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Trend nel food retail, Epta presenta strategie e modelli

“I comportamenti d’acquisto guidano, da sempre, la trasformazione dei modelli di business nel mondo Retail. Se il 2020 sarà ricordato come l’anno che ha condotto le Insegne a una più rapida evoluzione delle loro strategie, è troppo semplicistico sintetizzare il bilancio del 2021 e le previsioni per il 2022 come transizione verso il new normal” dichiara Giorgio de Ponti di Epta – gruppo multinazionale specializzato nella refrigerazione commerciale – che continua: “Il cambiamento profondo nella vita personale e lavorativa delle persone ha, infatti, drasticamente influenzato la sociologia dei consumi, con conseguenti impatti sulle strategie di marketing dei brand e dei Retailer, oltre che sull’organizzazione degli spazi cittadini.”

Approfondiamo con il Product Strategy Manager di Epta i principali trend in atto nella Distribuzione Organizzata.

“Prossimità, customer journey e sostenibilità sono le parole chiave della nuova concezione di fare Retail, che trovano conferma nel concept “ville du quart d’heure”. Si tratta di un modello virtuoso, a misura d’uomo e rispettoso dell’ambiente, studiato per trasformare gli spazi urbani in realtà policentriche basato su economie locali. Un luogo dove i cittadini, sfruttando al massimo le opportunità offerte dalla tecnologia, possono trovare tutto ciò di cui hanno bisogno in un perimetro percorribile a piedi in 15 minuti. Nel mondo della GDO questo si concretizza, oltre che nell’accelerazione della crescita dei negozi di vicinato – già in atto da diversi anni – nell’ascesa, negli ultimi mesi, di un format inedito, il quick commerce”.

Quali sono le caratteristiche chiave del quick commerce, l’innovativa formula che sta rivoluzionando il settore grocery?
“Il quick commerce nasce per soddisfare l’esigenza di ordinare prodotti online e di riceverli, a domicilio, in una manciata di minuti. Il servizio, proposto da nuovi player, permette, tramite apposite APP, di ricevere un determinato set di articoli, in modo comodo e rapido. In dettaglio, la consegna viene effettuata entro 15 minuti, suddivisi tra fase di picking (circa 3 minuti) dal magazzino urbano limitrofo e delivery (circa 12 minuti) tramite operatori muniti di bicicletta elettrica. I magazzini di prossimità preposti allo stoccaggio di prodotti anche freschi e surgelati sono situati in posizioni strategiche nelle grandi metropoli e riforniti dei principali beni di consumo, con un assortimento di circa 1500-2000 referenze. Lo scopo è, infatti, rispondere con un’offerta mirata ai gusti e alle preferenze degli acquirenti, garantendo altresì prodotti perfettamente conservati nelle loro caratteristiche organolettiche.” e continua “In questo scenario sempre più dinamico, Epta supporta i Retailer con soluzioni in grado di governare la complessità del nuovo paradigma. Le soluzioni ad hoc proposte da Epta per il format sono le celle modulari Misa e banchi a gruppo incorporato per freschi e surgelati firmati Costan.”

Quali sono i plus dell’offerta integrata Epta?
“I plus della nostra offerta integrata sono principalmente due: il rispetto dei vincoli acustici e tecnico-progettuali previsti per la creazione di questa tipologia magazzini nei centri cittadini e un uso razionale degli spazi di stoccaggio, requisito fondamentale del quick commerce. Le soluzioni Epta assicurano bassi livelli di rumorosità e, essendo self-contained, sono adatte per locali privi di sala macchine. È infatti fondamentale disporre di soluzioni di refrigerazione che possano migliorare l’efficienza della logistica. Le celle Misa sono disponibili con dimensioni minime di 40cm e moduli successivi di 20cm, per un’ottimizzazione degli spazi che rende funzionale il layout. È possibile optare per pannelli con spessore da 60, 100 e 130mm, finiture esterne e interne in acciaio inox e porte a cerniera o scorrevoli. Inoltre, a garanzia della massima food safety le soluzioni Misa sono trattate con il sistema antibatterico a ioni d’argento Epta Food Defence, per una protezione a contatto, permanente per tutta la sua vita utile.” e continua “Inoltre, i banchi verticali a gruppo incorporato per freschi e surgelati Costan offrono una visibilità potenziata degli articoli preconfezionati grazie alle ampie vetrate, a favore della massima velocità di prelievo dei prodotti. Questa si combina con performance energetiche ottimali, dimensioni compatte e un’elevata capacità di carico, all’insegna della redditività dei Retailer. Infine, il massimo rispetto dell’ambiente è garantito dall’utilizzo del refrigerante naturale propano R290.”

Come evolve il rapporto tra canali fisici e online?
“In Italia, nel 2021, l’incidenza dell’online grocery share ha raggiunto il 5%*. Seppure il tasso di penetrazione di questo format sia destinato a crescere nel futuro, la spesa presso i negozi fisici continuerà ad essere centrale. Il nostro Paese, infatti, si caratterizza per una solida cultura enogastronomica, che coniuga le eccellenze tradizionali con sapori etnici e ricette salutari. Scegliere personalmente, in-store, ingredienti freschi di qualità per la realizzazione dei propri piatti è un must per la maggior parte degli italiani, incluse le nuove generazioni. Inoltre, superate le restrizioni del 2020, riaffiora la voglia di shopping ed esperienzialità. In tal senso, Epta è al fianco dei Retailer nell’ideazione di aree espositive su misura. Il primo passo è l’analisi delle esigenze, seguito dalla creazione di aree ad hoc. Un processo completo, offerto dal marchio EptaConcept, che si articola dalla definizione dell’allestimento, selezione e customizzazione delle vetrine, scelta di materiali, colori e illuminazione per creare la giusta atmosfera, fino all’installazione. L’obiettivo è la valorizzazione dell’esposizione di cibi e bevande e una maggiore interazione tra i consumatori, i prodotti e il personale. Per il Team EptaConcept concepire un punto vendita esteticamente piacevole significa disegnare anche il sistema di relazioni. La teatralizzazione dei corner porta infatti il Cliente ad avere una percezione più alta della qualità del cibo, a favore di una superiore fidelizzazione”.

Come ulteriore spinta al cambiamento nel mondo Retail, è sentita la necessità di creare un rapporto con i consumatori basato sulla condivisione dei valori?
“Certamente, oggi i consumatori sono alla ricerca di qualcosa di più del semplice acquisto di un prodotto. A seguito della crisi sanitaria, sta emergendo un’economia dell’integrità: i Clienti prediligono quindi Insegne e brand sostenibili, in grado di veicolare valori positivi nei quali riconoscersi. Epta, in linea con il principio della Sustainable Innovation supporta i Retailer nel mettere in luce un approccio virtuoso, consapevole che il “patto con il Cliente” si basi sempre più su fiducia e responsabilità. Il Gruppo, ad esempio, propone sistemi a refrigerante naturale e banchi best-in-class nell’ambito del nuovo regolamento Energy Labeling. Inoltre, le nostre soluzioni di refrigerazione all’avanguardia contribuiscono altresì all’incremento della shelf life e riduzione del food waste. Questi fattori permettono alle Catene della GDO di entrare in maggiore sintonia con i Clienti e raggiungere un pubblico più ampio e sensibile. Abbracciare una filosofia orientata alla sostenibilità a 360° risulta, infatti, premiante e riveste una forte attrattiva per i Consumatori, che, con le loro scelte, si sentono parte di un cambiamento che influenzerà positivamente il futuro”.

Italiani e spesa online, disponibile il terzo report di Everli

Il 2021, benché in maniera differente rispetto al 2020, ha visto ulteriori cambiamenti nello stile di vita e nelle abitudini di consumo degli italiani, complice la continua evoluzione dell’emergenza sanitaria.

In uno scenario in costante mutamento, Everli – il marketplace della spesa online – ha voluto analizzare i propri dati per fornire un’istantanea delle tendenze che hanno caratterizzato la spesa online lungo tutto lo Stivale negli ultimi 12 mesi. In particolare, attraverso il suo terzo Report Annuale ha evidenziato trend e curiose differenze tra le diverse regioni e province, indagando se e come siano cambiati i comportamenti di acquisto in Italia.

I trend della spesa online degli italiani nel 2021
In base al report di Everli relativo al 2021, la classifica delle 10 categorie di prodotto più acquistate dai consumatori del Bel Paese è parecchio cambiata rispetto allo scorso anno, con una crescente tendenza a comprare prodotti salutari. Nello specifico, si conferma capolista di questo speciale ranking la categoria “verdura”, subito seguita da “frutta” (2° posto), spodestando la categoria merendine, che nel 2021 si ritrovano solo al settimo posto. Questa tendenza “healthy” si conferma anche guardando al resto della classifica, che vede quest’anno posizioni più alte occupate da categorie quali pasta di semola corta (3°), insalate pulite e lavate (6°), pane (9°) e agrumi (10°) e registra l’uscita dalla top 10 di categorie particolarmente apprezzate nel 2020, come formaggi e salumi, latte e burro, gelati e scatolame, così come le farine e i preparati per pane e pizza fatti in casa (che nel 2020, complice il lockdown, avevano raggiunto uno stellare +5.046% rispetto al 2019).

Il carrello online degli italiani nel 2021
Negli scorsi 12 mesi, complici limitazioni meno severe rispetto ai lockdown del 2020, il dato relativo alla spesa totale effettuata online in Italia è fisiologicamente leggermente sceso (-4%), mentre il numero complessivo di ordini è salito (+6%), benché con un valore medio del carrello inferiore (-9,8%): segno che i consumatori dello Stivale nel 2021 hanno integrato la spesa effettuata online nella loro quotidianità, gestendo un numero maggiore di spese, ma un po’ più “piccole”. La zona d’Italia che ha visto maggiormente l’affermarsi della spesa online nelle proprie abitudini è stato il Nord-Est (Friuli-Venezia-Giulia e Veneto): infatti, Venezia (+17,5%), Udine (+17%) e Trieste (+15%) sono le tre città dove si è registrata la crescita maggiore anno su anno.

Per quanto riguarda l’organizzazione della spesa, le abitudini degli italiani sono parzialmente cambiate rispetto all’anno precedente: infatti, se nel 2020 era il lunedì il giorno preferito per ordinare la spesa online, nel 2021 è il venerdì la giornata abitualmente deputata a questa attività. La domenica, invece, anche nel 2021 rimane il giorno in cui si registrano meno ordini sulla piattaforma. Sul fronte orari, il mattino si conferma il momento più gettonato per ordinare la spesa online, soprattutto tra le 10 e le 11. Infine, l’app per la spesa è di gran lunga preferita dagli abitanti del Bel Paese rispetto alla versione web (68% vs 31%), con una crescita di ben 7 punti percentuali rispetto al 2020.

Le evidenze più interessanti per ogni categoria
Indagando più nel dettaglio i dati di Everli e mettendo a confronto le abitudini di acquisto online lungo lo Stivale, emergono interessanti curiosità e differenze su gusti e comportamenti dei consumatori tricolore.

Nel corso dell’ultimo anno, Messina è stata la provincia italiana che ha acquistato il maggior numero di prodotti della categoria frutta e verdura (18%), guadagnandosi dunque lo scettro di città più “salutista” del Paese. Mentre l’Emilia-Romagna si riconferma per la terza volta consecutiva la regione più healthy dello Stivale, con ben 3 province nella top 10: Bologna (2° posto), che sale di quattro gradini rispetto al 2020, Parma e Modena, rispettivamente in 4° e 6° posizione.

Sondrio, invece, si aggiudica il primato di città più “godereccia” d’Italia per l’acquisto online di dolciumi, seguita da Napoli al secondo posto e da Taranto (3°). Le spese più ingenti di carne e pesce sono state effettuate in provincia di Caserta: è, infatti al primo posto, con questa categoria che pesa ben il 22% del totale delle spese effettuate. Le fanno compagnia sul podio, Imperia al secondo posto e Alessandria (3°).

Cresce il carrello della spesa sostenibile, lo studio di Osservatorio Immagino

La sostenibilità guida le scelte d’acquisto degli italiani, ma soprattutto permea le politiche delle aziende del largo consumo, che stanno affrontando su più fronti la “transizione ecologica” e lo comunicano sempre più spesso ai consumatori. È quel che emerge dalla nuova edizione dell’Osservatorio Immagino, che ha rilevato ben 35 indicazioni “green” leggibili sulle etichette di oltre 30 mila prodotti venduti in supermercati e ipermercati di tutta Italia. Un paniere significativo e multiforme, che ha superato gli 11,5 miliardi di euro di vendite, mettendo a segno un aumento di +3,2% rispetto ai 12 mesi precedenti e contribuendo per quasi il 30% al sell-out di tutto il paniere rilevato dall’Osservatorio Immagino.

«Questa crescita si deve all’aumento dell’offerta di prodotti dalle caratteristiche sostenibili, che rappresentano ormai il 23,9% delle 125.431 referenze monitorate in questa decima edizione dell’Osservatorio Immagino» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.

Ma come stanno cambiando i prodotti di largo consumo per diventare sempre più sostenibili? Su quali fronti si concentrano gli sforzi delle aziende? E come scelgono di comunicare queste innovazioni sulle etichette dei prodotti? Per rispondere a queste domande, da gennaio 2020, l’Osservatorio Immagino intercetta e individua tutti i claim e le certificazioni relativi allo sfaccettato mondo della sostenibilità, misurandone la presenza numerica a scaffale e l’andamento del sell-out.

«Rispetto alla prima rilevazione abbiamo visto crescere tutti gli indicatori: il numero dei claim presenti sulle etichette e gli aspetti su cui sono focalizzati, la numerica dei prodotti e il loro giro d’affari, e dunque l’incidenza dei prodotti sostenibili sul fronte della produzione, della distribuzione e dei consumi» prosegue Cuppini. «La sensazione, quindi, è quella di un’onda verde che sta modificando in modo rapido e pervasivo il mondo del largo consumo, alimentare e non, e che sta agendo su molti e diversi aspetti della filiera».

Per affrontare un mondo tanto sfaccettato e in rapida evoluzione, l’Osservatorio Immagino ha scelto di suddividere i claim “green” presenti sulle etichette dei prodotti di largo consumo in quattro aree tematiche:

Management sostenibile delle risorse: la più rilevante, con quasi il 10% dei prodotti e con una quota del 15,7% sul giro d’affari totale del paniere rilevato.

Agricoltura e allevamento sostenibili: accomuna il 2,3% dei prodotti che contribuiscono per il 4,0% al sell-out totale.

Responsabilità sociale: coinvolge quasi il 6% delle referenze e incide per quasi il 10% sulle vendite complessive.

Rispetto degli animali: è un valore espresso sul 10,6% dei prodotti rilevati, che rappresentano il 7,5% delle vendite totali.

Se complessivamente, nell’anno finito a giugno 2021, il mondo dei prodotti sostenibili ha registrato un aumento di +3,2% delle vendite, tre dei suoi quattro panieri hanno avuto un andamento sopra media, superiore a +5,5%, e solo quello dei prodotti ottenuti nel rispetto degli animali ha mostrato una crescita più tiepida (+1,4%).

Tra i 35 claim o certificazioni green individuati dall’Osservatorio Immagino in termini di numero di prodotti il più diffuso è Biologico/EU Organic (6,6% delle referenze), seguito dalla certificazione FSC (4,7%) e dalle indicazioni “sostenibilità” (2,6%) e “riciclabile” (2,3%).

In termini di performance, nell’arco dei 12 mesi rilevati, i claim che hanno messo a segno un maggior aumento del sell-out in supermercati e ipermercati sono stati il claim Mater-Bi (+48,0%), la certificazione Ok-Compost (+44,3%) e le indicazioni “compostabile” (+25,6%) e “senza antibiotici” (+17,8%).

Armis, le promozioni digitali più efficaci ed ecologiche di quelle cartacee

ARMIS, azienda leader nella digitalizzazione della comunicazione commerciale, ha pubblicato la prima edizione italiana del suo Barometro della Promozione Commerciale realizzata in collaborazione con Harris Interactive/Toluna nel mese di novembre 2021.

Il Barometro ARMIS conferma innanzitutto l’interesse degli italiani per le promozioni: il 90% dei consumatori le considerano come un’opportunità per risparmiare sugli acquisti abituali e il 9% come un ottimo strumento per scoprire e provare nuovi prodotti. L’inchiesta mette anche in evidenza l’attaccamento del consumatore italiano per il negozio fisico che rimane per il 87% il canale maggiormente scelto contro il 17% che preferisce l’e.commerce.

LA PROMOZIONE ATTRAVERSO I CANALI DIGITALI HA UN IMPATTO MAGGIORE RISPETTO ALLA PROMOZIONE CARTACEA
Il 90% degli italiani considera le promozioni un ottimo modo per trovare opportunità di affari su articoli d’uso frequente e per provare nuovi prodotti e marche. La promozione digitale ha un impatto maggiore rispetto a quella cartacea.

Il 74% ha effettivamente fatto l’acquisto nel punto vendita dopo aver visto una promozione online
La promozione digitale è un forte sostegno al potere d’acquisto (77%)
La promozione attraverso i canali digitali raggiunge il 91% degli italiani con il cartaceo l’ 89%. I canali utilizzati da ARMIS (social network, Google e banner su siti terzi) raggiungono da soli il 76% dei consumatori italiani.
L’ 81% degli italiani ha visitato un punto vendita fisico (80% carta), dopo essere stati esposti a una promozione digitale.
Il 74% ha effettivamente fatto l’acquisto nel punto vendita (carta 79%)

La performance dei canali digitali sta raggiungendo quella dei supporti cartacei, segno dell’affanno di questi ultimi.

L’ 85% degli italiani ritengono che i canali digitali si svilupperanno o perfino che sostituiranno la carta (77%)
L’ 86% vorrebbero ricevere promozioni solo in digitale

Inoltre il digitale risulta essere il canale preferito dagli italiani quando si tratta di personalizzare le offerte (42%) e promuovere il consumo responsabile (38%).

LA COMPLEMENTARIETÀ CARTA-DIGITALE : PIÙ CHE MAI NECESSARIA
Più di un italiano su due dichiara di prestare sempre meno attenzione alle promozioni cartacee e il 48% afferma di gettarle sistematicamente, il che indica un calo d’interesse per questa tipologia di comunicazione. Quasi un quarto degli italiani ha indicato o ha intenzione di indicare sulla propria cassetta delle lettere un avviso “stop pubblicità”, e la metà di loro è a favore del divieto dei cataloghi stampati nelle cassette delle lettere. Il 79% degli italiani è disponibile a ricevere promozioni attraverso i canali digitali, esclusivamente con questo canale o in aggiunta al cartaceo: in effetti più della metà degli italiani vorrebbe ricevere promozioni sia cartacee che digitali. La complementarità è considerata utile per la difesa del potere d’acquisto 35% e al Made in Italy 36%.

UNA PROMOZIONE RAGIONATA CHE SODDISFI LE ASPETTATIVE DEI CONSUMATORI
Il 67% degli italiani ritiene che le promozioni digitali siano più adatte alle loro esigenze rispetto a quelle cartacee. In effetti, il 58% degli italiani considera le promozioni cartacee uno spreco: il 42% le butta via sistematicamente. I consumatori di oggi hanno una maggiore consapevolezza ambientale, accentuata dalla crisi sanitaria che ha colpito il mondo negli ultimi due anni. Sono più che mai desiderosi di ricollegarsi alle loro imprese locali, e c’è un vero bisogno di difendere il loro potere d’acquisto. In questo contesto, la promozione attraverso i canali digitali è apprezzata in quanto gli italiani che sono desiderosi di adottare scelte favorevoli alla difesa dei prodotti locali, del territorio e del bio sono l’87%, e della salvaguardia dell’ambiente l’89%. L’acquisto in negozio per gli italiani è ancora un’esigenza rilevante (83% di loro), di gran lunga superiore agli acquisti online (17%).

In conclusione, il Barometro ARMIS mette in evidenza che i volantini digitali fanno ormai parte della vita degli italiani e che raggiungono l’obiettivo di invitarli a recarsi nei negozi fisici. Oggi i due canali, digitale e cartaceo, per veicolare le promozioni commerciali sono più che mai complementari benché un numero crescente di italiani denunciano l’impatto negativo del volantino cartaceo in termini di spreco e manifestano un certo calo di attenzione per questo strumento.

«Il passaggio graduale dei volantini in digitale è ormai una realtà, perché le tecnologie finalmente lo permettono. L’esempio principale è quello delle cosiddette tecnologie multilocali, capaci di adattarsi a ogni negozio, permettendo loro di digitalizzare e distribuire i volantini online in modo ottimale, adattato alle aspettative locali. I consumatori sono sempre più sensibili e attenti a questo….” – spiega Luca Casari, Sales Manager Italia di ARMIS.

Le 5 tendenze nel retail del 2022 secondo Tiendeo

Il 2021 è stato un anno di assestamenti, segnato da una lenta ripresa economica ancora immersi nella pandemia di Covid-19, che continua a circolare ad alta velocità nel Paese. Ci si aspettava che il 2021 sarebbe stato l’anno del ritorno alla normalità, ma purtroppo non è stato così. A causa delle circostanze, il settore retail si è trovato ad adottare una strategia flessibile, in grado di adattarsi alle nuove abitudini di consumo degli italiani, inducendo i professionisti del marketing a riorganizzare le proprie risorse e i propri canali di distribuzione per il 2022. Tiendeo.it, azienda specializzata nella digitalizzazione del settore retail, ha realizzato uno studio coinvolgendo i professionisti del marketing dei principali brand mondiali, che ha permesso di individuare i 5 trend chiave che rivoluzioneranno il settore retail nel 2022.

1. Crescita continua delle esperienze omnicanale

Secondo lo studio condotto da Tiendeo “Retail Marketing Hot Trends 2022”, il 58,6% dei retailer e dei brand scommetterà sui canali digitali nel 2022. L’evoluzione delle abitudini di acquisto ha portato il canale digitale a essere il mezzo preferito dai marketer per connettersi con i consumatori. Pertanto, l’investimento nei media tradizionali (TV, radio o pubblicità cartacea) si è spostato verso il mezzo digitale. È quanto evidenziato dallo studio, che mostra come marketing digitale (78%) e social network (67%) saranno gli investimenti a cui verrà riservato maggior spazio nei budget marketing 2022. Ora più che mai, l’uso di strategie adattabili di fronte a un futuro incerto, insieme alla necessità di offrire esperienze omnicanale, costituiranno il fondamento delle strategie pubblicitarie.

2. Il boom del “negozio esperienziale”

Il paradigma dei negozi tradizionali scompare per lasciare posto a quello dei negozi esperienziali. Negozi in grado di coniugare il mondo fisico e digitale in un momento e in un luogo specifici. Un effetto collaterale di questo cambio di paradigma è la crisi del modello di business dei centri commerciali a cui siamo stati abituati finora. Un modello di business che rischia di scomparire, a favore di uno più flessibile, in cui predomineranno campagne effimere o addirittura occasionali.

Così, i centri commerciali cesseranno di essere luoghi di passaggio per consolidarsi come punti di incontro dove gli spazi si trasformeranno in palcoscenici, e dove si potrà assistere a diversi tipi di spettacoli che invitano al consumo di un determinato prodotto o brand. L’obiettivo di questo cambiamento di modello è quello di attirare il pubblico verso il negozio fisico (sia coloro che desiderano acquistare, sia coloro che al momento non manifestano tale intenzione) e creare così un’esperienza unica basata su emozioni in grado di sviluppare una connessione e un legame maggiori.

“Sebbene i negozi fisici continuino a riscuotere i consensi del pubblico, i consumatori sono sempre più alla ricerca di un’esperienza memorabile e fluida, in cui il digitale svolgerà un ruolo fondamentale”, afferma Eva Martín, CEO di Tiendeo.

3. La tecnologia come catalizzatore del cambiamento

Soluzioni digitali di assistenza alla vendita, chioschi interattivi, negozi cashless,… Così sarà il futuro delle attività commerciali. Con l’incorporazione della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nel processo di vendita, assisteremo all’apparizione sempre più frequente di negozi intelligenti, che consentiranno ai consumatori di acquistare in luoghi praticamente con pochissimo personale e dove non è necessario passare dalla cassa.

A livello internazionale, i supermercati senza bancomat non sono una novità. In Italia Conad sta testando tecnologie casherless per avvicinarsi alla formula di supermercati senza cassa.

Un passo che è stato fatto anche dai grandi gruppi dei nostri cugini d’oltralpe, come Carrefour, Auchan e Monoprix. Lo sviluppo di queste tipologie di negozi consente ai rivenditori di competere con i giganti dell’e-commerce fornendo un’esperienza più confortevole e senza attriti.

Quando si parla di shopping online, si parla anche di tecnologie che ci trasportano direttamente in negozio senza muoverci da casa nostra attraverso la realtà virtuale aumentata. Ne è un esempio l’azienda Dyson, che è stata uno dei primi brand a testare questo concetto con l’apertura di un proprio negozio virtuale, in cui gli utenti sono stati invitati a testare i prodotti da remoto e avviare così il processo di acquisto.

4. L’economia circolare, al centro delle strategie

La preoccupazione dei consumatori per l’ambiente sta portando retailer e brand ad adottare una strategia più responsabile. Rifiuti Zero, il mercato dell’usato e quello d’occasione continueranno a crescere, e ci si troverà ad affrontare nel 2022 un tema cruciale per il settore: conciliare potere d’acquisto e tutela dell’ambiente.

Come ad esempio il Green Friday, ovvero il Black Friday di Ikea, collegato al servizio “Riporta e Rivendi”, che da anni aiuta le persone a prolungare la vita dei propri mobili Ikea. In occasione del Green Friday i clienti hanno goduto di una valutazione pari al 50% in più del proprio usato. Un modo per fomentare il riciclo e disincentivare lo spreco.

Un esempio per il settore moda è invece il brand francese Kiabi, che prevede di aprire in Italia diversi punti vendita specializzati in abbigliamento usato nel corso del 2022.

Un altro aspetto degno di nota in relazione all’economia circolare, è l’impegno di diversi retailer a ridurre o eliminare la produzione dei propri cataloghi cartacei. Anche in questo caso, ne è un esempio la svedese Ikea, che ha annunciato l’intenzione di interrompere la stampa del suo noto catalogo cartaceo nel 2022.

In Italia sempre più brand stanno raggiungendo questo punto di consapevolezza e optano per strumenti di comunicazione più sostenibili come i cataloghi digitali.

5. Lunga vita al social shopping

Sebbene il social shopping sia una tendenza consolidata, nel 2022 vedremo sempre più brand e retailer utilizzare questo mezzo come complemento dell’e-commerce, dove il social selling si affiderà principalmente a influencer e brand ambassador.

Secondo lo studio Tiendeo, il 68% dei retailer e dei brand prevede di aumentare la propria spesa pubblicitaria sui social media nei prossimi 12 mesi.

Come cambia lo shopping, i risultati dello studio di IBM

In occasione del “NRF 2022: Retail’s ‘Big Show”, è stato pubblicato il secondo studio globale di IBM che rivela le crescenti preferenze dei consumatori per esperienze di acquisto sostenibili e accessibili da più punti touchpoint, fisici, digitali e ibridi.

Lo studio, che ha coinvolto oltre 19.000 consumatori, rileva un aumento dello shopping ibrido, che integra canali fisici e digitali nell’esperienza di acquisto: le abitudini di spesa che i consumatori hanno adottato per necessità durante la pandemia stanno infatti diventando parte della routine. I retailer devono quindi essere più pronti e flessibili per soddisfare le esigenze dei clienti, integrando le esperienze digitali e in-store.

Tra i risultati dell’indagine:
• il 72% degli intervistati privilegia ancora il negozio fisico come metodo di acquisto primario, in tutto o in larga parte;
• i motivi principali per cui gli intervistati scelgono di recarsi in negozio includono l’opportunità di toccare e valutare meglio i prodotti prima di acquistarli (50%), di poter scegliere (47%) e la possibilità di procedere immediatamente all’acquisto (43%), anche se l’esperienza che i consumatori cercano in negozio varia a seconda della categoria di prodotto;
• il 27% degli intervistati riferisce di preferire lo shopping ibrido, gli appartenenti alla Gen Z sono più propensi a scegliere questa modalità rispetto agli altri.
Lo studio rivela inoltre che dal 2020 la sostenibilità ha assunto sempre più rilievo per i consumatori e influenza sia le decisioni di acquisto che le preferenze di brand.
• I consumatori “purpose-driven”, cioè quelli che scelgono prodotti e marchi in base ai valori trasmessi, come la sostenibilità, rappresentano ora il più grande segmento tra i consumatori intervistati (44%).
• Il 62% degli intervistati è disposto a cambiare le proprie abitudini di acquisto per ridurre l’impatto ambientale, rispetto al 57% di due anni fa.
• La metà degli intervistati afferma di essere disposta a pagare un sovrapprezzo medio del 70% per avere prodotti sostenibili, circa il doppio rispetto a quanto indicato nel 2020.
• Tuttavia, esiste un divario tra le intenzioni e le azioni: in riferimento agli ultimi acquisti effettuati, solo il 31% degli intervistati riferisce di aver comprato solo o in gran parte prodotti sostenibili.

“Sebbene molti dei consumatori intervistati riconoscano ancora il valore aggiunto della tradizionale esperienza di shopping in negozio, c’è ora una grande aspettativa in termini di flessibilità nel costruire il proprio percorso di acquisto – a seconda delle abitudini prevalenti per la propria fascia d’età, gli strumenti disponibili e la categoria di prodotto“, ha affermato Mark Mathews, Vice President of Research Development and Industry Analysis presso la National Retail Federation. “Questo approccio ‘ibrido’ segna un cambiamento fondamentale nel comportamento dei consumatori”.

“L’indagine mostra che nell’ultimo anno la sostenibilità è diventata sempre più importante per i consumatori, anche se permane ancora un divario tra le intenzioni e le azioni a causa della mancanza di informazioni nel processo di acquisto. È sempre più essenziale che i brand diano evidenza di scelte e opzioni sostenibili in ogni fase dell’esperienza del cliente. Allo stesso tempo, lo shopping ibrido ha preso piede nella maggior parte delle categorie di acquisto, in particolare per i beni destinati alla casa e all’abbigliamento; mentre i negozi fisici continuano a giocare un ruolo predominante per la spesa alimentare, lo shopping ibrido sta crescendo anche in questa categoria”, ha detto Luq Niazi, Global Managing Director IBM Consumer Industries.

Niazi ha aggiunto: “Nonostante l’impatto del COVID-19, abbiamo notato come brand leader nella vendita al dettaglio stiano trasformando continuamente e rapidamente il business, l’esperienza dei clienti e le supply chain grazie a tecnologie come AI, cloud ibrido e blockchain per andare incontro a queste molteplici preferenze”.

Domenica prossima 16 gennaio, all’apertura della 112esima convention annuale di NRF, il Chairman e CEO di IBM Arvind Krishna terrà un keynote speech sul tema ‘Reshaping retail with technology’ alle 16:00 ET. I visitatori potranno quindi incontrare gli esperti di IBM allo stand #3620 e aggiornarsi attraverso le piattaforme social, seguendo #NRF2022.

Customer Experience, i trend del 2022 secondo Medallia

Le tante e profonde trasformazioni a cui abbiamo assistito nel 2020 e nel 2021 ci hanno insegnato che il mondo è cambiato e che nulla sarà più come prima. Un futuro prossimo che per gli esperti di Medallia, azienda pioniera e leader globale nelle soluzioni software per l’experience management, vedrà l’affermazione nel 2022 di alcune tendenze che decreteranno la definitiva rilevanza dell’ascolto della voce dei clienti e di un reale approccio cliente centrico.

Ecco i 10 trend principali:

#1: La customer experience, anche attraverso la gestione dell’esperienza dei dipendenti, acquisirà un’influenza ancora maggiore nei processi decisionali delle aziende È prevedibile che i leader del futuro saranno quelli che capiranno come attingere ai dati dei clienti per risolvere e migliorare la loro esperienza in tempo reale, andando oltre al semplice utilizzo dei loro programmi di CX e di EX per misurazioni retrospettive e analisi.

#2: Si affermerà un’era basata sui valori Sempre di più, la scelta delle esperienze che una persona vorrà vivere seguirà la propria identità personale e sarà espressione dei suoi valori: esperienza e identità saranno dunque due facce della stessa medaglia. Ogni esperienza di un cliente o di un dipendente incorporerà e rifletterà i suoi valori individuali. Anche per un gelato si parlerà di trattamento degli animali, di aria pulita e di donazioni alla comunità.

#3: I segnali dei clienti saranno i nuovi sondaggi In futuro i marchi non dovranno chiedere ai clienti come si sentono perché saranno in grado di capirlo in tempo reale, captando i segnali e il comportamento dei clienti in ogni punto di contatto ed interazione.

#4: Le nuove tecnologie vocali e video potenzieranno i programmi di esperienza del cliente riducendone il tasso di abbandono. I video e la voce svolgeranno un ruolo enorme nei programmi di gestione dell’esperienza del cliente grazie alle enormi opportunità che offrono in una comunicazione bidirezionale. Senza contare che gli utenti preferiscono comunicare parlando, piuttosto che digitando su una tastiera.

#5: I marchi leader tratteranno i propri dipendenti come clienti Le aziende vincenti si distingueranno facendo della voce dei team una risorsa per progettare e gestire journey ottimali per i propri clienti e per migliorare e innovare continuamente.

#6: Grazie alla tecnologia assisteremo all’ascesa su larga scala delle esperienze personalizzate Con tecnologie come AI, IoT, 5G e 6G, l’informatica quantistica in rapida evoluzione, in un futuro non troppo lontano la stragrande maggioranza delle organizzazioni con cui interagiremo saprà conoscere veramente ognuno di noi, proponendoci esattamente ciò che stiamo cercando e in un modo praticamente perfetto, anche dal punto di vista emotivo. E questo avverrà ‘individualmente, ma su larga scala’. Le esperienze saranno infatti ‘realizzate’ per ogni individuo sulla base di diverse componenti esperienziali e ‘confezionate’ in tempo reale.

#7: Le promesse di inclusione non saranno più sufficienti: dipendenti, investitori e consumatori chiederanno e si aspetteranno progressi significativi L’aumento degli investimenti nel percorso di inclusione che abbiamo visto negli ultimi due anni rappresenterà una grande opportunità di engagement per le aziende in grado di farsi promotrici di sostanziali programmi di cambiamento culturale.

#8: La voce del cliente guiderà anche la roadmap del prodotto permettendo alle aziende di uscire dalla competizione basata solo sul prezzo Le aziende che saranno in grado di seguire il volere del cliente potranno realmente differenziarsi, rafforzando la fedeltà al marchio e aumentando i volumi di acquisto. Quelli che non lo faranno, avranno difficoltà a mantenere la loro rilevanza e profittabilità.

#9: Di fronte alle mutevoli esigenze dei clienti, i marchi che otterranno il maggior vantaggio sono quelli che daranno priorità all’empatia I leader dovranno imparare ad ascoltare profondamente la propria clientela usando la tecnologia, ma anche l’umanità per ascoltare, comprendere, decidere e agire più di quanto abbiano mai fatto prima.

#10: I marchi dovranno investire nell’analisi e nell’ottimizzazione dell’esperienza digitale basate sull’intelligenza artificiale Continueremo ad assistere a un forte aumento nell’adozione dell’analisi dell’esperienza e dei feedback digitali, necessaria alle organizzazioni per determinare dove concentrare le proprie energie. Ben il 16% delle aziende è già passato a tecniche di ottimizzazione completamente automatizzate basate sull’apprendimento automatico. Una chiara dimostrazione che sempre più aziende riconoscono la correlazione tra la qualità dell’esperienza digitale e i risultati aziendali.

“Il 2020 e il 2021, ci hanno insegnato che il mondo è cambiato e non torneremo indietro” commenta Giancarlo Rocco, country manager e VP di Medallia Italia. “L’adozione di software per la gestione dell’esperienza è il primo passo verso una rivoluzione, che porterà le aziende a capire chi sono i loro clienti – grazie anche all’ascolto dell’opinione dei loro dipendenti – quali esperienze vivono nei loro journey e in tutti i punti di contatto con l’obiettivo di adattarsi alle loro singole esigenze per renderle sempre più uniche e distintive. Solo così le aziende potranno costruire un futuro di successo.”

Prugne disidratate, due studi confermano le proprietà benefiche

Una ricerca della San Diego State University – School of Exercise and Nutritional Sciences, riporta che mangiare prugne disidratate ogni giorno ha un effetto positivo sulla salute delle ossa negli uomini oltre i 50 anni. Questo studio è il primo del suo genere a esaminare l’effetto benefico delle prugne sulle ossa negli uomini. Si stima che attualmente due milioni di uomini stiano lottando contro l’osteoporosi e che altri 16,1 milioni di uomini abbiano una bassa massa ossea, o siano soggetti a osteopenia. Nonostante queste statistiche, i problemi relativi alla salute delle ossa negli uomini sono spesso trascurati.

“Abbiamo già riscontrato che le prugne disidratate hanno effetti positivi sulla salute delle ossa nelle donne, quindi è particolarmente incoraggiante scoprire che le prugne possono anche svolgere un ruolo benefico nella salute delle ossa degli uomini. Continueremo a studiare ‘l’effetto prugna’ sulle ossa e per altri esiti positivi nella salute degli uomini”, afferma il ricercatore principale, il professor Shirin Hooshmand, dottore di ricerca e dietista della School of Exercise and Nutritional Sciences della San Diego State University.

In questo studio clinico randomizzato-controllato, 57 uomini sani, di età compresa tra 50 e 79 anni, sono stati incaricati di consumare 100 grammi di prugne disidratate ogni giorno o di non consumarle, per 12 mesi. Al termine di un anno, coloro che avevano consumato prugne disidratate hanno mostrato riduzioni significative dei biomarcatori di degradazione ossea, mentre nessun cambiamento è stato osservato nell’altro gruppo di controllo. Gli autori dello studio hanno anche riferito che gli uomini che hanno assunto prugne disidratate hanno mostrato miglioramenti nella geometria delle ossa, indicando una maggiore forza ossea.

Storicamente, la ricerca si è sempre concentrata sull’osteoporosi e sulla salute delle ossa nelle donne, indicando già una risposta ossea favorevole alle prugne disidratate, specificatamente tra le donne in postmenopausa. Diversi studi hanno suggerito che mangiare da 50 a 100 grammi di prugne disidratate ogni giorno potrebbe portare a un aumento della massa ossea e a una diminuzione della rottura delle ossa. Inoltre, un recente caso di studio pubblicato sulla rivista Bone Reports all’inizio di quest’anno, ha riportato che la densità minerale ossea totale è aumentata in una donna in postmenopausa con osteopenia dopo aver consumato 50 grammi di prugne disidratate al giorno per 16 mesi.

Jo Travers, dietista e consulente per il California Prune Board, spiega: “Le ossa agiscono da deposito per i minerali che hanno molti altri usi in tutto il corpo, quando questi minerali scarseggiano, l’osso si rompe per liberare queste riserve. Far uscire i minerali dall’osso è un processo molto veloce, ma rimetterli a posto richiede molto più tempo, il che porta a una perdita netta complessiva di densità minerale ossea”.

Una seconda ricerca, effettuata dai ricercatori dell’Università di Liverpool, dimostra invece come l’integrazione di prugne disidratate in un programma strutturato di gestione del peso, al posto dei soliti spuntini, sia compatibile con la perdita di peso.

La prima fase dello studio ha esplorato l’impatto della frutta disidratata (prugne e uvetta) sull’appetito, mentre la seconda fase ha cercato di stabilire se le prugne disidratate minassero la perdita di peso se consumate come snack all’interno di un programma strutturato di perdita di peso . I risultati hanno inoltre rivelato che il gruppo che ha consumato prugne disidratate ha riscontrato maggiori livelli di soddisfazione, semplicità e facilità ad attenersi al programma rispetto al gruppo di gestione del peso senza prugne disidratate.

Jason C. G. Halford, professore dell’Università di Leeds e presidente dell’Associazione europea per lo studio dell’obesità (EASO), che ha fatto parte del team che ha condotto la ricerca, in merito ai risultati afferma: “Questi studi dimostrano che la frutta secca può sia produrre sazietà che essere incorporata nella dieta durante la gestione del peso”.

La ricerca è contraria rispetto ai precedenti consigli dati che escludevano o limitavano la frutta secca per favorire la perdita di peso. Esther Ritson-Elliott, Director of International Marketing and Communications per il California Prune Board, afferma: “Questo studio aiuta a correggere la percezione secondo cui la frutta disidratata apporti più calorie della frutta fresca e che possa dunque essere dannosa per la gestione del peso. In realtà, il contenuto energetico di un singolo pezzo di frutta è lo stesso sia che si parli di un frutto fresco che disidratato”.

“Il California Prune Board è entusiasta che i risultati dimostrino come le prugne disidratate possano essere utilizzate per aiutare la gestione del peso e contribuire al senso di sazietà, come parte di una dieta e di uno stile di vita sani. Con le attuali disfunzioni logistiche, le Prugne della California rappresentano un’ottima alternativa alla frutta fresca e possono essere conservate fino a un anno. Sono anche uno spuntino gustoso, pratico e tascabile per tutti coloro che cercano di migliorare la propria dieta e stile di vita” – conclude Ritson-Elliott.

L’EDI resiste alla pandemia e si prepara alla volata del post Covid

Il 2020 ha allargato il divario tra le aziende “digitali” reattive ai cambiamenti e quelle non digitali impreparate alla disruption causata dalla pandemia e ha visto una sostanziale tenuta dell’Electronic Data Interchange (EDI) e una crescita nel numero delle aziende utilizzatrici dell’EDI a standard GS1, che sfiorano quota 8 mila (+4% rispetto al 2019) per un totale di 67.896.711 messaggi scambiati (+5%), mentre aumentano anche l’intensità e la profondità di utilizzo dello scambio elettronico dei dati. La conferma arriva dalla nuova edizione del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia”, che GS1 Italy realizza annualmente in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano.

«Il Monitoraggio rileva lo stato di salute e di diffusione dell’EDI. Le aziende che lo adottano nella digitalizzazione dei processi ne consolidano l’utilizzo di anno in anno, aumentando il numero di documenti scambiati e il tipo di messaggi» spiega Massimo Bolchini, standard development director di GS1 Italy.

Il dato delle imprese che adottano l’EDI in Italia è stabile rispetto al pre-pandemia – 19 mila nel 2020, scambiando 252 milioni di documenti (+5% vs 2019) – ed è legato prevalentemente al fatto che molti operatori, obbligati alla fatturazione elettronica, hanno scelto di utilizzare solo il flusso per il sistema d’interscambio (SdI, gestito dall’Agenzia delle Entrate) senza sovrapposizioni con il flusso EDI. Le fatture, infatti, pur continuando a rimanere il primo documento scambiato, calano a 50 milioni di unità (-1% rispetto al 2019), dopo due anni in cui si sono attestate sui 55 milioni. In crescita sono invece tutti gli altri documenti: ordini +6%, conferme d’ordine +28%, DESADV (avviso di spedizione) +12%, altri documenti (come inventory report, anagrafiche di prodotto, documenti logistici) +8%.

Il largo consumo e l’EDI a standard GS1
Nel 2020 il largo consumo si è confermato come il settore più strategico per la crescita della digitalizzazione dei processi e delle relazioni tra le imprese. Per la prima volta è stato il primo settore nell’e-commerce B2B e ha consolidato il primo posto nell’utilizzo dell’EDI, con il 63% delle 19 mila imprese connesse.

Nel corso del 2020 è tornato a crescere il numero delle aziende utilizzatrici dell’EDI astandard GS1. Più nel dettaglio, le aziende che nel 2020 hanno scambiato messaggi EDI a standard GS1 sono state 7.817, in crescita di +4% sul 2019. Il 45% di queste aziende fa parte dell’ecosistema Euritmo, la soluzione web-EDI studiata da GS1 Italy: di queste 3.506 imprese, 3.207 sono produttori, 291 distributori e 8 operatori logistici. Sono state 997 le aziende che hanno usato Euritmo per la prima volta (28% del totale) e quattro i messaggi di ingresso nel circuito più gestiti: al primo posto la fattura con il 48% del totale, seguita da ORDERS (ordini, 36%), ORDRSP (la conferma d’ordine, 8%) e il DESADV (avviso di spedizione, 6%).

Nel 2020 è cresciuto anche il numero dei messaggi in standard GS1 EDI scambiati, arrivati a quota 68 milioni (+5% sull’anno precedente). Di questi: 32,2 milioni sono quelli scambiati internamente al circuito Euritmo.

Entrando nel dettaglio dei messaggi GS1 EDI gestiti, la fattura si conferma top performer tra i documenti base, con 15,59 milioni di messaggi scambiati. Seguono l’inventory report (il messaggio contenente le informazioni sulle giacenze di magazzino e su livelli di stock target o pianificati), in diminuzione a 13,16 milioni (-5%), e il DESADV, che ha segnato una battuta di arresto probabilmente a causa del lockdown e dei successivi decreti governativi che hanno imposto uno stop alle vendite in diversi comparti merceologici, in particolare nel Non Food, interrompendo di fatto le relazioni commerciali e la catena di fornitura relativa.

Più in generale, si evidenzia il rapporto esistente tra performance aziendali e il digitale: il 45% delle imprese italiane che avevano adottato almeno una tecnologia per la digitalizzazione dei processi prima dell’ondata pandemica ha ottenuto fatturati stabili o in aumento, mentre l’81% di quelle che non avevano ancora fatto nulla hanno registrato fatturati in calo. Secondo i dati dell’ “Osservatorio Digital B2b” della School of Management del Politecnico di Milano, la pandemia ha spinto il 48,8% delle imprese italiane a dare impulso a nuovi progetti di digitalizzazione e i contributi previsti dal PNRR per l’innovazione saranno un’ulteriore leva per spingere a un’adozione del digitale a supporto dei processi B2B.

«Considerato che il 2020 è stato un anno straordinario per l’emergenza pandemica, riteniamo che 8 mila imprese che scambiano messaggi EDI secondo gli standard globali GS1 non siano poche» commenta Massimo Bolchini, standard development director di GS1 Italy. «Come GS1 Italy stiamo attivando il lancio dell’EDI nella logistica affinché l’impiego di questi strumenti secondo gli standard globali possa ottimizzare la spedizione di merci evitando errori e rallentamenti e migliorando l’efficienza del processo. GS1 Italy sta lavorando anche alla creazione di una piattaforma unica che consentirà alle aziende di gestire i processi di spedizione e consegna in maniera automatizzata, secondo regole comuni, aperte e basate sugli standard globali».

Il rilascio di nuove tipologie di documenti è infatti un segnale positivo del continuo utilizzo degli strumenti EDI, testimoniato anche dal fatto che sono sempre di più le aziende interessate a soluzioni EDI secondo gli standard GS1 appartenenti anche a settori non tradizionali. È il caso dell’impulso proveniente dal Foodservice, che ha richiesto la disponibilità del messaggio PARTIN (anagrafica delle parti), che riguarda gli indirizzi dei punti vendita e consente di inviare le loro anagrafiche per la gestione delle consegne e della fatturazione. «Un risultato positivo che premia il ruolo svolto da GS1 Italy come facilitatore per le imprese maturato all’interno del progetto specifico rivolto a migliorare l’efficienza dell’intero settore Foodservice attraverso l’adozione di standard globali», conclude Bolchini.

Sul sito web di GS1 Italy è possibile scaricare l’edizione 2021 del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia” e trovare approfondimenti su GS1 EDI ed Euritmo.

Nel largo consumo solo il 25% degli italiani acquista prodotti online

Nel 2021 sono 46,1 milioni i consumatori multicanale – gli utenti che usufruiscono di servizi di eCommerce o per i quali il digitale ha un ruolo nel proprio percorso di acquisto -, pari all’88% della popolazione italiana con più di 14 anni (52,6 milioni). Crescono gli utenti più evoluti, aumentati del 17,9% e pari a un terzo della popolazione:iDigital Rooted, cresciuti del 24,6% (7,1 milioni, il 14% degli italiani 14+), i consumatori che utilizzano la rete ovunque, hanno maggiore familiarità con i social media e i servizi per i pagamenti digitali e sono i più attenti ai consigli degli influencer, e i Digital Engaged, aumentati del 13,6% (10 milioni, 19% degli italiani 14+), gli utenti molto disinvolti nell’uso dei canali online, soprattutto da smartphone, ma più legati al negozio fisico. Questi gruppi oggi presentano una forte concentrazione di utenti nelle fasce di età 14-34 e 35-55 e, considerando lo sviluppo tecnologico e i trend demografici, si può stimare che nei prossimi dieci anni arriveranno a rappresentare il 62% della popolazione 14+ (rispettivamente il 30% e il 32%), con una forte presenza di utenti con più di 55 anni, che saranno pari al 47% dei Digital Rooted e al 57% dei Digital Engaged (contro il 24% e il 26% attuali).

Restano stabili i Digital Bouncers (11,7 milioni, -200mila), pari al 22% della popolazione, che si informano online ma poi comprano nel punto vendita perché diffidenti verso i pagamenti anticipati e legati al rapporto personale col venditore. Diminuiscono, invece, i Digital Rookies, i consumatori meno maturi da un punto di vista digitale con dotazione tecnologica sotto alla media, preferenza per i pagamenti in contanti e scarsa conoscenza e uso dei servizi più evoluti, che rappresentano ancora un terzo del campione ma segnano un-13,9% (17,3 milioni, -2,8 milioni). Il restante 12% della popolazione, infine,è composto da Digital Unplugged (6,5 milioni), gli utenti refrattari al digitale che vivono lo shopping esclusivamente nella dimensione fisica. Il peso di questi due segmenti è destinato a scendere ulteriormente nel prossimo decennio, con un’incidenza del 13% per i Digital Rookiese di appena il 6% per i Digital Unplugged.

I canali digitali sono sempre più presenti in tutte le fasi del percorso di acquisto del consumatore, dalla scoperta del brand alla fase di “conversione”. Nell’ultimo anno il 69% degli utenti Internet è venuto a conoscenza di nuovi brand online e il 76% ha usato la rete per confrontare marche di prodotti o servizi che vorrebbe acquistare. Il comportamento multicanale dei consumatori varia in base alla categoria merceologica: il primo settore per utenti digitali è quello dei viaggi, con il 71% dei consumatori che si informa prevalentemente in Rete sui prodotti e il 43% che acquista esclusivamente online, seguito da elettronica/informatica (70% e 14%) e assicurazioni (46% e 23%).

Oltre a una presenza sui canali digitali costante e coerente con i valori della marca, per i brand diventa sempre più importante l’attenzione alle tematiche etiche e sociali per attrarre i consumatori: il 73% della popolazione sopra i 14 anni valuta positivamente i marchi che prendono posizione su questi temi e il 57% li premia nelle proprie scelte di acquisto.

Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Multicanalità, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Nielsen IQ, presentata durante il convegno “Multicanalità 2021. Fast forward: il futuro oltre la ripresa”.

“I canali digitali sono ormai una presenza costante in tutte le fasi del percorso di acquisto degli italiani,cresce il peso dei consumatori più evoluti e diminuiscono significativamente gli utenti che li utilizzano in modo immaturo – dichiara Giuliano Noci, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Multicanalità-. Fra dieci anni quasi due terzi dei consumatori saranno individui a loro agio con i servizi eCommerce più evoluti, mentre crollerà la percentuale di utenti che non usano i canali digitali nella loro relazione con i brand o che lo fanno con diffidenza e sporadicamente. In questo quadro, l’adozione di una strategia omnicanale da parte delle imprese operanti in tutti i settori merceologici non è più un’opzione ma una condizione necessaria per la sopravvivenza: in termini concreti è quindi richiesto al management di progettare spazi di interazione con il mercato basati su una molteplicità di punti di contatto, online e offline, a supporto di tutte le fasi del customer journey dell’utenza: dalla scoperta del brand fino al post-vendita”.

“La digital transformation accelerata dalla pandemia se da un lato rappresenta una leva per costruire valore in logica customer centric dall’altro impone una riflessione sul futuro del retail – dichiara Stefano Cini, Consumer Intelligence Director di Nielsen IQ. Questa metamorfosi ha due componenti: una transazionale e una relazionale. Quella transazionale è l’eCommerce ossia la Digital Trasformation come nuovo canale di vendita da integrare rispetto a quello fisico per offrire un’offerta senza soluzione di continuità al consumatore. Quella relazionale è l’omnicanalità ossia la Digital Trasformation come canale di marketing per creare una relazione sempre più intima con i propri consumatori grazie ai super poteri che i dati e la tecnologia mettono a disposizione dei brand e dei retailer. Interessante – infine – osservare come il mix di digitalizzazione e invecchiamento della popolazione produrrà nei prossimi 10 anni un interessante evoluzione della specie nel panorama italiano: un’attenzione particolare dovrà essere riservata agli over55 target che nel prossimo futuro crescerà in ponderata, migliorerà la sua dimestichezza con la tecnologia e avrà una disponibilità economica sopra media”.

La percezione e il rapporto con i brand
Dalla Ricerca emerge come i consumatori riconoscano un ruolo sociale ai brand e siano più attratti dalle marche attente alle tematiche etiche e sociali: il 76% ritiene giusto che i brand prendano posizione su questi temi, il 73% valuta positivamente le aziende che intraprendono questo percorso e il 57% le premia quando si tratta di scegliere prodotti e servizi da acquistare. I principali temi su cui i brand dovrebbero esporsi, secondo i consumatori, sono la sostenibilità ambientale (42%), il benessere dei propri dipendenti (29%), la lotta alla povertà (22%), la selezione “etica” dei fornitori con cui lavorare (19%) e l’influenza positiva nel territorio e nelle comunità di riferimento (17%).I consumatori italiani esprimono inoltre la volontà di avere una maggiore vicinanza da parte delle marche: vorrebbero in particolare che ascoltassero i clienti e i loro desideri (84%) e che venisse data loro la possibilità di collaborare allo sviluppo e creazione dei prodotti (68%).

“I clienti chiedono sempre più di essere al centro delle strategie e delle iniziative dei brand e per le imprese diventa centrale testimoniare come siano “operanti” all’interno della società, abilitando modalità digitali e offline che permettano al consumatore di contribuire insieme alla marca ai cambiamenti, con azioni concrete – afferma Nicola Spiller, Direttore dell’Osservatorio Multicanalità. In questo contesto, è necessario ripensare il brand come un sistema di valori, simboli e significati a cui il consumatore partecipa attivamente, comunicare in modo trasparente e credibile e mostrare un impegno attivo nella società”.

Il percorso di acquisto multicanale nei diversi settori merceologici
Viaggi – Tra i settori analizzati dalla ricerca, i viaggi sono al primo posto per numero di utenti che completano il processo d’acquisto online. Il 71% dei consumatori cerca informazioni prevalentemente sul web prima di comprare un prodotto. Questo comportamento è molto diffuso tra i Digital Rootede i Digital Engaged, con l’85% dei consumatori coinvolti per entrambi i cluster.Per quanto riguarda la fase d’acquisto, il 43% dei consumatori compra solo in Rete e il 25% in modo ibrido. La percentuale più alta di acquisti online avviene tra i Digital Rooted, tra i quali solo l’1% acquista unicamente presso il negozio fisico o in agenzia. Quasi un quinto degli Internet User (19%) aumenterà gli acquisti online una volta finita l’emergenza sanitaria, per il 71% rimarranno gli stessi, solo per il 9% diminuiranno. La principale motivazione che spinge gli Internet User ad acquistare un viaggio in Rete è l’ampia possibilità di confronto, poi la facoltà di comprare 24 ore su 24 e il prezzo competitivo.

Elettronica/Informatica – Il settore elettronico e informatico viene al secondo posto per numero di utenti che usano il web per informarsi sui prodotti (70%). Tale pratica è seguita perlopiù dal 78% dei consumatori appartenenti alla fascia 14-34 anni, dall’87% dei Digital Rootede dall’85% dei Digital Engaged.Per quanto riguarda l’acquisto, invece, il 46% degli utenti completa lo shopping in modo ibrido, alternando online e negozio fisico, e il 14% compra esclusivamente in Rete. Anche in questo caso, i Digital Rooted mostrano la percentuale più alta, il 36%. Il 14% degli Internet User afferma che, una volta passata l’emergenza Covid-19, i propri acquisti online in questo settore aumenteranno, per il 79% rimarranno gli stessi esolo per il 7% diminuiranno. La prima ragione d’acquisto per gli acquirenti online della categoria è la possibilità di confrontare i prodotti, seguita dalla comodità della consegna a casa e dalla disponibilità di acquisto H24.

Assicurazioni – Il 46% dei consumatori ricerca prevalentemente informazioni online sui prodotti e servizi assicurativi, con punte del 75% fra i Digital Rooted e del 54% fra gli utenti appartenenti alla fascia 35-55. Il settore assicurativo viene al secondo posto per numero di utenti che acquistano i prodotti esclusivamente online (23% degli acquirenti della categoria), anche se il 61% dei consumatori predilige comunque comprare offline, mentre il 16% alterna i due canali. Il 18% degli acquirenti online della categoria aumenterà i propriacquisti online di prodotti assicurativi, per il 70% rimarranno invariati, il 9% li diminuirà. I fattori che spingono gli Internet User a comprare in Rete sono il prezzo spesso più favorevole, la possibilità di confrontare i prodotti e il vantaggio di non doversi spostare fisicamente.

Abbigliamento – il 34% degli utenti cerca informazioni su capi d’abbigliamento principalmente in Rete. Lo fa soprattutto il 64% dei Digital Rooted e il 47% degli appartenenti alla fascia 14-34 anni. Solo il 4% dei consumatori della categoria preferisce l’acquisto esclusivamente online, il 40% compra in modalità ibrida e il 56% solo in negozio. Anche se con una percentuale bassa, il 17% dei Digital Rooted compra solo in Rete i capi d’abbigliamento, rappresentando il cluster che adotta maggiormente tale pratica. Terminata la pandemia, il 13% degli acquirenti online della categoria pensa di acquistareuna maggior quantità di prodotti sul web, il 77% comprerà come di consueto, il 9% ne effettuerà meno. Le motivazioni principali di acquisto sono la possibilità di farlo H24, la comodità della consegna a casa e l’ampio assortimento.

Beauty – Il 35% degli acquirenti del settore beauty cerca le informazioni prevalentemente online. Questo comportamento coinvolge in particolare il 65% dei Digital Rooted e il 49%della fascia 14-34 anni. Per quanto riguarda l’acquisto, solo il 3% degli utenti compra solamente online, il 32% opta per la modalità ibrida e il 65% preferisce lo shopping nel negozio. In seguito alla pandemia, il 17% degli acquirenti online della categoria Beauty comprerà una maggior quantità di prodotti, per il 75% la quantità rimarrà invariata, per il 7% diminuirà. Le motivazioni che spingono gli Internet User a comprare sul web sono la comodità della consegna a domicilio, la possibilità di acquistare quando si preferisce ed il risparmio di tempo.

Farmaci e Integratori – Insieme al largo consumo, il settore di farmaci e integratori è il meno interessato dalla ricerca di informazioni e acquisti in Rete: solo il 29% dei consumatori, infatti, si informa prevalentemente online sui prodotti. Questo comportamento riguarda maggiormente il 57% dei Digital Rooted e il 34% degli utenti 14-34 e 35-55. Come nel caso del beauty, la percentuale di consumatori che acquistano esclusivamente in Rete è solo il 3%, mentre Il 71% preferisce comprare offline e il 26% in modo ibrido. Si abbassa notevolmente anche il numero dei Digital Rooted che comprano unicamente in Rete: solo il 13%. Al termine della pandemia, la quota di acquisti online per il settore aumenterà per il 14% degli Internet User acquirenti, rimarrà invariata per il 77%, diminuirà per l’8%. Il principale driver d’acquisto degli utenti web è la comodità della consegna a domicilio, seguono il fattore prezzo e la possibilità di comprare in ogni momento.

Largo Consumo – Il 29% dei consumatori ricerca informazioni prevalentemente online sui prodotti, in particolar modo il 54% dei Digital Rooted e il 38% degli appartenenti alla fascia d’età 14-34. Soltanto il 2% degli utenti compra esclusivamente in Rete, il 23% alterna i canali offline e online, ben tre su quattro preferiscono l’acquisto in store (75%). Anche fra i Digital Rooted l’acquisto esclusivamente online è poco diffuso (9%) e prevale la modalità ibrida (52%). Una volta terminata la fase pandemica, il 72% degli acquirenti online della categoria manterrà invariata la quota di prodotti acquistati, il 18% l’aumenterà, il 9% la diminuirà. Come motivo principale per acquistare online beni di largo consumo gli Internet User indicano la comodità della consegna a domicilio, seguita dalla possibilità di comprare 24 ore su 24 e dal risparmio di tempo.

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