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Per Oricenter un milione di visitatori in un mese, e tra i servizi parte la Smart Clinic

Un milione di ingressi in un mese: parte con il botto il “nuovo” Oriocenter, che un mese fa è stato “reinaugurato” nella sua versione gigante, con i 105mila metri quadri e le 280 insegne che ne fanno lo shopping mall più grande d’Italia e uno dei più grandi d’Europa. Ad attirare maggiormente i visitatori nel mese che, precedendo i saldi, è di solito contrassegnato da un minor traffico, sono stati quei servizi che vanno ad ampliare e trasformare il tradizionale concetto di “shopping centre”, come i ristoranti della nuova food hall (tra essi la prima apertura italiana di Wagamama, catena di cibo orientale), gli spettacoli cinematografici a tutte le ore anche sullo schermo Imax più grande d’Europa (che ha trasmesso anche in diretta il concerto record di Vasco Rossi il 1° luglio), il nuovo NH Hotel a quattro stelle e i servizi alla persona come la Smart Clinic del gruppo ospedaliero San Donato (inaugurata il 29 giugno), dotata anche di una sala operatoria per piccoli interventi. Naturalmente però la chiave del successo sta anche nei nuovi marchi del fashion come l’americano Under Armour e Thule.

Ora il grande centro commerciale che si trova davanti all’aeroporto di Orio al Serio, in provincia di Bergamo, è pronto per i saldi estivi partiti il 1° luglio con un orario prolungato fino alle 23 replicato anche il giorno dopo. Va detto che però che a Oriocenter, come in tutti i centri commerciali, non c’è stato il pienone previsto. Malgrado ciò, secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, ogni famiglia spenderà in media per l’acquisto di articoli di abbigliamento e calzature in saldo circa 230 euro per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro.

 

E nella Smart Clinic si eseguono anche operazioni chirurgiche ambulatoriali

Importante lo sbarco a Oriocenter della Smart Clinic aperta dal gruppo ospedaliero San Donato, la seconda del genere dopo la Corpore Sano Smart Clinic aperta con grande successo alle Due Torri di Stezzano. Invariato il concept, che prevede di mettere il know how del primo gruppo ospedaliero italiano alla portata di tutti, offrendo un servizio di qualità ospedaliera che sappia adattarsi alle esigenze di salute, benessere e cura dei cittadini in modo flessibile, facilmente accessibile, pratico ed economico. La Smart Clinic vanta quasi mille metri quadri di superficie, 19 ambulatori con alte tecnologie, un’area dedicata alla diagnostica per immagini, una palestra per la fisioterapia e box per le terapie fisiche. Assoluta novità per una struttura medica all’interno di un centro commerciale, un blocco chirurgico per attività operatoria ambulatoriale e un centro laser per la chirurgia refrattiva, legato al programma www.buttagliocchiali.it.

Antibiotici? No grazie, Coop lancia uova, pollo e suini “puliti” con “Alleviamo la salute”

I danni dell’abuso di antibiotici e il conseguente rischio di antibiotico resistenza è stato più volte sottolineato dall’Oms, l’Organizzaione mondiale della Salute, e Coop si spende con il progetto “Alleviamo la salute” lanciata due mesi fa: e sugli scaffali sono già arrivati le uova senza antibiotici, prime in Italia, e i primi prodotti di suino. Mentre è già stato raggiunto il traguardo del 100% pollo allevato senza uso di antibiotici.

Nei punti vendita sono arrivate le uova a marchio Coop prodotte da galline allevate a terra senza uso di antibiotici, sin dalla nascita. Due le referenze disponibili, certificate da due enti indipendenti, ben riconoscibili dai consumatori grazie alle apposite etichette. In totale, a regime, saranno allevate senza antibiotici almeno 2 milioni di galline con una produzione di più di 1.800.000 uova. Un traguardo alla portata di Coop che già nel 2010 ha ricevuto il premio “Good Egg” assegnato dalla “Compassion in World Farming” per le sue uova da galline allevate a terra con animali nati e allevati in Italia. La scelta era già avvenuta nel 2003 per le proprie uova a marchio, poi estesa appunto nel 2010 a tutte le uova di qualsiasi marca presenti sugli scaffali Coop.

 

Coinvolta l’intera filiera avicola, dall’uovo al pollo

Intanto la campagna “Alleviamo la salute” presentata a fine aprile scorso sta dando i suoi primi significativi risultati e Coop, oltre le aspettative, ha coinvolto il 100% della filiera avicola nel processo di allevamento senza uso di antibiotici in anticipo rispetto alla scadenza che si era prefissata. Nei supermercati del gruppo, infatti, sono già presenti a scaffale 25 referenze della linea “Origine” con etichetta “Allevato senza uso di antibiotici”, per una stima di 240mila polli a settimana. E tra poco la linea si arricchirà di altri prodotti per arrivare a 32 referenze.

«Raggiungere un obiettivo così complesso addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia è stato possibile -sottolinea Maura Latini direttore generale Coop Italia– grazie al fatto che la nostra politica è sempre stata quella di avere al nostro fianco fornitori consapevoli e coinvolti in processi produttivi e gestionali rigorosi: sono loro i nostri primi alleati».

La politica di riduzione nell’uso degli antibiotici è arrivata anche a interessare i primi prodotti suini che dalla prima settimana di luglio vanteranno l’etichetta “allevato senza uso di antibiotici negli ultimi 4 mesi”. «È un primo obiettivo di riduzione che ci siamo dati per questi animali arrivando a garantire il non uso di antibiotici negli ultimi 4 mesi – continua Latini -. Si tratta di un obiettivo comunque ambizioso e importante sempre nell’ottica della tutela della salute perché si tratta di una filiera particolarmente complessa».

Questi primi prodotti fanno parte della linea “Fior Fiore”, si tratta di animali allevati allo stato brado in due allevamenti toscani (sulle colline del Chianti e in Maremma). In tali condizioni gli animali impiegano molto più tempo per raggiungere il peso stabilito e questo ovviamente significa maggiore qualità delle carni e lavorazione artigianale dei prodotti. Attualmente nella linea sono coinvolti più di 3000 suini.

L’impegno complessivo di Coop è di lunga scadenza, imponente e tale da generare una vera e propria rivoluzione nei metodi di allevamento: complessivamente ne saranno interessati più di 14 milioni di animali ogni anno e oltre 1.600 allevamenti in Italia.

 

Una marmellata Consilia (Sun) vince il premio delle private label “Salute to excellence 2017”

Qualità e innovazione sono le caratteristiche che hanno permesso alle marmellata a marchio Consilia della linea “Scelte su Misura” 100 per cento Frutti di Bosco di vincere il premio internazionale “Salute to excellence 2017” nella categoria “Jams & Marmelade”. Il riconoscimento alla Mdd del Gruppo Sun è promosso dalla Plma -Private Label Manufacturers Association, organizzazione senza fini di lucro nata nel 1979 per promuovere il marchio del distributore che racchiude oltre 4000 aziende socie nel mondo, che vanno dalle società per azioni multinazionali alle piccole aziende a conduzione familiare.

In particolare sono stati oltre 380 i prodotti, che comprendono circa 53 categorie, presi in esame dai giudici della PLMA.

«Siamo orgogliosi – dice Stefano Rango direttore generale del Gruppo Sun – di ricevere un così prestigioso premio. A conferma che i prodotti a marchio Consilia si contraddistinguono per la qualità e l’innovazione. Da sempre la mission del consorzio Sun è quella di immettere nel mercato prodotti che riescano a soddisfare appieno le esigenze dei nostri consumatori».

Il Sun, quindi, è stato tra la rosa dei nomi vincenti annunciati in occasione della fiera internazionale annuale “Il Mondo del Marchio del Distributore” della Plma che si è svolta il 16 e 17 maggio presso il Centro Esposizioni RAI di Amsterdam.

La marmellata a marchio Consilia, della linea “Scelte su Misura” 100 per cento Frutti di Bosco, è stata così tra i prodotti vincenti esposti nel Supermercato delle idee della PLMA, dove i visitatori hanno potuto vedere esposti i prodotti che si sono aggiudicati i Salute to Excellence Awards 2017 per l’innovazione nel marchio del distributore. L’elenco dei prodotti vincitori è pubblicato sul sito www.plmasalute.com.

 

 

Salutismo? Per gli italiani è più un vorrei ma non posso

Il salutismo è un tema senz’altro “caldo” per gli italiani ma arrivati alla resa dei conti per tre italiani su quattro resta un’aspirazione piuttosto che tradursi in una reale azione. È ciò che emerge da una ricerca di Squadrati commissionato dal California Prune Board, che ha indagato la percezione degli italiani in merito al proprio grado di salutismo.

Una sorta di autovalutazione dunque, secondo la quale solo il 25% degli intervistati si è dichiarato “molto” salutista, mentre la maggioranza 75% ha optato per un più sobrio “abbastanza” salutista. Sono soprattutto i giovani tra i 25 e i 34 anni (30%) a definirsi “molto” salutisti o coloro che seguono un regime alimentare particolare (44%), per necessità o altre motivazioni, come la dieta vegetariana o vegana, quella gluten free o del gruppo sanguigno.

 

Benessere, sempre voluto poco praticato

I vantaggi di uno stile di vita e di alimentazione salutista sono ben chiari, complici le innumerevoli campagne della stampa e gli appelli degli esperti: tra motivazioni dichiarate per essere salutisti c’è in primis la volontà di godere di un maggiore benessere generale (73%), ma anche quella di seguire determinate abitudini alimentari perché le si sente in linea con il proprio stile di vita (39%). Non manca chi lo fa per ragioni di linea: ben il 44% di intervistati desidera perdere peso o mantenere quello attuale. Tra gli incentivi al salutismo ci sono anche necessità sportive (17%) o motivazioni mediche come intolleranze e allergie (8%). Pochi segnalano, invece, ragioni di circostanza: “perché è di tendenza” (3%) o “perché lo fanno anche i miei amici” (3%).

 

Dal dietista al web, c’è fame di informazioni

Per avere consigli su un’alimentazione sana è importante informarsi e rimanere costantemente aggiornati. Le persone a cui rivolgersi, così come i canali, sono diversi. Gli italiani intervistati ricercano consigli soprattutto rivolgendosi al medico di famiglia (36%) e al dietista/nutrizionista (26%) o al dietologo (17%). E sono soprattutto coloro che si definiscono “molto” salutisti a preferire questi professionisti, considerandoli una fonte autorevole. Ma c’è anche chi dichiara di volere fare di testa propria (18%), quasi un intervistato su cinque. IN questa fascia naturalmente la fonte di informazione primaria non può essere che il web, canale preferito dal 69% con siti e portali dedicati alla salute (45%) e blog specializzati (24%). Anche la televisione (48%) gioca un ruolo importante, in particolar modo con i programmi specifici sul salutismo (24%); i video tutorial su come restare in forma risultano graditi (15%) così come i profili social di esperti (13%).

 

Più acqua, frutta e verdura, meno sale, carne rossa e insaccati

Non bastano le motivazioni, ma bisogna anche adottare determinati comportamenti. Tra quelli maggiormente adottati per raggiungere questo scopo: il bere almeno due litri di acqua al giorno (58%), il limitare l’utilizzo di sale (56%), il limitare il consumo di salumi (51%), di carne rossa (49%) e di latte e derivati (31%), così come il seguire un’alimentazione basata sul controllo degli zuccheri (51%) e dei grassi (50%).

Si assiste anche alla riscoperta di frutta e verdura. Il 94% degli intervistati dichiara infatti di mangiare tutti i giorni frutta (94%) – che sia fresca, secca o disidratata – e verdura (57%). Emerge inoltre che il consumo di prugne secche è prerogativa di chi si ritiene “molto attento” alla proprio salute.

Alla ricerca hanno partecipato oltre 600 maggiorenni, distribuiti in tutta Italia: Nord (45%), Sud e Isole (32%) e Centro (23%). Il campione è equamente diviso tra rispondenti donne (50%) e uomini (50%) e ha coinvolto principalmente la fascia 45-54 (39%), seguiti dalla fascia 35-45 (35%) e dalla fascia 25-34 (26%).

Salute trend dell’alimentazione quest’estate, anche in viaggio

cibo salute

È la salute il vero trend dell’alimentazione dell’estate 2017. Lo rivela un’analisi della Coldiretti presentata in occasione dell’incontro su “Vacanze tra cibo e cultura con i superfood della nonna” svoltosi a Roma. Lo studio rivela che un terzo della spesa di turisti italiani e stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o per l’acquisto di specialità enogastronomiche, con una decisa svolta verso prodotti ad alto valore salutistico nell’estate 2017. L’Italia del resto è leader mondiale nel turismo enogastronomico, e anche il Paese che ha conquistato nel 2017 il primo posto come Paese più sano al mondo secondo la classifica Bloomberg Global Health Index che analizza le condizioni di salute di 163 Nazioni. Quindi unire le due cose è naturale, quasi nel destino del nostro Paese.

 

In vacanza cibo prima voce di spesa

Le voci legate all’alimentazioni ormai hanno superato nel budget dei vacanzieri anche quelle per l’alloggio: 26 miliardi in tutto, dei quali 14 miliardi per la ristorazione, e 12 miliardi per l’acquisto di specialità gastronomiche da portare a casa su un totale di 75 miliardi del fatturato turistico complessivo annuale. Ma la novità è l’aumento sensibile del budget per alimenti e ingredienti salutistici: +11% per i cibi integrali, +26% per gli alimenti senza glutine, +20% per il biologico, +7% per le bevande vegetali (dati Nielsen 2017). E anche per i “superfood”, quei cibi a cui si attribuiscono proprietà assai benefiche, l’Italia vanta molti esponenti autoctoni: dalle carote viola di Polignano considerate un elisir di lunga vita al peperoncino calabrese ritenuto afrodisiaco, dalla cipolla rossa di Cavasso Nuovo, un toccasana contro lo stress e l’ipertensione, alla pompìa sarda, un agrume rarissimo i cui oli essenziali curano tosse e raffreddore, dal pomodoro del piennolo del Vesuvio, che può essere conservato a lungo senza perdere le sue caratteristiche al carciofo moretto di Brisighella, che è addirittura lassativo. Uno scrigno di tesori buoni e che fanno bene che ora può essere scoperto grazie alla nuova App “Farmersforyou” il nuovo servizio di Coldiretti che sullo smartphone o sul tablet permette di accedere a tutta la rete di Campagna Amica, il più grande circuito europeo di vendita diretta degli agricoltori. L’app prevede anche il servizio “around me” che, geolocalizzando l’utente, gli permette di visualizzare tutto ciò che è presente nel raggio di 30 km.

Una domanda straordinaria, quindi, alla quale non risponde solo la ristorazione tradizionale (+34% di ristoranti vegani in un anno, 4mila locali attenti ai celiaci) ma anche lo street food, che propone centrifugati, frullati, smoothies e macedonie. Ma il Belpaese può contare anche sull’agricoltura più green d’Europa ed è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare.

Cuore lancia la maionese sana e vegana

Una maionese sana e vegana, e magari pure buona? Sembra un ossimoro e invece è la novità presentata da Olio Cuore. L’ultima arrivata nella iconica “famiglia”, la Maionese Vegetale Cuore, è senza uova, senza glutine e completamente vegetale perché realizzata con proteine vegetali.

 

Olio sano

Il primo ingrediente è proprio Olio Cuore, che conferisce al prodotto un alto contenuto di acido linoleico, utile per mantenere i normali livelli di colesterolo nel sangue, nell’ambito di una dieta varia e equilibrata, e uno stile di vita sano e attivo. Numerosi benefici nutrizionali sono apportati anche dagli altri ingredienti: la vitamina E, che contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo, e la vitamina B6 per migliorare il normale metabolismo energetico. L’olio di mais esce bene anche nel confronto con il più blasonato olio extra vergine di oliva, proprio grazie al contenuto di acido linoleico che si associa ad una riduzione del rischio cardiovascolare.

 

Incontra i trend

E che il mangiare “leggero”, vegetariano e sano sia in cima ai pensieri degli italiani lo dimostra una ricerca condotta in collaborazione con la Cuore Nutrition Academy effettuata in 10 città del Belpaese. 

 

Sette italiani su dieci concordano sul fatto che il sentirsi in forma passa da una corretta alimentazione e dall’attività fisica, ma su quest’ultimo punto gli intervistati predicano bene e razzolano male: se camminare e avere un’alimentazione equilibrata sono effettivamente al primo posto (rispettivamente 88% e 82%) tra le attività più importanti per sentirsi in forma, quelle di correre, andare in palestra e andare in bicicletta sono tra le prime citate, ma tra le ultime effettivamente svolte dai cittadini (rispettivamente 33%, 31% e solo 27%).

Insomma, le idee sembrano più chiare sull’alimentazione sana che sulla più sana attività fisica e in questo gli italiani, che la tavola hanno sempre tenuta in altissima considerazione, non si smentiscono.

Ortoromi propone referenze detox per il dopo-eccessi da cenoni

Il rientro dalle vacanze natalizie si accompagna come ogni anno con l’esigenza di rimettersi in forma, con diete e metodi più o meno drastici, tutti però rigorosamente sotto il “cappello” del detox.

La proposta di Insal’Arte OrtoRomi riguarda i succhi 100% naturali al gusto di cetriolo+sedano e avocado (disponibili nelle varianti da 250 ml e 750 ml) e la ciotola “pausa pranzo in forma“ con melagrana e mix di semi, da consumare anche fuori casa, grazie al pratico kit di condimento.

Cambiare passo e virare verso alimenti dalle proprietà depurative e disintossicanti è un buon consiglio, evitando grassi e virando verso una dieta ricca di vegetali (e del resto il flexitarianesimo è una delle grandi tendenza del 2016 che continuerà nel 2017). Ma attenzione ai rimedi drastici: è dei giorni scorsi l’allarme dei medici britannici del Milton Keynes Hospital che hanno messo in guardia contro i “miracolosi” “beveroni” detox a base di erbe, citando il caso di una donna ricoverata dopo aver bevuto troppa acqua.

Glifosato, la Corte di Giustizia Europea chiede alle aziende di rendere pubblici i test

Rendere pubblici i test di sicurezza sul glifosato. Lo ha chiesto alle aziende chimiche la Corte di giustizia dell’Unione europea, accogliendo ieri la richiesta di Greenpeace e del Pesticide Action Network (PAN) Europe.

Scoperto nel 1950 e messo in produzione dalla Monsanto negli anni Settanta, il glifosato, un erbicida largamente usato in agricoltura, dal 2001 è divenuto di libera produzione essendo scaduto il brevetto della multinazionale americana. Il composto chimico è stato considerato di bassa pericolosità per l’uomo fino al 2012, quando la rivista Food and Chemical Toxicology pubblicò uno studio che evidenziava la sua patogenicità e cancerogenicità nei ratti. Lo studio fu contestato ma nel 2015 l’IARC (International Agency for Research on Cancer) classificò il glifosato come sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo.

La questione resta aperta. Per questo la Corte del Lussemburgo ha ravvisato negli studi in materia “informazioni sulle emissioni nell’ambiente”, e quindi di interesse pubblico. «La sentenza – spiega Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia – stabilisce che le autorità devono pubblicare tutti gli studi utilizzati per le valutazioni dei rischi dei pesticidi, e non possono tenerli segreti per proteggere gli interessi commerciali delle aziende. In base alla sentenza odierna, sia le autorità europee che quelle nazionali dovranno d’ora in poi rendere pubblici questi studi in automatico, e non solo a seguito di richieste di accesso ai dati. Nelle valutazioni dei rischi dei pesticidi la trasparenza è di vitale importanza, dato che sono a rischio salute e ambiente».

«Il fatto che i test di valutazione sulla sicurezza delle sostanze analizzate siano effettuati dalle stesse aziende che le producono costituisce di per sé un evidente conflitto di interessi – aggiunge Hans Muilerman di PAN Europe -. La pubblicazione dei risultati integrali servirà a verificare se i dati parziali che le aziende hanno fornito originariamente alle autorità corrispondono a ciò che è effettivamente emerso dagli studi.

Anche se in Italia da agosto è scattato il divieto di utilizzare il glifosato nelle coltivazioni in pre-raccolta e in “parchi, giardini, campi sportivi, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie”, e il ritiro dal commercio di 85 prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato, secondo Coldiretti quasi un pacco di pasta Made in Italy su cinque è fatto con grano canadese, che continua ad essere trattato con glifosato. E tutto ciò, nonostante il divieto imposto dal decreto del Ministero della Salute in vigore dal 22 agosto 2016.

Free-from, un mercato da 2 miliardi di euro (+5,7%)

Un mercato in crescita, giunto nel primo semestre del 2016 ai 1.995 milioni di euro, con un incremento del 5,7% sullo stesso periodo del 2015: è quello dei prodotti “free from” in Italia fotografato dal portale italiani-coop.it.

Per ragioni sia di reali questioni salutistiche (le allergie alimentari sono in aumento), sia per moda, negli ultimi anni il mercato dell’alimentazione che fa a meno di alcuni elementi ritenuti troppo calorici o allergizzanti è lievitato.

04-10-cibo-integratori-copiaVince su tutti il cibo light, ovvero senza o con pochi grassi. Scelto spesso da chi è attento alla linea, ha registrato un incremento dell’1,6%, con un fatturato di 1.150 milioni di euro in tutta la Gdo. Al secondo posto nela Particolare classifica dei “senza” ci sono i prodotti “senza lattosio” con 379 milioni di fatturato e un +20,3% nelle vendite. Segue il “senza glutine ristretto” (cioè i prodotti marchiati con il simbolo della spiga barrata, specifici per i celiaci): 159 milioni di fatturato, +20,6%. Tutti gli altri “senza” realizzano un mercato di 247 milioni di euro con un +0,3% nelle vendite. A sorpresa, calano i “senza sale” (-2,8%), che registrano comunque 61 milioni di euro di fatturato.

 

Più attenti alla salute (e alla spesa)

Questa attenzione al benessere ci rende primi in Europa. Rispetto agli altri europei, scegliamo con maggiore attenzione il luogo dove fare gli acquisti. Preferiamo punti vendita in cui al posto dei confezionati, troviamo prodotti freschi biologici, o ricchi di ingredienti naturali, salutistici o senza calorie, sale, grassi, Ogm o glutine. Più di un consumatore su due (55%), dichiara di leggere attentamente le etichette nutrizionali contro il 48% di tedeschi, spagnoli e inglesi e il 43% dei francesi. Sugli ingredienti salutistici battiamo tutti. Il 65% dei consumatori italiani dichiara di cercarli attivamente tra gli scaffali, mentre gli altri europei si aggirano intorno al 50%.

Interrogati su quali prodotti vorrebbero trovare sugli scaffali, più di uno su tre dà la precedenza ad alimenti pensati per uno stile di vita sano, il 29% sceglie qualcosa che faciliti la vita e il 28% desidera prodotti eticamente sostenibili ed ecologici, seguiti dal 23% a caccia di prodotti con ingredienti naturali.

Futuro roseo per i succhi di frutta 100%: cresceranno fino al 2018

Quattro su 10 lo bevono ogni giorno: sono i numeri davvero impressionanti dei succhi di frutta al 100% secondo lo studio Juice Index di Tetra Pak. La perdita di terreno infatti causata nei Paesi tradizionalmente utilizzatori dal dibattito circa la presenza eccessiva di zuccheri sarà più che compensata dalla crescita nei mercati emergenti tra cui spiccano Cina e Brasile, Malesia, India e Indonesia. Una crescita che, secondo il rapporto, continuerà fino al 2018.
Parte integrante della dieta in molti Paesi (anglosassoni in primis), i succhi oggi giocano ancora un ruolo importante tanto che i consumatori affermano di essere disposti a pagare di più per quelli considerati “salutari” (alternativa all’ardua richiesta del “5 a Day, le cinque porzioni di frutta e verdura suggerite dall’Oms, Organizzazione mondiale della Sanità).

La crescita dunque verrà da prodotti che soddisfano le esigenze dei consumatori, focalizzate su salute e consumo fuori casa, trend particolarmente marcati tra i Millennials, che costituiscono ancora la più influente generazione di consumatori. L’industria ha già risposto con l’innovazione in tre aree chiave: alimenti vegetali, tutto naturale, e specialità 100% succo.

  • Alimenti vegetali: miscele vegetali, combinazione di verdure e frutta, che abbassano il naturale contenuto di zuccheri e aggiungono benefici per la salute; sono oggi il quarto gusto più popolare della categoria 100% succo a livello globale. I lanci di nuovi prodotti che utilizzano le verdure come ingrediente sono triplicati nel 2015 rispetto al 2012.
  • Tutto naturale: nel corso degli ultimi sei anni, il succo non da concentrato (NFC) ha guadagnato quote di mercato rispetto ai prodotti ricostituiti, passando dal 25% nel 2009 a quasi il 30% nel 2015. I nuovi lanci di prodotti con il claim “tutto naturale” hanno visto un tasso di crescita annuo del 25% tra il 2012 e il 2015, in particolare quelli senza additivi e / o conservanti.
  • Specialità 100% succo: più del 60% dei consumatori a livello globale dicono di essere interessati a prodotti di comprovato beneficio per la salute. Così come l’aggiunta di verdure nel mix, i produttori offrono sempre più 100% succo “arricchito con” o “vitaminizzato”. Ad esempio, nel 2015 i prodotti arricchiti aventi benefici funzionali per la salute del sistema immunitario, del cuore, della digestione, delle ossa, del cervello e per la bellezza hanno costituito i due terzi dei lanci di nuovi prodotti.
I gusti più richiesti: regge l’arancia ma avanzano nuove opzioni, anche tra le verdure.

 

 

Sei tendenze, dal premium ai nuovi stili di consumo

Il rapporto evidenzia sei tendenze principali dei consumatori verso i succhi di frutta 100%.

  • I succhi 100% sono considerati gustosi, naturali e salutari
  • È diffusa la preoccupazione verso l’eccessivo uso di zucchero, ma tocca solo marginalmente la categoria dei succhi 100%
  • Alcuni consumatori hanno comunque ridotto il consumo per assumere meno zucchero
  • Il cambiamento degli stili di vita ha impattati su alcune abitudini tradizionali, soprattutto il succo nella prima colazione.
  • Avanzano le opzioni premium, la categoria dei succhi di alta gamma è quella che cresce maggiormente
  • L’innovazione di prodotto è la chiave del successo, ma anche una comunicazione nnovativa è importante

«È positivo vedere che i marchi a livello globale stanno trasformando in opportunità le sfide presentate dal cambiamento degli stili di vita e dal dibattito sullo zucchero – ha detto il Presidente e CEO di Tetra Pak, Dennis Jönsson –. Stanno guidando la crescita nella categoria 100% succo con nuovi prodotti che catturano l’immaginazione dei consumatori, che vanno oltre i succhi di frutta tradizionali come arancia e mela, estendendosi ad una gamma di miscele vegetali fantasiose e a nuovi sapori di frutta, creando infinite possibilità di nuove combinazioni . Come sempre, la chiave del successo è l’innovazione, che offre il prodotto giusto al momento giusto per soddisfare le esigenze dei consumatori moderni e, cosa altrettanto importante, cattura la loro attenzione ed entra in connessione con loro”.

Il 100% Juice Index 2016 di Tetra Pak si basa su approfondimenti di mercato effettuati grazie alla collaborazione dell’azienda con i clienti in tutto il mondo, e su quanto emerso da una recente indagine su 7.000 consumatori in sette Paesi.

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