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Prosegue la missione di Ritter per produrre cioccolato a zero emissioni

Ritter, azienda che produce le note tavolette quadrate di cioccolato, lavora a un ambizioso progetto: limitare l’utilizzo di combustibili fossili per raggiungere maggiore autonomia e autosufficienza a livello energetico. Entro la fine del 2023 più della metà del fabbisogno elettrico dell’azienda sarà coperto da energia autoprodotta da fonti rinnovabili. “Vogliamo contribuire a realizzare la svolta energetica, dimostrando che una rivoluzione in questo senso è possibile”, afferma il CEO Andreas Ronken.

Ritter ha intrapreso la strada della neutralità climatica più di venti anni fa, riducendo le emissioni di gas serra con attività mirate a lungo termine: dal 2002 infatti approvvigiona unicamente energia verde. La sede produttiva di Waldenbuch è dotata di un impianto fotovoltaico di cogenerazione in cui l’energia solare viene convertita in energia elettrica dai circa 1.000 pannelli fotovoltaici e, all’inizio del 2023, ha elettrificato la logistica interna tra magazzino, sito di produzione e centro logistico e ora impiega camion alimentati dall’elettricità prodotta dall’ impianto fotovoltaico posizionato nell’edificio che ospita il magazzino. In questi mesi entrerà poi in funzione la turbina eolica della società a Münchberg, in Baviera, mentre una seconda è attualmente in costruzione: entrambi gli impianti avranno così una potenza totale di circa 5,5 megawatt.

Ritter Sport, inoltre, è un’azienda climaticamente neutra dal 2020. Lavora per raggiungere la piena neutralità climatica dell’intera filiera e prevenire le emissioni piuttosto che compensarle in seguito. Entro il 2025, in conformità con il Greenhouse Gas Protocol e in collaborazione con i fornitori di materie prime, anche le emissioni sulle quali Ritter Sport per ora non ha alcuna influenza (Scope 3 non influenzabile) saranno rese completamente neutre dal punto di vista climatico.

Bennet fa ingresso nel metaverso con la nuova Raccolta Punti Club 2023

A partire dal mese di maggio Bennet entra nel metaverso con la Raccolta Punti Bennet Club 2023: è la la prima azienda della distribuzione organizzata in Italia a offrire ai propri clienti un progetto di loyalty veicolato attraverso un’esperienza virtuale.

La Raccolta Punti Bennet Club mantiene il suo impianto tradizionale ma la presentazione e la scoperta dei premi si trasformano. I possessori di Bennet Club, ma anche tutti i curiosi non tesserati, navigando su bennet.com potranno “esplorare” i premi offerti nella nuova raccolta nel metaverso, in un mondo digitale 3D accessibile da ogni device. I premi oggetto della nuova collection sono infatti presentati in un appartamento virtuale e collocati negli spazi per i quali sono stati pensati: stoviglie e utensili in cucina; complementi d’arredo e giochi in salotto, i prodotti per la cura della persona in bagno, la biancheria in camera da letto. Ogni articolo è corredato da una scheda che raccoglie tutte le informazioni utili e propone un link che dall’ambiente virtuale riporta il cliente al catalogo Raccolta Punti sul sito Bennet.

La navigazione è aperta a tutti ma per interagire con spazi e premi occorre un elemento fondamentale: ogni utente dovrà creare un personaggio avatar, personalizzato a piacimento. Questa figura potrà essere utilizzata in altri ambienti virtuali grazie alla sua portabilità, che permette di fruire di contenuti proposti anche in spazi metaverso diversi. Dentro l’ambiente virtuale gli utenti potranno interagire tra loro, ciascuno rappresentato dal proprio avatar. Si tratta del primo passo verso la costruzione di una community in cui i clienti Bennet, oltre a visualizzare i premi, potranno relazionarsi tra di loro, scambiandosi opinioni e dialogando direttamente.

“Siamo convinti che questo sia il futuro delle strategie di loyalty, un modo innovativo per continuare a costruire la community e consolidare la relazione tra i clienti e la nostra Insegna. Riteniamo possa rappresentare un valore aggiunto per tutti i nostri clienti che grazie a Bennet potranno godere della nuova esperienza del metaverso. Sfruttando le opportunità offerte dal web 3.0 stiamo svolgendo un ruolo di apripista per l’innovazione nel nostro settore che ci stimola molto” commenta Riccardo Ranucci, direttore marketing di Bennet.

D’Amico, marketing ed export per consolidare il giro d’affari

Il largo consumo fa i conti con gli effetti dell’inflazione e il risultato è una contrazione delle vendite a volume. Un andamento trasversale a tutto il comparto, che però non ha cambiato i programmi commerciali di D’Amico, tra le principali aziende italiane specializzate nella produzione di conserve. “Stiamo ancora accusando le conseguenze degli aumenti di materie prime come il vetro – racconta a Instoremag Maria D’Amico, Marketing Manager dell’azienda – che in parte abbiamo dovuto trasferire a valle, altrimenti fare impresa sarebbe diventato insostenibile. Capisco le difficoltà della distribuzione, perché i rincari sono generalizzati e non si possono far crescere tutti i prezzi al consumo, ma una via di uscita andrebbe cercata a livello di sistema nazionale. Per esempio, si potrebbe rivedere l’aliquota al 22% dell’Iva. Alla luce di questa situazione, il nostro obiettivo per il 2023 è consolidare il fatturato dello scorso anno, restando intorno ai 70 milioni di euro”.

Una mano potrà darla il mercato estero, che già negli scorsi anni ha dato segnali di vitalità confortanti. “Ad oggi l’export incide per circa il 20% – afferma D’Amico – e vorremo salire al 30% o anche al 40% nell’arco di tre anni. La difficoltà sta nelle differenti abitudini di consumo: basti dire che ci sono mercati in cui un prodotto come la melanzana è praticamente sconosciuto. L’unica strada nel retail è realizzare iniziative nei punti vendita, per far assaggiare le nostre referenze, mentre nell’Horeca il compito è più semplice perché in giro per il mondo esistono tante realtà di eccellenza italiane attive nella ristorazione”.

Sul fronte schiettamente marketing, D’Amico ha da poco lanciato l’ottava edizione dei Vasi D’Autore: a caratterizzare le capsule del maxi-formato da 700 g è stato l’artista Pietro Lista, che ha ripreso il racconto de “le nature morte” di Giorgio Morandi, intitolando l’iconografia “Le Morandiane” in suo onore. La nuova collezione raffigura bottiglie, calici, brocche, caffettiere personificate in figure goffe e sbilenche, attraverso le quali Lista esprime una metafora della vita e dell’esistenza umana. Oltre a rappresentare un tributo all’arte, l’iniziativa mira a stimolare il riutilizzo dei contenitori in vetro in un’ottica di sostenibilità. “I Vasi D’Autore restano disponibili su nostro sito e-commerce per un anno – precisa la Marketing Manager – e sono poi distribuiti in determinati punti vendita in base agli accordi commerciali stipulati con le insegne. Nel continuativo è presente il packaging con la capsula verde, diventato il nostro colore distintivo, e il barattolo in vetro con la forma ‘a gonna’ che abbiamo brevettato e lanciato nel 2016. Altra novità di questo periodo è il progetto blockchain: sulla confezione è presente un codice QR che dà modo al consumatore di ripercorrere tutta la filiera del prodotto. Per ora l’iniziativa riguarda solo la linea dei fagioli, per un numero di referenze che va da sei a nove, e in base alla risposta della clientela valuteremo se estenderlo anche ad altre. È certamente una modalità interessante per raccontare le caratteristiche del prodotto e del territorio da cui proviene, perché lo spazio in etichetta è inevitabilmente ridotto, in particolar modo nel nostro caso, dato che abbiamo deciso di lasciare maggior visibilità al contenuto e dunque al prodotto in sé”.

Gioco di squadra tra Parmigiano Reggiano e Grana Padano contro il sottocosto

Ancora una volta i Consorzi di Tutela del Formaggio Parmigiano Reggiano e del Formaggio Grana Padano si uniscono contro la concorrenza sleale alimentata da prezzi sottocosto attraverso pratiche che svalorizzano i prodotti DOP. Nel corso di un collegamento a “camere congiunte”, i Consigli di amministrazione dei due consorzi hanno quindi deliberato all’unanimità che “la vendita al pubblico di Parmigiano Reggiano e/o Grana Padano a un prezzo inferiore a quello risultante dalle fatture di acquisto in tutti gli eventuali passaggi commerciali intermedi fino al fornitore del prodotto in oggetto è considerata misura svalorizzante la DOP Parmigiano Reggiano / Grana Padano ai sensi dell’Reg. 1151/2012, art. 45, lett. “f”.

Negli ultimi anni sono frequenti e in espansione pratiche commerciali nelle quali la dichiarazione del “sottocosto” viene a norma di legge elusa nel momento in cui la riduzione del prezzo rispetto a quella praticata dal fornitore del prodotto finito avviene nell’ambito di passaggi commerciali intermedi, spesso afferenti o riconducibili alla stessa organizzazione d’impresa. In tali situazioni, in particolare con riferimento ai prodotti DOP in oggetto dotati di enorme reputazione e valore, si generano rischi di gravi danni legati: alla ingannevole percezione del prezzo trasmessa al consumatore, alla condizione di concorrenza sleale che si genera tra gli operatori al dettaglio nel mercato locale di riferimento, e ai riflessi speculativi che possono scaricarsi sul mercato all’offerta.

In considerazione della delibera, i Consorzi porteranno avanti tre misure, a partire da un “protocollo di sorveglianza” per il monitoraggio dei possibili casi di pratica svalorizzante “prezzi al consumo svalorizzanti”, affiancato da una “procedura di irrogazione di azioni correttive” dei casi riscontrati prevedendo, quale principio di base, la sospensione delle attività/collaborazioni di entrambe i Consorzi con la catena/gruppo coinvolto dalla pratica in oggetto (o dal rifiuto della verifica). Infine saranno definite le “Linee guida” del protocollo di sorveglianza e della Procedura azioni correttive che dovranno essere preventivamente divulgate agli operatori del dettaglio, ed agli operatori commerciali fornitori dei formaggi Dop in oggetto.

“Già due anni fa siamo scesi in campo, insieme agli amici del Grana Padano, contro il sistema di etichettatura a semaforo. Ora affrontiamo insieme una nuova sfida che è quella di adottare provvedimenti volti a contrastare il ‘sottocosto non dichiarato’ che svalorizza l’immagine e il valore dei nostri formaggi. Abbiamo pertanto ritenuto necessario definire linee guida e un protocollo di sorveglianza, monitorando i possibili casi di pratiche svalorizzanti e prevedendo azioni correttive che le scoraggino” afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.

“Siamo convinti che questa delibera e l’impegno comune dei Consorzi Grana Padano e Parmigiano Reggiano vadano a beneficio dei consumatori, che potranno così finalmente trovare chiarezza sugli scaffali e scegliere in assoluta tranquillità” aggiunge Renato Zaghini, presidente del Consorzio Tutela Grana Padano. “I risultati commerciali raccolti anche all’estero confermano che sono la qualità garantita e la genuinità del prodotto a convincere i consumatori a scegliere, a un prezzo equo e in linea con i trend dei costi. Tutelare dei formaggi che qualificano l’agroalimentare italiano nel mondo distinguendolo dai prodotti civetta che tendono invece a sfruttare il nostro prestigio copiandoci malamente è il nostro impegno solenne. Con gli amici del Parmigiano Reggiano, i produttori di Grana Padano hanno la responsabilità di essere i capofila di un sistema trainante per l’export italiano che, insieme, ancora una volta, vogliamo sostenerlo e farlo crescere, cominciando da casa nostra”.

L’inflazione rema a favore delle private label, il segmento abbraccia il 38% delle vendite totali

Un recentissimo studio di Circana, azienda nata dalla fusione tra IRI e The NPD Group, rivela che i prodotti a marchio del distributore hanno registrato un picco di crescita in quasi tutte le categorie chiave del largo consumo confezionato. Oggi le private label rappresentano infatti il 38% delle vendite totali di beni di largo consumo in Europa, pari a 229 miliardi di euro.

Il rapporto di Circana analizza l’impatto della pandemia, dell’inflazione e della crisi economica su oltre 230 categorie del largo consumo, per oltre 2000 segmenti di prodotti e più di 10 milioni di codici EAN. Il rapporto evidenzia inoltre una crescita complessiva della marca del distributore in tutti i sei maggiori mercati europei (Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi), con la penetrazione più alta registrata in Spagna (47%) e Germania (41%) e la più bassa nel Regno Unito (37%), dove i consumatori restano più fedeli alle marche industriali che rappresentano un modo veloce per fare scelte di acquisto comode e sicure.

“Le private label hanno fatto molta strada rispetto a quando circa 40 anni fa sono arrivate sugli scaffali. Gli investimenti dei distributori a sostegno dello sviluppo di questi prodotti stanno dando i loro frutti. Oggi queste referenze vengono percepite come buone o addirittura migliori rispetto a molti prodotti di marca con cui competono. I consumatori le considerano innovative. Di conseguenza non sono più l’alternativa “economica” al brand che viene motivata dal fattore prezzo: gli shopper acquistano private label per la loro capacità di offrire qualcosa di nuovo e di buona qualità” ha commentato Ananda Roy, Global SVP, Strategic Growth Insights di Circana.

I consumatori “fedelissimi” al marchio del distributore equivalgono insomma a quelli “fedelissimi” ai prodotti di marca: il 60% dei consumatori intervistati ritiene che le private label siano innovative, di qualità, sostenibili e altrettanto buone rispetto ai marchi industriali; il 25% le considera addirittura migliori. Il 21% dei consumatori – molti dei quali sono in una fascia di reddito media – è indeciso ed acquista entrambe le tipologie di prodotto ma ha affermato che oggi le marche del distributore sono migliori rispetto ai marchi industriali.

Gli shopper scelgono di comprare prodotti a marchio del distributore principalmente per i beni edibili – dal momento che l’inflazione ha colpito maggiormente questo tipo di prodotti. Per quanto riguarda i prodotti non edibili invece, la penetrazione delle marche del distributore è maggiore per i prodotti per la cura della casa, in particolare per i detersivi e gli igienizzanti. La categoria delle bevande alcoliche ed alcuni alimenti per l’infanzia hanno visto una crescita molto parziale delle marche del distributore. Per questi prodotti i consumatori sono rimasti più fedeli ai loro brand di fiducia. I distributori per contrastare questa tendenza, stanno introducendo sugli scaffali prodotti innovativi, come birre analcoliche o prodotti artigianali di alta qualità, realizzati con ingredienti di provenienza locale.

Le marche non stanno perdendo necessariamente fedeltà ma gli shopper hanno ridotto i volumi acquistati. Per continuare ad avere un elevato livello di fedeltà dei consumatori, le marche devono continuare a puntare sull’innovazione. Gli shopper oggi comprano facendo un bilancio tra i loro desideri e il loro reale potere d’acquisto. Per loro vale la pena cambiare o provare nuovi prodotti solo se offrono un buon prezzo e se sono percepiti come maggiormente salutari, pertanto i produttori dovrebbero tenere in considerazione questi elementi quando propongono i loro brand.

“I distributori stanno sviluppando le private label seguendo una strategia incentrata sul consumatore e sulla base di dati concreti. Le marche industriali non possono più ignorare la concorrenza rappresentata da questo tipo di offerta. Il consumatore ha cambiato la sua percezione della marca del distributore e decide di acquistarla in quanto questa scelta rientra perfettamente nel proprio piano di attento e consapevole risparmio, senza dover rinunciare alla qualità. La crescente fedeltà e la quota che i distributori hanno raggiunto potrebbe, in futuro, portare a dei cambiamenti strutturali del mercato del largo consumo” conclude Roy.

Grano duro, rese più alte permettono l’aumento della produzione (+12%)

Secondo le previsioni del CREA, quest’anno la produzione nazionale di grano duro in Italia dovrebbe attestarsi sopra i 4 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 12% rispetto alla campagna precedente, dovuto a rese produttive più alte, con una tenuta sostanziale delle superfici. La coltivazione si presenta al momento in buone condizioni nei principali areali cerealicoli, però pesa l’incognita legata all’andamento meteorologico delle prossime settimane che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario della coltura, e limitare la produzione finale.

Rispetto allo scenario produttivo mondiale, i dati resi noti da Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, attestano un sostanziale recupero produttivo nel corso del 2023 in Nord America (+5% in Canada e + 3% negli Usa), e una crescita produttiva del 5% in Europa. La situazione delle scorte iniziali per la campagna 2023/24 è al minimo storico e ciò è un fattore potenzialmente di supporto ai prezzi rispetto ai livelli correnti. Rispetto ai prezzi, la campagna 2022/23 è stata contraddistinta da una riduzione generalizzata dei prezzi medi rispetto alla precedente (Canada, -19%, Usa -25%, Foggia -15%). Permangono tuttavia elementi che possono tornare a mettere in tensione i prezzi. Tra questi: il livello minimo di scorte, i volumi produttivi effettivi ancora dipendenti dal livello delle rese (sia in Europa che in Nord America), così come la contrazione del premio di prezzo del frumento duro rispetto agli altri cereali, frumento tenero e mais, che aumenta le possibilità di trasmissione di tensioni da un mercato ad un altro. Inoltre le esportazioni canadesi hanno marciato a ritmi superiori a quelli necessari per raggiungere gli obiettivi di campagna, lasciando prefigurare un rallentamento dell’offerta nei prossimi mesi. In definitiva, permangono numerosi elementi potenzialmente in grado di rimettere in tensione i prezzi. Servirà almeno un’altra campagna di produzioni sostenute per riportare i mercati verso livelli di prezzo antecedenti allo shock del 2021/22.

Dal 2024 scatterà un ulteriore obbligo per ottenere l’aiuto accoppiato, ovvero quello di utilizzo di seme certificato. Secondo i dati elaborati dal CREA, le superfici soggette a controllo per la produzione di seme certificato di grano duro sono aumentate dell’8,5%, passando da 67.084 ettari del 2022 a 72.784 ettari di quest’anno, con una lenta, ma costante crescita negli ultimi cinque anni. Rispetto agli scenari futuri della coltura del grano duro, i protagonisti della ricerca internazionale riuniti nel Durum Science Workshop hanno indicato le strategie necessarie per mantenere elevati livelli produttivi e contrastare l’effetto dei cambiamenti climatici, individuate nelle tecniche di miglioramento genetico innovative e nello sfruttamento delle interazioni positive dei microrganismi con la pianta.

Salov, Filippo Berio premiato agli Olive Oil Awards 2023

Doppio riconoscimento per Salov, gruppo industriale tra i principali player mondiali del settore oleario. Gli oli extra vergine d’oliva Filippo Berio si sono aggiudicati due premi agli Olive Oil Awards 2023 dell’University of Applied Sciences – Institute for Food and Beverage Innovation ZHAW di Zurigo. Le giurie di assaggiatori di olio professionisti che ogni anno valutano le qualità organolettiche degli oli Evo presentati a concorso dai maggiori produttori mondiali, infatti, hanno assegnato la medaglia di bronzo alla referenza Filippo Berio Extra Vergine 100% Italiano Riserva Oro nel contest regolato dagli esperti dello Swiss Oil Panel (SOP). Inoltre, è stato assegnato il Premio Olio 2023 a Filippo Berio Extra Vergine Classico attraverso il giudizio dei consumatori. Nelle sedute di degustazione dei due panel, gli extra vergine d’oliva Filippo Berio iscritti al concorso hanno ottenuto valutazioni altissime per il loro equilibrio organolettico, ossia l’ottimale bilanciamento dei sentori (fruttato) e sapori (amaro, piccante, erbaceo ecc.) che descrivono e identificano la “personalità” di ogni olio d’oliva.

Il Premio Olio 2023 a Filippo Berio Extra Vergine Classico è il risultato che maggiormente inorgoglisce l’azienda di Massarosa (LU), perché conseguito dall’unico blend presente in concorso. Salov per mantenere i massimi standard di qualità, esegue costantemente studi approfonditi sulle proprietà organolettiche degli oli in generale e in particolare dei propri oli, concentrandosi sugli aromi e le sfumature di gusto che un prodotto agricolo può offrire in base alle cultivar, le provenienze, le campagne di raccolta, cercando confronti e scambi anche all’esterno. Da qui nasce il progetto di collaborazione avviato nel 2019 con la University of Applied Sciences – Institute for Food and Beverage Innovation ZHAW di Zurigo, il cui frutto è stata proprio la creazione di Filippo Berio Extra Vergine Classico, un blend di oli extra vergine d’oliva prodotto specificamente per il mercato elvetico e per incontrare il gusto dei consumatori svizzeri.

Il progetto ha avuto come focus lo studio di una specifica caratteristica dell’olio: l’armonia, ovverosia il grado di equilibrio tra le intensità delle diverse note positive presenti in un olio. La creazione di Filippo Berio Extra Vergine Classico rappresenta il primo risultato raggiunto dal progetto, ma sono in corso continue attività di ricerca focalizzate sull’armonia di tutti gli oli extra vergine del gruppo. Tra le più grandi aziende del settore oleario, Salov ha raggiunto nel 2022 un fatturato netto consolidato di circa 491 milioni di euro e 120 milioni di litri venduti. Il marchio Filippo Berio è distribuito in tutto il mondo, con posizioni di leadership in Paesi come Svizzera, Stati Uniti, Gran Bretagna e Belgio.

Tonitto 1939 accelera nei prodotti a marchio privato

Forte accelerazione nella private label con l’inserimento di più di 50 nuovi prodotti e ingresso in nuovi mercati in diversi continenti. Il percorso di crescita di Tonitto 1939 è proseguito con ottimi risultati nei primi mesi del 2023. Lo scorso anno l’azienda genovese ha fatto segnare un aumento di vendite del 30% di sorbetti e gelati a marchio privato rispetto all’esercizio precedente, anche grazie all’inserimento di oltre 50 nuove referenze. Attualmente le private label realizzate per diversi partner della Gdo in Italia e all’estero pesano per il 70% sull’intero fatturato e i riscontri ottenuti nel primo quadrimestre fanno prevedere un incremento di vendite anche nel 2023, persino superiore al +30% registrato nel 2022.

Numerosi i progetti avviati dall’azienda di proprietà da tre generazioni della famiglia Dovo, sia in Italia sia all’estero e che coinvolgono sempre di più lo sviluppo del sorbetto e dei gelati high protein. Secondo quanto dichiarato da Tonitto 1939, sul fronte italiano c’è un forte interesse di tanti interlocutori a costruire partnership differenti da quelle del recente passato e che coinvolgono il sorbetto, il gelato senza zuccheri aggiunti e quello proteico. All’estero, Tonitto 1939 ha ampliato il portafoglio clienti, sviluppando progetti private label per la prima volta in Corea del Sud e Canada e nuovamente in Portogallo e Francia. Proprio per sviluppare ulteriormente questa attività, l’azienda parteciperà il 23 e 24 maggio prossimi alla fiera internazionale “Il Mondo del Marchio del Distributore” della PLMA, organizzata dalla Private Label Manufacturers Association che conterà oltre 2.600 aziende espositrici, con circa 60 padiglioni nazionali e regionali.

I numeri che stiamo facendo registrare in questi primi mesi del 2023 e i cambiamenti che stiamo riscontrando su tutti i diversi canali sono positivi e incoraggianti per il futuro – afferma Alberto Piscioneri, Sales & Marketing Director Tonitto 1939 –. Inoltre, riponiamo aspettative molto alte sul PLMA, una delle più importanti fiere nel mondo del largo consumo in Europa che per noi è ormai diventato un appuntamento centrale del calendario commerciale dell’anno. Per questa edizione abbiamo già un’agenda ricca di appuntamenti con i nostri attuali clienti e siamo impazienti di avanzare con loro i nuovi importanti progetti che abbiamo già previsto. Inoltre, anche lato nuovi leads, abbiamo ricevuto decine di richieste di contatto e siamo fiduciosi di riuscire a costruire con molti di loro relazioni di successo e di lungo termine. Il nostro obiettivo primario resta quello di consolidare un ritmo di crescita a doppia cifra su base annua anche nei prossimi anni 2024-2029”.

Salumificio Rosa punta sulla qualità artigianale

Negli ultimi anni la notorietà dei salumi calabresi è andata crescendo, di pari passo con l’apprezzamento da parte dei consumatori del resto d’Italia e non solo. Indubbiamente si tratta di una buona notizia per i produttori di quel territorio, che però ora sono a un bivio: cavalcare l’onda e inseguire i volumi o restare fedeli alle logiche artigianali del passato, quando la competenza della clientela locale imponeva di attestarsi su livelli qualitativi elevati per potersi differenziare dalla concorrenza? Il Salumificio Rosa la sua scelta l’ha fatta: “Noi abbiano deciso di puntare sulla qualità, continuando un percorso avviato dal mio bisnonno Michele nel 1920 – spiega Giuseppe Borelli, Direttore Commerciale del Salumificio Rosa ed esponente della quarta generazione della famiglia proprietaria, primo a sinistra nella foto in alto –. Utilizziamo solo carne fresca italiana certificata e produciamo direttamente tutto ciò che commercializziamo. L’offerta è composta da una dozzina di referenze, tra le quali ovviamente spiccano quelle più richieste e che costituiscono una sorta di etichetta della Calabria, come la ‘Nduia, la Salsiccia e la Soppressata. Proponiamo però anche specialità come il Guanciale o il Salamino Sersale, che è a pasta bianca, cioè senza salsa di peperone e quindi più vicino ai gusti classici del Nord Italia. Inoltre, ci piace aggiungere sempre qualcosa di nuovo alla gamma, come il Salamino Sersale al Tartufo”.

In Italia il canale di elezione per il Salumificio Rosa è il dettaglio tradizionale: botteghe, gastronomie, piccoli market. “Collaboriamo con commercianti che apprezzano e riconoscono la nostra qualità – aggiunge Borelli – e soprattutto sanno raccontarla al loro cliente. Al momento non serviamo la grande distribuzione, che con il tempo sta mostrando maggiore attenzione ai prodotti tipici con un posizionamento qualitativamente elevato. In occasione del recente Tuttofood, a cui abbiamo partecipato come espositori, è nato qualche contatto con operatori della Gdo. Noi siamo aperti a qualsiasi collaborazione, a patto che vengano riconosciute le caratteristiche distintive del prodotto”.

Peraltro, la famiglia Borelli ha uno storico consolidato nell’ambito del dettaglio: il fondatore dell’azienda, Michele, era un allevatore che nel 1920 aprì un piccolo spaccio di carni e salumi a Sersale, ai piedi della Sila Piccola, in provincia di Catanzaro. Oggi i Borelli hanno cinque macellerie a insegna Orocarni, quattro delle quali in Calabria, mentre la quinta – inaugurata a gennaio di quest’anno – si trova a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo. “È la nostra prima esperienza di vendita al dettaglio nel Nord Italia – racconta Giuseppe Borelli – e intendiamo esportare il nostro saper fare, ma al tempo stesso apprendere dalla gente del luogo e dai consumatori”.

Bottle to Bottle, Dettorimarket e Coripet uniti per il riciclo delle bottiglie in PET

A seguito della collaborazione con Coripet, Dettorimarket ha dato il via nei propri punti vendita di Arzachena, Budoni, La Maddalena, Olbia, Palau e San Teodoro, al progetto di economia circolare “bottle to bottle”, ossia generare Rpet da bottiglie usate per realizzare nuove bottiglie. Grazie all’installazione nei punti vendita indicati di un eco compattatore Coripet, i clienti possono conferire le proprie bottiglie in PET per avviarle a riciclo e allo stesso tempo ottenere buoni sconto sulla spesa. 
 
Con l’ausilio dell’app Coripet, scaricabile da smartphones, i clienti possono accedere alla macchina mangia plastica, inserire le bottiglie, che devono essere vuote, non schiacciate, con tappo, etichetta e codice a barre leggibile, e guadagnare punti. Più bottiglie conferite più punti si accumulano per un carrello della spesa più conveniente: ogni duecento bottiglie conferite, due euro e cinquanta centesimi di risparmio su una spesa di almeno trenta euro.
 
“Il gruppo Dettorimarket è sempre più improntato a una visione ecosostenibile, nel rispetto del territorio e anche dei nostri clienti. A breve raddoppieremo le installazioni nei punti vendita di Arzachena e Olbia, vogliamo che la nostra insegna si sempre più connotata per l’attenzione all’ambiente e alle buone pratiche green” commenta Pietro Dettori, Brand Manager Dettorimarket.
 
“La partnership con Dettorimarket è un passo importante in quanto un attore di primo piano della Gdo, in un territorio come la Sardegna, unico al mondo per le sue bellezze naturali e paesaggistiche, sposa il nostro progetto di economia circolare. Mai come questa volta possiamo dire che un semplice gesto, quale è quello di avviare a riciclo le bottigliette in PET, preserva le peculiarità di un ecosistema straordinario, senza dimenticare il risparmio sulla spesa” aggiunge Monica Pasquarelli, responsabile ecocompattatori Coripet.
 

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