vincenzo Tundo, Direttore Marketing del Gruppo Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. – “Si tratta di un prodotto che per le caratteristiche uniche dell’acqua e per il design del packaging, trova la giusta collocazione nella parte alta della ristorazione”.

Google e Amazon in testa alla classifica dei brand più influenti. E Nutella supera Apple

Google e Amazon stravincono, ponendosi alla guida della classifica dei brand più influenti: questo il dato più eclatante della ricerca “The Most Influential Brands”, condotta da IPSOS tramite interviste online su un campione rappresentativo di 2.000 adulti.

Tecnologia, social e connettività sono quindi oggi ritenuti i principali portatori di interesse.

Altrettanto bene, però se la cava anche il food, legato alla tavola e alla convivialità e capace di aggregare numerose preferenze, come dimostra l’ottimo piazzamento di Nutella (5° posto nella Top Ten) e di Parmigiano Reggiano (9° posto).

Nell’ambito della ricerca, sono state individuate cinque dimensioni chiave che contribuiscono all’Influenza: Trust (fiducia, affidabilità), Engagement (coinvolgimento), Corporate citizenship (impegno e ruolo sociale), Leading edge (innovazione, capacità di far tendenza), Presence (presenza).

I driver dell'influenza

Naturalmente, a seconda del settore merceologico, cambiano gli equilibri: la responsabilità sociale, per esempio, pesa per il 20% nell’Energia mentre è solo all’1% nelle Telco e al 7% nei Media. Il livello di coinvolgimento è massimo (51%) per le Telco e ancora al 39% per i Media, ma più basso negli altri settori. Mentre essere un fenomeno d’avanguardia è al 38% nel Digital & Social ma solo al 21% nelle Telco, dove il secondo fattore determinante è la Presenza.

 

Visual TOP 10_verFOCUS SULLA TOP TEN

1.Google: ha tra i propri punti di forza l’essere all’avanguardia e l’affidabilità, viene infatti ritenuto innovativo, iconico e solido.

  1. Amazon: il suo successo dipende soprattutto dall’immagine di fenomeno d’avanguardia e

dall’affidabilità.

  1. Facebook: i punti di forza del celebre social network sono la percezione di fenomeno

d’avanguardia e l’elevato livello di coinvolgimento.

  1. Samsung: sopra media in quanto fenomeno d’avanguardia, per la sua affidabilità e la presenza.
  2. Nutella: un love brand percepito come fenomeno d’avanguardia e affidabile, molto riconosciuto

per la sua presenza pervasiva.

  1. Microsoft: si distingue soprattutto in quanto fenomeno d’avanguardia, buona la capacità di

engagement e affidabilità sopra la media.

  1. eBay: sopra la media per quanto riguarda la percezione di fenomeno d’avanguardia in quanto

marketplace innovativo, che ha cambiato il modo di acquistare

  1. Apple: punto di forza assoluto la considerazione del brand come fenomeno d’avanguardia,

innovatore e punto di riferimento per l’intero mercato.

  1. Parmigiano Reggiano: affidabile e socialmente responsabile. Una marca consolidata, di uso quotidiano che si raccomanda volentieri.
  2. YouTube: chiave del successo è essere un fenomeno d’avanguardia che ha definito una tendenza

globale, anticipando i tempi.

Brexit: Coldiretti, a rischio export prodotti Made in Italy, Gb primo mercato per lo spumante

Urne aperte in Gran Bretagna per decidere se rimanere o meno nel Unione Europea, e Coldiretti fa il punto della situazione nel caso vinca l’uscita. Sarebbero pesanti le conseguenze per l’agroalimentare italiano: il Regno Unito è infatti il quarto mercato di esportazione dei prodotti agroalimentari italiani. In particolare sarebbero colpiti alcuni prodotti, a partire dallo spumante, per cui nel 2016 l’isola di Albione è stato il primo sbocco commerciale,  con un aumento del 36% di bottiglie esportate nel primo trimestre che ha portato al sorpasso sugli Stati Uniti.

Per effetto della inevitabile svalutazione in caso di uscita dall’Ue, infatti, i rapporti commerciali sarebbero sconvolti. Un vero problema, dato che il saldo commerciale agroalimentare con l’Italia è decisamente positivo; la Gran Bretagna importa in un anno 3,2 miliardi di euro dall’Italia, con una tendenza progressiva all’aumento, mentre esporta verso il nostro Paese 701,9 milioni di euro, con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni. Ad essere maggiormente colpiti sarebbero i prodotti  piùrichiesti: lattiero caseari, ortofrutta e vino e spumanti.

 

Politiche comunitarie, le controverse etichette semaforo

Gli effetti riguarderebbero anche le politiche comunitarie: la Coldiretti ricorda che la Gran Bretagna riceve il 7% delle risorse destinate alla politica agricola dall’Unione Europea e si posiziona al sesto posto nella classifica dei maggiori beneficiari, nonostante sia al tredicesimo posto come numero di aziende agricole che sono circa 187mila. Inoltre storicamente la Gran Bretagna è il Paese che ha contrastato maggiormente le politiche di tutela qualitativa delle produzioni agricole a favore di una standardizzazione verso il basso.

L’ultima battaglia che oppone l’Ue alla Gran Bretagna è quella sulle etichette a semaforo. Allo scorso aprile risale il parere del Parlamento europeo sulla Relazione Kaufmann relativa al programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione europea, nella quale si invita la Commissione a “riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità ed eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali”, ovvero quelle soglie tecniche di determinati nutrienti “critici” (come grassi, grassi saturi, zuccheri, sale). Fino ad ora la Commissione non ha mai dato seguito alla loro definizione e ha di fatto tollerato la decisione della Gran Bretagna di far adottare il sistema “a semaforo” dal 98% dei supermercati inglesi. Si tratta di una informazione visiva sul contenuto di nutrienti con i bollini rosso, giallo o verde ad indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute. La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Con la conseguenza di escludere dalla dieta alimenti sani e promuovere, ad esempio le bevande gassate senza zucchero. Vittime illustri del sistema sono risultati il 60% delle produzioni Made in Italy, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche gli oli extravergine di oliva, la mozzarella o le nocciole

Balocco toglie l’olio di palma dai suoi biscotti

Balocco arriva in tavola con una ricetta tutta nuova: non più solo priva di conservanti, coloranti, grassi idrogenati e OGM, ma ora anche senza olio di palma, sostituito dall’olio di girasole,  ingrediente sempre più apprezzato dai consumatori, perché caratterizzato da una bassa percentuale di acidi grassi saturi, che consente di limitare il rischio di innalzamento del livello di colesterolo “cattivo” (LDL).

Grazie a questa nuova formulazione delle ricette, i grassi saturi presenti nei frollini Balocco si riducono quindi in maniera significativa.

Queste e tante altre interessanti informazioni si scoprono grazie alla nuova veste grafica dei Frollini Balocco: l’inconfondibile confezione gialla mette adesso bene in evidenza gli ingredienti e i plus della ricetta, le informazioni nutrizionali e i consigli utili per una vita sana ed equilibrata, e tante altre curiosità sull’impegno di Balocco per la qualità e l’ambiente.

Ancora oggi, alla terza generazione, Balocco fonda la sua relazione con i consumatori sullo stesso confronto trasparente e aperto che caratterizzava nella prima metà del Novecento il rapporto del fondatore con i clienti della sua bottega artigiana.

I frollini Balocco senza olio di palma saranno disponibili a scaffale da luglio 2016.

 

 

Conad del Tirreno chiude l’anno con un +5%, piano da 140 milioni per il prossimo biennio

È stato un 2015 positivo per Conad del Tirreno, che cresce del 5% e segna un giro di affari di 2,35 miliardi di euro e un patrimonio netto a 317 milioni di euro. Una solidità economica che permetterà di attuare con tranquillità il piano di sviluppo 2016-2018, che prevede 140 milioni di euro di investimenti, con l’obiettivo di accrescere la quota di mercato e l’efficienza del sistema. Tra le azioni previste, nuove aperture e ristrutturazioni, sostegno all’innovazione, attenzione all’ambiente e ai servizi offerti al cliente, come i distributori di carburanti, le parafarmacie, l’ottica.

L’insegna nel secondo semestre 2015 è risultata, secondo GNLC, il primo gruppo distributivo in Sardegna (con una quota di mercato superiore al 18%) e nel Lazio (23%, assieme all’altra cooperativa Conad che opera in regione, PAC 2000A), mentre rafforza la propria presenza in Toscana, con una quota di mercato del 15%.

«I clienti e il mercato premiano la professionalità e la capacità dei nostri soci imprenditori di dialogare con la comunità dove operano, ponendo massima attenzione al sostegno e alla valorizzazione del loro territorio. È una distintività preziosa, che consente di accrescere le nostre quote anche in una fase economica complessa. Un ruolo decisivo è svolto dall’innovazione, a servizio della continua evoluzione del punto di vendita e dell’offerta di prodotti e servizi, attentamente valorizzati nella nostra multicanalità: supporto decisivo nell’impegno di accrescere esperienza, informazione, qualità, certificazione e, dunque, rassicurare il nostro cliente. In sintesi, un’offerta che coniuga innovazione al gusto e alla tradizione, capace di offrire risposte di qualità ai trend di consumo emergenti: un’attenta specializzazione nei reparti freschi, nel salutistico, nel benessere e nei prodotti del territorio, premium e biologici» dichiara l’amministratore delegato di Conad del Tirreno Ugo Baldi.

La cooperativa ha sviluppato una serie di iniziative che hanno fatto risparmiare ai clienti oltre 200 milioni di euro. La rete è costituita da 341 punti di vendita in Toscana e provincia di La Spezia (192), Lazio (70) e Sardegna (79), con una superficie complessiva di 245 mila metri quadri: 44 Conad Superstore (di cui 18 grandi superfici), 103 Conad, 141 Conad City, 6 Sapori&Dintorni Conad, 47 Margherita. A questi si aggiungono 11 distributori di carburanti, che hanno erogato 82,1 milioni di litri con un risparmio diretto di 7,4 milioni di euro per gli automobilisti, 22 parafarmacie con un’offerta di 480 farmaci da banco, 210 prodotti omeopatici e 60 prodotti veterinari e 4.850 prodotti per la cura della persona, e tre corner Ottico. I 212 soci danno lavoro nei loro punti vendita a 9.500 persone.

I 1.150 fornitori (700 in Toscana, 200 nel Lazio e 250 in Sardegna per un fatturato che supera i 375 milioni di euro, a cui si deve aggiungere il valore delle ricadute sull’indotto locale) consentono di portare in tavola i prodotti della tradizione e della cultura locale. I 6 centri di distribuzione in attività (3 in Toscana, 2 nel Lazio e 1 in Sardegna) coprono una superficie di oltre 140 mila metri quadri di superficie. A questi si aggiungerà il polo logistico attualmente in costruzione a Montopoli (Pi) con un investimento di oltre 20 milioni di euro, che sarà il più grande polo logistico del Centro Italia. Il polo logistico del fresco a Tarquinia (Vt) rifornirà i supermercati laziali e sarà ultimato nel secondo trimestre 2017: avrà una superficie coperta di 20 mila metri quadri (il doppio dell’attuale).

In materia di efficientamento energetico della rete di vendita, Conad del Tirreno ha intrapreso, con la partnership di Officinae Verdi e Unicredit Banca, un progetto che prevede la riqualificazione energetica dei punti di vendita con l’obiettivo, assieme alla riduzione delle emissioni, di realizzare il progressivo passaggio dall’utilizzo di fonti fossili a quelle rinnovabili e di ridurre l’impatto economico della bolletta energetica. Nel 2015 sono state fatte otto operazioni, con un risparmio energetico medio del 35%.

Lo scorso anno la cooperativa e i soci hanno investito 2,4 milioni di euro in iniziative di responsabilità sociale, nel campo dello sport, in particolare a sostegno di squadre sportive giovanili, della cultura, del tempo libero e per sostenere enti, onlus e parrocchie.

 

Conad, +4% e obiettivo leadership

E il 2015 è stato un anno positivo per tutte le componenti della cooperativa. La quale nel 2015, nel suo complesso, ha incassato un fatturato di 12,2 miliardi di euro, 490 milioni in più rispetto all’anno precedente (+4%). Ed è cresciuta anche la quota di mercato, all’11,9% (fonte: GNLC secondo semestre 2015). 

La rete di vendita conta 3.055 punti di vendita per una superficie complessiva di 1.918.013 metri quadri, è costituita da 25 Conad Ipermercato, 216 Conad Superstore, 1.028 Conad, 995 Conad City, 518 Margherita, 13 Sapori&Dintorni, 198 Todis, oltre a 62 punti di vendita con altre insegne e cash&carry. A questi si aggiungono 35 distributori di carburanti, 101 parafarmacie e 20 Ottico a insegna Conad. Consolidata la leadership nei supermercati, al 20,1%, e nel libero servizio, al 13,9% (fonte: GNLC II semestre 2015).

Nel 2015 i 2.673 soci di Conad hanno creato 2.126 posti di lavoro, investendo 289 milioni di euro nello sviluppo della propria rete.

Il patrimonio netto aggregato del consorzio e delle cooperative è aumentato del 10,5% e ora ammonta a 2,1 miliardi di euro. Il piano di sviluppo per il 2016 prevede un investimento di 188 milioni di euro per potenziare e ampliare la rete con 88 nuovi punti di vendita (per un totale di 78.800 metri quadri) e la creazione di 1.300 posti di lavoro (800 nuove assunzioni, il restante ricollocazioni) che porteranno il totale degli addetti a quota 50 mila (48.254 a fine 2015). Per il triennio 2016-2018 gli investimenti previsti sono di 785 milioni di euro.

Tra i fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura del bilancio 2015 ci sono la fusione delle due cooperative siciliane nella nuova Conad Sicilia – quota di mercato al 15,2% (fonte: GNLC I semestre 2015), fatturato stimato di 800 milioni di euro con 386 punti di vendita per oltre 190 mila metri quadri, 210 soci imprenditori e 3.236 addetti, patrimonio netto consolidato di 62 milioni di euro in grado di fornire una solida garanzia per i programmi di sviluppo – e l’inaugurazione dei primi quattro PetStore, la nuova catena di negozi specializzati Conad dedicata agli animali da affezione, vicina agli ipermercati e ai superstore Conad, ma con una gestione completamente autonoma e indipendente. L’obiettivo è aprirne 100 nei prossimi tre anni (15 entro la fine dell’anno in corso).

Leggi anche:

Nordiconad: un 2015 all’insegna del + 4%

PAC 2000A Conad cresce del 5,1% e si conferma leader nel Centro-Sud

Conad Adriatico continua a crescere e nel 2016 supererà il miliardo di fatturato

Gli italiani e la spesa: la mappa di Nielsen

Una spesa di valore: è così che la definisce Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia. 

Quello che sta accadendo, infatti, è che il consumatore richiede sempre più spesso una shopping experience che permetta di identificare nell’insegna  i fattori che la distinguono dalle altre. Anche grazie “all’impatto del mondo digitale e della Rete sulla compagine dei produttori e retailer – spiega Fantasia – il processo di scelta del prodotto va allungandosi sia prima di entrare nel negozio che dopo, dal punto di vista della relazione che la multicanalità/multimedialità permette di instaurare con il singolo distributore”.

“Ed è per questo – continua l’Ad di Nielsen – che la domanda si stende sempre di più e sempre più spesso, verso servizi aggiuntivi, come uffici postali, luoghi di ristorazione, stazioni di rifornimento si colloca dunque all’interno di un quadro competitivo più ampio, che vede il momento dell’acquisto sempre più costituito da una molteplicità di fattori. Questo è tanto più vero in Italia, rispetto agli altri Paesi europei, visto che il consumatore considera l’andare a fare la spesa come un’opportunità di svago piuttosto che un obbligo da adempiere”.

Un quadro, questo, supportato dalla recente lobal Survey di Nielsen Retail Growth Strategies eseguita su un campione di 30 mila individui distribuiti in 61 Paesi tra i quali l’Italia da cui emerge, infatti,  che al 60% dei consumatori italiani fare la spesa piace, quota di gran lunga superiore a quella osservata in altri Paesi come Francia (42%) o Regno Unito (44%).

Schermata 2016-06-20 a 15.51.36

L’italiano, inoltre, è abbastanza soddisfatto dell’offerta: il 61% degli intervistati dichiara che il punto vendita offre tutti i prodotti  di cui  si ha bisogno e il 54% dichiara di trovare offerte interessanti.

Però ci sono ancora margini di miglioramento: infatti, il 55% del campione è dell’idea che i retailers dovrebbero intercettare in forma più puntuale le esigenze del singolo consumatore (il 49% in Germania) e, nello stesso tempo, che il pdv dovrebbe adattare meglio alle proprie esigenze l’attività di comunicazione relativa ai servizi e ai prodotti offerti (58%).

Gli interessi degli italiani
Il 55% del campione riserva particolare attenzione alle informazioni nutrizionali riportate sulle etichette dei prodotti, mentre ben il 65% ammette di ricercare prodotti con  ingredienti salutari.
Sulla scelta del negozio dove fare la spesa, i fattori che influenzano variano in funzione del prodotto che si desidera acquistare. Se per panificati, latticini, carni, frutta e verdura la ricerca degli ingredienti naturali è importante nella scelta per il 20% del campione, la percentuale risulta del 15% per quanto riguarda frutta o verdura BIO.
Nello stesso tempo, risulta elevato il livello di interesse verso nuovi prodotti: il 48% si orienta preferibilmente verso nuovi brand e il 39% intende essere “fra i primi” a testare le novità offerte dalla GDO, a fronte del 29% di Germania e al 33% di quanto avviene in Francia.

Schermata 2016-06-20 a 15.51.47

La scelta del pdv
Se il prezzo è il driver fondamentale per il 48% di chi varca la soglia del supermercato, indipendentemente dalla superficie del punto vendita, sono il 55% coloro che dichiarano che la componente qualità debba essere declinata simultaneamente con quella del prezzo. Inoltre la componente qualitativa cresce di importanza su alcune categorie merceologiche: è indicata da ben il 52% dei consumatori quando devono acquistare prodotti freschi, mentre scende al 39% per ciò che concerne i reparti delle carni.   Ma anche la raggiungibilità del negozio si colloca tra le prime posizioni nelle motivazioni che spingono verso un determinato pdv, tanto per l’acquisto dei generi alimentari (49%) che non (48%).

Il prezzo
Il 74% del campione, si legge ancora nello studio di Nielsen, dichiara di “prendersi del tempo per valutare l’offerta”, segnale del fatto che la scelta del prodotto si può qualificare “complessa”, in quanto su di essa incidono, insieme al prezzo, una molteplicità di fattori, tra i quali segnatamente il brand e il gusto, per quel che riguarda gli alimentari. In Italia questa propensione a riflettere sulle scelte di acquisto è decisamente più alta di quella rilevata nel Regno Unito (58%) e Francia (60%).
Un’ultima osservazione: la ricerca di Nielsen ha testato come cambierebbe il comportamento d’acquisto in presenza di un aumento del prezzo. Ne è emerso che, a fronte di un incremento pari al 10% del prezzo dei prodotti, le reazioni sarebbero diverse in funzione delle categorie di beni acquistati a seconda che appartengano a prodotti di  prima necessità o a quelli di cui si può fare a meno. Il 56% taglierebbe sulla quantità acquistata nel caso dei latticini, il 52% se ad aumentare di prezzo fossero frutta e verdura. Circa la metà degli intervistati dichiara invece che potrebbe rinunciare all’acquisto se l’aumento interessasse i piatti pronti, frutta e verdura in scatola e le bevande alcoliche, generi di prodotto di cui non viene indicata la primaria necessità. In particolare il 47% potrebbe decidere di rinunciare a parte degli acquisti  di frutta/verdura, il 52% a bevande alcoliche e il 59% ai piatti già preparati.

Pagamenti in ritardo: crescono le difficoltà della gdo

Pagamenti ostici per il settore della grande distribuzione. A fine marzo 2016, infatti, solo il 15,7% delle circa 8.500 imprese analizzate ha saldato i fornitori alla scadenza, il 63,6% ha saldato i debiti entro un mese di ritardo, mentre sono ben il 20,7% i ritardi gravi. A diffondere i dati è lo Studio Pagamenti, aggiornato a fine marzo 2016, realizzato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information.

pagamenti bis
Fonte: Cribis D&B

E come se non bastasse ecco un altro dato negativo: le performance del settore GD/DO sono  nettamente inferiori di quelle della media delle imprese italiane, pari al 35,1%, un gap negativo di ben 19,4 punti percentuali. E anche rispetto agli altri comparti del food & beverage, la GD/DO mostra le proprie difficoltà, peggio ha fatto solo l’horeca con un 15,1% di pagamenti alla scadenza.

Emerge quindi chiaramente che rispetto al 2010 i pagamenti puntuali sono calati di 5,6 punti percentuali, mentre i ritardi gravi sono passati dal 16,3% del 2010 all’attuale 20,7% attuale (per fortuna però si nota un lieve miglioramento rispetto ad un anno fa, quando la quota era invece del 23,9%). Rispetto all’anno scorso invece i pagamenti puntuali sono diminuiti del 16,5% e quelli oltre il mese di ritardo aumentati del 2,5%.

pagamenti 2
Fonte: Cribis D&B

Le imprese più virtuose della GD/DO sono localizzate nel Nord Est, dove sono puntuali il 31,8%. Segue il Nord Ovest (15,3%), il Centro (16,4%), chiude il Sud (9,8%).

Fuori dall’Italia

Nel confronto europeo del comparto GD/DO, l’Italia si colloca all’ultima posizione nei ranking dei pagamenti. Performance di pagamento problematiche anche per Regno Unito e Polonia, caratterizzate da concentrazioni superiori al 15% nella classe oltre 30 giorni e con pagamenti puntuali rispettivamente del 19% e del 23%.

pagamenti 3
Fonte: Cribis D&B

La best performer di settore è la Germania, in cui il 68,9% delle imprese paga regolarmente e i ritardi gravi restano al di sotto del punto percentuale. Bene anche Olanda (58,7%) e Spagna con il 54,9%.

Negli Stati Uniti le imprese che rispettano i termini concordati rappresentano il 48,5% del totale, mentre in Canada solo il 21,7%. Percentuali di pagatori regolari piuttosto contenute per il comparto GD/DO in Asia con valori inferiori al 9% per Tailandia e Filippine.

 

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare