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Acqua Minerale San Benedetto e Ministero dell’Ambiente insieme per la sostenibilità

Acqua Minerale San Benedetto e il Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare hanno sottoscritto il loro impegno reciproco a lavorare insieme nell’ambito della sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di ridurre e neutralizzare l’impatto che possa avere sul clima il settore delle acque minerali e bevande analcoliche

Oggi tale intesa, dai risultati fino ad oggi estremamente positivi, si arricchisce di un ulteriore importante tassello all’interno della politica ambientale adottata dall’Azienda veneta e prende vita in un nuovo Accordo Volontario stipulato presso la sede di Acqua Minerale San Benedetto, a Scorzè, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il Presidente di Acqua Minerale San Benedetto, Enrico Zoppas .

L’Accordo, che rappresenta un importante riconoscimento che conferma l’identità dell’azienda totalmente incentrata sui valori della sostenibilità ambientale,  contiene importanti elementi di novità e si pone come valido strumento di   collaborazione per identificare nuovi standard e parametri di tutela ambientale nel mercato delle acque minerali. In particolare il Ministero dell’Ambiente e Acqua Minerale San Benedetto s’impegnano a collaborare, oltre alla continua quantificazione delle emissioni, nelle seguenti innovative attività:

  1. definire i contenuti da esporre nell’ambito dell’attività pilota promossa dalla Commissione Europea con specifici tavoli tecnici, con l’obiettivo di elaborare le linee guida per la Product Environmental Footprint del settore delle acque minerali imbottigliate “Packed Water”.
  1. elaborare una proposta, sulla base degli studi condotti da Acqua Minerale San Benedetto S.p.A., per identificare criteri oggettivi di riferimento per le prestazioni ambientali nel settore acque minerali e definire le possibili strategie di comunicazione al pubblico anche attraverso una specifica etichetta;
  2. promuovere con le modalità previste nelle linee guida per la comunicazione relative al “Programma Nazionale per la Valutazione dell’impronta ambientale”, i miglioramenti delle prestazioni ambientali del prodotto acqua minerale e bevande analcoliche.

“L’unico modello di sviluppo possibile per le imprese – sottolinea il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – passa oggi per la piena sostenibilità ambientale dei processi produttivi. L’Italia e l’Europa si avviano con passo sempre più spedito verso l’economia circolare, quella del riciclo e della rigenerazione: a maggior ragione dopo lo storico accordo di Parigi che ridisegna l’economia mondiale, le imprese che prima delle altre sapranno interpretare questo cambiamento potranno essere competitive e vincenti sul mercato. Il percorso di San Benedetto e Ministero dell’Ambiente per l’impronta ambientale parte da lontano e prosegue con questo grande obiettivo: l’acqua come bene comune e fonte di vita che diventa esempio di innovazione green”.

“Siamo orgogliosi di questo nuovo traguardo raggiunto con il Ministero dell’Ambiente della Tutela del territorio e del mare proprio nell’anno in cui festeggiamo i nostri primi sessant’anni di attività, – ha dichiarato Enrico Zoppas, Presidente del Gruppo Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. – poiché rappresenta un’ attestazione di approvazione per l’impegno che quotidianamente mostriamo e impieghiamo sul tema della sostenibilità, da sempre parte del nostro DNA aziendale”.

 

 

 

 

 

 

 

MDD: le aziende raccontano la loro esperienza di copacker

Come vivono le aziende di marca il fatto di essere fornitori della distribuzione peri i prodotti a marchio?
Lo abbiamo chiesto ad alcune di loro, in rappresentanza delle rispettive categorie merceologiche.
A tutti sono state poste le stesse domande: consistenza e trend delle pl nel rispettivo settore, quota sul loro fatturato, criticità e opportunità connesse con l’essere partner della gd per la fornitura dei prodotti a marchio, confronti tra le dinamiche nella gdo estera e italiana.
Seppure nelle peculiarità di ogni comparto emerge, dalle parole degli operatori, una tendenza alla crescita del peso delle private label, anche se non sempre ai tassi registrati negli anni passati, con focalizzazione anche nei segmenti premium.
La grande distribuzione è vista come un partner  esigente in termini di garanzie relative agli standard qualitativi, al contenuto di servizio, alla flessibilità produttiva, ma la capacità di rispondere a tutte queste richieste contribuisce alla crescita aziendale e prefigura l’instaurarsi di rapporti continuativi fidelizzati.
Infine una nota è doverosa: per stendere questa inchiesta è stato contattato un numero piuttosto alto di aziende, per poter dare uno spaccato il più completo possibile del mercato.
Solo quelle che vedete hanno accettato di metterci la faccia.
Si possono solo ipotizzare i motivi di questa ritrosia ad esporsi: forse per alcune aziende la private label non rappresenta  una opportunità di business così interessante, oppure non amano che il loro brand venga associato con questa attività, temendo di che ne venga sminuito, seppure in un ambito strettamente riservato agli addetti ai lavori.
Qualunque siano i motivi sembrano non tener conto del grande valore che il consumatore attribuisce alle marche della distribuzione che, chissà, potrebbero diventare per i fornitori degli indici di qualità ancora più forti delle certificazioni che esse stesse richiedono.

Carlo Pessina, Amministratore Delegato Norda SpA

Schermata 2016-01-18 a 14.08.04Nel nostro settore le PL valgono circa il 9% del mercato complessivo e certamente quest’anno – grazie alla stagione estiva molto calda – la quota salirà di qualche punto. Inoltre i trend di mercato segnalano un crescente interesse dei consumatori verso i prodotti Premium delle linee PL; è questa una strada da valutare, anche se nel settore delle acque minerali non è facile pensare a un posizionamento di questo tipo. Una valida proposta in questo senso consiste nel pensare ad altre modalità per muovere questo mercato, ad esempio con il progetto di affiancare ai formati tradizionali – 2,0 L., 1,5 L. e 0,5 L. – un nuovo contenitore da 1 L.
Finora le PL rappresentano il 30/35% del nostro fatturato e quest’anno il trend è sicuramente in crescita grazie anche alle condizioni climatiche favorevoli. L’ingresso di Norda in questo settore risale alla metà degli anni Novanta. Infatti siamo stati i primi a produrre PL nel settore delle acque minerali e nel canale GDO.
Abbiamo maturato una profonda conoscenza di questo mercato così da essere in grado di soddisfare le domande e le richieste dei Retailers in termini di qualità, controlli di filiera, sicurezza.
Nello stesso tempo questo ha consentito all’azienda di crescere qualitativamente grazie ai diversi Audit che le catene con cui collaboriamo effettuavano annualmente presso i nostri siti coinvolti nel co-packaging.
In questo modo si sono creati e consolidati rapporti con diverse aziende di cui siamo oramai fornitori da molti anni.
Quanto all’estero, attualmente non abbiamo in produzione PL destinate all’esportazione ma stiamo dialogando con alcune aziende e pensiamo di concretizzare questi progetti nel 2016.

Paolo Isolati – Direttore Generale di FBF

Schermata 2016-01-18 a 14.08.18FBF è una realtà vocata alla produzione di merende per conto della distribuzione. Dalle nostre linee vengono “sfornate” circa 2 Milioni di merendine ogni giorno confezionate con i marchi delle principali catene della distribuzione italiana, per le quali FBF è azienda di riferimento per il bakery dolce.
Nel nostro mercato di riferimento, le merende appunto, la PL detiene una quota a volume a totale Italia di ca. il 23 % (2° player del mercato dopo Mulino Bianco), ben al di sopra della quota media della PL in Italia (18%).
Ancora più rilevante la quota della PL nella Croissanteria (segmento che vale oltre il 37 % del mercato complessivo delle Merende) in cui la marca del distributore gode di una quota del 35,3%. (Fonte: Iri AT 25 ottobre 2015).
Sicuramente vi sono ancora spazi di crescita per questa quota, considerando le medie europee della quota PL in tutti i mercati del FMCG, anche se con tassi sicuramente inferiori a quelli fatti registrare negli ultimi 5 anni, dove la quota PL è cresciuta di oltre un punto percentuale ogni anno.
Fbf da quasi un decennio, si è guadagnata il ruolo di “partner leader” della Distribuzione su questi prodotti, grazie ad un approccio commerciale orientato verso una logica “win win” e grazie a cospicui investimenti produttivi, mirati al miglioramento di prodotto e di processo ed ad ottenere le massime performances in tema sia di qualità di prodotto che di sicurezza.
La nostra Società infatti, oltre a tutte le certificazioni inerenti il processo e l’organizzazione produttiva (ISO 9001: 2008, IFS/BRC), ha ottenuto anche il Certificato ISO 14001 e 18001 (Ambiente e Sicurezza) e la certificazione SA 8000 (Etica).

Luca Zocca, Direttore Marketing di Pedon

Schermata 2016-01-18 a 14.08.42Come dato medio delle pl relativamente al LCC la quota è ferma al 18%, mentre nella nostra categoria di riferimento dei cereali, legumi e semi siamo oltre al 30%. In generale vediamo che il segmento primo prezzo non cresce più in Gdo a causa del forte disinvestimento della marca del distributore, dovuto anche all’impatto delle politiche promozionali delle marche leader nel segmento mainstream.Si registra invece una ripresa del segmento premium, le tendenze messe in atto dalle aziende vanno infatti a previlegiare la ricerca da parte del consumatore di un valore aggiunto nel prodotto, come alti contenuti salutistici e di benessere ed elevata qualità al giusto prezzo.
Allo stesso tempo però si arresta la crescita delle promozioni, che perdono efficacia in termini di vendite a scaffale.Le PL rappresentano circa il 70% del nostro fatturato, produciamo oltre 100 linee a marca del distributore. Questo dato in Italia è stabile, mentre all’estero è sicuramente destinato a crescere.
La criticità è rappresentata senz’altro dall’alto livello di servizio che dobbiamo garantire e dal time to market, spesso molto compresso in quanto i retailer hanno la necessità di arrivare con un’offerta a scaffale in tempi ridotti. Tra le opportunità rientrano sicuramente la possibilità di sviluppare nuovi prodotti e nuovi concept di prodotto, che poi possiamo replicare e trasferire su un altro mercato, e lo sviluppo di interessanti business con un alto grado di fidelizzazione del cliente, che ci garantiscono vendite e marginalità importanti.Lavoriamo attualmente con i principali retailer esteri in 25 Paesi del mondo.
Rispetto alla situazione italiana, sui mercati internazionali osserviamo delle dinamiche più innovative e una diversa gestione della categoria rispetto alla GDO italiana. Riscontriamo un’evoluzione non solo nel prodotto, che è sempre più rispondente ai nuovi trend di comportamento, di consumo e di stile di vita, ma anche nel packaging e nei format di vendita.

Pierantonio Invernizzi, Direttore Commerciale di Inalpi

Schermata 2016-01-18 a 14.08.53Nel nostro settore di riferimento (fettine, formaggini, burro) le PL pesano circa il 32%. Nel breve-medio periodo non evidenziamo particolari incrementi o decrementi, a nostro avviso, così significativi da determinare un cambiamento del trend in corso. Il peso delle PL sul nostro fatturato globale è di circa circa il 20%, che rapportato sul fatturato della sola divisione consumer diventa circa il 70%.
Questo ultimo dato andrà gradatamente al ribasso, grazie alla crescita distributiva dei nostri brands. In questo modo sarà possibile equilibrare i nostri fatturati con i retailers.
Le opportunità di essere partner della GD, per i prodotti a loro marchio sono molteplici. Instaurare un rapporto di collaborazione e fiducia reciproca è alla base di obiettivi comuni quali la ricerca della sicurezza e salvaguardia della qualità dei prodotti, avendo come unico punto di riferimento il consumatore finale e dove i rapporti di negoziazione tra le parti sono molto meno complessi quindi più fluidi e veloci.
Le criticità possono nascere dalla mancanza di uno solo degli obiettivi comuni sopra enunciati e, comunque, sono dettate dall’interpretazione diversa che ognuna delle parti ha nel progetto.
In relazione alle PL prodotte per la GD estera, non riscontiamo differenze, grazie anche all’internazionalizzazione delle politiche commerciali delle catene che sono presenti in più stati.

di Elena Consonni

Tetra Pak punta sulla sostenibilità perché ai Millennials l’imballaggio piace green

Tetra Pak ne è convinta:  la sostenibilità applicata al confezionamento degli alimenti è da considerare un fattore di competitività per il futuro. E lo dimostra bene il fatto che a livello globale l’impatto sull’ambiente influenza le scelte d’acquisto di 1 consumatore su 2.  Non a caso infatti ( e lo conferma l’ultima indagine mondiale svolta dal Gruppo Tetra Pak su circa 6.000 consumatori) sono aumentate la consapevolezza dei concetti ambientali (37% rispetto al 29% del 2011) e l’attenzione per questi temi (+7%), ma soprattutto è cresciuta nelle scelte d’acquisto l’influenza dell’impatto sull’ambiente (50%, + 28% rispetto al 2011).

Protagonisti di questa evoluzione nei consumi sono i Millennials, caratterizzati da uno stile di vita green e attivi nella tutela dell’ambiente: il 53% vorrebbe fare di più per proteggerlo.

E la sostenibilità è per i giovani una delle 5 principali ragioni di scelta di un packaging. Le altre 4 sono: appeal estetico, managevolezza, facilità di bevuta, possibilità di richiudere il contenitore.
“Nel campo del confezionamento alimentare la sostenibilità va dimostrata nei fatti per essere compresa dai consumatori – ha dichiarato Michele Mastrobuono, Direttore Ambiente e Relazioni Esterne di Tetra Pak Italia nel corso del workshop del Marca ‘Le 3 R degli imballaggi sostenibili’ – La strategia di Tetra Pak consiste nell’applicare questo criterio a tutto il ciclo di vita del cartone per alimenti”.

La strategia green
In Italia Tetra Pak immette ogni anno sul mercato oltre 4,5 miliardi di confezioni per alimenti. Tutto il ciclo di vita di questi contenitori è gestito con un approccio attento all’impatto ambientale. Si parte dalle materie prime. Sul mercato italiano oltre 4 miliardi di confezioni, il 90% del totale, sono certificate FSC™ (“Forest Stewardship Council”), ovvero prodotte con cellulosa proveniente da foreste gestite in modo responsabile. L’obiettivo è di arrivare al 2020 con tutte le confezioni certificate. Inoltre, lo scorso anno Tetra Pak ha lanciato un cartone 100% rinnovabile, Tetra Rex® Bio-Based, composto interamente da materiali di origine vegetale, che ha vinto l’Oscar dell’Imballaggio 2015 per l’ambiente. Proseguendo nel ciclo di vita di queste confezioni, Tetra Pak si impegna ridurre i consumi in produzione: nel 2014 le emissioni di CO2 sono calate dell’8% rispetto all’anno precedente. Un dato rafforzato dalla firma dell’appello pubblico di intenti per un clima più stabile e sicuro lanciato alla Conferenza Onu di Parigi sul cambiamento climatico COP21.
L’impegno di Tetra Pak per la tutela dell’ambiente prosegue con la diffusione della raccolta differenziata dei cartoni per alimenti. In poco più di 10 anni, grazie al Protocollo d’Intesa siglato con Comieco, il 67% della popolazione italiana è raggiunta oggi da questo servizio, attivo in quasi 5.000 comuni. Nel 2015 sono state riciclate 22.700 tonnellate di confezioni Tetra Pak per alimenti. “Un risultato di cui siamo orgogliosi – commenta Mastrobuono – anche perché lo abbiamo conquistato sul territorio, comune per comune, contribuendo a diffondere maggiore consapevolezza sull’importanza della raccolta differenziata dei rifiuti per la tutela dell’ambiente. Con il recupero dei cartoni per alimenti post-consumo – conclude Mastrobuono – il ciclo di vita di questi imballaggi prosegue grazie al riciclo sotto altre forme, ad esempio shopper per la spesa o carta assorbente”.

Cutolo Rionero Fonte Atella fa rivivere il suo gusto grazie a San Benedetto

Cutolo Rionero Fonte Atella, l’Acqua Effervescente Naturale, vero simbolo per la Basilicata e per le regioni limitrofe, torna  a far rivivere il suo gusto grazie all’acquisizione da parte di San Benedetto.
Il Gruppo Veneto, in questo modo, ha infatti colto un’opportunità importante volta a confermare il forte legame e l’impegno nei confronti di un’area strategica del nostro Paese, il Sud Italia. “Questa operazione – ha dichiarato Vincenzo Tundo, Direttore Marketing Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. –  che arriva dopo una già importante presenza in Lucania con lo stabilimento di Viggianello inaugurato lo scorso anno, rappresenta per San Benedetto la ulteriore concretizzazione di una strategia tesa a valorizzare la realtà della rete di acque locali di alta qualità, fortemente radicate nel territorio italiano. Un’occasione, altresì – ha aggiunto Tundo – per dare slancio al segmento pieno di valore delle acque effervescenti naturali che ha, nell’area 4,una quota di mercato di gran lunga superiore alla media nazionale”.
Il Vulture è un territorio splendido e incontaminato, dove l’omonimo monte fa da sfondo a scorci unici e ricchi di vegetazione. Proprio dal cuore di questo territorio, le rocce vulcaniche donano all’acqua minerale Cutolo Rionero Fonte Atella un’effervescenza unica e un prezioso mix di minerali che danno vita al suo gusto piacevole al palato ed alla sua equilibrata composizione, utile al benessere dell’organismo.
La nuova effervescente naturale è disponibile da oggi nei nuovi e pratici formati in PET da 1,5L e 0,5L. Nel 2016 è prevista l’introduzione sul mercato della linea vetro nei formati da 0,75L e da 1L e del pratico formato da 1L in PET.
Lo studio del Packaging ha puntato a valorizzare i tre elementi caratterizzanti della fonte Cutolo, il putto, la fontana e il cartiglio, frutto della tradizione e della riconoscibilità del brand. Per questo motivo è stata effettuata una reinterpretazione in chiave moderna dei valori originari che sono stati la forza ed il successo della marca. Anche il design delle bottiglie è stato sviluppato mettendo a frutto tutto il know how di  San Benedetto nella progettazione e realizzazione dei contenitori in PET, per essere eleganti e allo stesso tempo funzionali.

Parmalat sostiene Gold for Kids con cinque borse studio per la ricerca sui tumori pediatrici

Il legame tra il latte e l’infanzia è evidente, e dunque non è un caso se  Parmalat ha scelto di sostenere il progetto Gold for Kids di Fondazione Umberto Veronesi per sostenere la ricerca in oncologia pediatrica e degli adolescenti. Ciò avverrà attraverso il finanziamento di cinque borse di ricerca annuali destinate a giovani talenti italiani impegnati a migliorare le cure per i bambini, in particolare quelle per i tumori cerebrali pediatrici, spesso i più difficili da curare.

Nato nel 2014, Gold fod Kids finanzia l’avviamento di protocolli di cura per garantire ai piccoli e giovani pazienti l’accesso immediato a migliori terapie per ogni forma di tumore, conformi ai più elevati standard internazionali. Parallelamente il progetto è impegnato nella divulgazione scientifica per informare sul tema in modo serio, accurato e sempre aggiornato. Fondazione Umberto Veronesi sostiene inoltre giovani medici e ricercatori che hanno deciso di dedicare il proprio lavoro allo studio di migliori e più efficaci terapie per la cura di tumori di bambini ed adolescenti, assegnando tramite bando pubblico borse di ricerca.

Questo è il secondo progetto di partnership con Fondazione Veronesi come spiega Luigi Del Monaco, Direttore Generale Parmalat Italia: «Siamo felici di comunicare questa partnership per un progetto così meritevole che favorisce la ricerca contro i tumori dei bambini. Parmalat, coerentemente con la mission del Gruppo di promuovere il benessere collettivo, ha recentemente sostenuto la Fondazione con il brand Santal in favore del progetto “Pink is Good”. Con questo nuovo importante impegno conferma la propria volontà di fornire un sostegno concreto e costruttivo alla ricerca scientifica in Italia a favore dei bambini, contribuendo a finanziare giovani e meritevoli ricercatori».

 

Packaging dedicato e iniziative instore

La bottiglia di Parmalat con il richiamo all'iniziativa sarà disponibile per tutto il 2016.
La bottiglia di Parmalat con il richiamo all’iniziativa sarà disponibile per tutto il 2016.

A testimonianza del sostegno di Parmalat a “Gold for Kids”, per tutto il 2016 le bottiglie di latte Parmalat – le tre bottiglie da 1 litro di latte intero, parzialmente scremato e scremato e le due bottiglie da 500 ml dell’intero e del parzialmente scremato – si tingeranno di oro, il colore simbolo del progetto. La partnership entrerà a far parte come tema dominante delle attività in store previste da Parmalat in occasione di un grande evento che avrà luogo nei mesi di febbraio e marzo, con la distribuzione, in tutti i punti vendita che aderiranno all’iniziativa, di gadget brandizzati Parmalat e Fondazione Umberto Veronesi aventi l’obiettivo di dare risalto al progetto sensibilizzando i consumatori sul tema.

Il tutto verrà supportato attivamente anche da un punto di vista pr e digital: i ricercatori racconteranno sul web, sui siti e profili social proprietari di Parmalat e di Fondazione Umberto Veronesi la propria storia, la propria esperienza, la passione per il proprio lavoro e l’entusiasmo per i progressi e le eventuali scoperte fatte anche grazie al sostegno del progetto Gold for Kids, e ai suoi sostenitori.

«Per l’anno 2016, oltre ai protocolli di cura, grazie a questo contributo Fondazione Umberto Veronesi potrà sostenere cinque ricercatori che si occupano di oncologia pediatrica e che lavorano nei migliori istituti italiani» conclude Monica Ramaioli, Direttore Generale dalla Fondazione Umberto Veronesi.

Lucart Group conferma la sua partnership con CHEP in nome di nuove sinergie

Lucart Group, fra i principali produttori europei di carte monolucide per imballaggi flessibili, carte tissue per uso igienico ed altri prodotti cartacei, ha rinnovato il contratto con CHEP per la distribuzione dei propri prodotti fabbricati nei siti italiani.

L’estensione della collaborazione con CHEP offre a Lucart l’opportunità di realizzare importanti sinergie logistiche e saving in termini di impatto ambientale.

Lucart è sempre stata attenta ad essere eticamente responsabile, promuovendo uno sviluppo equo e sostenibile sia dal punto di vista sociale che ambientale. Proprio in linea con questi valori e con i programmi che Lucart realizza per la riduzione dell’impatto ambientale, rientra la scelta del sistema CHEP. Il modello di pooling CHEP, infatti, permette il riciclo dei materiali e la riduzione delle emissioni di CO2 grazie a ottimizzazioni nei trasporti.

Il legno dei pallet CHEP proviene da foreste controllate: in questo senso, CHEP ha ottenuto le certificazioni rilasciate dalle organizzazioni FSC, Forest Stewardship Council, e PEFC, Programme for the Endorsement of Forest Certification.

Significative sono le riduzioni di impatto ambientale che Lucart realizza grazie al sistema di pooling CHEP rispetto a sistemi alternativi di gestione pallet: con i pallet CHEP si ottiene una diminuzione pari a circa il 50% delle emissioni di CO2, oltre che del 71% in termini di legno utilizzato e del 77% sui rifiuti in discarica.

“L’affidabilità del servizio, il controllo efficiente dei pallet e l’attenzione all’ambiente inclusi nell’offerta CHEP ci hanno convinti a proseguire la collaborazione, anche nell’ottica di lavorare con una logistica sostenibile in linea con i nostri valori” afferma Giovanni Illibato, Supply Chain Director di Lucart Group.

“La rinnovata fiducia di Lucart Group nei nostri confronti conferma la validità del nostro servizio di pallet pooling che assicura alle aziende che lo adottano notevoli miglioramenti nelle azioni di sostenibilità ambientale e nelle gestione della supply chain,” afferma Paola Floris, Country General Manager di CHEP Italia.

Punta al consumo responsabile la nuova campagna Heineken

Si chiama “Moderate Drinkers Wanted” la nuova campagna di marketing di Heineken volta a promuovere il consumo responsabile di alcol.
Comprensiva di uno spot tv, attivazioni digital ed esperienziali, sarà diffusa in 30 Paesi nel corso del 2016.
Per la terza volta globalmente e per la quinta in Italia l’azienda olandese torna a promuovere il tema del consumo responsabile.
Il messaggio coinvogliato dal nuovo spot tv, che si distingue per la colonna sonora iconica (I Need a Hero” di Bonnie Tyler), è che le donne preferiscono gli uomini che bevono moderatamente. Lo spot, girato a Los Angeles, è stato realizzato da Publicis Italia con la regia del danese Nicolai Fuglisg, vincitore di Emmy Awards.
«Il 59% dei Millennials sostiene che evitare la perdita di autocontrollo è la motivazione più importante per limitare il consumo di alcol durante una serata fuori, e questo riflette chiaramente l’influenza dei social media e l’importanza di controllare la propria immagine. La moderazione sta diventando di moda, ma i giovani hanno bisogno di un’ulteriore spinta, da parte di qualcuno a cui tengono. Ecco perché ci siamo concentrati sulle donne e l’influenza che esse hanno sul nostro target» ha spiegato Gianluca Di Tondo, Senior Director Global Heineken Brand commenta.
Heineken dedica il 10% dell’intero budget pubblicitario al tema del consumo responsabile, e il messaggio “Enjoy Responsibly” viene comunicato anche attraverso le sponsorizzazioni della UEFA Champions League e della Rugby World Cup, le centinaia di eventi musicali nel mondo e la personalizzazione di oltre 8 miliardi di bottiglie e lattine nel solo 2015.

Passano in GMF 11 supermercati Despar di Duegi

Buone nuove per gli oltre 100 dipendenti Despar della Duegi-Cadla di Arezzo in quanto il 29 dicembre è stato firmato il contratto di acquisto che sancisce ufficialmente il passaggio dei primi 11 punti vendita dei 15 che GMF spa (società del Gruppo Unicomm, presente nel centro Italia con l’insegna EMI) si era aggiudicati nell’asta pubblica di aprile 2015.

I lavoratori, attualmente in cassa integrazione dei supermercati Despar della società Duegi, saranno assunti da GMF secondo quanto previsto nell’accordo sindacale siglato il 21 settembre che prevede che il 60% dei lavoratori saranno richiamati con la riapertura delle unità di vendita, mentre quelli non assunti avranno priorità per le assunzioni che saranno fatte dall’azienda successivamente.

«L’acquisizione è stata molto complessa – ha dichiarato Giancarlo Paola, amministratore delegato di GMF – ma la nostra azienda ha deciso di perseguirla con la consapevolezza che il momento economico richiede un grande sforzo per il rilancio dei punti vendita chiusi purtroppo ormai da molti mesi. Questa operazione si somma al nutrito programma di sviluppo che il Gruppo Unicomm realizzerà nel corso del prossimo biennio».

Worksumer: il rinascimento del lavoro creativo e liquido inizia da qui

Copy of Federica Pivetti-Paola De Patre credits to Andrea Menin ChillaxingRoad

Aggiornati, creativi e mobili: sono i worksumer, i lavoratori 3.0 sempre più a loro agio nella società liquida.

E’ questa la definizione fornita dall’osservatorio di COPERNICO Where Things Happen, a proposito dei nuovi worker in cui le esigenze di consumo (come spazio, tempo, contenuti, training, tecnologia, strumenti, network, benessere e cibo) sono sempre più spiccate.

La relazione tra tempo, spazio, contenuti e valori è centrale per capire il Worksumer- spiega infatti Pietro Martani, CEO di Windows on Europe e ideatore di COPERNICO-. “Si tratta di un lavoratore evoluto, allo stesso tempo protagonista e attore di una dimensione lavorativa dinamica e innovativa che va oltre il contesto tradizionale, creando un’esperienza diversa

Come è cambiato il mondo del lavoro

Negli ultimi 50 anni il ciclo di vita delle imprese si è ridotto da 60 a circa 18 anni. La linea che separa la sfera privata da quella lavorativa è sempre più sfocata e la ricerca di un equilibrio tra le due dimensioni porta il lavoratore a prediligere spazi funzionali al lavoro con un’attenzione al benessere: ambienti activity-based e flessibili, corredati da servizi che gli permettano di prendersi cura di sé e divertirsi allo stesso tempo.

E c’è addirittura chi parla di “nuovo rinascimento del lavoro”: un mood in cui la soggettività, l’individualità e la flessibilità prendono il sopravvento sulla schematizzazione e uniformità dei comportamenti e degli ambienti.

Lavorare in nome della mobilità, dunque, tanto che secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano questa nuova “mobilità della postazione di lavoro” potrebbe valere 27 miliardi in più di produttività e 10 miliardi in meno di costi fissi.

E le aziende italiane stanno progressivamente cavalcando l’onda, come dimostra il fatto che il 30% di esse favorisce il lavoro da remoto (fonte: Rapporto dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano). E non basta: gli investimenti dei Venture Capitalist italiani in aziende di nuova generazione sono infatti cresciuti a ritmi intorno al 200% nell’ultimo anno (fonte: CBS Insight) e, nello stesso periodo, gli spazi dedicati allo smart working si sono sviluppati in tutto il mondo con percentuali di crescita intorno al 250% (fonte Harvard Business Review). Un fenomeno globale come dimostra il caso di WeWork – start-up newyorkese – che con le sue 30.000 membership è stata recentemente valutata 10 miliardi di dollari. O Regus che alla fine del 2014 contava su una rete di 2.200 locations, e 2 milioni di clienti in un centinaio di Paesi.

La nascita del worksumer

Il risultato? Un nuovo modello di fruizione degli spazi e del tempo del lavoro per un lavoro ormai sempre più “liquido” e flessibile in termini di spazio e tempo ed esigenze di consumo funzionali al lavoro. Ed è in questo “nuovo habitat” che nasce e cresce il Worksumer. Che non è solo il giovane startupper, o il creativo digitale, ma anche il professionista più maturo che trasferisce in questi nuovi spazi gruppi di lavoro o interi rami di azienda con l’obiettivo di avviare e stimolare scambio e innovazione.

Da qui allo smartworking il passo è breve: in questi spazi condivisi, infatti, si genera una spontanea fluidità e contaminazione che ogni giorno produce visibilità e occasioni di business matching oltre che a una generica prolificazione di creatività.

Prendiamo Google, per esempio. Sapevate che molti suoi servizi di maggior successo – come Gmail, AdSense, Transparency Report – sono stati ideati nel tempo lasciato in totale autonomia ai propri collaboratori?

Oppure che nella sede di Facebook (a Menlo Park) è stato predisposto un corridoio aperto, lungo un chilometro e mezzo in cui i dipendenti camminano, si incontrano e staccano il computer?

Un lungo percorso che incoraggia gli incontri, gli scambi e le passeggiate sociali. Una pratica moderna – certo – che ricorda, però, molto da vicino l’indimenticabile usanza dei peripatetici

 

 

Acqua S. Bernardo: nel 2015 cresce del 14,5% e riorganizza la produzione

Ha fatto bene il rientro in Italia ad Acqua S. Bernardo nel 2015, avvenuto lo scorso maggio con l’acquisizione da parte del Gruppo Montecristo: nell’anno appena trascorso ha venduto infatti 118 milioni di bottiglie, 15 milioni in più rispetto al 2014, con una crescita del 14,5%.

La nuova politica aziendale e commerciale ha portato a un piano di sviluppo industriale quinquennale volto all’ammodernamento tecnologico degli stabilimenti di Garessio e Ormea, che si accompagnerà al piano di sviluppo marketing del brand.
«Il piano di investimenti – spiega il direttore generale di Acqua S.Bernardo, Antonio Biella – prevede una prima fase di sviluppo nello stabilimento di Ormea che si completerà entro il 2017 attraverso l’installazione di due nuove linee produttive e la predisposizione di una sala di preparazione degli sciroppi dedicata a bibite gasate e bevande piatte in asettico».
Il sito di Ormea diventa il terzo stabilimento del Gruppo Montecristo in grado di produrre bevande in generale e il più completo in termini di ampiezza di prodotti nel suo carnet produttivo.

 

Sviluppo tra brand e private label

«Lo scopo di questa installazione è di avere nuove e moderne linee molto più efficienti in termini di competitività e in termini di qualità per cogliere le opportunità sia sul nostro brand sia sul mercato della private label dove il gruppo è già forte – prosegue Biella -. Il primo obiettivo è dotare l’azienda di una nuova gamma di bevande a marchio San Bernardo che possano permettere al Brand di entrare in mercati paralleli a quello dell’acqua minerale ma strettamente legati ad esso.  Il secondo obiettivo è approcciare il mercato delle private label per sfruttare al meglio la disponibilità di acqua minerale delle altre due fonti Ormea e Ulmeta, rafforzare il nostro ruolo di produttore conto terzi entrando perciò in un mercato nuovo per l’azienda San Bernardo ma consolidato per il gruppo».

A conferma di ciò Acqua San Bernardo sarà a Marca dove presenterà il nuovo tè S. Bernardo, oltre a ulteriori spunti per il settore private label.

Non solo acqua con la sala sciroppi
Ad Ormea verrà installata una linea di ultima generazione in grado di produrre in efficienza  e utilizzando i moderni strumenti di packaging. Verrà prodotta acqua con pack premium e con pack competitivo adatto alle private label. La linea sarà inoltre in grado di imbottigliare le bibite gassate.
La principale novità tecnologica sarà il funzionamento in blocco delle macchine che permette la gestione del processo abbinando insieme soffiatrice, riempitrice e etichettatrice nel blocco riempimento. Il tutto in uno spazio decisamente minore rispetto al passato.
La seconda linea asettica verrà caratterizzata dall’imbottigliamento di bevande quali tè, integratori e bibite a base di frutta senza conservanti.  Il lancio della nuova gamma di prodotti è previsto quest’anno.
Mentre gli altri investimenti rappresentano evoluzioni nel settore dell’imbottigliamento e sono in linea con la tradizione produttiva di San Bernardo, l’installazione di una moderna sala sciroppi rappresenta una nuova frontiera per l’azienda che può così allargare il proprio orizzonte entrando nel mercato delle bevande. «Un lavoro diverso – commenta Biella – che richiede professionalità e competenze differenti, perché si disegna, si crea e si esegue la parte viva del prodotto. Differentemente dall’acqua che va preservata e protetta, ma che per legge si deve imbottigliare così come sgorga, la particolarità delle bevande è la necessità di gestire la ricetta».
La seconda parte di investimenti riguarderà invece lo stabilimento di Garessio, che già nel 2015 era stato oggetto di diversi investimenti sulla linea vetro, con il nuovo formato litro tappo a vite, e prevede il progressivo ammodernamento tecnologico delle linee e dell’area logistica con un nuovo sistema di carico dei camion. Nel corso dell’anno, il 90° per S.Bernardo, fondata nel 1926, saranno installate le prime ribalte automatiche per facilitare il carico dei camion frigo e dei container. Negli anni successivi sono previsti investimenti mirati a sostituire le singole macchine con macchine nuove e più efficienti a livello di consumi energetici.

 

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