CLOSE
Home Tags Alimentazione

Tag: alimentazione

Brodo Granulare di Pollo Biologico Bauer, una prima assoluta per il mercato italiano

Brodo Granulare di Pollo Biologico Bauer: sul mercato italiano arriva una novità realizzata con pollo di prima scelta da allevamento biologico e verdure certificate bio, coltivate in totale assenza di antiparassitari, diserbanti e concimi chimici, con la sola aggiunta di olio di semi di girasole e di una novità esclusiva… Il prezioso estratto di lievito 100% Bio. Gli ingredienti unici di cui è composto sono lavorati con processi lenti e delicati, a basse temperature, senza l’aggiunta di additivi chimici, senza l’utilizzo di grassi idrogenati e senza glutammato monosodico: tutto questo porta ad ottenere un brodo pregiato e naturalmente saporito come quello fatto in casa.

La speciale granulazione Bauer, rende il prodotto immediatamente solubile e assicura massima versatilità in cucina.

Il Brodo di Pollo Bio è anche gluten-free e senza lattosio, per venire incontro a chi soffre di queste specifiche intolleranze.

Tutta la Nuova Linea Biologica di Bauer è certificata I.C.E.A., Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, che assicura la rintracciabilità delle materie prime e del prodotto finito, garantendone l’eccellenza a tutela del consumatore. Inoltre, al fine di rispettare elevatissimi standard qualitativi, Bauer verifica minuziosamente tutte le fasi di produzione e si sottopone a ulteriori severi controlli legati alla tracciabilità e al controllo qualità.

Il viaggio di Pam Panorama nel mondo bio approda a “Fa’ la Cosa giusta!”

Continua il viaggio di Pam Panorama nel mondo di salute e benessere, e approda questo week-end a Milano a Fa’ la Cosa Giusta! la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili che si terrà dal 18 al 20 marzo, dove i prodotti della linea Pam Panorama Bio saranno i protagonisti di cooking show e delle proposte del Bistrot Funny Vegan, la rivista italiana dedicata all’alimentazione vegana. Una selezione dei prodotti di gastronomia vegetale della linea Bio Pam Panorama sarà perciò al centro dei cooking show dello chef stellato Simone Salvini e della blogger vegana Giulia Giunta, del Blog La mia Cucina Vegetale, che li utilizzeranno per la realizzazione delle loro ricette.
La partecipazione della catena a Fa’ la Cosa Giusta! dimostra che l’avanzata del segmento benessere e vegan non è più un mercato di nicchia, ma coinvolge anche le catene generaliste come Pam Panorama, tra le prime insegne italiane a creare una linea private label dedicata ai vegetariani. E la recente apertura a Roma del primo Pam Panorama Bioshop, lo spazio dedicato agli amanti del mondo bio, sottolinea l’impegno di Pam Panorama in questo settore.

 

Pam ritorna a scuola con l’educazione alimentare

L’impegno dell’insegna per la corretta alimentazione proseguirà nei prossimi mesi anche con altri appuntamenti diretti al grande pubblico, fra cui una campagna di digital PR a cui parteciperanno alcune tra le top food blogger del panorama nazionale. Inoltre è stata avviata la seconda edizione di Nutri Il Sapere, il progetto di educazione alimentare sul mondo dei prodotti freschi e biologici che coinvolgerà gli studenti delle scuole primarie italiane direttamente nei punti vendita delle due insegne.

Zucchero, odi et amo. E per i consumatori è dilemma

Zucchero: i consumatori lo percepiscono  come un “amico e nemico” per l’alimentazione. A dirlo una ricerca commissionata dal produttore di ingredienti funzionali BENEOe realizzata su oltre 5.000 consumatori di cinque Paesi europei, intervistati per conoscere la loro percezione in merito allo zucchero, ai carboidrati ed all’alimentazione relativamente alla risposta glicemica.

I consumatori e le loro paure

A proposito di salute, i timori principali riguardano:  la gestione del peso (43%), l’affaticamento o la scarsa energia (36%) e lo stress (35%).

Schermata 2016-03-09 a 12.26.56

La motivazione principale dei consumatori rispetto alla riduzione dello zucchero nell’alimentazione riguarda i suoi effetti negativi per la salute. Il 58% degli intervistati fautori di un consumo minore di zucchero hanno affermato che il fattore principale in tal senso è il controllo del peso.

Schermata 2016-03-09 a 12.27.29Hanno destato preoccupazione anche gli effetti deleteri a lungo termine del consumo di zucchero come il diabete, menzionati quasi da un consumatore su tre tra quelli che cercano di ridurre il consumo di tale alimento. Ma, c’è un però: sebbene desiderosi di diminuire il quantitativo di zucchero consumato, i rispondenti non sono pronti a rinunciare a un senso di appagamento simile a quello offerto da esso: il 60% ha affermato di consumare zucchero perché gradisce il gusto, mentre un intervistato su tre (il 33%) ha risposto che lo zucchero migliora il suo stato d’animo in genere.Schermata 2016-03-09 a 12.28.32

E poi ci sono consumatori refrattari ad abbandonare lo zucchero, consapevoli dell’effetto energetico per il corpo e il cervello. Il 46% dei rispondenti ha infatti affermato che il motivo principale per cui consuma tali alimenti è che “danno energia”. La soluzione? Optare per carboidrati buoni, cioè gli alimenti integrali, le fibre, i carboidrati complessi nonché quelli a rilascio lento, con il 51% dei rispondenti che considera questi ultimi generalmente migliori e il 60% che li associa a un’energia prolungata.

Possibili soluzioni

Ed è in questo contesto di consumo che si inquadra la proposta BENEO, in quanto la scelta di ingredienti come il carboidrato a rilascio lento Palatinose™ (isomaltulosio), le fibre ricavate dalla radice di cicoria inulina e oligofruttosio Orafti® o il succedaneo dello zucchero ISOMALT (ingredienti funzionali che si ricavano naturalmente dalle radici di cicoria e dalla barbabietola da zucchero) può aiutare i produttori a soddisfare la domanda dei consumatori di alternative a sostegno della gestione dell’energia e di un peso sano.

Cibo, alimentazione e benessere sociale: i giapponesi se la passano meglio

Cibo, alimentazione e sostenibilità ambientale. C’è un fil rouge che sottende questi tre ambiti: purtroppo, infatti, i consumi e le abitudini alimentari sempre più diffusi stanno erodendo le risorse naturali. E neanche la dieta mediterranea sembra poter arginare questo scempio. Anche perché gli italiani più giovani sembrano non la tengano più in debito conto. Il 18,3% dei nostri connazionali tra gli 11 e i 15 anni – quasi 2 su 10 – è in sovrappeso contro l’8,7% dei Giapponesi. Inoltre mentre il 72% della popolazione svedese svolge regolare attività fisica, in Italia si verifica solo per il 29% della popolazione, con un effetto di incidenza sullo sviluppo di patologie che ha ripercussioni sull’aspettativa di vita e sul costo della società per fronteggiarle.

Schermata 2016-02-19 a 14.42.48Se uniamo questi due elementi (vita sedentaria e abitudini alimentari mutate, con una predilezione per un regime dietetico ricco di proteine animali e grassi) e li proiettiamo in un quadro futuro, appaiono inevitabili possibili ricadute anche sul tasso di incidenza di malattie con conseguenze come diabete (con un nuovo caso ogni 5 secondi), patologie cardiache (che rimangono la prima causa di morte al mondo con 20 milioni di decessi nel 2015) e patologie croniche (che determinano il 60% dei decessi a livello globale).

Schermata 2016-02-19 a 14.42.07

Ecco, allora, che l’adozione della doppia piramide alimentare e ambientale – un modello che promuove la Dieta Mediterranea e ne dimostra i benefici per la salute dell’uomo e dell’ambiente – diventa uno dei primi passi da compiere in cammino per la salvaguardia del pianeta e della salute.

Sono queste alcune delle evidenze principali emerse nel corso della presentazione della seconda edizione del lbro “Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro”, promossa dal Barilla Center for Food & Nutrition.

Schermata 2016-02-19 a 14.42.25Schermata 2016-02-19 a 14.42.33

Gli indicatori del benessere

Al fine di fotografare al meglio la situazione, i ricercatori della Fondazione BCFN hanno messo a punto due Index, presentati all’interno di Eating Planet, che analizzano e misurano, accanto al Pil (che quantifica solo il benessere economico, senza calcolare le disuguaglianze sociali o lo stato dell’ambiente), anche gli aspetti legati all’alimentazione e ai loro impatti sulla qualità della vita.

Secondo questi speciali indicatori, l’Italia si pone al terzultimo posto in termini di “benessere attuale”, sopra a Spagna e Grecia, ma dietro a nazioni come Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Svezia e Usa. Una situazione che peggiora se guardiamo all’indice di sostenibilità del benessere delle generazioni future”, dove siamo al penultimo posto prima della Grecia. Un quadro che impone necessariamente delle riflessioni (sul concetto di benessere, che non può essere ridotto soltanto alle sue caratteristiche economiche) e delle azioni che vadano ad incidere sui processi decisionali di natura pubblica, concorrendo così a definire le condizioni sociali, politiche, economiche e ambientali in cui le persone vivono.

Dieta Mediterranea, addio?

Come anticipato, nel nostro Paese si fa sempre più largo la tendenza ad abbandonare la dieta mediterranea tradizionale in favore di altri modelli alimentari. Ogni giorno in Italia vengono consumati circa 105 milioni di pasti, di cui il 24% fuori casa, con una prevalenza dei pranzi (53%) sulle cene (47%). E l’accelerare dello stile di vita si riflette sui pasti: i pranzi vengono consumati “di corsa” in meno di dieci minuti per il 9% degli intervistati e il 14% addirittura lo consuma in piedi. Il risultato è che il tempo dedicato all’alimentazione risulta compresso e subordinato agli altri impegni quotidiani.

Schermata 2016-02-19 a 14.41.37E all’estero?

Anche fuori dai confini nazionali la situazione non differisce poi tanto.

Nonostante cittadini europei dichiarino di adottare una dieta alimentare sana, le persone che hanno difficoltà ad alimentarsi in una maniera sana sono in una percentuale consistente in Paesi come Ungheria (54%), Slovacchia (%2%) e Polonia (49%). Tra gli ostacoli all’adozione di una dieta sana, i cittadini europei hanno evidenziato: l’eccessivo tempo da dedicare alla scelta e alla preparazione dei pasti (31%), il mancato controllo sugli alimenti consumati perché preparati da altri (27%), la considerazione che sano sia anche meno appetibile (23%).

Last but not least: i rischi per il pianeta

Il tema dell’alimentazione non può prescindere da quello della sostenibilità. In quest’ottica, il primo problema da affrontare è quello della tutela del “suolo”. Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization), il 25% dei suoli del pianeta è gravemente danneggiato e solo il 10% mostra qualche cenno di miglioramento. Solo negli ultimi 40 è diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili. E non basta: tra meno di 10 anni, nel 2025, 3 milioni di persone non avranno acqua potabile eppure, oggi, il 70% di acqua dolce viene destinata alla produzione agricola e a quella di cibo. Attività, quest’ultima, che impatta per il 23% delle emissioni di gas serra totali.

Scuola e Sport, il progetto di Alì Supermercati per il 2016 nelle scuole venete

Alì Supermercati ripropone anche per il 2016 “Scuola e Sport”, con lo scopo di promuovere l’educazione motoria e alimentare nelle scuole elementari del Veneto, in collaborazione con il CONI, Comitato Regionale del Veneto, e la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e De Agostini. Didattica in aula e avvio allo sport con docenti specializzati, formazione in classe con nutrizionisti e laureati in Scienze Motorie ISEF: sono questi i capisaldi del progetto. disposizione delle scuole ci sono anche 150 ore con un dottore nutrizionista che aiuterà i bambini e le famiglie a seguire una corretta alimentazione e uno stile di vita sano fin dai primi anni di scuola.

L’iniziativa continua nei pdv con “Esplorando il corpo umano”, l’album didattico per la raccolta di figurine (una bustina in regalo ogni 10 euro di spesa) disponibile nei punti vendita Alì e Alìper, firmato da Alì Supermercati e De Agostini con il patrocinio di CONI, dedicato all’educazione sportiva e alimentare. Abbinato alla nuova APP, l’album educativo spiega il funzionamento del corpo umano, presenta le diverse discipline sportive e racconta l’influenza dell’attività fisica sul corpo umano. 

«L’educazione sportiva e alimentare è da sempre al centro delle politiche di Alì Supermercati a sostegno del mondo della scuola e delle famiglie – ha detto Francesco Canella, Presidente dei Supermercati Alì – Da ben sei anni sosteniamo questo progetto, perché siamo convinti che le giuste abitudini si imparino fin dai primi anni di scuola. Sport e attività motoria sono strumenti straordinari per la formazione dei nostri ragazzi».

Il progetto si concluderà a giugno 2016 con un ciclo di feste di piazza dedicate allo sport e all’attività fisica nelle principali località del Veneto, per sensibilizzare i bambini, tramite il gioco, le attività ludico sportive, materiale didattico e gadget sui delicati temi dell’alimentazione e dell’attività motoria.

Grazie al progetto “Scuola e Sport”, circa 60.000 bambini, nel 2015, hanno già potuto fare sport a scuola.

Dolce. La dieta globale si conferma sempre più “zuccherosa”. Bevande in primis

Dolce, specialmente per quanto riguarda le bevande. Ecco la direzione in cui evolve la dieta globale, secondo una nuova ricerca condotta dai ricercatori della City University London (Regno Unito) e della University of North Carolina (USA).
Lo studio, pubblicato sulla rivista medica Lancet Diabetes & Endocrinology ha rivelato che il consumo di bevande zuccherate è in forte aumento nei paesi a basso e medio reddito, mentre sta calando nelle regioni a reddito elevato.
Tuttavia, il calo nei paesi più abbienti si è verificato in concomitanza con l’aumento del consumo di bevande energetiche e sportive.
La Germania consuma il maggior numero di bevande zuccherate pro capite in Europa ed è al sesto posto a livello mondiale, superando Regno Unito (29°), Francia (34°) e Italia (37°).
Secondo i dati relativi al 2014, in una lista di 54 paesi su tutto il globo, il Cile è in testa alla classifica per il numero di calorie a testa vendute quotidianamente in bevande zuccherate.
Il Messico si trova al secondo posto e gli Stati Uniti al terzo, lasciando la loro posizione di maggior consumatore al mondo che hanno mantenuto nel corso degli ultimi 15 anni.
Consumi in controtendenza, invece, nel nostro Paese: in Italia, infatti, il consumo di bevande zuccherate è sceso da 55,47 chilocalorie a testa al giorno nel 2009 a 49,48 chilocalorie nel 2014.
Anche il consumo di bevande energetiche e sportive è leggermente calato in Italia, passando da 1,83 chilocalorie a testa al giorno nel 2009 a 1,65 chilocalorie nel 2014.

I Paesi più”dolci”
L’analisi mostra che le quattro regioni con il più alto consumo di bevande zuccherate sono l’America del Nord, l’America Latina, l’Australasia e l’Europa Occidentale.
Il consumo sta precipitosamente aumentando in paesi a basso e medio reddito in America Latina, Caraibi, Africa, Medio Oriente, Asia e Oceania, dove urge un’azione immediata. Mentre sembra essere in calo nei paesi in cui sono state introdotte delle tasse mirate, inclusi Messico, Francia, Finlandia e Ungheria.

In assenza di un intervento da parte dei governi, i ricercatori prevedono che il consumo aumenterà nel resto del mondo e si avvicinerà alla situazione statunitense, dove il 68% dei cibi e delle bevande confezionati contiene dolcificanti calorici.
Il nuovo studio riunisce le prove degli effetti negativi che le bevande zuccherate possono avere sulla salute, confermando la loro connessione a problemi quali il sovrappeso e il diabete.
Comunque i ricercatori spiegano che c’è una mancanza di consenso sugli effetti che le bevande con dolcificanti a basso contenuto calorico e i succhi di frutta possono avere sulla salute.

Sport e colazione bionomio perfetto per 18 milioni di italiani secondo Doxa/Aidepi

Solo poco tempo fa era un’usanza bizzarra riservata a professionisti o popoli nordici con il pallino del fitness, ma ormai lo sport al mattino, prima di andare al lavoro, è una realtà anche nel nostro Paese, che coinvolge ben un italiano su tre (il 35% della popolazione pari a 18 milioni di persone) almeno una volta a settimana e 2 su 10 (11 milioni di persone) quasi tutti i giorni. Tra questi 9 italiani su 10 non rinunciano alla prima colazione, con il 54% che preferisce farla prima di svolgere l’attività sportiva, il 30% dopo, un 9% che fa la vera colazione prima e poi mangia qualcosa anche successivamente aver fatto attività fisica e solo il 7% non fa colazione ne prima né dopo sport. Sono i risultati della ricerca “Italiani e sport al mattino. Che ruolo per la colazione?” realizzata dall’Osservatorio DOXA-AIDEPI, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane “Io comincio bene che ha fotografato come si svolge il primo pasto della giornata all’interno della pratica sportiva degli italiani al mattino.

«In generale non si dovrebbe mai iniziare un’attività fisica con alle spalle un digiuno superiore alle 3-4 ore – ricorda Michelangelo Giampietro, medico dello sport -. Saltando la colazione si corre il rischio di farsi potenzialmente male in allenamento. Siamo a digiuno da molte ore, cala la glicemia e il glicogeno muscolare non è ricaricato a sufficienza, quindi se non si sostiene l’attività fisica con la colazione i muscoli possono rimanerne danneggiati. Anche per chi al mattino ha lo stomaco chiuso il suggerimento è quello di mangiare comunque qualcosa, anche dei biscotti o un dolce da forno a ridosso dell’allenamento, purché non si resti a digiuno».

E in effetti se l’usanza di fare jogging ad esempio non è proprio nostrana molto tradizionali restano i gusti degli italiani a tavola, anche nelle prime ore del mattino. Biscotti, fette biscottate (con marmellata o crema spalmabile al cacao), cereali, croissant, frutta, accompagnati da caffè, latte o cappuccino costituiscono la colazione dell’86% degli sportivi mattutini, che non cambiano la scelta degli alimenti da portare in tavola e neanche aumenta o diminuisce le porzioni.

 

Uomini over 50 outdoor donne in palestra

La ricerca fa anche l’identikit del maniaco dello sport: uomo e over 50, pratica l’attività sportiva quotidianamente. Il 22% dei nostri connazionali invece fa sport dalle 3 alle 6 volte a settimana, e le donne invece tengono una media di 1-2 volte alla settimana. Nord Est e Centro sono le aree geografiche più “sportive” d’Italia.

Il luogo poi è importante e determina una altro spartiacque, in questo caso di genere. L’indagine Doxa/AIDEPI segnala infatti come i luoghi più frequentati dagli sportivi al mattino siano quelli all’area aperta (66%), mentre il 25% fa sport indoor (palestra o piscina) e il 9% lo pratica a casa sfruttando attrezzi casalinghi o facendo ginnastica a corpo libero. Però parchi, giardini, campi sportivi, piste di atletica e strade sono più frequentati dagli uomini (79%) rispetto alle donne (53%) le quali scelgono più spesso le strutture sportive (36% contro il 14% degli uomini) o il proprio domicilio (11% contro 7% degli uomini). In generale i giovani preferiscono le strutture sportive (39%) mentre gli over 50 lo sport outdoor (71%).

Numeri davvero lusinghieri, fino a quando si scopre che con i nostri 96 giorni l’anno su una media europea di 108 giorni, siamo al penultimo posto nella classifica della pratica dell’attività fisica, dietro a Gran Bretagna Francia, Germania Spagna, e Svezia. Gli Stati Uniti dal canto loro dedicano al fitness ben 135 giorni l’anno.

Dominante ormai è il ruolo della tecnologia e delle dinamiche social: se la colazione “ammassa” su Instagram 82 mila scatti diventando il pasto più fotografato dopo la cena lo sport ormai sembra non potere fare a meno di app e dispositivi indossabili che registrino le performance mattutine. E infatti hanno superato le 100.000 unità nel 2014 le app dedicate al fitness, più del doppio rispetto a quelle disponibili due anni e mezzo fa.

Per Coop nel 2016 torna la speranza, tra ripresa slow e timori. Gdo a +0,7% grazie ai freschi

Un 2016 tra ripresa e speranza, con un incremento nei consumi delle famiglie stimato nell’1,4%, l’aumento maggiore degli ultimi 10 anni: è quello che rilevano Nomisma e Ref Ricerche per il “Rapporto Coop”, con i risultati del sondaggio di inizio anno e le previsioni sui consumi 2016. In quanto a “sentiment”, pensa positivo e spera in un miglioramento più di un terzo degli italiani. Un sesto identifica il nuovo anno con il cambiamento. Resta però chi guarda nero: il 14% del campione pensa sia il timore il sentimento dominante del 2016. Fa paura però non tanto la crisi (la identifica con il 2016 solo l’8,5% degli intervistati), mentre l’idea di ripresa supera di ben dieci punti quella di rinuncia (12,2% contro il 2,6%).

 

I Millennials tirano il carro dei nuovi consumi

Per l’anno appena iniziato il 55% degli italiani non prevede cambiamenti di rilievo nelle proprie spese, ma si registra un piccolo saldo positivo tra chi vede una spesa per acquisti in crescita (17,8%) e chi la stima in calo (16,2%). I millenials e i ceti più agiati sono le categorie che prevedono di aumentare maggiormente i consumi. E dopo l’orizzonte grigio della crisi si apre la voglia di svaghi e divertimento. Il 42% pensa di riprendere a viaggiare, il 32% tornerà a divertirsi, il 20% ha intenzione di spendere di più pur di avere un cibo di qualità. Seguono a pari merito nelle intenzioni di spesa la ristrutturazione della casa e la nuova ossessione della palestra e della cura di sé (entrambe intorno al 16%).

La fotografia del rapporto Coop conferma ancora una volta però come l’Italia sia a due velocità, con le regioni centrali e il Nord Ovest ottimisti, e un Sud con prospettive di consumo ancora negative. Inoltre, la ripresa è ancora debole, se si considera che i consumi procapite nel 2016 si assesteranno, nonostante il lieve incremento dell’1,4%, sui livelli degli anni Novanta, e saranno più bassi di oltre 1700 euro rispetto al 2007 segnando un -9% rispetto a quell’anno.

 

Natale in lieve ripresa

Seppur con lievi margini, gli acquisti natalizi nel mese di dicembre nella GDO confermano l’incremento delle vendite dell’intero 2015, facendo segnare circa mezzo punto percentuale a valore in più rispetto al 2014. Nella settimana di Natale si è registrato un incremento del 3%: una dimostrazione in più di quello che già si sapeva, ovvero che gli acquisti tendano sempre più ad attestarsi last minute.

 

I consumi alimentari verso una maggior sobrietà

Bio, canali alternativi, meno calorie e più attenzione a quello che si consuma, con un focus sul free from e i prodotti locali, sono le tendenze che continueranno ad affermarsi nell’anno a venire (vd Cinque macro tendenze per l’alimentazione nel 2016. Il tutto in un quadro che vede, per gli alimentari (e l’abbigliamento) una spesa sotto la media dell’anno. Sulla scia dei temi cari a Expo, la tavola resta il luogo di sperimentazione per eccellenza; il 30% del campione dimostra un maggiore interesse per i prodotti del territorio,  il 25% sceglierà più biologico, il 21% ridurrà il consumo di carne e sarà più attento alla propria dieta. Tutto ciò però senza dimenticare l’attenzione al risparmio e la rinuncia al superfluo: il 40% degli italiani nel 2016 presterà maggiore attenzione agli sprechi alimentari e il 27% si dedicherà a cucinare a casa anche alimenti “di base” come pizza, pasta, dolci, marmellate e pane.

Ancora poco utilizzato nelle intenzioni sarà invece il ricorso all’e-commerce alimentare. Resta invece la tendenza a rivolgersi a canali alternativi come l’acquisto diretto dagli agricoltori (poco più del 20%), l’autoproduzione (“coltiverò un orto” è l’ambizione per il 14,1% del campione) e il discount come meta preferita da un altro 14%.

gdo-ristrutturazione

In questo contesto si prevede che i fatturati della GDO rimarranno sotto la soglia dell’1% a totale assortimento, con un lieve incremento del risultato positivo registrato nel 2015.

gdo-ripresa

Nell’anno appena iniziato infatti si prevede un incremento dei prodotti freschi a peso variabile mentre resteranno negative le vendite del non food.

gdo_alimentari

Si ridurrà ancora lievemente la pressione promozionale mentre il carrello perderà ancora un piccola porzione del suo valore medio ma con un processo di progressiva decelerazione.

gdo-carrello

Cinque macro tendenze per l’alimentazione nel 2016

Una "creazione" della stampante 3D Foodini: i contenitori/divisori tra i cibi sono realizzati con un puré di patate viola.

Cosa comparirà nei nostri piatti nel 2016, quali sono le tendenze più “forti” che ci portiamo dietro e che evolveranno dall’anno appena passato, il 2015 di Expo e degli scandali alimentari, dei cambiamenti climatici e dei grandi chef che hanno popolato le trasmissioni tv e dei food blogger che hanno pontificato su tutto e tutti? Qui di seguito abbiamo individuato cinque macro tendenze che promettono di influenzare il nostro modo di mangiare, cucinare e naturalmente anche di fare la spesa nell’anno che si è appena aperto, ma anche gli alimenti su cui si appunterà l’attenzione di chef e nutrizionisti e che troveremo sempre più spesso negli scaffali dei supermercati.

1-SALUTISMO
IDShot_540x540Meno pasta per tutti Secondo l’analisi di Bauman & Whitman la pasta potrebbe essere una “specie in via di estinzione” in futuro, con consumi in calo dell’8% in Australia e del 13% in Europa. Anche in Italia nel 2014 secondo IRI le vendite di pasta secca sono calate del 2,5% a volume. Responsabili la fobia del glutine, le diete iperproteiche e l’avvento di cereali alternativi al grano (quinoa, farro, chia, orzo, segale) o alternative ai cereali (dai legumi alle verdure ridotte in fili o nastri, una moda che ha già investito i supermercati anglosassoni e che potrebbe presto arrivare da noi). Puré di verdure (dagli spinaci al pomodoro, dalla zucca alle carote) potranno essere trasformati in qualsiasi forma grazie alle stampanti 3D alimentari (già viste a Expo e protagoniste di numerose start-up) che come la Foodini, cavalcano il trend salutista e l’avversione verso il cibo industriale.
Vedi: Tesco, Pam e le altre: le private label puntano sul vegetarianoSemaforo verde per i vegani in Gdo

Free-from ma “naturale” Pollice verso invece per gli alimenti “senza zucchero, senza grassi, zero calorie”, sì al “senza zuccheri, grassi, additivi, conservanti, coloranti aggiunti”. Un trend colto anche dalla grandi aziende che si prodigano in informazioni su ingredienti, provenienza e ricette salutari veicolati tramite RFID o QRCode. La richiesta dei consumatori infatti è per etichette sempre più trasparenti sugli ingredienti e la loro provenienza, ma anche sull’eticità di allevamenti e coltivazioni. Sempre più diffuse le opzioni free from “naturali” come reazioni agli scandali alimentari, tanto che aumenta la disponibilità e anche le linee private label dedicate a vegetariani e vegani, intolleranti e a chi segue diete religiose (halal e kosher).
Vedi Pam Panorama amplia la linea Veg&VegNasce il primo Parmigiano Reggiano Dop kosherGluten Free Expo, la nicchia del senza glutine si espande

Cibi fermentati e probiotici Tra le tendenze 2016 rilevate dalla catena USA Whole Foods ci sono i cibi fermentati e i probiotici, che forniscono “batteri buoni” utili a migliorare il proprio microbiota, ovvero il corredo tutto personale di microrganismi che popolano il nostro intestino e che recenti studi scientifici segnalano come determinante per la nostra salute e addirittura per il nostro umore. Yogurt e kefir ma anche tempeh (soia fermentata), tè kombucha, crauti, miso, pane di pasta madre e kimchi saranno sempre più richiesti da chi è più attento alla salute.

Ortofrutta al top, carne in declino La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’inserimento di carni rosse e salumi da parte dell’OMS, Organizzazione mondiale della Sanità, nella “lista nera” degli alimenti cancerogeni. Poi ci sono i prezzi alti, le accuse di scarsa sostenibilità ed eticità degli allevamenti (consumano ingenti quantità di acqua e mangimi e producono CO2), l’utilizzo di ormoni e il crescente numero di vegetariani, vegani e flexitariani (vegani part time): tutto congiura verso l’allontanamento dagli alimenti di origine animale. Infine, le indicazioni di medici e dietisti e le raccomandazioni di consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, hanno fatto sì che le verdure da mesto “contorno” assurgessero a piatto principale. Nelle cucine degli chef stellati ma anche e sempre più nelle case private.

Vedi Effetto Oms sulla carne: in una settimana vendite al supermercato in calo di 16 milioni di euroOcse e Fao, prezzi dei prodotti agricoli in calo proteine e carne su..; Carne di maiale contaminata in UK: troppi antibiotici negli allevamenti europeiI consumatori e la carne in un’indagine Swg e Eurocarne

 

2- SOSTENIBILITÀ
Il prezzo è il problema? Paghe sostenibili e condizioni giuste di lavoro saranno sempre più importanti per il consumatore che si sta accorgendo come il prezzo più basso significa spesso sfruttamento dei lavoratori e pratiche agricole insane quali l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici e inquinanti per consentire un’agricoltura intensiva.
vedi: Made in Italy e agromafie: le filiere sono “pulite”? Caselli presenta una nuova leggeIl caporalato minaccia l’export dei pomodori Made in ItalyPrezzi bassi dell’ortofrutta=pesticidi: guerra di Greenpeace in Francia a Leclerc (e alla GDO);
fruitsetlegumesmoches

Spreco zero Ormai anche i grandi chef favoriscono l’uso di tutte le parti di un ingrediente, dal picciolo alla buccia (spesso le più ricche di nutrienti), magari ridotti tramite gli essiccatori o utilizzati per insaporire brodi o salse gentili. E dopo che in Francia una legge ha obbligato la GDO a occuparsi di riallocare gli alimenti non più vendibili, l’esigenza di sprecare meno si è diffusa in tutta Europa, cambiando l’offerta. Un esempio sono le “verdure brutte” e “deformi” un tempo escluse dagli scaffali perché “fuori standard” e che messe in vendita da Morrisons appena prima di Natale hanno registrato ottime vendite. Carrefour in Francia nel 2016 lancerà la private label a spreco zero. Il 2016 potrebbe essere finalmente l’anno in cui saranno riviste le date di scadenza di molti alimenti, in cui aumenteranno le donazioni agli enti benefici di alimenti vicini alla data si scadenza e in cui sarà finalmente accettato il fatto che gli ortaggi possono avere un aspetto poco ortodosso. Il che potrebbe essere una necessità, a seguito di stagioni colpite da grandini ed eventi climatici estremi.

Vedi: Si può vendere frutta rovinata dal maltempo?Protocollo di Milano, la Gdo e il cibo tra fame, spreco e obesitàCarrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibileLes Gueules Cassées, la lotta antispreco che arriva dalla FranciaGdo contro lo spreco 2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”Gdo contro lo spreco 1: parte la collaborazione tra Végé e Last minute sotto casaConvegno GS1 Italy: soluzioni Ecr e approcci di filiera contro lo spreco alimentare

Km 0 e agricoltura urbana Comprare locale significa inquinare meno e aiutare l’economia del posto. Sempre più l’origine degli alimenti viene evidenziata ma càpita anche che alimenti tradizionalmente esotici come il caviale e il salmone vengano prodotti o lavorati da noi, con ottimi esiti. E per chi ricerca il controllo completo su ciò che mangia c’è l’orto, il terrazzo o il balcone urbano e la coltivazione fai da te, fosse anche solo di sanissimi germogli bio nella propria cucina.
cibo del futuro

Proteine non animali Allevamenti sempre meno sostenibili fanno spazio all’uso di proteine di origine vegetale come i legumi: il 2016 è stato dichiarato dall’ONU Anno Internazionale dei legumi e i riflettori saranno puntati su lenticchie e piselli, soia e ceci. Piante ottime per le proprietà nutritive ma anche in grado di arricchire il suolo e aumentarne la produttività. Ma tra i candidati più accreditati ci sono anche alghe e soprattutto insetti, già entrati nei supermercati olandesi sotto forma – per evitare l’inevitabile tabù culturale – di farine, hamburger e polpette. I vantaggi? Tante proteine, pochi grassi e bassissimi costi di produzione. Il futuro dell’alimentazione umana, con 9 miliardi di persone in un pianeta surriscaldato, potrebbe passare da qui.

Vedi Coop a Expo: le parole del cibo del futuro tra timori e aspettiveResponsabilità sociale: cresce la sensibilità dei consumatori

 

3- TECNOLOGIA
77821Il mondo in un’App App per non sprecare (Tesco uk), app per pagare (Albert Heijn, Delhaize, Tesco, Sainsbury’s), per ordinare (Amazon), fare la lista automaticamente da casa ogni volta che finisce un alimento essenziale, tipo pasta o latte (Carrefour Belgio, Amazon) ma anche per individuare un articolo all’interno del punto vendita. La tecnologia – lato utente tramite smartphone, lato retailer grazie alla comunicazione personalizzata resa possibile dai beacon ma anche dal nuovo digital signage interattivo – ha già cambiato di fatto il nostro rapporto con la spesa alimentare. E promette di cambiarlo ancora di più nel 2016, quando molte di queste innovazioni si diffonderanno nella maggior parte dei punti vendita. Ma il 2016 sarà anche l’anno delle consegne alimentari a casa in una o due ore, grazie ad Amazon già attiva a Milano o a player come Instacart, la success story dell’anno scorso in USA. Un modo molto “millennial” per ottenere gli ingredienti per la cena con amici organizzata last minute quando non si ha ha tempo per la spesa.

Vedi: Giornata storica per il retail alimentare italiano. Amazon apre il suo supermercatoDetto la spesa e la ritiro al drive: l’evoluzione del click and collect di ChronodriveCarrefour testa lo scanner per la spesa (in Belgio)Tesco distribuisce il surplus di cibo nei punti vendita con una appDa Végé con i beacon il prodotto parla al clienteOggi contactless, domani via smartphone, tempo e convenienza spingono il cliente verso i pagamenti digitaliTecnologie, gli italiani sono pronti all’omnicanalità nel retail

Pinterest e Instagram come trendsetter L’età dell’immagine via social network e l’ansia di condivisione ha di fatto cambiato il mondo del food. Che siano cucinati a casa o consumati al ristorante, i piatti più fotogenici finiscono regolarmente fotografati e postati su Instagram, Facebook o Pinterest, quest’ultimo poi vera “bibbia del salutismo” con innumerevoli bacheche dedicate alla ricetta più sana e innovativa. Le conseguenze sono le mode improvvise e totalizzanti (la più recente è quella dell’avocado) che lanciano dei “superfood” panacea per tutti i mali (ricordate le bacche di Goji?). Ma Time guarda avanti e nel suo articolo di fine anno sulle “The New Food Rules” , le nuove regole dell’alimentazione, stigmatizza l’uso di “supercibi costosi” tipo il modaiolo acai a favore del più popolare mirtillo.
Altra conseguenza di questa sovraesposizione visiva è che la presentazione è sempre più importante. In futuro andranno per la maggiore i bento box, i vassoi giapponesi belli come quadri che contengono un intero pranzo, e il Poke hawaiano, mix di riso, pesce crudo, semi oleosi e spezie.
Largo anche al cibo da asporto sempre più presente negli scaffali dei supermercati, a cui si richiede di essere però più sano e, anche, bello. L’esigenza è, sulla scorta delle nuove modalità di lavoro diffuso e continuato, di mangiare quando si vuole e dove si vuole, anche disertando i pasti principali a favore di tanti piccoli spuntini.

Vedi: Sano e pronto da mangiare, ecco lo snack che piace alle donneSainsbury’s testa un format di prossimità per la “nuova spesa” veloce e frequente

 

4- GLOBALIZZAZIONE, ESOTISMO “CONTROLLATO” E CAMBIAMENTI CLIMATICI
Al recente Cop21 di Parigi la situazione del surriscaldamento globale si è svelata – per chi ancora non lo avesse capito – in tutta la sua drammaticità. E sarà l’agricoltura a pagare il prezzo più alto, tra siccità e inondazioni, perdita di biodiversità ed epidemie dovute a condizioni climatiche estreme. Basta pensare a quel che è successo l’anno scorso all’olio italiano, che ha visto la sua produzione decimata. Non solo: è chiaro come in un mondo con 2/4 gradi in più si sposteranno le aree adatte a molte coltivazioni. Lidl in UK da marzo 2016 avrà in assortimento vino inglese, coltivato nel Surrey dove una volta prosperavano solo segale e patate, mentre Waitrose già offre 100 etichette inglesi e gallesi che nel 2014 hanno aumentato le vendite del 95%. In Sicilia in compenso sono partite le coltivazioni di frutta tropicale, mango ananas e avocado, banana, papaya, litchi, maracujà ma anche Goji, Black Sapote, Feijoa, Guava, Lucuma, Pitanga e Tamarillo.
A livello globale il riscaldamento sta minacciando le coltivazioni di cacao e caffè, ironicamente nel momento in cui la loro diffusione mondiale è ai massimi storici. Ciò potrebbe portare a un innalzamento dei prezzi.
In un mondo sempre più “piccolo”, dalle altre culture si prendono ricette, cotture e ingredienti sostenibili (dal kimchi al ramen, dagli insetti al teff) ma contaminandole ed adeguandole alle nuove esigenze dei “Millennials”: salute, praticità, gusto e novità.

Vedi Annus horribilis per l’olio italiano: -35%, prezzi top, rischio frodi. Porte aperte alla TunisiaArriva dalla Sicilia l’avocado bio solidale di AltromercatoPam Panorama fa comunicazione per “difendere” il suo olio Evo private label;

5- TRADIZIONE
Si ritorna ai cibi della tradizione locale ma anche all’artigianalità e alla lentezza delle preparazioni, al pane preparato con lievito madre e alle birre artigianali. La vita e il lavoro moderni possono essere frenetici e senza orari, ma nella sfera dell’alimentazione si cerca il rito e i processi naturali, in una dimensione nostalgica e positiva di “ibridazione, riconciliazione e non più rottura con il passato” come la definisce il filosofo francese Gilles Lipovetsky. In una sorta di doppio binario si concilia la frugalità estrema e quasi ascetica degli alimenti crudi e naturali, lavorati al minimo, e la concessione al palato, il lusso alimentare, gourmand, eccessivo ma che magari ricorda il passato dell’infanzia.
Al supermercato saranno sempre più diffuse le lavorazioni in loco e a vista, come nel rinnovato Carrefour di Carugate o in quello di Mons, che contiene un birrificio artigianale.
Vedi Carrefour a Mons testa l’evoluzione dell’ipermercato: iperconnesso e con lavorazioni a vistaCarrefour apre a Carugate il primo ristorante Terre d’Italia: è giunta l’ora dei grocerant?;

 

Gli alimenti in ascesa nel 2016

  • Legumi occhi puntati su ceci, lenticchie & Co nell’anno internazionale del legume
  • Insetti almeno in un primo momento “cammuffati” sotto forma di farine e snack energetici
  • Farine alternative e senza glutine e grani antichi teff, amaranto, kamut, kaniwa, freekeh o i più nostrani farro e miglio si aggiungeranno alla quinoa come alternativa al grano
  • Vegetali “cammuffati” da piatto principale, sotto forma di nastri, spaghetti, grani. I più gettonati saranno zucchine, cavolfiore (in gran spolvero), zucca, carote, rape e broccoli.
  • Alghe nuova fonte di proteine vegetali, sostenibili e a basso impatto, ricche di minerali e nutrienti. Ce ne sono infinite varietà
  • Birre artigianali
  • Snack disidratati e chips salutari
  • Avocado già nel 2015 figurava tra i pin più postati nella sezione “food” di Pinterest, specie in “accoppiata” con le uova
  • Grassi “sani” olio Evo, Omega 3, olio di avocado e di sesamo, noci e semi saranno sempre più ricercati
  • Curcuma
  • Caffè e tè aromatizzati, nuove miscele e origini, matcha
  • Cibi fermentati e probiotici
  • Verdure “sane”, verdure “brutte” ovvero esteticamente imperfette. Cavolo rapa, pastinaca e altre radici, zucche di ogni tipo, broccoli, melanzane striate, carote nere usciranno dal ghetto dei negozi biologici e andranno ad arricchire l’offerta dei banchi del fresco, avanguardia e vetrina d’ingresso di ogni supermercato. Ma potrebbero finalmente arrivare anche in Italia le verdure “brutte”, storte, butterate dalla grandine, fuori dallo standard ma comunque sane e gustose, vendute a un prezzo scontato.

Natale online, per eBay spesa da 195 euro; le regole per l’e-commerce natalizio di Akamai

Un’indagine di TNS International per eBay sulle prossime feste prevede un Natale 2015 sui livelli di spesa dell’anno scorso, ma con alcune differenze: pochi regali più “importanti”, destinati ai famigliari stretti (figli in primis) e la volontà di acquistare il più possibile in un luogo solo, online ma anche nei negozi reali (finalmente una buona notizia per i centri commerciali). Il totale di spesa mediamente dovrebbe dunque aggirarsi sui 195 Euro, per una media di 9 regali acquistati.
nataleebay«Come sempre i figli sono al primo posto. Anche quest’anno è a loro che si riservano le attenzioni maggiori con una spesa media di 133 Euro. Interessante è soffermarsi sul rilevante incremento che è stato registrato da un anno all’altro non solo per i bambini, ma anche per i partner – commenta Iryna Pavlova, responsabile comunicazione di eBay in Italia – Per i figli, gli Italiani hanno in programma di spendere il 21% in più rispetto al 2014; ai partner, invece, saranno destinati mediamente 110 Euro, ben il 26% in più rispetto all’anno scorso».
Ancora una volta saranno le donne in maggioranza ad effettuare gli acquisti con una media di 10 doni contro i 7 degli uomini e che dichiarano di occuparsi in prima persona della maggior parte dello shopping dei regali (ben il 70% contro solo il 35% degli uomini).
In quanto ad area regionale, i liguri sono i più generosi e si dichiarano disposti a spendere il 20% in più rispetto alla media nazionale, i più morigerati sono i siciliani che investiranno nello shopping natalizio il 28% in meno. In Campania invece i genitori pensano di spendere il doppio per i regali ai figli rispetto alla media nazionale.
Nonostante in cima ai regali più desiderati ci siano, come nel 2014, i viaggi (25%), piacciono anche i regali nella categoria Abbigliamento, Scarpe & Accessori e Gadget tecnologici.

Customer experience determinante per l’e-commerce natalizio
I dati dell’Osservatorio eCommerce B2C parlano chiaro sul successo ottenuto dall’e-commerce in Italia, ormai in quasi tutti i settori. È quindi ragionevole pensare che quest’anno una buona fetta di acquisti natalizi sarà fatta online. E molti retailer hanno pensato all’e-commerce come leva per incrementare le vendite nella stagione tradizionalmente più redditizia.
Un’esperienza utente di alto livello su tutti i canali è fondamentale, ricordando che il motivo per cui molti consumatori decidono di cercare i prodotti e acquistarli online anziché in un punto vendita sono essenzialmente la comodità e la semplicità. Se un sito viene giudicato non semplice, basta un click per andarsene da un’altra parte.
Ma quali sono gli aspetti da tenere in considerazione per assicurare un’esperienza online soddisfacente? Ce li elenca Jason Miller, Chief Strategist, e-Commerce di Akamai, società che offre servizi di Content Delivery Network e provider di servizi cloud.

Prestazioni al top: Secondo un’indagine Akamai oltre il 50% dei consumatori si aspetta che una pagina venga caricata in meno di tre secondi. Portare contenuti più vicini all’utente e caricare questi nella cache per evitare lunghi percorsi di andata e ritorno verso i server di origine contribuirà a migliorare le performance.
Focus sulla sicurezza: Akamai ha rilevato che gli attacchi DDoS (negazione del servizio che rende inaccessibile un sito) sono aumentati nel 2015 del 132%. Devono essere presenti procedure che aiutino a creare un senso di sicurezza nell’utente e a proteggere i retailer dai cyber attacchi.
Dispositivi multipli, esperienza unica: I consumatori ormai si aspettano di vivere un’esperienza uguale su tutte le piattaforme e con tutti i dispositivi.
Mobile sopra tutti: Ormai per i consumatori il dispositivo d’elezione per cercare prodotti e servizi è diventato il mobile. I retailer che più di tutti si focalizzeranno sulle piattaforme mobili sono quelli che ricaveranno i maggiori benefici.
Interazione con il punto vendita: Le performance del sito sono determinanti per generare vendite nei negozi fisici. Secondo una ricerca Deloitte, nel 2015 il canale digitale influenzerà il 64% delle vendite in negozio. Si possono creare nuove modalità di interazione tra retailer e consumatore, migliorando la customer experience prima e durante la visita al punto vendita.
Personalizzazione, un must: In un recente studio di My Buys, il 39% dei consumatori dichiara insoddisfazione nei confronti dei retailer che non personalizzano la loro esperienza. Quando il cliente entra in un sito progettato in modo specifico per le sue esigenze, l’esperienza è molto più gradevole e aumentano le probabilità che la visita si concluda con un acquisto.
Checkout semplificato: dopo avere navigato tra i prodotti e scelto cosa acquistare, i consumatori vorrebbero poter cliccare su “acquista” e passare oltre. I retailer devono perciò creare un sistema che renda più semplice per l’utente l’inserimento della forma di pagamento preferita e il checkout, anziché dover passare attraverso una lunga serie di domande, cliccare per aprire nuove pagine, approdare su una pagina di conferma, ecc. La semplificazione va a tutto vantaggio del venditore.
Scalabilità ovvero gestire i flussi aumentati: Con l’aumento di traffico del periodo prenatalizio, i retailer devono essere in grado di gestire la maggiore mole di lavoro. Se il sito non è attrezzato va in crash e si rischia di perdere clienti e denaro. È possibile effettuare dei test di carico per accertare come il sito risponde ai picchi di traffico con diversi tipi di dispositivi e in diverse condizioni di rete. È anche opportuno verificare che i fornitori terzi siano in grado di gestire il carico di lavoro aggiuntivo e che abbiano sistemi dotati della scalabilità necessaria per affrontare la domanda e trattenere sul sito il maggior numero possibile di visitatori.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare