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Scopa batte mocio 74% a 56%. E il bucato piace profumato

Scopa in vetta al gradimento. Almeno in Italia dove si accaparra il 74% delle preferenze contro il 56% del mocio.  Situazione opposta al resto d’Europa dove la ramazza, invece, gli cede il passo (59% “lei”, 64% “lui”). Quanto al ruolo della donne nelle attività domestica, se la media europea si attesta al 49%, nel nostro Paese, invece, raggiunge il 56%. Mentre scende al 40% in Spagna.

A dirlo è la survey Nielsen Global Home-Care realizzata da Nielsen su un campione di oltre 30.000 individui in 61 Paesi tra i quali l’Italia.

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“Le abitudini di acquisto dei consumatori – ha dichiarato l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – sono condizionate da diversi elementi, quali il background culturale, la disponibilità di prodotto, considerazioni di ordine economico, dinamiche sociali e politiche. Per ciò che concerne i prodotti dell’home care e del laundry vale la pena tenere conto dei seguenti macro trend: la diffusione di lavatrici e lavastoviglie nei paesi emergenti, l’aumento delle donne che conducono una vita professionale, il tasso dei divorzi e la crescita dell’età media nei matrimoni, il trasferimento in zone ad elevata urbanizzazione, l’approccio alla multicanalità in fase di acquisto, l’utilizzo del mobile con la conseguente ampiezza delle informazioni a disposizione e l’intensificazione dei ritmi di vita. Questi fattori inducono alla ricerca di prodotti altamente personalizzati, sempre più efficaci e rapidi nell’azione, contenuti in packaging funzionali sia dal punto di vista delle quantità che dello spazio occupato nelle case sempre più piccole, facili e leggeri da trasportare. L’efficacia dei prodotti, quindi, non può essere più considerata l’unica ragione dell’acquisto, bensì deve essere coniugata con caratteristiche innovative in grado di soddisfare nuove esigenze di consumo. L’interesse per i prodotti ecofriendly costituisce un ulteriore elemento di differenziazione dei medesimi”.

I negozi più frequentati
L’83% degli italiani, per i suoi acquisti nel comparto cura casa, sceglie la GDO, a fronte dei negozi tradizionali a conduzione familiare, dove si reca solo l’8% della popolazione. Il 5% si rivolge all’online: dato di poco inferiore a quello del Regno Unito che, in testa agli altri Paesi europei, fa registrare il 7% di questa categoria di consumatori.
Prezzi convenienti e sconti (55% e 34%) risultano i driver d’acquisto principali.

Come seconda motivazione troviamo il grado di accessibilità del punto vendita (36%) seguita dalla gamma di prodotti disponibili (33%). L’ampio assortimento viene a costituire fattore premiante in questa categoria di spesa.

 

Schermata 2016-04-06 a 12.37.02Quanto un prodotto è giudicato valido?
I requisiti di un buon prodotto per la detergenza di superfici sono innanzitutto l’efficacia, menzionata dall’82% del campione, e la convenienza (buon rapporto qualità/prezzo) dichiarata dall’84% degli intervistati. Fra le altre motivazioni che conducono all’acquisto, la consuetudine con un determinato prodotto vale più  del marchio di fiducia (75% vs 64%). A seguire, l’attenzione al packaging. Gli Italiani sono invece meno sensibili rispetto alle caratteristiche “green”, visto che solo il 49% preferisce una confezione ecosostenibile e il 47% ricerca packaging derivati da elementi di riciclo.

L’importanza dei disinfettanti. E del profumo
La funzione disinfettante non è mai trascurata: il 17% preferisce un pulitore multi-uso che abbia azione disinfettante, mentre per il detersivo da bucato, l’azione disinfettante in Italia è richiesta dal 32% del campione, al di sopra della componente green (ecofriendly 22%, senza agenti chimici aggressivi 25%). All’opposto il dato europeo per cui la caratteristica di disinfettante è richiesta solo dal 19% dei rispondenti, mentre la valenza green sale rispettivamente al 25% e 30%.
Agli italiani, infine,  interessano anche l’azione smacchiante (51%) e la profumazione gradevole (36%).

Secondario, sembra, il fattore prezzo, sesto in classifica.

 

E-commerce, il mercato non è europeo: 4 siti su 10 applicano il geoblocco

Il geoblocco è comunemente praticato nell’e-commerce in tutti i Paesi dell’Unione Europea, impedendo ai consumatori di acquistare beni di consumo e di accedere a contenuti digitali online nei Paesi diversi dal proprio: lo rileva un’indagine antitrust nel settore del commercio elettronico avviata nel maggio 2015 dalla Commissione europea, e tuttora in corso. Si pensava che l’e-commerce fosse un modo per abbattere le frontiere ma in realtà così non è stato: le risposte inviate da oltre 1.400 dettaglianti e fornitori di contenuti digitali dei 28 Stati membri ai responsabili dell’indagine dimostrano che nell’UE i geoblocchi sono comuni e diffusi: il 38% dei dettaglianti che vendono beni di consumo (abbigliamento, calzature, articoli sportivi e apparecchi elettronici) e il 68% dei fornitori di contenuti digitali hanno affermato di applicare i geoblocchi nei confronti dei consumatori che si trovano in altri Stati membri dell’UE.

Riguardo alla vendita di prodotti, il geoblocco assume in genere la forma di un rifiuto di consegna all’estero. Ci sono però anche casi di rifiuto di accettare sistemi di pagamento esteri e, in misura minore, casi di ridirezionamento verso altri siti e di blocco dell’accesso al sito. La maggioranza dei geoblocchi deriva da decisioni commerciali unilaterali dei dettaglianti, ma il 12% di questi ultimi afferma di essere soggetto a restrizioni contrattuali alla vendita oltreconfine per almeno una delle categorie di prodotti offerti.

Per quanto concerne i contenuti digitali online, il geoblocco viene applicato dopo avere analizzato l’indirizzo IP (Internet Protocol) dell’utente, che permette di identificare e localizzare il computer o lo smartphone. Il 59% dei fornitori di contenuti digitali che ha risposto ha precisato che sono i fornitori a monte che impongono per contratto l’uso dei geoblocchi. Per quanto riguarda la diffusione dei geoblocchi, esistono notevoli differenze, che dipendono dalle categorie dei contenuti digitali e dagli Stati membri dell’UE. I risultati dell’indagine però, basati su risposte delle aziende avvenute su partecipazione volontaria, non possono essere considerati statisticamente rappresentativi rispetto al complesso dei mercati del commercio elettronico dell’Ue.

Queste e le altre informazioni raccolte dalla Commissione sono volte ad individuare eventuali problemi di concorrenza, ma integreranno anche le altre azioni della Commissione nel quadro della Strategia per il mercato unico digitale per affrontare il problema degli ostacoli che intralciano il commercio elettronico transfrontaliero.

Spiega Margrethe Vestager, commissaria europea responsabile della politica di concorrenza: «Le informazioni raccolte grazie alla nostra indagine settoriale sul commercio elettronico hanno confermato gli indizi che ci hanno spinto ad avviare l’indagine: non solo la pratica dei geoblocchi impedisce spesso ai consumatori europei di acquistare prodotti o contenuti digitali online in altri paesi dell’UE, ma esistono casi in cui tale pratica è il risultato di restrizioni previste dagli accordi tra fornitori e distributori. Il fatto che un’impresa che non occupa una posizione dominante decida unilateralmente di non vendere all’estero esula dal campo di applicazione del diritto della concorrenza. Tuttavia, se la pratica del geoblocco viene adottata in virtù degli accordi, dobbiamo verificare se non siano all’opera comportamenti anticoncorrenziali, cui si può porre rimedio utilizzando gli strumenti di cui l’Unione europea dispone in materia di concorrenza».

Salse, una categoria in piena ascesi. Il report di Nielsen

Salse, una categoria in piena ascesi. In un clima di lieve ripresa un po’ per tutto il grocery,  il comparto delle salse (+1% di crescita di fatturato) conferma un trend chiaro già da tre anni: +1% nel 2014 (+un anno negativo per l’alimentare) e un +3,5% nel 2013.

Nell’ultimo anno, rivelano i dati Nielsen – la crescita delle salse è spinta dall’area 1 che registra un aumento di fatturato del 3%, grazie a un lieve aumento dei volumi e soprattutto al contributo dei prezzi (+2%). Positivo l’andamento anche in area 2, benchè su livelli più bassi. Chiaramente siamo davanti ad un andamento in linea con quello del Grocery:  positivo nel Nord Italia più in sofferenza in Area 4, l’unica ad evidenziare una flessione (-0.9 a volume, -1.8 a valore) pur a fronte di un elevato e crescente sostegno promozionale (in crescita dai 37 ai 39 punti).

I canali distributivi

In termini di fatturato sono positive le grandi superfici (Iper e Super), in particolare gli Iper (+2,1%) che puntano ulteriormente su una amplissima scelta assortimentale per il consumatore (passando dalle 77 alle79 referenze) e che supportano la categoria con un sostanzioso sostegno promozionale (vicino al 33%). Anche i supermercati incrementano la gamma di referenze e ne beneficiano di conseguenza (+1.3% di fatturati ).

Rilevante la crescita del discount (+5.1% a valore), un risultato più elevato del totale Grocery (+4.2%) .

In lieve calo di fatturato le superfici più piccole, i Liberi servizi e i negozi tradizionali (rispettivamente -2% e -5%).

Chi sale e chi scende

Le salse da contorno (+6% in fatturato) sono quelle più performanti, grazie alla crescita di tipologie come la Barbecue, la Tonnata e la Messicana. Si registra un aumento assortimentale e un maggiore sostegno (anche pubblicitario) all’utilizzo di nuovi tipi di salse rispetto alle tradizionali, utilizzando anche la leva promozionale.

I prodotti più tradizionali sono invece poco dinamici: su livelli migliori il segmento principale della Maionese (+0.4%), che rimane quello dove è maggiore l’utilizzo promozionale (33%), mentre è in calo l’altro segmento importante, il Ketchup, sia nei volumi (-2%) che nei fatturati (-1%) nonostante la spinta promozionale rilevante.

Negativa invece la Senape (-6% a Volume e -4% a Valore). Le salse Dressing crescono solo a volume (+6%) con un prezzo medio più basso (-7%) legato all’aumento distributivo nei Discount e all’aumento sensibile delle promozioni che si portano oltre il 20%.

 

Lavoro, ambiente e sicurezza: le tre priorità delle aziende. L’indagine Gfk

Lavoro, ambiente e sicurezza: queste secondo i consumatori italiani le responsabilità prioritarie per le aziende di oggi. Ecco quanto emerge da un’indagine GfK che ha coinvolto 27.000 persone di 22 paesi.

Ai primi tre posti tra i compiti aziendali più importanti troviamo: offrire buoni posti di lavoro, essere responsabili nei confronti dell’ambiente e proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori. La priorità lavorativa è uguale tanto per gli uomini quanto per le donne, mentre la classifica cambia leggermente a seconda del genere dell’intervistato, per quanto attiene agli altri posti sul podio: gli uomini mettono al secondo posto investire in ricerca e tecnologia; le donne proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori.Responsibilities-Companies-Countries_Web-RGB_GfK-Infographic

Anche l’età dell’intervistato influenza la classifica delle responsabilità aziendali. Per le persone tra i 50 e i 59 anni, infatti, al primo posto c’è la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori, mentre dopo il 60 anni contano soprattutto gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. Al contrario, i più giovani (15-19 anni) inseriscono in classifica anche la capacità di offrire beni e servizi a prezzi ragionevoli, cosa abbastanza comprensibile, vista la bassa capacità di spesa di questa fascia di età.

La tutela dell’ambiente e la sostenibilità rappresentano temi importanti soprattutto per le fasce d’età più giovani (dai 15 ai 49 anni).

I risultati fuori dall’Italia

La classifica generale vede al primo posto tra i compiti delle aziende quello di garantire buoni posti di lavoro (nominato dal 47% delle donne e dal 46% degli uomini) e al secondo la produzione di beni e servizi di buona qualità (41% per entrambi).

Il terzo posto in classifica cambia invece a seconda del genere dell’intervistato: per le donne è importante tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori (40%) mentre per gli uomini nominano come terza responsabilità più importante la tutela dell’ambiente. Si riscontrano delle differenze anche nelle posizione più basse della classifica: gli uomini citano più di frequente (21%) tra i compiti aziendali quello di investire in ricerca e tecnologia, rispetto alle donne (13%).
Nei vari Paesi coinvolti nell’indagine, si evidenziano sensibilità diverse su quali siano i compiti principali delle aziende di oggi. Per Regno Unito e Belgio, ad esempio, è molto importante che le società paghino una quota adeguata di tasse (rispettivamente al primo e al secondo posto in classifica). Svezia, Cina e Hong Kong contano invece i livelli più alti di persone che citano la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei primi tre posti della classifica. Per i Messicani, infine, la priorità va alla tutela mbientale.

 

 

 

Smalti, mascara e creme per il viso: ecco i prodotti di bellezza più acquistati online

Specchio, specchio delle mie brame quali sono i prodotti di bellezza più in voga nel reame (anche di quello online)?

Appurato che ad andare per la maggiore sono quelli green, bio ed ecosostenibili, sul canale online (ci rivela un’indagine realizzata da Showroomprive.it su un campione di 1.000 italiani) i più acquistati sono crema per il viso, smalti e mascara.

La top 5

Secondo l’indagine condotta “le creme per il viso” sono il prodotto di bellezza più acquistato online dal 13,7% degli italiani, seguite subito dagli “smalti”, preferiti dal 13,3% dei rispondenti. Al terzo posto troviamo “i mascara” con il 12,9% delle preferenze, seguiti dai “profumi” (11,5%) e dai “prodotti per la cura dei capelli” (10,3%).

“Rossetti e gloss” occupano la sesta posizione (9,5%), seguiti dai “prodotti da bagno” con il 9%, all’ottava posizione troviamo “crema per il corpo” (7,9%) e alla nona gli “ombretti” con il 7,7% . In fondo alla classifica, anche perché fortemete condizionati dalla stagionalità, troviamo i “solari” (4,2%).

L’investimento

Per quanto riguarda la spesa media annua, il 60,9% degli italiani intervistati dichiara di non spendere online più di 50 euro in prodotti di cosmetica, mentre il 23,4% investe tra i 50 e i 100 euro e il 15,7% oltre i 100 euro.

Paese che vai, colori che trovi

1f7169dd-fdd4-486a-8d1f-9627b9772b93__O“Tra i vari paesi europei – spiega Virginia HernándezInternational PR Manager and Business Development di Showroomprive.com – esistono poi alcune differenze nelle abitudini di consumo per quanto riguarda la scelta della gamma cromatica: colori più accesi come il rosso, i gialli e le sfumature del blu sono infatti più popolari in Italia che in altri paesi come Spagna o Portogallo. Le italiane inoltre risultano più propense a sperimentare nuovi colori e texture e sembrano più attente nel seguire le ultime tendenze proposte dalle passerelle della moda anche in fatto di make-up.”

 

Articoli collegati: Nella cosmesi è sempre più e-commerce

Nella cosmesi è sempre più e-commerce: 170 milioni nel 2015, +22%

Valgono 170 milioni di euro gli acquisti online di prodotti cosmetici nel 2015, in crescita del 22% sull’anno precedente. Più dell’intero Net Retail italiano (+19% nel 2015 rispetto al 2014). Lo rivela il report di Netcomm “Acquisti online di cosmetica – Key Findings”, in uno studio svolto dal Consorzio del Commercio Elettronico e da Cosmetica Italia con L’Oréal e Mediterranea Fratelli Carli e con il supporto di Human Highway.

Gli acquirenti online di cosmetica sono il 16,2% degli utenti Internet italiani maggiorenni. Due acquirenti online di cosmetica su tre sono donne (65,4%) e in metà dei casi hanno un’età compresa tra 25 e 44 anni ma in media più elevata del totale degli acquirenti online. Gli acquirenti online di prodotti di cosmetica sono cresciuti del 18% nell’ultimo anno, raggiungendo i 4,7 milioni di individui, 2 milioni dei quali sono acquirenti abituali, ovvero hanno acquistato più di una volta un prodotto di cosmetica negli ultimi sei mesi.

Nel 2015 ogni 100 euro spesi in Italia in prodotti di cosmetica, 2,2 sono passati attraverso il canale online. L’acquisto online di prodotti cosmetici avviene nell’89% dei casi su un sito Web del merchant e solo in 11 casi su 100 via App. I merchant più utilizzati nell’acquisto online sono gli eRetailer, ovvero soggetti nati con la Rete e che non esistevano prima dell’avvento di Internet, seguiti dai produttori che trovano nell’online il modo per raggiungere direttamente i propri clienti.

A guidare lo shopping online è soprattutto la comodità, che comprende la convenienza (risparmio, offerte) e la disponibilità (prodotti difficili da trovare, ampio catalogo disponibile). Consegna gratuita e prezzo conveniente rispetto al negozio poi sono parametri di garanzia per un servizio di acquisto online perfetto, insieme a sicurezza, affidabilità, serietà e ottime recensioni.

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“È con un segnale positivo che si aprono le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia in occasione del Cosmoprof di Bologna – ha dichiarato Gian Andrea Positano, Responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia -. Sul fronte del mercato interno il 2015 segna infatti una crescita del 2,2% per un valore che supera i 9.700 milioni di euro. In questo contesto la rilevazione delle vendite di cosmetici online è prossima ai 170 milioni di euro nel 2015, analogamente agli andamenti positivi registrati dalle vendite dirette (oltre 720 milioni di euro, +15%), che testimoniano un’evoluzione nelle modalità di acquisto dei consumatori cui la ricerca coordinata con Netcomm offre un significativo quadro di analisi”.

 

Più smartphone meno tablet e acquisti più veloci

Nel quarto trimestre del 2015 il settore health & beauty nell’e-Commerce a livello mondiale ha registrato un aumento del 25% dei carrelli con una crescita del 19% degli ordini. Secondo i dati dello Shopping Index rilasciati da Demandware, a livello globale, con un calo rispettivamente del 19% e 10 il tablet stia vivendo un momento di crisi. Mentre lo smartphone continua a registrare un aumento del traffico del 30% e una crescita degli ordini del 50% anno su anno. Nel settore beauty, il Pc resta il dispositivo preferito (46% di traffico e 69% degli ordini), seguito dallo smartphone (46% e 21%) e, ultimo, il tablet (8% di traffico e 11% degli ordini).
Cambiano anche i tempi di acquisto, con visite più efficienti nel coinvolgere i consumatori e una tendenze verso una navigazione e acquisti più veloci. Nel beauty, il tempo medio di permanenza per visita nel corso del Q4 del 2015 è diminuito del 10% (7,2 minuti); da smartphone la diminuzione è stata del 16%, pari a 6,3 minuti.

Nel beauty la crescita del 10% delle visite ha portato a un aumento del 25% dei carrelli e, conseguentemente, a un incremento del 19% degli ordini.

È però l’abbigliamento il settore che nel quarto trimestre ha registrato una crescita degli ordini molto maggiore rispetto agli altri segmenti. Nel commercio digitale sono i settori bellezza e cosmesi a registrare i più alti tassi di sconto, insieme all’abbigliamento sportivo. La spedizione gratuita è uno strumento universale utilizzato in diversi segmenti e Paesi: ormai gli acquirenti se l’aspettano sempre di più. Nel settore beauty la spedizione gratuita è applicata nell’84% dei casi e su un valore medio di ordine di 82 USD, mentre il tasso medio di sconto è pari al 19%.

 

Tonno Callipo: sale iodato anche nel tonno all’olio d’oliva

Giacinto Callipo Conserve Alimentari, sulla scia del successo ottenuto lo scorso anno con la linea di Filetti di Tonno al naturale con sale iodato Presal®, ha esteso questa importante novità anche alla linea di Filetti di Tonno all’olio di oliva.

“Alla qualità indiscussa dei nostri Filetti di Tonno – spiega il Direttore Commerciale Angela Neglia –  abbiamo voluto aggiungere un plus in più: il sale iodato Presal®. Il nostro prodotto rappresenta così un valido alimento per l’assunzione della corretta quantità giornaliera di iodio.

I nostri Filetti di Tonno, che da sempre lavoriamo completamente in Italia, invasettandoli a mano, sono un prodotto sano, nutriente e di altissima qualità. Sono adatti all’alimentazione di tutta la famiglia perché, per la loro produzione, non vengono utilizzati ingredienti aggiunti quali conservanti o aromi”.

Ma perchè è importante assumere sale iodato?

Perché favorisce il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea, contribuisce alla normale crescita dei bambini, allo sviluppo del sistema nervoso centrale e alla regolazione dei processi metabolici dell’organismo. La quantità che viene però normalmente assunta con la dieta è insufficiente a soddisfare il fabbisogno giornaliero, per questo è importante anche l’apporto di alimenti che lo contengono.

Nello specifico 100 grammi di Tonno Callipo con sale iodato Presal® garantiscono un valore medio di iodio pari al 70% del NRV (Valore nutrizionale di riferimento).

36,9 miliardi: il valore del settore alimentare cresce e batte la crisi grazie anche all’export

36,9 miliardi: tanto vale oggi il settore alimentare grazie ad un aumento dell’export pari all’8%. E per il 2020 gli obiettivi sono ancora più ambiziosi: 50 miliardi di euro è la previsione del Governo.

Il successo del comparto alimentare (133 miliardi di fatturato e 58mila imprese) è indubbio.

Tante le dinamiche sottese a queste performances, come rivela il libro “Strategie e performance dell’industria alimentare”, edito da McGraw-Hill e frutto di un lavoro in team dell’Università Cattolica.

Per la prima volta è stata indagata la performance economico-aziendale del settore, attraverso la rielaborazione dei dati di bilancio di 448 imprese ed un questionario rivolto a 120 di esse, caratterizzate da maggiore competitività.

“All’inizio dell’indagine intuivamo che il settore alimentare aveva risposto bene alla crisi, ma l’obiettivo era proprio quello di scoprire le cause di questa tenuta – ha dichiarato il professor Lorenzo Ornaghi, Presidente dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica – Immaginavamo di dover analizzare sicuramente ragioni di ordine economico, ma la nostra attenzione si è focalizzata anche nel capire chi fossero gli imprenditori, i loro percorsi personali, la loro capacità di far tesoro delle esperienze dei fondatori e, non da ultimo, le modalità con le quali affrontano il tema della successione nella guida dell’impresa”.

La ricerca

La prima fase ha visto l’analisi dei principali dati di bilancio delle imprese nei sette anni dal 2007 al 2013. In particolare, l’analisi si è focalizzata su: Ricavi, EBITDA/Vendite (margine lordo), ROA (Return on Assets), Posizione finanziaria netta (PFN), Mezzi propri/Mezzi di terzi, liquidità primaria.
La seconda fase della ricerca si è basata sulla somministrazione di un questionario alle 120 imprese caratterizzate da maggiore competitività e rappresentative dei diversi comparti.

«L’internazionalizzazione – ha spiegato Fabio Antoldi, Direttore del Centro di ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale (CERSI) dell’Università Cattolica e autore del libro insieme a Daniele Cerrato e Antonio Campati –  denota inequivocabilmente il Dna delle imprese di successo, un processo non recente e che si sta allargando: stanno comparendo nuove direttrici di export che sono prevalentemente Stati Uniti, Canada e mercati asiatici. A ciò si associa spesso una notevole capacità innovativa, incrementale non radicale, che si manifesta soprattutto nel packaging, nei nuovi formati e nel lancio di nuovi prodotti. Mediamente le imprese d’eccellenza presentano tre, quattro innovazioni all’anno, puntando sulla qualità, ma anche sulla tradizione perché si tratta per la maggior parte di aziende familiari dove le generazioni che si susseguono garantiscono una certa continuità”.

Questa forza strutturale del comparto rende possibile l’obiettivo dei 50 miliardi di euro di export da raggiungere entro il 2020, come ha sottolineato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare:

“C’è un percorso di continuità che parte dalla ricerca fatta da Ornaghi sulle principali imprese italiane dell’industria alimentare, passa attraverso la grande vetrina di Expo 2015 che si è rivelata un palcoscenico unico per il nostro modello agroalimentare ed una piattaforma unica d’incontri di affari, grazie alla presenza d’imprese straniere, top buyer, investitori da tutto il mondo, distributori e fornitori, e arriva fino a Cibus 2016.
La prossima edizione di Cibus rappresenterà, quindi, l’occasione di consolidare e rilanciare l’eredità di Expo e sarà una nuova occasione di business, l’obiettivo è chiaro: 50 miliardi di export entro il 2020, un obiettivo possibile anche grazie all’apertura verso nuovi mercati dove esportiamo non solo il Made in Italy, ma quello che definiamo Made with Italy, il know how italiano ed il modo efficiente e sostenibile di produrre eccellenze”.

Granarolo SPA: approvato il bilancio 2015. Cresce il fatturato

Granarolo S.p.A.: il Consiglio di Amministrazione ha approvato il Progetto di Bilancio che sarà sottoposto all’Assemblea degli Azionisti in calendario il 13 aprile in unica convocazione.

“Nonostante un calo significativo dei consumi di latte e della marginalità che ne deriva, i risultati 2015 – dichiara Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo – sono da considerarsi positivi e in linea con il nostro piano industriale, con una crescita del fatturato e un risultato netto raddoppiato rispetto al 2014, soprattutto grazie ai risultati raggiunti sui mercati internazionali.

I principali risultati consolidati 2015
I ricavi consolidati delle vendite hanno raggiunto € 1.078 milioni in aumento di € 40,9
milioni pari ad un incremento del 3,9% rispetto al 2014.
La Business Unit Latte e Bevande registra un fatturato di € 445 milioni, in decremento del
5,9% rispetto al 2014, per effetto di un importante calo dei consumi che in Italia ha portato
negli ultimi 6 anni a una riduzione di 320.000 t del mercato del latte.
La Business Unit Derivati del Latte e Altro ha registrato ricavi per €633 in notevole
incremento rispetto al 2014 (+12,2%) derivante da crescita organica e acquisizioni.
Si segnala l’incremento delle vendite all’estero con una crescita del 15,3% in area UE e del
170% in area extra europea.
L’Ebitda del Gruppo si è attestato a € 69,7 milioni pari al 6,5% dei ricavi delle vendite, in
crescita rispetto al 2014 di € 9,9 milioni (+ 16,6%), grazie al contributo dell’innovazione
prodotti ed alla forza dei marchi del Gruppo.

L’Ebit è di € 29,5 milioni pari al 2,7% dei ricavi di vendita, in crescita di € 3,3 milioni
rispetto all’esercizio precedente.
Il risultato netto di Gruppo, pari € 18,0 milioni, più che raddoppiato rispetto al dato al
2014.
La posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2015 è migliorata di € 25,9 milioni rispetto
al 2014, attestandosi a 97,6 milioni, pur in presenza di un programma impegnativo di
acquisizioni.
Il patrimonio netto consolidato si attesta a € 228,0 milioni, in aumento rispetto al 2014 di €
26,3 milioni.
Il Consiglio di Amministrazione ha deciso di proporre all’Assemblea degli Azionisti la
distribuzione di un dividendo di €11,7 milioni, il più alto mai distribuito dal Gruppo, pari a
0,15 euro per ciascuna azione, al lordo delle ritenute di legge. In questo modo l’azionista di
maggioranza Granlatte potrà utilizzare i dividendi per arrivare a una remunerazione più
vicina alle aspettative degli allevatori italiani.

Mediobanca fotografa la Gdo 2010-2014 e anche in Italia il discount vince

Eurospin Italia campione di crescita (+48,7%) e di redditività con un roe nel 2014 pari al 24,2%; Esselunga, seconda ma staccata, di efficienza,  con 16mila euro di vendite per metro quadro. Questi i dati che colpiscono a una prima lettura del rapporto “I maggiori gruppi italiani della Gdo alimentare, 2010-2014″ dell’Area Studi Mediobanca. A conferma della forza davvero dirompente del modello discount che non accenna a recedere e vince anche in Italia, oltre che in molti altri Pesi europei (emblematico è il caso del Regno Unito che abbiamo raccontato in vari suoi aspetti).

La fotografia è a dir poco in bianco e nero: tra 2010 e 2014 infatti il fatturato dei maggiori operatori della Gdo italiana è cresciuto  dell’1,5%, ma ha ceduto l’1% nell’ultimo anno. Il contesto italiano risulta contraddistinto da uno scenario particolare e anche contradditorio con una bassa presenza di grandi superfici (1,4% degli esercizi) e un libero servizio che copre il 50% del totale; un’offerta complessiva elevata pari a 226mq ogni mille abitanti, meno della Germania (343 mq), ma davanti a Spagna (, i 193 della Francia e i 99mq del Regno Unito; forte apertura del mercato, con i primi tre operatori della Gdo rappresentano il 34% del mercato contro il 53/54% di Francia e Spagna e il 61% di Germania e Regno Unito.

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Eurospin “vince” su vari fronti: veloce riciclo del magazzino (17,5 giorni), rapido pagamento dei fornitori (67 giorni), bassa incidenza dei costi del personale (5,6% del fatturato), meno della metà della media degli altri operatori, con un fatturato per addetto doppio rispetto ad Esselunga: 650mila euro contro 325mila. Eurospin conta 6.300 dipendenti contro i 21.100 di Esselunga. Dal 2010 Eurospin ha cumulato utili netti per 550 milioni, metà di quanto realizzato da Esselunga che ha toccato 1,1 miliardi. Profondo il rosso di Carrefour: -2,4 miliardi di euro.
Ed è innegabile la sofferenza delle insegne francesi. La perdita di fatturato ha fatto seguito a dinamiche differenti delle strutture commerciali. Dal 2010 Carrefour ha ridotto dell’ 11,1% i punti vendita complessivi (diretti e franchising/affiliazione), passando da 1.302 a 1.158 (-144 unità). Nel caso di Auchan-SMA si è invece avuto un progresso del 2,6%, da 1.827 a 1.875 (+48). Le maggiori espansioni sono segnate da Eurospin Italia (+19,4%) e Coop (+9,3% su base omogenea), seguite da Esselunga (+5,7%). La rete più estesa nel 2014 è quella di Auchan-SMA con 1.875 punti vendita, dei quali oltre l’82% in franchising/affiliazione, formula cui il gruppo francese fa ricorso più estensivo (81,9% del totale), seguito da Carrefour con 1.158 punti (55% circa in franchising/affiliazione) e Eurospin Italia con 1.003 punti (diretti e franchising). Esselunga (149) e Coop (802) gestiscono solo proprietà.
pdv-gdo

Sguardo sulle Coop

Il sistema Coop ha chiuso il 2014 con un fatturato aggregato a 11,2 miliardi, in perdita operativa (-0,2% il mon sul fatturato), ma con un risultato corrente (2,6% del fatturato), grazie al contributo della gestione finanziaria (2,8% del fatturato). Sei delle 11 società dell’aggregato Coop hanno chiuso il 2014 con una perdita operativa. Coop Liguria è stata la migliore (mon al 2,7% del fatturato). In cinque anni l’aggregato delle coop ha cumulato utili per 53 milioni, rivenienti da proventi finanziari netti per 1.036 milioni, margini industriali per 136 milioni e proventi non ricorrenti per 194 milioni, a fronte di svalutazioni finanziarie per 814 milioni e imposte per 499 milioni. Unicoop Firenze è la cooperativa di maggiori dimensioni (2,7 miliardi) e quella più efficiente (13.800 euro per mq). Dal 2016 è operativa Coop Alleanza 3.0, fusione di tre precedenti cooperative, con ricavi stimati in 5 miliardi di euro.

Fatturato_aggregate_Coop

Il report esamina sei tra i maggiori Gruppi italiani della Gdo operanti prevalentemente nella distribuzione alimentare al dettaglio: Auchan-SMA; Canova 2007, holding della famiglia Brunelli cui fa capo la Finiper, con i marchi Iper e Unes; Carrefour Italia; Eurospin Italia, catena discount controllata con quote paritetiche del 25% ciascuna dalla cooperativa DAO – Dettaglianti Alimentari Organizzati (Lavis, Tn), Migross (della famiglia veronese Mion), Shop (della famiglia Pozzi, attraverso la Supermarkets Dugan) e Vega (cooperativa di dettaglianti attiva in Veneto e Friuli VG); Supermarkets Italiani della famiglia Caprotti con il marchio Esselunga; e le cooperative di consumatori (nove più due società da esse controllate) operanti a marchio “Coop”.

Una sintesi del rapporto è scaricabile a questo link.

 

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