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A Solbiate il nuovo concept store di Leroy Merlin, costruito attorno al cliente

Leroy Merlin ha presentato oggi il suo primo punto vendita Vision, a Solbiate Arno in provincia di Varese, risultato di un percorso cominciato quattro anni fa che ha coinvolto tutti i collaboratori dei 47 negozi della catena in Italia. «Ogni collaboratore ha contribuito a immaginare e a descrivere il proprio negozio, il proprio servizio e il proprio mestiere, per costruire insieme il negozio del futuro», afferma Luciano Sala, Direttore Regionale Leroy Merlin.

Primo risultato concreto è il negozio di Solbiate, proprio dove era cominciata l’avventura di Leroy Merlin in Italia nel 1996. Uno spazio di circa 13.000 mq, il punto vendita è composto da una superficie interna di 8.400 mq, una nuova corte edile interamente coperta di circa 2.500 mq e un giardino esterno di 1.800 mq. Un punto vendita che ha un bacino d’utenza che arriva fino in svizzera e che nel 2014 ha emesso circa 900 mila scontrini.

I lavori di ristrutturazione hanno richiesto 15 milioni di euro di investimento e si sono protratti per 17 mesi senza perder un giorno d’apertura e nemmeno l’1% del fatturato.

«Oggi nel negozio sono presenti 50 mila referenze, vale a dire il 25% in più di prima – commenta il direttore del punto vendita Leonardo di Donna e sono previste una serie di soluzioni che faranno parte del processo di rinnovamento di tutta la rete che partirà a breve».

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Il negozio si presenta con spazi aperti divisi per reparti di prodotto, ma anche con zone di servizi e di relazione (punti di consiglio e zone progetto), con un nuovo spazio “bar” (Lino’s Coffee), immaginato per migliorare la qualità del tempo di permanenza dei clienti, oltre a una zona dedicata ai bambini.

L’impressione generale è un deciso innalzamento del livello qualitativo dell’offerta, con un’enfasi al supporto di progettazione, soprattutto per le zone più significative come il bagno e la cucina, ma anche le vernici hanno un’area per la definizione degli accostamenti delle tinte.

La disposizione degli spazi e le insegne, poi, sono stati progettati per facilitare l’individuazione dei prodotti e ottimizzare i tempi dedicati agli acquisti, privilegiando, allo stesso tempo, il comfort dei clienti.

Tra i punti qualificanti del nuovo concept di punto vendita se sne segnalano alcuni.

La fila unica – Abolita la barriera casse, ora il percorso si sviluppa a partire da una fila unica che garantisce brevi tempi di attesa e aiuta i collaboratori di Leroy Merlin ad offrire un miglior servizio ai clienti. Grazie al sistema “Carrello Insieme”, tutto il processo di pagamento è condiviso e visibile per il cliente.

Secondo il sistema di monitoraggio di soddisfazione dei Clienti di Leroy Merlin vi è un maggior gradimento del+35% in termini di rapidità e +11% in merito all’accoglienza e simpatia delle hostess.

Negozio digitale – Grazie a kiosk, tablet e monitor posizionati in diversi reparti, sarà possibile sfogliare il catalogo e confrontare tra loro i prodotti per orientarsi nelle scelte di acquisto

I servizi –  Molte attrezzature possono essere noleggiate per il particolare momento di necessità, senza quindi costringere all’acquisto i clienti che le userebbero in maniera sporadica. Nell’area servizi “per Fare” è presente un team in grado di gestire tutti i servizi di vendita offerti da Leroy Merlin: posa, consegna e agevolazioni fiscali. È stata creata un’area riservata alle mamme in fase di allattamento e per facilitarle nel cambio dei loro bambini. Inoltre sono stati realizzati nuovi bagni ad hoc per i più piccoli.

Bio House – Un’ulteriore novità è rappresentata dalla Bio House, una vera e propria casa in classe energetica A+, costruita di fianco al punto vendita di Solbiate, in cui sono presenti tutti i prodotti e le gamme complementari d’arredo che hanno come punto di forza i bassi consumi energetici.

Nasce il primo Parmigiano Reggiano Dop Kosher, a firma Bertinelli

Puntare su un mercato, quello dei prodotti kosher, che vale nel mondo 150 miliardi di dollari, ma anche proporre un prodotto di qualità declinato secondo le tante esigenze di una clientela sempre più varie e globalizzata: questi i motivi che hanno spinto l’azienda agricola Bertinelli, produttore di Parmigiano Reggiano Dop, ad iniziare la produzione della versione kosher: le prime forme kosher (l’azienda prevede di produrne 5000 all’anno), dato che la produzione è stata avviata a ottobre scorso, saranno disponibili a fine 2015, e buona parte sono già state vendute.

Nicola Bertinelli.
Nicola Bertinelli.

«Nella religione ebraica, le regole alimentari e i cibi sono rigorosamente codificati dai Libri Sacri – spiega Nicola Bertinelli, che insieme con il padre guida oggi l’azienda agricola -. La sfida di conciliare il disciplinare di un prodotto unico al mondo come il Parmigiano Reggiano DOP con la kasherut si è rivelata estremamente complessa: le fasi interessate sono tutte, dall’allevamento delle bovine, che deve seguire determinate regole, alla mungitura, eseguita sotto la supervisione di un rabbino che verifica la natura Chalav Yisrael del latte, che può provenire solo da animali kosher. Anche il caglio animale con cui produciamo il Parmigiano Reggiano DOP deve essere certificato Kosher. In caseificio, il processo produttivo è costantemente monitorato dalla figura del Mashgiach Temid. Inoltre, per quanto riguarda gli impianti e le strutture, tutto il percorso è stato sanificato per adeguarlo alla normativa ebraica».
L’azienda agricola Bertinelli è la prima realtà al mondo ad aver ottenuto la certificazione Kosher per la produzione di formaggio Parmigiano Reggiano DOP sia da parte di OU – The Orthodox Union (la certificazione è in fase di ratifica, verrà ufficializzata ad aprile) sia da parte di OK Kosher Certification, tra i più autorevoli enti di certificazione Kosher mentre in Italia ha ottenuto il riconoscimento del rabbino di Milano.
Ha facilitato il riconoscimento il fatto che l’azienda Bertinelli gestisca in proprio tutti i comparti produttivi. «I prodotti dei nostri campi sono utilizzati per il fabbisogno nutritivo del bestiame presente nelle nostre stalle. Questo è importantissimo perché il formaggio si fa “in stalla” e non in caseificio. Per ottenere un buon formaggio, si parte da una corretta alimentazione delle bovine: solo chi ha il controllo su tutta la filiera può essere certo che il bestiame sia alimentato nel migliore dei modi, vale a dire con foraggi freschi, ricchi di “batteri buoni” che danno aroma e profumo al Parmigiano Reggiano».

Accanto al Parmigiano Reggiano Kosher l’azienda produrrà un formaggio fresco lattosio-free, sempre Kosher: le prime forme di questo prodotto saranno disponibili a partire dall’estate 2015.

Nel mondo vivono circa 13,5 milioni di persone di fede ebraica, di cui poco meno di 40.000 in Italia. Negli Usa, i prodotti kosher – oltre 90.000 – rappresentano il 28% dei prodotti alimentari venduti nei supermercati: il 56% dei consumatori è composto da non ebrei.

Per JDA 8 aziende su 10 segmentano la supply chain, ma non sempre in modo innovativo

La  crescente complessità della supply chain impone scelte precise ed aziende manifatturiere e i retailer ne sono consapevoli, tanto che l’80% dichiara di aver adottato processi e metodi avanzati come la segmentazione della stessa: è ciò che emerge dal JDA Vision 2015 Supply Chain Market Study, un nuovo report realizzato da Talant per JDA Software Group che ha coinvolto 255 decisori aziendali di retailer e aziende manifatturiere in 17 Paesi.

Le strategie sono peraltro diverse, e non sempre utilizzano soluzioni tecnologiche avanzate e best practice comprovate. “Le supply chain di retailer e aziende manifatturiere sono diventate sempre più complesse, spesso distribuite su più aree geografiche, con decine di partner commerciali coinvolti – ha dichiarato Kevin Iaquinto, Chief Marketing Officer di JDA -. Il nostro report dimostra che, nonostante i decisori aziendali riconoscano tale complessità, nei fatti vi è una lenta adozione di pratiche e soluzioni tecnologiche all’avanguardia per gestire le sfide in aree chiave quali pianificazione e programmazione della produzione, pianificazione ed esecuzione della supply chain, gestione della domanda e dei trasporti”.

Il 58% ha citato “l’integrazione dei processi di Sales and Operations Planning  (S&OP)” come priorità strategica per i prossimi 12 mesi, mentre il 46% ha indicato tra le priorità strategiche “migliorare l’agilità dei processi di pianificazione e produzione.

Tre le tendenze principali emerse dalla ricerca:

1- Pianificazione ed esecuzione della supply chain: innovazione necessaria, ma non supportata

Quali sono le priorità in tema di gestione delle scorte? Pochi i dubbi e le sfumature, visto che il 93% degli Executive ha risposto “Migliorare i livelli di servizio” e l’88% “Allineare le scorte alla domanda”. Manca però un metodo chiaro per misurare e migliorare l’efficacia in questa area: gli intervistati hanno indicato almeno 25 parametri diversi per valutare le performance in ambito di gestione delle scorte. Inoltre, la maggior parte delle aziende non dispone di strumenti tecnologici avanzati e specifici. Il 59% degli intervistati pensa che “Implementare l’automazione” per gestire le scorte sia un’iniziativa chiave per il futuro.  I tre principali obiettivi relativi alla pianificazione ed esecuzione della supply chain indicati sono: integrazione di processi S&OP con il processo di pianificazione dell’inventario (indicato dal 100%);  miglioramento della produttività degli addetti alla pianificazione tramite una migliore gestione delle eccezioni e una maggiore automazione (indicato dal 93%); razionalizzazione del portafoglio prodotti (indicato dal 90%).

 

2- Gestione della domanda: lanci e promozioni frequenti richiedono previsioni più accurate

Per soddisfare le esigenze dei consumatori di oggi, attenti al prezzo e orientati all’innovazione, retailer ed aziende manifatturiere hanno sostenuto ingenti investimenti per lanciare frequentemente nuovi prodotti e sostenere campagne promozionali più aggressive. Dal sondaggio di JDA emerge però che le aziende non dispongono di soluzioni avanzate per prevedere gli effetti di queste costose iniziative. Per il lancio di nuovi prodotti, il 59% delle aziende interpellate non utilizza strumenti predittivi o fa affidamento su stime retrospettive sviluppate dai team di vendita e marketing, e solo il 3% dei responsabili intervistati ha indicato che la propria organizzazione utilizza tecnologie a supporto delle metodologie statistiche per prevedere i risultati delle promozioni commerciali.

 

3- Gestione dei trasporti: meno costi grazie a partnership e tecnologia

La gestione dei processi di trasporto rappresenta il momento della verità in termini di redditività, eppure, in media, il panel della survey JDA ha riferito che il 33% degli ordini richiede azioni aggiuntive di expediting, riducendo sensibilmente i margini. Un numero sorprendente di aziende non impiega né gli strumenti avanzati né le buone pratiche che possono risolvere questo problema. Solo il 26% delle organizzazioni adotta un modello basato su servizi condivisi per la gestione centralizzata dei trasporti e solo il 46% ha istituito un programma per i vettori. Inoltre, solo il 43% delle società utilizza soluzioni software per ottimizzare la gestione di processi e operazioni nell’ambito dell’organizzazione dei trasporti.

 

L’iper-rilevanza ovvero quando l’Internet of everything cambia il comportamento d’acquisto

Lo shopping deve essere comodo, facile ed efficiente: parola di consumatore. A ribadirlo una recente ricerca dedicata al retail da Cisco Consulting Services da cui emerge che non basta personalizzare l’esperienza, ma occorre andare oltre, verso un servizio basato sull’”Iper rilevanza”.

Ne parla un articolo dal titolo “un affare da 1.500 miliardi” punbblicato sul numero di inStore, sfogliabile anche online.

Per raggiungere questo obiettivo – si legge nell’articolo – si deve partire dai dati al fine di analizzarli e tracciare l’esperienza d’acquisto più idonea al contesto in cui il consumatore si venga a trovare. Ma secondo i clienti, quali sono i momenti e le situazioni in cui occorre operare un intervento per migliorare l’esperienza d’acquisto?  Il 39% dei consumatori ha indicato il processo di selezione e acquisto dei prodotti: la richiesta sarebbe quella di un intervento che renda più facile trovare con certezza in negozio ciò che si cerca e di avere maggiore efficienza al momento del pagamento.  Ma quali concept di shopping vanno per la maggiore?  Cisco ha testato con i consumatori coinvolti nella ricerca 19 diversi concept di shopping.

Leggi qui tutto l’articolo

Mobile Payment: aumenti del 55% ma la smaterializzazione del contante è ancora lontana

Pagamenti in mobilità: siamo a una svolta? I Pos contactless attivi oggi in Italia sono 250mila, anche nelle insegne della GDO, e nel 2014 in Italia il Mobile Payment & Commerce da remoto, attraverso app, ha incassato circa 2 miliardi di euro. I dati sono stati comunicati ieri dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano, che prevede che nel 2017 si giungerà a 4 / 5 miliardi di euro. 
Nel 2014 sono stati 3 milioni i biglietti dei mezzi pubblici, 2 milioni i servizi di car-sharing e 1 milione le ore di sosta
 acquistati via smartphone. In attesa della maggior diffusione delle soluzioni SIM-based e HCE e dell’arrivo di Apple Pay (previsto per la primavera in UK e per la fine del 2015 in “altri Paesi europei, non specificati”), gli italiani iniziano a pagare “in prossimità” grazie alle carte Contactless e ai Mobile POS, per un transato totale di 300 milioni di euro. Due i prerequisiti secondo gli attori intervenuti al convegno per la reale diffusione di questo tipo di pagamenti: la loro facilità a usability da parte dei consumatori, e la capacità degli attori coinvolti di unire al mero pagamento “l’ultima parte di un solo processo” servizi vissuti come utili e appetibili dall’utente finale, quali couponing od operazioni promozionali ad hoc.

Gli italiani certo non hanno ancora rinunciato al contante, che utilizzano ancora in proporzione preponderante rispetto agli altri Paesi europei, ma i pagamenti digitali innovativi li stanno abituando a utilizzare la carta di credito con maggiore frequenza e per beni di piccolo importo, soprattutto tramite acquisti e pagamenti via cellulare. Infatti, mentre i pagamenti elettronici con carta di credito crescono nel 2014 solo dell’1,6% passando da 126 a 128 miliardi di Euro, i New Digital Payment ottengono un incremento del 20% passano da 15 a 18 miliardi di Euro e conquistano il 12% dell’intero mercato dei pagamenti digitali, che può così registrare un incremento complessivo del 3,6% e arrivare a quota 146 miliardi di Euro. “Per agevolare ulteriormente questa crescita occorrono sia un intervento normativo che proponga incentivi e diffonda conoscenza, sia l’impegno, da parte del mondo dell’offerta, a puntare sui New Digital Payment”.

Dalla ricerca emerge che gli italiani non vedono più il Mobile solo come un canale per gli acquisti in mobilità, ma sempre più come uno strumento comodo anche per gli acquisti e i pagamenti più tradizionali.

 Se gli acquisti e pagamenti “in prossimità” e agevolati dalla tecnologia NFC non sono ancora decollati, gli italiani sono pronti a utilizzarli. Sono infatti circa 12 milioni i possessori di telefono cellulare NFC e oltre 250mila i POS contactless attivi. Ancora poche le SIM NFC (circa 800mila), ma con la promessa da parte degli operatori telefonici di raggiungere quota 5 milioni entro la fine del 2015. “Grandi aspettative ricadono su questo segmento di mercato – afferma Valeria Portale, co-curatrice della ricerca -. Prevediamo che nel 2017 si possano raggiungere 4,8 milioni di utenti attivi per un transato di oltre 6 miliardi di euro, nel caso in cui alcuni fattori abilitanti venissero messi in atto: l’avvio delle iniziative di tutte le Banche e degli operatori telefonici, la distribuzione massiva delle SIM NFC, il raggiungimento di accordi da parte di Apple con almeno le tre principali banche italiane, l’arrivo delle soluzioni HCE sul mercato italiano e una forte azione promozionale”.

Anche la possibilità di pagare in negozio con carte contactless e Mobile POS si sta allargando: le transazioni hanno raggiunto i 300 milioni di euro nel 2014.
 L’infrastruttura contactless è cresciuta nel 2014: una carta su 8 è contactless (si stimano 12 milioni di carte a fine 2014, raddoppiate rispetto al 2013) ma solo il 10%, 1,2 milioni, sono attive. Un POS su 6 è attivo in modalità contactless (250mila, +67% rispetto al 2013). Tuttavia solo una transazione su 300 di quelle con carta è contactless, per un transato complessivo pari a circa 200 milioni di euro. È un risultato ancora limitato, ma in forte crescita rispetto al 2013 (cinque volte in più), grazie anche agli sforzi messi in atto dagli esercenti che, con l’aiuto dei circuiti e degli acquirer, hanno fatto alcune azioni per abituare il cliente a questo tipo di pagamenti. Ad esempio, girando il POS verso il cliente ed invitandolo a svolgere il pagamento in autonomia.
Cosa fondamentale specialmente nel momento in cui si vorrà utilizzare lo smartphone per il pagamento (chi vorrà infatti dare il proprio telefonino, sempre più emanazione della nostra personalità, in mano ad un estraneo?)

“Il futuro dei pagamenti digitali è legato alla sfida della diffusione del Mobile Payment & Commerce ‘di prossimità’ e il 2015 è un anno cruciale per il comparto: si aprirà la competizione delle diverse filiere dell’offerta”, afferma Alessandro Perego. “Da una parte la filiera cosiddetta ‘SIM-based’ che vede coinvolti operatori telefonici e banche in una configurazione collaborativa (nelle infrastrutture abilitanti). Dall’altra filiere basate sulle più recenti tecnologie HCE (Host Card Emulation) che potranno consentire ad alcune banche di offrire soluzioni di pagamento su cellulare direttamente senza utilizzare la SIM. Ed infine Apple Pay. Si accettano scommesse su chi vincerà la partita conquistando quote maggiori di mercato. Certo, dipenderà molto dalla strategia commerciale degli attori che hanno già investito molto. Quello che più importa, lato consumatori, è che le regole del gioco sono ormai per buona parte definite e qualsiasi soluzione non potrà che arrivare rapidamente ed essere estremamente sicura e facile da usare”.

Nonno Nanni: il suo fresco spalmabile eletto Prodotto dell’Anno 2015

Il fresco spalmabile Nonno Nanni è stato eletto Prodotto dell’Anno 2015 nella categoria “latticini”. Frutto di tre anni di ricerca, che hanno permesso di proporre un prodotto che va incontro a quel bisogno di praticità e versatilità oggi sempre più avvertito tra i consumatori, il Fresco Spalmabile per freschezza e delicatezza rispecchia in pieno l’eccellente qualità del marchio Nonno Nanni, con un perfetto equilibrio tra gusto vivace e delicato, ottenuto grazie a un’attenta selezione dei fermenti lattici. È venduto in una comoda vaschetta riciclabile richiudibile.

«Per la nostra azienda il fresco spalmabile rappresenta una novità assoluta, in quanto si colloca in un segmento del mondo dei formaggi spalmabili in cui finora non eravamo presenti» – commenta Silvia Lazzarin, responsabile marketing e comunicazione di Latteria Montello  – «Aver ottenuto questo riconoscimento è per noi motivo di grande soddisfazione, sia per l’importanza e il prestigio del premio, sia perché si basa sul giudizio dei consumatori. Il fresco spalmabile è un prodotto che, unendo praticità, bontà e versatilità, si è dimostrato fin da subito in linea con le nuove richieste del mercato. Questo successo ne è un’ulteriore conferma, perché premia il nostro impegno nel coniugare genuinità e rispetto della tradizione con la continua ricerca del miglioramento qualitativo e la capacità di innovare per andare incontro alle mutate esigenze dei consumatori».

 

 

Coca Cola progetta la sostenibilità ambientale con Cube stampante 3D che ricicla

Una stampante 3D bella (si chiama Cube ed è infatti un elegantissimo cubo), in grado di creare oggetti tridimensionali personali e prototipi, ma che utilizza almeno in parte (il 25%) un filamento costituito da bottiglie di plastica PET riciclate. È in vendita sul web a 989 Euro il modello base e fa parte del progetto Ekocycle, un programma di responsabilità sociale di Coca Cola. Perfetto per rifare il trucco al brand. “Siamo convinti che l’innovazione e la tecnologia siano fondamentali per garantire un’esperienza di marca davvero significativa ai nostri consumatori”.dice Kelli Sogar, Senior Global Licensing Manager di The Coca-Cola Company.

La stampante Cube è l’ultima arrivata nella famiglia di prodotti EKOCYCLE, il brand lanciato da will.i.am, fondatore e produttore dei Black Eyed Peas, e The Coca-Cola Company per promuovere la sostenibilità attraverso prodotti di tendenza, accessibili e creati con materiali riciclati.
Obiettivo, come spiega will.i.am, è “collaborare con i più famosi brand del mondo e sfruttare la tecnologia, l’arte, la moda e l’ispirazione per cambiare la nostra cultura. Creando splendidi oggetti per la vita quotidiana a partire da materiali post-consumo riutilizzati possiamo rendere “trendy” l’intero concetto di riciclo. E sarà “trendy” anche creare nuovi prodotti utilizzando materiali riciclati.”

Per dimostrare l’impegno nel promuovere lo smaltimento sostenibile dei milioni di bottiglie di plastica vendute in tutto il mondo ogni anno, Coca Cola ha pensato a una serie di iniziative, tra cui i “no waste day”.
“La stampante EKOCYCLE Cube permette a chiunque di esprimere un potenziale enorme, dagli studenti agli amanti dei fai-da-te, dagli artisti agli inventori, e di sentire un legame più diretto con il riciclo, vedendolo come parte integrante del processo di creazione di qualcosa di nuovo – dice Kelli Sogar – . Non si tratta solo di produrre un oggetto a casa propria, ma di cambiare il modo di concepire il riciclo.”

http://youtu.be/5pqvNb09MAI

A Hack Wine, contest di H-Farm e Vinitaly, idee digitali accompagnano il vino nel terzo millennio

“Come si comunica il vino nel 2015”? a questa domanda hanno cercato di rispondere più di 300 giovani tra sviluppatori software, designer ed esperti di comunicazione accorsi da tutta Italia a Roncade (TV) presso la sede di H-FARM Ventures il 14 e 15 febbraio per partecipare alla seconda edizione di H-ACK Wine. Promosso da Vinitaly International, la piattaforma creata da Veronafiere per promuovere le eccellenze vitivinicole italiane nel mondo, e H-Farm l’evento aveva lo scopo di progettare, nelle 24 ore a disposizione delle “squadre” di creativi e geek presenti, nuove soluzioni digitali e nuove idee per rispondere alle esigenze delle aziende vinicole che hanno partecipato all’evento e che quest’anno erano Gruppo Vinicolo Santa Margherita, Zonin1821, Tenuta Col Sandago-Case Bianche e Tommasi Family Estates.

Stevie Kim.
Stevie Kim.

“Il consumo del vino è calato a livello nazionale negli ultimi anni, ma anche in mercati emergenti come la Cina ci sono difficoltà a capire il settore vitivinicolo italiano, o anche a pronunciare nomi come “Valdobbiadene”, “Rondinella” e “bollicine”. Abbiamo bisogno di idee per coinvolgere le generazioni più giovani, specialmente i millennials, con un linguaggio non solo accessibile ma anche moderno e divertente” ha detto Stevie Kim, Managing Director di Vinitaly International.
“Il trucco è trasmettere la storia e i valori che stanno dietro una bottiglia di vino ridefinendo le regole della comunicazione in modo innovativo. È stata una delle esperienze più incredibili della mia vita: 300 ragazzi che probabilmente avevano troppe idee e la cosa bella è che nessuno di loro aveva a che fare col vino” ha detto Francesco Zonin di Zonin 1821.

Quattro vincitori

Le squadre vincitrici.
Le squadre vincitrici.

Tra i 26 progetti elaborati, che avevano solo 5 minuti per essere presentati, ogni azienda, che aveva fatto una richieste specifica, ha selezionato il migliore.
Tommasi aveva chiesto di creare una lista di vini digitale collegata con le tecnologie per lo scambio e l’interattività (quali Beacon, NFC, QRcode) da usare nei ristoranti e che desse visibilità al mondo dei vino Tommasi e incrementasse le vendite assicurando un valore aggiunto sia al ristoratore sia al consumatore. Ha vinto T-Mood con “List mood” una app che abbina alla carta del vino approfondimenti multimediali sulla sua storia e origini.
Santa Margherita ha scelto The42, con un soluzione per raggiungere i clienti reali o potenziali presenti a un evento che utilizza il gaming per gli eventi esterni, e offre il free wi-fi nel caso di degustazioni ed eventi interni. È piaciuta tanto che potrebbe essere presentata a Vinitaly o a Expo.
Abbina gaming e dinamiche e linguaggio social Moowine, la piattaforma web premiata da Zonin. Tramite sfide a quiz si testa la conoscenza del vino delle giovani generazioni e si accumulano punti a ogni risposta giusta che poi possono essere accumulati e dare accesso a premi quali visite guidate in cantina o sconti nei negozi digitali.
Tenuta Col Sandago infine voleva una piattaforma mobile e/o web per l’abbinamento di cibo e vino, in grado anche di incrementare le vendite sia nazionali sia all’estero, e ha premiato Gourmeet del team The Grapes: un viaggio enoculturalgastronomico lungo le infinite vie del vino.

Al di là dei quattro vincitori, è interessante sapere che molte dei progetti presentati prevedevano tecniche di gaming, concorsi e strategie di profilazione dei clienti attraverso soluzioni mobile o web, mentre l’altro comune denominatore era la combinazione di un vino con la musica, il cibo e anche l’umore dell’utilizzatore dell’App. Che sia qui il futuro del vino 3.0?

Ds Group inaugura la digital boutique multicanale con Samsung, Microsoft, Sap e Intel

Arriva la boutique digitale per i brand della moda e del lusso, insieme opportunità di competitività e di crescita e possibilità per i clienti di accedere a un’esperienza di acquisto coinvolgente grazie all’interazione tra internet e il punto vendita atraverso dispositivi smart.

A lanciare la soluzione omnichannel è DS Group, azienda italiana di consulenza ICT specializzata nella progettazione e nello sviluppo di soluzioni applicative mobile multipiattaforma e multidevice; fra le aree di maggiore focalizzazione per DS Group vi è la Digital Retail Experience, in cui ha affiancato nei percorsi di innovazione e di digital transformation marchi prestigiosi come Valentino, Calzedonia, Luxottica, Pinko.

Sulla base di tali esperienze nel retail e grazie a un ecosistema di partner leader di mercato come Samsung Electronics, Microsoft, SAP, Intel, Ingenico, Motorola, DS Group ha creato la Digital Boutique, spazio tecnologico basato sull’integrazione fra dinamiche proprie del retail e tecnologie digitali che oggi è possibile visitare presso la sua sede milanese. Un centro di eccellenza sul modello di negozio innovativo che DS Group sta progettando insieme ai propri clienti.

Centrale è il ruolo dei partner tecnologici che hanno partecipato al processo creativo e di sviluppo, operando con il team di DS Group; la Digital Boutique è quindi dotata delle migliori tecnologie per un modello di Multichannel Retail Experience di avanguardia. In particolare, Samsung Electronics ha fornito schermi LFD, videowall, soluzioni di digital signage e tablet per la cura degli aspetti tecnologici visuali; Microsoft, oltre a fornire i tablet Surface Pro 3 e gli smartphone Lumia 1520 e 830, ospita ed eroga l’intera piattaforma tecnologica attraverso la propria piattaforma cloud Azure; Intel ha supportato il progetto fornendo le tecnologie innovative in grado di migliorare la relazione con il cliente (soluzioni di digital signage) e per la gestione e l’analisi dei dati di mobile payment (dispositivi NUC – Next Unit of Computing). Sap Mobile Platform ha permesso di gestire soluzioni di mobilità su larga scala, basandosi sull’integrazione della migliore tecnologia mobile Sap in un’unica soluzione end-to-end.

Il layout e l’estetica di questo spazio sono stati realizzati dal designer Alessandro Luciani con i canoni di una boutique di lusso per struttura e stile; lo showroom di Milano propone quindi un percorso fisico ed emozionale attraverso le tecnologie digitali, seguendo le tappe che portano a una nuova esperienza d’acquisto.

Le tappe del tour tecnologico nella Digital Boutique

Cuore di tutta la struttura è Combenia, piattaforma che DS Group ha sviluppato specificamente per il retail per integrare le diverse tecnologie; ogni tecnologia supporta una tappa specifica dell’esperienza di acquisto.

1 – Si parte da riconoscimento e mappatura (Store Analytics and Virtual Check-In) del cliente che entra nel negozio: attraverso tecnologie di rilevazione fra cui telecamere, beacon e wi-fi, mappa gli ingressi della persona e la permanenza nello store e ne individua le caratteristiche principali (può essere usata anche fuori dalla vetrina per quantificare le presenze dei passanti nei diversi momenti della giornata); permette quindi di identificare e profilare il consumatore e attuare comunicazioni personalizzate.

2 – Seconda tappa, Interactive Digital Signage: un grande schermo, per mezzo di una web cam incorporata, proietta video e contenuti personalizzati proponendo outfit diversi a seconda del sesso e della fascia d’età della persona.

3 –  Hybrid Shop Experience con tavoli e totem touch interattivi che permettono al consumatore l’e-shop direttamente nello store: mentre prova un capo, può selezionare ulteriori misure e colori da catalogo e ordinare modelli non disponibili in negozio, con consegna successiva a casa o altra destinazione;

4 – Smart Dressing Room: il camerino multimediale che, all’ingresso del cliente, effettua la rilevazione dei capi muniti di tag in transito, consentendo alla marca di effettuare statistiche tra il provato e il venduto e profilare le preferenze delle persone; inoltre, può raccogliere feedback sull’abito provato attraverso lo specchio touch screen interattivo che, adeguandosi alle scelte del cliente comunicate con un ‘tap’, propone altri outfit o prodotti;

5 – Mobile Payment: i dispositivi mobili dedicati al pagamento, fra cui il Mobile Pos, che, sempre mantenendo massima sicurezza, smaterializzano il punto cassa eliminando le code e le attese e garantendo flessibilità e comodità.

Ogni momento della customer experience è disponibile e governato da un dispositivo mobile in dotazione allo store manager e allo staff in store, messo quindi nelle condizioni di mappare e seguire il cliente in tutte le fasi dell’esperienza di acquisto, fornendo da un lato un servizio a valore per il consumatore, dall’altro raccogliendo dati preziosi per l’analytics/intelligence dello store e del brand.

Digital signage protagonista nel pdv del futuro: le novità Samsung

Samsung ha presentato a ISE 2015, la più importate fiera di Audio-Video ed Electronic System Integration professionale in Europa (ad Amsterdan dal 10 al 12 febbraio) le ultime novità in ambito Outdoor Signage, LED Signage e Video Wall. Schermi interattivi e non e immagini in costante movimento sono ormai entrati a far parte dell’ambiente retail. Partendo da alcuni settori più avanzati quali la moda, stanno già “emigrando” in strade, stazioni, aeroporti e centri commerciali. Impatto “forte”, necessità di rendere la shopping experience e l’ambiente retail più accattivante tanto da far abbandonare al consumatore lo schermo di pc, tablet e smartphone per recarsi in negozio, ma anche il collegamento con contenuti personalizzati e collegati tramite tecnologia NFC con i dispositivi mobile rendono questo veramente il decennio (o il secolo?) dell’immagine.

Molte delle nuove soluzioni lavorano sulla qualità dell’immagine: Video Wall Factory Calibration è dotata della tecnologia Color Expert, che incrementa la nitidezza dei video a parete grazie ad un avanzato sistema di factory tuning, un sistema di colori all’avanguardia ma anche uno strumento di calibrazione che assicura una qualità delle immagini superiore.
Oppure le nuove soluzioni LED Signage da 1.1mm pitch pixel, che grazie ai 133 pollici di Wide Quad High Definition, risultano quasi due volte più potenti dei pixel di un Full HD. Il nuovo LED signage è disponibile in diverse dimensioni e risoluzioni ed è utilizzabile negli ambiti più diversi, dal retail al corporate, dai trasporti ai broadcasting.

In mostra c’è anche la serie di display signage semi-outdoor e outdoor per aziende progettata per aiutare i “businessmen” (e women) a produrre una messaggistica brillante facendo leva sulla potenza dei display a LED blu. Obiettivo: veicolare ogni messaggio in modo chiaro, efficace e facilmente controllabile. Attraverso un ambiente QSR, le nuove soluzioni di Small Signage Power-over-Ethernet assicurano agli utenti business la consultazione di tutti i contenuti in tempo reale attraverso il sistema MagicInfo S e le tecnologie HDBase-T. La soluzione di in-room content management caratterizzata da display UHD LYNK™ Hospitality Management Solution, attraverso un processo 4-step UHD incorporato, offre agli spettatori immagini ad alta definizione in FHD e una qualità di ultima generazione. In mostra anche i monitor curvi, quelli ergonomici ed eco-friendly, il nuovo monitor cloud e le soluzioni “security business” all-in-one.

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