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Coca-Cola Plus Coffee: senza zuccheri + caffeina

Arriva Coca-Cola Plus Coffee, una nuova bevanda rinfrescante che unisce l’inconfondibile gusto Coca-Cola con un delicato e piacevole aroma di caffè.

Senza zuccheri e con più caffeina proveniente dall’estratto di caffè*, Coca-Cola Plus Coffee è l’ultima innovazione a marchio Coca-Cola.

Da consumare fredda come ogni variante di Coca-Cola, questa nuova bevanda è il prodotto ideale per una pausa ed è stata pensata per chi desidera godersi al meglio la giornata, dedicandosi un momento rinfrescante tra i diversi impegni o durante il lavoro e lo studio.

Coca-Cola Plus Coffee è disponibile in lattina da 250 ml, il formato più adatto alle diverse occasioni di consumo, nei canali della distribuzione moderna e in quelli della distribuzione fuori casa.

*rispetto a Coca-Cola Original Taste Coca-Cola Plus Coffee contiene 16mg di caffeina ogni 100 ml e una lattina da 250 ml contiene una quantità di caffeina simile a quella di una tazzina di caffè.

Luxury disruption: serve innovare i modelli di business

Fisico o digitale?

In effetti non è più questa la distinzione dirimente. Quello che oggi conta, e che fa realmente la differenza nell’immaginario di un consumatore  sempre più internazionale e globetrotter, è che il negozio NON sia noioso.

Originalità e divertimento sono le nuove parole d’ordine in grado di soddisfare clienti connessi e digitali, dediti all’omnicanalità. Un negozio  “phygital” (chedendo venia per l’orribile neologismo), che però non rinneghi i valori dell’artigianlaità e dell’esclusività.

Ecco alcune delle principali evdienze del White Paper Come cambia il mercato del lusso nell’era della experience economy elaborata da M-Cube Digital Engagement, gruppo italiano leader nel retail digital engagement per grandi marchi retail e fashion, che ha fotografato il mercato luxury a livello mondiale e analizzato le tendenze future.

Ma chi è il nuovo cliente del lusso?

In termini di nazionalità, si registra una presenza crescente di tutsiti di paesi emergenti come Russia, Sud Corea, ma soprattutto Cina, da cui proviene 1 cliente su 6. Il nuovo cliente ama viaggiare e fare shopping all’estero.

Il 30% degli acquirenti è nella fascia dei millennial, (scontrino medio di $1.400) target che nel 2024 rappresenterà addirittura il 50% degli acquirenti.

Naturalmente il device preferito per gli acquisti è lo smartphone e i social sono la piattaforma preferita per scambiare opinioni e pareri.

La qualità? Continua ad avere un ruolo. Certo. ma da sola non basta più: la strategia vincente per i brand sia da ricercare in un modello evoluto di Customer Experience Management, giocato su più piani di ascolto e di relazione.

Customer experience evoluta

In un mercato così focalizzato sulla gestione della customer experience, diventa prioritario ricorrere a una nuova intelligenza phygital (physical+digital), che impatta in modo significativo sul modo in cui vengono sviluppati, commercializzati, venduti e rilasciati prodotti e servizi.

Uno sguardo alle più recenti concretizzazioni, potrà contribuire ad arricchire il tema.

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I 7 trend topic individuati da M-Cube 

Consumatore globetrotter – dunque – ma anche giovane, omnichannel e deciso a NON annoiarsi: in questo scenario come dovranno parsi le aziende, su quali leve dovranno puntare?

Da M-Cube un vademecum contenente 7 trend topic da non dimenticare:

  • L’artigianalità assume più importanza dell’estetica: tornano valori quali esclusività, artigianalità, qualità e classicità, essenziali per i consumatori core che attribuiscono loro un peso ben superiore rispetto alla qualità come riconoscibilità del brand e alla componente estetica.
  • Il “made in” punto distintivo dell’attrazione: la provenienza dei prodotti è una discriminante per l’80% dei consumatori, soprattutto nei paesi emergenti. In questo senso il made in Italy riscuote ancora ampi consensi, superando il primato del Made in France.
  • Il passaparola è un differenziale del business: i 2/3 dei consumatori sono soliti raccomandare e suggerire i propri brand preferiti.
  • Gli uomini i nuovi protagonisti dei consumi di lusso: il segmento maschile è in crescita e acquistano per sé ma anche per gli altri, con i regali che rappresentano il 30% dei loro acquisti.
  • Assortimento e prezzo come binomio che guida l’interesse: il nuovo consumatore effettua molti dei propri acquisti al di fuori del proprio paese, a causa di prezzi più convenienti e maggiore assortimento. Milano si registra come seconda solo a Parigi come meta di shopping, con Mosca, Singapore e Macao che si avvicinano alle principali città italiane nelle preferenze dei consumatori.
  • Localizzazione dei concept store in base alle aree geografiche: i consumatori dei paesi maturi preferiscono negozi specializzati in location esclusive che consentano un’esperienza d’acquisto intima mentre quelli delle realtà emergenti prediligono i grandi flagship store in cui la tradizionale esperienza fisica si fonde con quella virtuale e digitale.
  • Convergenza phygital (physic & digital): il mondo digitale influenza oltre il 50% degli acquisti. I clienti si sono abituati a cercare online informazioni e opinioni, molto prima dei prodotti e oltre a un exploit dell’e-commerce, che passerà dall’attuale 5% del totale al 15%.

A commento di queste evidenze, il Group CeO di M-Cube Manlio Romanelli ha dichiarato: “L’evoluzione del mercato del lusso e di conseguenza del profilo dei clienti sta portando i brand a rivolgersi con sempre maggiore attenzione al mondo del digitale e della tecnologia per rendere i propri store ancora più vicini all’idea di esperienza di shopping multisensoriale che il cliente si aspetta.”

 

Quickcommunities: la rivoluzione delle ricerche qualitative online

Toluna, leader nel digital market research e nel fornire insight on demand in tempo reale sul consumatore, presenta QuickCommunities, piattaforma DIY che consente di ottenere insights qualitativi in tempo reale, poiché recluta il target direttamente dal Panel Toluna Global, utilizzando tutte le variabili di profilazione avanzate.

A circa un anno dal lancio, solamente in Italia, la tecnologia ha visto una rapida adozione da parte dei clienti Toluna che hanno svolto oltre 60 QuickCommunities, di cui il 50% gestite in totale autonomia, e il restante 50% con il supporto del team Digital & Research di Toluna, con risultati straordinari oltre le aspettative. 

I magnifici 4

Quattro i plus che  contraddistinguono Toluna nel settore delle ricerche di mercato online:

RECLUTAMENTO – più rapido grazie al processo di attivazione in tre passaggi e al link diretto con il panel Toluna;

  • CAMPIONE – più ampio rispetto alla media: da un numero medio 20-50 partecipanti a oltre 150/200;
  • INTERFACCIA – brandizzabile e ispirata a WhatsApp, la più famosa chat di live-discussion;
  • INTERAZIONE – focalizzata principalmente sul “one-to-many”.

La discussione della community inoltre può essere sincrona (modalità «live chat»), asincrona (modalità «forum») e ottenere un engagement superiore anche attraverso l’utilizzo di mood/sentiments markers (like-thumb, emojis).

A renderla unica sul mercato anche un ricco ed integrato sistema di analisi attivo già durante l’attività di moderazione e lettura dei commenti che permette di organizzare il materiale prodotto in diverse categorie secondo la logica dei tag. Grazie a TolunaAnalytics è possibile invece visualizzare in tempo reale l’andamento della fase di screening, le statistiche di partecipazione e i dati socio-demo con l’opportunità poi di scaricare tutto il materiale verbale e multimediale prodotto in un file excel e personalizzarne layout e contenuti.

 

L’evoluzione di QuickCommunities

Da quando è stata lanciata nel 2017,  sulla piattaforma sono state fatte nuove release, che hanno portato l’annessione delle seguenti features:

  • scheduling dei post di discussione, che permette di caricare la guida discussione in un’unica volta e attivare i vari topic quando vuoi tu
  • possibilità di attivare anche chat one-to-one o one-to-many quando i membri sono online nella discussione
  • incremento della capacità di upload di immagini e contenuti multimediali
  • pin-up-topic: che permette di mettere in evidenza, rispetto ad altri, alcuni topic particolarmente rilevanti ai fini della discussione
  • tag dei contenuti: ti permette di dividere i commenti in categorie di appartenenza (i tag creati saranno presenti anche nel file excel con gli estratti della discussione, e renderanno quindi il documento filtrabile e organizzabile)
  • tag dei partecipanti: sia moderatori che partecipanti, potranno rivolgersi in modo diretto ad un qualsiasi altro membro della community digitando “@” + il nickname

QuickCommunities: la sperimentazione

Sono stati effettuati test anche in diversi progetti quali-quanti. Coinvolgendo un campione più ampio della media delle qualitative (80-100 partecipanti) è stato possibile anche lanciare mini-survey sullo stesso campione, tramite link Toluna Quick Survey cliccabili, a cui i partecipanti possono partecipare direttamente dalla community. I clienti hanno molto apprezzato così la possibilità di avere, in parallelo, evidenze quantitative a sostegno degli insight qualitativi e report integrati. In questo caso la vera innovazione è la possibilità di portare avanti in parallelo due fasi (sia qualitative che quantitative) di solito consecutive, a costi più accessibili

Aziende vitivinicole: 11,2 miliardi nel 2018, +52% in 10 anni

Quanto vale il mondo delle imprese vitivinicole? La risposta viene dall’Osservatorio Qualivita Wine e InfoCamere, che hanno svolto un’analisi sulle 3000 imprese italiane legate alla produzione di vini e alla coltivazione di uva, che nel 2018 hanno depositato il bilancio presso il Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Ne è emerso un fatturato di oltre 11,2 miliardi di euro e un valore aggiunto di 2 miliardi di euro, per una crescita che se per numero di imprese con bilancio depositato è stata pari al +33% in dieci anni, ha raggiunto il+52% in termini di fatturato e il +59% come valore aggiunto.

Profilo occupazionale

Si tratta dunque di una crescita evidentei n un settore settore (quello vinicolo, appunto) che – stando ai dati INPS – dà lavoro a 34.000 addetti nel 2018 (+123% in dieci anni, dal momento che erano poco più di 15.200 gli addetti del 2009)- e che evidenzia una capacità di investimento di queste imprese crescente negli anni (oltre 11 miliardi di investimenti nel 2018, +3,6% sull’anno precedente).

Geografia produttiva

A livello territoriale, in Toscana, Puglia e Veneto si concentra un terzo delle aziende nel settore della produzione di vino e coltivazione di uva con bilancio depositato nell’ultimo anno eSiena, con 180 imprese, è la provincia italiana con maggior numero di società di capitali in questa particolare graduatoria.

Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot: il primo store in UK

Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot pianta la sua prima bandierina in Gran Bretagna, all’aeroporto internazionale di Luton, per l’esattezza. L’iniziativa segue di pochi giorni la recente nuova apertura di Parigi, nel centro commerciale di Vélizy 2 , che ha raddoppiato la presenza in Francia del gruppo.

Con l’apertura del bistrot a Luton il gruppo Fattorie Garofalo è ormai pronto a sviluppare una forte iniziativa internazionale. I mozzarella bar all’estero ora sono tre e tutti operativi.  

E’ il momento di cavalcare l’onda dell’elevato gradimento riscosso dalla mozzarella di bufala sui mercati esteri, dove il prodotto campano, come documentato da alcune ricerca di mercato, è associato dai consumatori alla qualità di livello più elevato – ricorda il presidente Raffaele Garofalo, che sottolinea – “Il gruppo Fattorie Garofalo oggi punta a portare l’export al 55% del fatturato e i mozzarella bistrot rappresentano una leva commerciale formidabile per diffondere la conoscenza del prodotto.”

Il Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot di Luton che si inaugura oggi si concreta in un punto vendita – attestato dopo i controlli dell’area imbarchi (airside) – dove il layout richiama la latteria di una volta, una salumeria gourmet. Qui l’offerta punta su pasta, pizza, insalate, panini, e colazioni, tutto ovviamente a base di prodotti di bufala. L’offerta, che contempla tutti prodotti italiani, presenta anche un’aerea dedicata alla vendita dei prodotti da portare. E se si prevede molto takeaway, c’è anche la possibilità di mangiare sul posto ed accompagnare le pietanze con un buon vino italiano.

 

 

Vino: crescono DOC e DOCG, benissimo i biologici, successo per la MDD

Vino: in attesa di parlarne al prossimo Vinitaly, diamo un’occhiata all’andamento del comparto. Ciò che merge dalle analisi di IRI (dati 2018 a volume, ricerca IRI per Vinitaly 2019, iper+super+libero servizio piccolo) è che i vini Doc e Docg in bottiglia registrano il +5,3% nel primo bimestre 2019 (dopo una sostanziale tenuta nel 2018); gli spumanti il + 2,1%, i vini biologici il +18% (+ 11,8% gli spumanti bio); i vini a marca privata o marchio del distributore (MDD) in bottiglia il + 7%. La quota di mercato del vino MDD è arrivata al 14% di tutto il vino venduto nella Grande Distribuzione per un valore di 156 milioni di euro. I soli vini Doc e Docg a marca del distributore sono cresciuti dell’8%.

Un’insegna come Conad, per esempio, mette a scaffale ben 85 referenze MDD, che vendono a valore oltre 47 milioni di euro l’anno. Carrefour, con “Trancio Antico” e “Terre d’Italia” registra un costante aumento, soprattutto nella fascia medio-alta. La Coop propone i marchi “Assieme”, vini quotidiani provenienti da cantine del mondo cooperativo e  “Fior Fiore”, di fascia medio alta, con 17 referenze prodotte da note cantine, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier (entrambe spuntano una performance positiva nel 2018). Iper La Grande J ha lanciato già 13 anni fa il marchio “Grandi Vigne” che dispone di circa 80 etichette grazie alla collaborazione con 35 cantine vocate sul territorio e detentrici dell’intera filiera. Penny Market, convinta che i vini MDD trovino nel formato discount una opportunità vincente, propone tre brand: i vini di pregio D’Alleramo; gli spumanti Rocca Merlata; i vini in tetrapak Archetto.

A fronte della crescita dei vini MDD, il 2018 ha fatto segnare una contrazione delle vendite a volume di varie tipologie di vino, su cui ha influito la scarsa vendemmia del 2017 e l’aumento dei prezzi del vino.

“I prezzi dei vini si sono confermati in aumento per tutto il 2018 – spiega Luca Bacciocchi, Category Manager Vini di Carrefour –  fino alla nuova vendemmia che, grazie ai risultati positivi, ha portato un effetto deflattivo che si dovrebbe esprimere nel corso dell’anno corrente.

Analisi condivisa da Federico Scarcelli, buyer vino di Coop: “La pessima vendemmia del 2017 e il conseguente aumento delle quotazioni del vino ha portato aumenti di prezzo importanti: Coop ha limitato l’inflazione a scaffale dei vini tipici e degli spumanti al 2% mentre l’aumento dei vini tavola è stato intorno al 7%”.

 Va sottolineata anche la flessione, seppur modesta, delle promozioni, come riferisce Alessandro Chiapparoli buyer vino di Iper La Grande I: “Altro elemento che ha determinato l’aumento dei prezzi è stato una politica promozionale meno aggressiva rispetto al 2017, con un calo di 5% punti promo”.

“I prezzi nel 2018 sono mediamente aumentati del 4% circa anche nella nostra insegna – riferisce Valerio Frascaroli, buyer vino di Conad con un incremento in percentuale più marcato sui tavola/igt ed anche spumanti (punte anche del 10%) e meno importante nei Doc e Docg”.

Ha risentito meno dell’aumento dei prezzi del vino, grazie alla formula discount, come conferma Zoran Mihovski, buyer vino di Penny Market: “I prezzi dei vini, legati fisiologicamente alla qualità delle vendemmie hanno subito un leggero rialzo, con un dato medio di inflazione del 4,5%”.

Sodio: il 60% dell’assunzione giornaliera è ancora inconsapevole

Un’eccessiva assunzione quotidiana di sodio è nociva alla salute. E sempre più consumatori ne sono consapevoli. Il problema, però è un altro: pochi sono effettivamente consci di quanto sodio “nascosto” assumono ogni giorno, magari da alimenti “insospettabili”.

Di questo si è parlato, tra gli altri temi, nel corso della tavola rotonda organizzata da Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente) e che ha visto la partecipazione di  Aquasalis Gmbh, l’azienda svizzera che ha ideato e brevettato la prima soluzione salina spray con il 75% di sodio in meno rispetto al sale in grani.

“In media i consumatori assumono in modo consapevole solo il 40% del sale presente nella loro alimentazione”, ha spiegato infatti Michele Conte, Ceo di Aquasalis Gmbh e speaker all’evento. “È un dato significativo, che richiama l’attenzione sull’importanza di educare l’opinione pubblica ad un’alimentazione sempre più informata e attenta”.

Attenzione anche agli insospettabili

Gli alimenti trasformati hanno elevate probabilità di contenere elevate concentrazioni di sodio, anche quando riportano la dicitura “light”. Il sale è presente nei prodotti conservati (salumi e formaggi), trasformati (scatolame, patatine, snack), nei sughi pronti, nei surgelati, in cracker, pane e biscotti. Ecco perché il 60% del sale introdotto nella dieta giornaliera viene ingerito senza esserne pienamente consapevoli.

Qualche esempio

In media dentro a 20 grammi di biscotti ci sono 0,1 gr. di sale e in una brioche da 40 gr. sono presenti 0,4 gr. di sale. E ancora: in quattro cucchiai di cereali per la prima colazione ci sono 0,3 gr. di sale, mentre una merendina da 35 gr ne contiene 0,3 gr.

 Il ruolo chiave della GDO

Un’elevata percentuale di sodio presente nel paniere di consumo quotidiano dei consumatori arriva dagli alimenti a scaffale proposti dalla GDO e dal consumo fuori casa.

“La GDO svolge un ruolo chiave nella promozione di un modello di consumo informato, sia attraverso la sensibilizzazione alla cultura della corretta alimentazione, sia attraverso l’ampliamento e la diversificazione dell’offerta per garantire al consumatore la più ampia libertà di scelta”, prosegue il portavoce dell’azienda svizzera.

E proprio per favorire la crescente disponibilità di prodotti alimentari a ridotto apporto di sodio, Aquasalis ha al suo attivo importanti partnership con alcuni dei principali player dell’industria alimentare, a partire dalle aziende attive del comparto dell’“arte bianca”, dal pane e derivati fino a mini snack e crackers. L’azienda punta infatti su un prodotto con una sapidità doppia rispetto a quello del sale tradizionale, ma con solo il 25% di sodio e lo 0.029% di cloruro di potassio. Conforme, quindi, alle linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute), che raccomandano un consumo giornaliero di sale inferiore ai 5 grammi e di 3.510 mg di potassio per una persona adulta.

 

 

 

I 25 prodotti più innovativi nel Largo Consumo Europeo

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Specchio, specchio delle mie brame, qual è l’innovazione più importante in Europa? Ce lo rivela Nielsen BASES con la nuova edizione dell’elenco delle 25 innovazioni più importanti nel largo consumo europeo. Il Nielsen Breakthrough Innovation Report inquadra le innovazioni di prodotto che, lanciate in diverse categorie e mercati europei, hanno avuto un notevole successo commerciale.
Il successo di tutti i “vincitori” di quest’anno è riconducibile alla capacità di conquistare quote di mercato e generare crescita, ma anche di implementare strategie specifiche. I prodotti in elenco sono il risultato di un puntuale ascolto dei consumatori, di un ripensamento del pack design e di un’eccellente esecuzione nella rete di vendita.
I successi spaziano da iniziative “speciali”, con un successo a breve termine, a prodotti che cavalcano uno o più trend di consumo di lunga data, come la salubrità, per connettersi meglio con determinate nicchie di consumatori, o per attirare gli acquirenti alto-spendenti.
“Nel largo consumo odierno, i marketer subiscono molta pressione per differenziare l’offerta”, osserva Smruti Kulkarni, leader europeo, Machine Learning & Design Solutions, Nielsen. “Le esigenze e gli atteggiamenti dei consumatori si sono evoluti con l’emergere dell’e-commerce, della marca del distributore e dei messaggi pubblicitari sempre più personalizzati. La feroce competizione per attirare l’attenzione dei consumatori ha
reso l’innovazione di prodotto un’attività molto impegnativa.”
I criteri di selezione che Nielsen BASES adotta per stilare l’elenco delle 25 innovazioni più importanti riguardano la distintività, la rilevanza e la “resistenza”. L’innovazione può infatti avere forme diverse: può essere rivoluzionaria, oppure ideata per difendersi dalla competition, o per sfruttare una tendenza emergente.

I 4 nuovi prodotti italiani
Per l’Italia quattro nuovi prodotti sono riusciti a entrare nella top 25 di Nielsen BASES: Buitoni La Sfoglia Rotonda Senza Glutine (Nestlé), prodotto free-from, il frollino integrale Buongrano Mulino Bianco (Barilla), la birra Ichnusa Non Filtrata (Heineken Italia S.p.A.), prodotta con puro malto d’orzo e un concept ispirato al passato, e il preparato umido per gatti Purina Gourmet Gold Tortini (Nestlé) che cavalca il trend della qualità in un Paese dove non si bada a spese per il petfood.
Il seguente elenco di prodotti è stilato in base all’innovazione e alla crescita che ogni prodotto ha portato alla rispettiva categoria.

Brexit: un’uscita hard metterebbe a rischio 32.000 posti di lavoro

Foto di DANIEL DIAZ da Pixabay

Brexit: quali scenari si apriranno?

Al di là degli aspetti prettamente politici, infatti, un evento epocale come quello incombente, innescherà inevitabilmente  pesanti conseguenze economiche un po’ in tutti settori. Non ultimo in quello agroalimentare. Non dimentichimo, infatti, che il comparto agricolo britannico esporta 2/3 della sua produzione nel vecchio continente, importando dallo stesso quasi il 70% tra frutta, verdura, carne e altri generi alimentari.

Proprio questi temi sono stati al centro della conferenza ‘Brexit, what’s next?’ organizzata da AHDB Beef&Lamb, la divisione di Agriculture and Horticulture Development Board, Ente britannico non governativo per il sostegno e lo sviluppo dell’industria agroalimentare, che rappresenta 110.000 allevamenti bovini e ovini nella sola Inghilterra.

“Da quando il 51,8% dei cittadini britannici si è espresso per il leave il 23 giugno 2016, ci siamo interrogati molto sul potenziale impatto che il commercio di prodotti agricoli avrebbe potuto subire a breve e a lungo termine”, ha commentato Jeff Martin, responsabile AHDB Beef&Lamb per il mercato italiano. “Il comparto bovino e ovino, che noi rappresentiamo insieme a quello dell’orticoltura, sono in particolare i settori che potenzialmente potrebbero essere più colpiti da una Brexit senza accordo”. 

Le carni hanno sempre rappresentato una parte importante del commercio fra l’Europa e i Paesi d’Oltremanica in entrambe le ‘direzioni’: l’UK è un mercato di sbocco importante per gli allevatori europei, così come un grande allevatore di bestiame. Basti pensare che nel 2015 il Regno Unito è stato il terzo più grande produttore bovino e il primo produttore ovino di tutta Europa.

Carne bovina

Tra il 2013 e il 2017 l’Inghilterra ha esportato una media di oltre 84.000 tonnellate all’anno di carne bovina fresca, pari a un valore medio di 373 milioni di sterline. Durante questo periodo l’export verso l’UE ha rappresentato in media l’82% del totale. Irlanda, Olanda, Francia e Germania sono i principali paesi che hanno acquistato manzo britannico.

Carne ovina

Sul fronte ovino, nello stesso quinquennio, la media delle esportazioni è stata di quasi 100 mila tonnellate annue, pari a un valore medio di 392 milioni di sterline. Ancora una volta l’Europa è stata la principale destinazione con una media dell’89% delle esportazioni britanniche complessive. Francia e Germania sono stati i principali destinatari dei prodotti provenienti dall’UK.

“Dati i numeri così importanti per le esportazioni di manzo e ovino britannici verso l’EU, la prospettiva del no-deal non è mai stata ignorata in Ahdb”, prosegue Martin. “Da subito abbiamo lavorato per aumentare la consapevolezza del potenziale impatto che lo scenario peggiore potrebbe avere sui nostri comparti di beef e lamb”.

Se sulle carni di provenienza britannica venissero applicati i dazi doganali di un paese terzo, infatti, le esportazioni subirebbero una battuta d’arresto. Le tariffe applicate potrebbero essere molto alte, tanto quanto il costo del prodotto stesso, se non addirittura di più. Inoltre, aumenterebbero anche i controlli veterinari, alle dogane e i costi di trasporto. Questo ridurrebbe la competitività delle carni Made in UK. Non da ultimo, una hard Brexit porterebbe alla perdita di 32.000 posti di lavoro. 

E le importazioni?

Anche sul fronte delle importazioni gli scenari cambierebbero radicalmente, impattando in modo significativo su tutti i mercati europei, sia in volume che in valore. La Gran Bretagna è un grande mercato per i 27: l’Irlanda, principalmente per le carni di manzo, e la Danimarca, per la carne suina, sarebbero i paesi più penalizzati. Anche l’Italia figura fra i 5 top esportatori di carne bovina in UK.

“Il risultato più auspicabile per tutti gli operatori del settore, britannici ed europei, – conclude Martin – è sicuramente quello di un accordo che garantisca un commercio fra i due blocchi alle stesse condizioni esistenti ora. Non ci resta che seguire gli ultimi sviluppi che verranno comunicati in questi giorni”.

Mail Boxes Etc.: prosegue la crescita con 25 nuovi contratti di affiliazione

Mail Boxes Etc.: con 25 nuovi contratti di affiliazione firmati e 18 Centri Servizi aperti in
un anno, migliora la copertura e la capillarità sul territorio nazionale. “Siamo molto orgogliosi di questi risultati che ci permettono di rendere disponibili le soluzioni MBE su nuove aree, espandendo la nostra Rete di negozi in franchising. Si tratta di numeri che confermano la buona ed efficace gestione del nostro programma di affiliazione, che prosegue speditamente anche nel 2019. Per facilitare gli aspiranti nuovi imprenditori organizziamo ogni mercoledì dei webinar gratuiti per far conoscere e approfondire l’opportunità imprenditoriale MBE”, ha detto Fabrizio Mantovani, Business Development & Support Director di MBE. Oltre ai nuovi Imprenditori che hanno deciso di aprire un Centro MBE nuovo, i risultati includono gli Affiliati che hanno aperto un secondo, terzo, talvolta anche quarto punto vendita MBE. Oggi il Network MBE in Italia conta complessivamente oltre 530 Centri.

Nel 2019
I nuovi obiettivi di espansione in Italia per l’anno in corso riguardano la copertura di numerose zone nel breve periodo, non solo nelle grandi città, come Milano, Roma, Napoli, Bari, Catania, Cagliari, ma anche in comuni più piccoli con un bacino interessante di potenziali clienti privati e business. Oltre ai classici Centri, la società ha in programma anche lo sviluppo del format MBE Point, l’insegna MBE da sviluppare all’interno di realtà commerciali già esistenti. MBE Point è un corner che offre le principali soluzioni MBE, prevalentemente quelle legate ai servizi di spedizione, imballaggio e stampa. Si tratta di un’opportunità interessante per chi è già imprenditore nel retail. Rilevante anche l’espansione di MBE Worldwide effettuata nel 2018 a livello mondiale: grazie alla firma di 5 nuove licenze principali in altrettanti Paesi (Master Licensee), MBE svilupperà il business Mail Boxes Etc. in: Finlandia, Hong Kong, Romania, Ungheria e Marocco. “Miriamo allo sviluppo del marchio e della Rete MBE in tutto il mondo; perciò siamo costantemente impegnati nella ricerca di imprenditori e uomini/donne d’affari motivati e con una spiccata capacità imprenditoriale. Grazie a più di 25 anni di esperienza e una presenza diretta in 7 paesi (Italia, Spagna, Germania, Francia, Polonia, Portogallo e Stati Uniti) abbiamo sviluppato e strutturato le capacità necessarie per supportare oltre 40 Master Licensee nell’espansione del modello MBE nei loro paesi”, ha affermato Giuseppe Bergonzi, General Manager MBE Worldwide.
Al momento della firma del contratto di licenza principale, ciascun Master Licensee acquisisce il
diritto esclusivo di utilizzare nel proprio paese il marchio Mail Boxes Etc. e i marchi associati, il
business format e il know-how di MBE, per sviluppare la Rete locale di Imprenditori affiliati in franchising e supportarli prima, durante e dopo l’apertura della loro attività.

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