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Salame Felino Igp, Gdo traina il fatturato del 2023 a 87 milioni

Fatturato in leggera crescita che raggiunge quota 87 milioni di euro per il Salame Felino Igp, che conferma così i buoni risultati anche nei dati economici 2023, nonostante l’aumento dei costi relativi alla materia prima. Analizzando i dati, la produzione di carne avviata alla lavorazione l’anno scorso ha sfiorato i 5,5 milioni di chilogrammi mentre per quanto riguarda il prodotto etichettato finale invece, se ne contano 3,5 milioni di chili.

Il Consorzio, che raggruppa nel territorio di Parma 14 aziende produttrici con circa 500 addetti tra lavoratori diretti e legati all’indotto, ha confermato la Gdo come principale canale di commercializzazione. Ottimi riscontri sono stati registrati dal banco taglio grazie al ritorno dei consumatori al mercato assistito, ma anche il preaffettato, seppur in fisiologico calo rispetto ai numeri record dell’anno scorso, si mantiene ben al di sopra dei livelli pre-Covid. Nel 2019 erano stati 526mila i chilogrammi destinati all’affettato; nel 2023 invece la quota è salita fino a 573mila chilogrammi (+9%). Infine l’export si attesta a circa il 3%, con l’Europa come principale mercato di riferimento, ma il Consorzio ha registrato un ulteriore interesse in particolare nei mercati extra Unione Europea e negli Stati Uniti.

Per Umberto Boschi, Presidente del Consorzio di Tutela del Salame Felino Igp, i numeri del 2023 sono positivi: “Siamo soddisfatti della tenuta registrata dal comparto, con una produzione stabile per quanto riguarda i volumi complessivi. Inoltre il dato del preaffettato, ben superiore a quello registrato nel 2019, conferma il gradimento del consumatore per la specifica modalità di vendita, per la facilità di utilizzo, la comodità e la disponibilità”. A preoccupare restano i rincari della materia prima: “Il 2023 è stato un anno caratterizzato dall’aumento delle carni a livelli mai visti prima. I produttori hanno fatto fronte ad aumenti medi, rispetto al 2022, del 20%. Un trend in crescita che va necessariamente arginato” conclude Boschi.

Alta pasticceria in Gdo: Iginio Massari firma la gamma BuoniMaestri per Iper La Grande i

Si chiama BuoniMaestri il nuovo brand creato dal pasticcere bresciano Iginio Massari e destinato in esclusiva alla catena Iper La grande i fondata nel 1974 da Marco Brunelli.

Marco Brunelli e Iginio Massari

La collaborazione lancia quindi un ponte tra l’arte pasticciera e la grande distribuzione sotto il segno dell’innovazione. Massari ha guidato la squadra di ricerca e sviluppo prodotto permettendo ai pasticcieri di BuoniMaestri di reinterpretare in maniera innovativa i dolci della tradizione, utilizzando materie prime di alta qualità senza l’uso di coloranti artificiali.

La gamma di BuoniMaestri comprende torte da forno, torte glassate, macaron, mignon, mousse in barattolo e dolci al cucchiaio ed è disponibile, dallo scorso 11 aprile, presso l’Iper Portello di Milano.

Somministrazione illecita di manodopera, sequestrati 64 milioni di euro a Carrefour

Sequestro preventivo da 64,7 milioni di euro per frode fiscale a GS SpA, società del gruppo Carrefour. Il provvedimento è stato eseguito dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, sulla base di un’indagine sulla somministrazione illecita di manodopera condotta dal pm Paolo Storari. Si tratta di una vicenda simile a quella che ha coinvolto lo scorso giugno Esselunga.

GS avrebbe fatto ampio ricorso all’esternalizzazione dei servizi di logistica, movimentazione merci, facchinaggio e trasporto, ma la Procura milanese ritiene che ci sarebbe stata una frode fiscale derivante dall’utilizzo “del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti per un ammontare complessivo superiore a 362 milioni di euro”.

Secondo l’accusa, i rapporti di lavoro con GS “sono stati ‘schermati’ da società ‘filtro’ che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società ‘serbatoio’), che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale”.

Aldi: attesa l’apertura all’interno del Cinema Plinius, a Milano

Aldi annuncia la prossima apertura di un nuovo negozio a Milano, in Viale Abruzzi, all’interno degli spazi del Multisala Plinius. Il punto vendita rientra nel piano di valorizzazione e rigenerazione urbana dell’azienda, con l’obiettivo di offrire valore alla comunità locale recuperando spazi in ristrutturazione e offrendo nel contempo nuove opportunità lavorative.

Il Cinema Plinius, attualmente in fase di ristrutturazione per una rimodulazione e innovazione degli spazi in linea con le nuove esigenze del pubblico, rappresenta un punto di riferimento per la comunità milanese. La locazione di una parte degli ambienti del cinema per la realizzazione di una filiale Aldi è un segno tangibile di ascolto delle esigenze della comunità locale, nell’intento di offrire ai residenti di Viale Abruzzi e dintorni un nuovo punto vendita conveniente a fronte di un cinema rimodernato con sale più confortevoli e tecnologicamente all’avanguardia.

“È un onore avere la possibilità di consolidare la nostra presenza a Milano condividendo gli spazi di un locale storico di grande importanza per la comunità locale come il Cinema Plinius. Lavorare a questa nuova apertura è un importante passo avanti nel nostro piano di espansione nel mercato italiano, oltre che un segnale concreto del nostro impegno a creare valore per i consumatori e i cittadini”, ha dichiarato Michael Gscheidlinger, Country Managing Director Aldi Italia. “Siamo entusiasti, dunque, di poter contribuire alla nuova valorizzazione di questi spazi e offrire ai residenti della zona una nuova destinazione per lo shopping che soddisfi le loro esigenze quotidiane, accanto ad un’offerta di intrattenimento rimodernata e al passo con i tempi”.

Il Multisala Plinius ha espresso sin da subito il suo sostegno alla rimodulazione degli spazi, evidenziando il desiderio di adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori per proseguire con successo il progetto di intrattenimento avviato nel 1936 e che, negli anni, ha fatto da palcoscenico ai principali protagonisti della scena cinematografica e teatrale.

“La ristrutturazione del Multisala Plinius nasce dall’opportunità di ottimizzare al meglio gli spazi dell’immobile”, ha dichiarato Salvatore Dattilo, proprietario del Multisala. “Si è deciso di rivedere il numero delle sale, che saranno tre, ma allo stesso tempo di garantire ai clienti un rinnovamento in termini di qualità ed esperienza. Offriremo ai nostri clienti poltrone più confortevoli, una zona food & beverage più moderna e diverse migliorie nella proiezione. La proprietà, che è a conduzione familiare da ormai tre generazioni, crede fortemente nella filiera cinematografica e in questo business e per questo lavoriamo costantemente per migliorarci ed essere al passo con i tempi e con le esigenze degli spettatori”.

Investimenti immobiliari, timidi segni di ripresa per il retail

Il primo trimestre del 2024 si è chiuso con un volume d’investimento ancora contenuto per il commercial real estate italiano, pari a 1,35 miliardi di euro, ma in netto recupero rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+27%). Questo risultato riflette il consolidamento dei segnali di miglioramento osservati negli ultimi mesi, pur scontando ancora il forte rallentamento di nuove operazioni riscontrato a partire dai primi rialzi dei tassi d’interesse nella seconda metà del 2022. Il progressivo rientro dell’inflazione dell’eurozona verso i livelli target, alimenta la fiducia nei confronti di politiche monetarie future più accomodanti, contribuendo a ridurre il gap tra il mercato e le aspettative di prezzo degli investitori. Nonostante il mercato abbia continuato ad assistere a nuovi assestamenti al ribasso dei prezzi degli immobili, l’outlook sui rendimenti immobiliari alla fine del primo trimestre è prevalentemente stabile, ad eccezione dei mercati caratterizzati da prospettive di un più marcato rallentamento della domanda.

“Il primo trimestre del 2024 ha visto la conferma dell’interesse degli investitori verso opportunità d’investimento di grande valore strategico con prospettive a lungo termine. Emergono concreti segnali di ripresa, grazie a preliminari d’acquisto firmati nel primo trimestre, che dimostrano vivacità nell’attività d’investimento per i prossimi mesi e in attesa di segnali incoraggianti da condizioni di accesso al credito più favorevoli” dichiara Silvia Gandellini, Head of Capital Markets and Head of A&T High Street di CBRE Italy. “Questa ripresa sarà sostenuta anche dalle buone performance dei mercati occupier in tutti i settori di uffici, logistica, residenziale, hotel e retail”.

Nel primo trimestre del 2024 l’asset class office è stata la prima per volume d’investimento, con 480 milioni di euro, segnando un forte recupero rispetto ai risultati dello stesso periodo dell’anno precedente. Questo risultato è stato ottenuto grazie a operazioni collocate quasi esclusivamente nei distretti direzionali di Roma e Milano, confermando così un atteggiamento selettivo degli investitori nei confronti della scelta delle location. Anche il mercato occupier uffici continua a registrare buoni risultati (91.500 mq di take-up a Milano, 36.500 mq di take-up a Roma), seppure in rallentamento rispetto allo scorso anno. Le aspettative di prezzo degli investitori tengono nei mercati centrali delle città, mentre nelle location più periferiche sono attesi nuovi repricing, in particolare per operazioni value-add.

Il mercato hotels è stato la seconda destinazione principale degli investimenti del primo trimestre del 2024, per un totale di 330 milioni di euro, grazie a operazioni in prestigiose destinazioni di villeggiatura e città d’arte. La fiducia di investitori e operatori nel settore rimane molto alta e si prevede una progressiva normalizzazione delle performance dell’industria alberghiera nei prossimi mesi rispetto alle crescite straordinarie dei prezzi per camera osservati negli ultimi anni. Il mercato degli investimenti continuare a registrare un’attività d’investimento vivace che fa prevedere ottimi risultati nella seconda metà dell’anno, con possibili segnali di compressione dei rendimenti per nuove operazioni su trophy asset. Il settore industrial & logistics nel primo trimestre del 2023 ha registrato investimenti per 290 milioni di euro, grazie a operazioni portate avanti da net-lease buyer alla ricerca di portafogli in sale & lease-back e investitori value-add in cerca di opportunità d’investimento di dimensioni contenute in grado di offrire elevati ritorni. Il mercato occupier continua a registrare buoni risultati in termini di assorbimento di nuovi spazi (605.000 mq di take-up), mentre si prevede un leggero rallentamento nella crescita dei canoni di locazione, ma in linea con la media storica, dopo due anni eccezionalmente dinamici. Il rallentamento dello sviluppo immobiliare dei mesi passati e la saturazione dei mercati primari, hanno portato a una riduzione della disponibilità di spazi per la logistica di grado A facendo sì che alcuni occupier intraprendessero direttamente un’attività di sviluppo nei mercati ancora poco esplorati dagli investitori.

I volumi d’investimento nel mercato living continuano a essere frenati dalla mancanza di prodotto stabilizzato. In questo momento si osservano soprattutto acquisizioni di complessi di uffici da convertire in residenziale e accordi per vendita di cosa futura di studentati situati nelle principali città universitarie italiane. Nonostante il persistere di condizioni di accesso ai mutui più restrittive continuino a incidere negativamente sui volumi di compravendita delle abitazioni, i prezzi di vendita per il prodotto nuovo continuano a crescere, anche se con incrementi progressivamente più contenuti. L’attività di sviluppo guida gli investitori a lungo termine a competere per l’acquisto di terreni per progetti mixed use di rigenerazione urbana, come l’aggiudicazione recente dell’area “Scalo Farini” per oltre 489,5 milioni di euro.

Nel primo trimestre del 2024 i volumi d’investimento del segmento alternative sono rimasti contenuti, complice una fase di assestamento nel settore delle residenze socio-assistenziali (RSA), la componente tradizionalmente più significativa degli investimenti healthcare. L’interesse degli investitori rimane alto grazie ai fondamentali del settore, ma l’aumento dei costi operativi delle strutture sanitarie e un recupero dei tassi di occupancy ancora parziale rispetto ai risultati pre-covid hanno richiesto, spesso, rinegoziazioni dei canoni di locazione, provocando un posticipo dell’immissione di nuovo prodotto sul mercato. Si registrano volumi d’investimento contenuti anche per infrastrutture e data center. Per le prime, nel corso dell’anno sono previste nuove operazioni di piattaforma di grande dimensione, mentre il mercato dei secondi continua a essere caratterizzato da operazioni di acquisizione di terreni da parte di operatori, da destinare allo sviluppo dei propri centri.

Il mercato retail invece segna volumi d’investimento molto limitati, caratterizzati soprattutto da operazioni value-add / opportunistiche di piccole dimensioni. Il prodotto out-of-town comincia ad innescare un certo interesse, soprattutto legato ad operazioni con strutture di preferred equity o operazioni di sale & lease-back. Si prevede anche che nei prossimi mesi l’attività d’investimento possa aumentare nel corso del secondo semestre grazie al capitale opportunistico. Rimane contenuto il dinamismo del segmento high street a causa della mancanza d’incontro tra domanda e offerta, tuttavia nei prossimi mesi si perfezionerà l’operazione d’investimento di Via Monte Napoleone 8 a Milano, che ha suscitato grandissimo interesse tra gli investitori sia per la dimensione dell’investimento sia per il prezzo in termini di capital value. Nei mercati regionali i volumi d’investimento continuano a essere guidati dai fondamentali dalle specifiche vocazioni dei territori, come nel caso del settore alberghiero a Firenze, della logistica in Veneto o delle residenze per studenti a Bologna, anche se si osserva un crescente interesse verso gli immobili a uso ufficio dei principali capoluoghi, dove un’offerta limitata di prodotto di qualità intensifica la pressione della domanda di spazi da parte degli occupier.

Cresce il valore dei top brand italiani, Gucci in cima seguito da Enel e Ferrari

Secondo il nuovo Kantar BrandZ Top 40 Most Valuable Italian Brands 2024 report, quest’anno si scorgono segnali di ripresa per i brand italiani dal valore più alto, con un valore totale di $122.7bn e una significativa crescita dell’11% rispetto allo scorso anno. Complessivamente sono 28 i brand italiani cresciuti di valore nella classifica di quest’anno, sfruttando l’onda lunga della ripresa post-pandemica e un aumento nella fiducia dei consumatori.

Il settore del lusso domina ancora una volta la classifica, con Gucci che mantiene la propria posizione come brand italiano dal valore più alto, con un valore pari a $26bn. Un brand simbolo a livello mondiale, il successo di Gucci risiede nella sua capacità di andare oltre, combinando tradizione e innovazione e mantenendo una forte brand equity, anche in un periodo di transizione creativa. Con un valore complessivo di $44.2bn, nove i brand italiani del lusso in classifica, con Prada (No.6; $5.2bn) e Fendi (No.7; $5.1bn) che rimangono in top 10.

Enel si aggiudica la medaglia d’argento nella Top 40 di quest’anno. Per tanti anni questo brand ha costruito una forte reputazione basata su fiducia e dimensioni, e questo l’ha aiutata ad attrarre nuovi utenti e ha permesso una crescita del valore del brand del 37%, rendendo Enel il brand con la crescita più alta nella top 10.

Ferrari (No.3; $10.1bn) completa la Top 3, guadagnando una posizione e aumentando il proprio brand value del 30%. Se la Formula 1 è stata la chiave del successo di questo brand per molti anni, permettendo di evidenziare il valore tecnologico, Ferrari è anche riuscita a costruire una connessione emotiva con i consumatori che risulta ineguagliabile rispetto agli altri brand nel segmento delle elitarie. L’entrata nella top 3 è stata guidata dalla percezione di un brand molto distintivo e innovatore all’interno della categoria.

Sono tre i nuovi brand che entrano nel ranking del 2024:

Plenitude (No. 12; $2.4bn) dopo un’operazione di rebranding di successo da Eni Gas e Luce;
Edison (No. 26; $1.0bn), il più antico brand italiano dell’energia;
Birra Moretti (No. 30; $864m) che ha mostrato di riuscire a continuare ad innovare sia i propri prodotti che la propria comunicazione.

“Con un aumento del valore dei brand dell’11%, la classifica mostra come le marche possano creare valore aggiuntivo comprendendo i need dei consumatori e rispondendo ai loro bisogni. Inoltre, i brand più forti sono quelli che perdono meno valore in periodi di crisi e crescono maggiormente quando le condizioni migliorano” afferma Federico Capeci, Managing Director, C&S Europe HiPo Markets, Insights Division at Kantar, aggiungendo come i brand possano creare valore e guidare una crescita sostenibile rafforzando le connessioni emotive con i consumatori.

L’equilibrio tra essere rilevanti, differenzianti e salienti
L’analisi dei brand leader in Italia e in tutto il mondo mostra che i più forti sono rilevanti, differenzianti e salienti. Enel è un brand con un punteggio alto su tutti e tre i componenti. Enel infatti è riuscita a posizionarsi come punto di riferimento in una categoria che sta attraversando un periodo di transizione importante con la fine del mercato tutelato. Kinder, al quarto posto nella top 40, ha visto il proprio brand crescere dell’8% nel 2024 e un forte aumento nella percezione della difference, accompagnata da un aumento nel demand power. Il distintivo schema di colori Kinder è utilizzato in tutti gli asset del proprio brand, incluse nelle comunicazioni, che si sono concentrate sulla rilevanza del brand nella vita di tutti i giorni, e nell’offerta di nuovi prodotti in grado di rendere Kinder presente in ancora più occasioni. Tra i brand più “rilevanti” c’è Aperol (No.18; $1.4bn), un alcolico italiano immediatamente riconoscibile che resta apprezzato dai consumatori di tutto il mondo associato ai semplici piaceri della vita, e Lavazza (No.23; $1.2bn) che è in grado di sfruttare le proprie credenziali come brand ambassador del “made in Italy”.

La sostenibilità guida la crescita dei brand
I brand in Italia stanno anche intercettando le preoccupazioni dei consumatori e le loro decisioni d’acquisto per avvalorare la propria immagine come brand sostenibili e guidare la crescita del proprio brand. Levissima (No. 40; $584m) è diventato uno dei primi brand nel mondo food&beverage a impegnarsi a ridurre a zero le proprie emissioni attraverso tutta la filiera. Plenitude, che ha integrato la produzione di energia rinnovabile, la vendita di luce e gas, servizi energetici ed un esteso network di punti di ricarica per veicoli elettrici, si è posizionata come supporter e abilitatore di un futuro carbon-free.

I nuovi Jewel italiani
Kantar BrandZ ha anche creato un ranking di Local Jewels – brand non inclusi nella Top 40 Most Valuable Italian Brands, con un importante future power e demand power tra i consumatori. Sant’Anna si posiziona in cima alla lista dei “Jewel”, con alto demand power grazie alla combinazione di un prodotto affidabile ed innovativo. Il brand è stato disruptive nella categoria dell’acqua, lanciando una nuova linea di prodotti a base di acqua aromatizzata, proponendo confezioni specifiche per i bambini e ricreando l’esperienza di una fabbrica nel metaverso. Al secondo posto, la prima catena di discount italiana Eurospin risulta essere molto apprezzata dai consumatori, offrendo prezzi competitivi e sfruttando al meglio la comunicazione per mostrare la propria cura verso i clienti. Old Wild West, posizionata al terzo posto, riesce ad avere un alto demand power in una categoria dominata dai giganti del mondo fast food e dimostrando di avere qualcosa di diverso e significativo per le persone.

Walcor esce dal concordato preventivo, l’azienda cremonese è salva

Walcor esce dal concordato preventivo: il collegio della Sezione Fallimentare del Tribunale di Cremona, con un provvedimento del 5 aprile scorso a firma del giudice delegato Andrea Milesi, ha dichiarato “conclusa la fase di esecuzione del concordato preventivo” per la nota società dolciaria cremonese. Questo procedimento era stato avviato nel marzo del 2020, con l’incarico di commissario giudiziale affidato al dott. Alberto Valcarenghi, a fronte di una grossa posizione debitoria (circa 70 milioni di euro) a carico dell’allora Wal-Cor Snc nei confronti di un gran numero di creditori, tra fornitori, dipendenti ed erario.

Con l’ingresso nel 2022 di due nuovi soci, JP Morgan Asset Management e il Fondo Salvaguardia Imprese di Invitalia, la Snc era stata trasformata in Spa, era stato stabilito un aumento di capitale ed erano stati avviati i pagamenti ai creditori. Alla fine del marzo scorso, completati i pagamenti, Walcor ha dunque presentato domanda di chiusura anticipata del concordato preventivo che, dopo il parere positivo del commissario giudiziale, ha visto l’emissione del provvedimento di chiusura da parte del Tribunale di Cremona.

“In soli due anni, sono state sviluppate una serie di iniziative che oggi garantiscono il completo salvataggio dell’azienda”, commenta Attilio Capuano, Amministratore Delegato di Walcor. “Innanzitutto siamo ricorsi al fondo di salvaguardia per i marchi storici, abbiamo poi ricercato nuovi investitori e si è quindi proceduto all’acquisizione da parte di JP Morgan e Invitalia ed è stata creata la Spa con una nuova governance. In seguito è stato rilanciato il marchio, sviluppate le relazioni commerciali con l’estero, avviata una partnership produttiva e commerciale con Pernigotti e riorganizzata la rete commerciale e la struttura del management. Infine è stato gestito e chiuso anticipatamente il concordato preventivo. Attendevamo da tempo la positiva conclusione di questo procedimento ed è significativo che sia avvenuta proprio mentre festeggiamo il 70° anniversario della nostra azienda, nata a Cremona nel 1954” conclude Capuano.

Beretta acquisisce il prosciuttificio Bedogni e rafforza l’offerta premium

Fratelli Beretta ha acquisito il 100% del capitale sociale di Bedogni, prosciuttificio italiano con oltre sessanta anni di storia fondato da Egidio Bedogni. L’azienda è specializzata nella produzione di prosciutto crudo di Parma, grazie allo speciale microclima del territorio e attraverso un metodo che unisce l’innovazione tecnologica a lavorazioni artigianali di eccellenza.

Grazie all’operazione, il salumificio Bedogni potrà proseguire il proprio percorso di crescita, ampliando l’offerta a nuovi mercati e beneficiando dell’innovazione tecnica e della visione strategica produttiva di un gruppo italiano simbolo di eccellenza alimentare nel mondo, mantenendo inalterato il proprio legame col territorio d’origine. Nel contempo il Gruppo Beretta arricchirà la propria linea di prodotti Dop e Igp, rafforzando il posizionamento nella gamma di prosciutti crudi premium. Prosciutto di Parma Bedogni entrerà infatti nella linea “Le Nostre Eccellenze”, al fianco di grandi classici della salumeria italiana come i prosciutti crudi San Daniele, Carpegna e Toscano.

“Siamo orgogliosi di entrare a far parte della grande famiglia Beretta: questo passaggio rappresenta un volano di sviluppo che permetterà di far apprezzare la qualità del nostro prosciutto di Parma in tutto il mondo e di mantenere viva la tradizione della nostra azienda sul nostro territorio di origine” commenta Carla Saltini, rappresentante della terza generazione della famiglia in azienda.

“Bedogni è una delle più alte espressioni del prosciutto di Parma di qualità, per questo motivo siamo molto soddisfatti di aver completato un accordo che ci permetterà di preservare e valorizzare un’eccellenza della salumeria italiana ed esportarla in tutto il mondo” aggiunge Alberto Beretta, rappresentante del Gruppo Beretta che ha fortemente voluto e seguito l’operazione fino alla sua conclusione.

Cash & carry pugliese al diapason: Altasfera supera i 100 milioni di fatturato

Altasfera, insegna cash & carry di Maiora S.r.l. nata per soddisfare le esigenze degli operatori Horeca nel centro-sud Italia, ha superato i 100 milioni di euro di fatturato. Questo traguardo rappresenta una pietra miliare nella storia di Maiora per quanto concerne la divisione Altasfera e testimonia la validità della strategia aziendale e la fiducia riposta dai clienti nell’insegna.

Maiora ha consolidato la sua crescita nel settore del cash & carry con un costante percorso di sviluppo negli anni su tre direttrici fondamentali: il potenziamento e riammodernamento della rete, le nuove aperture e l’investimento nelle risorse umane. Oggi la rete Altasfera conta otto punti vendita, caratterizzati da servizi di alta qualità, focalizzati su innovazione ed eccellenza operativa, orientati a soddisfare tempestivamente i bisogni di tutti i clienti professionali, con particolare attenzione agli specialisti del fuori casa.

A partire dal primo cash & carry inaugurato a Corato (Bari) nel 1991, che proprio quest’anno ha visto l’importante rinnovamento dei reparti freschi, durante questi 33 anni l’insegna ha ampliato la propria rete nei territori di Molfetta nel 2007, Laterza nel 2014, Manfredonia nel 2016, Crotone nel 2017, Monopoli e Lecce nel 2020 e Reggio Calabria lo scorso giugno. Nel tempo, il crescente investimento da parte di Maiora ha portato alla definizione di un team Altasfera, dedicato esclusivamente a questa unità di business nelle aree acquisti, vendite e marketing. Grandissima attenzione è riservata alle risorse umane: rispetto a due anni fa c’è stato un incremento del personale di oltre il 52%, arrivando a un numero pari a oltre 190 collaboratrici e collaboratori sempre più preparati grazie alla continua formazione che viene svolta sia in accademia che in store.

“Possiamo affermare con orgoglio che questo traguardo è frutto di un percorso intrapreso da anni, con impegno e dedizione di tutto il team Altasfera” ha dichiarato Francesco Di Nardo, Direttore Vendite Ingrosso e Franchising, che aggiunge: “Maiora continuerà a investire in questo mercato, perseguendo risultati ancora più ambiziosi con l’obiettivo di migliorare costantemente il modello Altasfera affinché diventi il riferimento italiano per gli specialisti dell’Horeca”.

NIQ e GfK indagano sui trend che guideranno la crescita dei retailer

Una panoramica sull’evoluzione del sentiment e sulle prospettive future dei consumatori in un contesto di incertezza e polarizzazione economica, le nuove tendenze dei media, l’evoluzione delle audience, i nuovi percorsi di acquisto e i fenomeni emergenti che interessano i retailer: sono alcuni degli argomenti affrontati in occasione del NIQ & GfK Insight Summit Italy 2024, il primo evento congiunto organizzato in Italia, presso il Talent Garden Calabiana di Milano, dopo l’unione delle due aziende. 

Christian Centonze

Il primo intervento ha visto sul palco Daniele Novello (Sub Lead, Consumer Intelligence GfK Italia) e Christian Centonze (Western Europe Commercial Lead, Consumer Analytics) fare il punto sull’evoluzione dei consumatori, dei loro bisogni e delle loro aspettative. L’analisi ha evidenziato un contesto di crescente polarizzazione, in cui l’incertezza economica e il ridotto potere d’acquisto delle famiglie influenzano le scelte di consumo degli italiani. In risposta alla permacrisi, si osserva una focalizzazione crescente sul presente: la pianificazione diminuisce e il percorso d’acquisto si accorcia. Tuttavia, la fiducia dei consumatori è in leggera ripresa, con un aumento di +9 punti a fine 2023 rispetto all’autunno 2022.

Daniele Novello

Ma come devono evolvere le aziende per rispondere a bisogni sempre più diversificati? E quali sono i target a maggior potenziale, pur in questo contesto difficile? L’analisi della popolazione italiana evidenzia come alcuni segmenti siano stati duramente colpiti dalla crisi, in particolare le famiglie con figli. Altri invece continuano a ricercare valore, offrendo interessanti opportunità di crescita. In particolare quello delle famiglie mature senza figli è un target con un alto potenziale, parzialmente ancora inespresso. Si tratta di una fascia con un’alta disponibilità economica, destinata a crescere in una popolazione italiana che invecchia, molto attenta a temi come il benessere, la sostenibilità, la qualità e il Made in Italy. Per i brand è fondamentale conoscere in maniera approfondita i diversi segmenti della domanda per modulare la propria offerta sulla base dei diversi bisogni e aspettative che li caratterizzano.

Romolo De Camillis

Il nuovo ruolo della distribuzione e i format vincenti
Che ruolo possono giocare i retailer nel processo di trasformazione dei consumi? E quali sono le strategie vincenti in un contesto complesso come quello di oggi? Queste tematiche sono state al centro del secondo intervento presentato da Romolo De Camillis (Retailer Director, NIQ) e Ivano Garavaglia, (Head of Retail, GfK). I dati del Barometro dei Consumi di NIQ – The NIQ Retail Spend Barometer – mostrano per il 2023 un aumento del +5,2% della spesa consumatori per i beni di largo consumo (FMCG) e per i beni tecnologici e durevoli (T&D) rispetto all’anno precedente. Non tutte le categorie sono però cresciute allo stesso modo e anche analizzando le diverse tipologie di retailer il quadro è abbastanza differenziato. Chi sta crescendo in questo contesto di grande polarizzazione, con una parte della popolazione che ricerca la convenienza e l’altra che punta sul valore?

Ivano Garavaglia

L’analisi presentata evidenzia come le insegne vincenti siano quelle che hanno trovato il giusto equilibrio tra queste esigenze contrapposte, adattando la propria offerta e la propria strategia di comunicazione per rispondere alle diverse (spesso opposte) esigenze dei consumatori. In questo modo, sono riuscite a intercettare e fidelizzare un pubblico più ampio. L’evoluzione dei retailer dovrà tenere inoltre in considerazione alcuni trend emergenti: dal crescente interesse per i prodotti second-hand e ricondizionati (che uniscono risparmio e sostenibilità) all’attenzione al benessere, alla salute e alla sostenibilità. In questo contesto, l’e-commerce rappresenta un trend ancora in forte crescita, soprattutto per i negozi specializzati. Il punto vendita fisico si trasforma in un vero e proprio media, necessitando di nuove strategie di comunicazione e engagement con i consumatori, sfruttando ad esempio le app come strumenti di vendita e di interazione.

Edmondo Lucchi

Uno sguardo al futuro: come cambia il rapporto tra consumatori, brand e retailer
Per il terzo intervento sono saliti sul palco Edmondo Lucchi (Media & Communication Insight Strategist, GfK) e Valeria Miccolis (E-commerce Leader, NIQ) che nel loro intervento hanno cercato di rispondere a una domanda cruciale: in un contesto di grande frammentazione e polarizzazione come quello di oggi è ancora possibile comunicare in maniera efficace con i consumatori? Utilizzando una mappa di interpretazione che consente di visualizzare come i consumatori guardano al presente e al futuro è possibile ottenere informazioni preziose sui diversi target presenti all’interno della popolazione italiana, analizzare le loro relazioni con le marche e come i brand si distribuiscono sulla mappa.

Valeria Miccolis

L’analisi presentata ha delineato un panorama mediatico frammentato e in continua evoluzione nel quale le diverse audience sono sempre di più alla ricerca di contenuti personalizzati sulle loro specifiche esigenze e fruibili su diverse piattaforme. I percorsi di acquisto omnichannel integrano online e offline, mentre fenomeni come l’influencer marketing stanno rivoluzionando le strategie di marketing e vendita. Per crescere in questo contesto, le aziende devono conoscere a fondo i propri consumatori e quindi delineare l’approccio migliore (e i messaggi giusti) per incontrarli lungo tutto il loro percorso di acquisto e sui touchpoint più adeguati.

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