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Cinque macro tendenze per l’alimentazione nel 2016

Una "creazione" della stampante 3D Foodini: i contenitori/divisori tra i cibi sono realizzati con un puré di patate viola.

Cosa comparirà nei nostri piatti nel 2016, quali sono le tendenze più “forti” che ci portiamo dietro e che evolveranno dall’anno appena passato, il 2015 di Expo e degli scandali alimentari, dei cambiamenti climatici e dei grandi chef che hanno popolato le trasmissioni tv e dei food blogger che hanno pontificato su tutto e tutti? Qui di seguito abbiamo individuato cinque macro tendenze che promettono di influenzare il nostro modo di mangiare, cucinare e naturalmente anche di fare la spesa nell’anno che si è appena aperto, ma anche gli alimenti su cui si appunterà l’attenzione di chef e nutrizionisti e che troveremo sempre più spesso negli scaffali dei supermercati.

1-SALUTISMO
IDShot_540x540Meno pasta per tutti Secondo l’analisi di Bauman & Whitman la pasta potrebbe essere una “specie in via di estinzione” in futuro, con consumi in calo dell’8% in Australia e del 13% in Europa. Anche in Italia nel 2014 secondo IRI le vendite di pasta secca sono calate del 2,5% a volume. Responsabili la fobia del glutine, le diete iperproteiche e l’avvento di cereali alternativi al grano (quinoa, farro, chia, orzo, segale) o alternative ai cereali (dai legumi alle verdure ridotte in fili o nastri, una moda che ha già investito i supermercati anglosassoni e che potrebbe presto arrivare da noi). Puré di verdure (dagli spinaci al pomodoro, dalla zucca alle carote) potranno essere trasformati in qualsiasi forma grazie alle stampanti 3D alimentari (già viste a Expo e protagoniste di numerose start-up) che come la Foodini, cavalcano il trend salutista e l’avversione verso il cibo industriale.
Vedi: Tesco, Pam e le altre: le private label puntano sul vegetarianoSemaforo verde per i vegani in Gdo

Free-from ma “naturale” Pollice verso invece per gli alimenti “senza zucchero, senza grassi, zero calorie”, sì al “senza zuccheri, grassi, additivi, conservanti, coloranti aggiunti”. Un trend colto anche dalla grandi aziende che si prodigano in informazioni su ingredienti, provenienza e ricette salutari veicolati tramite RFID o QRCode. La richiesta dei consumatori infatti è per etichette sempre più trasparenti sugli ingredienti e la loro provenienza, ma anche sull’eticità di allevamenti e coltivazioni. Sempre più diffuse le opzioni free from “naturali” come reazioni agli scandali alimentari, tanto che aumenta la disponibilità e anche le linee private label dedicate a vegetariani e vegani, intolleranti e a chi segue diete religiose (halal e kosher).
Vedi Pam Panorama amplia la linea Veg&VegNasce il primo Parmigiano Reggiano Dop kosherGluten Free Expo, la nicchia del senza glutine si espande

Cibi fermentati e probiotici Tra le tendenze 2016 rilevate dalla catena USA Whole Foods ci sono i cibi fermentati e i probiotici, che forniscono “batteri buoni” utili a migliorare il proprio microbiota, ovvero il corredo tutto personale di microrganismi che popolano il nostro intestino e che recenti studi scientifici segnalano come determinante per la nostra salute e addirittura per il nostro umore. Yogurt e kefir ma anche tempeh (soia fermentata), tè kombucha, crauti, miso, pane di pasta madre e kimchi saranno sempre più richiesti da chi è più attento alla salute.

Ortofrutta al top, carne in declino La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’inserimento di carni rosse e salumi da parte dell’OMS, Organizzazione mondiale della Sanità, nella “lista nera” degli alimenti cancerogeni. Poi ci sono i prezzi alti, le accuse di scarsa sostenibilità ed eticità degli allevamenti (consumano ingenti quantità di acqua e mangimi e producono CO2), l’utilizzo di ormoni e il crescente numero di vegetariani, vegani e flexitariani (vegani part time): tutto congiura verso l’allontanamento dagli alimenti di origine animale. Infine, le indicazioni di medici e dietisti e le raccomandazioni di consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, hanno fatto sì che le verdure da mesto “contorno” assurgessero a piatto principale. Nelle cucine degli chef stellati ma anche e sempre più nelle case private.

Vedi Effetto Oms sulla carne: in una settimana vendite al supermercato in calo di 16 milioni di euroOcse e Fao, prezzi dei prodotti agricoli in calo proteine e carne su..; Carne di maiale contaminata in UK: troppi antibiotici negli allevamenti europeiI consumatori e la carne in un’indagine Swg e Eurocarne

 

2- SOSTENIBILITÀ
Il prezzo è il problema? Paghe sostenibili e condizioni giuste di lavoro saranno sempre più importanti per il consumatore che si sta accorgendo come il prezzo più basso significa spesso sfruttamento dei lavoratori e pratiche agricole insane quali l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici e inquinanti per consentire un’agricoltura intensiva.
vedi: Made in Italy e agromafie: le filiere sono “pulite”? Caselli presenta una nuova leggeIl caporalato minaccia l’export dei pomodori Made in ItalyPrezzi bassi dell’ortofrutta=pesticidi: guerra di Greenpeace in Francia a Leclerc (e alla GDO);
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Spreco zero Ormai anche i grandi chef favoriscono l’uso di tutte le parti di un ingrediente, dal picciolo alla buccia (spesso le più ricche di nutrienti), magari ridotti tramite gli essiccatori o utilizzati per insaporire brodi o salse gentili. E dopo che in Francia una legge ha obbligato la GDO a occuparsi di riallocare gli alimenti non più vendibili, l’esigenza di sprecare meno si è diffusa in tutta Europa, cambiando l’offerta. Un esempio sono le “verdure brutte” e “deformi” un tempo escluse dagli scaffali perché “fuori standard” e che messe in vendita da Morrisons appena prima di Natale hanno registrato ottime vendite. Carrefour in Francia nel 2016 lancerà la private label a spreco zero. Il 2016 potrebbe essere finalmente l’anno in cui saranno riviste le date di scadenza di molti alimenti, in cui aumenteranno le donazioni agli enti benefici di alimenti vicini alla data si scadenza e in cui sarà finalmente accettato il fatto che gli ortaggi possono avere un aspetto poco ortodosso. Il che potrebbe essere una necessità, a seguito di stagioni colpite da grandini ed eventi climatici estremi.

Vedi: Si può vendere frutta rovinata dal maltempo?Protocollo di Milano, la Gdo e il cibo tra fame, spreco e obesitàCarrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibileLes Gueules Cassées, la lotta antispreco che arriva dalla FranciaGdo contro lo spreco 2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”Gdo contro lo spreco 1: parte la collaborazione tra Végé e Last minute sotto casaConvegno GS1 Italy: soluzioni Ecr e approcci di filiera contro lo spreco alimentare

Km 0 e agricoltura urbana Comprare locale significa inquinare meno e aiutare l’economia del posto. Sempre più l’origine degli alimenti viene evidenziata ma càpita anche che alimenti tradizionalmente esotici come il caviale e il salmone vengano prodotti o lavorati da noi, con ottimi esiti. E per chi ricerca il controllo completo su ciò che mangia c’è l’orto, il terrazzo o il balcone urbano e la coltivazione fai da te, fosse anche solo di sanissimi germogli bio nella propria cucina.
cibo del futuro

Proteine non animali Allevamenti sempre meno sostenibili fanno spazio all’uso di proteine di origine vegetale come i legumi: il 2016 è stato dichiarato dall’ONU Anno Internazionale dei legumi e i riflettori saranno puntati su lenticchie e piselli, soia e ceci. Piante ottime per le proprietà nutritive ma anche in grado di arricchire il suolo e aumentarne la produttività. Ma tra i candidati più accreditati ci sono anche alghe e soprattutto insetti, già entrati nei supermercati olandesi sotto forma – per evitare l’inevitabile tabù culturale – di farine, hamburger e polpette. I vantaggi? Tante proteine, pochi grassi e bassissimi costi di produzione. Il futuro dell’alimentazione umana, con 9 miliardi di persone in un pianeta surriscaldato, potrebbe passare da qui.

Vedi Coop a Expo: le parole del cibo del futuro tra timori e aspettiveResponsabilità sociale: cresce la sensibilità dei consumatori

 

3- TECNOLOGIA
77821Il mondo in un’App App per non sprecare (Tesco uk), app per pagare (Albert Heijn, Delhaize, Tesco, Sainsbury’s), per ordinare (Amazon), fare la lista automaticamente da casa ogni volta che finisce un alimento essenziale, tipo pasta o latte (Carrefour Belgio, Amazon) ma anche per individuare un articolo all’interno del punto vendita. La tecnologia – lato utente tramite smartphone, lato retailer grazie alla comunicazione personalizzata resa possibile dai beacon ma anche dal nuovo digital signage interattivo – ha già cambiato di fatto il nostro rapporto con la spesa alimentare. E promette di cambiarlo ancora di più nel 2016, quando molte di queste innovazioni si diffonderanno nella maggior parte dei punti vendita. Ma il 2016 sarà anche l’anno delle consegne alimentari a casa in una o due ore, grazie ad Amazon già attiva a Milano o a player come Instacart, la success story dell’anno scorso in USA. Un modo molto “millennial” per ottenere gli ingredienti per la cena con amici organizzata last minute quando non si ha ha tempo per la spesa.

Vedi: Giornata storica per il retail alimentare italiano. Amazon apre il suo supermercatoDetto la spesa e la ritiro al drive: l’evoluzione del click and collect di ChronodriveCarrefour testa lo scanner per la spesa (in Belgio)Tesco distribuisce il surplus di cibo nei punti vendita con una appDa Végé con i beacon il prodotto parla al clienteOggi contactless, domani via smartphone, tempo e convenienza spingono il cliente verso i pagamenti digitaliTecnologie, gli italiani sono pronti all’omnicanalità nel retail

Pinterest e Instagram come trendsetter L’età dell’immagine via social network e l’ansia di condivisione ha di fatto cambiato il mondo del food. Che siano cucinati a casa o consumati al ristorante, i piatti più fotogenici finiscono regolarmente fotografati e postati su Instagram, Facebook o Pinterest, quest’ultimo poi vera “bibbia del salutismo” con innumerevoli bacheche dedicate alla ricetta più sana e innovativa. Le conseguenze sono le mode improvvise e totalizzanti (la più recente è quella dell’avocado) che lanciano dei “superfood” panacea per tutti i mali (ricordate le bacche di Goji?). Ma Time guarda avanti e nel suo articolo di fine anno sulle “The New Food Rules” , le nuove regole dell’alimentazione, stigmatizza l’uso di “supercibi costosi” tipo il modaiolo acai a favore del più popolare mirtillo.
Altra conseguenza di questa sovraesposizione visiva è che la presentazione è sempre più importante. In futuro andranno per la maggiore i bento box, i vassoi giapponesi belli come quadri che contengono un intero pranzo, e il Poke hawaiano, mix di riso, pesce crudo, semi oleosi e spezie.
Largo anche al cibo da asporto sempre più presente negli scaffali dei supermercati, a cui si richiede di essere però più sano e, anche, bello. L’esigenza è, sulla scorta delle nuove modalità di lavoro diffuso e continuato, di mangiare quando si vuole e dove si vuole, anche disertando i pasti principali a favore di tanti piccoli spuntini.

Vedi: Sano e pronto da mangiare, ecco lo snack che piace alle donneSainsbury’s testa un format di prossimità per la “nuova spesa” veloce e frequente

 

4- GLOBALIZZAZIONE, ESOTISMO “CONTROLLATO” E CAMBIAMENTI CLIMATICI
Al recente Cop21 di Parigi la situazione del surriscaldamento globale si è svelata – per chi ancora non lo avesse capito – in tutta la sua drammaticità. E sarà l’agricoltura a pagare il prezzo più alto, tra siccità e inondazioni, perdita di biodiversità ed epidemie dovute a condizioni climatiche estreme. Basta pensare a quel che è successo l’anno scorso all’olio italiano, che ha visto la sua produzione decimata. Non solo: è chiaro come in un mondo con 2/4 gradi in più si sposteranno le aree adatte a molte coltivazioni. Lidl in UK da marzo 2016 avrà in assortimento vino inglese, coltivato nel Surrey dove una volta prosperavano solo segale e patate, mentre Waitrose già offre 100 etichette inglesi e gallesi che nel 2014 hanno aumentato le vendite del 95%. In Sicilia in compenso sono partite le coltivazioni di frutta tropicale, mango ananas e avocado, banana, papaya, litchi, maracujà ma anche Goji, Black Sapote, Feijoa, Guava, Lucuma, Pitanga e Tamarillo.
A livello globale il riscaldamento sta minacciando le coltivazioni di cacao e caffè, ironicamente nel momento in cui la loro diffusione mondiale è ai massimi storici. Ciò potrebbe portare a un innalzamento dei prezzi.
In un mondo sempre più “piccolo”, dalle altre culture si prendono ricette, cotture e ingredienti sostenibili (dal kimchi al ramen, dagli insetti al teff) ma contaminandole ed adeguandole alle nuove esigenze dei “Millennials”: salute, praticità, gusto e novità.

Vedi Annus horribilis per l’olio italiano: -35%, prezzi top, rischio frodi. Porte aperte alla TunisiaArriva dalla Sicilia l’avocado bio solidale di AltromercatoPam Panorama fa comunicazione per “difendere” il suo olio Evo private label;

5- TRADIZIONE
Si ritorna ai cibi della tradizione locale ma anche all’artigianalità e alla lentezza delle preparazioni, al pane preparato con lievito madre e alle birre artigianali. La vita e il lavoro moderni possono essere frenetici e senza orari, ma nella sfera dell’alimentazione si cerca il rito e i processi naturali, in una dimensione nostalgica e positiva di “ibridazione, riconciliazione e non più rottura con il passato” come la definisce il filosofo francese Gilles Lipovetsky. In una sorta di doppio binario si concilia la frugalità estrema e quasi ascetica degli alimenti crudi e naturali, lavorati al minimo, e la concessione al palato, il lusso alimentare, gourmand, eccessivo ma che magari ricorda il passato dell’infanzia.
Al supermercato saranno sempre più diffuse le lavorazioni in loco e a vista, come nel rinnovato Carrefour di Carugate o in quello di Mons, che contiene un birrificio artigianale.
Vedi Carrefour a Mons testa l’evoluzione dell’ipermercato: iperconnesso e con lavorazioni a vistaCarrefour apre a Carugate il primo ristorante Terre d’Italia: è giunta l’ora dei grocerant?;

 

Gli alimenti in ascesa nel 2016

  • Legumi occhi puntati su ceci, lenticchie & Co nell’anno internazionale del legume
  • Insetti almeno in un primo momento “cammuffati” sotto forma di farine e snack energetici
  • Farine alternative e senza glutine e grani antichi teff, amaranto, kamut, kaniwa, freekeh o i più nostrani farro e miglio si aggiungeranno alla quinoa come alternativa al grano
  • Vegetali “cammuffati” da piatto principale, sotto forma di nastri, spaghetti, grani. I più gettonati saranno zucchine, cavolfiore (in gran spolvero), zucca, carote, rape e broccoli.
  • Alghe nuova fonte di proteine vegetali, sostenibili e a basso impatto, ricche di minerali e nutrienti. Ce ne sono infinite varietà
  • Birre artigianali
  • Snack disidratati e chips salutari
  • Avocado già nel 2015 figurava tra i pin più postati nella sezione “food” di Pinterest, specie in “accoppiata” con le uova
  • Grassi “sani” olio Evo, Omega 3, olio di avocado e di sesamo, noci e semi saranno sempre più ricercati
  • Curcuma
  • Caffè e tè aromatizzati, nuove miscele e origini, matcha
  • Cibi fermentati e probiotici
  • Verdure “sane”, verdure “brutte” ovvero esteticamente imperfette. Cavolo rapa, pastinaca e altre radici, zucche di ogni tipo, broccoli, melanzane striate, carote nere usciranno dal ghetto dei negozi biologici e andranno ad arricchire l’offerta dei banchi del fresco, avanguardia e vetrina d’ingresso di ogni supermercato. Ma potrebbero finalmente arrivare anche in Italia le verdure “brutte”, storte, butterate dalla grandine, fuori dallo standard ma comunque sane e gustose, vendute a un prezzo scontato.

Carrefour apre a Carugate il primo ristorante Terre d’Italia: è giunta l’ora dei grocerant?

Riapre totalmente rinnovato e ripensato l’ipermercato Carrefour di Carugate, con tante novità, tra cui la più “succulenta” è senz’altro il primo ristorante targato “Terre d’Italia”, la private label del gruppo francese dedicata ai prodotti del territorio, selezionati e d’alta gamma. Una piccola anteprima in questo senso si era avuta quest’estate a Genova con il bistrot del Carrefour Market di via XX Settembre. Esselunga dal canto suo sembra puntare molto anche nelle nuove aperture sui bar Atlantic, nati un po’ in sordina e che ormai hanno superato la soglia delle 80 unità. La possibilità di mangiare o rifocillarsi nel punto dove si fa la spesa (la logica del “grocerant”, ibrido tra supermercato e ristorante) del resto rientra nell’ottica di invitare un cliente sempre più frettoloso a passare più tempo all’interno del punto vendita dandogli più motivi per “attardarsi” (vd L’avanzata dei “Grocerant”: John Lewis apre altri ristoranti Rossopomodoro).

Ma non è solo il ristorante la novità del punto vendita, che si trova all’interno del centro commerciale Il Carosello in un’area di 12.000 mq, e che ha segnato l’ingresso della catena francese in Italia nel 1972. Il completo restyling, che promette di rinnovare la shopping experience un po’ appannata del formato ipermercato, segue in molto punti il modello recentemente presentato a Mons. Freschi, tessile casa e mondo digitale sono i tre punti focali su cui si basa il nuovo layout.

Cinque sensi allertati: stimolati tutti i sensi a partire dalla vista, grazie ai colori che si alternano lungo tutta la barriera delle casse e che compaiono in ogni reparto; dall’olfatto, inondato dai profumi del pane e dei dolci preparati sul posto; al tatto, stimolato dall’ampia selezione di prodotti touch screen a libero servizio nel reparto tecnologia; al gusto, stuzzicato dalle degustazioni di prodotti artigianali oltre che dal ristorante; e infine l’udito con la diffusione di musica rilassante a creare un ambiente sereno.

Quattro macro aree: “Moda” e “Novità” sono animate da dispositivi tecnologici e digital (tra cui sono presenti il gaming e il chiosco editoriale), mentre “Mercato” e della “Spesa Quotidiana” presentano varie offerte di prodotti che ricordano per tradizione e genuinità il tradizionale mercato di provincia. Un nuovo corner propone frutta e verdura di alta gamma mentre un mercato che richiama il suq medio-orientale offre spezie e aromi. Il pesce trova spazio nel “Sushi Daily”, nel corner e ne banco pescheria con preparati di pesce fresco secondo ricette create ad hoc. I salutisti apprezzeranno il Juice point e l’ampio reparto di prodotti biologici e dedicati alle intolleranze alimentari.

Tecnologia in vendita e in negozio: sono 42 i monitor presenti un po’ ovunque nell’ipermercato dedicati alle novità di prodotto e offerte speciali, ma c’è anche il Digital Mirror nel reparto Moda. AI Grandi Elettrodomestici è possibile testare le ultime frontiere della cucina creativa (Master Chef docet) con gli estrattori di succo e gli slow cooker, e non mancano le novità mobile e wearable e neppure i droni e le applicazioni della domotica.

Tutto per la casa: rinnovati l’offerta dedicata alla casa, che comprende un ferramenta auto con un tintometro per creare la propria tintura ecosostenibile personalizzata. Nel reparto libri, DVD, CD, edicola e carta regalo presenta un’area relax per adulti e bambini che include un corner Lego, sorta di “shop in shop”, e un ampio gamma di giocattoli.

Fatto sul posto. Dal pane cotto a legna, alla mozzarella fatta al momento al corner “Cake design”, largo all’artigianalità alimentare secondo i dettami dalla genuinità e della trasparenza degli alimenti. E per dare un servizio in più anche il reparto macelleria propone prodotti marinati preparati su richiesta.

Un format che sarà replicato? Così sembra a sentire le parole di Grégoire Kaufman, direttore commerciale e marketing Carrefour Italia: «Siamo fiduciosi del successo che avrà nei prossimi mesi [il nuovo ipermercato] perché l’Italia è uno dei mercati ad avere clienti tra più esigenti in Europa. La combinazione di innovazione e tradizione, oltre che di forte coinvolgimento del cliente, offerte per la prima volta in Italia da questo nuovo ipermercato, ci permetteranno di segnare un importante traguardo in termini di mercato e creare un interessante precedente anche per futuri punti vendita sul territorio italiano».

Decathlon protegge milioni di articoli con l’RFID di Checkpoint System

Migliorare la disponibilità della merce e prevenire le perdite: con questo obiettivo Decathlon, secondo retailer mondiale per gli articoli sportivi, ha deciso di dotare oltre 400 punti vendita di soluzioni di identificazione a radio frequenza di Checkpoint Systems. Ciò avverrà tramite milioni di etichette RFID che saranno consegnate in Europa ed Asia nei prossimi giorni, e che consentiranno una protezione alla fonte, ovvero i prodotti arriveranno in negozio già protetti e pronti ad essere esposti.

Grazie alla nuova tecnologia Wirama Radar ci sarà la possibilità di localizzare e tracciare il movimento delle etichette all’interno del punto vendita, stabilendo facilmente se un capo d’abbigliamento ad esempio è appeso in un camerino o presso l’uscita o se sia oggetto di furto.

«Ridurre i casi di disassortimento diventa fondamentale per i retailer per competere e nel difficile ambiente retail di oggi. Grazie alle antenne EAS basate su RFID, Decathlon è in grado di ridurre le differenze inventariali e ottenere informazioni in tempo reale sullo stato dei prodotti, permettendo così di prendere decisioni immediate e creare nuove opportunità di vendita» ha spiegato Per Levin, Presidente e Chief Sales Officer delle soluzioni per la gestione delle differenze inventariali e la visibilità della merce di Checkpoint Systems.

Checkpoint's RFID labels on Decathlon's Bags

Shopper trying sports shoes protected with Alpha Cable Lok by Decathlon

Walmart lancia Walmart Pay, pagamenti tramite smartphone nel pdv

Non a caso viene lanciato durante il periodo trafelato delle spese natalizie Walmart Pay, la nuova funzione dell’app di Walmart, prima catena degli Stati Uniti, che consente di pagare dal proprio smartphone alla cassa del supermercato.

Semplice nell’uso – apri, scannerizza e vai – la funzionalità è attiva in qualsiasi cassa e consente di risparmiare tempo. Inizialmente introdotta in alcuni punti vendita selezionati, sarò estesa a tutti i 4.665 supermercati americani entro la prima metà del 2016. L’App già oggi è utilizzata da 22 milioni di clienti e consente, oltre alle funzioni ormai tipiche come la lista della spesa, di accordarsi sulle modalità del ritiro in negozio del proprio ordine click and collect, localizzare un articolo nel punto vendita e riordinare i farmaci di una ricetta.

«L’App di Walmart è stata concepita per rendere la spesa più facile e veloce – ha detto Neil Ashe, presidente and CEO di Walmart Global eCommerce -. Walmart Pay è l’ultimo esempio di come stiamo trasformando la shopping experience dei 140 milioni di clienti che fanno la spesa da noi tutte le settimane collegando senza soluzione di continuità l’online, il mobile e i negozi».

Walmart Pay funziona con i sistemi Android e iOs e con praticamente tutte le soluzioni di pagamento.

Muji, il no brand minimal di qualità vuole espandersi in Italia

Il nome completo di Muji, la catena giapponese approdata nel 2004 in Italia, èMujirushi Ryohin significa “no brand, quality products” e rappresenta la filosofia di produzione di questa azienda.

Nel panorama del retail Muji è sinonimo di minimalismo, di prodotti senza brand e da quando è nata in Giappone nel 1989 ha fondato la sua crescita, che l’ha portata nel 2014 a un fatturato globale di 1839 milioni di euro e a 702 punti vendita (di cui 301 all’estero). L’ultimo nato a Shanghai ha visto il giorno dell’inaugurazione formarsi una fila di clienti lunga un chilometro in attesa dell’apertura.

«La visione di Muji – spiega Horiguchi Kenta, presidente di Muji Italia da qualche mese (nella foto) – è quella di proporre prodotti semplici, funzionali e dal design unico, pensati per adattarsi perfettamente alle esigenze quotidiane di ogni persona. La semplicità si basa su tre pilastri operativi: la selezione dei materiali, l’ottimizzazione dei processi produttivi e la semplificazione e riduzione degli imballaggi».

Tutte caratteristiche riscontrabili nella cura dei dettagli che viene messa in ogni singolo prodotto, dal più piccolo utensile di cancelleria come la penna a sfera al capo di abbigliamento come i jeans realizzati con cotone biologico proveniente dalla Turchia, più resistente di cotoni di altre provenienze, o ai diffusori per ambiente con oli essenziali aromatici ricavati dalle materie prime senza l’utilizzo di prodotti chimici. No brand, però, non è sinonimo di prodotto dozzinale, tanto è vero che per molti prodotti lo “stile Muji” nasce dalla collaborazione con designer di fama internazionale.

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Muji store Piazza Gae Aulenti, Milano

Oggi il giovane presidente di Muji Italia (33 anni, con alle spalle già un’importante esperienza  in Cina) ha il compito di sviluppare la presenza di Muji nel nostro Paese a partire dalla particolarità che in tutta Europa i punti vendita hanno dimensioni ridotte rispetto a quelli giapponesi, dove l’offerta di Muji è a 360 gradi, dall’abbigliamento e oggetti per la casa e la cura della persona alle case prefabbricate al food. «Stiamo cercando di ampliare anche qui le metrature per poter presentare una gamma più completa della nostra offerta e per questo siamo alla ricerca di spazi adatti nei centri città. Anche perché in questo modo possiamo aumentare la notorietà del brand. Successivamente pensiamo di espanderci anche nei centri commerciali. La superficie dei negozi che abbiamo in mente è di cira 700 metri quadrati, adeguata per aumentare le referenze dalle duemila attuali ad almeno tremila», spiega Horiguchi.

Punto di forza di MUJI nel 2016 sarà il concetto di “Compact Life” inteso come un modo di vivere gli oggetti in maniera pratica e senza sprechi. Vivere una vita “compact” non significa avere meno cose o circondarsi di oggetti meno belli, bensì individuare prodotti che svolgono una o più funzioni, risparmiando spazio e rendendo la vita più confortevole: dai mobili ai contenitori, dai letti agli oggetti per la casa, al cibo, ogni aspetto della nostra vita può essere “compact”.

Un altro progetto di grande respiro per l’Italia sarà Found MUJI, attività iniziata nel 2003 volta a ricercare i migliori prodotti della tradizione locale nelle varie regioni del mondo, per poterli riproporre nell’uso quotidiano. Un progetto che vuole valorizzare la memoria, per recuperare e mantenere in vita oggetti belli e funzionali. Found MUJI verrà lanciato per la prima volta in Italia il prossimo anno.

Nel 2016 partirà anche la nuova campagna globale di MUJI dal titolo “Colour of Earth”, che sottolinea i valori di un’azienda che si fonda sul rispetto dell’ambiente e della natura, attraverso fotografie realizzate nelle isole di Raja Ampat in Indonesia, per catturare il momento in cui cielo, terra e mare si fondono insieme.

Carrefour a Mons testa l’evoluzione dell’ipermercato: iperconnesso e con lavorazioni a vista

Sembra essere la shopping experience completamente rivisitata la ratio che guida il nuovissimo ipermercato che Carrefour ha aperto a Mons, in Belgio. Un po’ piazza del mercato, un po’ libreria, sala giochi e pizzeria, concepito per aree o “universi”, è un ambiente allo stesso tempo sociale ma iperconnesso. Inoltre, propone prodotti e servizi completamente nuovi, che non si trovano in nessun’altra grande superficie in Belgio.

https://youtu.be/PzVF5OhZoNo

La novità più d’impatto sono senz’altro i prodotti preparati, come vuole lo spirito dei tempi, davanti ai clienti, al momento, sul posto e in piena trasparenza, da “dipendenti (in tutto sono 270)-artigiani”. Novità assoluta è la preparazione nel pdv della birra, ma ci sono anche la pizza, la pasta fresca, il pane e il cioccolato, pasticceria, gastronomia (240 ricette preparate in una cucina a vista che focalizza lo sguardo al centro dello spazio). Altre originalità sono il salmone affumicato e il caffè torrefatto sul posto.

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Pantagruelico l’assortimento dell’ipermercato di Mons les Grands Prés, che, su un’area di vendita di 11.700 mq, presenta 600 tipi di birra e 1000 etichette di vino, tra cui 150 grand cru. Sul fronte etnico, 2000 referenze specie di prodotti italiani e americani, scelti pensando al tipo di utenza del punto vendita. Grande la varietà anche dei prodotti senza glutine (210), biologici (600), senza zucchero (120) o dietetici.

Nonostante ciò, il cliente non ha l’impressione di essere intruppato nelle corsie di un gigantesco e freddo ipermercato, ma piuttosto di passeggiare da un negozietto all’altro. E questo anche grazie all’uso dei colori e dei materiali naturali e di scaffali bassi che consentono di abbracciare lo spazio con uno sguardo. Ma anche grazie al fatto che i prodotti sono raggruppati per genere (nello spazio infanzia si trova ad esempio dal biberon all’abbigliamento).

 

Le ultime novità del digitale sono qua
Tutto ciò si accompagna alle più avanzate dotazioni tecnologiche. All’entrata ad esempio un muro digitale consente di ordinare gli articoli pesanti (come l’acqua) per farseli spedire a casa. Ma il negozio è disseminato di terminali dove è possibile ordinare tutto ciò che al momento non si trova nel punto vendita, sia esso un libro o un grande elettrodomestico, un giochi elettronico o un dvd/blu ray. Ma dove si possono anche ottenere informazioni sui vini e gli accostamenti. O creare poster o asciugamani di carta con le proprie foto inviate dal cellulare. Non poteva mancare lo specchio digitale, per guardarsi da tutti i lati e chiedere parere agli amici sui social. Gli spazi dedicati alla ristorazione e i bar sono dotati di wi-fi gratis e di postazioni per la ricarica di cellulari e tablet.

 

Toccare con mano
Il cliente è continuamente invitato ad assaggiare, provare, giocare: in una parola a vivere lo spazio e divertirsi. Numerose le aree dedicate, dallo spazio bimbi con le costruzioni alla sala giochi e video, dall’area lettura in libreria al corner per degustare whisky ai due caffè e due spazi per la ristorazione.

La ristrutturazione di Mons segue il rinnovo dei 44 ipermercati Carrefour belgi che in quattro anni ha portato a un investimento di 150 milioni di euro.

 

Nielsen: innovazione di successo solo nell’1% dei casi

Solo l’1% dei lanci di nuovi prodotti è riuscito a consolidarsi sul mercato nel 2015 secondo il Breakthrough Innovation Report di Nielsen. Si tratta di un’analisi di 8.650 lanci di prodotto nell’Europa Occidentale. In valori assoluti significa che solo 86 prodotti hanno raggiunto il successo. In tutta Europa. In particolare, Italia e Spagna sono i mercati che si sono maggiormente distinti per il lancio di nuovi prodotti.

Birra, Caffè e Cibo Per Animali sono le categorie con il più alto tasso di innovatività, facendo rilevare un incremento del 20% su base annua di nuovi marchi nel triennio 2011-2014. A livello europeo, le vendite annuali di nuovi prodotti nello stesso periodo hanno fatto registrare un incremento di un punto percentuale.

Schermata 2015-12-09 alle 11.48.37Tuttavia le vendite per prodotto, se nel 2012 generavano un giro d’affari pari a 323 mila euro, nel 2014 lo stesso valore era pari a 262 mila euro. In questo senso, si legge nel report, si assiste a una crescita dei nuovi tentativi di lancio, ma a una perdita di efficacia degli stessi. L’87% delle vendite di nuovi prodotti, infatti, deriva solamente dal 20% dei marchi lanciati.

Che cosa definisce un prodotto “di successo”

Sono tre i criteri in base ai quali vengono classificati come “di successo” i lanci dei nuovi prodotti all’interno dello studio:

  • alto grado di innovazione (non un semplice remake);
  • fatturato generato di almeno 10 milioni di euro nel primo anno di commercializzazione;
  • produzione del 90% delle vendite nel secondo anno, rispetto a quelle registrate nel primo.

I vincitori del Breakthrough Innovation Report per l’anno in corso sono i seguenti prodotti:
–  Ariel 3 in 1 (detergenti)
– Cadbury: Dairy Milk Marvellous Creations (cioccolato)
– Die Limo: Von Granini (bevande)
– Dompé: (analgesici)
– Garnier: Fructis Schadenloscher (cura capelli)
– Garnier: Ultimate Blends (Nuova Formula-cura capelli)
– Nivea: Cellular Anti-Age (Cellule anti rughe-creme viso)
– L’Oréal Paris: Elvive Fibrology (cura capelli)
– Lay’s: Xtra (snack salati)
– Robinsons: Squash’d (bevande)
– Scholl: Velvet Smooth Express Pedi (cura dei piedi)
– Strongbow: Dark Fruit (bevande)
– Sure: Compressed (deodoranti)
– Tchibo: Barista (caffè)
– Tropicana: in Turchia (bevande)
– Vanish: Gold Oxi Action (detergenti)
– Volvic: Juicy (bevande)
– Yatecomo: (cibo)

«Tre su quattro dei nuovi lanci non riescono a raggiungere la soglia dei 140.000 Euro (100mila sterline) di fatturato nel corso dei primi dodici mesi di commercializzazione e spesso vengono esclusi dai distributori» spiega Marcin Penconek, Vice Presidente dell’Area Innovazione di Nielsen Europa e co-autore del report. «Il successo di prodotti innovativi è estremamente raro ma, nonostante ciò che generalmente si pensa, non avviene né per caso, né per fortuna, né per magia. Alla base delle scelte dei consumatori di acquistare un nuovo prodotto ci sono modelli di comportamento individuabili all’interno di uno schema predefinito e determinato».

Fattore chiave di innovazione, l’empatia con il consumatore

Per spiegare le ragioni di successo o meno dei lanci, il report utilizza l’approccio chiamato “Jobs Theory”, vale a dire parte dall’idea che le ragioni dell’acquisto non sono legate a specifiche variabili – come quelle demografiche, né agli attributi del prodotto, bensì al processo delle attività pianificate  per implementare i requisiti innovativi.

In merito alla Jobs Theory dichiara Penconek: «Si presuppone che il consumatore sia più che altro interessato a ‘testare’ i prodotti per verificare se questi sono in grado di apportare miglioramenti alla qualità della vita. I casi di innovazioni riusciti dimostrano che l’empatia è il fattore chiave, ovvero la capacità di intercettare quei bisogni e quelle esigenze del consumatore lasciate inevase dal mercato. Le innovazioni di successo agiscono in maniera precisa ed efficace a tale livello. Al cliente si deve comunicare secondo modalità che trovano nella semplicità la propria cifra distintiva, mettendolo in grado di individuare nel prodotto una risposta al proprio bisogno. In altre parole, occorre trasmettere i contenuti innovativi in modo tale che li capisca anche un bimbo di otto anni».

Schermata 2015-12-09 alle 11.57.54Squash’d di Robinson ha identificato un’area di successo introducendo un cambiamento all’interno della categoria Squash, producendo un formato nuovo e trasportabile così da potere essere utilizzato anche fuori casa. Il prodotto ha generato un giro d’affari superiore a 15 milioni di euro.

 

 

Scholl’s Velvet Smooth Express Pedi è stato concepito dopo avere ascoltato Schermata 2015-12-09 alle 11.57.37le esigenze delle donne in merito alla cura del piede. La soluzione alla pelle secca è cambiata in 100 anni e ha condotto alla individuazione di quelli che si sono rivelati trattamenti nocivi. Scholl ha scoperto degli strumenti elettronici per ammorbidire la pelle del piede e ha implementato linee di produzione degli stessi in piccoli quantitativi che, dopo test che sono risultati positivi, ha lanciato in 48 Paesi.


Sure
ha prodotto confezioni di deodorante “compresso” utilizzando una nuova tecnologia. Il risultato è stata l’offerta sul mercato del prodotto più sostenibile all’interno della categoria Spray.
Schermata 2015-12-09 alle 11.58.13Il Vice Presidente di Unilever Mariano Sampietro ha dichiarato: «Abbiamo deciso di individuare le aree merceologiche (brand e categorie di prodotto) che da sempre hanno avuto un impatto negativo sull’ambiente e sulla società. Si è scoperto che il materiale più inquinante è l’alluminio delle confezioni, difficile da smaltire». Il nuovo prodotto contiene il 50% in meno di gas ed è stata applicata una riduzione di alluminio pari al 25%. La formula tecnologica è stata applicata a tutti i marchi di deodorante Unilever con l’obiettivo di condividere tra le aziende produttrici la scoperta, piuttosto che tenerla nascosta.

Schermata 2015-12-09 alle 11.59.49Mark Schulzig, responsabile per l’innovazione di Beiersdorf e artefice del lancio del marchio vincitore Nivea, si è espresso in questi termini: «L’elemento ‘magico’ che sta dietro ogni singola innovazione risiede prima di tutto nel bagaglio di informazioni che vengono reperite in merito al settore che si vuole esplorare. In secondo luogo la novità che viene immessa sul mercato deve comportare benefici facilmente percepibili e non semplicemente una nuova formula comunicativa. Terzo, occorre focalizzarsi su poche innovazioni per un lungo periodo, così da consolidarne le posizioni di mercato finchè non diventino un prodotto di successo. Nessun nuovo prodotto raccoglie buone posizioni nell’immediato, occorre un processo di attività a supporto distribuite nel tempo.  Infine, ciò che fa la differenza sono le persone che acquisteranno il prodotto: l’innovazione deve iniziare e finire sempre tenendo presente le esigenze del consumatore».

I nuovi punti vendita trainano le vendite nella distribuzione moderna

Un insight di Iri analizza che cosa sta dietro la crescita delle vendite del Largo Consumo nella distribuzione moderna (ad inclusione dei discount) che nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno è stata del +2,7% del giro d’affari, grazie ad un aumento del volume degli acquisti del +1,9%.

Si tratta sicuramente di un buon risultato che dimostra la ripresa di tonicità della domanda, dopo la stagnazione che ha caratterizzato gli anni precedenti.

Tuttavia una cosa suscita interesse: la crescita è interamente trainata dai nuovi punti di vendita aperti nel corso dell’anno. Se focalizziamo l’attenzione sul “core” della distribuzione moderna, ovvero sull’insieme di Ipermercati, Supermercati e Superette, scopriamo infatti che i distributori hanno rinnovato (ovvero aperto, chiuso o ristrutturato) circa il 5% degli oltre 15600 negozi operanti sul territorio nazionale.

Questi nuovi punti di vendita hanno da soli attratto un giro d’affari annuo LCC superiore di circa 560 milioni di € rispetto ai “vecchi esercizi chiusi definitivamente o per ristrutturazione”, fornendo un contributo alla crescita del canale vicino ai 2 punti percentuali.

I nuovi negozi sviluppano, infatti, una produttività (misurata come fatturato complessivo per metro quadrato di superficie di vendita) maggiore del 29% rispetto ai vecchi. I consumatori sembrano perciò rispondere molto positivamente alle nuove modalità di offerta proposte dal mercato, dimostrando ancora una volta che l’innovazione è una leva fondamentale per reagire alle difficoltà del mercato. Così a fronte dei modesti risultati della rete distributiva preesistente (invariati gli acquisti a volume in questi punti di vendita, nel progressivo ad ottobre), le nuove proposte accolgono il gradimento delle famiglie consumatrici.

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Ma quali sono le principali caratteristiche dei nuovi punti di vendita rispetto a quelli chiusi? Gli Ipermercati di nuova apertura oltre i 5500mq hanno dimensioni medie più piccole di quelli disattivati nella medesima fascia. Inoltre sono stati attivati solo 3 nuovi punti di vendita a fronte della cessazione di 5. Al contrario i Supermercati e le Superette aperti sono più grandi di quelli chiusi, questo indipendentemente dalla fascia di superficie di appartenenza. In altre parole si assiste alla tendenza a ridurre le situazioni estreme: non troppo grande e non troppo piccolo.

Da questi numeri possiamo trarre alcune indicazioni fondamentali. Lo svecchiamento della rete è necessario per riconciliare l’offerta con il significativo cambiamento del consumatore avvenuto negli anni della crisi: esso ha imparato ad adottare un atteggiamento all’acquisto più critico ed è disposto a sperimentare e frequentare più punti di vendita per soddisfare i propri bisogni. L’obsolescenza di alcuni formati distributivi diventa più che mai un fattore critico perché pesantemente punito dal consumatore. Il proliferare dell’offerta a scaffale richiede spazi adeguati: questo vale soprattutto per i negozi di vicinato che non possono più permettersi di sacrificare l’ampiezza dell’offerta nelle categorie senza avere pesanti ripercussioni sui loro affari.

La necessità di svecchiamento della rete porta una nuova sfida per i gruppi distributori, perché il ciclo di vita di un punto di vendita rischia di accorciarsi e ciò costringerebbe a ridurre i tempi necessari per portare in attivo i singoli punti di distribuzione.

A Torino debutta Fiorfood, ovvero il supermercato con ristorazione di qualità secondo Coop

La Galleria San Federico a Torino, tra la stazione di Porta Nuova e le piazze San Carlo e Castello, non lontano da dove nacque nel 1854 la prima cooperativa di consumatori, ospita Fiorfood Coop,  un po’ supermercato di qualità e ristorante di altrettanta qualità, con libreria. Un centro di aggregazione e riferimento per torinesi e visitatori, che nei 1300 metri quadri su due livelli possono trovare il Fiorshop, il bistrot e il ristorante by La Credenza, il caffè Fiorfiore.

Fiorfood Coop esterno

Ernesto Dalle Rive, presidente di Nova Coop
Ernesto Dalle Rive, presidente di Nova Coop

«È un nuovo modello di negozio inteso come luogo da frequentare, da vivere, dove fare la spesa a prezzi convenienti e poterli degustare sapientemente preparati» afferma il presidente di Nova Coop Ernesto Dalle Rive. «È il primo di una serie di negozi che intendiamo aprire nei centri città della nostra regione, ma mi auguro che possa diventare un format anche per le altre Cooperative del sistema Coop. Nova Coop – prosegue – ha colto la sfida, anche economica, che questa iniziativa racchiude in sé, ritenendo che a questi anni di crisi si risponde con una forte capacità di innovazione e cogliendo l’opportunità del cambiamento. Siamo consapevoli che la crisi al termine ci ha consegnato un consumatore cambiato, più consapevole e frugale, più etico e più responsabile, più equilibrato. Ad esso ci rivovolgiano con tutto il portato dei valori racchiusi nei prodotti Coop che trovano la sintesi perfetta nel concetto di alta qualità accessibile a tutti, cui abbiamo voluto aggiungere il pay off Cibo ed emozioni».

Così Fiorfood, che ape i battenti il 3 dicembre, nasce per questo consumatore, per il quale la convenienza delle 2500 referenze a marchio Coop nelle varie linee incarna questi valori.

Il negozio, dicevamo, si sviluppa su due piani, con il Fiorshoop, dove oltre ai prodotti Coop sitroverano altri prodotti di eccellenza e quelli di Libera, e le aree ristorative affidate agli chef stellati Giovanni Grasso e Igor Macchia de La Credenza di San Maurizio Canavese, che preparano i piatti utilizzando i prodotti Coop con due formule: il ristorante e il bistrot, a prezzi accessibili, tanto che il vino è proposto agli stessi prezzi dello scaffale. Per chi ha fretta e per l’arco della giornata dal caffè all’aperitivo c’ė il bar Fiorfiore che serve anche centrifugati freschi di frutta e verdura. «Abbiamo stimato che i ricavi di Fiorfood arriveranno per il 55% dalla ristorazione e per il 45% dalla vendita», spiega Dalle Rive.

A far da ponte ai due corpi del negozio c’è lo spazio Lux, dove ritornano a Torino le Librerie Coop con 5000 titoli, ma con la possibilità di accedere a un catalogo di 100 mila titoli attraverso il servizio Bananarepublic, tramite schermo touch. Ma per il momento non è possibile l’acquisto online in negozio. Un piccolo neo, controbilanciato però da una idea fulminante del progettista Paolo Lucchetta, che ha inserito l’enoteca proprio nello spazio della libreria, dove poter spillare con i moderni dispenser il vino direttamente dalla bottiglia, portarsi il calice al tavolino e degustare il vino consultando un libro.

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Commentando il lavoro svolto, che ha visto l’impiego di materiali moderni ma con un richiamo alla tradizione, visto la storicità del luogo, Paolo Lucchetta di Retail Design afferma: «Questo progetto si inserisce nel tema della valorizzazione del patrimonio architettonico italiano. Progettare un format innovativo come Fiorfood su patrimoni dell’edilizia storica richiede la consapevolezza dell’esistente e la sensibilità nel cogliere le tracce del passato e inserirle in una dimensione di contemporaneità».

L’intervento, che ha richiesto un investimento da parte di Novacoop di 2 milioni di euro, si inserisce nel programma di riqualificazioni immobiliari Urban Up di Unipol, proprietario dell’area di Galleria San Federico, che l’ha commercializzata. «Con FioFood e la prossima apertura di un punto vendita H&M il processo di riqualificazione – afferma Massimiliano Morrone, responsabile  Asset & Management RE ed SGR Immobiliare di Unipol – può ritenersi concluso. Oggi Galleria San Federico torna ai torinesi forte della presenza di marchi importanti come è Fioffood Coop, Aspesi, Maont Blanc, Gucci, Ferragamo e Apple Store, solo per citarne alcuni».

«È una iniziativa innovativa e fuori dagli schemi tradizionali di Coop – riprende Dalle Rive – anche per come è stato progettato, facendo ricorso a un team di lavoro trasversale all’interno della cooperativa, che oggi è una delle più importanti imprese del Piemonte. Fedeli a questo ruolo, nei prossimi cinque anni investiremo 200 milioni di euro per la realizzazione di tre superiore in coerenza con questo punto vendita, il primo dei quali a Torino in Via Botticelli, un progetto che è stato iniziato vent’anni fa e che ha avuto continue interruzioni per questioni burocratiche. Questi investimenti prevedono 500 nuove assenzio che con l’indotto e le attività collegate potranno agevolmente raddoppiare».

Machine Automation 2015 mette in scena il Packaging 4.0

È cominciato il conto alla rovescia per Machine Automation 2015, mostra-convegno che FMM-Fiera Milano Media organizza all’IBM Center di Segrate il 10 dicembre, dedicata specificatamente al mondo del ‘Packaging 4.0’. Seguendo l’ormai collaudata formula della mostra-convegno, la giornata permetterà ai visitatori da un lato di assistere a dibattiti, ascoltare presentazioni di reali casi applicativi e cogliere spunti utili per migliorare il proprio know how, dall’altra di partecipazione in prima persona a laboratori pratici ‘hands on’ per utilizzare concretamente e ‘mettere mano’ sui prodotti e le soluzioni tecnologiche messe a disposizione dai fornitori partner dell’evento.

In dettaglio, sono due le tavole rotonde in programma per la sessione mattutina: una incentrata sul tema del confezionamento ‘made in Italy’, l’altra sull’evoluzione del packaging in un’ottica IoT (Internet of Things). Il chairman, Gianluigi Ferri, founder and CEO di Innovability, perseguirà l’obiettivo di ‘uscire’ dallo stretto mondo dell’automazione per il confezionamento, per esplorare con gli ospiti delle tavole rotonde le ultime ‘frontiere’ tecnologiche del mondo del packaging, in particolare trattando di come l’IoT possa contribuire a migliorare l’efficienza nell’industria. Tra gli ospiti saranno presenti rappresentanti di note aziende impegnate sui due fronti del confezionamento e dell’Industrial IoT:
– Fabrizio Bozzarelli, Strategic Product Sales Specialist South Europe, Internet of Things at Cisco Systems
– Cristiano Cominotto, Managing Partner at Assistenza Legale Premium;
– Andrea Lorenzi, Chemist specialized in hybrid and inorganic materials, Università di Parma;
– Cosimo Palmisano, VP of Product Management Decisyon, Founder ECCE Customer;
– Maurizio Venturi, Executive IT Architect – Internet of Things & Smarter Cities, IBM Italia S&D Technical Sales Solutions;
– Marco Zanettin, Sales Supervisor Italy at System-Modula;
– Adriano Sala, Coordinatore della Commissione Tecnico-Normativa di Ucima;
– Marco Olivieri, Chief Technical Director, AT & Ates.
A seguire, le aziende espositrici spiegheranno i loro prodotti e le soluzioni legati a packaging e IoT durante i workshop; coinvolgeranno quindi i visitatori nello sviluppo di soluzioni concrete durante i laboratori tecnico-pratici, mettendo a disposizione del pubblico non solo i propri prodotti, ma anche il know how tecnico.
Nel pomeriggio, a chiusura di giornata, il Comitato Tecnico Scientifico composto da Carlo Marchisio-Anipla (Presidente), Giambattista Gruosso e Paolo Rocco-Politecnico di Milano, Antonio Visioli-Università di Brescia, consegnerà i Packaging Awards 2015 alle case history inviate che avranno presentato le tecnologie più avanzate e innovative.

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