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Anna Muzio

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Sorpresa: gli studenti italiani amano il cibo sano e naturale (ma i cinesi di più)

Junk food? No grazie: alimentarsi in maniera sana è diventata una priorità anche per gli studenti universitari, soprattutto quelli italiani. Che nei loro pasti tra una lezione e l’altra puntano sulla salubrità dei cibi, sulla varietà e sul gusto anche grazie a una maggiore offerta rispetto a un tempo. Anche se soprattutto in Europa molti giovani prediligono ancora il classico pranzo in famiglia, cucinato dalla mamma.

È il risultato del sondaggio di Sodexo, società internazionale di servizi, che ha intervistato oltre 4mila studenti in sei Paesi del mondo (Cina, India, Italia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti) sulle abitudini alimentari. E sono molte le scelte nelle quali gli italiani si distinguono rispetto ai colleghi degli altri Paesi.

La prima cosa che si nota è che i giovani italiani sono particolarmente attenti alla qualità di quello che mangiano: l’87% dei nostri connazionali è consapevole dell’importanza di alimentarsi in maniera sana. Per il 26% è addirittura un aspetto fondamentale, mentre per il 61% è semplicemente importante senza ossessioni. Solo i cinesi sono più sensibili di noi a questo aspetto (90%), mentre dietro di noi ci sono spagnoli (84%), indiani (84%), americani (80%) e inglesi (78%). Specularmente solo l’1% degli italiani non si cura affatto di ciò che ingerisce (percentuale che sale al 3% per gli statunitensi e addirittura al 4% per i britannici).

Non sorprende invece che gli italiani siano i più legati alla famiglia: il 57% consuma cibi preparati a casa (americani e inglesi sono al 46%). Il 35% degli italiani mangia all’interno dell’università, molto più del 19% di spagnoli e indiani e del 6% dei cinesi. Il cibo è sempre importante per noi: per risparmiare in pochi sono disposti a saltare un pasto (10%), mentre molti di più preferirebbero rinunciare a un’uscita con gli amici (43%), a un hobby (33%) o a riscaldare casa (13%). Eppure ben pochi tra gli studenti del Belpaese sembrano interessati a imparare a cucinare: solo tre su dieci, molto meno di americani (42%) e indiani (39%).

«Non sorprende – spiega Franco Bruschi, head of Schools&Universities segment med region di Sodexo – che dove e cosa mangiano gli studenti vari in funzione della cultura e delle strutture; sappiamo infatti quanto diverse siano le abitudini alimentari nelle varie parti del mondo Il nostro sondaggio ha rivelato che meno della metà degli studenti consuma il pranzo all’interno del campus, presso un ristorante, caffè o negozio dell’università».

Un altro aspetto che emerge dal sondaggio e che non riguarda solo l’Italia è che gli studenti di tutto il mondo sono molto sensibili agli aspetti etici del cibo. Se il 44% di loro si aspetta di trovare cibi a basso contenuto calorico, privi di allergeni e vegani/vegetariani nei locali e nei negozi dell’università, quasi un terzo degli studenti sarebbe disposto a pagare di più per prodotti equosolidali mentre per un terzo conta di più spendere poco.

«Negli ultimi anni – dice Paola Palestini, professoressa di Biochimica, coordinatore del master Ada, Alimentazione e dietetica applicata e membro del Presidio della qualità didattica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – è cresciuta la consapevolezza, soprattutto nei più giovani, che alimentarsi in modo sano è un importante investimento a lungo termine per il mantenimento di un buono stato di salute. Questa nuova consapevolezza non è solo italiana, come ci si potrebbe aspettare in quanto culla della dieta mediterranea e di una biodiversità agricola di alta qualità, ma è presente, anche se in percentuali minori, in Paesi dove questi presupposti sono poco presenti come USA e Inghilterra. Quello che mi ha sorpreso in questo sondaggio è che gli studenti cinesi sono quelli a cui maggiormente interessa mangiar sano e cercano cibi a basso contenuto calorico, prodotti equosolidali, di origine locale e sostenibili».

Foto di Jacek Dylag / Unsplash

Accordo sindacale per 13mila lavoratori Lidl, novità su welfare e work-life balance

Un contratto sindacale innovativo, che tiene conto del benessere dei lavoratori e dell’equilibrio sempre più difficile tra vita privata e lavorativa: è stato siglato ieri notte tra Lidl e i sindacati di categoria Fisascat Cisl e Uiltucs. L’intesa triennale riguarda i 13mila collaboratori Lidl sia della sede di Arcole, sia delle 10 Direzioni Regionali e piattaforme logistiche e degli oltre 600 punti vendita. 

Flessibilità contrattata, organizzazione e orario di lavoro, salute e sicurezza, welfare aziendale e tutele individuali gli ambiti sono i capisaldi dell’intesa.

«Il contratto integrativo sottoscritto è frutto di un’importante e proficua attività di confronto con le organizzazioni sindacali – ha detto Luca Boselli, AD Finanza di Lidl Italia – e si basa su pilastri importanti quali il potenziamento del welfare aziendale, l’erogazione di prestazioni sanitarie aggiuntive e interventi a sostegno del reddito. L’accordo contiene inoltre elementi fortemente innovativi. È stata infatti rivista l’organizzazione del lavoro domenicale che prevede, tra le altre cose, il pagamento di una maggiorazione di gran lunga superiore a quella prevista dal CCNL, e introdotta una forma di part time sperimentale a flessibilità contrattata con incremento stabile delle ore contrattuali e conseguente incremento della retribuzione».

La nuova organizzazione del lavoro infatti contempla l’introduzione della programmazione plurisettimanale degli orari di lavoro e la volontarietà della prestazione domenicale, in base al principio dell’equa ripartizione, retribuita con una maggiorazione del 135%. Innovativo  il monitoraggio sperimentale per sei mesi del lavoro supplementare per i lavoratori con contratto di lavoro part-time che, su base volontaria, potranno incrementare la prestazione settimanale di 5 ore portando di fatto l’orario settimanale da 20 a 25 ore e da 25 a 30 ore; l’incremento dell’orario di lavoro individuale prevede la sottoscrizione di un patto di flessibilità che consentirà la variabilità della collocazione temporale della prestazione, compresa tra 1 e 5 ore settimanali, mentre la retribuzione mensile sarà pari alle ore stabilite dal contratto individuale del part time sperimentale. Eventuali ore aggiuntive prestate saranno retribuite con la maggiorazione economica del 35% prevista dal contratto nazionale.

Ampliate le prestazioni sanitarie aggiuntive al Fondo Est per tutti i lavoratori. Verranno concessi “Buoni Spesa” del valore di 100 euro utilizzabili presso le filiali Lidl oltre al “Buono Nascita” di 100 euro per ogni figlio nato o adottato per l’acquisto di prodotti legati all’infanzia. Sarà attivato un tavolo permanente di monitoraggio oltre all’erogazione di 8 ore di formazione nel primo anno di nomina dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.
Altre due importanti novità sono l’istituzione di una banca ore per la donazione delle ferie (ciascun collaboratore potrà donare volontariamente a colleghi giorni di ferie e le ore di permesso maturati e non goduti che risultino nella propria libertà di gestione, sistema bilanciato da ulteriori riconoscimenti aziendali) e l’estensione alle unioni civili del congedo matrimoniale e dei permessi per malattia dei figli. In caso di malattia grave verrà inoltre riconosciuto un periodo di aspettativa non retribuita fino a guarigione con diritto alla conservazione del posto di lavoro.
L’intesa prevede anche una nuova normativa sul supporto alla genitorialità, con il riconoscimento dell’aspettativa non retribuita fino a un anno di vita del bambino oltre all’utilizzo frazionato del congedo parentale ad ore con possibilità di cumulo con altre tipologie di permessi.
 
«La sottoscrizione di questa intesa, basata sul welfare, su concreti strumenti di organizzazione del lavoro e sulla ricerca di un maggior equilibrio tra vita privata e professionale, conferma la forte volontà di mettere i nostri collaboratori al centro, riconoscendone le esigenze e i bisogni – commenta Roberto Eretta, AD Risorse Umane di Lidl Italia–. La continua valorizzazione delle persone rappresenta una precisa scelta strategica che ci ha spinto ad investire sul loro benessere. Siamo fortemente convinti che il percorso intrapreso rappresenti la chiave per affrontare le sfide del futuro».
Infine, l’intesa di rinnovo conferma le precedenti previsioni in tema di pari opportunità, con il mantenimento della Commissione Mobbing e Pari Opportunità che allarga le competenze alle attività di contrasto alla discriminazione.
 
«È un’intesa innovativa siglata con una catena della grande distribuzione che riconosce nel rafforzamento delle relazioni sindacali a livello decentrato una opportunità per la crescita aziendale confermando il valore della contrattazione nazionale di riferimento» ha dichiarato il segretario nazionale della categoria della Cisl Mirco Ceotto –. In questo senso la normativa sulla flessibilità contrattata con la possibilità di incrementare il salario, il potenziamento degli interventi di welfare aziendale e l’introduzione di importanti misure sui diritti sociali in una azienda dove l’occupazione femminile è prevalente si muovono verso la giusta direzione, quella della partecipazione dei lavoratori per i quali crediamo di aver dato una importante risposta alle loro esigenze».

Franciacorta Village con il +46% è leader negli acquisti tax-free in Italia

Franciacorta Outlet Village attira da lontano: nel 2017 ha registrato infatti una crescita a doppia cifra, del 46%, degli acquisti fuori campo-euro. Un ottimo risultato specie se paragonato al dato nazionale del +5,6% (Milano fa segnare un +8%), che conferma come destinazione shopping e turistica gettonata anche dai visitatori provenienti da fuori i confini della UE. Tanto più in un anno che avrebbe potuto far pensare a cali di presenze visto la presenza di eventi internazionali di grande rilievo quali The Floating Piers nel 2016 ed Expo nel 2015. Il che rende il Village franciacortino attore leader per quanto attiene il tasso di crescita negli acquisti tax-free in Italia (dati Global Blue).

Anche le registrazioni delle transazioni effettuate, vale a dire il numero di scontrini emessi con il tax-refund segna un +30,4% del Village contro un +4,2% del dato nazionale mentre la spesa media è cresciuta al Village del 12% rispetto al 1,3% in Italia, con un trend di crescita continuo e sostenuto dal 2011 ad oggi.

«Queste peraltro sono stime parziali – sottolinea Gianluca Rubaga, center manager dell’outlet franciacortino – innanzitutto perché la rilevazione riguarda gli acquisti sopra la soglia dei 154 euro, indispensabile per accedere al tax free, e anche perché sappiamo che non tutti i clienti scelgono di utilizzare questo servizio di tax refund che prevede il rimborso dell’Iva sugli acquisti in dogana. È comunque un dato estremamente positivo perché indice di un’attrattività del contesto grazie ad una sempre rinnovata offerta shopping con l’inserimento di nuovi brand premium di appeal internazionale».

Tra i clienti internazionali che frequentano il Village al primo posto spiccano i russi con il 50% degli acquisti tax free e un tasso di crescita nel 2017 del +64%, seguiti da Israele (+39,5%) e Ucraina (+20,8%), Cina, Svizzera ed Emirati.

 

Turismo e retail: Franciacorta prima destinazione turistica della zona

Il binomio turismo e retail del resto è sempre più in primo piano: in una ricerca commissionata da Bresciatourism nel 2017 sulla Web Reputation il centro outlet di Rodengo Saiano figurava tra le prime dieci attrazioni turistiche della Provincia di Brescia (su 392 rilevate) e prima destinazione della Franciacorta.

Per incrementare questo tipo di flussi il Village organizza da oltre un anno il servizio di collegamento giornaliero dal centro di Milano. Lo Shopping Shuttle permette alla clientela internazionale che soggiorna nel capoluogo meneghino di raggiungere la Franciacorta in modo diretto e di visitare grazie al pacchetto – organizzato con il patrocinio del Consorzio Franciacorta – il Wine Tour in una delle celebri cantine della zona. Un servizio di cui hanno usufruito lo scorso anno 3000 clienti individuali.

La valenza turistica di Franciacorta Outlet Village è frutto di un costante lavoro di affiancamento a tutte quelle realtà ricettive e istituzionali che operano per la valorizzazione del nostro territorio. Una filosofia comune a tutti gli outlet della Land of Fashion di proprietà del fondo americano Blackstone e gestiti da Multi Outlet Management Italy (Palmanova, Mantova, Valdichiana e Puglia oltre a Franciacorta), che lavorano per essere punti di partenza per la scoperta dei propri territori di appartenenza oltre che mete di shopping per il turista in Italia. 

8 marzo, Coop Alleanza 3.0 con Pink is Good sostiene un anno di ricerca

Otto marzo di nome e di fatto per Coop Alleanza 3.0 che decide di sostenere la ricerca sul tumore al seno, patologie che ogni anno in Italia colpisce 50mila donne, donano 30mila euro al progetto “Pink is Good” della Fondazione Umberto Veronesi con un obiettivo preciso: una borsa di ricerca annuale per la dottoressa Mariaelena Pistoni dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

La borsa di ricerca consentirà alla dottoressa Pistoni, 40 anni, laureata in Scienze Biologiche a Parma e specializzata a Londra, di proseguire i suoi studi su come è possibile agire sulle cellule tumorali del seno usando farmaci che influenzano il Dna, per gestire e ridurre le resistenze alle terapie in uso.

Con la donazione, accompagnata dalla campagna “Sostenere le donne è nel nostro Dna”, la Cooperativa intende dare un contributo concreto a un progetto rilevante dalla parte delle donne: che guarda alla salute femminile e, al tempo stesso, dà lavoro a una professionista di un settore, quello della ricerca medico-scientifica, che vive, specie in Italia, numerose difficoltà, e dove, ancora oggi, sono riservate agli uomini maggiori possibilità.
La borsa di ricerca viene erogata attraverso la Fondazione Umberto Veronesi, che grazie al progetto “Pink is Good” sostiene la ricerca scientifica d’eccellenza e promuove l’importanza della prevenzione contro i tumori femminili.
Ogni anno in Italia oltre 50.000 donne si ammalano di tumore al seno; negli ultimi tempi, la ricerca scientifica ha compiuto enormi passi avanti e più del 90% delle donne a cui il tumore è stato diagnosticato in fase iniziale riesce a guarire completamente.

Da sempre Coop Alleanza 3.0 celebra l’8 marzo sostenendo progetti di solidarietà in favore delle donne, in coerenza con i propri valori e il proprio impegno per dare risposte ai bisogni delle persone e delle comunità, in tutti i territori in cui è presente: 12 regioni italiane, dove conta oltre 400 negozi. Coop Alleanza 3.0, del resto, è un’impresa “al femminile”: su 22 mila dipendenti circa il 75% sono donne e la presenza delle lavoratrici nei ruoli di responsabilità sfiora il 42%, mentre nel gruppo dirigente supera il 28%. E anche tra i 2,5 milioni di soci della Cooperativa prevale la componente femminile: le donne sono più del 55%.

Tra le iniziative per le pari opportunità ci sono gli interventi per facilitare la conciliazione tra vita familiare e impegno lavorativo, con varie agevolazioni e forme di sostegno, dedicate in particolare alla cura della famiglia. 

Aggregazione nella Gdo, Sligro vende Emtè a Jumbo e Coop per 410 milioni di euro

Continua la concentrazione della Gdo nel nord Europa, in Olanda in particolare: Sligro Food Group NV ha annunciato la vendita di tutte le azioni di EMT Holding BV che controlla 130 supermercati a insegna EMTÉ, al consorzio di Jumbo e Coop.  Alla fine della transazione, due terzi del business sarà integrato in Jumbo e un terzo in Coop. Jumbo e Coop hanno già collaborato con successo in operazioni di acquisizione in passato. Al 2016 risale la fusione tra l’olandese Royal Ahold e la belga Delhaize, che ha creato un super gruppo della Gdo da 22 marchi locali con 6.500 punti vendita in 11 Paesi.

Il fatturato 2017 di EMTÉ è stato di 828 milioni di euro e l’insegna ha 6.200 dipendenti. Il valore totale delle transazioni – ce comprende anche la vendita di 27 immobili –  ammonta a 410 milioni di euro, che consistono in 275 milioni di euro per le attività di vendita al dettaglio, 60 milioni di euro per il settore immobiliare e 75 milioni di euro di compensazione per le voci di capitale circolante che, a causa dell’intreccio delle attività di vendita al dettaglio di Foodservice e Food all’interno dello Sligro Food Group, sono in ritardo. Le parti mirano a completare la transazione nel corso del 2018. Tutti i dipendenti coinvolti sono trasferiti al consorzio. 

«Nonostante l’impegno dei nostri colleghi e l’apprezzamento dei nostri clienti, un futuro per EMTÉ come formula indipendente non era più la migliore opzione strategica – ha spiegato Koen Slippens, CEO di Sligro Food Group -. Ci siamo presi il tempo di esaminare attentamente le alternative, con il rispetto per tutte le persone coinvolte. Siamo convinti che, scegliendo la proposta di Jumbo e Coop, rendiamo giustizia agli interessi dei nostri dipendenti, franchisee, clienti, partner e fornitori e creiamo anche il massimo valore per i nostri azionisti. Insieme a Jumbo e Coop ci impegniamo per una buona transizione della nostra formula EMTÉ e concentriamo anche la nostra azienda su un futuro come player internazionale di servizi alimentari mirato, ambizioso e da leader. Con le consegne a La Place, come parte di questo accordo, stiamo ancora una volta rafforzando la nostra posizione nel mercato dei servizi alimentari nei Paesi Bassi».

Il riferimento è all’accordo pluriennale che sarà stipulato tra Sligro e Jumbo in base al quale Sligro fungerà da partner preferito di La Place, catena di ristoranti di cucina naturale del gruppo.
«La prevista acquisizione di gran parte di EMTÉ è un altro grande passo nello sviluppo della nostra azienda familiare – ha detto Frits van Eerd, CEO di Jumbo Supermarkten -. Questa espansione si adatta molto bene anche alle nostre ambizioni di crescita. Vediamo buone opportunità con questi negozi per sviluppare ulteriormente la nostra strategia omnicanale, che mira a essere disponibile in tanti posti e in tutti i momenti possibili per i nostri milioni di clienti. Inoltre, diamo il benvenuto a Sligro come partner preferito dei ristoranti La Place nei Paesi Bassi. Sligro e La Place sono due nomi di spicco nel campo dell’esperienza alimentare. La cooperazione proposta garantisce un ulteriore miglioramento della qualità».
 
«Siamo molto orgogliosi che con questa operazione congiunta possiamo rafforzare ulteriormente la nostra posizione nei Paesi Bassi. Questo passo si adatta perfettamente alla nostra ambizione di crescita di mettere Coop più saldamente sulla mappa. Come cooperativa, Coop è letteralmente e figurativamente vicino ai suoi clienti e offre una formula eccezionale per ogni supermercato per poter operare con successo in ogni area del mercato locale. Siamo pronti a continuare a costruire la nostra unica casa cooperativa insieme ai nostri nuovi colleghi e imprenditori. Con questo facciamo la differenza per ancora più consumatori nei Paesi Bassi» ha aggiunto Fred Bosch, CEO di Coop Supermarkten.

Il centro commerciale oltre il retail: Immochan lancia un concorso da 250mila euro

Si chiama Beyond Retail Challenge ed è una vera e propria gara internazionale lnciaat da Immochan con un obiettivo: portare innovazione nei centri commerciali, trasformandoli in luoghi di vita dinamici, intelligenti e sostenibili. spazi in cui soluzioni tecnologiche, nuovi servizi ed eventi culturali facilitano e ridisegnano la vita delle persone. Di assoluto rispetto il monte premi stanziato dal gruppo immobiliare per i cinque progetti vincitori: 50.000 euro ciascuno, per un totale di 250.000 euro.

La Beyond Retail Challenge nasce all’interno della “Vision 2030” di Immochan, società costituita nel 1976 con lo scopo di accompagnare Auchan nello sviluppo immobiliare, e diventata nel 2016 una società autonoma in seguito alla riorganizzazione del gruppo. che concepisce i centri commerciali come luogo di incontro, di relazioni, di intelligenza urbana e sociale. Per dare corso a questa visione, Immochan si rivolge alle start-up che condividano la “Vision 2030” e vogliano contribuire con i loro progetti innovativi ad andare oltre il concetto di commercio così come oggi noi lo conosciamo.

L’iniziativa viene lanciata in partnership con Agorize, piattaforma che collega aziende e innovatori di tutto il mondo per delle sfide di open innovation con una comunità globale di oltre 5 milioni di innovatori (studenti, start-up, sviluppatori, imprenditori). L’interesse per la connessione tra le persone, tra abitanti e ambiente circostante, una attenzione alla sostenibilità dei luoghi di commercio, e la creazione di relazioni è alla base della “Vision 2030” di Immochan, che nel 2016, festeggiando 40 anni di vita, ha intrapreso la strada verso una visione aperta e condivisa con tutti i suoi stakeholder per co-costruire il proprio futuro.

 

Chi, come e quando

La Beyond Retail Challenge è rivolta agli innovatori italiani e degli altri 11 Paesi dove Immochan è presente: Francia, Ungheria, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Ucraina, Cina, Taiwan. Gli innovatori possono candidarsi alla gara internazionale fino al 25 marzo, attraverso la piattaforma agorize.com.

La prima tappa, aperta fino al 25 marzo, consiste nella presentazione delle domande. Per completare la domanda, i candidati dovranno compilare un modulo di candidatura nel quale descrivere le caratteristiche della start-up. Poi, dovranno fornire una presentazione destinata a far conoscere il loro progetto: il loro interesse verso la vision di Immochan; la soluzione che questo progetto propone; in quale Paese vorrebbero che venisse attuato. Al termine delle presentazioni delle candidature, una giuria – composta da collaboratori di Immochan e da personalità esterne competenti – selezionerà una trentina di squadre che parteciperanno alla seconda tappa.

La seconda tappa, dal 9 aprile al 3 maggio, permetterà alle squadre selezionate di rafforzare il loro progetto e di studiarne la fattibilità. Ogni squadra selezionata verrà affiancata da un coach collaboratore di Immochan per co-costruire in modo efficace il progetto.

La finale si terrà a giugno 2018: le squadre selezionate avranno la fortuna di presentare i loro progetti davanti al comitato esecutivo di Immochan, a Shanghai o a Parigi. Delle 10 finaliste, fino a 5 squadre possono essere decretate vincitrici. Ognuna riceverà fino a 50.000 euro per sviluppare il suo progetto nel paese scelto.

Cambio della guardia in Federdistribuzione: è Claudio Gradara (Pam) il nuovo Presidente

Federdistribuzione ha in nuovo presidente: è stato designato dal Comitato Esecutivo Claudio Gradara. Il nuovo Presidente entra in carica in base alla delibera dell’Assemblea della Federazione, convocata venerdì per approvare il Bilancio 2017.
Claudio Gradara, fino al 31 dicembre 2017 Amministratore Delegato di Pam Panorama, succede a Giovanni Cobolli Gigli, che aveva accettato la proroga della presidenza per un esercizio sociale, con l’obiettivo di permettere al Comitato Esecutivo di rivedere obiettivi e governance di Federdistribuzione nel corso di tale periodo. L’Assemblea in una nota esprime “riconoscimento al Presidente uscente Giovanni Cobolli Gigli e lo ringrazia per il lavoro svolto a favore del settore e per la disponibilità dimostrata in questo ultimo anno di attività”.

Nato nel 1957 a Venezia, Gradara è laureato in Economia Aziendale all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dal 1981 ha sviluppato la propria attività nel Gruppo Pam ricoprendo negli ultimi venti anni la carica di Direttore Generale presso svariate realtà del Gruppo. Dal 2010 al 2017 è stato Amministratore Delegato di Pam Panorama, la principale azienda del Gruppo Pam. Dal 2003 è membro del Comitato Esecutivo di Federdistribuzione.

Federdistribuzione riunisce e rappresenta, nelle sedi istituzionali, locali, nazionali e comunitarie le imprese distributive operanti nei settori alimentare e non alimentare. Si compone di cinque associazioni nazionali che rappresentano un universo articolato di imprese per dimensioni, forme distributive e merceologie trattate. Le imprese associate a Federdistribuzione nel 2016 hanno realizzato un giro d’affari di 64,6 miliardi di euro (di cui 9,4 miliardi di euro in franchising), con una quota pari al 49,3% del totale fatturato della Dmo e hanno una rete distributiva di 14.980 punti vendita (di cui 7.640 in franchising) e danno occupazione a 217.700 addetti. Rappresentano, infine, il 29,6% del valore dei consumi commercializzabili.

Cibo e Instagram la mania dei Millennials protagonista su La7 di Selfie Food

La cucina è sempre più una questione di immagine. I social network e in particolare Instagram danno molto importanza all’estetica del piatto e sono in grado di spostare e influenzare come e cosa mangiamo. Le tendenze lanciate dall’applicazione che ha il suo focus nelle immagini diventano spesso virali, soprattutto tra i più giovani, molto sensibili al food-design. Secondo il rapporto annuale della società inglese Waitrose Food and Drink i giovani tra i 18 e i 24 anni postano cinque volte più immagini di cibo rispetto agli over 55. Non è un caso che su Instagram si trovino poche foto di piatti tradizionali e poco à-la-page mentre spopolano fenomeni e hashtag come #avocadotoast, con oltre mezzo milione di persone che hanno condiviso l’immagine della loro colazione naturalista e anche fotogenica. Per questo su Instagram si vedono spesso cibi colorati e spettacolari ma che sembrano assai poco commestibili.

Le foto e il cibo sono ormai due realtà che vanno di pari passo. Ci sono ristoranti, come il Dirty Bones di Londra, che forniscono direttamente al tavolo un Instagram Kit che serve a migliorare la qualità delle foto dei clienti social, mentre a Tel Aviv la Carmel Winery serve i piatti in stoviglie concepite per migliorare la resa fotografica. Questo perché alcuni studi hanno dimostrato che immagini di piatti accattivanti aumentano le probabilità che i Millennials vadano in un locale piuttosto che in un altro.

 

Una trasmissione dove i post diventano reali

E anche la televisione si è arresa allo strapotere dell’immagine del cibo. Al punto da concepire programmi ad hoc come “Selfie Food. Una foto, una ricetta”, in onda da lunedì 5 marzo su La7d (canale 29 del digitale terrestre). La rubrica, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18,00 e la domenica dalle 17,40 e della durata di mezz’ora, si occupa di trasformare in ricette replicabili e accessibili a tutti delle foto di piatti che spopolano sul web. La conduzione non poteva che essere affidata a un giovane foodblogger, il bolzanino Stefano Cavada, che sceglierà il piatto migliore tra i tre segnalati di volta in volta dai lettori e studierà il modo di realizzare la ricetta per renderla ”selfabile”, studiando gli ingredienti, le consistenze, le tecniche, i tempi di cottura. Un modo insolito e stimolante di partire dalla fine per arrivare all’origine di un piatto bello ma possibilmente anche buono.

Nella puntata speciale di domenica saranno presentati i cinque piatti presentati in settimana e sarà decretato il piatto vincitore. Le puntate saranno girate in un affascinante loft industriale, lo spazio De Padova di via Santa Cecilia 7 a Milano. Giurata della prima puntata sarà Csaba dalla Zorza, foodwriter italiana, già giudice di Cuochi e Fiamme in onda su La7. Nelle puntate successive, invece, sarà l’autore della fotografia del piatto presentato in settimana a vestire i panni del giudice.

Sarà questa macchinetta automatica il futuro della spesa a domicilio?

L’hanno realizzata due ex ingegneri di Google, che non a caso avevano lavorato all’antesignana delle macchine senza pilota, ed è il primo prodotto della loro società, Nuro: una macchinetta pensata per le consegne della spesa a domicilio. È un veicolo a quattro ruote piccolo (lungo circa la metà di una automobile media), ma occupata quasi esclusivamente da un bagagliaio, elettrico (c’è bisogno di dirlo?), completamente automatizzato, e progettato “per mantenere quel che c’è fuori (ovvero cani, ostacoli, bambini che può incontrare per la strada) anche più al sicuro di quello che c’è dentro”. Realizza consegne “a un prezzo che chiunque può permettersi”: e lì pare almeno fino ad ora stia il punto. Il cliente ama parecchio avere spesa e pasti caldi consegnati sulla soglia di casa, ma non apprezza altrettanto il fatto di dover pagare il servizio, o lo cerca al prezzo più basso possibile.

«Abbiamo creato Nuro per realizzare prodotti che avessero un impatto profondo sulle cose che facciamo ogni giorno – ha detto il Co-fondatore Dave Ferguson –. Il nostro team ha passato 18 mesi ad applicare il proprio know-how nel campo del software, dell’hardware e dell’IA: il risultato è un veicolo a guida autonoma progettato per consegnare la spesa. È pronto a cambiare il modo in cui i commercianti interagiscono con i clienti del vicinato».

L’azienda, che ha appena raccolto 92 milioni di dollari di finanziamenti da Banyan Capital e Greylock Partners, sta contattando vari retailer piccoli e grandi per proporsi come alternativa per le consegne in zona.

«Aspiriamo a condurre una nuova onda di applicazioni di robotica che rendano più semplice la vita di tutti e lascino alle persone più tempo per fare le cose che amano – ha affermato l’altro fondatore di Nuro Jiajun Zhu -. Stiamo vivendo tempi straordinari, dove i passi avanti nella robotica, nell’intelligenza artificiale e nella visione computerizzata stanno rendendo possibile immaginare prodotti e servizi che non avrebbero mai potuto esistere solo 10 anni fa».

Leggi anche: Il robot per consegne made in Italy è partito da Cremona, ci consegnerà lui la spesa in futuro?

Sempre più di tendenza: dal pasto pronto al makeup, purché sia vegano

Una private label vegana di pasti pronti è la novità di Asda, insegna britannica, a riprova di due cose: una, che il veganesimo, stile di vita vagamente minaccioso e ampiamente dileggiato, cresce: negli ultimi dieci anni è aumentato nel Regno Unito di tre volte e mezza. L’altra, che la marca privata ha percorso una lunga strada in questi ultimi anni, passando da alternativa low cost di prodotti base alla capacità di intercettare le tendenze nuove e finanche i vuoti lasciati dalle grandi marche.
In questa strada sembra andare la proposta di pasti pronti e snack certificati vegani che parte con tre referenze, insalata di riso con fagioli neri, sandwich e tortilla.

«Abbiamo sempre più clienti che diventano vegani, così abbiamo introdotto una linea che non solo va incontro alle loro necessità dietetiche ma che è anche in grado di trasformare ricette molto amate in opzioni vegane e pronte da mangiare. Vista la richiesta di versioni vegane di ricette popolari, nel corso del 2018 espanderemo ancora di più l’assortimento con prodotti innovativi e deliziosi» spiega Andrew Johnston, Asda Innovations Chef.
Tra le alternative a base vegetale l’insegna ha già introdotto un formaggio cheddar vegano, da utilizzare per ripieni e imbottitura di panini.

E le opzioni vegane si espandono anche oltre gli alimentari. Si moltiplicano ad esempio le opzioni di trucchi non testati su animali e vegani, ovvero a base 100% vegetale, spesso anche biologici. Dall’alta gamma al prodotto di massa, segno dell’allargarsi della consapevolezza presso i consumatori. E recensite da una pletora di siti internet più o meno affidabili, compresa la potente associazione animalista americana Peta, ma anche stampa trendsetter come Vogue o Cosmopolitan, e testimonial hollywoodiani come Gwyneth Paltrow.
Un’onda globalizzata, tanto che perfino Alibaba, colosso cinese dell’eCommerce, offre una linea di makeup vegana.

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